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Autore: AlexiaKH    12/11/2016    3 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 7: Scambio di favori.
 
Il sole le stava accecando la vista. Tutto quel tempo in ospedale non le aveva di certo fatto bene, si sentiva debole per la mancanza di ferro, aveva perso la sopportazione per le alte temperature e non riusciva a sopportare l’eccessiva luminosità del sole, tipica delle ore più calde. Quella mattina tutto si sarebbe aspettata tranne il prelievo da parte di due ninja, che annunciavano che era appena stata dimessa, sotto ordini del Kazekage stesso.
Venne portata in una zona isolata all’interno del Villaggio, dove vi erano passaggi sotterranei per entrare all’interno della parete rocciosa che delineava il confine. Un luogo ben sorvegliato, almeno lì, notando l’alto numero di ninja di guardia nella zona. Una volta entrata, venne accompagnata in una stanza e fatta accomodare, dicendole che quella sarebbe stata la sua stanza, per poi chiudere la porta. Yui, che per tutto il tempo era rimasta in silenzio, lasciò andare un sospiro e si guardò intorno, era chiaramente agli arresti domiciliari, avvertendo la presenza dei due ninja in corridoio, e la stanza non aveva alcuna finestra. Una sorta di bilocale, con una stanza che faceva sia da sala/camera da letto e cucina e l’altra faceva da bagno. Niente di lussuoso, ma abbastanza per vivere in maniera decisamente più comoda, rispetto alla grotta dove si era stabilita nello scorso mese. Le nozioni di sopravvivenza di suo fratello le erano stati utili, ma un divano letto era decisamente più confortevole di un freddo pavimento roccioso. Si accomodò proprio su quest’ultimo, cominciando a frugare tra le tasche dei vestiti che i ninja, prima di lasciare l’ospedale, le avevano restituito: c’erano solo il suo portafoglio, senza segni che mancasse qualcosa, e le lastre di ferro. Il resto l’era stato sequestrato, dalle carte bomba fino al rotolo di suo fratello… ovviamente, le sarebbe stato strano il contrario. Cercò di guardare il lato positivo: aveva ancora le lastre di ferro, che subito assorbì all’interno del suo corpo, per recuperare le forze necessarie per non sentirsi debole. Probabilmente avevano pensato che fosse del semplice materiale di riserva in caso di danneggiamento arma, quindi niente di pericoloso senza gli attrezzi del mestiere e una fonte di riscaldamento. Peccato che a lei non servisse niente di tutto ciò. Un’altra leggerezza sulla sicurezza.
Il suo sguardo all’improvviso venne catturato da un rotolo sul tavolino di fronte al divano, e non esitò a prenderlo ed aprirlo. Per prima cosa lesse la firma del mittente: il Kazekage.
 
Poiché sei un testimone chiave, non potevo lasciare che te andassi in giro per il Villaggio liberamente senza adeguate misure di sicurezza. Per quanto necessaria, sono comunque mortificato nell’obbligarti in questa reclusione. Per quanto tu sia determinata a lasciare il Villaggio, ti chiedo… ti obbligo ad accettare il posto dove ti trovi ora come casa tua, un luogo dove potrai sempre fare ritorno finché non perderai la via dei ninja.
Dal tuo atteggiamento, sono consapevole della tua forma di pensiero riluttante nei confronti del mio Villaggio e, probabilmente, anche nei confronti di tutti gli altri Villaggi, ma ti consiglio di non sottovalutare il credo ninja che accomuna tutti i grandi paesi.
 
Sabaku no Gaara, Quinto Kazekage.
 
Una lettera breve ma diretta: non le avrebbe permesso di fuggire.
