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Autore: aakkiirraamm    17/05/2009    7 recensioni
Avere molti fratelli e sorelle non è facile. Con delle sorelle che inconsapevolmente la mettono in ombra e dei fratelli molto protettivi, Gabriella passa semplicemente inosservata. Ma quando in città arriva Troy Bolton, cerca di mostrarle che il suo passare inosservata non è sempre una buona cosa. TXG.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6 – With You

Capitolo 6 – With You

 

No one else would do,
'cause with every kiss and every hug,
You make me fall in love,
And now I know I can't be the only one,
I bet there heart's all over the world tonight,
With the love of their life who feels..
What I feel when I'm

With You, by Chris Brown

 

 

Non sono uscita con gli altri per tutto il fine settimana. Li ho sentiti, ma ho detto loro che a causa del dopo-sbornia non ero in vena di stare in compagnia. Detestavo la grande voglia che avevo di chiamare e parlare con Troy. Odiavo il fatto che non riuscivo più a tenere nascosti i miei sentimenti.

Avevo bisogno di parlargli. Cosa voleva dire con quel ‘tutto questo”? Intendeva una relazione o una storiella del tipo ‘scopamici’? Dovevo trovare un modo per parlargli da sola, nessuna ragazza che faccia la troietta, nessun compagno di squadra, amico o passante innocente nei paraggi. Solo io e lui che cerchiamo di risolvere questa situazione.

Perché non posso andare avanti così.

-

xoxo

-

Sharpay non è venuta a prendermi stamattina. L’ho chiamate e le ho detto che io e i gemelli avevamo fatto pace. Mi ha detto che le avrebbe fatto piacere, ma insistetti che andasse a prendere Taylor oggi. Chad e Troy potevano prendere la macchina del padre di Chad.

Mi chiese cosa ci fosse che non andava, e io dissi niente. Che era una bugia. Non sapevo cosa fare. Avevo paura di parlare con Troy di quello che avevo capito venerdì, ma volevo parlargli comunque. Era una sensazione strana.

Non mi sforzai molto per vestirmi questa mattina. Un paio di comodi jeans a vita bassa, una canottiera e una felpa con la zip tirata su fino a metà. Raccolsi i capelli in una coda. Nient’altro.

Ero dal mio armadietto quando Sharpay e Taylor mi si pararono davanti.

“Cosa diavolo hai che non va?” chiese immediatamente Sharpay, ignorando i saluti. Ciao, Sharpay. Anch’io sono felice di vederti, accidenti.

Chiusi il mio armadietto e mi girai verso di loro. “Niente, solo che…” esitai un attimo pensando a una scusa. “…ho il ciclo.” Oh, questa è buona. Ogni ragazza che ha il ciclo non è felice mentre ce l’ha. Me compresa. “Non sono dell’umore giusto per stare in mezzo alla gente, tutto qui,” aggiunsi. Ottima scusa, credibile e semplice da finire. Ho vinto, ho vinto, ho vinto. O qualcosa del genere.

Entrambe annuirono e sembrarono bersela. Grazie a dio. “Cosa ti è successo alla festa? Sono venuta a cercarti e te ne eri andata,” chiese Taylor, appoggiandosi all’armadietto a fianco a me. Perché non lo chiedi a Troy? Lui sapeva benissimo dov’ero. Stupido, stupido Troy che era la ragione per cui mi sentivo così incasinata e confusa.

Mi passai una mano sulla nuca. “Ho bevuto una o due birre,” iniziai, ah si giusto, erano quattro le birre. “Mark e Luke mi hanno trovata, così mi hanno portato a casa. Abbiamo fatto pace comunque,” dissi a Tay, che ancora non lo sapeva. Non mi piaceva mentirle, ma non me la sentivo di aprirmi con loro su queste cose. Stavo ancora cercando di rigirar mici io. Non avevo bisogno che loro ci mettessero le loro opinioni e mi confondessero ancora di più.

“Bè almeno avete fatto pare,” disse Sharpay cercando di essere allegra mentre i ragazzi e Kelsi ci raggiunsero.

