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Autore: dolcefavola    25/11/2016    1 recensioni
Un complotto per catturare la ciurma di Capello di Paglia e la ciurma di Law che stanno diventato i principali nemici della Marina e del Governo Mondiale. Complotto che metterà a dura prova la ciurma, emergeranno nuovi amori, tradimenti e bugie.
Dopo la scomparsa di Law, Nami scappa per seguirlo verso una trappola che cambierà la vita della Navigatrice e dello Spadaccino.
Spero che la storia vi piaccia e fatemi sapere cosa ne pensate.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donquijote Rocinante, Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Trafalgar Law | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Il capitano guardando la ciurma dicendogli << smettetela di cercala sulla nave, Nami è non è qui, si è allontanata con il Waver >>.  I compagni sentendo la voce amareggiata di Lufy lo guardarono, in attesa di qualche ordine. Zoro sgrugnando i denti era l’unico che non fissava il capitano, immerso in un forte senso di colpa disse << Nami è una stupida! Sappiamo tutti perché stanotte è scappata. È andata a cercare Law >>.  Dopo aver finito di parlare, guardo il capitano che stringeva i pungi dalla rabbia.  << Non mi interessa. Lei è una nostra compagna la dobbiamo assolutamente trovare, il problema è dove andare a cercarla, senza di lei non siamo in grado di navigare >>
 
Gesto folle!
Una nave della marina navigava diretta verso la Citta Bianca, avevano catturato una prigioniera che da un mese era tenuta rinchiusa nelle prigioni della nave. Nei piani più bassi di quella grande nave, la Navigatrice di Capello di Paglia, era rinchiusa in una stanza da esattamente un mese. Una prigionia sofferta per troppo tempo, ma dietro a quella donna che appariva innocente e fragile, c’era un piano più folle del suo stesso viaggio.
Nami era seduta in un pavimento puzzolente e l’aria era secca e umica. Non vedeva il sole da quando si era fatta catturare, aveva perso il senso del giorno e della notte, ma cercava di tenere conto di quel lungo viaggio che l’avrebbe portata a destinazione.
Era l’ora della cena, come al solito gli avevano portato una zuppa fredda e qualche avanzo di carne. Il mangiare che gli davano era avariato, ma la fame che la perseguitava da troppi giorni la portarono a mangiare quei “resti” come un animale che aveva catturato la sua preda dopo diversi giorni di digiuno. Gli stessi uomini della marina, erano rimasti disgustati dal modo in cui lei divorava i pasti. Uomini che ogni tanto dimenticandosene la lasciavano a digiuno per diversi giorni.
La sua bellezza stava scomparendo, il viso era pallido e sciupato, il suo carpo troppo scheletrico e sporco.
Ormai era giunta a destinazione, doveva mettere in atto il suo piano di fuga.
Attese che il solito ragazzo imbranato le portasse da mangiare, era l’unico momento in cui aprivano la cella. Lei lo osservò con uno sguardo malizioso e gli sorrise dolcemente. Si avvicino in maniera sensuale al ragazzo, che sentiva i suoi ormoni a mille, di fronte a quella donna che nonostante la magrezza aveva un corpo splendido. Il ragazzo sembrava di essere in paradiso, quando lei si avvicinò e gli mise la mano sul petto. Nel momento che lui cerco di afferrarla, gli arrivò un calcio sulle parti basse. Nami non contenta, lo stordì con un pugno. Usci dalla cella e si incammino verso la luce.
 
Law aveva chiesto alla ciurma di aspettarlo al sommergibile. Dopo una decina di anni era ritornato nella sua città natale. Tutto sembrava essersi fermato a quel giorno. Ricorda le urla, il fuoco che bruciava le case, sua sorella bruciata viva nell’ospedale dove attendeva la morte a causa della malattia, i genitori uccisi dalla marina che senza pietà sparavano a donne, bambini, uomini e anziani. Senza pietà avevano sterminato gli abitanti, lasciando solo silenzio e sangue in una città ormai disabitata e abbandonata a se stessa. Law cercava di cancellare quelle atroci immagini, ma ogni casa e ogni angolo che vedeva, gli venivano in mente i ricordi della sua famiglia, delle persone che conosceva, dei luoghi che frequentava. Era un amaro ricordo.
Gli orrori ormai avevano invaso la sua mente, quel poco di lucidità che gli era rimasta scomparve. Nel momento in cui si ritrovò degli uomini della marina che lo assaltarono con un attacco a sorpresa, lui prese la sua spada e senza pietà, quasi come se volesse ricambiare le atrocità subite, uccise a morte, tutti gli uomini, che ubbidivano semplicemente agli ordini dei superiori.
Si ritrovò davanti ai resti dell’ospedale. i ricordi adesso facevano male. Ricorda sua madre e suo padre, stesi atterra uno tra le braccia dell’altro, e la sua piccola sorella. Strinse i pugni, e poi sfogò la sua sofferenza con delle urla che vennero sentite in tutta l’isola.
 
