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Autore: floricienta    20/11/2016    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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CAPITOLO 11
L'ELEMENTO CHE UN PADRONE SCEGLIE DI AVERE

 

Agosto, anno 439 del XII periodo

I sei giorni passarono più velocemente del previsto.
Se lo sarebbe dovuto aspettare, ma, adesso, Ari non era per niente convinto di volersene andare lasciando Nael per l'ennesima volta e chissà per quanti mesi; non voleva andare alla scuola dei maghi e non voleva trasferirsi sulla nave del Consiglio Maggiore.
Solo adesso che doveva partire si era reso conto che sarebbe stato da solo, in mezzo a gente che non aveva neanche mai visto e con la quale non voleva averci niente a che fare.
Sarebbe stato uno dei periodi peggiori della sua vita.
“Non te ne andare.”
E Nael non aiutava per niente con la sua insistenza e la sua voce tremante.
Ari negò con la testa e si sforzò di sorridergli.
“Fammi venire con te.” insistette. “Posso rimanere rinchiuso nella tua stanza tutto il giorno senza farmi vedere da nessuno, non avrò neanche bisogno che mi porti da mangiare. Starò a digiuno!”
“Per mesi?” lo guardò di sbieco per quell'idea folle.
“Posso resistere!”
Ari rise e lo abbracciò forte.

Non voglio...

La lontananza, la solitudine, l'inettitudine. Tutte queste sensazioni attraversarono la mente del ragazzo dagli occhi cristallini, che non riuscì a trattenere le lacrime.

Non voglio.

“Ari sei tutto per me.” Nael lo strinse con maggior vigore, premendo sulla sua testa e schiacciandola contro la propria spalla.
“Non dire queste cose, altrimenti mi costringi a rimanere.” singhiozzò.
“Allora te lo dirò fino a quando non sarà così.”
“Ti faranno del male se non mi presento entro qualche minuto...” premette il naso contro il suo collo e gli posò una serie di baci leggeri.
“Fai tra qualche ora...” rispose Nael lascivo, portando una mano verso i glutei dell'altro, finalmente contento di aver potuto assaporarne la morbidezza così come aveva sempre creduto che fossero, e anche ben più di una volta.
“Non posso.” Ari gli fermò la mano e se la portò alla bocca per baciarne ogni nocca, tremando appena. “E poi sei un pervertito.” aggiunse mordendogli un dito.
“Che vuoi? Non è mica colpa mia. Anche qua avevo da recuperare.”
Ari fu gratificato dal fatto che Nael la stesse prendendo a quel modo, malgrado la tristezza che incombeva sopra le loro teste, ma, probabilmente, stava tenendo quell'atteggiamento solo per non causare ulteriori ferite e si sarebbe sfogato solo in seguito.

Non voglio!

“Nael..!” si gettò ancora tra le sue braccia e scoppiò in un pianto disperato, seguito da un sospiro pieno di avvilimento del maggiore, che non poté resistere nel vederlo in quello stato.
Ari si staccò appena per baciarlo. Scontrò le labbra in maniera rabbiosa e furente, violando subito l'interno della sua bocca, lambendogli il palato con la lingua e giocando con la sua fino a quando non sentì un singulto risalire dalla gola e dovette fermarsi per rovesciare ulteriori lacrime.
Nael gli prese il volto tra le mani e riprese a baciarlo, questa volta con più delicatezza, imprimendo il sapore in modo da non scordarsene per almeno qualche giorno.

Non credo di sopportare così tanto tempo senza di te, Nael... io... se solo potessi...

“Prometto che verrò a trovarti...” affermò, poi, Ari.
“Come fai a prometterlo?” gli spostò il ciuffo dietro l'orecchio, prendendo a giocare con il piercing.

Quanto mi mancherà questo gesto...