Chad sorrise quando ci vide. “Hey ragazze,” ci salutò abbracciandoci una per una. Non potevo parlare di questo neanche con Chad. È un problema di ragazzi, con il suo migliore amico. Devo cavarmela da sola. Dovrei riuscirci.

Non alzai nemmeno lo sguardo verso Troy. “Vado in aula magna, devo controllare dei compiti di matematica. Non l’ho fatto nel weekend,” dissi loro, mandai un sorrisetto falso a Shar e Tay e me ne andai. Se non riuscivo neanche a guardare verso Troy, come avrei potuto parlargli e risolvere tutto? Fa male anche solo stargli vicino in questo momento. Odio sentirmi così. Io sono forte e indipendente. Odio sentirmi debole.

Mi stavo dirigendo verso l’aula magna quando qualcuno mi si affiancò. Dalle scarpe capii che era Vince. “Hey Lala. Come va?” disse allegro. Questo ragazzo è troppo allegro la mattina per i miei gusti. È come quel fottuto Winnie Pooh. Basta che gli dai del miele e ti amerà per sempre. Con Vince, veramente basta che gli dai qualunque cosa e ti rimarrà permanentemente attaccato al culo. Gli diedi una moglie, Barbie, per il suo Big Jim quand’eravamo bambini. Fu il mio più grande errore.

In realtà, non avrei fatto caso a Vince normalmente, ma oggi era una brutta giornata. Non risposi al suo saluto.

Lui mi fermò e mi fece girare verso di lui. “Cosa c’è che non va?” chiese in un sospiro. Questo ragazzo stava saltando di gioia stamattina quando ha scoperto che io e Marcus e Lucas avevamo fatto pace. Ed era felice trenta secondi fa. Può passare da una voce allegra ed una triste così facilmente? Sembra di si.

Scossi la testa. “Niente, Vince. Veramente,” gli dissi e mi misi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

“Sei mia sorella, Gab. Lo so quando c’è qualcosa che non va. Non te l’avevo già detto?” mi chiese, incrociando le braccia al petto. Oh, si. Me l’aveva già detto. Diverse volte direi.

Scossi di nuovo la testa. “Vince, mi fa piacere che tu l’abbia notato e stia cercando di aiutarmi, ma è qualcosa per cui non mi puoi aiutare,” dissi. Sono veramente messa così male che ogni persona con cui ho parlato oggi mi ha chiesto cosa c’è che non va? A quanto pare sì. Che palle. E io che volevo intraprendere una carriera da attrice. No. Ma era un’opzione. Che ora è andata. Ahaha.

“Che succede?” chiese Marcus avvicinandosi con Lucas e alcuni compagni di squadra dietro di lui. Di cui due erano Chad e Troy. Ryan, Sharpay e Taylor con loro.

Sospirai. Non può una ragazza essere semplicemente triste e confusa? Io sono una ragazza. Metà della nostra adolescenza è triste e confusa. “Niente, stavo solo andando in aula magna,” dissi rapidamente, assicurandomi di evitare lo sguardo fisso di Troy, che sapevo di avere addosso. Mi girai per andarmene, ma uno dei miei fratelli agguantò la mia felpa e mi tirò indietro. “Ooo!” esclamai, tornando indietro verso di lui. “Che cavolo, Marc!”

“Dimmi cosa c’è che non va e puoi andare,” disse lui semplicemente. Liberai la mia felpa dalla sua presa e con rabbia presi un profondo respiro.

“Non c’è niente che non va!” mentii facilmente. “Non può una ragazza avere una brutta giornata? Non possiamo essere tutti felici ventiquattro ore su ventiquattro sai!” dissi loro. “Ora, io sto andando in aula magna, e se uno di voi tre prova a tirarmi indietro inizio a raccontare storie di quando eravamo piccoli,” li minacciai e mi allontanai.

Nessuno mi tirò indietro, grazie a dio.

-

Dopo la quarta ora era l’ora di pranzo. Era il momento in cui avevo progettato di parlare con Troy. Tutto quello che dovevo fare era mettere in atto il piano. Che prevedeva che lui camminasse per il corridoio da solo. Niente ragazze, niente Chad, niente compagni di squadra, niente amici.

