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Autore: dragun95    26/11/2016    2 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa succederebbe se nessuno potesse ne vedervi ne sentirvi come se non esistesse in questo mondo.
Nanashi lo sa benissimo nato al confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti passa le sue giornate sforzandosi di essere un ragazzo normale, ma che farà quando un crimine verrà commesso nella sua scuola e lui è proprio l'unico a sapere il colpevole.
Se vi ho incuriosito leggete per sapere che succederà.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3


Seduto ad una panchina nel parco Nanashi se ne stava lì aspettando l'agente Godou per informarlo di quello che aveva scoperto, stancamente spostò lo sguardo verso il cielo pieno di stelle ispirando l'aria fredda della notte chiudendo gli occhi e perdendosi in un vecchio e assopito ricordo.



In una notte di quasi vent'anni prima in un parco si sentivano i lamenti di un bambino appena nato, la piccola creatura continuava a piangere senza sosta ma nessuno parve sentire le sue urla e né tanto meno sembrasse accorgersi di lui.
Il piccolo strette la coperta in cui era stato avvolto guardandosi in torno con i suoi occhi neri ancora sull'orlo delle lacrime quando la figura di un'anziana signora oscuro il bambino,

-Che ci fa un tenero pargoletto come te qui?- si chiese sorridendo prendendo il bambino in braccio iniziando a cullarlo finché non si calmò ed iniziò a ridere felice,

-Uhm non c'è nessuno qui- disse l'anziana signora guardandosi in torno per poi riportare l'attenzione sul piccolo sorridendo e dirigendosi fuori dal parco diretta a casa, quello fu il momento in cui Nanashi incontro sua Nonna.



-Ehy ragazzino ci sei?- chiese Godou notando che il ragazzo aveva lo sguardo perso nel vuoto, ma appena sentì la voce dell'uomo si riprese guardandolo,

-Finalmente ce ne ha messo di tempo- sospiro stiracchiandosi, facendo sbuffare l'agente,

-Allora cosa hai scoperto?- chiese guardando altrove,

-Prima mi hai portato da mangiare, con lo stomaco vuoto non riesco a riflettere- a quelle parole Godou sbuffò porgendogli un sacchetto di una nota catena di fast food, che venne afferrato subito dal cenereo con l'acquolina in bocca,

-Mmm i loro hamburger sono i migliori- disse gustandosi un boccone del suo panino mentre Godou spazientito picchiettava il dito sul braccio, attirando l'attenzione del ragazzo che subito mise la mano in tasca estraendo le foto che porse all'uomo.
Quando Godou finì di vedere le foto restò sconcertato,

-Eccoti il movente. Forse Miyu aveva deciso di ribellarsi e lui per non rischiare l'ha fatta stare zitta- disse serio Nanashi,

-Forse, ma potrebbero anche avvallare la tesi del suicidio. Visto che Kurashi la perseguitava- sospirò Godou,

-Forse ma in entrambi i casi deve pagare- sibilò freddo il ragazzo, mentre l'agente si grattava la testa,

-Questo è vero. Ma con solo queste seppure sono ottime prove non posso di certo incastrarlo. Inoltre come posso dire ai miei superiori come le ho ottenuto, che un ragazzo invisibile me la ha date in un parco- quelle parole fecero stringere forte i pugni di Nanashi che serrò di colpo la mascella furioso quella storia di essere invisibile al mondo intero escluso ad una percentuale estremamente bassa per non dire pressoché nulla di persone.

-Dovevi aspettartelo Nanashi- disse il samurai apparendo davanti al ragazzo che lo guardò con astio, ma l'agente Godou non lo sentì ne riuscì a vederlo,

-Dunque che si fa?- chiese ignorandolo e chiudendo gli occhi,

-Non lo so- concluse Godou sospirando pesantemente, al contrario del cenereo che preferì alzarsi 

-Io continuo a tenere d'occhio il professore in caso qualcosa l'avverto- disse andandosene ma prima Godou gli diede un foglio con su un numero di telefono,

-Almeno sai come chiamarmi- disse mentre il ragazzo sorrideva. 



Un giovane Nanashi di almeno otto anni stava dando furiosi pugni contro il tronco di un'albero fuori dal giardino di casa, usando tutta la rabbia repressa per sfogarsi fino a graffiarsi e lacerarsi le mani che sanguinarono al medesimo pugno, una mano delicata gli afferrò la mano, quando alzò lo sguardo vide il volto sorridente di un'anziana signora,

-Nonna- disse il ragazzo tirando su col naso,

-Qui urge una medicazione- la donna lo fece sedere sul portico e gli medicò le mani con delicatezza, Kanna Moita aveva cresciuto Nanashi come un figlio sebbene solo lei potesse vederlo, ma l'anziana donna gli voleva comunque bene,

-Ancora pieno di rabbia- disse lei finendo di bendargli le mani e subito il ragazzo abbassò lo sguardo,

-la gente non mi vede e io sono stanco. Forse non faccio nemmeno parte di questo mondo- disse amareggiato avvolgendo le ginocchia con le braccia e poggiandovi sopra la testa iniziando a versare qualche lacrima.
Kanna gli accarezzò la testa per consolarlo sorridendogli e facendogli alzare la testa,

-Solo perché gli altri non ti vedono non vuol dire che tu non esista. Nanashi tu riesci a sentire e percepire tutto il mondo che ci circonda, come chiunque altro e ci riesci perché sei reale- gli sorrise guardandolo negli occhi di Nanashi che subito si riempirono di lacrime di gioia,

-Vuoi una galletta?- le chiese la nonna porgendogli una ciotola, subito il ragazzo si asciugò le lacrime prendendone una.



