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Autore: Fab_7    24/11/2016    0 recensioni
Denise, una semplice ragazza di 19 anni, vive la sua monotona vita in un piccolo paese immerso nel nulla chiamato Sunnyfalls, tra scuola, amici, famiglia, sport e libri. Non è la più popolare della scuola, non partecipa a feste, e non ama stare troppo in mezzo alla gente. Preferisce credere alle storie dei suoi libri piuttosto che alla realtà. Una notte tornando a casa, si trova coinvolta in un brutto episodio che la segnerà a vita. Per fortuna al suo fianco ha due migliori amici meravigliosi, Bruce e Natasha, senza i quali non potrebbe vivere e che la aiuteranno a superare i momenti più difficili. Ma Denise non avrebbe mai potuto immaginare che le sue giornate sarebbero presto state scombussolate dall'arrivo di un misterioso ragazzo che le ruberà il cuore e anche l'anima.
Unsteady è un romanzo in cui l'amicizia e la fedeltà sono alla base di tutto. Dove anche la persona più improbabile può rivelarsi la più straordinaria. Dove l'amore sarà messo a dura prova dal destino. Ce la farà Denise a prendere in mano la sua vita e farne ciò che davvero desidera?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Dovevo fare finta di niente, non volevo che Nat si accorgesse che Caleb fosse li, sarebbe andata in tilt. Purtroppo in quel momento già era presa a fare discorsi assurdi, quindi era meglio evitare equivoci.

A volte credevo che scherzasse quando diceva cose del genere, invece era piuttosto seria. Aveva già tirato fuori il cellulare per mandare un messaggio a Bruce.

Dissi in fretta, forse troppo in fretta e lei si insospettì un po', ma lasciò perdere e si rimise il telefono in borsa. Sapevo quanto Bruce detestasse Caleb, non gli serviva un motivo in più per farlo, e poi non mi andava di metterlo in mezzo in queste situazioni.

Mi puntò il dito contro mentre finivo il mio ultimo sorso di coca cola. Disse sorridendo ed ammiccando come solo lei poteva fare.

Non c'era niente da fare, Nat aveva sempre i migliori ragazzi.

Sbuffò accavallando la gamba, nonostante facesse freschetto Nat andava in giro con la minigonna, del tutto normale per lei.

__________________________________________________________________________

Tornai a casa che era ormai sera, le otto si stavano avvicinando ed io non ero minimamente pronta. Mi ero persa con Nat a chiacchierare del suo nuovo spasimante che non mi ero accorta dell'ora. Salutai al volo i miei genitori non appena entrai in casa, dissi a mia madre che sarei uscita con Bruce e che avremmo potuto parlare al mio ritorno, e mi fiondai in camera mia. Non avevo proprio intenzione di cominciare quel discorso con lei in quel momento. Strada facendo mi iniziai a togliere i vestiti che buttai nel cesto dei panni sporchi una volta arrivata in bagno. Aprii l'acqua calda della doccia e la feci scorrere prima di entrarci dentro. Restai sotto il suo getto caldo per un bel po', ma a malincuore dovetti sbrigarmi visto che Bruce sarebbe arrivato da un momento all'altro. Uscii dalla doccia poco dopo e avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo andai in camera ed aprii l'armadio. Non mi volevo vestire troppo elegante o troppo carina, altrimenti poteva pensare ad un potenziale appuntamento. Quindi optai per un paio di jeans stretti che arrivavano poco sopra alla caviglia, degli stivaletti bassi neri ed una camicetta a maniche lunghe a righe bianche e nere. Nel complesso non ero per niente male ma comunque restavo molto semplice, decisi di farmi due trecce alte e mi misi un po' di mascara. Ero indecisa se mettermi o no il rossetto che Nat mi aveva dato dopo avermi truccata per la festa dell'altra sera, optai per metterne una leggera passata. Dopo aver contemplato la mia immagine completa allo specchio ed esserne soddisfatta presi d'istinto la collana e la infilai al collo, poi afferrai la mia borsa ed uscii dalla camera, chiudendola alle mie spalle. Mentre scendevo le scale il campanello di casa suonò, quindi andai io ad aprire e mi ritrovai un bellissimo Bruce davanti. Indossava una camicia nera che risaltava i suoi occhi color ghiaccio e dei jeans strappati. Nella sua semplicità riusciva ad essere sempre bellissimo. Restammo entrambi a fissarci per qualche secondo, poi fu lui a spezzare il silenzio.

