Capitolo
6: Prova di
Valutazione
“Nervoso?”
“No. So che
andrà
bene.”
Black si strinse
nelle spalle, tenendo lo sguardo puntato sul pavimento grigio della
“sala
d’aspetto” e le mani giunte con le dita intrecciate
tra loro, appoggiate sulle
ginocchia.
In realtà
lo
sentiva, un po’ di nervosismo… ma di certo non
l’avrebbe mai ammesso. Caius,
seduto accanto a lui, sembrò intuirlo ma non disse nulla,
tacendo e chiedendosi
mentalmente che cosa stesse facendo Kalem dentro la palestra, oltre la
porta
chiusa davanti a loro: glie l’aveva chiesto quella mattina,
quando era sceso
insieme a Sean… Ma il ragazzo non si era esposto, sostenendo
che preferiva non
farne cenno finché non fosse tutto finito.
Non aveva insistito
oltre, ma si chiedeva sinceramente che cosa stesse facendo e come
l’avrebbero
preso i Giudici: infondo conosceva tutte le dicerie che giravano su
quel
ragazzo, anche se non ne aveva mai avuta conferma da nessuno.
Caius sentì
Black sbuffare
sommessamente e intuì che stesse chiedendo mentalmente a
Kalem di fare in
fretta: stavano andando in ordine di età, quindi Kalem era
stato chiamato
dentro per primo… e Black non vedeva l’ora che
anche quella fase avesse fine,
anche se il peggio doveva ovviamente ancora venire.
Dal canto suo
Caius incrociò le braccia al petto, stendendo le gambe e
lanciando un’occhiata
a Julian ed Aaron, seduti vicini su una panca a poca distanza da lui e
Black:
stavano parlottando a bassa voce, di certo riguardo alla Prova
imminente…
chissà che cosa avrebbero combinato, in quella Palestra
davanti agli Strateghi.
Un po’ come
tutti,
sia Caius che Black si chiedevano che strategie avrebbero adottato i
loro compagni/avversari:
nelle edizioni precedenti i Tributi o si fingevano più
innocui di quanto in
realtà non fossero, come nel caso di Joanna Mason, oppure
sfoggiavano le loro
capacità fin da subito, beccandosi un voto alto e attirando
così l’attenzione
degli sponsor, come aveva fatto Katniss Everdeen e molti altri prima di
lei.
Considerando che,
come sempre, partivano prima dai ragazzi dopo Kalem sarebbe stato il
turno di
Sean… Caius spostò lo sguardo dai fratelli
Bradshaw sul ragazzo in questione,
che era seduto accanto a Wilhelm Grace. Sembrava piuttosto rilassato,
in
effetti… quasi quanto lui, segno che aveva una chiara idea
di cosa fare una
volta davanti agli Strateghi.
Quando Kalem
uscì
dalla palestra Sean si alzò senza battere ciglio, rivolgendo
un lieve sorriso
in direzione di Astrid e Amanda mentre Wilhelm gli faceva un augurio a
bassa
voce.
Black alzò
finalmente lo sguardo dal pavimento sentendo la porta aprirsi, puntando
subito
gli occhi su Kalem quasi con aria interrogativa, come a volergli
chiedere spiegazioni…
Ma il ragazzo non disse nulla, limitandosi a rivolgere un sorriso
enigmatico a
lui e a Caius prima di tirare dritto, uscendo dalla stanza quasi non
nonchalance senza preoccuparsi di nessuno, tornando di sopra come se
avesse
appena preso una tazza di the insieme agli Strateghi.
“Chissà
che
accidenti ha combinato…”
“Mi
piacerebbe
saperlo. Ma dubito che si sia finto innocuo apposta, non è
tipo da non volere l’attenzione
degli sponsor.”
“Suppongo
che ne
avremo la certezza solo questa sera, quando mostreranno i
voti…”
Black si strinse nelle spalle, osservando
Sean prendere il posto di Kalem ed entrare nella palestra e ripensando
alle
parole di Kalem su di lui, sostenendo che non era da
sottovalutare… era curioso
di sapere cosa avrebbe fatto e che valutazione avrebbe ricevuto, ma
sfortunatamente non aveva alcun modo di imbucarsi nella palestra e dare
una
sbirciata alla sua Prova.
