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Autore: marthiachan    14/05/2009    6 recensioni
Una ragazza molto sola e una strana presenza nel suo appartamento. lei non crede nei fantasmi, ma finirà per ricredersi e, forse, per innamorarsi.
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci al capitolo finale.
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno letto e commentato questo racconto. Sono felice che sia piaciuto.

Inoltre, rinnovo la mia dedica alla mia cara Valentina e al suo bimbo, che ho appena saputo si chiamerà Federico. ^_^ Questo racconto e i miei migliori auguri sono per loro.

Buona lettura.


Ilaria si trova in una brutta situazione e solo Federico può aiutarla. Inoltre, la loro separazione si avvicina ed entrambi soffriranno molto, ma sarà realmente la fine?

5 - Addio o arrivederci?

Il tempo è così ambiguo! Quando Federico mi aveva detto che sarebbe andato via dopo un mese, mi sembrava che avessimo ancora molto tempo e invece... Manca meno di una settimana alla sua partenza e ho paura. Paura di stare da sola, paura di perderlo, paura che mi mancherà da impazzire. Mi sono innamorata di lui? Non dovrei nemmeno chiedermelo, la risposta potrebbe essere affermativa. In ogni caso ancora non lo so. Gli voglio bene e mi mancherà da impazzire, ma non so se lo amo o no.
Negli ultimi giorni siamo entrambi depressi. Il tempo scorre e nessuno dei due sa come affrontare la separazione. Ora mi trovo sdraiata nel mio lettone mentre lui, quando l'ho lasciato, era affacciato a quella dannata finestra con aria pensierosa. Mi chiedo cosa gli passa per la testa. Forse lo stesso che passa per la mia.
Suona il campanello. Chi diavolo può essere? Mi alzo sbadigliando e mi avvio alla porta. Guardo dallo spioncino e vedo Peter, e sembra essere solo. Apro la porta sorridendo e mi trovo di fronte all'unico ragazzo che ho conosciuto ultimamente che mi piace un po'.
“Ciao, come stai?” chiede gentilmente ricambiando il sorriso.
“Bene, e tu? Accomodati.”
“Bene, grazie. Ti ho disturbato?”
“No, figurati. Vuoi qualcosa da bere?” domando mentre lo guido in cucina.
“Sì, grazie.”
Cavoli, è più carino di quanto ricordassi! Ha un bel sorriso e degli splendidi occhi verdi. Non è paragonabile a Federico, ma almeno è vivo!
“Come sta Davide?” chiedo mentre gli verso da bere una bibita fresca.
“Bene, credo abbia parlato con Janine, ma non so che intenzioni abbia.”
Speriamo bene, non voglio che mio fratello soffra. È un bravo ragazzo, non lo merita.
“Non ti chiedi perché sono qui?” aggiunge dopo qualche secondo Peter.
“In effetti me lo domandavo. Non è una semplice visita di cortesia?”
“Anche, però volevo chiederti se ti andava di uscire con me.”
Rimango a fissarlo stupita. Speravo che mi invitasse, ma non pensavo lo avrebbe fatto ora mentre sono in disordine e in pantofole.
“Va bene.” acconsento cercando di sembrare rilassata.
Mi sorride, si alza e mi raggiunge. È così vicino. Mi guarda negli occhi e mi bacia. Quanto tempo era che nessuno mi baciava?
“Mi piaci molto.”sussurra mentre mi stringe a sé.
Mi gira la testa, è come se stessi cadendo da un altissimo grattacielo. Ci sediamo sul divano e rimaniamo a baciarci a lungo. Le sue mani mi accarezzano dolcemente anche se cominciano a essere troppo audaci. Non riesco a controllarle.
“Peter, basta. Ora non mi va.”
Mi alzo dal divano e mi allontano. È troppo presto, non voglio andarci a letto. E sicuramente non qui. Mi sembrerebbe di fare un torto a Federico.
“E perché?” replica irritato.
“Non mi va. Non devo darti altre spiegazioni.”
Di colpo si alza dal divano e mi raggiunge afferrandomi per le braccia con forza e baciandomi con violenza. Non riesco a divincolarmi e, prima che me ne possa rendere conto, mi ha buttato a terra mettendosi sopra di me.
“Lasciami!”
“Non puoi dirmi di sì a metà!” mi urla contro con rabbia.
Cerco di liberarmi, ma non ci riesco. Mi rendo conto che tenta di spogliarmi. Vuole violentarmi! Cosa posso fare?
“Aiuto!” grido sperando che Federico possa sentirmi.
Peter si mette a ridere, come se la mia richiesta di aiuto fosse inutile e patetica. Mi sta levando i pantaloni e io ancora sono bloccata e non riesco a liberarmi. Federico! Dove sei?
Finalmente lo vedo apparire alle sue spalle e dargli un pugno e poi sparisce di nuovo. Peter rimane destabilizzato e riesco con fatica a togliermelo di dosso. Mi allontano il più possibile da lui e afferro la prima cosa che trovo, una padella.
“Vattene subito!” gli ordino ancora scossa.
“Sei solo una puttana!” mi insulta con un sorriso meschino mentre finalmente se ne va.
Chiudo immediatamente la porta a chiave e mi lascio scivolare lentamente a terra piangendo. Federico mi raggiunge e mi abbraccia per consolarmi.
“Ma dov'eri?” chiedo fra le lacrime.
Se fosse arrivato solo due minuti più tardi...
“Perdonami, ma non ce la facevo a vederti con quel tipo e mi sono allontanato. Non avrei dovuto.”
“Se tu non fossi arrivato... Avevi ragione su Peter.” continuo piangendo.
Affondo il viso sul suo petto, mi sento completamente senza forze. Lui mi stringe a sé coccolandomi. Non è giusto! Ma è possibile che non me ne vada una dritta? Una sola! Pretendo tanto?