Mi sorrise radioso, guardandomi dalla testa ai piedi. Quella specie di analisi mi stava mettendo non poco a disagio e lui se ne accorse, quindi distolse lo sguardo immediatamente. .

Scossi la testa sorridendogli. Salutai i miei e uscimmo di casa. La sua splendida audi era parcheggiata di fronte al mio garage. Una volta vicini mi aprì lo sportello e mi fece salire, poi fece il giro dell'auto e mise in moto uscendo dal piccolo vialetto in retromarcia.

Mi chiese sorridendo mentre accendeva la radio. Subito l'abitacolo della macchina si riempì di musica pop. Ed io mi rilassai.

Lo guardai sorridendo aspettando una sua risposta.

Sorrise senza distogliere lo sguardo dalla strada. Ogni tanto i suoi occhi incontravano i miei in uno scambio di sguardi continuo. E tra un silenzio imbarazzante e l'altro Bruce cercava sempre di non farmi sentire a disagio e ci riusciva molto bene fortunatamente. Ringraziai il fatto che non aprí il discorso di mia madre, sapeva bene che non era il caso farlo.

Una mezz'oretta dopo eravamo in città e stavamo parcheggiando di fronte alla migliore paninoteca della zona. Io e Bruce ci andavamo spesso li, ormai conoscevamo tutta la famiglia proprietaria. Non avevo mai mangiato panini così buoni e non era affatto un'esagerazione la mia.

Una volta entrati andammo al bancone dove c'era Robert che ci salutò felice di vederci dopo diverso tempo. Robert era un papà di famiglia, di origini italiane che aveva deciso di aprire la sua attività nella cittadina più sperduta d'America, ed era stato un grande affare per lui. Ci fermammo a parlare un pochino, chiedendogli della famiglia e degli affari in generale. Prima di andarcene ci preparò i due soliti panini che ormai sapeva a memoria. Bruce prendeva sempre una piccola baguette con tonno, mozzarella, insalata, funghi e tartufo, un'accoppiata che lasciava parecchio a desiderare. Io invece rimanevo sul classico prendendo stracchino, pomodoro e prosciutto cotto. Uscimmo di li con i panini e due bibite nella bustina e salutammo calorosamente Robert.

Propose Bruce.

Gli sorrisi battendo le mani e cominciando a camminare, non era molto distante e quella sera si stava benissimo a parte un leggero venticello fresco.

Domandò tirando fuori dalla busta i due panini e mi porse il mio. Rimasi un attimo bloccata non sapendo cosa dire.

Addentai il mio panino, non sapevo se era il caso di dirgli che Caleb, il ragazzo che tanto odiava, mi stalkerava. Ma non riuscivo neanche a dirgli una cavolata. Cercai di dire immediatamente, giusto per far sembrare la cosa un po' più normale. A Bruce per poco non andò di traverso un boccone.

Il suo tono era cambiato, era diventato più duro.

Si sfogò sul povero panino divorandolo velocemente.

Il mio tono era carico di scetticismo.

Sorseggiò un po' della sua birra guardando dritto davanti a se. Non dovevo aprire quel discorso, sapevo che se la sarebbe presa sicuramente per Caleb. Sospirai e finii con calma il mio panino mentre ci avvicinavamo alla spiaggia. Non parlammo finché non arrivammo in riva al mare. Bruce posò la sua birra sulla sabbia e mi guardò negli occhi. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai fortissimo.

