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Autore: id_s    27/11/2016    2 recensioni
You were red, and you liked me 'cause I was blue: you touched me and suddenly I was a lilac sky, then you decided purple just wasn't for you
[…]
STORIA IN REREVISIONE: ex Cuore di Drago
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Elastic Heart - Dramione.'
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III. SWEET DREAMS



 
If I had the chance to start again
Then you would be the one I'd come and find
Like a poster of Berlin on my wall
Maybe there's a chance our walls might fall

 
Si risvegliò con un sorriso, felice e appagata come non accadeva ormai da mesi.
Si voltò su un fianco, quel tanto che le permettevano le braccia forti che la tenevano stretta – in una morsa quasi soffocante, neanche avessero paura che scappasse via – e allungò una mano verso il volto del ragazzo, sorridendo felice. Aveva un’espressione beata mentre dormiva: finalmente libere del solito ghigno, le sue labbra sottili sembravano particolarmente fini, quasi fragili, due petali delicati che poche ore prima lei non si era preoccupata di non profanare.
Ripensare alla notte passata risvegliò un tumulto così forte, in lei, che il cuore prese a battere all’impazzata, fuori controllo. Era stata la notte più bella della sua vita.
Quelle stesse braccia che la stringevano contro di sé avevano percorso tutto il suo corpo, sfiorando ogni centimetro della sua pelle con quelle mani delicate, affusolate, da pianista. Mani tentatrici, mani di una Serpe, di un nemico, alle quali però era stata più che disposta ad abbandonarsi.
Quelle labbra eleganti sul suo collo, sul suo seno, a lasciare marchi di possesso con la solita foga che lo caratterizzava: sulla sua gola diafana, Hermione poteva sentire ancora un lieve dolore – in qualche modo piacevole – laddove, ne era certa, avrebbe trovato un segno violaceo.
La mano che stava sfiorando pigramente il volto del ragazzo si fermò su una ciocca di capelli così biondi da risultare luminosi, quasi argentati come quegli occhi che teneva chiusi, cosa che – pensò Hermione – era un delitto contro l’umanità. Quelle iridi erano un’opera d’arte che non si sarebbe mai stancata di osservare, pronta a scorgervi ogni qualvolta qualcosa di nuovo: pronta a farsi sorprendere, ogni singola volta, da un sentimento così forte da provocarle una vera e propria Sindrome di Stendhal, davanti allo sguardo sicuro e indolente del suo predatore.
Si sporse lievemente verso il suo viso rilassato, il respiro corto, e posò le labbra sulle palpebre sottili, che fremettero un attimo prima di spalancarsi.
Il ragazzo, dapprima perplesso, si aprì poi in un sorriso assonnato, facendole scivolare le braccia intorno al collo e avvicinandola di più a sé, incastrando la testolina bruna e ricciuta della strega nell’incavo del proprio collo; lasciò un bacio sulla sua fronte pallida, sorridendo senza staccare neanche per un attimo le labbra dalla sua pelle.
- Buongiorno, Mezzosangue –
Hermione sorrise all’appellativo che, ormai, aveva perso ogni accezione negativa.
- Buongiorno, Furetto. -
Risero insieme, divertiti e spensierati, e per un attimo non ci fu Draco Malfoy e neanche Hermione Granger; per un momento, per quanto breve, furono solo due ragazzi sorridenti e innamorati, con mille e mille possibilità davanti e la prospettiva di giorni sempre più belli.
Due diciassettenni senza alcun peso sulle spalle, come potevano essere tanti dei loro coetanei.
Poi, però, un suono stridulo si diffuse per la stanza; Hermione lanciò uno sguardo preoccupato al ragazzo che, improvvisamente, aveva assunto un’espressione di autentica sofferenza.
- Che cosa succede? -
- Dobbiamo andare… -
La ragazza si dimenò, imbronciata, e strinse più forte le braccia intorno al Serpeverde, incastrando una gamba tra le sue.
- Non voglio… - sospirò, posandogli un bacio sul collo – potremmo saltare le lezioni – propose poi, incerta ma comunque desiderosa di non allontanarsi minimamente da lui.
Draco rise come non si ricordava di aver riso mai, era una risata felice.
- Mi lusinga farti questo effetto, Caposcuola Granger, ma temo non ci sia scelta. Questo è solo un sogno, dopotutto, e questo suono stridulo… Mezzosangue, per le mutande di Merlino, ti svegli tutti i giorni così? -
La ragazza si rizzò a sedere, allarmata. – Un sogno? Aspetta, cosa significa che questo è solo… -