Non basta una lettera con sopra delle belle parole per ottenere la sua fiducia, il Kazekage era davvero convinto di poterla tenere all’interno del suo Villaggio senza contrastare gli Tsukiyo? Ammettendo anche la possibilità che riesca in qualche modo a respingerli, il Villaggio non ne uscirebbe illeso… ci sarebbero state delle vittime e i sopravvissuti come minimo farebbero una rivolta se sapessero la reale ragione della perdita dei loro cari. Potrebbe essere anche la causa di un colpo di stato, poiché il Kazekage perderebbe la fiducia degli abitanti. La lettera parla di credo ninja, ma sottovaluta la volontà e il potere dei civili, oltre al rancore umano… quindi non esiterebbero a rivoltarsi contro il Kazekage e volere la testa di Yui. La paura e la vendetta in massa può essere molto più temibile della tecnica ninja più letale. No, si rifiutava di stare con le mani in mano. La ragazza sospirò, chiudendo gli occhi e immaginando possibili scenari per poter fuggire, per poi far perdere le sue tracce. Non aveva nessuna intenzione di portare sulle spalle il peso di un’altra catastrofe.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, per poi entrare senza aspettare risposta. Yui si ritrovò davanti Temari, che la fissava con uno sguardo impassibile.
“Accomodati pure…” Disse sottovoce la ragazza, cercando di non scomporsi troppo per l’inaspettata e prepotente visita della bionda. Le era sfuggito il suo atteggiamento diretto, e di certo poco educato, ma se dall’altra parte non ci sarebbe stata il rispetto allora avrebbe continuato con il suo vero atteggiamento.
Al contrario, Temari udì quelle parole e la cosa la fece sorridere, non sopportava quelle persone che usavano continui convenevoli a causa della sua posizione, per lei era segno di falsità e le ricordava che tra quei falsi atteggiamenti poteva nascondersi l’intento omicida di assassinare lei o uno dei suoi fratelli, come era successo in passato. Gaara poteva aver guadagnato l’ammirazione del popolo, ma la sua presenza dava fastidio a molti consiglieri.
“Vieni con me.” Disse semplicemente la bionda, ottenendo come risposta uno sguardo perplesso. “Preferisci rimanere rinchiusa qui dentro?” Aggiunse.
Yui non disse nulla, limitandosi ad alzarsi dal divano e seguire la ragazza. Preferiva non averci nulla a che fare, ma ebbe la meglio il suo lato da spirito libero. Inoltre uscendo avrebbe avuto la possibilità di guardarsi intorno e studiare un modo per poter fuggire.
“Non chiedi nemmeno dove ti sto portando?” La chiese la bionda non appena uscirono dalla galleria.
“In verità mi sto chiedendo come tu possa camminare davanti a me tranquillamente.”
Nell’udire quella affermazione, Temari scoppiò a ridere, un comportamento che Yui tradusse come scappa pure, se ci riesci. Era una provocazione ma Yui preferì mantenere il profilo basso, non le andava di lasciarsi sfuggire il minimo indizio sulla sua abilità innata. Doveva essere cauta.
Poco dopo le ragazze raggiunsero la bottega di un fabbro, dove Yui rimase inorridita nel vedere come certe armi erano state forgiate con un’estrema superficialità e poca cura sulle potenzialità di prestazioni di combattimento. Solo guardando da una media distanza un’alabarda, poteva notare come fosse sbilanciata, la lama troppo spessa, e l’asta storta di un millimetro. Se qualcuno l’avesse comprata, l’arma si sarebbe spezzata nel giro di pochi anni a causa dell’asta che non avrebbe sorretto il peso della lama, aggravata con i contraccolpi che avrebbe subito a causa della scarsa capacità di taglio di fronte ad un’una ossatura… ciò obbligherebbe il proprietario a tornare dal fabbro per una riparazione: praticamente una truffa.
“Vedo che la vostra amica ha buon occhio, non voglio vantarmi ma quell’alabarda è uno dei miei migliori lavori.” Disse il fabbro interrompendo l’analisi di Yui. Se questo è uno dei suoi migliori lavori… ora capisco perché in villaggio ci facevamo pagare molto bene per i nostri, e soprattutto per i miei, lavori. Almeno noi avevano il rapporto qualità-prezzo. Pensò guardando con disprezzo l’uomo, che ai suoi occhi era la vergogna di tutti gli artigiani/fabbri.
