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Autore: Dio_dei_Fluff    05/11/2016    1 recensioni
Quando lo vide fu troppo tardi, stava abbracciato alla mora che gli sorrideva innamorata. E neanche Lauren, pur essendo molto cattiva, decise che non poteva rovinare la loro bella favola. Arrivata in macchina pianse tutte le lacrime che aveva in corpo prima di partire.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Lauren, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO PRIMO
You thought that I'd be weak without you, but I'm stronger
Un mese dopo
La lezione di matematica non si muoveva e Lauren annoiata decise di guardare fuori dalla finestra e  osservare la Torre Eiffel, almeno era una cosa che non aveva già fatto con il suo tutore privato, l’unica persona che sapeva dove lei fosse andata perché doveva spedire il certificato alla scuola. Già, era scappata dal luogo in cui tutti l’avrebbero rinnegata e lasciata a se stessa; c’era un motivo se lei aveva preso il primo aereo e il promo documento falso che aveva trovato e si era imbarcata per la Francia, uno stato abbastanza distante dall’America, dopo però aveva degli amici, o meglio un’amica, però abbastanza potente.  I primi giorni erano stati molto difficili, la lingua, per quanto lei la sapesse non era abituata a rispondere sempre in francese; o il luogo in cui doveva vivere, come doveva vivere, come poteva farlo, che scuola avrebbe frequentato o come avrebbe fatto a crescere un figlio. A tutte le domande aveva dato una sola soluzione Giselle Blanche, la presidente della federazione francese di ginnastica che dopo una chiamata preoccupata le aveva dato un grande aiuto. Aveva fatto letteralmente tutto: anagrafe, carta di identità,  passaporto, patente, scuola, assistenza, casa, lavoro (anche se non sapeva ancora dove l’avrebbe messa), un ginecologa e una compagna di stanza. Insomma aveva pensato a tutto, anche a darle una scadenza: 6 mesi. 6 mesi per dimostrale che poteva farcela, che anche se aveva una tutrice (che era Giselle, ma che era inesistente) sarebbe riuscita a curare la propria salute, quella del piccolo che aveva nella pancia, non avrebbe trascurato la scuola e dopo averle trovato un lavoro non lo avrebbe minimizzato ad una cosa di routine. Era un grande lavoro, ma lei voleva dimostrare che anche senza suo padre, la sua famiglia e la sua palestra avrebbe comunque combinato qualcosa nella vita… che ci sarebbe riuscita, che non avrebbe perso le speranze. Era un lavoro complicato, ma aveva almeno un’altra persona che la supportava: Katarina Golubev, la sua compagna di appartamento, la quale era una studentessa russa che era in Francia per uno scambio che durava l’intera durata del liceo. Era una brava ragazza, una grande amica, con cui aveva stretto subito una forte e solida amicizia. Era anche in classe con lei, quindi si davano una mano a vicenda con le uniche due materie che entrambe snobbavano: filosofia Lauren e economia Katarina, le due materie erano come muraglie cinesi da superare per le due ragazze, ma entrambe dovevano farcela, la prima perché se no sarebbe stata rimandata in America come un pacco regalo, la seconda perché sarebbe dovuta ritornare in Russia se avesse avuto una sola materia sotto la media del sufficiente. Un duro lavoro, ma andava fatto.
“Lauren, guarda che abbiamo finito.” le disse Katarina con un sorriso mentre la guardava osservare la Torre Eiffel con una mano sulla pancia.
“Eh? Cosa?” si riprese Lauren di colpo.
“Abbiamo finito la lezione. È ora di andare a casa.”
“Ah, di già? Abbiamo fatto qualcosa altro altre alle derivate di una funzione?”
“No, abbiamo continuato a ripeterle.”
“Ogni tanto mi chiedo che stupidata ho fatto dandomi alla ginnastica invece che andare a studiare economia, matematica o medicina.”
