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Autore: ClosingEyes_    15/11/2016    3 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mi dovevo concentrare, non andava per niente bene, non faceva altro che distrarmi non appena iniziavo a cantare, era una tortura, non poteva chiudersi quella dannata camicia no!.
-Hai una voce bellissima, direi che secondo me un disco può già uscire a breve- si se magari mi dai il tempo di scriverla  la canzone.
-Non credo di essere così brava, non ai livelli di Kagome- figurati, neanche so come ci è arrivata lei che da piccola starnazzava come un'oca.
Sesshomaru si alzò dal divano, venendo verso di me: si era appena messo gli occhiali, e aveva una matita fra le dita,  scrivendo su un foglio delle probabili strofe.
-Hai ragione, non sarai mai al livello di Kagome , perché tu vali molto di più- un momento di infarto seguito da un momento di felicità.
Accennai un sorriso e continuai a cantare la canzone di Cohen, nonostante per me fosse perfetta, Sesshomaru voleva ancora di meglio.
Effettivamente  quella canzone era proprio adatta a me: ogni melodia era una parte della mia vita, dall'intonazione più bassa che era la mia infanzia, a quella più alta che era la mia adolescenza, a quella più calma che era la mia vita da donna.
Quante ne ho passate, anche in quell'accademia, lontana da casa e da i miei genitori che mi mancavano tantissimo ogni giorno.
Avevo molti amici, non sono mai stata da sola, neanche ai miei compleanni, mi facevano sempre bellissimi regali e facevamo festini dentro la stanza e io ero felice di avere un mondo dentro quello quattro mura che sapeva come farmi stare bene.
Ma i momenti bui c'erano sempre, quando ad esempio i professori mi chiedevano se fossi veramente io la sorella di Kagome, poiché non avevo chissà qualche voce da spacca timpano.
Mi hanno sempre buttato a terra la voglia di poter fare di più , mantenendomi su quei maledetti standard di persona normale, senza mai riuscire a dare il massimo per paura di essere giudicata.
Ma adesso, se questa occasione è davvero seria, avrò finalmente la mia rivincita.
-Bene Rin, riposa un po' le corde vocali, facciamoci un thè - ma è proprio premuroso questo demone.
Andai in cucina, d'altronde praticamente attaccata al salottino, e misi l'acqua a bollire per il the.
Di sottecchi vedevo Sesshomaru parlare al cellulare, chissà con chi stava avendo quella discussione così accesa, sembrava proprio che si stesse innervosendo.
-L'azienda è mia, Inuyasha non ci deve mettere piede neanche da morto-.
Staccò la chiamata e si voltò verso me, maledizione ha visto che l'ho sentito, meglio pensare al the.
Sentì i suoi passi, finché le sue braccia non mi circondarono le spalle, allora mi girai, guardandolo in quei bellissimi occhi.
-Io di te non conosco nulla, tu chi sei?- mi sono portata a letto uno sconosciuto.
-Vuoi conoscermi sul serio?- no guarda voglio tenermi un estraneo in casa.
-Si-.
Lo vidi un po' perplesso nel parlare di se, come se non fosse cosa gradita raccontare del suo passato o, forse, non voleva dirmi qualcosa.
-In famiglia inizialmente eravamo solo io e mio padre, successivamente mio padre conobbe una donna, sua attuale moglie, con cui ebbe Inuyasha. Inizialmente eravamo una famiglia di sangue demoniaco puro, poi con l'arrivo di quel mezzo demone , la purezza si è macchiata di un errore enorme secondo me. Da allora io e Inuyasha ci odiamo, ma non odio la moglie di mio padre, Izayoi, non è colpa sua, aveva avuto la possibilità di diventare un demone ma mio padre si rifiutò di praticare il rito.
Mio padre anche lui è proprietario di un'azienda discografica, quella dove lavora tua sorella, io invece mi sono staccato dal nucleo famigliare, creandone una tutta mia e attualmente gli affari vanno meglio da me. Vivo da solo in un appartamento al centro di NY, in un quartiere di lusso, ed è molto più grande di questo. Tua sorella la odio dal primo giorno che l'ho vista per caso mentre andavo da mio padre. È capitato che, essendo fidanzata con quel mezzo idiota, lei venisse a casa per cena, ed era decisamente sgradevole, ma ero l'unico a pensarlo. Sapevo che aveva una sorella, ne parlava ma non tanto, dicendo che tu a confronto eri solo una persona normale e umile e che forse non avresti mai avuto la possibilità di cambiare , stavolta si sbaglia.