Alzai il viso per guardarlo e tirai fuori il mio cellulare Gli chiesi sorridendo e lui annuendo prese il telefono visto che io ero troppo bassa, ed allungò il braccio in alto per scattare la foto. Eravamo stretti ed io posavo la testa sul suo petto sorridendo, nella foto. Noi cercavamo sempre di immortalare quello che facevamo insieme, per avere in futuro tanti ricordi su cui poter parlare e ridere.

Mentre pubblicavo la foto sul mio profilo Facebook alzai lo sguardo su di lui.

Mi fece quella domanda senza guardarmi, ero completamente spiazzata. Ma che domanda era? Insomma non se ne poteva uscire così, anche perché non volevo di certo baciarlo visto che era il mio migliore amico. Ma non ero neanche così tanto sicura che mi sarei tirata indietro. Quindi preferivo che si risparmiasse una cosa del genere.

Non sapevo davvero cosa rispondere, mi trovavo in grossa difficoltà. Nella mia testa balenarono tantissimi pensieri e mi resi conto troppo tardi che le sue mani tenevano il mio viso ed in pochi secondi le sue labbra erano sulle mie. Calde, morbide e delicate. Con movimenti molto lenti Bruce mi baciò prendendomi alla sprovvista completamente. All'inizio cercai di divincolarmi, ma durò poco, visto che subito dopo mi stavo facendo trasportare dalla passione. Una passione che non credevo di poter avere, quel contatto era bellissimo, mi faceva sentire a casa ed il suo tocco delicato mi tranquillizzava. Posai le mani sulle sue senza lasciare le sue labbra, mi stavo odiando da morire in quel momento perché non volevo illuderlo, ma proprio non riuscivo a staccarmi da lui. Lentamente insinuò la lingua nella mia bocca, sempre con molta delicatezza. Con una mano mi accarezzava il viso e con l'altra scendeva ad accarezzarmi un fianco, provocandomi un leggero brivido. Ansimai staccandomi da lui.

La sua voce ansimante era piena di angoscia quando vide nei miei occhi la paura di quello che era appena successo e si passò una mano tra i capelli leccandosi le labbra.

Una voce ci interruppe dalla nostra conversazione. Quella voce. Mi girai lentamente trovandomi davanti Charlotte ed il suo gruppetto di cagnolini che la seguivano ovunque. Mi dimenticavo che lei viveva in spiaggia le sera. Perfetto, ci voleva proprio. Disse battendo le mani.

Ringhiai io non appena la vidi. Non c'era essere umano più inutile di lei. Con una mano si spostò di lato la sua lunga chioma bionda guardandoci.

Rise in maniera così fastidiosa che ci era mancato poco che i miei timpani scoppiassero. Si divertiva a rovinare la vita alla gente, o comunque era così poco intelligente da non capire di essere una persona insopportabile, peccato che con me cascava molto male, perché ci avrei messo due secondo ad azzittirla.

Bruce mi prese per mano e mi trascinò via, purtroppo per andarcene dovevamo oltrepassarli visto che erano nella direzione dell'uscita. Strinsi la mano a Bruce e non feci caso alle varie occhiate di quei poveri imbecilli che erano li. Poi però il mio sguardo si posò su un ragazzo in particolare a cui non avevo fatto ancora caso, e che mi stava guardando con rabbia.

Sussurrai senza volerlo e Bruce si bloccò all'istante girandosi nella direzione in cui stavo guardando.

Bruce lo fulminò con lo sguardo avvicinandosi a passo svelto verso di lui. Il sangue mi si raggelò nelle vene. Che intenzione aveva?

Cercai di fermarlo ma ovviamente senza risultato. Raggiunse Caleb con poche falcate e si fermò a qualche centimetro da lui. Erano praticamente alti uguali, due colossi, forse Caleb era leggermente più alto ed io stavo iniziando ad avere paura per come si stava mettendo la situazione.

Disse a denti stretti cercando di mantenere la calma, ma sapevo che sarebbe esploso a breve e non era un bello spettacolo.

Dio il suo tono era sempre così fastidioso.

Incrociò le braccia sorridendo beffardo.

La mia era praticamente una supplica, non volevo che finisse male. Quell'oca giuliva di Charlotte se la stava dando a gambe insieme a quegli idioti che si portava dietro, da aspettarselo.

