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Autore: Signorina Granger    06/11/2016    10 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Prova di Valutazione

 

“Nervoso?”

 

“No. So che andrà bene.”

 

Black si strinse nelle spalle, tenendo lo sguardo puntato sul pavimento grigio della “sala d’aspetto” e le mani giunte con le dita intrecciate tra loro, appoggiate sulle ginocchia.

 

In realtà lo sentiva, un po’ di nervosismo… ma di certo non l’avrebbe mai ammesso. Caius, seduto accanto a lui, sembrò intuirlo ma non disse nulla, tacendo e chiedendosi mentalmente che cosa stesse facendo Kalem dentro la palestra, oltre la porta chiusa davanti a loro: glie l’aveva chiesto quella mattina, quando era sceso insieme a Sean… Ma il ragazzo non si era esposto, sostenendo che preferiva non farne cenno finché non fosse tutto finito.

 

Non aveva insistito oltre, ma si chiedeva sinceramente che cosa stesse facendo e come l’avrebbero preso i Giudici: infondo conosceva tutte le dicerie che giravano su quel ragazzo, anche se non ne aveva mai avuta conferma da nessuno.

 

Caius sentì Black sbuffare sommessamente e intuì che stesse chiedendo mentalmente a Kalem di fare in fretta: stavano andando in ordine di età, quindi Kalem era stato chiamato dentro per primo… e Black non vedeva l’ora che anche quella fase avesse fine, anche se il peggio doveva ovviamente ancora venire.

 

Dal canto suo Caius incrociò le braccia al petto, stendendo le gambe e lanciando un’occhiata a Julian ed Aaron, seduti vicini su una panca a poca distanza da lui e Black: stavano parlottando a bassa voce, di certo riguardo alla Prova imminente… chissà che cosa avrebbero combinato, in quella Palestra davanti agli Strateghi.

 

Un po’ come tutti, sia Caius che Black si chiedevano che strategie avrebbero adottato i loro compagni/avversari: nelle edizioni precedenti i Tributi o si fingevano più innocui di quanto in realtà non fossero, come nel caso di Joanna Mason, oppure sfoggiavano le loro capacità fin da subito, beccandosi un voto alto e attirando così l’attenzione degli sponsor, come aveva fatto Katniss Everdeen e molti altri prima di lei.

 

Considerando che, come sempre, partivano prima dai ragazzi dopo Kalem sarebbe stato il turno di Sean… Caius spostò lo sguardo dai fratelli Bradshaw sul ragazzo in questione, che era seduto accanto a Wilhelm Grace. Sembrava piuttosto rilassato, in effetti… quasi quanto lui, segno che aveva una chiara idea di cosa fare una volta davanti agli Strateghi.

 

Quando Kalem uscì dalla palestra Sean si alzò senza battere ciglio, rivolgendo un lieve sorriso in direzione di Astrid e Amanda mentre Wilhelm gli faceva un augurio a bassa voce.

 

Black alzò finalmente lo sguardo dal pavimento sentendo la porta aprirsi, puntando subito gli occhi su Kalem quasi con aria interrogativa, come a volergli chiedere spiegazioni… Ma il ragazzo non disse nulla, limitandosi a rivolgere un sorriso enigmatico a lui e a Caius prima di tirare dritto, uscendo dalla stanza quasi non nonchalance senza preoccuparsi di nessuno, tornando di sopra come se avesse appena preso una tazza di the insieme agli Strateghi.

 

“Chissà che accidenti ha combinato…”

 

“Mi piacerebbe saperlo. Ma dubito che si sia finto innocuo apposta, non è tipo da non volere l’attenzione degli sponsor.”

 

“Suppongo che ne avremo la certezza solo questa sera, quando mostreranno i voti…”   Black si strinse nelle spalle, osservando Sean prendere il posto di Kalem ed entrare nella palestra e ripensando alle parole di Kalem su di lui, sostenendo che non era da sottovalutare… era curioso di sapere cosa avrebbe fatto e che valutazione avrebbe ricevuto, ma sfortunatamente non aveva alcun modo di imbucarsi nella palestra e dare una sbirciata alla sua Prova.

 

Poco male… avrebbe avuto tutto il tempo di vederlo all’opera una volta nell’Arena, infondo.