- HERMIONE JEAN GRANGER, SPEGNI QUELL’AGGEGGIO DIABOLICO! -
Un cuscino colpì in piena testa la ragazza, che spalancò gli occhi di colpo, boccheggiando come in mancanza d’aria. Si alzò a sedere di colpo e rimase inerme a fissare la parete, incapace di fare qualsiasi cosa che non fosse cercare di calmare il suo cuore impazzito: la testa le scoppiava, ma quello era solo un particolare infimo, tranquillamente ignorabile rispetto a ciò su cui i suoi pensieri si stavano concentrando.
- Per l’Angelo, Hermione! -
Lavanda Brown avanzò imperiosa verso il comodino in legno di tasso della ragazza e, con un gesto secco della bacchetta, mise a tacere la sveglia a suon di “Silencio”.
- Ti avverto, Hermione, prova a svegliarci ancora una volta così e… Hermione, ti senti bene? –
La ragazza lanciò un’occhiata perplessa alla bruna che, ancora seduta sul letto e con una mano premuta sul cuore, aveva l’aspetto di una maratoneta che avesse corso per ore, per poi fermarsi di botto: il viso era arrossato, la fronte madida di sudore e gli occhi stravolti.
Lavanda lanciò un’occhiata a Calì che, dall’altra parte della stanza, la guardava dubbiosa.
 - Hermione? – riprovò incerta, sedendosi accanto a lei sul letto per poi muovere due dita davanti al suo viso.
 La Grifondoro sobbalzò, colta di sorpresa.
Lanciò uno sguardo confuso a Lavanda, come se fino a quel momento non si fosse neanche accorta della sua presenza; ora che si era distratta dai suoi pensieri contorti e confusi, il mal di testa sembrò scoppiarle nelle tempie, acuto, obbligandola a prendersi la testa tra le mani.
- Cos’hai? -
Anche Calì si era avvicinata e adesso la guardava preoccupata.
La bruna strizzò gli occhi dal dolore, ma cercò di assumere un’aria quantomeno normale prima di rispondere.
- Niente, ho… ho avuto un incubo, e adesso ho un mal di testa lancinante che… Ah, ahi – una nuova fitta la costrinse a lasciarsi cadere tra i cuscini, affondando il viso nella stoffa fresca per cercare conforto.
Non capiva cosa potesse essere cambiato rispetto alle altre volte, per indurle un sogno del genere. Non era la prima volta che Morfeo la portava a confrontarsi con il giovane Serpeverde, ma il più delle volte loro non interagivano: nei suoi sogni, Hermione era di solito una spettatrice esterna, mentre scene della vita quotidiana del ragazzo le sfilavano sotto agli occhi.
Sapeva che erano solo parti onirici, eppure – attraverso essi – aveva avuto l’impressione di conoscere un po’ meglio la persona che si celava dietro Draco Malfoy, spingendola a desiderare di conoscerlo davvero, di poter abbattere quelle barriere che si erano create tra loro in anni di astio, scherzi e cattiverie, di andare oltre tutto ciò per scoprirsi diversi da come ci si era immaginati.
Ma la ragazza sapeva bene che, d’altra parte, chi nasce quadro certamente non morirà tondo; le diversità tra loro erano troppe e insormontabili, e così Hermione si limitava a farsi andar bene quello che aveva, portando avanti con encomiabile coraggio il solito teatrino in cui loro si detestavano e non risparmiavano parole amare, quando si trattava di dimostrarlo. Eppure quel sogno era sembrato così reale, e così bello, e lei ne ricordava ogni singolo particolare, cosa che non era mai successa.