Ho avuto molte donne in passato e non ti nascondo che alcune ex mi cercano ancora, ma nessuna mi ha mai preso così tanto come hai fatto tu semplicemente cantando. La mia vera età è di 310 anni, ma all'anagrafe ne ho 31-.
Tutte quelle informazioni mi entrarono nel cervello come tanti proiettili sparati da un machete, ma il colpo più duro da incassare era quello di mia sorella, come si permetteva di darmi della fallita davanti a persone che non sanno neanche chi sono.
Gliel'avrei fatta pagare cara, non la passerà liscia sicuramente, se solo potesse sapere che mi sono portata a letto un demone di centomila volte superiore in tutto rispetto al suo, le faccio vedere io come vengono i cambiamenti.
-Allora mettiamoci d'impegno e lavoriamo su questa cosa-.
-Non ti sei sconvolta sulla mia età?- mica sei così vecchio Sesshomaru.
-Mi piacciono i demoni con esperienza- mi piaci da morire tu.
Ma perché ogni cosa che dico lo eccita da morire maledizione.
Si avvicinò a me, tenendomi fra se e il piano della cucina, sposandomi leggermente i capelli per avvinghiarsi al mio collo, mentre una sua mano mi alzava la gamba prendendomi per la coscia, portandosela ad altezza vita, premendo verso la mia intimità.
-S..Sesshomaru dai non farmi venire voglia- ti prego non farmela venire che poi ti sbatto a terra.
-Sei irresistibile, ti prego vieni a vivere con me- aspetta no, stai correndo troppo.
Lo guardai seria, agitando la testa in segno di un no secco, non mi sentivo ancora pronta, maledizione ci siamo conosciuti da un giorno, abbiamo già fatto sesso e adesso anche vivere insieme ?! Ma no!.
-Accontentati di vedermi qui- ti prego smettila, sto cercando di smorzare questi maledetti gemiti di piacere.
-Lo sai che in preda all'orgasmo potresti cantare meglio?- ma tu guarda questo tipo.
-Potrei, ma non credo che mi concentrerei molto- sorrisi leggermente, era una cosa così buffa pensare che con un orgasmo possa cantare, al massimo quelli che cantano sono i miei ormoni.
Santa pentola del the, grazie per aver fischiato, in questo momento mi hai salvato.
Lo invitai ad accomodarsi sul divano , categoricamente seduto e fermo con quelle sue mani malefiche, e gli portai il thè, sedendomi accanto a lui.
-Allora mi dici cosa è successo per telefono?-.
-Inuyasha ha messo piede nella mia azienda, cercandomi come un dannato, chissà cosa voleva- mi sta liquidando, non va bene.
-E?-.
-Non mi ha trovato e ha chiamato mio padre, ma neanche lui sa dove sono, quindi mi ha chiamato e mi ha avvisato di questa cosa e io mi sono arrabbiato perché quel essere inetto non può mettere piede nel mio territorio se no lo uccido -aggressivo .
-Ma sei sempre così aggressivo?-.
-Solo con lui, lo odio dal profondo di me stesso-.
-Io pure odio mio sorella per quello che mi ha fatto, ma non mi viene la voglia di ucciderla, anzi vorrei che mi chiedesse scusa per come mi ha trattato- ma figurati se quella stupida mi chiede scusa.
-Tu perché sei a Boston?- bella domanda, perché sono qui.
-Inizialmente venni per un colloquio di lavoro alla " Ballet School", ma non mi presero perché non ero una di quelle mazze di scopa da mettersele fra i denti. Sono di Osaka, penso si senta dall'accento, poi ho deciso di vivere qui perché mi piaceva il posto, ho scoperto che mia sorella abitava a NY, quindi ho pensato ma sì perché non restare qui, prima che lei mi voltasse le spalle, ovviamente-.
Un momento lui ha detto che abita a NY, allora perché è qui?.
-Ma tu perché sei qui se abiti a NY?- voglio proprio sentirla questa.
-Sono venuto per colpa di tua sorella, ma credo che invece ha fatto più che bene a portarmi- ma poi dovrai andartene, non è così?.
-Mi lascerai quindi, sono solo un'avventura provvisoria-.