È passato qualche giorno e, con l'aiuto di Federico, mi sono ripresa dallo shock. In qualsiasi momento io mi senta triste, lui è lì che mi conforta. Peccato che fra pochi giorni dovrà andare via. Solo al pensiero mi sento così triste, arrabbiata, delusa, depressa, frustrata... I sentimenti che provo si presentano tutti insieme e non riesco nemmeno a distinguerli. Non faccio che pensare al Dopo. Cosa farò quando lui mi sarà portato via? Come potrò sopportare una cosa simile senza sentirmi scoppiare il cuore? Avrà per ricordo solo i suoi ritratti. Una magra consolazione.
Li ho ritirati ieri ma ancora non ho deciso dove appenderli. Quel ragazzo, Silvio, mi sorrideva in modo ancora più nauseante. Forse a causa del nudo. Sinceramente non mi importa.
Ho freddo e mi tolgo la t-shirt per indossare un maglione. Mi chiedo quando il tempo migliorerà e inizierà a fare un po' più caldo. Qui si gela.
“Ilaria?” mi chiama Federico entrando nella stanza, ma si volta immediatamente. “Oh, scusami. Pensavo fossi vestita.”
“Non importa.” replico indifferente mentre finisco di infilare il maglione.
“D'accordo. Comunque, ero affacciato alla finestra e ho visto arrivare tuo fratello. Con Peter.”
Rimango a fissarla incredula. Peter? Come si permette quel bastardo di tornare qui? Con quale coraggio? Che faccia tosta! Non entrerà un'altra volta in questa casa.
Suona il campanello. Guardo dallo spioncino e vedo Davide che sembra arrabbiato, mentre quel porco ride come un ebete. Apro la porta lentamente. Non oserà toccarmi con mio fratello presente.
“Ciao Davide.” saluto mio fratello mentre lancio uno sguardo carico di disprezzo nella direzione di Peter.
“Ciao. Possiamo entrare?” domanda impaziente mio fratello.
“Tu puoi, lui no.” rispondo lapidaria.
“O tutti e due o me ne vado.”
“Allora vattene pure, ma quello non rientrerà in questa casa.”
Silenzio carico di tensione. Entrambi mi guardano con astio. Non capisco cosa abbia Davide. È ancora arrabbiato per quello che gli ho detto la volta scorsa? Mi sembra strano, è sempre stato una persona ragionevole.
“D'accordo.” acconsente infine. “Aspettami qui.” conclude rivolgendosi a Peter che annuisce e mi guarda con odio. Bastardo!
Davide entra in casa e chiudo la porta. Ci sediamo in salotto e mi sembra teso, come se stesse per esplodere. Cosa gli succede?
“Cosa c'è Davide?” domando spazientita.
“Ho parlato con Janine. Dice che ti sei inventata tutto e Peter lo ha confermato, visto che a lui lo hai confessato. Perché mi fai questo?”
Lo guardo sbalordita. Che fine ha fatto mio fratello? È completamente annullato. Non riesce a capire che lo prendono in giro?
“Davide, da quando sei così stupido? Io non ho mentito e tu ti fidi più di loro che di tua sorella. E lascia che ti dica una cosa sul tuo caro amico Peter.” aggiungo infervorandomi sempre più. “Qualche giorno fa è venuto qui e ci ha provato con me. Quando ho rifiutato, ha tentato di violentarmi. Per fortuna sono riuscita a difendermi. Ho deciso di non denunciarlo solo per te.”
Mi guarda sbalordito, è bianco come un lenzuolo. Probabilmente si fida molto di Peter.
“Non ci credo.”
“Allora chiediglielo di fronte a me. Voglio vedere se ha il coraggio di mentire.”
Mi alzo e mi dirigo verso la porta. Non volevo farlo entrare, ma stavolta è necessario. Apro ed è ancora lì.
“Entra verme.”
Mi lancia uno sguardo eloquente su quello che pensa di me e si dirige verso mio fratello. Lo seguo e raggiungiamo Davide.
“Peter, è vero quello che mi ha detto Ilaria?” lo interroga subito Davide.
“E cosa ti avrebbe detto?”
“Che hai tentato di abusare di lei.”
Peter comincia a ridere come se avesse appena sentito l'affermazione più ridicola di questo mondo.
“Assolutamente no.”
“Quindi neghi che quando ti ho rifiutato mi hai sbattuto a terra saltandomi addosso?” domando al limite della pazienza.
“Lo nego.”
Che razza di bastardo!
“Maledetto bugiardo! Davide, se credi a lui, io e te non abbiamo più niente da dirci.”
Mio fratello rimane in silenzio, pallido e confuso, passando lo sguardo da me a Peter.
“Davide non vorrai credere a questa puttana!” esclama quell'essere spregevole.
Mio fratello spalanca la bocca stupito. In pochi secondi raggiunge l'amico e lo prende a pugni. Non riesco a crederci! Mio fratello che fa a pugni? Per me?
“Davide lascialo! Non ne vale la pena!” grido tentando di separarli.
Quando finalmente ci riesco entrambi sono paonazzi per la collera.
“Vattene o giuro che ti ammazzo!” sibila mio fratello furioso.
Non l'ho mai visto così. Finalmente quel fetente di Peter se ne va e Davide si accascia sulla poltrona tenendosi la testa fra le mani.
“Mi dispiace Ilaria. Avrei dovuto crederti. E se è capace di dire cose simili significa che non è mio amico. Inoltre, se ha mentito su questo... Mi fidavo di lui. Non avrei dovuto portarlo qui. Ti ha fatto del male?” chiede preoccupato.
“No, sono riuscita a difendermi. E tu come stai?”
Alza viso e il suo sguardo è sconsolato e deluso. Deve esserglisi spezzato il cuore.
“Male. Devo lasciare Janine, non posso sposare una... Tu sei sicura di quello che mi hai detto?”
“Vorrei sbagliarmi.”
Si alza e se ne va lentamente dopo avermi salutato tristemente. Faccio un profondo sospiro. Sto male per lui, per non parlare del fatto che ero già abbastanza giù per conto mio. Federico mi appare davanti. Senza neanche pensarci, lo abbraccio. Non voglio dire nulla, voglio solo che lui mi stringa a sé. Ne ho bisogno.

