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Autore: JeiBieber_Smile    16/11/2016    4 recensioni
Non tutti conoscono Justin Bieber, ma tutti conoscono The Storm. Riesce a padroneggiare l'aria, l'acqua e la natura con facilità, infondo è stato scelto per poter aiutare il mondo.
Ma cosa pensate farà quando incontra lei, una goffa ragazza dagli occhi verdi, da cui non riesce a stare lontano?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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02. Chapter Two
The Storm.
Chapter Two - "Un passaggio?"

Stupidi compiti. Stupida casa. Stupida contabilità. Stupida pure io che non riesco a fare uno stupidissimo calcolo. Era dall'inizio dell'estate che non facevamo quell'argomento, perché riprenderlo proprio in quel momento e farci una verifica senza nemmeno ripassare? Certo, ero all'ultimo anno.. ma cavolo, un po' di ripasso ci sta sempre.
"Oh.." mi accasciai sui compiti con le mani tra i capelli, non riuscivo a concentrarmi, avevo troppi pensieri per la testa.
"Ti manca la mamma?" mi chiese Mirabelle, guardandomi con quei suoi occhioni grandi. La presi in braccio delicatamente.. se mi mancava? Eccome se mi mancava.
"Sì, tesoro, mi manca tanto." le sorrisi, poggiando il mento sulla sua testa. La cullai piano, odorandole i capelli. Sapevano di fragola, come il suo shampoo della Sirenetta.
"Cosa studi?" chiese ancora, sfogliando le pagine del mio quaderno. Era così concentrata che sorrisi, era curiosa proprio come me. Cercavo sempre risposte, non riuscivo a stare col fiato sospeso per troppo tempo. Per fare un banalissimo esempio, quando cominciavo a leggere un libro lo dovevo finire subito, una volta lessi un libro intero di Nicholas Sparks in una sola notte tanto che mi aveva presa la storia.
"Contabilità, devo fare dei calcoli." risposi a mia sorella, sentendola battere le mani.
"Io sono brava! Mi leggi?" annuii, per poi avvicinarmi al suo orecchio e cominciare a leggere. Sembrava così attenta e così presa, faceva finta di tenere il segno con lo sguardo, infatti osservava il quaderno con molta attenzione.
Leggendo, ricordai anche la spiegazione della signorina Thompson. Diedi a mia sorella una bacio su entrambe le guance ringraziandola, così che andò in soggiorno mentre io finii i compiti. Soddisfatta e stanca morta, posai tutto in cartella e guardai l'orario sul display del cellulare. Erano le sette di sera ed io dovevo ancora fare un sacco di cose. Mi passai una mano sul viso, stanca e scocciata dalla situazione. Però non potevo stare con le mani in mano, dovevo per forza reagire. Per cui scesi di nuovo in cucina e preparai la cena per i bambini, che dovevano andare a letto presto. Mi piaceva cucinare, era il mio passatempo preferito. Il mio, di Ryley e della mamma.
"Bimbi, a tavola!" urlai dalla cucina, per poi fare i piatti e far mangiare i miei fratelli. Lavai e asciugai solo ciò che avevano sporcato, comunque avrei dovuto cucinare una seconda volta per gli uomini di casa per cui non avevo voglia di pulire il pavimento più di una volta.
"Reby, guardi la TV con noi?" mi chiese Alyssia, facendomi spazio sul divano.
"Tesoro, adesso dobbiamo andare a dormire che domani c'è scuola." le porsi la mano che prese dolcemente, per poi salire con i miei cinque fratelli al piano di sopra. Lasciai Alyssia e Breanna nella loro stanza, feci lo stesso con Zackary mentre rimasi con Mirabelle e Jhonny. Entrambi avevano paura del buio, così, non appena si addormentarono, lasciai una lucina a forma di stella vicino la porta d'entrata.
"Reby.." sussurrò Mirabelle, fermandomi sull'uscio della porta.
"Sì?" le chiesi, tenendo la mano sulla maniglia.
"Anche a me manca la mamma." sussurrò ancora, per poi girarsi e addormentarsi. Sospirai, consapevole che la sua mancanza si faceva davvero sentire.
Più che la mancanza, a me struggeva sapere della sua malattia. Rischiava la vita praticamente sempre a causa di quel tumore. La sola idea di perderla per sempre mi procurava un groppo alla gola che non riuscivo a buttar giù nemmeno con un quintale d'acqua. Avevo paura, paura di non poterla stringere, paura di non poter più vedere il suo sorriso. Avevo paura di non poter più cucinare con lei, avevo paura di non poter più ballare con lei. Avevamo solo vent'anni di differenza, era una mamma giovane e piena di vita. Non si meritava quello che stava passando, sopratutto dopo tutti i sacrifici che aveva fatto per crescere me e mio fratello assieme a mio papà.
Non ero pronta a lasciarla andare, non ero pronta a perderla.
Era la mia mamma, e la amavo più di chiunque altro.