Poco male…
avrebbe
avuto tutto il tempo di vederlo all’opera una volta
nell’Arena, infondo.
*
“Buona
fortuna.”
Brittany le rivolse un sorriso
incoraggiante e Rubinia ricambiò mentre si alzava,
avvicinandosi alla porta
della palestra da dove era appena uscito Sean. Il ragazzo le
passò accanto
senza battere ciglio o lasciando che qualche emozione particolare
trasparisse
dal suo volto… per un attimo la ragazza si chiese
com’era andato, ma non si
fermò certo a domandarglielo e tirò dritto,
entrando nell’enorme stanza
respirando profondamente.
Quasi non aveva
dormito, la notte precedente… aveva pensato e ripensato a
cosa fare,
consultandosi più volte con Brittany anche a cena.
Era consapevole
che avrebbe potuto fare altro, ma alla fine si era decisa… e
se da una parte si
sentiva quasi elettrizzata di fronte a quell’idea,
dall’altra era leggermente
nervosa: e se l’avessero presa male?
“Rubinia
Flaemus…
prego.”
Rubinia
alzò lo
sguardo, puntando gli occhi dritti sulla fonte della voce…
Plutarch Haevensbee
stava ricambiando il suo sguardo, ma non disse altro e rimase in
silenzio ad
osservarla, così come tutti i suoi
“colleghi”.
Osservandolo
provò
quasi disgusto per quelle persone, che avevano passato anni ed anni a
dare il
tormento, a torturare dei ragazzi dentro una gabbia… quasi
come delle cavie da
laboratorio.
Ma poi si
riscosse, ricordandosi che non doveva poi prendersela con
loro… certo, entro
pochi giorni avrebbero torturato lei, ma infondo non era stata una LORO
scelta.
La colpa era di
qualcun altro, Rubinia lo sapeva. Esattamente come tutti i presenti in
quella
stanza.
Senza indugiare
oltre Rubinia punto lo sguardo dritto davanti a se per poi partire
quasi a
passo di marcia, consapevole di avere i minuti contati e non volendo
sembrare
insicura… perché non lo era, neanche un
po’.
La ragazza si
avvicinò ai bianchi, quasi inquietanti manichini snodabili
che venivano usati
durante l’Addestramento dai Tributi in vari modi, dai
coltelli da lancio, al
tiro con l’arco, alla spada.
Rubinia lo prese e
se lo trascinò dietro senza tante cerimonie, cambiando
direzione e puntando
dritto allo stand sulla mimetizzazione, che non aveva praticamente mai
considerato nei giorni precedenti.
Senza
indugiare appoggiò il busto del manichino sul tavolo,
infilando contemporaneamente
una mano in una ciotola contenente una strana poltiglia rossa, ricavata
da
chissà quali bacche. Sentendo lo sguardo degli Strateghi su
di sé Rubinia
appoggiò un dito sul petto candido nel manichino, iniziando
frettolosamente a
scrivere sulla superficie liscissima e lucida.
Era certa che gli
Strateghi
si stessero chiedendo che cosa stesse scrivendo, visto che il copro
della
ragazza copriva loro la visuale del manichino… e quasi
sorridendo Rubinia
scostò il manichino dal ripiano del tavolo, trascinandoselo
dietro tenendolo
per un braccio mentre si avvicinava ad una terza area della
palestra… quella dedita
alle armi da fuoco.
Piantò il
manichino nel bel mezzo del poligono, accertandosi che stesse in
equilibrio prima
di girare sui tacchi e avvicinarsi alla parete dove erano state appese
tutte le
armi da fuoco, dalle semplici pistole ai fucili.
Senza indugiare
Rubinia prese quella con cui si era allenata nei giorni credenti,
trovandola
già carica mentre si avvicinava di nuovo al poligono,
fermandosi ad una decina
di metri dal manichino.
Tenendo
l’impugnatura
con entrambe le mani alzò le braccia, puntando
l’arma dritta contro il petto
del manichino, dove la scritta Katniss Everdeen scintillava quasi in
mezzo alla
penombra della palestra.
Lo sparo
echeggiò
nella stanza e Rubinia fu certa che l’avessero sentito anche
i suoi compagni,
oltre la porta chiusa… sorrise, abbassando la pistola mentre
guardava il foro
del proiettile in pieno petto del manichino, quasi
all’altezza del cuore.