Il conto alla rovescia è arrivato a -3. Solo tre giorni e sarò di nuovo sola e disperata. Se ci penso mi sento un relitto. Sono appena tornata da lavoro e, dopo aver messo un po' di musica, entro nella doccia, desiderando solo di potermi rilassare. Dopo voglio stare con Federico. Presto se ne andrà e voglio approfittare di tutto il tempo che ci resta.
Esco dal bagno e sussulto trovandomelo di fronte. Ha una faccia stranissima.
“Qualcosa non va?” domando preoccupata.
“Hai un messaggio in segreteria... Di Janine.”
Rimango a fissarlo a bocca aperta. Che cosa vuole da me quella? Perché mi ha cercato? Mi avvicino alla segreteria e ascolto il messaggio.
Allò, Ilaria? Sono Janine. Ho bisogno di parlarti. Vorrei sapere perché hai deciso di raccontare tante bugie su di me! Richiamerò più tardi.”
La sua vocina con la “R” moscia mi risuona ancora nelle orecchie.
“Bugie? Io non ho detto bugie.” mi stupisco.
“È il suo modo di difendersi. Nega sempre, anche l'evidenza. Per poco non negava anche quando l'ho colta sul fatto.” afferma Federico con sguardo triste.
Lo osservo. Sembra teso e ha lo sguardo basso. Soffre ancora per lei, è chiaro.
“Ti fa ancora male, vero?”
“Effettivamente brucia ancora un po'. Se non altro perché sono stato un idiota e a causa sua mi sono rovinato.”
“La ami ancora?”
“No, non è più lei quella che amo.” dichiara rialzando finalmente lo sguardo e fissandomi con i suoi profondi occhi scuri.
Rimango pietrificata. Non voglio sapere o sentire altro. Lui continua a guardarmi in maniera dolce...
Non può farmi questo. Mi ritrovo impegolata in questa situazione senza via di scampo. Lui è così... Sarebbe perfetto, se solo fosse vivo!
Quasi senza rendermene conto, sto piangendo e calde lacrime bagnano il mio viso. Federico fa due passi verso di me.
“Non piangere.”
“Sì, invece! Io piango! Tu non puoi dire così! Accidenti, non posso neanche baciarti...”
Fa un altro passo verso di me, tentando di abbracciarmi, ma lo fermo immediatamente.
“Ti prego, non farlo. Non toccarmi, non ora. A meno che da lassù non ti abbiano dato il permesso di fare l'amore con me.”
Lo guardo con dentro la misera, microscopica speranza che dica “Sì, me lo permettono”. Invece non dice nulla, mi guarda con tristezza e accenna un sorriso.
“Purtroppo no.” conclude infine.
“Allora, ti prego, stammi lontano.”
Rimango a guardarlo negli occhi ancora per qualche istante e poi vado a rifugiarmi nel mio letto e continuo a piangere. Ho bisogno di sfogare il dolore che provo...
Quando torno in cucina, lui è seduto con lo sguardo basso. Forse si sente in colpa per avermi fatto piangere.
“Vorrei sapere dove sei sepolto.” esordisco dandogli le spalle di proposito. Non voglio e non posso guardarlo in viso.
“No!” replica deciso.
“Perché? Vorrei andarci ogni tanto.”
“Non voglio che tu lo faccia. Non servirebbe a nulla.”
“A te forse non servirebbe, ma a me sì!” insisto sottolineando l'ovvietà della frase.
“No, neanche a te.”
Scuoto la testa. Come può non capire? Per me sarebbe di grande sollievo, mi aiuterebbe a rassegnarmi.
“È già abbastanza doloroso sapere che tra poco andrai via, devi anche impedirmi di soffrire per la tua partenza?”
Non risponde. Forse è meglio così. Mi sento così vuota e stanca. Che gli costa dirmi dove è sepolto? Andare alla sua lapide riuscirebbe in qualche modo a farmi sentire più vicina a lui.
“Non hai bisogno di una lapide per pensare a me.” dice alle mie spalle, vicinissimo a me. “Ti ricorderebbe solo quanto sono stato stupido. Se devi pensare a me, preferisco che ricordi i momenti passati insieme. E poi, anche se non mi vedrai, io ti starò sempre vicino.”
Continuo a dargli le spalle, almeno così non mi vede piangere ancora. Se solo potessi baciarlo... Se solo potessimo fare l'amore... No, rimpiangerò sempre di non esser potuta stare con lui. Baratterei il resto della mia vita per un suo bacio, la mia anima per una notte con lui.
“Ilaria, non dovresti pensare queste cose..”
“Lo so che non dovrei.” replico con un sospiro. “Ma non posso farci nulla. Lassù possono pensare quello che vogliono, non mi importa. Non possono farmi nulla che non mi abbiano già fatto, o che comunque mi farebbero.”
Poggia le mani sulle mie spalle e si avvicina al mio orecchio.
“Ti riferisci a me?” sussurra dolcemente.
Sento percorrermi la schiena dai brividi e socchiudo gli occhi. Certo che mi riferisco a lui, e lo sa bene. Mi legge nel pensiero dopotutto.
“Sì” ammetto abbassando il capo. “Tanto te ne andrai comunque. Non ho nulla da perdere.”
Mi abbraccia e mi culla con dolcezza. Continuo a tenere gli occhi chiusi, non voglio pensare né reagire. Voglio solo continuare a percepire la sensazione di calore e protezione che riesce a farmi provare solo lui. Le sue braccia che mi circondano, le sue mani che mi accarezzano, le sue labbra sul mio collo...
Il suono del telefono mi riporta alla realtà e mi ci vuole qualche secondo per riprendermi. Mentre mi avvicino all'apparecchio, rammento che deve essere Janine.
“Pronto?” rispondo titubante.
Allò? Ilaria?”
“Sì. Tu devi essere Janine.” presumo con un sospiro di malcelata sopportazione.
“Oui, c'est moi. Ho saputo che hai raccontato delle cose orribili su di me.”
Povera vittima!
“Orribili? Sì, è vero, ma non ho mentito.”
“Chiunque ti ha informato si è sbagliato.”
“Dubito che Federico possa essersi sbagliato.”
La sento sussultare. Non credo che si aspettasse una cosa simile. E ora che mi dici bella?
“Federico? Come... Cioè, quando lo hai conosciuto?” balbetta in preda al panico.
“Dopo che vi siete lasciati.”
“E cosa ti ha detto?” domanda in ansia.
“Che sei una sgualdrina. Puoi anche discolparti quanto vuoi, ma sono sicura che sai bene di essere la vera responsabile della sua morte.”
“No! Non puoi dire così! Non è vero!”
È disperata. Povera piccola!
“Se tu non gli avessi spezzato il cuore, lui non si sarebbe mai suicidato.”
Cala il silenzio e poi la sento singhiozzare. Piange? Possibile? Mi volto a guardare Federico, ma il suo volto è inespressivo.
“Io... Sì, l'ho tradito.” racconta lei sempre in lacrime. “Ma gli volevo bene, non volevo morisse! Mon Dieu! Lo so che è colpa mia, ma sto cercando di cambiare, di farmi una nuova vita. Tu, non solo riapri questa ferita, ma hai anche annullato ogni mia possibilità con Davide. Puoi anche non crederci, ma io lo amo davvero!”
Devo credergli? Cosa posso fare? Mi fa quasi pena, ma non posso dimenticare quello che ha fatto. Guardo Federico, ma lui non alza nemmeno lo sguardo.
“Senti Janine, voglio crederti.” dichiaro infine con un sospiro. “Ma ora devi dire tutta la verità a Davide. Lui ti ama e probabilmente ti vorrà ancora, ma se hai intenzione di spezzargli il cuore, non cercarlo più. Ha un carattere molto simile a quello di Federico. Se fai del male anche a lui, giuro che ti vengo a cercare e ti ammazzo con le mie mani!”
Devo essere stata molto convincente perché rimane in silenzio per un po'. La sento solo singhiozzare.
“D'accordo. Adieu.” mi saluta infine.
“Addio.”
Chiudo il telefono e mi volto verso Federico che mi sta osservando.
“Cosa ne pensi?” domando in un sussurro.
“Se lui la rivorrà, lei lo tradirà comunque, e tu non avresti mai il coraggio di ucciderla.”
Sorrido. Ha ragione, purtroppo, come sempre.
“Cosa avrei dovuto dire? Spezzagli pure il cuore, per me va bene?”
Sorride divertito. Rimango a fissarlo. I suoi occhi sembrano quasi brillare.
“Quanto ti vorrei adesso...” ammetto mentre le lacrime mi bagnano ancora gli occhi.
Lui abbassa lo sguardo senza dire nulla. La mia frase rimane sospesa nell'aria riempendo lo spazio che ci separa. Non riesco a stare nella stessa stanza con lui, mi fa troppo male. Mi volto e mi allontano rinchiudendomi in camera mia.

