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Autore: LaCantastorie    12/11/2016    0 recensioni
Francia, primi del Cinquecento. Nel baronato di Istres, un giovane rimatore compone una ballata in onore della fanciulla che ama: senza saperlo, con quei versi segnerà il suo destino...
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Non ci poteva credere.
Nonostante avesse fatto di tutto per allontanare da sé quel poeta idealista, eccolo tornare ancora una volta alla ribalta, con nuovi versi e nuove rime pronte a focalizzare l'attenzione dell'intera Istres su di lei, la principessa del castello, la regina del baronato, la damigella più graziosa del creato...
"La sposa fedifraga di un uomo che ha scelto di venerarla come una dea, a patto che la sua dea non sfugga alle catene".
Avevano un patto: un patto legato ad una porta chiusa, l'unica stanza alla quale le era negato l'accesso; così come a lei non era concesso oltrepassare quella soglia, nonostante fosse la baronessa della tenuta, a lui non era permesso averla al fianco durante la notte, dal tramonto al sorgere del sole, perché anch'ella avrebbe avuto un posto in cui rifugiarsi fino a che non avesse infranto il divieto che riguardava quell'uscio sigillato così segretamente... Isobel rabbrividì, ricordando le sensazioni orribili che aveva provato nell'attraversare quell'ala del castello: il clima che vi si respirava era opprimente, spettrale, ogni elemento architettonico congiurava con il vicino per spaventare e cacciar via chiunque vi si addentrasse. La servitù non metteva mai piede in quei corridoi, mentre il barone aveva preso a frequentarli molto spesso, negli ultimi tempi.
"Chissà chi altri starà torturando, lì dentro", si chiese, stringendosi la testa fra le mani e soffocando ogni accenno di preoccupazione per il destino delle vittime del marito. Viveva nel lusso, ma avrebbe rinunciato a qualsiasi comodità pur di poter scappare... Di potersene andare con Bastien, lontano da quella prigione! Se nemmeno lei credeva di avere qualche possibilità di riuscita, pur con la sua relativa libertà di movimento, le speranze degli abitanti di quelle sale gremite dai ragni e dalle ombre erano inesistenti.
<< Eletta, accompagnami al mercato >>, sussurrò, e lasciò appena che la dama di compagnia le gettasse sul capo un leggerissimo foulard, prima di uscire.

La mattina era frizzante: l'aria le accarezzava il viso senza infastidirla, ma non era uscita per il semplice piacere di respirare quella brezza; cercava qualcuno, qualcuno che aveva deciso di affrontare viso a viso, stavolta.
"Vuoi la mia attenzione? Mostrati, allora, sciagurato di un cantore..."
Finalmente, adocchiò una figura sorridente e spensierata, più allegra del solito: gli ultimi versi che aveva scritto, infatti, gli avevano fatto guadagnare un discreto gruzzoletto... alle sue spalle. Poco male: si diresse spedita verso il giovanotto, quasi incurante delle proteste di Eletta, che non riusciva a tenerle dietro tra la calca.
<< TU! >>, urlò, facendo sussultare Guillaume: passandogli accanto, gli afferrò un braccio e lo tirò in disparte, facendo attenzione a non scostare troppo il foulard dal viso; lo trascinò in un vicoletto che si apriva sulla sinistra, mentre finalmente la dama di compagnia li raggiungeva.
<< Eletta, controlla che nessuno ci disturbi >>, le ordinò, rivolgendo di nuovo lo sguardo d'ambra verso il poeta.
<< Ti racconterò una storia, bardo. Ti racconterò una storia che starai a sentire molto attentamente, e che non scriverai mai, sono stata chiara? >>
Basito, il giovane annuì con foga, spaventato dall'espressione irata della sua musa: con un sospiro, quest'ultima si tranquillizzò, iniziando a parlare.

   
 
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