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Autore: serena_sloan    20/11/2016    0 recensioni
Serena ha un sogno: diventare uno dei neurochirurghi più bravi al mondo. Non ha avuto quel che si può definire un passato facile, ma ora è qui, al Seattle Grace Hospital, uno degli ospedali universitari migliori d'America, pronta a specializzarsi e a diventare un chirurgo. Per lei questo è tutta la sua vita, ma che succederebbe se un affascinante dottore che non si è mai innamorato le facesse scoprire che c'è anche molto altro? L'amicizia inaspettata con Alex, George e Izzie la aiuterà a superare le faticose giornate al Seattle Grace, le iniziali incomprensioni con Cristina e l'arrivo di nuovo personale dal Mercy West Hospital, che potrebbe scatenare un vero e proprio inferno. E così Serena, tra tanto divertimento, amore e colpi di scena, vivrà il suo sogno nella Città di Smeraldo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Karev, George O'Malley, Izzie Stevens, Mark Sloan, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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-Ma che cos’è questo buon odorino che viene dalla cucina?- Callie spunta fuori dal bagno mentre stringe l’elastico intorno alla coda di cavallo e sussulta non appena vede i pancakes e le uova strapazzate sulla tavola. Le faccio un bel sorriso allegro e la saluto mentre porto i piatti restanti con il bacon e le patate, cercando di non far scivolare il succo d’arancia che tengo sotto il braccio.
-Oh mio Dio! Oh Dio, Arizona, corri! Vieni a vedere, avanti! Owen sbrigati anche tu! Santo cielo, hai preparato tutto tu?- grida entusiasta la mora afferrando dal piatto una frittella e dandoci un gran bel morso.
Mi metto a ridere e mi pulisco le mani attorno al grembiule:-Beh sì, mi sono svegliata un po’ prima per farvi la colazione, per… ringraziarvi dell’ospitalità, ecco tutto.-. Le sfoggio un altro dei miei sorrisi mentre Callie si strafoga. Ho quasi paura che stia male, ma è bello vedere che apprezza quello che ho cucinato!
Dopo qualche minuto vedo spuntare dal corridoio anche Owen, che rimane sbalordito proprio come Calliope. -Buongiorno dottor Hunt, la colazione è in tavola, si servi pure!-
-Owen, guarda! Avevi mai visto una colazione del genere da quando sei un chirurgo? Mamma mia, queste uova sono il paradiso! Sbrigati Arizona, vieni a mangiare!-
-Santo cielo, ha proprio un bell’aspetto! Complimenti dottoressa De Luca, vedo che non è brava solo nel suo lavoro.- Owen mi dà una pacca sulla spalla e si siede divorando in pochissimi minuti tre o quattro pancakes e non so nemmeno io quante fette di bacon.
Mi tolgo il grembiule e mi sistemo i capelli prima di prendere la borsa e le chiavi dell’auto, ma poi Callie mi nota e mi chiede, con la bocca piena:-Ma come? Hai cucinato tutto questo ben di Dio e non mangi nemmeno con noi? Avanti!-
-In realtà non mangio mai molto alla mattina, questo era un regalo per ringraziarvi della vostra gentilezza e per dirvi che qui con voi mi sento a casa mia. Perciò finite tutto, io sono in ritardo! Ci vediamo dopo!- Corro fuori mentre Callie e Owen mi salutano con la bocca piena e, mentre scendo in fretta i gradini, mi rendo conto che stamattina sono davvero di ottimo umore. Voglio dire, tra la storia di Mark, l’arrivo di Edward e questa specie di “nascondiglio” a casa delle dottoresse Torres e Robbins (che, per la cronaca, non sanno nulla di tutta questa storia) non ho passato esattamente dei giorni tranquilli. Ma stamattina è una giornata nuova, e niente la può rovinare!
 
Oggi l’ospedale mi sembra più caotico del solito, c’è un gran via vai di medici ed infermiere ed è difficile fare lo slalom tra questo gran mucchio di gente indaffarata senza rovesciare il caffè che tengo saldamente tra le mani. Mi fiondo nella saletta degli specializzandi e non c’è nessuno, così mi sbrigo a cambiarmi ed infilarmi la tuta azzurra, spiego il mio camice bianco, prendo il mio fedele caffè che avevo appoggiato sulla panchina dietro le mie spalle e mi affretto ad uscire mentre cerco la manica destra del camice che sembra scomparsa. In giro non vedo specializzandi, e questo vuol dire solo una cosa: le cartelle delle Bailey. È per questo che è importante arrivare prima degli altri. Arrivi prima, prendi le cartelle, fai contenta la Bailey e lei non farà la nazista con te, e magari non sarai la sua preda dei clisteri e delle esplorazioni rettali. Dopo una giornata passata in questo modo fai di tutto per arrivare per primo. Di tutto.