Apro gli occhi lentamente. Oggi sarà il giorno più triste della mia vita, non so se sono pronta ad affrontarlo. Lui se ne andrà e io non saprò come continuare a vivere. Mi siedo sul letto di scatto con la paura che se sia già andato. No, non può essere. Non andrebbe mai via senza dirmi addio. Mi alzo e lo cerco per casa. Lo trovo seduto sulla mia poltrona con sguardo basso.
“Ciao.” esordisco con un leggero sussurro. La mia voce fatica a uscire.
“Ciao.” ricambia un sorriso melanconico.
“Come ti senti?”
“Male. Non vorrei andarmene, ma devo proprio rassegnarmi.”
Mi perdo nei suoi scurissimi occhi per l'ultima volta. Cosa darei perché possa restare...
“Tra quanto dovrai...”
“Tra poco.”
Il mio cuore si sta frantumando. Non voglio che se ne vada. Si alza e mi raggiunge.
“Ilaria, io...”
“Ti amo.” esclamo d'improvviso interrompendolo.
Rimane a fissarmi con i suoi dolci occhioni e l'aria incredula. L'ho detto senza pensarci, in modo spontaneo. Persino io mi sono stupita. Abbasso lo sguardo sentendomi colpevole.
“Non avrei dovuto dirtelo, ma non ho potuto farne a meno e poi stai per andare via...”
Federico fa un altro passo verso di me e con una mano mi tira su il viso dolcemente, in modo che i nostri sguardi si incontrino. Inutile dirlo, sto piangendo.
“Anche io ti amo piccola.”
Lo abbraccio e piango sempre più disperatamente. Mi stringo a lui più che posso. Non possono, non devono portarlo via da me! Non riesco neanche spiegarmi quello che provo. Il mio cuore si sta lacerando.
“Shh... Non fare così.” mi sussurra dolcemente cercando di calmarmi.
“Come farò senza di te?” domando fra i singhiozzi.
Lui mi lascia e con un sorriso mi asciuga le lacrime che continuano a scorrere.
“Ce la farai perché sei forte. Ricordarti di non arrenderti mai. C'è sempre una possibilità.”
Mi guarda ancora per qualche istante e poi abbassa il viso.
“Devo andare, ma ho una piccola concessione.”
Non capisco e lo guardo con aria interrogativa. Si china su di me e mi bacia lentamente, dolcemente e appassionatamente. Meglio di come lo avevo immaginato e sperato nei miei sogni! Troppo presto lui si allontana da me.
“Devo...”
“No, ti prego!” lo supplico stringendomi a lui più che posso.
“Lo sai che non vorrei, ma devo.”
Mi da un rapido bacio e poi mi lascia del tutto. Si allontana da me qualche passo e mi sorride. Fa un cenno di saluto e scompare. Crollo a terra lanciando un grido disperato e mi lascio andare a un pianto senza freni.