Corsi giù, nuovamente in cucina, asciugando una piccola lacrima che era caduta dal mio occhio. Mi rimisi ai fornelli, cucinando per me, Ryley e papà. Sarebbero tornati a breve e dopo una giornata di lavoro avevano bisogno di riprendere le forze. Un po' come me, insomma. Cinque bambini da accudire erano peggio di dieci ore di lavoro continuo, e di straordinario.

Driin. Driin.

Rimasi imbambolata osservando la porta. Ricordi, o più che altro immagini, di qualche ora prima riaffiorarono. Quel ragazzo, Justin, con quegli occhi era riuscito a farmi andare fuori di testa. Charly, poi.. Charly era peggio di una stalker. Aveva idee che non stanno né in cielo né in terra. Voleva che facessi al nuovo vicino un book fotografico, cercando di prenderlo anche mentre faceva la doccia. Cosa al quanto strana, dato che ero solo la sua vicina e non avevo di certo una telecamera a raggi x al posto degli occhi.
Però, chissà che bella visione che sarebbe.
Aggrottai le sopracciglia stupita dai miei pensieri, la sua mania per i ragazzi stava impossessando pure me.
Aprii la porta, venendo immediatamente abbracciata da un Ryley sorridente.
"Sorellina!" urlò, rompendomi un timpano. Meno male che ne avevo un altro.
"Ryley, sono più piccola di soli otto minuti." ridacchiai, stringendolo nell'abbraccio. Mio fratello era un ragazza molto, molto carino. Era alto e slanciato, aveva i capelli marroni né molto corti né molto lunghi e un sorriso stupendo. Se non fosse stato mio fratello, sarebbe sicuramente stato un'ottima preda. "Ciao papà." diedi un bacio a mio padre che, stanco, mi sorrise e mi diede un bacio sulla fronte.
"Ho famissima, cos'hai cucinato?" mi chiese Ryley, sedendosi a tavola e osservando tutti i miei movimenti.
"A voi ho fatto la pasta e come secondo una scaloppina di pollo al limone." feci l'occhiolino a papà, sapevo che la scaloppina era il suo secondo piatto preferito. Infatti mi sorrise.
"Un cena buonissima per una notizia bellissima." si sedette anche lui affianco a Ryley, lo guardai sorridendo mentre aspettavo con ansia una sua risposta.
"E spara!" lo incitò Ryley, dandogli un pugnetto sulla spalla. Papà lo fulmino con lo sguardo, ricevendo in cambio una risatina da parte di mio fratello. Il suo solito.
"Okay, allora.. il mio capo a breve andrà in pensione, così ha deciso di scegliere già da adesso la persona che lo succederà. E indovinate un po'? Suo figlio ha detto che è un imbecille e che non saprebbe dirigere un'intera azienda, così..ha deciso di promuovere me!" esordì, lasciandosi entrambi senza parole. Portai le mani davanti alla bocca e strozzai un urletto, per poi affondare tra le braccia di papà. "Ciò vuol dire che farò, sì, tante ore, ma saranno comunque meno di quante ne sto facendo adesso. Avrò un ufficio tutto mio e sarò io a dirigere tutto. Il mio stipendio sarà più alto e potremmo permetterci una baby sitter, così tu potrai avere più spazio per te." mi sorrise, dandomi poi un bacio sulla guancia.
"Papà, fin quando la mamma non tornerà mi occuperò io dei bimbi. Non voglio che stiano con degli sconosciuti.." mi alzai dalle sue gambe per scolare la pasta e condirla. "Oh, quasi me ne dimenticavo. Sapete che la casa affianco a noi è stata venduta?" chiesi, facendo i piatti.
"Ho sentito qualcosa, ma non essendo mai a casa non ci ho mai fatto caso." Ryley fece spallucce, cominciando a mangiare come se non vedesse un piatto di pasta da ore. Io invece cominciai a scaldare del burro.
"Oggi è venuto un ragazzo a casa, ha detto che è il nostro vicino e che la mamma voleva che andassimo da loro a prendere un caffé." abbassai la fiamma, per poi girarmi verso i due uomini.
"E tu, da sola, hai fatto entrare un ragazzo?" papà alzò un sopracciglio in segno di disappunto, alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia. "Rebecca sai il mio pensiero qual'è"
"Lo so, che con gli sconosciuti non devo parlate eccetera, eccetera, eccetera. Ma ti ricordo che ho diciannove anni, non sono mica stupida che faccio entrare chiunque.." sbottai, poggiando un paio di fette di pollo nell'olio bollente.
"Ma lo hai fatto.." sussurrò Ryley, pensando non lo sentissi.
"Sì, perché Alyssia e Mirabelle hanno cominciato a rincorrersi e Zack e Bre ad urlare. Non potevo chiudergli la porta in faccia, così sono entrata senza pensarci due volte e mi ha pure aiutata con Bre e Zack.. è stato gentile" sorrisi, ricordando il modo in cui quel ragazzo, Justin, era riuscito a far capire a Breanna con calma e tranquillità che non poteva far fare il ruolo della femmina a Zack. Il suo modo di parlare era così calmo e tranquillo.. trasmetteva sicurezza e amore allo stesso tempo.