Nanashi si svegliò da quel ricordo, ritrovandosi seduto sul tetto della sua scuola, era passato un giorno dalla scoperta delle foto scandalose che ritraevano Miyu venire pedinata dal suo professore, e intanto lui continuava a tenere sotto stretta sorveglianza Kurashi per cercare più informazioni possibili,

-Quindi vuoi andare fino in fondo- quella voce metallica lo fece sbuffare,

-Di un po, c'è almeno un giorno che non mi tormenti?- ma quella domanda non ottenne alcuna risposta, irritato, Nanashi decise di alzarsi e scendere lasciando sul tetto il samurai,

-Che palle- sospirò aprendo gli occhi e ritrovandosi davanti la solita armatura con sotto la maschera degli inquietanti occhi rossi,

-Lo sai che io non posso sparire credevo lo avessi capito ormai- quelle parole fecero ribollire il sangue del ragazzo come lava, tutti i muscoli erano pronti a scattare come una molla in qualsiasi momento,

-Stavi sognando la nonna?- quella domanda lo colpì come un pugno nello stomaco non riuscendo a rispondere e tremando per qualche motivo a lui ignoto.

-Lei era stata la prima a vederci, ma ormai lei non c'è più- disse con la sua voce metallica è gelida il samurai, quella frase fece esplodere Nanashi ma si trattenne dal colpirlo restando in mobile,

-Non ti azzardare a trascinarla in questa storia. Lei ci voleva bene se proverai a sparlare male di lei ti legherò e ti getterò in un'angolo remoto della mia mente- lo minacciò furioso ma il samurai era sparito, ormai c'era abituato ogni volta che cercava di risolvere la questione con il suo subconscio questi spariva lasciandolo da solo, sospirando mise le mani in tasca dirigendosi verso l'aula di musica senza accorgersi che una foto gli era caduta dalla tasca.



Nanashi era seduto nella stanza a curare sua nonna stesa nel futon, stava molto male

-Nanashi- disse Kanna alzando la mano e il ragazzo l'afferrò subito come ad aggrapparsi ad essa per non cadere nel baratro,

-Non sforzarti nonna devi riposare- le disse dolcemente ma nella sua voce c'era un pizzico di preoccupazione è tristezza,

-Credo che ormai sia giunta la mia ora- disse sorridendogli facendo preoccupare il cenereo,

-Non dire così ti prego- disse quasi in lacrime, Kanna si era presa cura di lui per tutti quegli anni diventando la sua famiglia e la sua ancora a cui aggrapparsi in quel mondo il solo pensiero di perderla lo faceva stare male.

-Guarda nell'armadio tesoro- gli disse indicando con la testa l'armadio nell'angolo, Nanashi si alzò avvicinandosi al mobile ed aprendolo ci trovò dentro un'uniforme scolastica color grigio cenere,

-Quella è l'uniforme della scuola pubblica Takarea- spiegò la nonna mentre il ragazzo guardava l'uniforme in ogni dettaglio,

-Nonna né abbiamo già parlato. Non avrebbe senso andare ad una scuola visto che nessuno può vedermi- sospirò tristemente rimettendo l'uniforme nell'armadio, quando Kanna sorridendo gli fece segno di avvicinarsi, 

-Ascolta Nanashi voglio solo che tu posso vivere come una persona normale, inoltre quando io non ci sarò più avrai bisogno di un'istruzione adeguata. Quindi ti prego vai a scuola e ascolta le lezioni, questo è il mio unico desiderio- gli disse stringendogli la mano dolcemente venendo ricambiato dal ragazzo che annuì sorridendogli, dopo qualche giorno però Kanna morì e lui restò solo da quel giorno Nanashi all'età di tredici anni iniziò ad andare alla Scuola Takarea ogni giorni iniziando anche a viverci.



Quel ricordo fece scendere qualche lacrima sul volto di Nanashi che le asciugò subito, era nell'aula di musica davanti al pianoforte, la scuola era ormai chiusa da un'ora, e lui iniziò a scorrere le dita sul copri tastiera guardandolo con nostalgia, quando dietro di lui riapparve il samurai,

-Uhm non iniziare va bene non ho voglia di sentirti al momento- sospirò rialzando il coperchio sulla tastiera del piano forte per poi sedersi e dopo aver preso un bel respiro inizio a muovere le dita sui tasti chiudendo gli occhi ed iniziare a suonare ripensando ad una melodia nella sua testa e ricantandola mentalmente suonando con armonia i tasti del piano forte,

-Così ti sentiranno- gli fece notare il samurai, ma Nanashi non lo stava ascoltando continuando a suonare la melodia al pianoforte,

-Da quando ti interessa cosa faccio. Di solito mi assilli sempre che dovrei solo arrendermi?- gli chiese senza guardarlo continuando a suonare, ma non ottenne nessuna risposta, quando finì di suonare si girò senza trovare nessuno dietro di se,

-Questo dovevo aspettarmelo- disse andando a guardare fuori dalla finestra, c'era una bellissima luna piena e rimase a guardarla ipnotizzato, quando sentì dei rumori di passi è qualcosa che veniva trascinato, Nanashi si appiattì contro il muro ed aprì piano la porta per dare un'occhiata fuori dal corridoi.
  
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