“Chiederò dei permessi...” il suo sguardo si fece d'un tratto risoluto. “Li sfinirò fino a quando non accetteranno.”
Natanael scoppiò a ridere, anche se in realtà avrebbe tanto voluto piangere.
“Non sto scherzando!” le guance di Ari si ingrossarono appena. “Voglio venire a trovarti di tanto in tanto, altrimenti non seguirò gli studi.”
Le spalle del moro cominciarono a tremolare, incapace di reggere oltre. Da quando non era più in grado di mostrarsi forte davanti ad Ari? Forse da quando aveva abbattuto tutto quello che lo faceva sembrare un ragazzo tenace e coraggioso ai suoi occhi, gli aveva mostrato le debolezze che si celavano nel suo animo e gli aveva permesso di abbracciarle tutte.
Debolezze accompagnate dai sentimenti che non facevano che accrescersi giorno per giorno.
“Sei stato troppo al mio fianco che adesso inizi a parlare anche come me.” rispose con quella frase, catturando il corpo di Ari e incastrandolo tra le proprie braccia, in modo da non fargli vedere le lacrime che avevano cominciato a sgorgare dai propri occhi e rimasero in quella posizione fin quando non ebbe finito di piangere.
“Posso accompagnarti?” propose Nael.
“Non puoi salire fino al piano dei maghi...”
“Almeno alle scale...”
Ari annuì e insieme uscirono fuori dalla cella.
Il braccio di Natanael circondava le spalle dell'altro, che lo tenne stretto per la vita fino a quando non dovettero separarsi per davvero, entrambi riluttanti all'idea, seppure costretti da un qualcosa che non potevano decidere.


“Abbiamo completato tutti i preparativi per il trasferimento del ragazzo.” la voce della Somma Keneke risuonava all'interno della sfera, nell'ufficio di Hamar. “Ti pregherei di avvisarmi non appena sarete pronti per la procedura.”
“Ovviamente, Somma Keneke.” la voce arrochita del mago fu accompagnata da un cenno del capo.
“Il ragazzo non sa cosa sta per affrontare, vero?”
“Mi sono premurato di raccontargli solamente quello che mi ha riferito.”
“Ottimo.” la donna sprofondò nella sedia e incrociò le braccia.
“Spero che abbia fatto la scelta giusta.” commentò Hamar.
“Cosa ti fa credere che non lo sia? Dubiti per caso del Consiglio Maggiore?” il tono della maga era duro e autorevole.
“No, certo che no.” ingoiò a vuoto il vecchio, grattandosi la tempia sinistra.
“Lo immaginavo.” rispose con una punta di scherno e passò qualche secondo prima che parlasse ancora. “La Somma Freya verrà a farvi visita, non appena sarà tutto terminato, per prendere gli oggetti personali del giovane apprendista; avvisi quindi il ragazzo di non preoccuparsi.”
“Certo, Somma Keneke.” in quel momento pensò di dover fare le pulizie per ospitare per qualche minuto nel suo ufficio la maga del vento del Consiglio, ma convenne che fosse meglio non mostrarglielo affatto e lasciarle unicamente la borsa con i vestiti di Ari.
“Aspetto tue notizie, non farmi attendere a lungo.”
Senza neanche aspettare una risposta, la donna interruppe la chiamata e Hamar si alzò dalla sua sedia per andare a controllare dove fosse finito quel ragazzo.
Ormai i sei giorni erano passati, tuttavia, dai racconti di Wayra, non sapeva se fosse stata una giusta scelta lasciarlo con quel Sacrificio per così tanto proprio prima di un giorno talmente importante per lui. Probabilmente si sarebbe lasciato corrompere e non sarebbe tornato in tempo e lui ne avrebbe sorbito le conseguenze direttamente dalle decisioni del Consiglio Maggiore.
Non voleva, di certo, perdere il suo posto di lavoro.
In quel momento, però, vide avanzare verso di lui il ragazzo dai capelli biondo cenere che gli coprivano metà viso, dato che stava a testa bassa, tremante presumibilmente dal pianto.
“Bentornato, Ari.”
Ari non alzò lo sguardo, facendo solo un cenno del capo come risposta e strinse i pugni per non cedere alle lacrime disperate di cui aveva tanto bisogno in quel preciso istante.
“È giunto il momento di partire.” continuò il mago della luce.
Ari sussultò e nemmeno si accorse di essersi morso il labbro in modo tale da farsi uscire qualche goccia di sangue.