Che, sfortunatamente, stava per verificarsi. Lui stava camminando lungo questo corridoio deserto. Niente ragazze, niente Chad, niente compagni di squadra, niente amici. Maledizione, questo significa che devo farlo davvero. Merda. Stavo mezzo, anzi più di mezzo, sperando che non sarebbe successo. Ma dovevo farlo. Per mettere le cose a posto. O almeno provarci.

Appena passò, aprii la porta dello stanzino del bidello, presi il suo braccio e gli diedi uno strattone. Quindi chiusi la porta, ovviamente.

“Ma cosa…” iniziò lui ma si fermò quando vide che ero io. Sorrise leggermente. Basta, non voglio farmi diventare la pancia una poltiglia in questo momento, grazie. “Ti stavo giusto cercando,” mi disse. Oh, dio. “Sembravi scazzata questa mattina. Volevo assicurarmi che stessi bene,” mi disse, spostandomi una ciocca ribelle dietro l’orecchio.

Mi tirai indietro e incrociai le braccia al petto. “Ero scazzata, sono scazzata,” lo corressi. Non ho mai smesso di essere scazzata. “Dobbiamo parlare,” aggiunsi in un bisbiglio, guardando per terra. Sentivo che mi guardava, il che era ragionevole visto che c’eravamo solo noi due nello sgabuzzino.

“Va avanti,” disse. Probabilmente sapeva che volevo parlargli.

Con esitazione lo guardai meglio che potei, trattenendomi dal guardarlo negli occhi. “Perché ti sei tirato indietro alla festa?” chiesi in un sussurro, fissando il modo in cui i capelli gli cadevano davanti agli occhi, e come gli stavano bene. Ah, basta Gabriella concentrati! Non è abbastanza il tuo cuore che batte fortissimo, vuoi che anche il resto del corpo sfugga al tuo controllo?

“Perché ti sei tirata indietro al centro commerciale?” chiese lui in risposta, scrollando appena le spalle.

Sospirai. “Troy, io sto cercando di… risolvere questa cosa meglio che posso,” replicai. Doveva rispondere alla mia domanda con un’altra domanda?

“Risolvere? Cosa intendi per risolvere questa cosa?” chiese, facendo un passo avanti. Visto, quella cosa di rispondere a una domanda con una domanda. E gli conviene stare indietro, non sono dell’umore adatto per controllare il mio corpo più di quello che sto già facendo.

Risi sarcastica. “Questa cosa tra noi. Ho bisogno di capire la situazione così posso farmi passare lo scazzo che mi ha procurato,” risposi. Possiamo velocizzare questa discussione, per favore? Vorrei pranzare prima o poi oggi.

“Cosa c’è da capire?” AH! Ce l’ha con le domande eh?!

Alzai le mani in segno di resa. “Tu sei un dongiovanni, Troy! Flirti con me a casa mia per poi lasciar perdere davanti ai miei fratelli, flirti con me al bar e poi ti incazzi quando te lo faccio notare, ci siamo baciati al centro commerciale e sembrava che andasse bene per te ma per me non è stato altro che un altro motivo per sentirmi strana,” dissi in un sol fiato. “Poi ci siamo baciati alla festa, qualcosa che pensavo che tu volessi, e invece mi hai respinto! Cosa c’è che non va con te?”

“Non sono un dongiovanni, Brie,” mi disse. Sta parlando sul serio?

“Non hai notato le ragazze che ti stanno appiccicate? O ti ricordi di essere sparito con Allison Stanley alla festa, il che mi ha portato a bere?” chiesi. Ops, lui non doveva sapere l’ultima parte.

Lui rise beffardo. “Solo perché le ragazze ci provano con me, non significa che io ci provo con loro. E quando sono sparito con Allison, ho fatto in modo di perderla per la casa. Di proposito. Pensi davvero che lei mi piaccia? Ho appena iniziato la scuola qui e so già che è una troia,” si difese lui. “Se non l’avessi notato, Gabriella, l’unica ragazza con cui ci ho provato in questa maledetta scuola sei tu!” esclamò.