 

                                                                                   *

 

“Buona fortuna.”    Brittany le rivolse un sorriso incoraggiante e Rubinia ricambiò mentre si alzava, avvicinandosi alla porta della palestra da dove era appena uscito Sean. Il ragazzo le passò accanto senza battere ciglio o lasciando che qualche emozione particolare trasparisse dal suo volto… per un attimo la ragazza si chiese com’era andato, ma non si fermò certo a domandarglielo e tirò dritto, entrando nell’enorme stanza respirando profondamente.

 

Quasi non aveva dormito, la notte precedente… aveva pensato e ripensato a cosa fare, consultandosi più volte con Brittany anche a cena.

Era consapevole che avrebbe potuto fare altro, ma alla fine si era decisa… e se da una parte si sentiva quasi elettrizzata di fronte a quell’idea, dall’altra era leggermente nervosa: e se l’avessero presa male?

 

“Rubinia Flaemus… prego.”  

 

Rubinia alzò lo sguardo, puntando gli occhi dritti sulla fonte della voce… Plutarch Haevensbee stava ricambiando il suo sguardo, ma non disse altro e rimase in silenzio ad osservarla, così come tutti i suoi “colleghi”.

 

Osservandolo provò quasi disgusto per quelle persone, che avevano passato anni ed anni a dare il tormento, a torturare dei ragazzi dentro una gabbia… quasi come delle cavie da laboratorio.

Ma poi si riscosse, ricordandosi che non doveva poi prendersela con loro… certo, entro pochi giorni avrebbero torturato lei, ma infondo non era stata una LORO scelta.

 

La colpa era di qualcun altro, Rubinia lo sapeva. Esattamente come tutti i presenti in quella stanza.

 

Senza indugiare oltre Rubinia punto lo sguardo dritto davanti a se per poi partire quasi a passo di marcia, consapevole di avere i minuti contati e non volendo sembrare insicura… perché non lo era, neanche un po’.

 

La ragazza si avvicinò ai bianchi, quasi inquietanti manichini snodabili che venivano usati durante l’Addestramento dai Tributi in vari modi, dai coltelli da lancio, al tiro con l’arco, alla spada.

 

Rubinia lo prese e se lo trascinò dietro senza tante cerimonie, cambiando direzione e puntando dritto allo stand sulla mimetizzazione, che non aveva praticamente mai considerato nei giorni precedenti.  Senza indugiare appoggiò il busto del manichino sul tavolo, infilando contemporaneamente una mano in una ciotola contenente una strana poltiglia rossa, ricavata da chissà quali bacche. Sentendo lo sguardo degli Strateghi su di sé Rubinia appoggiò un dito sul petto candido nel manichino, iniziando frettolosamente a scrivere sulla superficie liscissima e lucida.

 

Era certa che gli Strateghi si stessero chiedendo che cosa stesse scrivendo, visto che il copro della ragazza copriva loro la visuale del manichino… e quasi sorridendo Rubinia scostò il manichino dal ripiano del tavolo, trascinandoselo dietro tenendolo per un braccio mentre si avvicinava ad una terza area della palestra… quella dedita alle armi da fuoco.

Piantò il manichino nel bel mezzo del poligono, accertandosi che stesse in equilibrio prima di girare sui tacchi e avvicinarsi alla parete dove erano state appese tutte le armi da fuoco, dalle semplici pistole ai fucili.

 

Senza indugiare Rubinia prese quella con cui si era allenata nei giorni credenti, trovandola già carica mentre si avvicinava di nuovo al poligono, fermandosi ad una decina di metri dal manichino.

Tenendo l’impugnatura con entrambe le mani alzò le braccia, puntando l’arma dritta contro il petto del manichino, dove la scritta Katniss Everdeen scintillava quasi in mezzo alla penombra della palestra.

 

Lo sparo echeggiò nella stanza e Rubinia fu certa che l’avessero sentito anche i suoi compagni, oltre la porta chiusa… sorrise, abbassando la pistola mentre guardava il foro del proiettile in pieno petto del manichino, quasi all’altezza del cuore.

Girando sui tacchi Rubinia si rivolse alla tribuna dove avevano preso posto gli Strateghi, sfoggiando un lieve sorriso e facendo una mezza riverenza con l’arma ancora in mano prima di lasciarla con noncuranza su un tavolino, uscendo dalla stanza senza congedo.