“Mi mancherai.” la voce di Wayra era gentile. “Spero davvero che tu possa tornare qui da noi.”
“Anche tu mi mancherai.” quella frase era a metà tra la verità e formale cortesia.
“Non come questo qui, immagino.” continuò il mago del vento, indicando Niremann che borbottò qualcosa di inudibile per entrambi. “Comportati bene, mi raccomando, e impara il più possibile. Voglio che un giorno anche tu possa sedere in mezzo ai membri del Consiglio. Ne hai tutte le capacità.”

Ti ringrazio, Wayra, di porre così tanta fiducia in me, ma questo non è il mio obiettivo.

Annuì semplicemente e si portò una mano tra i capelli, spostandoli dietro all'orecchio.
“Ricorda.” cominciò a parlare Hamar. “Libera il tuo animo o sarai sopraffatto dalla malevolenza.”
Non poteva aspettarsi che una frase ad effetto dal vecchio e lo ringraziò ancora una volta per tutto quello che aveva fatto per lui nei due mesi passati su quel piano dell'aeronave.
“Potete aprire il portale.” la voce possente di Niremaan sbatté contro una sfera posta sulla scrivania.
Ari non riuscì a vedere con chi stesse parlando, però, riconobbe una voce femminile.
“Siamo pronti al trasferimento dell'allievo.”
Tutto nella stanza cominciò a vibrare, tanto che sembrava essere scoppiato un terremoto.
Ari si fece prendere dal panico non sapendo cosa fare e come comportarsi, ma notò lo sguardo fermo degli altri tre maghi e cercò di darsi un contegno.

Non devo avere paura, o non ce la farò mai a salvare Nael.

Puntò gli occhi sulla finestra ovale dove la prima volta aveva visto Hamar affacciato e si rese conto che stava succedendo qualcosa: una luce bianca intensa, che gli fece diventare gli occhi come vetro, si stava ingigantendo sempre di più a partire dal centro di essa.
Tutto si illuminò e diventò bianco, i colori erano ormai impossibili da distinguere nella loro reale forma e dovette mettersi una mano davanti al volto, incapace di sostenere oltre quella luce.

A salvare me.

Quando l'intera finestra risplendette di quel bagliore, gli oggetti cessarono di tremare e si sentì solo un suono come di una pulsazione provenire da quella fessura che si era aperta.
“Buona fortuna.”
La grande mano di Wayra si posò sulla sua spalla e il ragazzo capì che quello era il portale di cui poco prima aveva sentito parlare.
Ingoiò a vuoto e fece un passo alla volta verso la luce, lentamente, cacciando indietro tutti i timori che in quel momento gli stavano urlando a gran voce di prendere e correre più veloce che poteva e scendere le scale per raggiungere Nael.
Però non lo fece e continuò ad avanzare verso di essa, fino a quando non entrò prima con una mano e poi con il resto del corpo.

A salvare entrambi.

All'improvviso, l'unico colore che i suoi occhi riuscivano a percepire era il bianco.


Attraversare il portale gli aveva fatto salire un senso di nausea, che per poco non lo fece vomitare.
Inspirò ed espirò più volte, cercando di tranquillizzarsi, e si diede qualche pizzicotto sul volto per riprendere il colorito.
Non appena si era ritrovato completamente immerso nel portale, si era sentito come librare nel vuoto; gli occhi erano rimasti chiusi per tutto il tempo, incapaci di aprirsi, quindi non poté vedere nulla fino a quando non capì che fosse tutto finito.
Sperò che al loro riaprirsi avrebbe scorto dei volti nuovi che lo stavano attendendo sull'aeronave, invece non fu così.
Era in un enorme spazio aperto, dove il colore dominante era il bianco, tanto che non era neanche sicuro che ci fosse un pavimento sotto di sé, ma il fatto che, in quel momento, fosse appoggiato a terra con il corpo doveva significare che qualcosa di solido e concreto doveva esserci al di sotto. Per il resto non si poteva distinguere nulla perché nulla c'era da guardare.
Solo bianco, bianco ovunque.

Che posto è questo?

Ari si alzò da terra un po' barcollante, ancora il senso di nausea non era svanito del tutto.

Devo aspettare qualcuno?