- Tieni, bevi questo –  Calì le passò un calice colmo di un liquido bluastro fumante, con un sorriso incoraggiante – lo tengo da parte per i mal di testa post sbronza, ci metterà un quarto d’ora ma funziona a meraviglia -
Hermione sospirò, guardandola grata, e accettò di buon grado la pozione: aveva un buon sapore di frutti di bosco e, nonostante la consistenza un po’ pastosa, riuscì a berla tutta in un sorso.
- Grazie mille… -
- Di niente. Ti ricordi cos’hai sognato di così brutto? -
- Sì, deve essere stato qualcosa di tremendo, ti dimenavi nel letto già da prima di svegliarti… - Lavanda passò nuovamente il calice vuoto a Calì, poi aiutò Hermione a sciogliersi dal groviglio di coperte, premurosa. I rapporti tra loro non erano mai stati ottimi quando entrambe erano incredibilmente innamorate di Ron, ma Lavanda sembrava aver deciso di dimenticare tutto nel momento in cui una sera, entrando nel dormitorio, aveva trovato Hermione in lacrime sul proprio letto dopo l’ennesimo litigio con Ron, che l’aveva portata a dare un taglio alla loro storia: la sua solidarietà femminile – della quale era molto orgogliosa, tra l’altro – aveva avuto la meglio su qualsiasi rancore potesse portare nei confronti della compagna di Casa, cosa che l’aveva portata a passare altruisticamente la notte con Hermione, a riempire un malcapitato Ronald di insulti ed improperi irripetibili. Se non altro, adesso che i rapporti si erano risanati la situazione lì al dormitorio era sicuramente più piacevole rispetto agli anni precedenti.
- Non lo so davvero, ragazze, io… -
- Buongiorno gente! -
Ginevra tornado Weasley marciò nel dormitorio del settimo anno con la consueta energia, lasciando dietro di sé una nuvola di profumo dalla fragranza agrumata; i suoi capelli rossi, lasciati – per una volta – lisci come madre Natura comandava, le sbattevano allegramente sul viso ad ogni suo movimento scattante.
- Hey Gin – Hermione si limitò ad un sorriso tirato, indossando la camicia e la gonna – che aveva lasciato della lunghezza stabilita da Ginny.
La rossa si sedette sul letto al suo fianco e poi le lanciò un’occhiata obliqua, penetrante come suo solito. Quando si comportava così, analizzandoti con un solo sguardo per poter capire cosa fosse successo e se ci fosse un reale bisogno di preoccuparsi, Hermione si rendeva conto che il suo secondo nome – Molly – le calzava davvero a pennello. Assomigliava a mamma Weasley in una maniera incredibile, in quei momenti.
- Cosa è successo? - domandò infine Ginny, aiutando Hermione a legare i capelli in uno chignon basso sulla nuca, dal quale – come al solito – sfuggivano i riccioli più corti e ribelli, incorniciandole graziosamente il viso.
La bruna si strinse nelle spalle, ringraziando l’amica con un breve abbraccio.
 – Un incubo, Ginny. Neanche lo ricordo bene, so solo che mi sono svegliata con un mal di testa tremendo, e Calì mi ha già dato una pozione per quello. -
Ginny la squadrò, pensierosa, inarcando educatamente un sopracciglio.
- Sicura che sia solo questo? -
- Certo. Cos’altro potrebbe esserci che non va? -





