Capitolo 6 –
With You
No one else would do,
'cause with every kiss and every hug,
You make me fall in love,
And now I know I can't be the only one,
I bet there heart's all over the world tonight,
With the love of their life who feels..
What I feel when I'm
With You, by Chris Brown
Non sono uscita
con gli altri per tutto il fine settimana. Li ho sentiti, ma ho detto loro che
a causa del dopo-sbornia non ero in vena di stare in compagnia. Detestavo la
grande voglia che avevo di chiamare e parlare con Troy. Odiavo il fatto che non
riuscivo più a tenere nascosti i miei sentimenti.
Avevo bisogno
di parlargli. Cosa voleva dire con quel ‘tutto questo”? Intendeva una relazione
o una storiella del tipo ‘scopamici’? Dovevo trovare un modo per parlargli da
sola, nessuna ragazza che faccia la troietta, nessun compagno di squadra, amico
o passante innocente nei paraggi. Solo io e lui che cerchiamo di risolvere
questa situazione.
Perché non
posso andare avanti così.
-
xoxo
-
Sharpay non è
venuta a prendermi stamattina. L’ho chiamate e le ho detto che io e i gemelli
avevamo fatto pace. Mi ha detto che le avrebbe fatto piacere, ma insistetti che
andasse a prendere Taylor oggi. Chad e Troy potevano prendere la macchina del
padre di Chad.
Mi chiese cosa
ci fosse che non andava, e io dissi niente. Che era una bugia. Non sapevo cosa
fare. Avevo paura di parlare con Troy di quello che avevo capito venerdì, ma
volevo parlargli comunque. Era una sensazione strana.
Non mi sforzai
molto per vestirmi questa mattina. Un paio di comodi jeans a vita bassa, una
canottiera e una felpa con la zip tirata su fino a metà. Raccolsi i capelli in
una coda. Nient’altro.
Ero dal mio
armadietto quando Sharpay e Taylor mi si pararono davanti.
“Cosa diavolo
hai che non va?” chiese immediatamente Sharpay, ignorando i saluti. Ciao,
Sharpay. Anch’io sono felice di vederti, accidenti.
Chiusi il mio
armadietto e mi girai verso di loro. “Niente, solo che…” esitai un attimo
pensando a una scusa. “…ho il ciclo.” Oh, questa è buona. Ogni ragazza che ha
il ciclo non è felice mentre ce l’ha. Me compresa. “Non sono dell’umore giusto
per stare in mezzo alla gente, tutto qui,” aggiunsi. Ottima scusa, credibile e semplice
da finire. Ho vinto, ho vinto, ho vinto. O qualcosa del genere.
Entrambe
annuirono e sembrarono bersela. Grazie a dio. “Cosa ti è successo alla festa?
Sono venuta a cercarti e te ne eri andata,” chiese Taylor, appoggiandosi
all’armadietto a fianco a me. Perché non lo chiedi a Troy? Lui sapeva benissimo
dov’ero. Stupido, stupido Troy che era la ragione per cui mi sentivo così
incasinata e confusa.
Mi passai una
mano sulla nuca. “Ho bevuto una o due birre,” iniziai, ah si giusto, erano
quattro le birre. “Mark e Luke mi hanno trovata, così mi hanno portato a casa.
Abbiamo fatto pace comunque,” dissi a Tay, che ancora non lo sapeva. Non mi
piaceva mentirle, ma non me la sentivo di aprirmi con loro su queste cose.
Stavo ancora cercando di rigirar mici io. Non avevo bisogno che loro ci
mettessero le loro opinioni e mi confondessero ancora di più.
“Bè almeno avete
fatto pare,” disse Sharpay cercando di essere allegra mentre i ragazzi e Kelsi
ci raggiunsero.
Chad sorrise
quando ci vide. “Hey ragazze,” ci salutò abbracciandoci una per una. Non potevo
parlare di questo neanche con Chad. È un problema di ragazzi, con il suo
migliore amico. Devo cavarmela da sola. Dovrei riuscirci.