Perché non gli era stato detto cosa avrebbe dovuto fare? Perché non aveva posto egli stesso una miriade di domande per capire come si sarebbe svolto il suo trasferimento?
Strinse i pugni per fermare il tremore delle dita e si morsicò il labbro.
Avanzò di qualche passo, giusto per assicurarsi che ci fosse davvero un pavimento sotto ai suoi piedi e poté constatare che non stesse camminando nel vuoto.
La cosa lo rassicurò appena.
Si girò più e più volte, tentando di captare qualche rumore di passi, di vedere qualcuno avvicinarsi o qualsiasi cosa che non fosse quel silenzio e quel bianco abbagliante che gli stava facendo venire anche mal di testa.
All'improvviso, un fulgore scoppiettò all'orizzonte, non riuscì a capire quanti metri fosse distante, eppure era sicuro che fosse successo qualcosa.

Forse sono venuti a prendermi...

Avanzò più sicuro verso di esso, ma più camminava e più tutto rimaneva costante, senza cambiare di una virgola e nessuna ombra faceva capolino ai suoi occhi cristallini.
D'un tratto si fermò sul posto, sussultando e sgranando gli occhi.

E se avessero sbagliato la procedura?

Era un pensiero orribile, che gli ronzò nella testa e che gli fece bloccare le gambe.

Se avessero commesso davvero qualche errore e fossi destinato a rimanere in questo posto desolato per sempre? Morirei nel giro di qualche giorno senza cibo né acqua e non potrei più fare niente...

Cadde in ginocchio, facendosi anche male dal colpo e si portò le mani alla testa, aggrovigliando le dita tra i capelli e scuotendo il capo.
“Non è possibile...”
Non poteva essere davvero così. Se ci fosse stato un qualche pericolo, Niremaan avrebbe subito colto l'occasione per spaventarlo e, invece, tutti sembravano così calmi e tranquilli per questo passaggio verso l'aeronave del Consiglio.

Che cosa faccio? Che cosa faccio?

Ari si scervellò, cercando di capire come uscire da quel posto. Forse doveva solamente attendere, ma i minuti ormai stavano scorrendo e lui non aveva fatto altro che rimanere inginocchiato a terra a tremare e a fare pensieri negativi di ogni genere.
“Maledizione!” esclamò tra i denti, picchiando una mano a terra e sentendo affluire il mana.
Come una piccola scossa, questo schizzò via dalle dita con un getto potente proprio davanti a lui.
Alzò lo sguardo e notò che questo emise lo stesso crepitio che aveva percepito qualche minuto prima.

Che cos'era?

Ari si sentiva confuso.
Non capiva dove fosse, perché non gli avessero spiegato come uscire da lì e perché nessuno ancora si stesse preoccupando di venire a recuperarlo.
Si rimise in piedi e procedette verso il punto dove il mana era esploso in una piccola pioggerellina prima di svanire.
Quando arrivò, gli si presentò davanti una visione del tutto nuova e inaspettata.
Una miriade di scie di Mana di tutti i colori dello spettro visibile stavano volteggiando per tutta la zona e si scontravano tra loro creando piccoli strepitii, così come quelli che aveva visto poco prima. In qualche modo gli ricordò la stanza dove aveva eseguito la Prova degli Elementi.
Si mischiavano tra loro, si abbattevano l'un l'altro o deviavano strada ad ogni loro scontro, riflettendosi tutti negli occhi di Ari che li catturava come uno specchio.
Quello spettacolo gli scaturì una sensazione di meraviglia e paura nello stesso tempo.
“Ma dove...”
Avanzò ancora, a bocca aperta e a testa alta, continuando a girarsi di qua e di là per captare tutti gli spostamenti del Mana.
Fu attraversato da più di essi e, come la volta precedente, questo non gli causò dolori o particolari conseguenze sugli abiti e il resto del corpo.

Sembrano tutti provenire da laggiù...

Ari seguì con gli occhi lo spazio dal quale sembrava che tutti scaturissero fuori e decise di avviarsi verso di esso, questa volta più sicuro di sé, pensando che forse si stesse avvicinando all'uscita.

Se esiste un qualcosa da cui esce fuori tutto questo Mana, allora quel qualcosa può anche condurre all'esterno.