Harry Potter non era mai stato un ragazzo particolarmente acuto, quando si trattava di capire gli altrui sentimenti. Era un ottimo amico, questo sì, ma la sua mancanza di empatia poteva quasi arrivare ai livelli di Ronald Weasley – Hermione, però, sottolineava accuratamente il “quasi”, sapendo che nessuno sarebbe mai riuscito ad eguagliare l’insensibilità innata del suo ex fidanzato. Fu per questo con immenso stupore che, quella mattina, la ragazza lo ascoltò domandarle con aria lievemente preoccupata se si sentisse bene: Harry, solitamente, non si accorgeva di nulla – o quasi.

- Sto bene – gli assicurò, con un sorriso incoraggiante venato di una certa stanchezza, dopo due ore di Pozioni che l’avevano vista alle prese con il Distillato della Morte Vivente. – sono solo preoccupata per la pozione… - aggiunse poi, ostentando un disappunto che non provava realmente.
Il suo Distillato era assolutamente perfetto, lo sapeva e lo avevano confermato gli sguardi di disappunto di Pansy Parkinson e Daphne Greengrass, solitamente le predilette dell’insegnante di Pozioni.
Harry le lanciò un’occhiata perplessa, per nulla convinto ma comunque desideroso di non invadere gli spazi della sua migliore amica. Tra loro era sempre stato così, poche parole e molti fatti: non erano abituati a raccontarsi nei particolari i propri problemi, ma ad entrambi bastava la presenza confortante dell’altro e la certezza che, qualsiasi cosa fosse successa, avrebbero avuto qualcuno accanto su cui appoggiarsi e su cui poter contare, soprattutto, nel momento in cui le cose si fossero fatte troppo complicate.
- Hermione, la tua pozione era assolutamente perfetta. Piton ti ha dato anche dell’esibizionista, il che significa che neanche lui sarebbe riuscito a fare un lavoro migliore. Sicura che non ci sia altro…? – il Ragazzo Sopravvissuto provò ad insistere debolmente, impacciato, cosa che costrinse la bruna a nascondere un sorriso intenerito; magari il suo migliore amico non era particolarmente bravo con le parole, ma il fatto che insistesse nonostante Hermione sapesse che avrebbe preferito scappare piuttosto che invischiarsi in “cose di ragazze” la fece sentire incredibilmente meglio.
- Non essere sciocco, Harry – lo liquidò in ogni caso, con un gesto eloquente della mano che poteva significare solamente che per lei la conversazione era finita. – piuttosto, mi dici tu cosa è successo ieri sera con Ginny o devo procurarmi del Veritaserum? – aggiunse, lievemente minacciosa.
Il volto del ragazzo si colorò di una strana tonalità purpurea, mentre una sua mano sottile scattava a scompigliargli i capelli già naturalmente disordinatissimi, un gesto che Harry era solito compiere istintivamente quando era nervoso nonché uno dei tanti tratti che lo accomunavano a suo padre, James Potter.
- Noi… cioè, io… o forse lei, insomma, il fatto è che… -
- Harry -
- È che non capisco se mi odia, non vuole avere più niente a che fare con me, oppure ha deciso di perdonarmi, perché lei dice che… -
- Harry -
- … non ha nessun problema con me, ovvio che non lo ha, però le ho solo rivolto la parola, che diamine… -
- Harry -
- … non le ho chiesto di tornare insieme, solo di essere amici, volevo solo parlarle e lei mi ha detto che non vuole neanche vedermi e non capisco se… -
- Harry James Potter, per le mutande di Merlino, vuoi zittirti? -
Il ragazzo si arrestò di botto nel bel mezzo del corridoio, boccheggiando in silenzio come se – tutto d’un tratto – avesse dimenticato le parole che era stato sul punto di pronunciare. Un piccolo Tassorosso distratto sbatté contro di lui, per poi scappare via lanciandogli giusto qualche occhiatina. I più giovani tra gli studenti non erano ancora abituati all’idea della presenza del Ragazzo Che è Sopravvissuto tra loro.
Hermione sospirò, passandosi una mano sul viso per poi sorridere debolmente.
- Tu ci tieni ancora a Ginny, Harry? Pensaci bene -
Il ragazzo assunse una strana espressione, poi annuì.
- Bene. Allora stasera, quando sarà sola in Sala Comune, va’ da lei e fai in modo di riprendertela. Non ce la faccio più con voi due, siete ridicoli, si vede ad un miglio di distanza quanto ci tenete. – e, detto ciò, marciò a passo spedito verso la Sala Grande, lasciando indietro il suo migliore amico che la fissava come se non l’avesse mai vista prima.
 