Non alzai
nemmeno lo sguardo verso Troy. “Vado in aula magna, devo controllare dei
compiti di matematica. Non l’ho fatto nel weekend,” dissi loro, mandai un
sorrisetto falso a Shar e Tay e me ne andai. Se non riuscivo neanche a guardare
verso Troy, come avrei potuto parlargli e risolvere tutto? Fa male anche solo
stargli vicino in questo momento. Odio sentirmi così. Io sono forte e
indipendente. Odio sentirmi debole.
Mi stavo
dirigendo verso l’aula magna quando qualcuno mi si affiancò. Dalle scarpe capii
che era Vince. “Hey Lala. Come va?” disse allegro. Questo ragazzo è troppo
allegro la mattina per i miei gusti. È come quel fottuto Winnie Pooh. Basta che
gli dai del miele e ti amerà per sempre. Con Vince, veramente basta che gli dai
qualunque cosa e ti rimarrà permanentemente attaccato al culo. Gli diedi una
moglie, Barbie, per il suo Big Jim quand’eravamo bambini. Fu il mio più grande
errore.
In realtà, non
avrei fatto caso a Vince normalmente, ma oggi era una brutta giornata. Non
risposi al suo saluto.
Lui mi fermò e
mi fece girare verso di lui. “Cosa c’è che non va?” chiese in un sospiro.
Questo ragazzo stava saltando di gioia stamattina quando ha scoperto che io e
Marcus e Lucas avevamo fatto pace. Ed era felice trenta secondi fa. Può passare
da una voce allegra ed una triste così facilmente? Sembra di si.
Scossi la
testa. “Niente, Vince. Veramente,” gli dissi e mi misi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
“Sei mia
sorella, Gab. Lo so quando c’è qualcosa che non va. Non te l’avevo già detto?”
mi chiese, incrociando le braccia al petto. Oh, si. Me l’aveva già detto.
Diverse volte direi.
Scossi di nuovo
la testa. “Vince, mi fa piacere che tu l’abbia notato e stia cercando di
aiutarmi, ma è qualcosa per cui non mi puoi aiutare,” dissi. Sono veramente
messa così male che ogni persona con cui ho parlato oggi mi ha chiesto cosa c’è
che non va? A quanto pare sì. Che palle. E io che volevo intraprendere una
carriera da attrice. No. Ma era un’opzione. Che ora è andata. Ahaha.
“Che succede?”
chiese Marcus avvicinandosi con Lucas e alcuni compagni di squadra dietro di
lui. Di cui due erano Chad e Troy. Ryan, Sharpay e Taylor con loro.
Sospirai. Non
può una ragazza essere semplicemente triste e confusa? Io sono una ragazza.
Metà della nostra adolescenza è triste e confusa. “Niente, stavo solo andando
in aula magna,” dissi rapidamente, assicurandomi di evitare lo sguardo fisso di
Troy, che sapevo di avere addosso. Mi girai per andarmene, ma uno dei miei
fratelli agguantò la mia felpa e mi tirò indietro. “Ooo!” esclamai, tornando
indietro verso di lui. “Che cavolo, Marc!”
“Dimmi cosa c’è
che non va e puoi andare,” disse lui semplicemente. Liberai la mia felpa dalla
sua presa e con rabbia presi un profondo respiro.
“Non c’è niente
che non va!” mentii facilmente. “Non può una ragazza avere una brutta giornata?
Non possiamo essere tutti felici ventiquattro ore su ventiquattro sai!” dissi
loro. “Ora, io sto andando in aula magna, e se uno di voi tre prova a tirarmi
indietro inizio a raccontare storie di quando eravamo piccoli,” li minacciai e
mi allontanai.
Nessuno mi tirò
indietro, grazie a dio.
-
Dopo la quarta
ora era l’ora di pranzo. Era il momento in cui avevo progettato di parlare con
Troy. Tutto quello che dovevo fare era mettere in atto il piano. Che prevedeva
che lui camminasse per il corridoio da solo. Niente ragazze, niente Chad,
niente compagni di squadra, niente amici.