Dovette camminare per ancora parecchi minuti. Non ne era sicuro, ma credette che fosse passata quasi un'ora da quando si trovava in quell'area.
Le scie si facevano più intense e vicine tra loro, probabilmente era un segno che fosse quasi arrivato a destinazione, dato l'ammasso di energia che incombeva su di lui in quel momento e che lo pressava su ogni parte del corpo, rendendo difficile controllare il flusso che si muoveva al suo interno e che stava chiedendo di liberarsi.
Per l'ennesima volta si ritrovò davanti a qualcosa a cui non era in grado di fornire una spiegazione: ormai l'intera zona era talmente impregnata di tutte le forme di Mana che il bianco sottostante, che fino ad allora aveva dominato, adesso era inesistente, sostituito da ogni colore che si trovava in natura.
Il problema era che non esisteva nessuna finestra, nessun portale, nessun buco da cui tutta quell'energia sgorgava. La stanza finiva con un enorme muro intriso di potere dalla quale si staccavano tutte le luci che prendevano a viaggiare senza comando.

È forse uno scherzo?

Ari fu preso ancora dal panico.
Non esistevano vie d'uscita, sarebbe stato per sempre rinchiuso in quel posto. Ora ne era certo.
Trattenne le lacrime, non volendo cedere ancora a quelle debolezze.
Si era ripromesso di essere forte e tale doveva restare, non importava tutta la paura che albergava in lui e neanche il fatto che l'ansia cresceva sempre di più da fargli esplodere la testa.
Picchiò un pugno sul muro e cacciò un urlo.
Non per la rabbia, ma perché il contatto con esso gli aveva procurato un dolore acuto insopportabile. Si guardò la mano, riscoprendola arrossata come se avesse subito una bruciatura e il semplice sfiorarla gli fece raggelare il sangue dalla fitta.

Perché il Mana mi dovrebbe procurare...?

Non finì neanche il suo pensiero che un'idea gli balenò nella mente.

Devi stare calmo, Ari. Non preoccuparti, andrà tutto bene.

Il sorriso di Nael si fece spazio dentro di lui.

Per due mesi mi è stato insegnato a comandare il mio potere, quindi non devo far altro che sfruttarlo a mio vantaggio.

Non era sicuro di quale fosse il suo piano o di quale connesso ci fosse tra quella stanza e il Mana dell'Acqua, tuttavia, l'avrebbe subito scoperto.
Si mise in ginocchio, con la schiena dritta e le braccia alzate perpendicolari alla spalla. Socchiuse gli occhi così come i pugni, rivolti verso l'alto, e si concentrò mentalmente, scacciando via tutte le incertezze.
Liberò la mente da ogni cosa fino a quando non percepì unicamente il pulsare del proprio cuore e il defluire dei fluidi nel suo corpo. Era così chiaro adesso distinguere il mana dal resto, così nitido il suo scorrere, così scoppiettante la sua energia.
Lasciò che questo prendesse il sopravvento sul suo corpo, facendolo scontrare nelle sue vene, lasciandolo fluire nello stomaco fino a quando non sentì ripiombare la nausea, ma si trattenne e rimase immobile, aspettando un segnale che non sapeva come avrebbe riconosciuto, sebbene sicuro di potercela fare.

Mostrami la strada.

Le sue mani stavano diventando di un azzurro intenso, ma ancora non lasciò andare la presa.

Tangaroa, questo è il Mana che hai voluto donarmi, mostrami cos'è in grado di compiere il volere di una divinità.