"Bella imbambolata nel bosco, il pollo sta per bruciarsi" Ryley ridacchiò, notando che mi ero imbambolata a pensare. "Hai già perso la testa? Wow, non ti facevo peggio di Charly." alzai nuovamente gli occhi al cielo, girando il pollo in padella e aggiungendo il succo di limone.
"E comunque, è bella addormentata nel bosco." ridacchiai, prendendo un piatto.
"Fa lo stesso." sbottò Ryley, alzando gli occhi al cielo proprio come me.
Eravamo uguali, completamente. Due gocce d'acqua. Due perfetti idioti, che litigavano e un secondo dopo ridevano come due pazzi.
La conversazione su quell'argomento finì lì, così cominciammo a parlare di altro, come ad esempio il nuovo incarico di papà e la giornata lavorativa di Ryley. Lavorava in un bar quattro giorni a settimana, il martedì, il giovedì, il sabato e la domenica. Il martedì e il giovedì erano i due giorni in cui, data la scarsità di clientela, facevano promozioni per attirare gente e spesso ci riuscivano. Mentre invece, la domenica andava a lavoro giusto la mattina per la colazione, faceva dalle sei alle undici per poi tornare a casa per pranzo.
Gli piaceva il suo lavoro, anche se il suo desiderio era stare più tempo con noi a casa. Sentiva di non fare abbastanza, lo percepivo ogni qual volta guardavo i suoi occhi e notavo quella nota di malinconia dovuta alla mancanza di mamma e dalle conseguenze che ne erano derivate. Lui aveva dovuto abbandonare il ruolo di capitano nella squadra di Hockey della scuola per lavorare, con i compiti e le interrogazioni cercava sempre di dare il massimo anche per il poco tempo e quando stava con i bambini sentiva sempre di dover fare di più per loro.
Nonostante ciò, era un fratello stupendo e un ragazzo dolcissimo. Tutto ciò che faceva lo faceva col cuore e riusciva a svolgere ogni compito sempre al meglio. Amavo questo lato di lui. Anche se stava male, cercava sempre di non dimostrarlo.
Un po' come me, insomma. Anche se stanca, non volevo assolutamente darmi per vinta.
Dovevo farlo per mamma. Dovevo farlo per lei. Per farla stare tranquilla così si sarebbe ripresa presto.
"Domani pomeriggio sono a casa, il mio nuovo turno da capo finirà alle due." sorrise papà, sedendosi sul divano.
"Almeno passeremo un pomeriggio in famiglia." sorrisi dandogli un bacio, per poi cominciare a mettere un po' a posto in cucina e in soggiorno. Insomma, feci quello che potevo, anche perché i bambini dormivano e non potevo fare tanto chiasso. "Che ore sono?" chiesi, disturbando i due uomini che guardavano la partita.
"Le dieci e mezza." sbadigliò Ryley.
"Io vado, bambini miei." papà diede un bacio a entrambi, per poi salire al piano di sopra e andare a dormire. Io e Ryley rimanemmo ancora un po' in soggiorno, guardando la TV.
"Ryley vado anch'io che domani ho un compito alla prima ora." sbadigliai ancora, notando che era passata mezz'ora da quando papà era andato a dormire.
"Vengo anch'io." mio fratello spense la televisione e salì le scale con me, salutandomi non appena arrivai alla mia camera.
Finalmente sola, passai una mano tra i capelli, sentendoli sporchi. Anche se ero dannatamente stanca, feci un doccia veloce e asciugai i capelli. In intimo uscii dalla stanza e andai verso la scrivania, presi un elastico e legai i capelli in uno chignon malandato.
"Dove ho messo il pigiama?" sussurrai a me stessa girando per camera. Poggiai entrambi le mani dietro al collo e chiusi gli occhi cercando di ricordarmi: non era né sotto il cuscino né nell'armadio. Riaprii gli occhi e guardai, istintivamente verso la finestra. Aveva le tende completamente aperte, sobbalzai e le chiusi velocemente prima che qualcuno potesse vedermi.
"Che stupida, ma io l'ho messo a lavare!" sussurrai ancora dandomi un leggero schiaffetto sulla fronte, la mia demenza superava ogni limite possibile e immaginabile. Presi dall'armadio una maglia e un leggins, dato che non avevo altri pigiami.
Piccolo appunto per domani: fare il bucato.
Sospirai, mettendomi a letto. Avevo un sonno pazzesco, ma ugualmente non riuscivo a dormire. Pensavo, pensavo a quel ragazzo, ancora. Lo avevo conosciuto appena poche ore prima, eppure già mi stava facendo impazzire. I perché potevano essere potenzialmente due: o non avevo una relazione da troppo tempo, o quel ragazzo aveva qualche specie di superpotere così da attirare ogni ragazza. Ma anche i ragazzi, credetemi.
Mi rigirai a letto, sperando di dormire. Così cominciai a canticchiare una ninna nanna che spesso mamma mi cantava quand'ero piccola, e in breve tempo riuscii rilassarmi e ad addormentarmi di conseguenza, sognando un paio di occhi color nocciola.