Mi chiusi a cofanetto nelle mie gambe, poggiando la testa sulle ginocchia e coprendomi la faccia con i capelli: non ero pronta ad un altro abbandono, ora che finalmente stavo bene, sarei restata di nuovo sola, senza nessuno, con il mio solito lavoro.
-Per questo volevo portarti con me, ma se non vuoi venire , significa che ogni fine settimana verrò da te, se mi vuoi ospitare e faremo qui le prove, poi quando sarà il momento ti porterò in azienda-.
Ogni fine settimana sarebbe venuto qui a Boston? Solo per me? Sono così importante da farsi le ore in macchina e venire a trovarmi?.
Quindi non sto sognando, è tutto vero, io sono impegnata con lui, lui lo è con me, lui ci tiene, non sono più sola!
Gli saltai al collo felice, con qualche lacrima ribelle che mi solcava le guance, nessuno è come lui ne sono certa, almeno per me farebbe di tutto.
-Grazie mille Sesshomaru- lo guardai intensamente negli occhi e lo baciai, facendomi trasportare dalla sue mani sulla mia schiena.
-Continuiamo ora,  forza- si Sesshomaru, hai ragione, troppa pausa.
Passammo da Cohen a Bleeding love, poi ancora a Girl on Fire, poi a Mama Knows the best, insomma c'era così tanta musica in quella stanza che il silenzio non sarebbe più esistito, infatti mi sorpresi che i miei vicini non fecero per nulla storie come loro solito.
Guardai l'orologio ed erano le otto e mezza di sera, caspita si era fatto davvero tardi.
-Rin devo andare- no Sesshomaru, ti prego resta con me.
-Devi per forza?- per favore no.
-Si Rin, stasera c'è una festa di gala in maschera  dove partecipa anche tua sorella, se no ti avrei portato con me- quindi stasera stavo da sola.
-Va bene, portati le chiavi però-.
-Perché mai?- cosa vuoi che ti dica Sesshomaru.
Questa è diventata anche un po' casa tua, perché hai riempito gli spazi vuoti, l'hai resa completa, hai cambiato il mio stile di vita, questa porta sarà sempre aperta per te, perché infondo ripeto, questa è..
-Questa è diventata anche un po casa tua-.
Mi sorrise, con quei sorrisi da sbruffone, ma decisamente dolce.
Si ricompose di ciò che aveva tolto e quando si mise la giacca venne vicino a me, prendendo la borsa e poggiando la mia testa sul suo petto.
-Torno a casa stasera, tu riposa tranquilla, sentirai la porta-.
Sgranai gli occhi: la delicatezza del suo sussurro era una delle migliori melodie che potessi sentire, è una delle sensazioni migliori sentire " torno a casa stasera", non lo avevo mai provato sulla mia pelle, mi limitavo a vederlo nei film e basta.
Alzai lo sguardo e in punta di piedi gli diedi un bacio casto ma sincero, come se gli avessi detto non fare tardi.
-Ah Sesshomaru- prima che te ne vai, ti striglio per bene.
Mi avvicinai a lui con fare sensuale, se mai ci fossi riuscita, e lo tirai per il colletto della giacca possessivamente.
-Se ti guardi tutte le donne la dentro e osi fare apprezzamenti, quando torni a casa non ti aspettare niente- lo sussurrai ad un centimetro dalle sue labbra, per poi baciarlo di nuovo, ma stavolta lui mi prese per i glutei , si chiuse la porta alle spalle e mi ci sbattè dentro, guardandomi con occhi vogliosi.
-Fai di nuovo così e ti sbatto a terra davanti a tutti, te lo giuro- il suo sospiro era sempre più pesante, quanto mi piaceva farlo eccitare.
-Vai caro o farai tardi- scesi dalle sue forti braccia, per poi aprire la porta.
Mi guardò sorpreso e soddisfatto, mi posò un bacio prima sulla fronte e poi sulla labbra, andandosene con le mie chiavi in mano, segno che sarebbe tornato.
Non appena chiusi la porta, scivolai al suolo, accaldata dopo quello che era appena successo: non avevo fame, non avevo sete, non avevo voglia di guardare la TV , avevo solo voglia di lui.
Mi preparai un panino con il formaggio, pomodoro e basilico, un calice di vino e via sul divano con la mia fedele coperta; accesi la televisione ma niente mi interessava granché, finché non trovai un canale che parlava proprio di quella serata di gala in maschera .