Girando sui tacchi
Rubinia si rivolse alla tribuna dove avevano preso posto gli Strateghi,
sfoggiando un lieve sorriso e facendo una mezza riverenza con
l’arma ancora in
mano prima di lasciarla con noncuranza su un tavolino, uscendo dalla
stanza
senza congedo.
Nel seguirla con
lo sguardo però Plutarch non trattenne un sorrisetto,
esattamente come aveva
fatto un anno prima… di certo Rubinia non aveva idea che la
persona contro la quale
andava il suo messaggio aveva praticamente fatto la stessa cosa, alla
sua
Prova.
Quando si dice che
la sorte è ironica…
*
“Allora?
Com’è
andata? Si sono scandalizzati parecchio?”
Brittany inarcò un sopracciglio, parlando con
tono impaziente mentre
Rubinia le si avvicinava, senza trattenere un lieve sorriso soddisfatto:
“Non lo so,
me ne
sono andata prima che potessero dire qualcosa… Ma credo che
si ricorderanno di
me, nel bene o nel male.”
“Questo
è sicuro,
non ne dubito! Tra poco toccherà anche a me…
speriamo vada tutto bene, sono un
po’ nervosa.”
“Rilassati
Britt,
non può andare tanto male… Io torno di sopra,
quando hai fatto raggiungimi,
così mi racconterai com’è
andata.”
Rubinia le rivolse
un sorriso, dandole una leggera pacca sulla spalle prima di superare la
ragazza, rivolgendo anche un cenno di saluto in direzione di April
prima di
uscire dalla stanza quasi saltellando, sentendosi improvvisamente molto
fiera
di se stessa mentre Aaron veniva chiamato a sua volta nella Palestra.
Nel frattempo,
esattamente come Brittany, anche un’altra ragazza non
sembrava per nulla
tranquilla di fronte alla Prova imminente… Astrid teneva le
gambe accavallate, facendo
dondolare nervosamente un piede mentre continuava a torturarsi le dita
pallide,
gli occhi azzurri fissi sul pavimento.
Quando una mano
più olivastra e decisamente più calda si
posò sulle sue mani Astrid smise improvvisamente
di far dondolare una gamba, alzando lo sguardo di scatto e trovandosi
così
davanti a Sean.
“Ah, sei
tu… ciao.
Come mai ancora qui?”
Astrid si sforzò
di sorridere mentre lui si strinse nelle spalle con noncuranza,
dividendole le
mani per impedirle di continuare a tormentarsele:
“Preferisco
stare
qui, invece che di sopra con Kalem… Lo sai, quel ragazzi mi
mette a disagio.”
“Non sei
l’unico.
Allora, com’è andata la tua Prova? Ti sei messo a
lanciare pesi da una parte
all’altra della Palestra?”
Astrid sorrise
appena, immaginandosi la scena e facendo sorridere di rimando anche
lui, che
annuì:
“In un certo
senso. Abbastanza bene, o almeno lo spero… sai
già che cosa farai?”
“Si…
credo. Non
vedo l’ora che sia finita.”
Astrid
sospirò con aria cupa, nervosa all’idea di
trovarsi da sola con degli estranei
che dovevano giudicarla… era come dover sostenere un esame a
scuola, solo mille
volte peggio.
Sean
sfoggiò un
sorrisetto, quasi divertito dalle parole della compagna mentre le
scaldava una
mano tra le sue: in realtà il peggio doveva ancora
arrivare… ma non gli sembrò
il caso di farlo notare e decise di stare zitto, ritrovando una
sensibilità che
ogni tanto tornava a farsi viva dentro di lui, famoso per il suo freddo
sarcasmo.
In effetti, con
Astrid gli risultava molto difficile essere tagliente…
quella ragazza era
davvero troppo gentile per poterlo fare.
“Tranquilla,
almeno non se l’ultima… sarebbe stata una brutta
agonia. Credo che trovarsi
circa nel mezzo sia decisamente la cosa migliore, non
preoccuparti.”
Astrid
annuì,
ringraziandolo con lo sguardo mentre le rivolgeva un lieve sorriso,
facendo
scivolare le mani dalle sue mentre Aaron usciva dalla palestra con
un’espressione
quasi soddisfatta dipinta in volto, sorridendo al fratello prima di
uscire
dalla stanza senza curarsi minimamente di nessun altro.