Cos’hai detto Basketball Boy? Come può essere… Ma io… Questo… non è come doveva andare. Prima ancora che potessi formulare una qualunque risposta, ero contro la porta, le sue labbra sulle mie. Non esitai come nel centro commerciale. Non ero ubriaca come alla festa. Mossi con gioia le labbra con le sue, i soliti fuochi artificiali mi esplosero nello stomaco. I pizzicottini erano ovunque lui mi stava toccando. Mosse la mano dietro il mio collo e mi avvicinò a sé il più possibile. Ero in punta di piedi, non volevo che ci fosse spazio tra la mia bocca e la sua.

Le mie braccia erano intorno alla sua vita che lo tenevano stretto a me. Lui lentamente passò la lingua sul mio labbro inferiore, chiedendo il permesso di entrare nella mia bocca. Io accettai volentieri. La mia lingua giocava con la sua. Non ero mai stata baciata così prima. Da nessuno, incluso Troy. Ora che è successo, so che l’unica persona che voglio baciare così è Troy.

Alla fine, avendo bisogno d’aria mi allontanai, con esitazione. I miei occhi erano assenti e la mia mente era annebbiata. Troy si chinò un po’ e appoggiò la sua fronte sulla mia. Quando la mia vista si schiarì guardai verso di lui e vidi che mi stava guardando.

“Cos’era quel ‘tutto questo’ di cui parlavi, Troy?” chiesi con voce bassa e roca. Non ero sicura che le mie corde vocali funzionassero come si deve dopo averlo baciato.

Chiuse gli occhi e spostò la bocca sul mio collo, baciandolo delicatamente. “Qualcosa tipo questo,” mormorò. Sussultai quando lo sentii mordicchiarmi un orecchio, per poi succhiarlo appena. Lo sentii ridacchiare sommessamente.

“Devo sapere una cosa, Troy,” iniziai ad allontanarmi leggermente. Lui appoggiò le mani ai lati del mio collo e mi guardò fisso negli occhi. Non volevo porre la mia domanda. Non volevo rovinare il momento. Volevo solo stare lì, con lui che mi toccava. In fondo al cuore sapevo che lui era l’unico che poteva farmi sentire così. Ma prima ancora che potessi considerare di porre la mia domanda, la campanella suonò, segnalando la fine del pranzo. Maledizione, ci siamo baciati per così tanto tempo? Bè, si  sa come si dice, il tempo vola quando ci si diverte.

Lui gemette con calma. “Tienila per dopo, piccola,” mi disse e mi baciò sulle labbra dolcemente e odiosamente piano. “Ci vediamo,” disse e uscì dallo stanzino.

La cosa non si è risolta come avevo pianificato.

-

xoxo

-

Per il resto della giornata fui decisamente più felice, ma non meno confusa. Troy non fece un commento su quello che era successo nello sgabuzzino. Mi parlava appena. Tutto quello che faceva era sorridere compiaciuto nella mia direzione.

Stronzo. Uno che bacia bene però. Uno che bacia molto bene. Probabilmente vincerebbe una medaglia alle Olimpiadi se baciare fosse uno sport. La medaglia d’oro. Maledetto lui per avermi confuso ancora di più. Vorrei aver rovinato l’atmosfera e avergli fatto la mia domanda. Allora forse in questo momento starebbe facendo qualcosa in più che sorridermi.

Tutti chiesero dove fossimo io e Troy durante il pranzo. Troy sorride e disse che si stava allenando sui tiri liberi. Tiri liberi. Se quello era un tiro libero, voglio vedere il suo dunk. Io dissi di essere andata in biblioteca, perché avevo dimenticato di finire un compito di inglese. Avrei detto la verità se l’avesse fatto anche lui. Ha iniziato lui!

È così ingiusto. Come può fare come se non fosse successo niente? Probabilmente perché aveva già baciato qualcuno a scuola. Col cazzo che non è un dongiovanni. Questo è il motivo per cui stavo fissando in malo modo il mio armadietto. Senza muovermi, solo fissandolo. Povero armadietto.