-Buonasera a tutti e benvenuti al " Vip Channel": stasera parleremo del famoso gala in maschera  che si terrà alla villa " Margot", presto intervisteremo molti personaggi famosi, restate con noi!- e chi si muove, sarete il mio occhio di Sauron.
C'erano un sacco di modelle bellissime, con abiti costosissimi e preziosi, contornati da pietre importanti, come ad esempio diamanti, e accompagnate da altrettanti modelli.
Arrivarono numerose macchine , finché finalmente non vidi scendere Sesshomaru dall'auto, insieme a suo padre e Izayoi, successivamente Inuyasha e Kagome.
-Sesshomaru No Taisho mi scusi, lei è senza accompagnatrice? Come mai?- chiese la giornalista.
-Chissà, forse la mia accompagnatrice verrà a breve-.
Un momento, come la mia accompagnatrice verrà a breve, ma che cavolo significa, che mi nascondeva quel bastardo, non si scomodasse di tornare a casa che lo ammazzo vivo, sta con me e poi ha la sua peripatetica di turno? Ma tu guardalo!
Bussò il citofono e andai a rispondere arrabbiata come una iena.
-Chi è che mi disturba!!-.
-Ehm Signorina Futokami, vengo per ordine del signorino No Taisho, sono Miyoga, posso salire? Devo consegnarle una cosa-.
Ecco per farsi perdonare mi corrompe con i regali, non funziona così con me, maledetto!
Aprì il portone e feci salire questo suo servo e non appena aprì la porta lo vidi con una scatola enorme insieme a tante altre piccole.
-Aspetti l'aiuto così si farà male!- presi alcune di quelle scatole e le portai dentro.
-Signorina ha precisamente un'ora per prepararsi, io l'attendo giù- ma cos voleva dire, perché dovevo prepararmi!
-Ma io non capisco-.
-Il signorino non l'ha avvisata? Deve andare anche lei al gala in maschera , su forza faccia presto!- vidi quel servo uscire fuori di casa per attendermi giù.
Ma quindi ero io la sua dama, quindi quando ha detto che non potevo andare stava mentendo, maledizione ma dirlo prima così evito di fare le corse!.
Aprì le scatole in camera da letto e rimasi innamorata da ciò che avevo appena visto con i miei occhi: un abito blu scuro come la notte, lungo fino ai piedi, con una morbida scollatura contornata da delle rose in seta, poi in un'altra scatola degli orecchini di Tiffany a cuore, in un'altra un bracciale Tiffany , in un'altra una collana Tiffany con il diamante e poi nell'ultima scatola c'era una maschera nera di pizzo insieme ad un fermaglio di brillanti.
Era tutto decisamente bellissimo, e grazie al cielo avevo anche le scarpe adatte, l'unico regalo che mi sono fatta sono state le scarpe di Prada nere di camoscio.
Per poco non piangevo, notando che sotto al vestito c'era un bigliettino:
" stasera sarai la mia dama in maschera, sarai bellissima, ti aspetto, spero che tutto ti piaccia".
Stretto e conciso, ora era il momento di prepararsi: mi feci una doccia veloce, lavando anche i capelli, per poi asciugarli leggermente mossi e legarli con il fermaglio, facendo scivolare qualche ciocca lateralmente al viso.
Poi mi truccai molto leggera, un filo di matita, un po' di mascara per non sembrare una mezza dormiente, un rossetto rosso scuro che mi fece stranamente le labbra più grandi e un po' di rosa sulle gote.
Poi misi tutti quei bellissi gioielli che mi aveva regalato il mio principe , mi sentivo molto cenerentola: la collana Tiffany era aderente al collo, contornata di diamanti costosissimi, il bracciale uguale , coordinato alla collana, solo gli orecchini erano modesti e meno male.
La borsetta era una semplice pochette, di Prada, piccolina giusto da mettere chiavi e cellulare e forse il rossetto.
Misi le scarpe, un po' di profumo Chanel, presi il cappotto dello stesso colore del vestito e scesi giù , chiudendo la porta a chiave.
Entrai in macchina e l'autista mi guardò sorpreso, effettivamente neanche io mi ero resa conto di quanto fossi bella.
-Il signorino No Taisho ha proprio buono gusti-.
Arrossì a quel complimento e guardai fuori dal finestrino: quella nevicata era decisamente bellissima, come lo sarebbe stata quella serata, dovevo solo stare attenta a non farmi riconoscere da Kagome.