“Posso
chiederti
una cosa?”
Astrid inarcò un
sopracciglio, guardando il ragazzo con attenzione mentre Caius si
alzava,
chiamato per essere esaminato.
“Certo.”
“Come mai
sei
gentile con me?”
“Non dovrei
esserlo?” Sean
inarcò un sopracciglio
mentre si metteva a cavalcioni della fredda panca di metallo grigio,
osservandola come se non capisse il perché di quella domanda
insolita.
Astrid si strinse
debolmente nelle spalle, abbassando lo sguardo mentre gli occhi verdi
di Sean
la scrutavano:
“Non lo
so… Non ci
conoscevamo prima, se non di vista… ma non sei mai stato un
tipo molto
socievole, vero?”
“In effetti
no,
non attacco bottone con chiunque… ma tu sei stata carina con
me fin da subito,
anche se non mi conoscevi e anche se siamo… qui.
Perché non dovrei essere
gentile con te, visto che tu lo sei stata con me? Sei una persona che
ispira
fiducia, Astrid.”
Parlò come
se
fosse una cosa quasi ovvia e Astrid per un attimo tacque, osservandolo
come a
voler capire se fosse sincero o meno… dopo un attimo di
esitazione però annuì,
sforzandosi di sorridere:
“Ok…
scusami. E’
solo che… beh, come hai detto tu, siamo qui.”
“Tranquilla,
non
importa… lo capisco, è normale essere un
po’ diffidenti in una situazione come
questa.”
Sean si strinse
nelle spalle e Astrid fu sollevata nel vedere che non sembrava essersi
offeso…
ma aveva avuto quella domanda in testa per un po’, e aveva
voluto chiederglielo
per sentirsi più sicura.
Nonostante il
contesto, poteva dire di fidarsi di Sean… ma qualcosa le
diceva comunque che
era meglio starci un po’ alla larga, non tanto
perché lo riteneva
doppiogiochista o calcolatore, ma perché non era decisamente
il caso di
affezionarsi troppo a qualcuno che avrebbe perso in ogni caso, in un
modo o
nell’altro.
La prospettiva di
dover, magari, vedere morire Amanda era già abbastanza
deprimente.
*
“Ok, tocca a
me…”
Wilhelm sospirò mentre si alzava, visibilmente nervoso
nonostante non avesse
fatto altro che ripetersi di stare tranquillo da quando si era
svegliato.
“Buona
fortuna…
andrai benissimo.”
Carly gli sfiorò la
mano, sorridendogli calorosamente nell’intuire il disagio del
fratello. Wilhelm
abbassò lo sguardo su di lei e si sforzò di
ricambiare, mentre David, seduto a
destra del ragazzo, gli sorrideva quasi allegramente dandogli una pacca
sulla
spalla, come a volerlo incoraggiare:
“Suvvia
Will, ne
abbiamo passate di peggiori rispetto ad una Prova!”
Nonostante il
nervosismo
Wilhelm non potè che dargli ragione, sorridendo al ragazzino
con gratitudine
prima di avvicinarsi alla porta della palestra. Carly invece si rivolse
a
David, guardandolo con un sopracciglio inarcato come a volergli
chiedere a cosa
si stesse riferendo:
“Di certo
vivere
in strada richiede sfide peggiori di questa, Carly… credimi,
non è una
passeggiata.”
“Lo so, lo
immagino.”
La bionda annuì, abbassando
lo sguardo sentendosi quasi in colpa: sapeva che era stata sua madre a
mandare
via di casa Wilhelm, che non era stata colpa sua infondo e che quando
era
successo era una bambina di soli 9 anni… ma forse avrebbe
dovuto cercare di
farla ragionare di più.
E poi, continuava
a pensare che il motivo per cui sua madre aveva sbattuto fuori di casa
il
figlio era comunque legato a lei…
“Sai, non ha
mai
voluto dirmelo, neanche una volta. Perché è
finito in strada? All’inizio ho
pensato che non avesse una famiglia come me, ma poi un giorno
nominò una
sorella… perché se n’è
andato di casa?”