“Posso sapere che cosa ci facciamo qui?” Disse la mora alla fine.
“Puoi considerarlo uno scambio di favori.” Iniziò a dire a bionda. “Quest’uomo dice che il mio ventaglio è irreparabile.” Quello che tu mi hai rotto con un semplice kunai. Ebbe la sensazione di sentire dalla bionda, attraverso il suo sguardo severo.
Quella volta fu Yui a lasciarsi scappare una risata. “E, fammi indovinare: te ne ha subito mostrato un altro?” Aggiunse cercando di riacquistare la sua compostezza. “Se me lo concedete, ve lo riparo io nel giro di poche ore.”
“Era proprio quello che volevo sentire…” Rispose la maggiore dei Sabaku.
“Ma come ti permetti ragazzina?” Esclamò platealmente il fabbro, rimasto sconcertato dalla scena che aveva appena assistito. “Non è un’arma qualsiasi, proviene dal Villaggio degli artigiani e i loro meccanismi sono estremamente complica…” Non fece in tempo a finire la frase, rimasto ammutolito dallo sguardo tagliente della ragazza.
“Non sono io quella che dovrebbe tacere…” Commentò la ragazza, irritata per la mancanza di compostezza dell’uomo. “Sono perfettamente conscia della precisa meticolosità che adottiamo quando forgiamo un’arma… posso dire con certezza che solo un nostro artigiano potrebbe rompere una delle nostre armi.” E infatti fu proprio quello che era successo con il ventaglio di Temari. “Ma…” Aggiunse per poi spostare lo sguardo sulla bionda. “… non lo farò gratis, del resto non avevi detto che era uno scambio di favori?”
“E’ bello vedere che capisci subito le cose al volo.” Le rispose con uno sguardo soddisfatto, mentre si guardava intorno. “Scommetto che non ti dispiacerebbe avere un motivo che ti permetta di uscire dall’alloggio che ti abbiamo assegnato.”
Yui lesse tra le righe la frase appena udita, era una prova: se era veramente abile come sosteneva, allora avrebbe avuto la possibilità di lavorare… Un lavoro socialmente utile di un carcerato mascherato da favore, di conseguenza non poteva accettare. Avrebbe corso sempre più rischi e avrebbe creato, anche se in minima quantità, uno squilibrio delle risorse belliche tra il Paese del Vento e tutti gli altri Paesi. No.
“Forse non ci siamo capite… Se porto al termine il lavoro, voglio avere udienza con il Kazekage.” Disse alla fine, dopo aver analizzato ogni singola possibilità. Era certa che avrebbe potuto arrivare a un qualche accordo con lui, per poi trovare un modo per sparire e far perdere le sue tracce. Non appena finì la frase, scorse dei leggeri segnali di sorpresa da parte della donna ma, dopo qualche secondo di riflessione, acconsentì. Per Temari era di vitale importanza che il ventaglio venisse riparato.
Dopo uno scambio di battute tra la bionda e il fabbro, alla quale Yui non prestò la minima attenzione, venne condotta nel retro, dove si trovava il ventaglio. Doveva solo fabbricare un altro chiodo per fissare di nuovo tutte le stecche rigide dell’ala del ventaglio. Il fabbro, contrariato, le diede tutto il materiale necessario per la forgiatura e la costruzione dell’oggetto. Temari, ne approfittò per uscire un momento dalla stanza, non sopportando il caldo all’interno del laboratorio. La sua era una mossa presuntuosa, sicura del fatto che la ragazza non sarebbe scappata e ne avrebbe potuto farlo per molto, visto che l’intera zona era strettamente sorvegliata, Gaara le aveva raccomandato di metterla alla prova e ciò ne faceva parte. Yui intuì questa prova di fiducia e decise di stare al gioco, ma faticava nell’ammettere che era rimasta incuriosita dalle intenzioni del Kazekage. Quel ragazzo per lei era indecifrabile e agiva nel nome di principi che Yui né comprendeva e né intuiva, altrimenti avrebbe capito perché tutti questi riguardi nei suoi confronti, ben lontani dal sembrare solo perché era una testimone chiave… da quando si era risvegliata non era mai stata interrogata o torturata nemmeno una volta, solo dei semplici colloqui.