Fu in quel momento che si sentì lo schianto del pugno di Bruce sullo zigomo di Caleb e quest'ultimo cadde a terra spiazzato. Io spalancai gli occhi guardando prima Bruce e poi Caleb preoccupata. Lui si alzò da terra massaggiandosi il viso e pulendosi dalla sabbia.

Bruce ormai era andato, lo avevo visto solo un'altra volta in quello stato e non mi era piaciuto lo spettacolo.

Lo sguardo ed il tono di Caleb non erano mai stati così freddi e duri come lo erano in quel momento. Era uno scontro tra titani quello, metteva i brividi. Provai a fare un passo verso di loro ma mi dovetti fermare perché Caleb aveva appena tirato un pugno sul naso di Bruce, che dovette indietreggiare leggermente per incassare il colpo con una smorfia di dolore. Non volevo assistere a quella scena, non tra loro due. Ma la situazione non faceva altro che peggiorare, Bruce andando avanti aveva già un occhio leggermente gonfio ed il sangue che gli usciva dal naso, mentre Caleb aveva uno zigomo sanguinante e basta. Sapeva incassare benissimo i colpi. Io urlavo cercando di farli smettere e loro mi ignoravano continuando a darsele di santa ragione. Ad un certo punto Bruce era steso a terra con Caleb sopra di lui pronto a sferrare l'ennesimo pugno. Decisi di intervenire in quel momento, non ce la facevo più, era assurdo il motivo per cui era scoppiata quella rissa. Posai le mani su quella di Caleb per cercare di fermarlo, ma quest'ultimo preso dal momento il pugno invece di darlo a Bruce lo diede a me. Dritto in faccia, ed io mi ritrovai a terra con una fitta lancinante all'altezza della guancia. Il dolore mi aveva fatto uscire le lacrime, mi sentivo il viso completamente dolorante e gonfio. Respiravo velocemente per cercare di controllarmi o sarei scoppiata a piangere per tutta quella situazione. Sentii un liquido caldo scivolarmi sul viso e solo dopo averci passato delicatamente la mano mi resi conto che era sangue. Immediatamente alzai lo sguardo verso entrambi che si erano pietrificati, Caleb era paralizzato, il suo sguardo trovò subito il mio ed era non mortificato, di più. La sua voce uscì quasi spezzata dalla sua bocca, stava per fare un passo nella mia direzione ma  Bruce lo oltrepassò e si fiondò da me.

Mi accarezzò il viso e analizzò il danno abbastanza preoccupato. Punti? Addirittura? Possibile che era stato così forte quel colpo? Bruce mi aiutò ad alzarmi e mi sorresse reggendomi da un braccio.

Dissi dolorante. Eccome se mi faceva male.

Non avevo mai sentito Bruce cosi infuriato. Caleb non rispose, si limitò a restare immobile senza smettere di guardarmi. Non lo aveva fatto apposta, lo sapevo. Sarei voluta andare da lui per dirgli che non era successo niente, ma purtroppo non era così. Qualcosa era successo.

_____________________________________________________________________________

Per arrivare all'ospedale Bruce aveva avuto una guida a dir poco spericolata. Avevo quasi avuto più ansia durante il tragitto che durante la rissa. Scherzi a parte, una volta arrivati non avevamo dovuto aspettare molto. Mi avevano portata in una piccola stanza, dove un chirurgo mi stava visitando. Ero seduta sul letto con i vestiti sporchi del mio sangue, mentre il medico controllava la situazione.

Sorrise gentilmente ed uscì dalla stanza, aveva un aria familiare. Ma ultimamente mi sembrava che tutti avessero un aria familiare, quindi non gli diedi peso.

Io e Bruce restammo li a guardarci, entrambi mortificati.

Lo interruppi immediatamente.

Dissi cercando di risollevargli il morale. Sapevo quanto ci stava male per quello che era successo.

Quella frase mi fece rabbrividire. Il medico entrò qualche secondo dopo fortunatamente interrompendo i miei pensieri.