David
inarcò un sopracciglio,
guardando la ragazzina con gli occhi scuri pieni di
curiosità: se l’era chiesto
molte volte, ma con il tempo aveva smesso di porre quella domanda al
diretto
interessato, capendo che preferiva di gran lunga non parlarne.
Carly esitò
prima
di rispondere, mordendosi il labbro per una frazione di secondo, mentre
si
stringeva leggermente nelle spalle, sapendo di non poter dire la
verità:
“Mia madre
è…
difficile. Non sono mai andati molto d’accordo e quando mio
padre è morto le
cose sono peggiorate… lei è arrabbiata, lui si
è stancato di quella situazione
e un bel giorno se n’è andato, anche se aveva solo
la mia età.”
Carly chinò
il
capo, sperando di averlo convinto e che David non facesse altre domande
a
riguardo… odiava parlare dell’argomento e cercava
sempre di glissare le domande
di quel tipo.
Il ragazzino la
osservò per un attimo, forse non del tutto
convinto… ma non disse nulla,
sapendo che era di certo un argomento delicato e molto privato. Era
deciso a
capire cosa fosse successo a Wilhelm Grace, la persona più
vicina ad una
famiglia che avesse mai avuto, ma forse non era ancora arrivato il
momento.
*
Uscendo dalla
Palestra Cyrus passò accanto a Black, che viceversa stava
entrando visto che
era finalmente arrivato il suo turno.
La sala
d’attesa
stava ormai iniziando a svuotarsi e Cyrus, dopo aver rivolto un cenno e
un
silenzioso in bocca al lupo a Julian, si avviò per uscire
dalla stanza,
tornando in camera sua volendo stare un po’ da solo.
La Prova di
Valutazione non era andata molto bene, ne era pienamente
consapevole… d’altra
parte però non se ne faceva un dramma, visto che non aveva
dato volontariamente
il massimo.
Entrando in
ascensore Cyrus si appoggiò con la schiena alla parete
fredda della cabina,
sentendo un brivido percogliergli la schiena al contatto con il metallo.
Il moro
appoggiò
anche il capo alla parete e chiuse gli occhi, tenendo le braccia
conserte
mentre continuava a salire in fretta, diretto al suo piano.
Chissà che
cosa
avevano fatto Kalem, Aaron e Caius… e chissà che
cosa stava facendo Black
proprio in quel momento. I primi tre non si erano fermati a scambiare
qualche
parola con nessuno, lasciando la stanza non appena terminata la loro
Prova… era
molto curioso in effetti, si chiedeva che cosa avrebbero preso e non
vedeva l’ora
che arrivasse quella sera, per poter guardare i voti.
Dal canto suo, aveva
deciso di adottare la tecnica sfruttata da decine di altri Tributi
prima di lui…
quasi sorrise nel ricordarsi della leggendaria Joanna Mason, che al
tempo era
stata una dei suoi Vincitori preferiti… l’aveva
sempre trovata forte e fantastica,
in effetti era quasi triste pensare che lei aveva votato positivamente
per la
pagliacciata in cui era finito invischiato.
Durante la Prova
si era “destreggiato” con i coltelli da lancio,
anche se non aveva propriamente
brillato… poco male, non gli importava molto: se non altro,
i suoi stessi
compagni non l’avrebbero visto come una forte minaccia e non
se la sarebbero
presa con lui.
No, aveva deciso
di lasciare quel privilegio a Caius, Aaron o Black… non
vedeva proprio l’ora di
vedere i loro voti e chiedergli, il giorno successivo, che cosa avevano
fatto
nelle loro Prove.
*
Black sorrise,
guardando con cipiglio soddisfatto il coltello da lancio perfettamente
piantato
al centro della testa del manichino.
Aveva sempre avuto
una buonissima mira, e aveva imparato in fretta a lanciare i
coltelli… non
aveva mai gongolato durante i giorni di Addestramento, impegnandosi
parecchio:
finalmente, ecco i risultati che emergevano.
Il ragazzo si
voltò, alzando lo sguardo sulla tribuna occupata dagli
Strateghi, guardandoli
quasi in attesa che lo congedassero: sorrise nel vederli parlottare
debolmente
tra di loro, accennando alla processione di manichini infilzati dai
coltelli
del ragazzi in punti sempre diversi e più difficili, fino ad
arrivare alla
testa dell’ultimo.