Mi trovo al cimitero. Ho camminato per circa due ore alla ricerca della sua lapide. Non sapevo nemmeno il suo cognome! Ho guardato lentamente ogni lapide, ogni foto. E alla fine l'ho trovato. Federico Madeo 20 luglio 1970 – 2 agosto 1999. non posso reprimere una lacrima rivedendo quegli occhi, quel sorriso. Osservo la sua foto per diverso tempo. Lui non voleva che venissi, ma ne ho bisogno. Devo sfogare il mio dolore, la mia infinita sofferenza. Posiziono i fiori che gli ho portato e gli mando un bacio.
“Addio amore mio.”
Dopo un profondo sospiro, mi allontano lentamente, ma faccio pochi passi. A pochi metri da quella di Federico, c'è la lapide della madre, una donna molto bella. So che è lei perché si somigliano in maniera impressionante. Gli stessi occhi, lo stesso sorriso.
Li lascio e mi dirigo alla tomba di mia madre. È molto tempo che non vengo. Ci sono dei fiori secchi, probabilmente portati da Davide o da papà. Li tolgo e li sostituisco con i tulipani che le ho comprato.
“Ciao mamma. Non so perché ti sto parlando, ma devo pur sfogarmi. Sono certa che da lassù sai tutta la storia. E  sono altrettanto sicura che capisci perché lo amo. Se solo potessi aiutarmi... Vorrei che ci fosse una soluzione, ma sfortunatamente non c'è. Devo solo rassegnarmi. Ora vado. Ti voglio bene mamma.”
Mi allontano riluttante. Rassegnarmi sarà difficile, se non impossibile, ma devo tentare.