 
**
 
Draco Malfoy era sicuramente uno dei maghi più abili di quella scuola, anche se nessuno lo avrebbe mai potuto sospettare.
Forse solo Blaise Zabini, e solo perché erano migliori amici da tanto di quel tempo che il ragazzo aveva avuto modo di sperimentare personalmente quanto Draco ci sapesse fare con certi incantesimi, quando si impegnava. Il vero problema era che lui non si impegnava quasi mai. Non gli interessava eccellere, primeggiare, spiccare in una scuola dove non era benvoluto, dove al suo passaggio risuonavano ancora, a volte, sussurri spaventati o disgustati. Lui, il Principe delle Serpi, un indolente reale in decadenza; amato e venerato, poi odiato, l’angelo più bello del Paradiso perduto per sempre. Ma anche lui, come Lucifero, di una cosa era certo: meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso.
E se, alla fine, l’Inferno era ciò che gli spettava, tanto valeva andarci con stile: abbandonarsi alla lussuria, ai piaceri, abbandonarsi alle amorevoli cure della Serpeverde rossa del sesto anno con cui aveva passato la notte precedente, lasciarsi andare a sensazioni che avevano iniziato a risultare sbagliate, immaginando altri capelli, altre mani, un altro corpo più minuto e morbido.
Hermione Granger aveva tanti difetti.
Saccente, fredda, altezzosa, con quell’aria da reginetta inviolabile, lassù, nella sua Torre di Grifondoro e la sua corte intorno, i compagni di Casa adoranti, felici di avere con loro la strega più potente della scuola: ma qual era davvero il suo segreto? Il segreto dietro quegli occhi che, a dispetto di ciò che pronunciavano le labbra, non avevano saputo mentire. Cosa poteva mai tormentare la regina dei Grifoni, lei nel suo palazzo splendente, che neanche degnava di uno sguardo lui, una Serpe, costretta a strisciare per sempre, condannata per l’eternità dal peccato di aver desiderato.
Ma se per vivere bisognava strisciare, lui avrebbe sicuramente preferito alzarsi e morire.
Fu così che, quando la Grifondoro prese posto accanto ad una Lizzie Steeval sorridente, al tavolo di un’altra Casa, Draco Malfoy prese la sua decisione. Le risate dei ragazzi quasi potevano arrivare fino a lui, alle sue orecchie che da troppo tempo non ascoltavano il suono della propria, di risata.
Quel tavolo di Corvonero che era sempre un porto, costituito da ragazzi di tutte le Case, era stato ritrovo accogliente anche per lui; per qualche strano motivo, quegli strambi e brillanti ragazzi avevano deciso di accettarlo nonostante tutto, nonostante un nome così altisonante e un albero genealogico così vergognosamente macchiato del sangue di altri, del sangue di innocenti.  
- Blaise, che ne dici se stasera organizziamo qualcosa con Goldstein? – domandò improvvisamente, senza staccare un attimo gli occhi dal viso pallido e aggraziato della Grifondoro, intriso di stanchezza e velato di qualcos’altro. Qualcosa di cui lui, forse, era a conoscenza.
- Come vuoi. Mi basta saperlo almeno tre ore prima, devo prepararmi. -
Draco sorrise. – Ottimo. Raggiungiamo i Corvonero. -  


**

Salve a tutte,
volevo aspettare una settimana per aggiornare ma sinceramente non ce l'ho fatta.
Tengo molto a questo capitolo e spero che, almeno in parte, sia piaciuto anche a voi: vi consiglio di ascoltare la canzone citata all'inizio, ( Chances - Athlete ), perché è strettamente inerente alla situazione dei nostri protagonisti.
Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e preferiscono; ringrazio i lettori silenziosi ma, in particolare, le ragazze che - recensendo - mi fanno venire la voglia di continuare.
Un bacio enorme e alla prossima,
Ida

 

 
   
 
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