Spalancò gli occhi insieme alle mani, un flusso vigoroso ne scaturì fuori ed eruppe con un rumore assordante, picchiando sul muro con forza, come a volersi creare da solo un'uscita.
Ad ogni botta ne seguiva un fracasso come di un'onda che s'infrange sugli scogli in un giorno di tempesta, incontrando sempre più ostacoli sul suo cammino.
Tutto il Mana che fino a poco prima stava affluendo fuori da quel muro, pian piano stava venendo assorbito dal suo flutto, richiamando ancora più potenza in sé e sbattendo sempre più ardentemente, risucchiando più forza e così via in un giro eterno.
Ari rimase a bocca spalancata di fronte a quello spettacolo, cercando di mantenere la mente lucida per non fare cessare tutto, nonostante stesse usando un'energia tale che non sapeva quanto sarebbe durato ancora. Sperò che non si protrasse ancora a lungo in ogni caso.
Ormai la sua scia d'acqua aveva preso possesso di tutto il Mana disponibile tranne quello che probabilmente veniva dalla stessa fonte del proprio. Infatti, intorno ad Ari, si espandevano solo luci azzurre e blu di ogni tonalità e lo avvolgevano da capo a piedi creando come uno scudo intorno al suo corpo.
La sensazione che stava provando era stupenda: la freschezza gli lambiva la pelle, la vitalità gli stava restituendo il coraggio e sentiva di starsi nutrendo anch'egli di tutto quello.
All'improvviso, un vortice azzurro si creò proprio davanti ai suoi occhi al posto del muro e, quando si fu formato completamente, diventò bianco. Lo stesso bianco accecante del portale da cui era entrato.

Ce l'ho fatta...

Ari sorrise e si alzò in piedi per poterlo attraversare, ma il proprio flusso che aveva appena generato lo circondò totalmente e lo travolse trasportandolo all'interno di esso senza che potesse comandarlo.
Cacciò un urlo mentre attraversava il portale, di nuovo tenne gli occhi chiusi dallo spavento e sentiva solo il fluire dell'acqua intorno a sé che lo proteggeva e che nello stesso tempo gli aveva infradiciato i vestiti e i capelli.
Dovette fermare ancora un conato di vomito che stava risalendo dalla sua gola e in più si tappò le orecchie per frenare lo stridio incessante che aleggiava nell'aria.
Non durò che qualche secondo, nonostante gli sembrò essere passato molto più tempo, e, d'un colpo, tutto finì.
Ari si ritrovò schiantato contro il pavimento, un dolore violento lo colpì allo stomaco e alla spalla con la quale sbatté a terra; la testa gli vorticava talmente tanto che non riuscì a distinguere niente, dovette anche sputar fuori dell'acqua che era riuscita ad insinuarsi nella sua bocca.

Dove sono?

Si fece comunque forza e provò a mettersi a carponi, sbattendo il muso subito dopo, dato che si sentiva così stremato che i muscoli non rispondevano ai suoi comandi.
Fu in quel momento che udì un rumore di passi, precisamente di un paio di scarpe con il tacco, avanzare verso di lui. Alzò gli occhi al cielo e si riscontrò con la figura di una giovane donna dall'aria autoritaria, con i capelli rosso fuoco raccolti in una coda di cavallo e degli occhi di un blu profondo che le davano un aspetto ancora più rigido, il sorriso però sul suo volto era gentile e confortevole.
“Benvenuto, Ari, Mago dell'Acqua.” anche nel tono della sua voce c'era un contrasto tra tirannia e cordialità.
La vista del ragazzo si fece offuscata e l'istante dopo giaceva sul pavimento privo di coscienza.


Quando si risvegliò, Ari si trovò in una stanza molto più accogliente di quella in cui era solito dormire negli ultimi due mesi, persino la morbidezza del materasso non aveva storie a confronto.
Non ebbe il tempo di guardarsi per bene attorno, che nuovamente gli si palesò davanti la figura della stessa donna di poco prima.
“Finalmente ti sei svegliato, stavo per chiamare altre Curatrici.”

Curatrici..?

Ari si rese conto di avere il corpo pesante come se un macigno gli fosse piombato addosso e fosse rimasto bloccato sotto.
“Dove...sono..?” anche la voce gli uscì strozzata e rauca.
“Sei sull'aeronave del Consiglio Maggiore dei Maghi e io sono la Somma Keneke, Capo del Consiglio e Maga del Fuoco, colei che brucia e rinasce più forte dalle ceneri.”
Solo in quel momento il ragazzo notò la mitra che era posata sulla sua testa e poté ben distinguere il simbolo rappresentativo del Mana del Fuoco impresso su di essa e i ghirigori rossi sulla sua tunica. Sperò che non avesse lo stesso temperamento di Niremaan.
“Hai superato la prova egregiamente.” continuò a parlare, incrociando le braccia e guardandolo dall'alto al basso. “Sono esperienze come queste che mi rendono orgogliosa delle mie scelte.”