“Saresti ancora in America, questo è poco ma sicuro.”
“Con il carattere che mi ritrovo credo sia comunque molto difficile, però sarebbe stato di sicuro più probabile.”
“Comunque, visto che le derivate non ti interessano, cosa fai questo pomeriggio? Sai no, venerdì… il riposo prima della domenica…”
“Devo vedermi con Giselle che mi deve parlare del lavoro che mi ha trovato e poi devo andare a fare una visita. Sai, vedere come sta questo piccolo essere che mi cresce in pancia.”
“Non vedo l’ora di diventare una zia!!”
“Anche di tenerlo il pomeriggio?”
“Certo… ho sempre adorato i bambini, non mi peserebbe, anche perché ho  voglia di studiare una cosa molto interessante all’università… e per quel momento non piangerà più… mi farà da uditore…”
“Quindi ti hanno dato il permesso di stare qui?” perché Katarina si era appassionata talmente tanto alla Francia che aveva deciso di richiedere il visto anche per gli anni dell’università… e per queste cose si sa, ci vuole molto tempo (quasi due anni, visto che ragazze erano in quarta liceo).
“Con molta probabilità guarderanno i miei risultati a fine anno e decideranno se io posso restare per l’università o no.”
“Beh, speriamo!” le disse abbracciandola. Al momento era la sua migliore amica e sperava lo sarebbe rimesta.
“Beh, il mio autobus sta arrivando, tu dove devi andare?”
“Al Benoit.”
“Al Benoit!! Me è uno dei migliori Parigi!”
“Giselle”
“Ah… questo spiega tutto.”
“Anche perché non posso permettermi una cosa del genere. Ne credo di potermelo permettere in futuro.”
“La speranza è l’ultima a morire.”
“Così mi dicevano”
“Bene, ci vediamo a casa.”  la salutò Katarina mentre saliva sull’autobus.
 
***
Arrivata al Benoit Lauren capì perché la sua tutrice l’aveva scelto: piccolo e una persona molto ricca passava inosservata. Si sedette al tavolo prenotato e aspettò che Giselle arrivasse.
Arrivata la donna si mostro in tutta la sua bellezza e ricchezza: il vestito rosso di Armani era abbinato ad un elegante paio di decolté alte nere. Pochette nera che si abbinava con le scarpe di Luis Vuitton, il cui proprietario era un suo caro amico.
“Ciao Lauren, come ti sta andando la vita?”
“Sempre il solito, si studia si fa crescere un bimbo nell’utero… le cose che fanno tutti.”
“Ma tu non sei tutti.”
“Sei qui per chiedermi se mi manca la ginnastica? Come la vita, ti rispondo. Ma al momento ho un’altra vita da garantire.”
“Così mi piaci. Ti farà piacere sapere che ho trovato il lavoro adatto a te.”
“Sì?” chiese Lauren speranzosa.
“Certo, io trovo tutto quello che voglio. Sarai l’allenatrice delle ragazze e dei ragazzi della palestra “Le Air”.”
“Quella “Le Air”? Ma è la migliore! Io ho solo diciassette anni !”
“Ma sei la ragazza che doveva vincere l’oro alle olimpiadi. Comunque, mio marito è il presidente di quella palestra e ha deciso di metterti alla prova, se dai i risultati, sei dei loro.”
“É la migliore notizia che qualcuno mi abbia dato in questo momento della mia vita.”
“L’unico piccolo problema è che alleneresti ragazzi di 15-16-17 e anche 18 anni.”
“Non mi prenderanno mai sul serio, vero?”
“Sta a te importi.”
“Ho imparato da Sasha Belouv… credo di esserne capace.”
“Bene, ora mangiamo? E parliamo un po’ della scuola, voglio sapere come va la mia diletta…”
E il pranzo continuò tranquillamente, mentre Lauren sorrideva. Senza di loro non era più debole, ma più forte. 
  
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