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Autore: KiarettaScrittrice92    22/11/2016    7 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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La delusione

I due Agreste, padre e figlio stavano discutendo ormai da parecchi minuti, senza che nessuno dei due ottenesse risposta alle proprie domande. Adrien continuava a chiedere la verità su sua madre, ricevendo solo risposte vaghe del padre: che non era il momento di parlarne, che saperlo non sarebbe servito a niente. Mentre Gabriel continuava a chiedere al figlio dove fossero gli oggetti spariti, ricevendo solo risposte offese da bambino viziato: che non avrebbe parlato se non avesse ottenuto le risposte che voleva.
Persino Nathalie se n’era andata, congedata da Gabriel all’ennesima protesta di Adrien, con l’ordine di preparare i book per le presentazioni dei giorni successivi.
Poi, all’improvviso qualcuno interruppe quella, ormai penosa, discussione.
«Perché non dice la verità a suo figlio, signor Agreste?» sentì quella voce sovrastare le loro e riconoscendola si volto, stupendosi di quello che vide.
Alle sue spalle le sue tre compagne, le tre eroine con le tute che ricordavano i colori del fuoco, lo stesso fuoco che divampava dai loro sguardi decisi, stavano tenendo ferma Angelie Fontaine.
«Ladybug, cosa…?» cercò di chiederle Adrien, ma la confusione era ancora più grande, si voltò di nuovo verso il padre, che era rimasto freddo e impassibile, come se quell’avvertimento non l’avesse toccato per niente.
«È inutile che fa il finto tonto, la sua bambolina ha cantato come un’usignolo!» lo minacciò Volpina.
Angelie si liberò strattonando le ragazze e passò davanti a lui, guardandolo con aria di sfida, per poi affiancarsi a suo padre.
«Papà cosa succede?» chiese titubante.
Non aveva alcun motivo di fare quella domanda, perché la verità si stava insinuando lentamente nella sua mente, come un serpente velenoso. Quella domanda era la piccola speranza, a cui non credeva per niente, che tutto quello a cui stava pensando in quel momento potesse essere una bugia.
«Nooroo…» disse semplicemente suo padre, come se volesse chiamare qualcuno e, a quella parola sconosciuta, una creaturina lilla sbucò dall’interno della sua giacca. 
Non ci volle una scienza per comprendere che quello era un kwami, però era strano: aveva l’aria mogia e frustrata, come se fosse costretto a fare quel che faceva.
«Sì, Gabriel?» chiese con tono servile.
«Abbiamo tutti e quattro gli eroi davanti a noi, ma soprattutto abbiamo a portata di mano i Miraculous del Gatto e della Coccinella.»
Quelle parole, sebbene non fossero rivolte a lui, lo ferirono come non avevano mai fatto, ma prima che potesse proferire parola e sputargli in faccia tutta la sua frustrazione e delusione per quello che gli stava facendo, qualcuno lo precedette.
«Come osi trattare Nooroo così? Tu non hai nessun diritto di trattare mio fratello così! Nessuno! Sei solo uno stupido essere umano… Brutto…!»
Adrien dovette afferrare il suo kwami e tenerlo stretto in mano, prima che andasse dritto e spedito verso suo padre. 
«Plagg, per favore, calmati…» cercò di dire, ma in realtà provava la sua stessa rabbia ed il suo stesso dolore.
«Calmarmi? Ti rendi conto o no che fino a questo momento abbiamo lottato contro tuo padre?» sbottò il piccolo gatto nero, voltandosi furioso verso il proprio padrone.
«Lo so bene.» disse riversando lo stesso odio nello sguardo che stava rivolgendo a Gabriel Agreste, che continuava a rimanere impassibile.
«Sì, è vero, - cominciò a parlare l’uomo, con una calma e una freddezza degna di lui - sono Papillon. Ho sempre cercato di ottenere i vostri Miraculous, ma è tutto per una giusta causa.»
«Giusta causa? Hai messo nel terrore l’intera città per quasi un anno!»
«Tua madre è sparita in Tibet per colpa di questi stupidi gioielli!» disse stringendo la spilla che aveva al collo: a quel gesto il piccolo kwami violaceo a forma di farfalla, fece una smorfia di dolore, accompagnata da un piccolo gemito.
«Nooroo!» urlò preoccupato il piccolo gatto nero, ancora intrappolato nel suo pugno.
Voleva rispondere, ma di nuovo qualcuno parlò al posto suo: una voce dolce, decisa, una voce che amava alla follia, come la persona che la possedeva.
«Sua moglie non avrebbe voluto che lei si comportasse così per vendetta, sua moglie avrebbe voluto che lei continuasse a vivere, ad aspettarla nonostante tutto, a prendersi cura del figlio a cui avete dato vita assieme.» concluse affiancandolo e lanciandogli un leggero sorriso, che non poté fare a meno di ricambiare.