 

Nel seguirla con lo sguardo però Plutarch non trattenne un sorrisetto, esattamente come aveva fatto un anno prima… di certo Rubinia non aveva idea che la persona contro la quale andava il suo messaggio aveva praticamente fatto la stessa cosa, alla sua Prova.

 

Quando si dice che la sorte è ironica…

 

                                                                                       *

 

“Allora? Com’è andata? Si sono scandalizzati parecchio?”   Brittany inarcò un sopracciglio, parlando con tono impaziente mentre Rubinia le si avvicinava, senza trattenere un lieve sorriso soddisfatto:

 

“Non lo so, me ne sono andata prima che potessero dire qualcosa… Ma credo che si ricorderanno di me, nel bene o nel male.”

 

“Questo è sicuro, non ne dubito! Tra poco toccherà anche a me… speriamo vada tutto bene, sono un po’ nervosa.”

 

“Rilassati Britt, non può andare tanto male… Io torno di sopra, quando hai fatto raggiungimi, così mi racconterai com’è andata.”

 

Rubinia le rivolse un sorriso, dandole una leggera pacca sulla spalle prima di superare la ragazza, rivolgendo anche un cenno di saluto in direzione di April prima di uscire dalla stanza quasi saltellando, sentendosi improvvisamente molto fiera di se stessa mentre Aaron veniva chiamato a sua volta nella Palestra.

 

Nel frattempo, esattamente come Brittany, anche un’altra ragazza non sembrava per nulla tranquilla di fronte alla Prova imminente… Astrid teneva le gambe accavallate, facendo dondolare nervosamente un piede mentre continuava a torturarsi le dita pallide, gli occhi azzurri fissi sul pavimento.

 

Quando una mano più olivastra e decisamente più calda si posò sulle sue mani Astrid smise improvvisamente di far dondolare una gamba, alzando lo sguardo di scatto e trovandosi così davanti a Sean.

 

“Ah, sei tu… ciao. Come mai ancora qui?”   Astrid si sforzò di sorridere mentre lui si strinse nelle spalle con noncuranza, dividendole le mani per impedirle di continuare a tormentarsele:

 

“Preferisco stare qui, invece che di sopra con Kalem… Lo sai, quel ragazzi mi mette a disagio.”

 

“Non sei l’unico. Allora, com’è andata la tua Prova? Ti sei messo a lanciare pesi da una parte all’altra della Palestra?”

Astrid sorrise appena, immaginandosi la scena e facendo sorridere di rimando anche lui, che annuì:

 

“In un certo senso. Abbastanza bene, o almeno lo spero… sai già che cosa farai?”

 

“Si… credo. Non vedo l’ora che sia finita.”   Astrid sospirò con aria cupa, nervosa all’idea di trovarsi da sola con degli estranei che dovevano giudicarla… era come dover sostenere un esame a scuola, solo mille volte peggio.

 

Sean sfoggiò un sorrisetto, quasi divertito dalle parole della compagna mentre le scaldava una mano tra le sue: in realtà il peggio doveva ancora arrivare… ma non gli sembrò il caso di farlo notare e decise di stare zitto, ritrovando una sensibilità che ogni tanto tornava a farsi viva dentro di lui, famoso per il suo freddo sarcasmo.

 

In effetti, con Astrid gli risultava molto difficile essere tagliente… quella ragazza era davvero troppo gentile per poterlo fare.

 

“Tranquilla, almeno non se l’ultima… sarebbe stata una brutta agonia. Credo che trovarsi circa nel mezzo sia decisamente la cosa migliore, non preoccuparti.”

 

Astrid annuì, ringraziandolo con lo sguardo mentre le rivolgeva un lieve sorriso, facendo scivolare le mani dalle sue mentre Aaron usciva dalla palestra con un’espressione quasi soddisfatta dipinta in volto, sorridendo al fratello prima di uscire dalla stanza senza curarsi minimamente di nessun altro.

 

“Posso chiederti una cosa?”     Astrid inarcò un sopracciglio, guardando il ragazzo con attenzione mentre Caius si alzava, chiamato per essere esaminato.

 

“Certo.”