Immersa nei suoi pensieri e dubbi, mise subito a dormire il fabbro assestandogli un colpo dietro alla nuca per poi guardarsi intorno: il metallo che gli aveva dato era scadente, gli attrezzi erano usurati e la fornace era lurida e piena di polvere ferrifera, come il resto della stanza. Si rifiutava di lavorare in simili condizioni, oltre ad esserle impossibile creare un chiodo di qualità che sopportasse il peso delle stecche. Congiunse le mani e fece dei segni, per poi chiudere gli occhi e portare le mani sul pavimento.
“Tecnica della vista ultrasensoriale” Disse alla fine a bassa voce, lanciando dalle mani delle piccole onde chackra che riecheggiassero per tutto il pavimento. Era una tecnica del controllo di chackra inventata da suo fratello, e aveva lo stesso principio degli ultrasuoni che emanavano i pipistrelli per capire l’ambiente circostante. Le onde di chackra andavano avanti finché non si scontravano con un chackra altrui, a quel punto sarebbero ritornate indietro, facendole capire la posizione dell’avversario. Non era ancora in grado di farlo in aria, ci voleva un altissimo livello di controllo, ma grazie alle proprietà del terreno, era più facile farlo via terra. A parte Temari, e tutti i normali cittadini al di fuori della bottega, Yui si sorprese di non rilevare nessun’altra presenza che le costituisse una minaccia.
Era in dubbio se usare lo stesso la sua abilità innata, nonostante l’apparente sicurezza di non essere sotto osservazione diretta in quel momento, e la sua disperata necessità di agire la convinse di farlo. Cominciò a pulire la stanza, raccogliendo tutta polvere ferrifera per poi assorbirla tutta, in modo da poter avere più riserve di ferro possibile nel suo corpo, finendo per rendere il laboratorio immacolato. Successivamente prese il metallo che il fabbro le aveva procurato e, concentrando il suo chacka su di esso, ne cambiò la lega, trasformandolo in un acciaio mille volte migliore della lega originale. Avrebbe potuto assorbirlo e creare il chiodo in pochi secondi, ma era già stato abbastanza rischioso agire in quel modo, per quanto anonimo, quindi si rassegnò ad utilizzare l’attrezzatura di pessima qualità. Iniziò a prendere le misure del foro, e lì notò un dettaglio dell’arma che la sorprese, e rimase a rimuginarci sopra anche mentre cominciò a riscaldare il materiale, per poi lavorarci a mano, come faceva a volte in passato per non perdere l’allenamento nella manualità del lavoro. Temari rientrò più o meno dopo un’ora e rimase sorpresa nel vedere la situazione mutata drasticamente.
“Se te lo stai chiedendo, non l’ho ucciso.” Iniziò a dire Yui, presa nel suo lavoro d’incisione. “Ma comprendimi, non posso mostrare ad uno sconosciuto le tecniche segrete di lavorazione, custoditi da generazioni all’interno del mio Villaggio.”
“Eppure non ti stai azzardando e far dormire anche me” Commentò la bionda, dopo essersi assicurata che l’uomo non aveva ferite e non era pericolo di vita. “Vedo che ti sei data da fare.” Aggiunse toccando la superficie del tavolo, ora completamente pulito.
“Certi cose, se non sei del mestiere, non puoi comprenderle; per questo sono sicura che tu non stia capendo assolutamente nulla di quello che sto facendo. E poi a me piace lavorare in un ambiente decentemente pulito e ordinato.”