Apro svogliatamente gli occhi. La prima cosa che vedo è la mia sveglia, segna le 9. Cosa? Dovrei essere a lavoro! Mi alzo di scatto e subito dopo rimango stupita. Non sono a casa mia. O meglio, sono nella mia ex casa, e tutto è come quando ci vivevo. Mi guardo attorno, le mie cose sono ovunque. E nel letto, accanto a dove ero io, c'è Carlo che dorme. Che diavolo succede? È un sogno?
Il mio sguardo si posa su un calendario. 25 luglio 1999.  Non è possibile! Era maggio 2000!
Mi siedo e cerco di calmarmi. Forse sto impazzendo oppure è solo un sogno. Mi pizzico un braccio. Ahi! No, sembra tutto vero. Cosa sta succedendo?
Giro per casa e mi guardo attorno. È tutto così strano. Mi siedo di nuovo e mi prendo la testa fra le mani, con lo sguardo basso. Quando rialzo il capo rimango a bocca aperta. Di fronte a me, bella come l'ho sempre immaginata, luminosa come una stella, c'è mia madre. Le lacrime mi offuscano la vista. Non posso crederci! Io non l'ho mai conosciuta, ma quante volte ho passato ore ad osservarla nelle fotografie.
“Mamma...” riesco a sussurrare a fatica.
“Sapevo che mi avresti riconosciuto.”
“Cosa... Perché... Che succede?” balbetto confusa.
Mi sorride. In lei rivedo Davide e me stessa, ma lei ha una grazia, una luminosità, una dolcezza nei lineamenti che non ho mai visto in nessuno. È bellissima.
“Avevi ragione.  Da lassù ho seguito, tutta la storia. Ho conosciuto Federico e, assieme a sua madre, abbiamo chiesto un'altra possibilità. Erano tutti commossi e hanno deciso di riportarvi a un tempo in cui tutto è ancora possibile. Lui è ancora vivo, ricorda tutto ed è ancora incredulo per ciò che è capitato. Corri da lui!”
“Davvero? Lui è vivo?”
“Sì. Siete fortunati. Seconde occasioni come questa raramente vengono concesse.”
Una seconda possibilità, è fantastico! Dopo qualche secondo di esitazione, raggiungo mia madre e l'abbraccio. Mai avrei potuto immaginare che un giorno sarei stata fra le sue braccia!
“Ora corri da lui!” mi incita con un sorriso lasciandomi.
“Grazie, a tutti quanti.”
“Di nulla. Addio piccola, sii felice.”
Come è arrivata, se n'è andata in un battito di ciglia. Rimango impietrita a guardare lo spazio vuoto in cui sino a un secondo fa c'era lei.
“Addio mamma.”