-

"Mi scusi, dovrei uscire adesso." portai il libretto alla vicepreside, nonché anche zia di Charly. Mi sorrise dolcemente, era già al corrente di tutta la mia situazione e spesso dovevo uscire prima per andare a prendere i miei fratelli.  In quel caso, Mirabelle e Jhonny uscivano alle dodici e trenta, a differenza degli altri giorni, che tornavano a casa alle due.
"Ecco a te." le sorrisi, per poi scappar via ed entrare in macchina. Sapevo di dover andare a prenderei bimbi prima a scuola, così invece di tornare a casa a posare la moto avevo chiesto a Ryley di prestarmi la sua macchina mentre io gli avevo prestato la mia Ducati.
Se dovesse rompermela potrei ucciderlo, pensai.
Arrivai all'asilo in poco meno di venti minuti, mancavano giusto dieci minuti e sarebbero usciti tutti i bambini. Decisi ugualmente di scendere, così mi poggiai ad un paletto proprio fuori l'uscita dei bambini.
"Rebecca?" mi girai di scatto corrugando le sopracciglia, trovandomi di fronte quegli occhi che mi avevano assillato per l'intera giornata.
"Hei, Justin." sorrisi imbarazza. "Scusami, non ti avevo visto." abbassai lo sguardo, sentendomi avvampare. Heilà, ciccia? Ti riprendi o devi fare la cretina ancora per molto?
"Non preoccuparti, sono arrivato adesso. Mamma si è approfittata della mia macchina ed io ci ho messo mezz'ora per arrivare da casa a piedi." si grattò il collo, ridacchiai.
"Vi siete trasferiti da poco?" gli chiesi,poggiando le mani in tasca. Idiota, è normale che si sono trasferiti da poco. Li hai mai visti vicino al tuo appartamento? No.
"Sì, veniamo dal Canada. Sai com'è, mamma è stata trasferita e noi ci siamo trasferiti con lei." spiegò, avvicinandosi a me. Bello, almeno cinque metri di distanza che altrimenti mi sciolgo e non. va. bene.
"Ti capisco perfettamente," cominciai, guardando il cancello. "a papà offrirono un posto che proprio non poteva rifiutare e, anche se mamma non voleva, ci siamo trasferiti. Però qui si sta bene, almeno non piove sempre come in Inghilterra." ridacchiai. Brava bimba, continua così e penserà che sei normale. "Aspetti i tuoi fratelli?"
"Mio fratello, Jaxon." disse, nel momento esatto in cui si aprirono i cancelli. Entrai seguita da Justin nella scuola e chiesi dei gemellini, mentre Justin chiese di suo fratello. Una bidella ci disse che stavano giocando nella stessa stanza, così entrammo nell'aula.
"Rebby!" gridarono Mirabelle e Jhonny, saltandomi tra le braccia. Li abbracciai forte.
"Piccole pesti!" li baciai entrambi. Vidi Justin prendere in braccio suo fratello e baciarlo, era così tenero in quel momento che avevo quasi voglia di.. Rebecca, frena gli ormoni. Sussurrò una vocina nella mia testa. "Perché devi sempre rompere?" pensai ad alta voce, ricevendo un'occhiata confusa da parte di Justin. Ecco, vedi? Adesso penserà che sei pazza perché stai parlando da sola. Mi diedi un leggero schiaffo sulla fronte, cercando di far star zitta quell'odiosa vocina, anche chiamata coscienza.
Cambiai le scarpe ai miei fratellini e presi le loro cose, per poi prenderli per mano. "Un passaggio?" chiesi a Justin, che aveva già suo fratello sulle spalle. "Sai, abito vicino a te." continuai, pentendomene subito dopo.
"Molto volentieri." ridacchiò, per poi uscire.