“Non hai tutti i torti…”
“Sai, prima mentre prendevo le misure per poter fissare il chiodo nel ventaglio, non ho potuto fare a meno di notare il numero di serie e di come tu l’abbia sempre ben mantenuta, non ho trovato nemmeno un filo di ruggine o di sporco.” Continuò Yui, che subito si lasciò sfuggire un leggero sorriso soddisfatto, come se avesse appena scoperto qualcosa d’interessante.
“E allora?” Rispose seccata.
“Non sono stata io a forgiarla, ma me la ricordo molto bene. Era una commissione che mio padre ricevette dal Quarto Kazekage di persona.” Iniziò a raccontare. “Lui forgiò l’intera struttura, mentre mia madre creò la stoffa rivestita di acciaio da applicare sulle stecche.”
“Non capisco dove tu voglia arrivare.”
“Perché hai voluto che quest’arma venisse riparata a tutti i costi, fino a scendere a compromessi con me? Potevi recarti al paese del Ferro, di sicuro là avrebbero potuto vendertene una di buona qualità, anche se non ai livelli eccellenti come noi artigiani.” La bionda, nell’udire quelle frasi, rimase in silenzio, avendo paura di dire qualcosa di troppo. Aveva ragione, anche se gli artigiani si stavano estinguendo, comunque al Paese del Ferro potevano contare sui loro fabbri e, in un certo senso, la distruzione del villaggio della mora portò molto profitto economico al Paese, che stava approfittando della situazione di difficoltà dell’approvvigionamento delle armi.
“Ricordo che mio padre mi promise che un giorno lui avrebbe messo la stessa passione nel forgiarmi la mia prima arma, come se il lavoro che il Quarto Kazekage che gli aveva commissionato fosse diventato un lavoro personale, in nome della gioia di vedere un figlio seguire le proprie orme.” Disse per poi fermarsi nel suo lavoro d’incisione, dal momento che aveva terminato quella fase. “Ti devo chiedere scusa, ti avevo mal giudicata.” Disse alla fine, ottenendo uno sguardo perplesso da parte della Sabaku. Yui nel vederla fece un profondo sospiro e capì di non essersi sbagliata: quel ventaglio era davvero un regalo che suo padre le fece nella sua infanzia.
“Sabaku no Temari, la maggiore dei figli del Quarto Kazekage, Jonin di alto livello, maestra delle arti del vento, eroina della Quarta Grande Guerra Ninja, eccetera eccetera… si sentono molte storie su di te, sai?”
“Del tipo?” Chiese infastidita, odiava che si facesse cortile sul suo conto, anche se era inevitabile data la sua posizione. Ma quello che veramente la stava facendo innervosire, era l’atteggiamento della mora.
“Che i piani segreti di vostro padre sui suoi figli vi aveva resi dei combattenti formidabili ma anche… presuntuosi e distaccati. Anche se poi tutto è cambiato con l’ascesa del Quinto Kazekage, c’era chi sosteneva che i due fratelli maggiori avessero mantenuto un po’ di quell’atteggiamento e, a prima impressione quando vi ho visti, l’ho pensato anche io.” Continuò a dire Yui. “Ma mi rendo conto di essermi sbagliata… Un’arma rispecchia il suo proprietario, ma in questo caso la tua rispecchia anche il ricordo di un genitore che amavi.” Concluse, mantenendo lo sguardo fisso sulla bionda. Una volta finito di parlare, riabbassò lo sguardo sul chiodo e cominciò a pulirli dalla polvere ferrea, creatasi a causa delle incisioni. Temari rimase di stucco nel sentirla parlare in quel modo, aveva colto nel segno: quel ventaglio è stato uno dei pochi segnali di affetto che suo padre le aveva dimostrato nella sua infanzia, dal momento che era un uomo severo che si aspettava molto dai loro figli, quindi per lei aveva un’enorme valore affettivo. Osservando meglio la mora, l’attenzione e la precisione dei suoi movimenti, capì che anche lei si era sbagliata nel giudicarla. All’ospedale, le aveva ricordato molto Sasuke e temeva che prendesse la sua stessa strada, ma ora aveva davanti una persona completamente diversa… più umana. La sofferenza porta a due vie: una era la via dell’odio, quella che Gaara intraprese quando era giovane, l’altra era quella della compassione e dell’umanità, quella che Naruto mostrò e contagiò tutti… lei compresa. La mora non aveva ancora intrapreso nessuna delle due vie, era intenzionata a vendicarsi ma ancora non aveva perso la sua umanità. Cominciò a capire perché il fratello tenesse così tanto riserbo per lei.