 

“Come mai sei gentile con me?”  

 

“Non dovrei esserlo?”   Sean inarcò un sopracciglio mentre si metteva a cavalcioni della fredda panca di metallo grigio, osservandola come se non capisse il perché di quella domanda insolita.

Astrid si strinse debolmente nelle spalle, abbassando lo sguardo mentre gli occhi verdi di Sean la scrutavano:

 

“Non lo so… Non ci conoscevamo prima, se non di vista… ma non sei mai stato un tipo molto socievole, vero?”

 

“In effetti no, non attacco bottone con chiunque… ma tu sei stata carina con me fin da subito, anche se non mi conoscevi e anche se siamo… qui. Perché non dovrei essere gentile con te, visto che tu lo sei stata con me? Sei una persona che ispira fiducia, Astrid.”

 

Parlò come se fosse una cosa quasi ovvia e Astrid per un attimo tacque, osservandolo come a voler capire se fosse sincero o meno… dopo un attimo di esitazione però annuì, sforzandosi di sorridere:

 

“Ok… scusami. E’ solo che… beh, come hai detto tu, siamo qui.”

 

“Tranquilla, non importa… lo capisco, è normale essere un po’ diffidenti in una situazione come questa.”

 

Sean si strinse nelle spalle e Astrid fu sollevata nel vedere che non sembrava essersi offeso… ma aveva avuto quella domanda in testa per un po’, e aveva voluto chiederglielo per sentirsi più sicura.

 

Nonostante il contesto, poteva dire di fidarsi di Sean… ma qualcosa le diceva comunque che era meglio starci un po’ alla larga, non tanto perché lo riteneva doppiogiochista o calcolatore, ma perché non era decisamente il caso di affezionarsi troppo a qualcuno che avrebbe perso in ogni caso, in un modo o nell’altro.

La prospettiva di dover, magari, vedere morire Amanda era già abbastanza deprimente.

 

                                                                                   *

 

“Ok, tocca a me…” Wilhelm sospirò mentre si alzava, visibilmente nervoso nonostante non avesse fatto altro che ripetersi di stare tranquillo da quando si era svegliato.

 

“Buona fortuna… andrai benissimo.”   Carly gli sfiorò la mano, sorridendogli calorosamente nell’intuire il disagio del fratello. Wilhelm abbassò lo sguardo su di lei e si sforzò di ricambiare, mentre David, seduto a destra del ragazzo, gli sorrideva quasi allegramente dandogli una pacca sulla spalla, come a volerlo incoraggiare:

 

“Suvvia Will, ne abbiamo passate di peggiori rispetto ad una Prova!”   

 

Nonostante il nervosismo Wilhelm non potè che dargli ragione, sorridendo al ragazzino con gratitudine prima di avvicinarsi alla porta della palestra. Carly invece si rivolse a David, guardandolo con un sopracciglio inarcato come a volergli chiedere a cosa si stesse riferendo:

 

“Di certo vivere in strada richiede sfide peggiori di questa, Carly… credimi, non è una passeggiata.”

 

“Lo so, lo immagino.”    La bionda annuì, abbassando lo sguardo sentendosi quasi in colpa: sapeva che era stata sua madre a mandare via di casa Wilhelm, che non era stata colpa sua infondo e che quando era successo era una bambina di soli 9 anni… ma forse avrebbe dovuto cercare di farla ragionare di più.  E poi, continuava a pensare che il motivo per cui sua madre aveva sbattuto fuori di casa il figlio era comunque legato a lei…

 

“Sai, non ha mai voluto dirmelo, neanche una volta. Perché è finito in strada? All’inizio ho pensato che non avesse una famiglia come me, ma poi un giorno nominò una sorella… perché se n’è andato di casa?”

 

David inarcò un sopracciglio, guardando la ragazzina con gli occhi scuri pieni di curiosità: se l’era chiesto molte volte, ma con il tempo aveva smesso di porre quella domanda al diretto interessato, capendo che preferiva di gran lunga non parlarne.

 

Carly esitò prima di rispondere, mordendosi il labbro per una frazione di secondo, mentre si stringeva leggermente nelle spalle, sapendo di non poter dire la verità:

 

“Mia madre è… difficile. Non sono mai andati molto d’accordo e quando mio padre è morto le cose sono peggiorate… lei è arrabbiata, lui si è stancato di quella situazione e un bel giorno se n’è andato, anche se aveva solo la mia età.”