«Io mi sono sempre preso cura di Adrien! Lui era al sicuro, finché non ha conosciuto te!» disse l’uomo indicandola con rabbia.
«Non dare la colpa a lei, per le cose che non sai controllare! Io non sono una tua proprietà e mamma non mi avrebbe mai serrato in casa come hai fatto tu per quattro anni!» sbraitò Adrien, di fianco a lei.
Era evidentemente arrabbiato, ma lei che lo conosceva bene, vedeva anche tanta delusione e dolore: nella sua voce, nei suoi sguardi e nei suoi gesti. Il suo Adrien stava soffrendo e lei non sapeva come aiutarlo.
«Ora basta! - sentenziò Gabriel Agreste - Non ho tempo da perdere con dei bambini! Nooroo, trasformami!» disse.
In quello stesso istante il kwami viola venne risucchiato dalla spilla e subito dopo fu avvolto da una miriade di farfalle, quando esse sparirono al posto del grande stilista parigino si trovava il terrore di tutta la città, nella sua elegante tenuta nera, completamente diversa dalle tutine aderenti che indossavano i giovani eroi.
«Angelie, prendi i loro Miraculous!» ordinò con tono autoritario e la mora scostò i capelli per poi passare le mani davanti al volto e diventare un grosso serpente, grande quanto era lei da umana.
«Non li avrai! La mamma ha lottato per difendere i Miraculous, i kwami e il potere che nascondo e tu non lo userai per vendicarla o per trovarla…» disse deciso, per poi lasciare il piccolo kwami nero e ordinagli di trasformarlo.
Lo vide trasformarsi di fianco a lei e, come accadeva negli ultimi tempi quando lo vedeva tramutarsi da Adrien a Chat Noir, rimase quasi incantata da quei gesti decisi e virili che caratterizzavano la sua trasformazione, subito dopo si mise in posizione di battaglia, ma lei lo bloccò.
«Non ne vale la pena, Chat!» cercò di calmarlo.
«Ascolta la tua amica Adrien, consegnatemi i gioielli, senza fare resistenza inutile.» disse tranquillamente il portatore del Miraculous della Farfalla, mentre il serpente di fianco a lui continuava a sibilare, pronto ad attaccare.
«Mai!» urlò il biondo tirando fuori il bastone dal suo fianco, la stessa cosa fece lei mettendo mano al suo yo-yo, nello stesso momento le altre due eroine li affiancarono: Volpina stringendo la sua frusta arancione e JBee che invece teneva il braccio destro, perfettamente armato, verso il serpente. Ladybug aveva visto poco prima la sua compagna usare quell’arma, sparava miele appiccicoso che bloccava il nemico.
«Cosa pensate di fare, dopo che ci avrete sconfitto? - chiese ancora Papillon - Adrien vivi qui, pensi che le cose cambieranno? Otterrò quell’anello che tu lo voglia o no!»
«Mi rifiuto di vivere ancora con te. Tu non sei mio padre, mio padre non mi avrebbe mai fatto questo, non avrebbe mai fatto questo al ricordo della mamma!» sentenziò lui, i suoi toni si erano calmati un po’, ma Marinette percepiva ancora il dolore nella sua voce.
«JBee, il tuo potere!» disse subito.
L’eroina dai capelli rossi, allora, alzò anche l’altro braccio e puntandoli verso l’uomo e il serpente usò il suo potere.
«Honeyshock!» urlò, subito dopo entrambi caddero a terra svenuti e Angelie riprese le sue normali sembianze.
«Muoviamoci! - disse Chat - Abbiamo cinque minuti per raccogliere la mia roba e andarcene da qui?»
«Raccogliere la tua roba? Scusa poi dove vai?» chiese lei.
«Beh è un gatto, può sempre fare il randagio e vivere sotto un ponte!» disse l’eroina arancione, che subito dopo ricevette una gomitata dalla sua amica.
«Verrò a dormire da te, ovvio!» disse invece il gatto nero, ignorando completamente la battuta della volpe.
«Co… cosa? Da me? Ma io… Ma-ma…» all’improvviso fu sicura che il suo volto era diventato dello stesso colore della sua maschera.
«Uuuhh, qui le cose si fanno serie! A quando il matrimonio?» chiese Volpina divertita.
A quelle parole sentì il sangue inondarle ancora di più le guance, non riuscendo a proferire neanche una parola.
«Ma-matrimonio?»
Alzò lo sguardo stupito, era la prima volta che vedeva Chat Noir paonazzo, con Adrien era capitato alcune volte, rare, ma era successo, però vedere Chat Noir rosso in volto era qualcosa di davvero incredibile.
«Ragazzi, non vorrei interrompere i vostri sogni amorosi, ma abbiamo quattro minuti, dovremmo muoverci!» sentenziò l’eroina dell’ape sentendo il primo avviso del suo pettine.

  
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