“Direi che siamo pari…” Commentò a bassa voce, senza farsi sentire dall’artigiana, troppo impegnata nel suo lavoro.
 
L’indomani, Yui venne accompagnata nella residenza del Kazekage, direttamente nel suo ufficio. Il lavoro col ventaglio era finito e aveva dettato alla ragazza le sue condizioni: voleva parlare con il fratello, da soli, e rivoleva indietro il rotolo. Sull’ultima condizione si era spinta farlo, visto che aveva smosso la ragazza con il ricordo del regalo che suo padre le aveva fatto. Non si credeva così subdola, ma non esisteva prezzo che non avrebbe pagato per riavere indietro l’unico memento di Ken.
Fu così che si ritrovò da sola con Gaara, ma la sua presenza non le faceva più soggezione, o per via di quello che era successo alla grotta o per via di quello che era successo all’ospedale… o entrambe. Una stanza piena di documenti, messi ordine da alte pile all’interno degli scaffali, delle fotografie dei precedenti Kazekage, dove la sua attenzione si soffermò in particolare sul terzo Kazekage, colui che possedeva l’abilità innata del magnetismo, abilità che si è estinta con lui, ucciso proprio a causa di quel potere e reso una marionetta. Era la foto di un uomo che le ricordava che rischiava di fare la sua stessa fine, ragione per la quale venne tenuta rinchiusa nel suo villaggio.
“Temari mi ha detto che volevi parlarmi.” Disse Gaara all’improvviso, seduto dietro la sua scrivania, svegliando la ragazza dai suoi pensieri. Yui rimise insieme i suoi pensieri, e inchiodò il suo sguardo nei suoi occhi smeraldini, doveva essere determinata se voleva raggiungere il suo scopo.
“Ciò che si dice sulle Terre del Nord, è vero?” Chiese semplicemente. A quella domanda il ragazzo chiuse gli occhi, come un segno di assenso. “Perché non fai niente?”
“Ho già mandato dei ninja per perlustrare il luogo e, se il caso lo richiedesse, eliminare tutti i soggetti pericolosi.” Rispose il rosso, riaprendo gli occhi e inchiodando lo sguardo sugli occhi rubini della ragazza, che possedevano una luce ardente di determinazione. La situazione in quei territori era grave, ma il consiglio aveva deciso di scegliere dei ninja d’elite, e lui non poté fare nulla.
“Non si conclude nulla in queste situazioni, se si sta dietro ad una scrivania a dare ordini e missioni.” Ribatté la mora. “Non intendo stare qui a far nulla, aspettando il giorno che vengano a darmi la caccia, e lo faranno… c’eri anche tu in quella grotta.”
Gaara ricordava molto bene gli avvenimenti della grotta, ed era conscio del fatto che prima o poi i membri degli Tsukiyo avrebbero attaccato il Villaggio, ma non accettava l’idea di dover sacrificare una persona che aveva ancora la possibilità di essere salvata. Non accettava vittime innocenti che potevano ancora salvarsi. “Sei qui per chiedermi di lasciarti andare? Così percorreresti la via della vendetta, andando incontro alla tua fine…”
“Non credo che quello che mi capiterà sia una cosa che ti riguardi…”
“Lo è.” Disse il rosso interrompendo la ragazza, lasciandola sorpresa a causa del suo tono di voce determinato. “Nell’istante in cui abbiamo stretto quell’accordo alla grotta, lo è.”