Non c'è molto traffico, ma sembra che proprio oggi i semafori abbiano deciso di allearsi contro di me. Sono sempre rossi e durano un'infinità. Finalmente ci sono, devo solo trovare un parcheggio. Il cuore comincia a battermi all'impazzata. Per un attimo mi avvolge il panico. E se non è in casa? Forse dovevo telefonargli prima, ma per dirgli cosa? E poi dove altro potrebbe essere? Scendo dall'auto ed entro nel palazzo. E se lui non volesse vedermi? Basta con i “ma” e con i “se”! Con tutti questi dubbi non risolverò nulla. Devo solo decidermi a salire queste dannate scale.
Salgo di corsa e arrivo al piano con il fiatone. Faccio un profondo respiro e poi suono il campanello.
Sento solo silenzio. Dov'è? Sembra passare un'eternità prima che possa sentire dei rumori, dei passi. Trattengo il respiro, cosa dovrò fare quando lo vedrò di fronte a me vivo?
La porta si apre e non riesco a dire nulla. Gli occhi mi si inondano di lacrime.
“Ilaria!” esclama lui piacevolmente sorpreso.
Non mi trattengo più e lo abbraccio e lo bacio.
“Stavo per venire a cercarti, ma non trovavo l'indirizzo!” aggiunge felice.
Senza lasciarmi, mi fa entrare in casa e chiude la porta.
“Non posso credere che tu sia vivo!”
“Anche a me sembra impossibile.” replica asciugandomi le lacrime di gioia che continuano a sgorgare dai miei occhi. “E mi sembra ancora più irreale essere libero di abbracciarti, baciarti e accarezzarti senza sentirmi in colpa!”
Lo guardo nei suoi profondi occhi scuri e mi sembra di non essere mai stata così felice. Federico mi prende in braccio, mi porta nella sua stanza e mi adagia sul suo letto. È inutile rimandare, non ha senso. Io e lui ci apparteniamo e le nostre vite saranno legate fra loro in eterno, qualunque cosa succeda.
“Ti amo.” dico infine.
“Anche io ti amo piccola.”
Mi osserva ancora il viso, come se avesse paura che io possa sparire da un momento all'altro, e poi mi bacia con passione trasportandomi con lui fino al paradiso.