 

Carly chinò il capo, sperando di averlo convinto e che David non facesse altre domande a riguardo… odiava parlare dell’argomento e cercava sempre di glissare le domande di quel tipo.

 

Il ragazzino la osservò per un attimo, forse non del tutto convinto… ma non disse nulla, sapendo che era di certo un argomento delicato e molto privato. Era deciso a capire cosa fosse successo a Wilhelm Grace, la persona più vicina ad una famiglia che avesse mai avuto, ma forse non era ancora arrivato il momento.

 

                                                                                       *

 

Uscendo dalla Palestra Cyrus passò accanto a Black, che viceversa stava entrando visto che era finalmente arrivato il suo turno.

La sala d’attesa stava ormai iniziando a svuotarsi e Cyrus, dopo aver rivolto un cenno e un silenzioso in bocca al lupo a Julian, si avviò per uscire dalla stanza, tornando in camera sua volendo stare un po’ da solo.

 

La Prova di Valutazione non era andata molto bene, ne era pienamente consapevole… d’altra parte però non se ne faceva un dramma, visto che non aveva dato volontariamente il massimo.

Entrando in ascensore Cyrus si appoggiò con la schiena alla parete fredda della cabina, sentendo un brivido percogliergli la schiena al contatto con il metallo.

 

Il moro appoggiò anche il capo alla parete e chiuse gli occhi, tenendo le braccia conserte mentre continuava a salire in fretta, diretto al suo piano.

 

Chissà che cosa avevano fatto Kalem, Aaron e Caius… e chissà che cosa stava facendo Black proprio in quel momento. I primi tre non si erano fermati a scambiare qualche parola con nessuno, lasciando la stanza non appena terminata la loro Prova… era molto curioso in effetti, si chiedeva che cosa avrebbero preso e non vedeva l’ora che arrivasse quella sera, per poter guardare i voti.

 

Dal canto suo, aveva deciso di adottare la tecnica sfruttata da decine di altri Tributi prima di lui… quasi sorrise nel ricordarsi della leggendaria Joanna Mason, che al tempo era stata una dei suoi Vincitori preferiti… l’aveva sempre trovata forte e fantastica, in effetti era quasi triste pensare che lei aveva votato positivamente per la pagliacciata in cui era finito invischiato.

Durante la Prova si era “destreggiato” con i coltelli da lancio, anche se non aveva propriamente brillato… poco male, non gli importava molto: se non altro, i suoi stessi compagni non l’avrebbero visto come una forte minaccia e non se la sarebbero presa con lui.

 

No, aveva deciso di lasciare quel privilegio a Caius, Aaron o Black… non vedeva proprio l’ora di vedere i loro voti e chiedergli, il giorno successivo, che cosa avevano fatto nelle loro Prove.

 

                                                                                   *

 

Black sorrise, guardando con cipiglio soddisfatto il coltello da lancio perfettamente piantato al centro della testa del manichino.

Aveva sempre avuto una buonissima mira, e aveva imparato in fretta a lanciare i coltelli… non aveva mai gongolato durante i giorni di Addestramento, impegnandosi parecchio: finalmente, ecco i risultati che emergevano.

 

Il ragazzo si voltò, alzando lo sguardo sulla tribuna occupata dagli Strateghi, guardandoli quasi in attesa che lo congedassero: sorrise nel vederli parlottare debolmente tra di loro, accennando alla processione di manichini infilzati dai coltelli del ragazzi in punti sempre diversi e più difficili, fino ad arrivare alla testa dell’ultimo.

 

“Posso andare?”

 

La voce di Black quasi echeggiò nella palestra praticamente deserta, mentre Plutarch si voltava di nuovo verso di lui, annuendo con fare sbrigativo dopo aver esitato per un attimo:

 

“Si, vai pure.”

 

Black rivolse agli Strateghi un ultimo sorrisetto divertito prima di girare suoi tacchi, avviandosi quasi baldanzosamente verso ka porta della Palestra: aveva avuto un po’ di ansia, in effetti… ma alla fine era andata per il meglio e si sentiva molto più leggero di quando era entrato, solo meno di dieci minuti prima.