Quando arrivammo, l'autista mi invitò a lasciare il cappotto in macchina, poiché saremo tornati con quella a casa.
Feci come aveva detto ed uscì anche io sul red carpet , attirando l'attenzione di tutti i giornalisti.
Mi limitai a sorridere e proseguì dritto verso l'ingresso , vedendo intorno se trovavo Sesshomaru.
Stava parlando con delle donne di alta classe, si vedeva lontano un miglio, avevano anche delle belle maschere, ma io ero la più bella perchè questi doni ma li aveva fatti Sesshomaru.
Come se sentì il mio profumo, si voltò nella mia direzione, restando colpito, tanto da sgranare gli occhi.
Chiese il permesso a quelle donne di andare,prendendo un calice di vino in più e avvicinandosi a me con il suo fare elegante.
Stavo andando a fuoco, sul serio mi sentivo cenerentola, ma cosa è successo in due giorni?.
-Sei bellissima, sembri una dea- mi disse porgendomi il calice.
-Tutto grazie a te, sei stato davvero gentile, non dovevi- si che dovevi.
-Sei tu che hai valorizzato con questa tua bellezza fulminante-.
 -Come mi devo comportare?- non sono mai andata e feste così importanti, mi sento a disagio.
-Innanzitutto, se vediamo Kagome, non parlare , dirò che sei francese, sai parlare francese giusto?- ma certo anche tedesco adesso.
Ringraziasse che per il lavoro che faccio sono costretta a conoscere bene molte lingue, se no col cavolo che parlavo francese.
-Si, te l'ha detto Kagome vero?-.
-Si e per fortuna lei non lo parla, mio padre parla anche francese ma con lui puoi dire chi sei, ovviamente in privato. Poi cerca di essere rilassata, ci sono io con te- sono rilassatissima proprio, non vedi?.
-Questo vino è ottimo- Rin per favore solo un bicchiere che poi vai sotto di brutto.
-Più di tanto non ne berrai, voi umani non reggete bene l'alcol- ma dai non lo sapevo.
Da lontano vidi una giornalista e venne verso di noi molto velocemente , bloccandosi davanti a Sesshomaru.
-Ah Sesshomaru è questa la tua donzella, come ti chiami cara?-.
E adesso che faccio, Sesshomaru aiutami.
-Lei non parla americano, è francese, non capisce, comunque si , è la mia dama-.
Si limitò  a liquidarli così, portandomi via dalle grinfie di quei succhia notizie e scoop.
Ma non finì qui: incontrammo coloro che avrei tanto voluto evitare di incontrare  per tutta la serata , ovvero mia sorella e la famiglia di Sesshomaru.
-Sesshomaru ma chi è questa bella donna, è così misteriosa- si vedeva lontano un chilometro che a Kagome il vino già era andato alla testa.
-Lei è francese non capisce la nostra lingua- ecco ora se mi chiede come mi chiamo siamo a posto.
Un momento, posso usare il mio secondo nome, tanto figurati se se lo ricorda.
-Come ti chiami cara?- mi chiese in francese il padre di Sesshomaru.
-Airya- dissi.
Vidi lo sguardo di Kagome diventare sorpreso, chissà forse non era abituata a sentire quel nome.
-Ti chiami come mia sorella allora, solo che tu sei più fortunata di lei a quanto pare- feci finta di non capire e cercai di contenere la rabbia.
-Kagome sei fastidiosa, Inuyasha portala da un'altra parte, mi sta snervando decisamente troppo-.
Inuyasha dovette fare come aveva detto il fratello, se no ci sarebbe stato un omicidio in quel momento, stava davvero esagerando a trattarmi in quel modo, prima o poi gliel'avrei fatta pagare.
Sesshomaru mi portò in una sala a parte, chiudendo la porta.
Era una specie di studio con una biblioteca dietro, un caminetto e del rum su un tavolino d'argento.
-Tra un po' verrà mio padre per parlare di lavoro, ma prima..-.
Si avvicinò mettendomi una mano sul fianco e con l'altra mi tenne una mano. Lentamente si abbassò sulle mie labbra, posandomi un bacio degno di un principe.
-Scusate vi disturbo?- guarda se proprio adesso doveva entrare il "paparino".
Mi scostai da Sesshomaru, abbassando timidamente il capo per sorridere, era davvero buffa quella scena.