La farò uscire di qui, ma mi deve promettere che mi lascerà andare, quando avrò onorato la mia parte… Lei si è fidato di me, vorrei fare io lo stesso. Quelle furono le sue stesse parole, se le ricordava molto bene, ma non capiva che cosa c’entrassero in quel momento.
“Non hai ancora onorato la tua parte.” Aggiunse il ragazzo.
“Con tutto il rispetto, Quinto Kazekage, siamo entrambi usciti vivi da quella grotta.” Rispose irritata.
“Ma non ti fidi ancora di me. E’ stata l’unica cosa che ti ho chiesto di fare da quando ti ho portata qui, e faceva parte del nostro patto.” Nell’udire quelle parole, Yui scoppiò a ridere. Aveva veramente un modo contorto nel rigirare le proprie parole, e il potere di persuasione non gli mancava affatto. Ora capiva come avesse fatto a diventare il capo villaggio.
“E’ veramente contorto e subdolo il suo ragionamento, rigirare in quel modo delle parole dette in una situazione disperata…” Disse senza nemmeno pensare se era il caso di esprimere in maniera così diretta quel pensiero.
“Non credo che ci siano molte differenze con quello che hai fatto ieri con mia sorella, intendo andare alla ricerca di crepe o debolezze per poter raggiungere i propri scopi.” Le rispose per poi mostrarle il rotolo del fratello. “E tutto solo per riavere questo. Yui Sasayama, figlia di Yuichiro e Kin Sasayama.” Se c’era una cosa che aveva capito, era che per scendere a compromessi con lei doveva usare il suo stesso linguaggio. A quella affermazione, Yui smise di sorridere… rimanendo sconvolta che avesse scoperto così tanto su di lei. Sudava freddo e temeva che forse avesse scoperto di più. Gaara, che non distolse lo sguardo nemmeno per un secondo, studiò i segnali del suo corpo: era agitata, anche se cercava di nasconderlo annullando ogni possibile movimento del suo corpo, ma non era stata in grado di impedire agli occhi di spalancarsi ancora di più.
“Sei la figlia del penultimo capo villaggio, per questo eri così ben istruita su come governare un villaggio, a osservare ogni possibile difetto di gestione, a tal punto di criticarmi. Yuichiro Sasayama è stato famoso per aver istituito una politica di assoluta segretezza e una sicurezza eccellente per impedire ogni fuga d’informazioni, senza però chiudere le porte del villaggio, per mantenere i rapporti commerciali con gli altri paesi.” Spiegò Gaara. “Mio padre commissionò a Temari la sua prima arma direttamente al capo villaggio e, da ciò che ti sei lasciata sfuggire e dal tuo modo di agire, deduco che tu sia la figlia, o almeno sei stata educata da lui.”
“Così imparo ad essere superficiale…” Già sentiva i rimproveri che gli avrebbe fatto Ken, se fosse stato ancora in vita. Quante volte lui le aveva raccomandato di stare attenta a quello che diceva e, soprattutto, di scegliere con cautela le parole che pronunciava. Involontariamente, Yui con quella affermazione aveva dato conferma a Gaara delle sue supposizioni. Ora aveva un quadro definito su di lei, capendo più o meno che tipo di persona fosse, anche se mancavano alcuni tasselli. L’importante era che non fosse un pericolo o che potesse esserlo un giorno, e ora non aveva più il minimo dubbio.
“Avevi un villaggio, degli amici, una madre, un padre e un fratello; gli Tsukiyo ti hanno privata di tutto, ma non della tua vita e della tua libertà. Posso capire il tuo desiderio di vendicare i tuoi cari, ma non otterrai nulla se t’incammini in una strada suicida. Dovresti pensare prima al tuo futuro, quello che avverrà dopo la distruzione di quel gruppo di assassini.” Disse per poi riprendere il rotolo, alzarsi e mettersi di fronte a lei, senza abbandonare il contatto visivo. La sta sfidando, anzi incoraggiando a prendere la decisione giusta. Da lei non era più necessario più nulla, al massimo solo una lettura della mente ma in quel modo avrebbe perso ogni possibilità di fiducia della ragazza, spingendola alla via della vendetta. Voleva vedere se quella volontà del fuoco, che le aveva visto negli occhi nelle miniere, fosse stata solo una coincidenza o se davvero la possedesse.