“Posso
andare?”
La voce di Black
quasi echeggiò nella palestra praticamente deserta, mentre
Plutarch si voltava
di nuovo verso di lui, annuendo con fare sbrigativo dopo aver esitato
per un
attimo:
“Si, vai
pure.”
Black rivolse agli
Strateghi un ultimo sorrisetto divertito prima di girare suoi tacchi,
avviandosi
quasi baldanzosamente verso ka porta della Palestra: aveva avuto un
po’ di
ansia, in effetti… ma alla fine era andata per il meglio e
si sentiva molto più
leggero di quando era entrato, solo meno di dieci minuti prima.
Aprì la
porta
della palestra quasi con un sorriso stampato in faccia, non fermandosi
a
parlare o a guardare nessuno prima di raggiungere l’uscita
della stanza e gli
ascensori, non vedendo l’ora di tornare in camera sua e
confrontarsi con Caius
sulle rispettive Prove.
Era l’ultimo
tra i
ragazzi, della sua età, ora il turno era delle
ragazze… Scorse una ragazza
bionda, Amanda, alzarsi dalla panca e avvicinarsi alla porta della
Palestra con
aria per niente rilassata, mentre la sala d’attesa si era
praticamente
dimezzata.
Il ragazzo raggiunse
gli ascensori in fretta, non vedendo assolutamente l’ora di
scoprire cosa aveva
preso, ma soprattutto cosa avevano preso i suoi compagni,
nonché futuri
avversari… Gli era sempre piaciuto vincere ed essere
migliore degli altri in
qualcosa, quindi sperava davvero di aver preso un voto abbastanza alto.
*
“Tra non
molto
toccherà a noi… prima ero tranquilla, ma man mano
che il mio turno si avvicina,
sono sempre più nervosa.”
Tonya
sbuffò,
facendo dondolare nervosamente le gambe mentre osservava Amanda uscire
dalla
Palestra, cedendo il “testimone” ad una Brittany
visibilmente agitata.
Amanda rivolse un
sorriso in direzione di Astrid prima di uscire dalla stanza,
visibilmente
sollevata di aver portato a termine anche quella fase.
Faye, che teneva
le braccia conserte, fece vagare lo sguardo sulle persone che erano
ancora
sedute intorno a lei, notando che erano rimaste soprattutto ragazze,
contatto
anche Brittany che era appena entrata in Palestra: ad aspettare
c’erano ancora
lei, Tonya, Africa, Astrid, April, Erica e Carly… gli unici
ragazzi rimasti
erano Julian, Louis e David.
“E’
normale, ma
sono certa che quando sarai dentro, l’ansia
passerà… è sempre
così.”
Faye si strinse nelle spalle, quasi come a
voler sdrammatizzare e allentare la tensione nella compagna: in
realtà nemmeno
lei era poi così tranquilla, ma non teneva a darlo a
vedere… e poi, di certo mostrarsi
nervosa avrebbe solo peggiorato il nervosismo di Tonya.
“Beh, spero
davvero
che tu abbia ragione. Non vedo l’ora che anche questa sia
finita, dico davvero.”
“Beh, domani
sera
ci saranno le Interviste… da una parte credo che quelle
saranno peggiori.”
Faye inarcò
un
sopracciglio, chiedendosi a come sarebbe stato trovarsi sul palco,
sotto i riflettori
e gli occhi di tutta Capitol con addosso un abito
sfavillante… mentre tutti i
Distretti l’osservavano quasi con disprezzo.
Tecnicamente, in
quel caso nessuna li avrebbe giudicati… ma in
realtà l’impressione che
avrebbero dato il giorno dopo sarebbe stata decisamente più
decisiva della
Prova di Valutazione che stavano affrontando in quel momento.
Tonya annuì
alle
sue parole, già poco entusiasta all’idea di dover
parlare davanti a tutti
quegli occhi:
“Lo penso
anche io…
ci sarà ancora Caesar, secondo te?”
“Non lo so,
ma
penso di sì… personalmente lo spero, mi
è sempre stato simpatico.”
Faye si strinse
nelle spalle, ricordando quasi con divertimento le innumerevoli
Interviste che
aveva visto in tv, quando sua madre andava invece a vederle dal vivo ma
la lasciava
a casa perché troppo piccola.