Sesshomaru non sembrò infastidito dall'entrata del padre, dunque fece chiudere la porta e si accomodarono sui divanetti, pronti a sorseggiare quel ottimo rum e discutere di affari.
-Prego signorina si accomodi anche lei, se vuole può togliersi la maschera- devo ammettere che il padre sa parlare bene francese.
-La ringrazio, ma la maschera la indosso, non è un capo accessorio, fa parte di me- non sapevo se potevo mostrare la mia vera identità con lui, meglio restare in incognito.
-Mi levi una curiosità signorina Airya, ma questo accento francese è vero? Mi sembra che lei abbia più un accento orientale- maledizione, ci devo ancora lavorare sull'accento.
-Faccio un lavoro che sono costretta a conoscere più lingue, spesso confondo gli accenti- ti prego "beviti" questa bugia.
-Padre parliamo di affari- Sesshomaru finalmente, non ce la facevo più.
Passarono le ore e io volevo uscire a prendere un po' d'aria, dunque chiesi a Sesshomaru se potevo uscire e lui acconsentì , ricordandomi di stare attenta.
 Innanzitutto necessitavo di andare in bagno per aggiustami un po' il trucco, quel rossetto andava rinfrescato un po', quindi chiesi gentilmente dove fosse la toilette, usando il mio francese.
Quando entrai mi misi subito all'opera con il rossetto: mi compiacevo della figura che avevo davanti, una bella donna, misteriosa, strana, brillante di notte e di giorno invece opaca, nobile di notte, umile di giorno.
Si aprì la porta e per mia sfortuna entrò Kagome, ti prego fa che non si accorga che sono io.
-Ei Airya, sei da sola?- ma ha capito che parlo solo francese.
Mi limitai a sorridere, facendole capire che non parlavo la sua lingua.
-Dimenticavo, tu non parli americano, parli solo francese- vedo che infondo non sei così stupida.
-Bene parlerò io allora: il tuo nome ha origini orientali lo sai? È il secondo nome di mia sorella, il primo nome è Rin- si guardava allo specchio , con gli occhi stanchi.
-Io e lei non abbiamo mai avuto un bel rapporto, tutto per colpa mia. Pensa che l'ho fatta una pezza anche davanti ai parenti del mio ragazzo, sono proprio perfida, ma sai, devo difendermi da tutti, fidarsi di nessuno mai- neanche di chi è sangue del tuo sangue dunque.
-Però mi dispiace che lei si senta così , delusa e ferita da sua sorella che dovrebbe essere il suo punto di riferimento-.
Credetemi se è la prima volta che la vedo piangere in un bagno di una super villa piena di gente con i soldi; sorrideva e piangeva, mentre metteva il suo solito rossetto rosso, non è mai cambiato negli anni, sempre lo stesso colore.
Le tremava la mano, tanto da non riuscire più a metterlo, allora mi venne l'istinto di sorella e l'aiutai, sfiorando le sue labbra dolcemente con la punta del rossetto, da destra verso sinistra e poi al contrario.
Restò stupita, non credeva ai suoi occhi.
-Perché fai così?- me lo chiese in una lingua diversa, era la nostra, quella orientale.
Volevo risponderle ma non doveva capire, feci finta di non sentirla.
Le asciugai la lacrima solitaria con il fazzoletto di cotone ricamato che mi diede Sesshomaru, poi scappai fuori dal bagno prima che iniziassi a piangere anche io.
Ero decisamente scossa da quella conversazione e dalle sue lacrime, infatti il mio viso era provato , nonostante la maschera.
Sesshomaru mi vide e subito si preoccupò di me, sfiorandomi la guancia.
-Rin, tutto bene?-.
-Si Sesshomaru tranquillo, ne parliamo dopo- gli diedi un bacio casto e sorrisi.
-È arrivato il momento di ballare mia Cenerentola, mi concede questo ballo?-cosa, aspetta io non ho mai ballato il lento, maledizione no, ho paura di fare una figuraccia.
-S..Sesshomaru io non ho mai ballato il lento, nessuno me lo ha insegnato-.
-Te lo insegno io, tu fai quello che ti dico- era una pessima idea me lo sentivo, ma non potevo protestare.
Mi prese la mano e andammo al centro della sala: lui fece l'inchino e anche io , meno male che ho visto film dove ballavano elegantemente, poi posai la mano sulla sua spalla l'altra intrecciata con la sua.