Che,
sfortunatamente, stava per verificarsi. Lui stava camminando lungo questo
corridoio deserto. Niente ragazze, niente Chad, niente compagni di squadra,
niente amici. Maledizione, questo significa che devo farlo davvero. Merda.
Stavo mezzo, anzi più di mezzo, sperando che non sarebbe successo. Ma dovevo
farlo. Per mettere le cose a posto. O almeno provarci.
Appena passò,
aprii la porta dello stanzino del bidello, presi il suo braccio e gli diedi uno
strattone. Quindi chiusi la porta, ovviamente.
“Ma cosa…”
iniziò lui ma si fermò quando vide che ero io. Sorrise leggermente. Basta, non
voglio farmi diventare la pancia una poltiglia in questo momento, grazie. “Ti
stavo giusto cercando,” mi disse. Oh, dio. “Sembravi scazzata questa mattina.
Volevo assicurarmi che stessi bene,” mi disse, spostandomi una ciocca ribelle
dietro l’orecchio.
Mi tirai
indietro e incrociai le braccia al petto. “Ero scazzata, sono scazzata,” lo
corressi. Non ho mai smesso di essere scazzata. “Dobbiamo parlare,” aggiunsi in
un bisbiglio, guardando per terra. Sentivo che mi guardava, il che era
ragionevole visto che c’eravamo solo noi due nello sgabuzzino.
“Va avanti,”
disse. Probabilmente sapeva che volevo parlargli.
Con esitazione
lo guardai meglio che potei, trattenendomi dal guardarlo negli occhi. “Perché
ti sei tirato indietro alla festa?” chiesi in un sussurro, fissando il modo in
cui i capelli gli cadevano davanti agli occhi, e come gli stavano bene. Ah,
basta Gabriella concentrati! Non è abbastanza il tuo cuore che batte
fortissimo, vuoi che anche il resto del corpo sfugga al tuo controllo?
“Perché ti sei
tirata indietro al centro commerciale?” chiese lui in risposta, scrollando
appena le spalle.
Sospirai.
“Troy, io sto cercando di… risolvere questa cosa meglio che posso,” replicai.
Doveva rispondere alla mia domanda con un’altra domanda?
“Risolvere?
Cosa intendi per risolvere questa cosa?” chiese, facendo un passo avanti.
Visto, quella cosa di rispondere a una domanda con una domanda. E gli conviene
stare indietro, non sono dell’umore adatto per controllare il mio corpo più di
quello che sto già facendo.
Risi sarcastica.
“Questa cosa tra noi. Ho bisogno di capire la situazione così posso farmi
passare lo scazzo che mi ha procurato,” risposi. Possiamo velocizzare questa
discussione, per favore? Vorrei pranzare prima o poi oggi.
“Cosa c’è da
capire?” AH! Ce l’ha con le domande eh?!
Alzai le mani
in segno di resa. “Tu sei un dongiovanni, Troy! Flirti con me a casa mia per
poi lasciar perdere davanti ai miei fratelli, flirti con me al bar e poi ti
incazzi quando te lo faccio notare, ci siamo baciati al centro commerciale e
sembrava che andasse bene per te ma per me non è stato altro che un altro
motivo per sentirmi strana,” dissi in un sol fiato. “Poi ci siamo baciati alla
festa, qualcosa che pensavo che tu volessi, e invece mi hai respinto! Cosa c’è
che non va con te?”
“Non sono un dongiovanni,
Brie,” mi disse. Sta parlando sul serio?
“Non hai notato
le ragazze che ti stanno appiccicate? O ti ricordi di essere sparito con
Allison Stanley alla festa, il che mi ha portato a bere?” chiesi. Ops, lui non
doveva sapere l’ultima parte.
Lui rise
beffardo. “Solo perché le ragazze ci provano con me, non significa che io ci
provo con loro. E quando sono sparito con Allison, ho fatto in modo di perderla
per la casa. Di proposito. Pensi davvero che lei mi piaccia? Ho appena iniziato
la scuola qui e so già che è una troia,” si difese lui. “Se non l’avessi
notato, Gabriella, l’unica ragazza con cui ci ho provato in questa maledetta
scuola sei tu!” esclamò.