-Buongiorno Melanie!- dico salutando l’infermiera mora con i grandi occhiali quadrati che tutte le mattine è in coda con me alla mensa. Lei mi saluta con un sorriso smagliante e, senza nemmeno bisogno che gliele chieda, mi allunga le cartelle della dottoressa Bailey da dietro al bancone, mentre con l’altra mano regge la cornetta del telefono. La ringrazio e corro al piano superiore, sempre cercando di non rovesciare il mio preziosissimo espresso sul camice di qualche chirurgo. Giro l’angolo e vedo Miranda Bailey intenta a riporre qualche cuscino in una delle centinaia di stanzette dell’ospedale. Sembra di cattivo umore come al solito.
-Buongiorno dottoressa Bailey, le sue cartelle. La nottata è stata tranquilla?- le chiedo gentilmente.
-Due incidenti d’auto, una corriera si è schiantata contro un albero e un alpinista è stato ritrovato dopo 3 giorni con gli arti congelati. Credi che sia stata una bella nottata, De Luca?- mi chiede lei in tono sarcastico mentre esamina le cartelle e cammina a passo svelto lungo il corridoio. Mi mordo la lingua. “Non si fa mai una domanda del genere, cosa ti salta in mente?!”
-No, dottoressa Bailey.-
-Infatti. Karev, Grey, Yang, siete in ritardo. E dove diavolo sono Stevens e O’Malley? Non so quante volte vi ho detto di arrivare in orario, e ovviamente sono sempre i miei specializzandi quelli che si svegliano tardi e si mettono la maglia al contrario. Karev sistemati, prima che pensino che non sai nemmeno vestirti.-
Alex si guarda la maglia e sbuffa, mentre Meredith e Cristina parlano tra di loro a bassa voce come se non avessero nemmeno sentito la Bailey. Sembra che sia successo qualcosa. Meredith ha una faccia strana.
-E così arrivi prima di tutti noi e ti ingrazi la nazista eh? Sarai pure una principessina ma hai capito come va il gioco.- Alex mi toglie di mano il caffè e lo beve come se niente fosse. “Dopo tutta la fatica che ho fatto per non rovesciarlo!”
-Beh bisogna imparare a sbaragliare la concorrenza. Tu però mi rendi le cose facili, soprattutto se ti metti la maglia al contrario.- dico ridendo e riprendendomi il mio caffè, anche se ormai è finito. Alex mi mette un braccio dietro alle spalle in modo che non possa allontanarmi. –Ah sì eh? Ora me la paghi, signorina, spero che questo non sia l’unico elastico che hai!- Karev mi sfrega le nocche sulla nuca e mi scioglie la coda, scompigliandomi i capelli, per poi gettare l’elastico chissà dove.
-Alex! Smettila dai!- ridiamo entrambi finché la Bailey non ci fulmina con uno sguardo terrificante e Alex la smette di torturarmi. Alex… non ho mai avuto un amico come lui. Con gli altri è sempre rude, polemico, strafottente. Con me non è mai stato così. Voglio dire, mi fa arrabbiare e mi fa continuamente degli scherzi, ma non mi ha mai fatto del male. Lo guardo, come si comporta con George, e non mi sembra nemmeno la stessa persona. So che sono amici, anche se hanno un modo strano di dimostrarlo, ma con me è diverso. Mi vuole bene? Magari sto esagerando…
Arriviamo al piano inferiore e, finalmente, ci raggiungono anche George e Izzie, fulminati anche loro dal terribile sguardo di Miranda Bailey, che scarica le pesanti cartelle dei pazienti al povero O’Malley dai capelli scompigliati post-SvegliaDelle5.30.
-Non ho voglia di farvi la ramanzina su quanto sia importante arrivare in orario, non sono di buon umore oggi, perciò ascoltate attentamente e non fate domande. Dunque, come saprete oggi è un giorno importante: c’è l’intervento delle gemelle siamesi, le Stuart, perciò abbiamo spostato tutti i casi meno gravi e urgenti al Mercy West, in modo che tutti i chirurghi siano liberi. Ci servono più mani possibili, perciò assisterete anche voi. Nel pomeriggio arriverà la dottoressa Addison Montgomery, è lei che si occuperà del caso siccome non abbiamo ancora un chirurgo neonatale che possa eseguire questo intervento. De Luca, alle 14.00 in punto voglio che tu sia all’ingresso dell’ospedale, con le cartelle della signora Stuart e un caffè lungo per la dottoressa Montgomery, siccome l’intervento durerà 22 ore. Devi essere puntuale, o ti assicuro che te ne pentirai amaramente. Mi sembri la più affidabile di tutti, perciò non deludermi.-
-Certo, dottoressa Bailey, sarò lì alle 14.00 in punto.- rispondo con fare serio e composto infilandomi le mani nelle tasche del camice. “Chissà com’è questa dottoressa Montgomery.” Lo chiedo ad Alex sottovoce.
-Oh non preoccuparti, scoprirai preso chi è.- mi risponde lui ridacchiando come un bambino che ha appena mangiato una bomboletta intera di panna montata. Mi insospettisce. Ma starò al gioco.
-Stevens, oggi sei con il dottor Shepherd. O’Malley con Hunt in pronto soccorso, Karev con Stark, Grey tu sei…-
-Che cosa?! Con il dottor Stark?! E la Robbins? Dov’è la Robbins?- ribatte Alex con tono piuttosto preoccupato e seccato.