Sussultai leggermente quando sentì la sua mano sul mio fianco, infatti lui mi sorrise, come se avesse gradito quella reazione.
Iniziò la musica e lui mi guidò dolcemente, senza farmi venire le ansie di non riuscire ad imparare a ballare: era come dondolare su se stessi, in preda ad una bellissima ninna nanna, poi fra le braccia del mio principe, cosa volevo più?.
-Vedi che sai ballare?- mi sussurrò all'orecchio.
È grazie a te se sto danzando in questo modo così libero come una farfalla, mi fai sentire la donna più fortunata del pianeta, mi fai volteggiare come una piuma e sento chiaramente il vestito svolazzare ad ogni mio movimento.
-Devo migliorare- sono comunque un po' tesa, con tutti quei occhi addosso.
-A casa faremo pratica- io direi faremo pratica anche su altro.
-Dimmi un po', vuoi parlarmi di qualcosa?- aveva ormai capito che c'era qualcosa che non andava.
-Kagome ha ammesso che mi trattava sempre male, ma non capisce perché fa così, e dopo anni l'ho vista piangere- già, mi ha sorpreso questa cosa, l'ho vista e definita sempre una dura, una senza cuore che pensa solo ai fatti suoi.
-Come ti senti?- male, molto male.
-Non proprio benissimo ma ci provo, vorrei andarmene a dir la verità- voglio andare a casa mia, non mi va di stare qui neanche un minuto di più.
Sesshomaru elegantemente  uscì dal centro della sala, portandomi dolcemente fuori, al di là di tutti quei corpi danzanti e chiamò l'autista.
-Andiamo a casa Rin- si Sesshomaru, andiamo a casa.
Prima che potessi mettere il piede in macchina, sentì una voce femminile chiamarmi a squarciagola.
-Airya!! Il tuo vero nome è Rin, rispondimi!- non mi fermai, entrai in macchina, senza voltarmi a guardarla, ignorai quella voce starnazzante, come ho fatto per anni.
Per tutto il tragitto guardai fuori dal finestrino, quella nevicata non smetteva di essere forte ed io stringevo la mano di Sesshomaru ad ogni brivido di freddo, nonostante il cappotto pesante.
Non riuscivo a mettere la chiave nella serratura, mi risultava proprio difficile, nonostante Sesshomaru mi manteneva la mano.
-Faccio io Rin- si fallo tu, non so neanche cosa mi prende.
Girò con calma la chiave e mi fece accomodare dentro, spingendomi dolcemente da dietro la schiena, per poi chiudere a chiave la porta.
Mi tolsi la maschera , tornando al  naturale e tornai con i piedi per terra, mi facevano male quei maledetti tacchi.
Tolsi gli orecchini, la collana e il bracciale, ero stanca , stanca di essere una Rin che non sono, tornare alla Rin umile e schiacciata da quella stupida di mia sorella.
-Rin voglio che ti rilassi- come faccio Sesshomaru, come posso mai rilassarmi dopo tutto questo.
-Spogliami, prendimi in braccio e mettimi a letto, così mi rilasso-.
Le sue mani si posarono sulla lunga cerniera del vestito, facendola scendere piano, mentre con i suoi baci dolci mi provocava i brividi di piacere; il vestito scivolò a terra, lui mi voltò e mi prese un braccio , mettendomi il pigiama e poi a letto.
Lo osservai mentre si spogliava ed era bellissimo: iniziò dalla giacca che posò svogliatamente sulla sedia in camera, poi si sbottonò i gemelli e poi i bottoni della camicia, con un'eleganza da fare invidia a David Beckham. 
Le sue bellissime spalle fecero scivolare la camicia fino alla vita, posando poi anch'essa poi sulla sedia.
La cintura, i pantaloni, le scarpe, tutto completamente superfluo per un demone di questa bellezza.
Il suo pigiama era solo un pantalone, beato lui che non aveva freddo, infatti non appena entrò nel letto mi abbracciò forte, cercando di scaldarmi nonostante le mille coperte.
-Non ho mai dormito con nessuno sai?-.
-Neanche io Rin-.
-La prima volta per entrambi allora- voglio che sia speciale.
Mi accoccolai sempre di più , cadendo finalmente nel mio sonno risanatore.
•Mi concede questo ballo, Cenerentola?•
   
 
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