Prova? Quindi era un ulteriore test?

Ari non capiva di cosa stesse parlando. Avrebbe voluto chiedere, ma la gola gli faceva troppo male per parlare ancora. Per fortuna non ebbe bisogno di esprimersi a parole, dato che il suo viso bastava e avanzava.
“Vuoi delle spiegazioni, immagino.”
Il ragazzo dagli occhi azzurri annuì lievemente, riscoprendo anche un dolore alla schiena.
La donna si allungò per afferrare una sedia e si sedette elegantemente con le gambe accavallate, le braccia sempre incrociate tra loro.
“I maghi appartenenti alla nave dei Sacrifici ti hanno inizializzato alla comprensione e utilizzo delle arti magiche e tu hai superato tutti i loro esami. Quello che non sai, è che ho detto loro di non farti scoprire che questo era il tuo ultimo esame prima di diventare ufficialmente Mago dell'Acqua.” si spostò indietro un ciuffo che era balzato fuori dall'acconciatura.

Sono diventato un Mago? Così in fretta..?

“La prova definitiva: la canalizzazione del Mana.” continuò Keneke.

Posso già...

“Quindi ho già completato gli studi?” si schiarì la gola e lasciò fluire le parole anche se con fatica. “Mi aspettano già la pietra e la divisa?”
La maga del fuoco scoppiò a ridere. Una risata limpida e innocente, ma che fece rabbrividire il ragazzo.
“Parti proprio da zero tu, eh?” si sporse in avanti verso di lui. “Adesso iniziano le cose serie. Dovrai studiare ed esercitarti a lungo...” si alzò in piedi e cominciò a vagare per la stanza. “...apprendendo tecnica, risolutezza, comando e qualche buona nozione di storia divina che non fa mai male.” elencò il tutto accompagnandolo con le dita e si voltò verso Ari per porgergli un sorriso. “Il tutto sotto la custodia mia e del Consiglio. Diventerai un mago straordinario.”
“Perché?” la domanda gli uscì spontanea.

Perché io? Cosa c'entro in tutto questo?

“Ci sono tante cose che non sai, giovane Ari. Tutto a tempo debito.” si risedette, questa volta sul letto. “Tutto a tempo debito. Per ora sappi che voglio che tu mi renda orgogliosa di te, altrimenti mi farai fare una figuraccia con il Consiglio. Sono il capo, non posso permettermi certi colpi bassi.”
Ari la trovò una donna del tutto fuori dalle righe. Aveva quella strana capacità di essere due cose contemporaneamente: forte, coraggiosa e saggia, ma anche ironica, affabile e parecchio seducente.
Nonostante ciò, lui voleva sapere.

Forse Tangaroa non è venuto solo da me, forse ha avvisato anche lei e gli ha parlato di me...

Quella era una spiegazione più che soddisfacente al momento, dato che aveva capito non gli avrebbero mai confidato nulla. Non ancora almeno.
“Adesso che mi sono appurata personalmente della tua salute, posso lasciarti riposare per oggi e ci faremo un'altra chiacchierata una prossima volta. Buon riposo.”
La donna lo lasciò solo nella stanza, non prima di avergli comunicato le ultime cose riguardanti dove andare per la cena e a chi rivolgersi se avesse avuto bisogno d'aiuto. Per tutto il resto, aveva chiesto a una Curatrice di andare da lui per chiarirgli le idee su come si sarebbero svolte le prossime giornate della sua nuova vita.
Si guardò intorno e finalmente poté dare per bene uno sguardo alla camera. Sembrava un piccolo appartamento apposta per lui: un tavolo era posto proprio al centro con due sedie in legno – chissà se è vero legno o il prodotto della magia – si ritrovò a pensare; il letto era attaccato alla parete e proprio davanti a lui c'era la porta che conduceva al suo bagno personale. Due grossi armadi erano sulla parte opposta e c'era addirittura una scrivania con una lampada e dei libri poggiati sopra.

La gente del Consiglio si tratta proprio bene...