 

Aprì la porta della palestra quasi con un sorriso stampato in faccia, non fermandosi a parlare o a guardare nessuno prima di raggiungere l’uscita della stanza e gli ascensori, non vedendo l’ora di tornare in camera sua e confrontarsi con Caius sulle rispettive Prove.

 

Era l’ultimo tra i ragazzi, della sua età, ora il turno era delle ragazze… Scorse una ragazza bionda, Amanda, alzarsi dalla panca e avvicinarsi alla porta della Palestra con aria per niente rilassata, mentre la sala d’attesa si era praticamente dimezzata.

 

Il ragazzo raggiunse gli ascensori in fretta, non vedendo assolutamente l’ora di scoprire cosa aveva preso, ma soprattutto cosa avevano preso i suoi compagni, nonché futuri avversari… Gli era sempre piaciuto vincere ed essere migliore degli altri in qualcosa, quindi sperava davvero di aver preso un voto abbastanza alto.

 

                                                                                 *

 

“Tra non molto toccherà a noi… prima ero tranquilla, ma man mano che il mio turno si avvicina, sono sempre più nervosa.”

 

Tonya sbuffò, facendo dondolare nervosamente le gambe mentre osservava Amanda uscire dalla Palestra, cedendo il “testimone” ad una Brittany visibilmente agitata.

 

Amanda rivolse un sorriso in direzione di Astrid prima di uscire dalla stanza, visibilmente sollevata di aver portato a termine anche quella fase.

 

Faye, che teneva le braccia conserte, fece vagare lo sguardo sulle persone che erano ancora sedute intorno a lei, notando che erano rimaste soprattutto ragazze, contatto anche Brittany che era appena entrata in Palestra: ad aspettare c’erano ancora lei, Tonya, Africa, Astrid, April, Erica e Carly… gli unici ragazzi rimasti erano Julian, Louis e David.

 

“E’ normale, ma sono certa che quando sarai dentro, l’ansia passerà… è sempre così.”   Faye si strinse nelle spalle, quasi come a voler sdrammatizzare e allentare la tensione nella compagna: in realtà nemmeno lei era poi così tranquilla, ma non teneva a darlo a vedere… e poi, di certo mostrarsi nervosa avrebbe solo peggiorato il nervosismo di Tonya.

 

“Beh, spero davvero che tu abbia ragione. Non vedo l’ora che anche questa sia finita, dico davvero.”

 

“Beh, domani sera ci saranno le Interviste… da una parte credo che quelle saranno peggiori.”

 

Faye inarcò un sopracciglio, chiedendosi a come sarebbe stato trovarsi sul palco, sotto i riflettori e gli occhi di tutta Capitol con addosso un abito sfavillante… mentre tutti i Distretti l’osservavano quasi con disprezzo.

 

Tecnicamente, in quel caso nessuna li avrebbe giudicati… ma in realtà l’impressione che avrebbero dato il giorno dopo sarebbe stata decisamente più decisiva della Prova di Valutazione che stavano affrontando in quel momento.

 

Tonya annuì alle sue parole, già poco entusiasta all’idea di dover parlare davanti a tutti quegli occhi:

 

“Lo penso anche io… ci sarà ancora Caesar, secondo te?”

 

“Non lo so, ma penso di sì… personalmente lo spero, mi è sempre stato simpatico.”

 

Faye si strinse nelle spalle, ricordando quasi con divertimento le innumerevoli Interviste che aveva visto in tv, quando sua madre andava invece a vederle dal vivo ma la lasciava a casa perché troppo piccola.

 

Si era sempre chiesta come fosse indossare uno di quei vestiti splendidi e parlare con Caesar davanti a tutti… in fin dei conti, stava per scoprirlo.

 

E qualcosa le diceva che i Capitolini non fossero poi molto cambiati, infondo… era assolutamente certa che Capitol fosse piena di scommettitori che puntavano sul colore scelto da Caesar per tingersi quell’anno, come accadeva sempre.

 

                                                                                      *

 

Uscendo dalla Palestra, Brittany tirò quasi un sospiro di sollievo… non era certa che fosse andata egregiamente, ma almeno era finita.  Quando Astrid le passò accanto le rivolse un debole sorriso, quasi ad volerle augurare silenziosamente un buona fortuna prima di avvicinarsi all’uscita.