Senza voltarsi si tuffo nel mare, mentre sulla nave della marina si erano appena accorti che era scappata e si misero a cercarla, ma adesso era libera, adesso nuotando e sfidando il mare doveva raggiungere l’isola a nuoto.
Il suo fisico era debole, ma la volontà era più forte, ci impiegò un po’ ad raggiungere la riva. Dopo un mese senza muoversi per lo spazio ridotto della cella, aveva sforzato troppo il suo corpo denutrito.
Doveva riposarsi, così raggiunse una delle case più vicine e ancora intatte per nascondersi e riposarsi per qualche minuto. Stranamente venne tratta da un’abitazione
Una parte di quella casa era stata distrutta da un incendio, ma il resto dell’abitazione era ancora intatto. Curiosa di addentrò nelle stanze, tutto sembrava essersi fermato in quella casa che ancora puzzava di bruciato. La casa era abitata da una famiglia, lo si notava dagli oggetti e dalle camere. Tra i giocattoli impolverati e ammucchiato in un angolo di una camera, notò una strana immagine dentro una cornice. La prese, soffio per togliere la polvere e vide quella immagine che lo spezzo il cuore. Una famiglia felice, i genitori abbracciati indossavano un camicie bianco e avevano un grande sorriso che trasmetteva la gioia che forse regnata in quella casa. Tra le braccia della madre una piccola bambina e un secondo figlio che teneva la mano del padre. Quel bambino sorridente era Law. Come era strano il destino pensà Nami che si trovava nella casa in cui aveva vissuto il suo compagno. Poteva essere una coincidenza?
Ignorando la polvere sul suolo di quella cameretta, si distesse per terra. Pensava al sorriso che Law aveva stampato sulla faccia, un sorriso che adesso non ha più. Sicuramente nei suoi primi anni di vita sarà stato un bambino con una personalità molto diversa, ed poi è diventato l’uomo che tutti conoscono come il Chirurgo della morte.
Si riposò un po’ in quella casa, poi sentendo delle urla, decise che era meglio muoversi, senza sapere che quelle voci provenivano dagli uomini della marina che da poco erano stati uccisi dalla lama di Law.
Camminava tra le macerie, sapeva che la marina era lì, in quell’isola e se l’avessero catturata non avrebbe potuto più scappare. Non aveva nemmeno il bastone del tempo per difendersi, era rimasto sulla nave chissà dove.
 
Law adesso camminava senza senso, preso dal dolore di un passato che non poteva cancellare, quando era bambino era così debole e fragile di fronte alla marina, invece adesso le persone quando sentendo il suo nome tremavano. Poco dopo, la sua lama si stava sporcando di sangue di innocenti uomini. Camminava lentamente e con passo deciso, sapeva che intorno a lui, uomini armati fino ai denti si nascondevano tra le macerie di quella città. Uomini che erano semplici soldati che tremavano all’idea di affrontarlo, ma dall’altra erano costretti ad attaccarlo con un agguato. Tutti cadevano al suolo, uno dopo l’altro. Law camminava con una solo intenzione sterminare tutti gli uomini della marina che erano lì, sperando che facendo così si sarebbe liberato della ombre del passato.
 
Nami raggiunse un lungo vialone, vide una distesa di uomini a terra, e poi un uomo che con una lama appoggiata sulla propria spalla camminava. Riconobbe quella sagoma scura e si mise a correre, finalmente lo avrebbe raggiunto, ma non pensava che lo avrebbe rivisto dopo un lungo mese in una situazione tanto crudele.
Seguiva i corpi che l’uomo lasciava alla sue spalle, nel momento in cui il chirurgo della morte, aveva sollevato un uomo per il collo e lo stava infilzando con la sua spada, sentì una voce disperata. Nami correva verso di lui, con le lacrime agli occhi, gli urlò << Law fermati >>. Lo raggiunse, fermandosi a qualche metro di distanza incredula e spaventata per quello che stava vedendo.  Law la fissava, senza reagire dimenticandosi del povero uomo che stava soffocando tra le sua mani. << Ti prego lascialo >> sussurrò la ragazza che provando ad avvicinarsi a lui si ritrovò la lama puntata verso di lei.
 
<< Lascialo non uccidere più nessuno >> ripete, mentre non trattiene le lacrime che ormai avevano bagnato il suo viso. Law lasciò cadere l’uomo, che terrorizzato scappò il più lontano possibile a gambe levate, fece cadere anche la spada sporca di sangue. Con uno scatto felino, abbracciò Nami, che ci impiego un po’ a realizzare che era tra le braccia di quell’uomo. La gioia di rivederlo era scomparsa, quell’uomo che tanto desiderava di rivedere, non era un assassino. 
   
 
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