Cos’hai detto
Basketball Boy? Come può essere… Ma io… Questo… non è come doveva andare. Prima
ancora che potessi formulare una qualunque risposta, ero contro la porta, le
sue labbra sulle mie. Non esitai come nel centro commerciale. Non ero ubriaca
come alla festa. Mossi con gioia le labbra con le sue, i soliti fuochi
artificiali mi esplosero nello stomaco. I pizzicottini erano ovunque lui mi
stava toccando. Mosse la mano dietro il mio collo e mi avvicinò a sé il più
possibile. Ero in punta di piedi, non volevo che ci fosse spazio tra la mia
bocca e la sua.
Le mie braccia
erano intorno alla sua vita che lo tenevano stretto a me. Lui lentamente passò
la lingua sul mio labbro inferiore, chiedendo il permesso di entrare nella mia
bocca. Io accettai volentieri. La mia lingua giocava con la sua. Non ero mai
stata baciata così prima. Da nessuno, incluso Troy. Ora che è successo, so che
l’unica persona che voglio baciare così è Troy.
Alla fine,
avendo bisogno d’aria mi allontanai, con esitazione. I miei occhi erano assenti
e la mia mente era annebbiata. Troy si chinò un po’ e appoggiò la sua fronte
sulla mia. Quando la mia vista si schiarì guardai verso di lui e vidi che mi
stava guardando.
“Cos’era quel
‘tutto questo’ di cui parlavi, Troy?” chiesi con voce bassa e roca. Non ero
sicura che le mie corde vocali funzionassero come si deve dopo averlo baciato.
Chiuse gli
occhi e spostò la bocca sul mio collo, baciandolo delicatamente. “Qualcosa tipo
questo,” mormorò. Sussultai quando lo sentii mordicchiarmi un orecchio, per poi
succhiarlo appena. Lo sentii ridacchiare sommessamente.
“Devo sapere una
cosa, Troy,” iniziai ad allontanarmi leggermente. Lui appoggiò le mani ai lati
del mio collo e mi guardò fisso negli occhi. Non volevo porre la mia domanda.
Non volevo rovinare il momento. Volevo solo stare lì, con lui che mi toccava.
In fondo al cuore sapevo che lui era l’unico che poteva farmi sentire così. Ma
prima ancora che potessi considerare di porre la mia domanda, la campanella
suonò, segnalando la fine del pranzo. Maledizione, ci siamo baciati per così
tanto tempo? Bè, si sa come si dice, il
tempo vola quando ci si diverte.
Lui gemette con
calma. “Tienila per dopo, piccola,” mi disse e mi baciò sulle labbra dolcemente
e odiosamente piano. “Ci vediamo,” disse e uscì dallo stanzino.
La cosa non si
è risolta come avevo pianificato.
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xoxo
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Per il resto
della giornata fui decisamente più felice, ma non meno confusa. Troy non fece
un commento su quello che era successo nello sgabuzzino. Mi parlava appena.
Tutto quello che faceva era sorridere compiaciuto nella mia direzione.
Stronzo. Uno
che bacia bene però. Uno che bacia molto bene. Probabilmente vincerebbe una
medaglia alle Olimpiadi se baciare fosse uno sport. La medaglia d’oro.
Maledetto lui per avermi confuso ancora di più. Vorrei aver rovinato
l’atmosfera e avergli fatto la mia domanda. Allora forse in questo momento
starebbe facendo qualcosa in più che sorridermi.
Tutti chiesero
dove fossimo io e Troy durante il pranzo. Troy sorride e disse che si stava
allenando sui tiri liberi. Tiri liberi. Se quello era un tiro libero, voglio
vedere il suo dunk. Io dissi di essere andata in biblioteca, perché avevo
dimenticato di finire un compito di inglese. Avrei detto la verità se l’avesse
fatto anche lui. Ha iniziato lui!