Si era sempre
chiesta come fosse indossare uno di quei vestiti splendidi e parlare
con Caesar
davanti a tutti… in fin dei conti, stava per scoprirlo.
E qualcosa le
diceva che i Capitolini non fossero poi molto cambiati,
infondo… era
assolutamente certa che Capitol fosse piena di scommettitori che
puntavano sul
colore scelto da Caesar per tingersi quell’anno, come
accadeva sempre.
*
Uscendo dalla
Palestra, Brittany tirò quasi un sospiro di
sollievo… non era certa che fosse
andata egregiamente, ma almeno era finita.
Quando Astrid le passò accanto le rivolse un
debole sorriso, quasi ad
volerle augurare silenziosamente un buona fortuna prima di avvicinarsi
all’uscita.
“Com’è
andata?” Una
voce familiare la bloccò, facendola
voltare istintivamente verso la sua fonte: Brittany si
ritrovò davanti April,
che era seduta e la guardava con gli occhi pieni di
curiosità:
“Non
saprei… bene,
spero. Ho sfruttato quello che abbiamo provato ed imparato durante
l’Addestramento,
tecniche di sopravvivenza ecc… spero davvero che sia
bastato.”
“Immagino
che lo
scoprirai stasera… beata te che hai finito, tra poco
toccherà a me…”
April sbuffò, lanciando alla porta ormai
chiusa della Palestra un’occhiata cupa: aveva quasi la mezza
tentazione di
alzarsi e darsela a gambe, in effetti… dopo Astrid sarebbe
toccato a Julian e
poi sarebbe arrivato anche il suo turno.
“Se sono
sopravvissuta
io, lo farai anche tu… piuttosto non vedo l’ora di
sapere che voto hanno dato a
Rubinia, considerando la sua scelta audace. Anzi, vado da lei,
così le chiedo
se hanno reagito e come… buona fortuna, ci vediamo domani
sera!”
Brittany rivolse ad April un sorriso
incoraggiante, dandole una leggera pacca su una spalla prima di
avviarsi verso
l’uscita, desiderosa di tornare finalmente in camera sua e
poter parlare un po’
con Rubinia.
April invece
sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli
viola e sperando che la
compagna avesse ragione… la cosa peggiore era che non aveva
idea di come
avrebbe reagito all’Arena, se per la Prova di Valutazione era
nervosa.
*
Africa spense la
tv, tornando a stendersi completamente sul grande e morbido letto.
Fissò lo
sguardo sul soffitto bianco della stanza, riflettendo sulla lunga
successione
di voti a cui aveva appena assistito…
La mano della
ragazza andò ad afferrare un foglio appoggiato accanto a lei
sul copriletto,
sollevandolo per leggere quanto aveva precedentemente scritto: si era
annotata
tutti i voti e rileggendoli aveva potuto constatare che fossero
abbastanza
nella media…. Pochi avevano preso voti veramente molto alti,
e viceversa a
nessuno era andata in modo disastroso, anche se Cyrus Dennim se
n’era uscito
con un semplice 6.
Gli unici ad aver
preso voti effettivamente alti erano stati Black Hole, con un 11,
Rubinia
Flaemus con un 10, Aaron Bradshaw che aveva preso il medesimo voto e
Sean Thorn
con un 9… Caius Gold aveva preso 8, così come
Kalem Schweinson, Astrid Walsh e
lei stessa.
Quindi erano
quelli, da cui si doveva guardare… a meno che non ci fosse
qualcuno che si
fosse penalizzato di proposito, certo.
Africa
sospirò,
collegando con disappunto che molti tra quelli che avevano preso buoni
voti
erano alleati insieme… Aaron Bradshaw, Caius Gold, Black
Hole e Kalem
Schweinson.
Ad averla stupita
di più era, in effetti, Rubinia: si chiedeva che cosa mai
avesse fatto di tanto
straordinario per prendere un voto simile… non era stata
male nell’Addestramento,
ma non a quel livello.
Chissà che
cosa
aveva fatto, esattamente come gli altri… Probabilmente
Astrid si era
arrampicata a destra e a sinistra, visto quanto era agile, ma davvero
non aveva
idea di cosa aveva potuto mostrare Rubinia.
Mettitela via
Fify, probabilmente non lo saprai mai.