Lo avevo sognato e desiderato, ma spesso la realtà supera la fantasia. Sono sdraiata fra le sue braccia e Federico mi sta accarezzando dolcemente il braccio. Guardo il soffitto e mi chiedo perché siamo stati graziati. Una seconda possibilità! Quanti hanno questo privilegio?
“Ti rendi conto di quanto siamo fortunati?” chiedo sorridendo.
La sua mano mi solletica affettuosamente alla base del collo.
“Certo che me ne rendo conto. Spero solo che non sia un sogno.”
Mi avvicino di più a lui e lo bacio. Qualsiasi cosa sia, spero non finisca mai più.
Di colpo mi ricordo di quel fetente di Carlo. L'ho lasciato a casa addormentato quasi due ore fa. Mi siedo di scatto sul letto.
“Devo andare.”
“Dove?” chiede con aria delusa sedendosi anche lui accanto a me trattenendomi per un braccio.
Non posso trattenere un sorriso. Ero abituata al fatto che lui sapesse tutto quello che mi passa per la testa. Ora che non può mi sembra molto strano.
“Devo andare a lasciare Carlo.”
“Ora? Proprio ora?”
“Sì, ora. Si chiederà che fine ho fatto.”
Lui mi abbraccia costringendomi a sdraiarmi di nuovo.
“Lo farai più tardi.”
“Ma...”
“Niente “ma”. Non ho intenzione di lasciarti andare via facilmente.” mi interrompe sorridendo.
“Davvero?”
“Sì. Trasferisciti qui. Conosci la casa, conosci me e le tue abitudini mi stanno bene.”
Mi vien da ridere. È proprio carino. In effetti sarebbe una cosa naturale.
“E se dicessi di no?” lo provoco divertita.
“Non accetterò un no. Ti prego.”
Come potrei mai dire di no quando mi implora con i suoi grandi e dolci occhi scuri? Lo bacio e non serve altro per rimandare il discorso e dedicarci a occupazioni più interessanti.

Lasciare Carlo per la seconda volta è stato indolore. Ha fatto un mucchio di scenate e mi ha insultato poi, finalmente, se n'è andato. Ho raccolto la maggior parte delle mie cose e le ho caricate in macchina. Prenderò solo i mobili a cui sono affezionata, gli altri li venderò. Ebbene sì, ho accettato di andare a vivere con Federico e non sto più nella pelle. La verità è che non riesco a stare senza di lui. Non lo vedo da appena due ore e muoio dalla voglia di poterlo riabbracciare.
Finalmente salgo in macchina per tornare da lui. Sto facendo tutto troppo in fretta? Probabile, ma lo conosco bene, non è un salto nel vuoto. Sono sicura che andrà tutto bene.
Il traffico a quest'ora è praticamente inesistente, ma anche stavolta i semafori si sono coalizzati contro di me, per fortuna ora sono meno ansiosa.
Svolto un angolo e sono praticamente arrivata quando, di fronte al portone, vedo un ambulanza. Mi sbianco in volto e comincio a sudare freddo. Il panico mi assale e scendo dall'auto prima possibile. Ho una bruttissima, orribile sensazione. Cerco di rifiutare l'unico pensiero che mi si affaccia alla mente, ma non ci riesco, e ogni volta è più terribile. Non può, non deve essergli qualcosa di brutto! Non potrei sopportare di perderlo! Non di nuovo!
Salgo le scale di corsa e suono il campanello ripetutamente con impazienza. Ho lo stomaco chiuso in una morsa, sinché la porta non si apre e mi trovo di fronte a Federico. Senza pensarci due volte, gli getto le braccia al collo.
“Ho avuto tanta paura!”
“Che succede?” domanda senza capire.
Faccio un profondo respiro cercando di calmarmi. Lui sta bene, è tutto a posto.
“Di sotto c'è un ambulanza e ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa.”
Sorride stringendomi di più a sé e mi bacia in fronte.
“Non devi preoccuparti, non mi succederà nulla.”
Rimango abbracciata a lui mentre attendo che il mio cuore smetta di battere furiosamente per la paura. Infine, dopo un lungo sospiro, lo bacio.
“Per un attimo... Ma ora sto bene.”
Mi porta dentro casa sempre tenendomi fra le sue braccia. Ed è lì che io vorrò restare. Per sempre.

FINE
   
 
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