-"Bene, adesso hai uno dei ragazzi più carini che tu abbia mai visto seduto al tuo fianco in macchina. Farai ancora la gallina arrapata o la persona normale?"-
Ottima domanda, Watson.
Ottima domanda. 

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Buonasalve, splendori miei.
Tadaaa! Sono già tornata.
Strano eh? Tanto tempo inattiva, poi due capitoli nel giro di.. tre giorni?
Sì, lo so. La normalità non è il mio forte.

Ma a dire il vero, volevo fare una sorpresa ad una persona che mi ha supportata tanto e mi ha dimostrato il suo amore.
Dato che non è al massimo, avevo pensato di farle una sorpresa.
E inoltre, volevo ringraziare tutte voi per le  visite e le recensioni.
Ultimamente noto che ci sono davvero poche persone attive qui su efp, ma che ne dite?
Provate a dirmi cosa ne pensate?
Ovviamente non vi obbligo mica amorucci c:
Solamente, mi piacerebbe conoscere le vostre idee. Anche quelle contorte, no problem.

Allooora, cosa mi raccontate di bello?
Sono cambiate un sacco di cose da 'Do you believe in love?'.
Prima di tutto, mi sono fidanzata. Stiamo insieme da quasi tre anni ed è anche un po' per questo che non ho più pubblicato nulla,
volevo far capire al mio lui che lo amo da morire dandogli il meglio che posso dargli.
Ma ugualmente, il desiderio di scrivere è rimasto, com'è rimasta la voglia di tornare a rompervi le scatole.
O a farvi compagnia, decidete voi girls. LOL.
Non mi sono dimenticata i tempi d'oro che abbiamo avuto.
Mi mancava troppo la voglia presenza.

Come sempre, ricordatevi che io ci sono per qualsiasi cosa.
In un messaggio qui su efp,
in un DM su Twitter,
io ci sono.
In questi anni ho capito una cosa, non possiamo combattere le nostre paure da sole.
Per cui, come sono stata aiutata io, voglio aiutare chi me ne dà la possibilità.

GRAZIE INFINITE PER AVER RECENSITO IL CAPITOLO PRECEDENTE.
GRAZIE INFINITE A TUTTE VOI.

Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.

Seguitemi su Twitter se vi va (chiedete il follow back c:).
Se volete, qui c'è il mio Instagram (chiedete il follow back sotto una foto).
Se volete leggere la mia prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
E per leggere la mia seconda FF, ecco a voi 'We Can Fly To Never Neverland'
   
 
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