Disse il chirurgo rivolto a Bruce.

Ci guardammo entrambi dopo aver detto in coro la stessa frase. Il dottore si fece una risata e Bruce uscì dalla stanza, lanciandomi un ultimo sguardo prima di chiudersi la porta dietro.

il chirurgo mi sorrise per cercare di tranquillizzarmi un pochino. Ecco quello mi rassicurava parecchio.

Alzai le spalle sospirando, il dottore aveva disinfettato tutto ed ora stava cominciando a mettere i punti. Mi aveva anestetizzato la guancia con una piccola iniezione.

una volta che finí il tutto mi mise un cerotto abbastanza grande sulla guancia.

Gli sorrisi davvero grata e aspettai che fece il prelievo al mio braccio sinistro. Mi sentivo la guancia addormentata. Non appena lo fece uscí dalla stanza ed io rimasi li da sola in attesa. Non potevo ancora crederci a quello che era successo, il mio migliore amico e Caleb si erano menati per colpa mia. Scossi la testa nell'istante in cui la porta si aprí e mi ritrovai davanti proprio Caleb. Lo guardai meravigliata di vederlo li e anche stupita per il fatto che Bruce lo avesse fatto entrare, ma forse si era allontanato un attimo e non l'aveva visto.

Mi domandò preoccupatissimo. Mi raggiunse vicino al letto e notai che gli si erano formati diversi lividi sul viso ed aveva un taglio sul sopracciglio sinistro. Anche Bruce picchiava bene nonostante non avesse dato il meglio di sé, per fortuna di Caleb.

Lo guardai accennando in sorriso.

Non lo avevo mai visto così abbattuto. Mi si spezzava il cuore.

Cercai in qualche modo di tranquillizzarlo.

Mi accarezzò il viso guardandomi. Mi tornò in mente il suo sguardo.

Erano le stesse parole che gli Dissi io tempo prima.

Gli sorrisi e lui ricambió. Mi prese la mano stringendola.

Ridacchió guardandomi, io stavo per ribattere ma lui mi azzittí. Lo guardai ridendo. Aveva ragione, non era sgradevole.

Lo guardai dritto negli occhi mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Mi stupii di quella domanda. Ma ne ero piacevolmente sorpresa. Quindi scesi dal letto sorridendo e alzai la testa per guardarlo meglio.

Lui mi sorrise sinceramente felice per la prima volta.

Ci stringemmo la mano sorridendo e in quello stesso istante entrò il medico con le mie analisi. Quando ci vide rimase stupito.

Si conoscevano?

Sussurrò lui.

Chiese in tono autoritario.

Papá? Quel chirurgo era il padre di Caleb? Beh ecco perché mi sembrava familiare. Riflettendoli erano praticamente uguali.

Ammonì il figlio duramente e poi tornò a guardare me.

Dissi guardandoli entrambi.

Puntò il dito contro Caleb e poi mi sorrise affettuoso. Mi fece l'occhiolino esattamente come lo faceva Caleb, poi uscí dalla camera. Ci guardammo per qualche secondo prima che lui parlasse.

Sì passò una mano tra i suoi capelli dorati e mi guardò. Per quanto volessi dire di sì sapevo che fuori c'era Bruce che mi aspettava preoccupato.

Lo Dissi quasi a malincuore, volevo stare ancora un po con lui ma non volevo neanche lasciare Bruce da solo.

Mi prese alla sprovvista con quella domanda. Non ero mai andata oltre la città, quindi ero sinceramente incuriosita dalla sua proposta.

Gli sorrisi e si avvicinò a me. Mi bloccai perché credevo che mi stesse per baciare in bocca ma invece posò un piccolo bacio sulla fronte accarezzandomi i capelli.

Mi sorrise ed uscí dalla camera.

Avrei potuto giurare di sentire il mio cuore fare capriole di gioia. Quel misterioso ragazzo si stava rivelando una meravigliosa scoperta. E non vedevo l'ora di andare fino in fondo, anche se mi sarebbe costato tanto farlo.

   
 
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