Era tutto così diverso da prima, sembrava di essere in un altro mondo.
La casa in cui viveva sulla Terra era molto bella rispetto alle condizioni a cui si era dovuto abituare nella cella della nave dei Sacrifici e quella camera lo riportò quasi indietro a quei tempi.
L'unica cosa che mancava era Nael al suo fianco.
Sospirò e provò a riaddormentarsi, mentre i pensieri vagavano senza nessi logici.

Adesso ha tutto inizio... questo sarà uno dei periodi più brutti della mia vita.


“Non c'era bisogno di fare la spia, sai?” la voce divertita di Keneke era rivolta verso Keyondre, che era rimasto al di là della porta della stanza di Ari per tutto il tempo.
“Volevo solo assicurarmi di come fosse ridotto il suo corpo dopo la prova.” rispose senza il minimo turbamento.
“O forse ti ha spinto qualcos'altro?” ironizzò la maga, dandogli una gomitata nello stomaco.
“A cosa ti riferisci?” di nuovo i suoi occhi non mostrarono alcuna emozione.
“Proprio per questo ho preso una decisione.” Keneke non l'ascoltò neanche, continuando a camminare a passo svelto e con il mento alto. “Sarai il suo tutore e insegnante fino a quando sarà pronto per la Cerimonia della Pietra.”
L'avanzare di Keyondre si bloccò all'istante.
La maga del fuoco se ne accorse e si voltò di scatto verso di lui, mettendosi le mani sulla vita.
“È un ordine.” il suo sguardo malizioso non reggeva confronti.
“Keneke...” l'uomo si rischiarò la voce, rendendosi conto che erano nel corridoio dove qualsiasi passante avrebbe potuto sentirli ed era un oltraggio rivolgersi senza l'appellativo al Capo del Consiglio, quindi si corresse. “Somma Keneke, ti stai forse divertendo alle mie spalle? Sai che sono sempre stato contrario a tutto questo.”
“Keyondre, sono convinta che tu sia l'unico in grado di comprendere quel ragazzo a pieno e per motivi che sappiamo bene. Non è forse così?” gli si avvicinò e alzò gli occhi blu su quelli grigi del mago. “Sei il più adatto per questo dovere e con la tua esperienza renderai Ari un mago eccezionale.”
“Proprio questo intendevo. Lui...”
“Lo so.” lo bloccò mettendogli una mano davanti al volto, il guanto bianco che indossava le metteva in risalto le bellissime affusolate dita. “Sarà un mago eccezionale.” ribadì e riprese a camminare davanti a lui.
Keyondre si massaggiò la tempia, consapevole che fosse impossibile ribattere con una tipa come lei e sospirò appena.
“Non mettermi il broncio, è chiaro?” urlò Keneke, ormai distante da lui di qualche metro e salutandolo muovendo la mano in aria con un cenno.
L'uomo scosse la testa e si voltò indietro verso la stanza dove stava riposando il ragazzo.



NOTE DELL'AUTRICE:
Ciao a tutti, bentornati :3

Questo capitolo è stato un parto scriverlo e anche correggerlo, ho davvero temuto di non avere il tempo per farlo. Un capitolo di transito, che non sapevo scrivere, che mi ha tenuta bloccata per un po' di tempo perché non volevo scriverlo ahah
Non sapevo come far svolgere la prova nel portale, poi mi sono detta: “Ehi, lasciamo ad Ari il libero arbitrio.” ed è partita l'ansia e, quello che pensavo durasse un paio di pagine, ecco che è diventato un capitolo intero ahaha! Ma diamine! Come al solito u.u
Ari sta crescendo sempre meglio <3
E il mistero intorno a lui si infittisce. Di che costa stanno parlando Keneke e Keyondre? Cosa c'è che non va in tutta questa storia? A voi le teorie più disparate u.u
Dato che Keneke si è già presentata, vi informo che il suo nome significa “nato dal fuoco”, da qua deriva, ovviamente, il suo epiteto da maga :)
Detto ciò, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che mi seguono.
Continuate ad amare Ari e Nael, perché ne avremo ancora da passare tante insieme.
Un abbraccio a tutti.
Flor <3

 

  
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