-Mi sembrava di aver detto “niente domande”. Arizona ha chiamato poco fa e ha detto che ha il virus e non sarebbe venuta. Quindi sei con Stark, e niente scuse, o puoi benissimo tornartene a casa e non presentarti mai più. Poi, Grey con la Torres e Yang insieme a me. Ora andatevene.-
-Aspetti, dottoressa Bailey! Ha dimenticato me. Io con chi sono?-
-Oh, tu De Luca… non ho niente da farti fare, puoi andare con chi vuoi.-
La Bailey si gira e riprende a camminare a passo svelto, seguita da Cristina che sembra abbastanza annoiata.
Mi sento tirare improvvisamente per un braccio. Mi volto e Alex mi prende per le spalle. -Ti prego, non lasciarmi solo con Stark. Lui mi odia, abbiamo litigato una volta e da quel momento non fa che rovinarmi la vita, perciò vieni con me.-
-Alex, mi dispiace, ma ho sentito che Derek ha un tumore enorme da asportare e vorrei assistere, sai quanto sia importante per noi spe…-
-Non te lo chiederei se non fosse importante. Stark vuole sbattermi fuori dal programma, mi stuzzica di continuo perché reagisca e abbia una scusa per sbattermi fuori. Avanti, sei la mia persona.-
Aggrotto la fronte e lo guardo stranita. “La mia persona?”
-Che significa “la mia persona”? Non l’ho mai sentito, cos’è, un nuovo modo di dire?-
-Lo hanno inventato Meredith e Cristina, si chiamano a vicenda “la mia persona”. È come dire “migliori amiche”, o “ti proteggerò anche se un giorno dovessi impazzire e tagliare il cavo della pompa ventricolare di un paziente facendolo quasi morire”. È una cosa così.-
-Aspetta. Cos'è questa storia della pompa ventricolare...?-
-Lascia perdere. Ti prego Serena.- Alex mi guarda come se quello che ha appena detto fosse la cosa più normale del mondo. Ma mi accorgo da come stritola il proprio camice che non lo aveva mai detto a nessuno. Non è una persona che si espone, anzi, è molto difficile tirargli fuori le cose di bocca. Sorrido.
-Sono la tua persona?-
-Sì. Cioè… se vuoi.-
Rido e inizio a scendere le scale lasciandolo indietro. -Avanti, Stark ci aspetta!-
 
-Karev, che sorpresa, pensavo che ti avessero già licenziato da tempo considerato il disastro che hai combinato l'ultima volta che mi hai assistito.-
Eccolo lì, l'uomo bassino e con i capelli grigi che non ha perso un secondo per tirare una frecciatina ad Alex dev'essere il dottor Stark. “Sarà una mattinata lunga, molto molto lunga.” Il mio subconscio immagina di essere nella tranquilla e serena sala operatoria di Derek Shepherd ad ammirare quel mostro di tumore a cui ho rinunciato per il mio amico, lontana dagli sguardi di fuoco che si scambiano i due uomini che ho davanti. Mi sento leggermente fuori luogo, a pensarci bene.
-Vedo che ti sei preso la libertà di portarti un amica, come se uno specializzando solo non bastasse.-
Rispondo al tono accusatorio e sarcastico del NanettoDaGiardino infilandomi le mani nelle tasche del camice e sfoggiando il mio sorriso più fiero e compiaciuto.
-Sono Serena De Luca, dottor Stark, sono arrivata poche settimane fa. La dottoressa Bailey ha detto che potevo venire con voi, spero non sia un problema.-
Stark inarca un sopracciglio e sbuffa, alzando gli occhi al cielo mentre afferra lo stetoscopio che tiene intorno al collo.
-Magari due specializzandi scarsi ne faranno uno buono. Avanti, perditempo, siete già in ritardo per il giro di visite. Ah, Karev, vieni un minuto, per favore.-
Alex, che non aveva ancora aperto bocca e fissava Stark con uno sguardo agghiacciante,  aspetta qualche secondo prima di avvicinarsi all'uomo, che lo prende per il colletto del camice in modo da portare il viso pallido e dai lineamenti duri di fronte a quello di Karev. Riesco appena a sentire quello che gli mormora.
-Prova a fare ancora quello che hai fatto due mesi fa e ti assicuro che sarai radiato da tutti gli ospedali dello stato. E se ti sento dire una sola parola che non ti venga richiesta da me, ti pentirai di avermi incontrato. Chiaro?-
Stringo i lembi del camice tra le dita mentre osservo attentamente Alex, col corpo testo e gli occhi fissi sul suo avversario. Tempo che possa reagire come fa di solito, facendo a pugni o rispondendo per le rime. Invece non fa niente. Indietreggia, come un cucciolo di cane che è appena stato bastonato, con le orecchie abbassate e la coda tra le gambe. Non mi sarei mai aspettata di vederlo così. Quell'Alex arrogante, pieno di sé, “L' angelo del male”, come lo chiama Cristina, che si arrende così.
-Andiamo Serena, siamo in ritardo per il giro.-
   
 
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