“Hey, Brie,” disse qualcuno arrivando dietro di me. Sapevo che era Troy, perciò non mi stupii quando mi passò un braccio intorno alla vita e mi baciò brevemente il collo, per poi appoggiarsi all’armadietto vicino al mio. “Accidenti, cosa ti avrà mai fatto quell’armadietto?” mi chiese, muovendo una mano su e giù sul mio braccio.

Sbattei lo sportello scocciato e mi girai verso di lui. E così mi bacia e mi tocca quando siamo in un corridoio deserto. Ripeto questo ragazzo non è un dongiovanni? Il mio sguardo si spostò dal mio armadietto a lui. Sembrò rabbrividire.

“Fammi indovinare, sei incazzata?” mi chiese, muovendo la sua mano giù verso la mia, intrecciandole insieme. Annuii. Mi mise l’altra mano sul collo e iniziò a baciarmi completamente contro gli armadietti. “Ancora arrabbiata?” disse sottovoce, muovendo il pollice sulla mia guancia, mi appoggiai istintivamente alla sua mano.

Metti a fuoco Gabriella! Scossi un attimo la testa e annuii, allontanandomi leggermente. “Si, così questi sono gli unici momenti in cui hai intenzione di baciarmi? Quando non c’è nessuno in giro?” chiesi, trovando la voce.

Le sue spalle crollarono. Ah, pensava di avermi ormai. Ovviamente mi aveva sottovalutato. Stava per rispondere quando io ricominciai a parlare.

“Io non faccio queste cose da ‘scopamici’, Troy. Io sono il tipo di ragazza che vuole avere una relazione. Tu puoi non essere quel tipo di ragazzo, ma io sono così. Io non mi farò baciare da te solo negli sgabuzzini o nei corridoi deserti. O tutto o niente con me,” dissi, facendo un passo indietro. “Prendere o lasciare,” dissi, e me ne andai. Non aspettai la sua risposta. Avevo paura di quello che avrebbe potuto dire. Se avesse detto di no, mi avrebbe spezzato il cuore. Se avesse detto di si, sarei stata felice, ma spaventata che mi potesse spezzare il cuore. Non era giusto che era qui da sole due settimane, e aveva già conquistato il mio cuore. Nessun altro. E io non sapevo nemmeno chi avesse conquistato il suo.

-

Troy non mi corse dietro, dichiarandomi il suo amore eterno per me come si vede nei film. Invece lasciò che me ne andassi. Non mentirò, un po’ faceva male.

Non davo la colpa a lui. Questo non è un film o una fiction. Lui deve prendere una decisione. Stare con me, vietato alle altre ragazze, solo con me; o essere amici. Sempre se potremo esserlo. Non ne sono sicura. Io so già che il mio cuore è nelle sue mani, di nessun altro, perciò non so se potrei essere sua amica se dicesse di no. Farebbe troppo male. Mi distruggerebbe.

Sapevo di dovergli dare un ultimatum, non potevo andare avanti a stare con lui di nascosto. Sarebbe stato doloroso anche così. Meno che un suo no, ma avrebbe comunque fatto male.

Anche se io sono la Peyton Sawyer tra Sharpay e Taylor, io non voglio una storia di solo sesso. Voglio dire, sono vergine. I miei fratelli darebbero una festa se lo annunciassi pubblicamente. Ma lo sanno già, probabilmente. Non è che mi notino molti ragazzi a scuola. Ma sarebbero comunque felici di sentirlo.

Io volevo tutto. Tenergli la mano in pubblico, lui che mi accompagna a lezione, appoggiarmi a lui quando sono stanca, baciarlo ogni volta che voglio. E volevo tutto questo con lui, Troy Bolton.

In quel momento il mio cellulare squillò. Smisi di camminare avanti e indietro per la mia camera e guardai chi mi stava chiamando.

Troy.

 

Originale: http://www.fanfiction.net/s/4477513/6/Meant_To_Live

 

  
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