 

“Com’è andata?”   Una voce familiare la bloccò, facendola voltare istintivamente verso la sua fonte: Brittany si ritrovò davanti April, che era seduta e la guardava con gli occhi pieni di curiosità:

 

“Non saprei… bene, spero. Ho sfruttato quello che abbiamo provato ed imparato durante l’Addestramento, tecniche di sopravvivenza ecc… spero davvero che sia bastato.”

 

“Immagino che lo scoprirai stasera… beata te che hai finito, tra poco toccherà a me…”   April sbuffò, lanciando alla porta ormai chiusa della Palestra un’occhiata cupa: aveva quasi la mezza tentazione di alzarsi e darsela a gambe, in effetti… dopo Astrid sarebbe toccato a Julian e poi sarebbe arrivato anche il suo turno.

 

“Se sono sopravvissuta io, lo farai anche tu… piuttosto non vedo l’ora di sapere che voto hanno dato a Rubinia, considerando la sua scelta audace. Anzi, vado da lei, così le chiedo se hanno reagito e come… buona fortuna, ci vediamo domani sera!”    Brittany rivolse ad April un sorriso incoraggiante, dandole una leggera pacca su una spalla prima di avviarsi verso l’uscita, desiderosa di tornare finalmente in camera sua e poter parlare un po’ con Rubinia.

 

April invece sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli viola e sperando che la compagna avesse ragione… la cosa peggiore era che non aveva idea di come avrebbe reagito all’Arena, se per la Prova di Valutazione era nervosa.

 

                                                                                      *

 

Africa spense la tv, tornando a stendersi completamente sul grande e morbido letto. Fissò lo sguardo sul soffitto bianco della stanza, riflettendo sulla lunga successione di voti a cui aveva appena assistito…

 

La mano della ragazza andò ad afferrare un foglio appoggiato accanto a lei sul copriletto, sollevandolo per leggere quanto aveva precedentemente scritto: si era annotata tutti i voti e rileggendoli aveva potuto constatare che fossero abbastanza nella media…. Pochi avevano preso voti veramente molto alti, e viceversa a nessuno era andata in modo disastroso, anche se Cyrus Dennim se n’era uscito con un semplice 6.

 

Gli unici ad aver preso voti effettivamente alti erano stati Black Hole, con un 11, Rubinia Flaemus con un 10, Aaron Bradshaw che aveva preso il medesimo voto e Sean Thorn con un 9… Caius Gold aveva preso 8, così come Kalem Schweinson, Astrid Walsh e lei stessa.

Quindi erano quelli, da cui si doveva guardare… a meno che non ci fosse qualcuno che si fosse penalizzato di proposito, certo.

 

Africa sospirò, collegando con disappunto che molti tra quelli che avevano preso buoni voti erano alleati insieme… Aaron Bradshaw, Caius Gold, Black Hole e Kalem Schweinson.

 

Ad averla stupita di più era, in effetti, Rubinia: si chiedeva che cosa mai avesse fatto di tanto straordinario per prendere un voto simile… non era stata male nell’Addestramento, ma non a quel livello.

Chissà che cosa aveva fatto, esattamente come gli altri… Probabilmente Astrid si era arrampicata a destra e a sinistra, visto quanto era agile, ma davvero non aveva idea di cosa aveva potuto mostrare Rubinia.

 

Mettitela via Fify, probabilmente non lo saprai mai.

 

 

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Angolo Autrice:

Salve a tutti! Ed eccoci anche alla Prova di Valutazione... grazie mille a chi mi ha mandato le informazioni e, come sempre, per le recensioni.

Questo capitolo è uscito un po' più lungo rispetto al solito, spero che non vi dispiaccia.

Nel prossimo ci sarà ovviamente la Sfilata, ergo: se volete potete mandarmi la descrizione o il link di un vestito particolare, altrimenti mi arrangerò io... Mi servirebbe però che mi diceste di che cosa potrebbe parlare il vostro OC, durante l'Intervista.

Vi auguro una buona Domenica, ci sentiamo al massimo nel prossimo finesettimana con il seguito!

Signorina Granger

   
 
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