È così
ingiusto. Come può fare come se non fosse successo niente? Probabilmente perché
aveva già baciato qualcuno a scuola. Col cazzo che non è un dongiovanni. Questo
è il motivo per cui stavo fissando in malo modo il mio armadietto. Senza
muovermi, solo fissandolo. Povero armadietto.
“Hey, Brie,”
disse qualcuno arrivando dietro di me. Sapevo che era Troy, perciò non mi
stupii quando mi passò un braccio intorno alla vita e mi baciò brevemente il
collo, per poi appoggiarsi all’armadietto vicino al mio. “Accidenti, cosa ti
avrà mai fatto quell’armadietto?” mi chiese, muovendo una mano su e giù sul mio
braccio.
Sbattei lo
sportello scocciato e mi girai verso di lui. E così mi bacia e mi tocca quando
siamo in un corridoio deserto. Ripeto questo ragazzo non è un dongiovanni? Il
mio sguardo si spostò dal mio armadietto a lui. Sembrò rabbrividire.
“Fammi
indovinare, sei incazzata?” mi chiese, muovendo la sua mano giù verso la mia,
intrecciandole insieme. Annuii. Mi mise l’altra mano sul collo e iniziò a
baciarmi completamente contro gli armadietti. “Ancora arrabbiata?” disse
sottovoce, muovendo il pollice sulla mia guancia, mi appoggiai istintivamente
alla sua mano.
Metti a fuoco
Gabriella! Scossi un attimo la testa e annuii, allontanandomi leggermente. “Si,
così questi sono gli unici momenti in cui hai intenzione di baciarmi? Quando
non c’è nessuno in giro?” chiesi, trovando la voce.
Le sue spalle
crollarono. Ah, pensava di avermi ormai. Ovviamente mi aveva sottovalutato.
Stava per rispondere quando io ricominciai a parlare.
“Io non faccio
queste cose da ‘scopamici’, Troy. Io sono il tipo di ragazza che vuole avere
una relazione. Tu puoi non essere quel tipo di ragazzo, ma io sono così. Io non
mi farò baciare da te solo negli sgabuzzini o nei corridoi deserti. O tutto o
niente con me,” dissi, facendo un passo indietro. “Prendere o lasciare,” dissi,
e me ne andai. Non aspettai la sua risposta. Avevo paura di quello che avrebbe
potuto dire. Se avesse detto di no, mi avrebbe spezzato il cuore. Se avesse
detto di si, sarei stata felice, ma spaventata che mi potesse spezzare il
cuore. Non era giusto che era qui da sole due settimane, e aveva già
conquistato il mio cuore. Nessun altro. E io non sapevo nemmeno chi avesse
conquistato il suo.
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Troy non mi
corse dietro, dichiarandomi il suo amore eterno per me come si vede nei film.
Invece lasciò che me ne andassi. Non mentirò, un po’ faceva male.
Non davo la
colpa a lui. Questo non è un film o una fiction. Lui deve prendere una
decisione. Stare con me, vietato alle altre ragazze, solo con me; o essere
amici. Sempre se potremo esserlo. Non ne sono sicura. Io so già che il mio
cuore è nelle sue mani, di nessun altro, perciò non so se potrei essere sua
amica se dicesse di no. Farebbe troppo male. Mi distruggerebbe.
Sapevo di
dovergli dare un ultimatum, non potevo andare avanti a stare con lui di
nascosto. Sarebbe stato doloroso anche così. Meno che un suo no, ma avrebbe
comunque fatto male.
Anche se io
sono
Io volevo
tutto. Tenergli la mano in pubblico, lui che mi accompagna a lezione,
appoggiarmi a lui quando sono stanca, baciarlo ogni volta che voglio. E volevo
tutto questo con lui, Troy Bolton.
In quel momento
il mio cellulare squillò. Smisi di camminare avanti e indietro per la mia
camera e guardai chi mi stava chiamando.
Troy.
Originale: http://www.fanfiction.net/s/4477513/6/Meant_To_Live