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Autore: Grim_KingCobra    08/11/2016    1 recensioni
Tom Marvolo Riddle: l’infanzia, l’adolescenza, la “trasformazione” in Lord Voldemort. Come un bambino dallo strano taglio di capelli diventa il più grande Mago Oscuro che la Gran Bretagna abbia mai visto.
NB: le parti racchiuse da «» sono prese direttamente dai libri di Harry Potter
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
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Pioveva ininterrottamente da tre giorni. Il cielo sembrava più triste e più solo di lui. Tom aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto scomodo e freddo. Stufo, si alzò. La sveglia, rimasta da sola su quel comodino per nove anni, segnava le 5:33. Tom appoggiò la fronte contro il vetro gelido della finestra e guardò Londra attraverso le inferiate. Non era mai stato lì fuori, non sapeva cosa volesse dire stare in mezzo alla gente che freneticamente andava ogni mattina a lavoro e che aveva sempre osservato dalla camerata numero 6. I suoi compagni di stanza dormivano profondamente. Uscì nel corridoio buio senza accendere la luce, l’oscurità lo confortava, si sentiva quasi normale quando nessuno poteva vederlo, giudicarlo o insultarlo. Si affacciò nel cortile e il freddo gli graffiò la faccia arrivandogli fino alle ossa; proseguì e raggiunse la scatola dietro il cespuglio che tanto spaventò Penelope. Andava molto spesso a trovare i suoi serpenti. Il suo strano e insolito rapporto con gli animali non era compreso praticamente da nessuno, gli altri bambini lo avevano preso in giro per giorni quando avevano scoperto che gli portava dei topi. Passò con loro qualche ora e poi tornò indietro, verso la sala grande per fare colazione. Erano già tutti lì. Tom entrò e si sentì inevitabilmente osservato; raggiunse un tavolo quasi vuoto e si sedette in disparte. Sentiva in sottofondo i commenti e le risate dei suoi compagni. Cercò di non esplodere. Sapeva cosa gli altri pensavano di lui, per la maggior parte del tempo non gli importava, ma c’erano dei giorni nei quali non riusciva proprio a passarci sopra. Quello erano uno di quei giorni. Forse per il tempo grigio, forse per le poche ore di sonno, ma quelle parole gli rimbombavano nella testa. “Sei proprio un tipo strano tu” gridò un bambino dall’altro lato della mensa. Gli altri si presero coraggio e iniziarono ad alzare il tono della voce per farsi sentire meglio. “Sei caduto di testa da piccolo?”. “Per forza non hai amici, chi viene a vedere quei serpenti con te di notte?”. Tom strinse i pugni, era il suo modo per provare a calmarsi; ovviamente non ci riuscì. Si alzò in piedi di scatto. Gli altri bambini rimasero paralizzati, aveva gli occhi rosso sangue, sembrava che stesse per scoppiare. Qualcuno continuava a inveire contro lui. Un schianto di colpo e tutti si ammutolirono. Le vetrate enormi della sala si ruppero in mille pezzi, le schegge volarono ovunque e caddero al suolo frantumandosi. I bambini spaventati corsero via. Urlavano tutti, tutti tranne Tom. Lui rimase sconvolto da ciò che era riuscito a fare, fino a quel momento la sua rabbia si era manifestata con al massimo qualche bicchiere rotto, ma questa volta era riuscito a distruggere l’intera sala. Tra la folla impaurita intravide lei. Penelope era immobile, in piedi, dritta davanti a lui, lo fissava con uno sguardo a metà tra la paura e la sorpresa. Conosceva la sua diversità e, a parte l’incontro con i serpenti, questo non l’aveva mai turbata più di tanto. Sentiva che doveva fare qualcosa, che toccava a lei proteggerlo anche da se stesso. Un forte rumore di passi veloci la fece sobbalzare. Si precipitò da Tom, lo prese per un braccio e lo portò via. Corsero lungo i corridoi deserti, non sapendo dove andare. Voltarono l’angolo e si chiusero nello stanzino delle scope, nessuno entrava mai lì, faceva paura quel posto. “Tom?” chiese lei con la voce rotta da un singhiozzo. “Non volevo, lo giuro. Loro. Pen li hai sentiti? Continuavano a dire…”. Non aveva mai parlato così velocemente in vita sua, per la prima volta era davvero spaventato dall’unica cosa che poteva fargli paura, se stesso. “Lo so cosa dicono, ma tu non devi ascoltarli, lasciali stare” non riusciva più a trattenere le lacrime. “Ti sei spaventata?” chiese lui. Gli importava davvero questa volta. “Io no, ma tutti gli altri si” mentì lei “come hai fatto?” “NON LO SO!” in realtà non voleva urlare. Un rumore improvviso li distolse dalla conversazione. All’urlo di Tom due scope caddero per terra. Nessuno le aveva toccate. Penelope indietreggiò. “No Pen aspetta, io, io… non volevo farlo, lo giuro” stava perdendo il controllo e non sapeva il perché. “Lo so che non sei cattivo Tom, ma fai di tutto per sembrarlo” disse lei e uscì. Tom rimase nello stanzino per tutto il giorno. Non voleva uscire. Non voleva vedere e parlare con nessuno. Sperava di addormentarsi e svegliarsi nel suo letto, con la pioggia battente e la sveglia ferma alle 5:33.
   
 
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