Yui, nel vederlo agire in quel modo, rimase ancora una volta sorpresa ma, costretta ad aver alzato leggermente la testa per mantenere il contatto visivo, in qualche modo colse il segnale di sfida, anche se non sapeva decifrare la ragione, e fece anche lei un ulteriore passo verso di lui, finendo per essere così vicini da avere la sensazione di sentire a vicenda i loro respiri.
“E che cosa vuoi che faccia?” Chiese semplicemente, a pochi centimetri di distanza.
Gaara rimase per un momento in silenzio, mantenendo lo sguardo sugli occhi della ragazza: non era stata una coincidenza, lei aveva veramente la volontà del fuoco, quella volontà di caricarsi sulle spalle le speranze e i sogni della gente del suo villaggio. “Voglio che tu inizi a non pensare più in solitaria, allenandoti personalmente.” Rispose per poi allungarle la mano, perché era sicuro che quella che aveva davanti era una ninja con un sacco di potenziale. Forse il suo era un atto di superbia, ma voleva allenarla e portarla sulla via giusta. Quello dei ninja.
Yui finì per accettare. Non seppe bene il motivo, lo aveva fatto quasi inconsciamente: era come se per un attimo tutte le sue intenzioni di fuga fossero sparite, come se, da quello sguardo e da quelle parole, le fosse appena stato trasmesso qualcosa, qualcosa che l’aveva spinta nell’accettare la mano che le stava offrendo, letteralmente. Forse era per via della possibilità di uscire dagli arresti domiciliari, forse era la possibilità di allenamento e recuperare le sue capacità di combattimento corpo a corpo.
Una cosa era certa: quella sfida aveva alimentato ancora di più la sua curiosità nei confronti del ragazzo, perché non capiva che cosa gli stesse passando per la mente con quello sguardo privo di ogni emozione.
Gaara, soddisfatto della risposta, riprese il rotolo dalla sua tasca e glielo porse nella stessa mano che, fino a qualche minuto prima, stava stringendo.







Angolo dell'autrice:

Buonsalve!
Ormai i ritardi sono di routinne, ma cerco almeno di ripagarvi con un buon capitolo. Il mio ritardo è stato causato perchè ho scritto e cancellato molte c+volte il capitolo, non usciva mai come volevo. E' un capitolo che parla molto di Yui, sopratutto nel suo modo di approcciarsi, dopo aver fatto un mese di eremita e un tempo lungo in ospedale. In particolare ho cercato di dare il via a quello che sarà il suo legame con Gaara, che fin dal prologo mi ero sempre immaginata come quelle scene dei film dove si parla di "incontri che ti cambiano la vita", e non intendo nel senso romantico. Questa è una storia di una ragazza che ha perso tutto ed è molto confusa, ha un obbiettivo ma non sa come portarlo avanti, ha chiaramente bisogno di una mano ma allo stesso tempo le è stato insegnato di non fidarsi degli altri villaggi, visto che le persone con abilità innate venivano sempre predate e uccise.  Ha paura, non si fida ma per fare determinate cose non vede altre scelte. In tutto questo c'è anche il suo lato umano e determinato, accompagnato dalla sua curiosità e desiderio di libertà, maturato negli anni di reclusione nel villaggio. E' una situazione contorta a mio parere, per questo ci ho impiegato veramente tanto a scrivere.
Non so voi, ma mi entusiasma molto questo tipo di personaggio, perchè mi chiedo sempre fin dove potrebbe e fin dove arriverà.

Detto questo vi saluto, e chiedo scusa a tutti coloro che non hanno ricevuto risposte nelle recensioni, a breve mi farò perdonare anche per quello!
Alexia
  
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