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Autore: floricienta    27/11/2016    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 12 
DI AMICIZIA, SCONFORTO E ACCETTAZIONE


Settembre, anno 439 del XII periodo

Il primo mese di Ari sull'aeronave del Consiglio Maggiore si rivelò meno terribile di quanto aveva pensato, nonostante gli fu parecchio difficile abituarsi a quello stile di vita e alla mancanza giornaliera che provava nel profondo del petto – e a cui probabilmente non si sarebbe mai abituato.
Durante la sua prima giornata, gli si era presentato in camera un uomo che doveva da poco aver sfiorato i quaranta – in realtà ne aveva quarantadue – dalla carnagione mulatta, molto alto e robusto, con degli occhi grigi scuri e dei capelli che avevano la tonalità del cielo in una notte senza stelle, a metà tra il nero e il blu scuro, lunghi fino a più di metà schiena e raccolti in un'enorme treccia; i disegni e il colore sulla sua tunica lo fecero identificare come un mago del buio e il suo nome era Keyondre.
Sarebbe stato il suo tutore e insegnante per i prossimi mesi e la persona a cui si sarebbe dovuto rivolgere per qualsiasi problema o dubbio. All'inizio non lo guardava nemmeno in faccia quando gli parlava e i suoi unici argomenti erano lo studio, le arti magiche e il doversi impegnare fino in fondo per riuscire a diventare un mago potente, ma, più passavano i giorni e più il ragazzo sentiva di aver instaurato un buon legame con lui, soprattutto grazie alla figlia di quest'ultimo.
Un giorno era entrata nell'aula, dove stava tenendo lezione con Keyondre, una ragazza con la pelle della stessa tonalità del mago del buio e si era buttata letteralmente addosso a lui chiamandolo padre e, in effetti, la somiglianza era innegabile: per quanto fosse abbastanza bassa, aveva degli occhi grigi dalle sfumature verdi verso la pupilla e i capelli identici a quelli dell'uomo sia per il colore che per la lunghezza.
Ari pensò che Keyondre l'avrebbe sgridata, dato il suo carattere, invece, le aveva accarezzato dolcemente la testa e le aveva dato un piccolo bacio sulla fronte. Subito dopo, la ragazza, si era presentata e aveva cominciato a parlare come se si conoscessero da sempre.
Aveva la stessa età di Ari e si chiamava Inaya. Era sempre allegra e solare, pronta a farsi in quattro per qualsiasi cosa e possedeva anche un bel temperamento e la lingua lunga.
Ari non aveva mai conosciuto una ragazza del genere, anche perché non ne era mai venuto a contatto prima nella sua vita, ma per certi versi le ricordava Nael.

Sicuramente andrebbero molto d'accordo.

Così aveva pensato un giorno mentre stava chiacchierando con lei e, in men che non si dica, erano diventati amici.
Il ragazzo dagli occhi cristallini era così contento di aver trovato un'amica in quel momento di solitudine interiore e quasi si sentì in colpa per questo perché il suo pensiero andava sempre a Nael, da solo sull'aeronave, e l'entusiasmo gli si smorzava poco dopo, sospirando ogni qual volta che rientrava nella propria stanza.
L'avrebbe tanto voluto lì ad aspettarlo e, invece, non lo attendevano altro che libri e libri su cui doveva sbattere la testa per apprendere tutto quello che vi era scritto.
Un altro aspetto positivo, però, era proprio questo.
Aveva assimilato così tante notizie concernenti le divinità, la loro vita e tutto quello che riguardava i loro poteri, che stava diventando sempre più facile controllare il proprio mana e questo lo faceva sentire completamente una persona nuova. Lo rassicurava, gli dava forza e gli permetteva per una volta di pensare solo al proprio bene quando lo stava utilizzando.
Keyondre era anche un ottimo insegnante e questo gli aveva concesso di imparare più in fretta e molto meglio. Quando poi scoprì che anche lui era un membro del Consiglio, la cosa non lo sorprese più di tanto.
Piuttosto, fu sorpreso quando Inaya gli confessò che suo padre non solo era in grado di usare il potere del buio, ma anche quello degli altri elementi e Ari rimase a bocca aperta, incapace di concepire come qualcosa del genere fosse possibile. La risposta della ragazza fu che i maghi più potenti, grazie all'impegno e alla devozione, arrivavano ad un punto tale da riuscire a comunicare con le divinità stesse e, quando questo accadeva, venivano dotati di nuovo Mana.
Neanche si rese conto di aver avuto per qualche millesimo di secondo l'idea di voler anche lui impossessarsi di tutti i poteri degli elementi, sarebbe stato un qualcosa di anche troppo per un ragazzo come lui che ancora si reputava non così importante da contare nella società. Figurati se le divinità avrebbero voluto parlare con lui, nonostante fosse stato proprio Tangaroa a conferirgli il Mana.
Avrebbe voluto fare ricerche su di lui, aveva provato a chiedere a Keyondre quando ormai si era sentito di potergli rivolgere abbastanza fiducia, tuttavia, lui aveva scosso la testa e gli aveva fornito una semplice spiegazione: aveva da tempo quel potere dentro di sé e Tangaroa si era solo assicurato che lo usasse.
Ari non ne era molto convinto, ma a quanto pare esistevano argomenti tabù a cui non sarebbe mai giunto a una conclusione se non tra le migliaia di teorie nella sua mente.
A parte Keyondre e Inaya, non aveva avuto contatti con molti altri, anche perché non era sicuro di sapere come si facesse ad approcciare qualcuno. Era capitato che qualche altro mago gli parlasse durante alcune lezioni comuni, ciononostante, alla fine, non aveva mai avuto conversazioni molto ampie. L'unica che invece quasi lo forzava ad emettere qualche suono era Inaya, anche se lei non partecipava ai suoi stessi insegnamenti, dato che il suo ruolo non era quello di Mago, ma di Curatrice.
Aveva imparato che non tutti i possessori del Mana erano banalmente maghi e questi si distinguevano secondo una gerarchia.
Sopra a tutti quanti vi era il Capo del Consiglio, eletto democraticamente da tutta la popolazione magica insieme agli altri cinque membri del Consiglio Maggiore dei Maghi; appena al di sotto vi erano i maghi deputati al rituale del Sacrificio, inizializzati secondo ulteriori studi avanzati per poter compiere il rito di separazione delle anime dai corpi delle vittime sacrificali.
Le Curatrici erano un gruppo composto unicamente da donne che comandavano il potere della luce, presiedevano al Sacrificio ed erano predisposte alle arti curative e di difesa, proprio per questo seguivano lezioni diverse per apprendere in particolar modo questa branchia delle arti magiche. Ancora più sotto c'erano gli addetti al trasferimento dei Sacrifici, ovvero quelle persone che possedevano una pietra particolare in grado di identificare con precisione il luogo e la persona che si era illuminata – così come era il compito di Wayra e di Niremaan – e la scortavano con diligenza fino a quell'aeronave.
Successivamente, vi erano quei maghi che sulla Terra gestivano il governo delle città, ma che ormai erano deputati come comandanti delle navi e gestivano ogni affare al loro interno; infine c'erano tutti i loro sottoposti e tutti gli altri maghi che lavoravano normalmente per far rispettare le regole e che controllavano i prodotti realizzati prima di venir messi in commercio (o di venir serviti alle tavole se si trattava di cibo).
Ari non ambiva a nessuna di queste categorie, però, la Somma Keneke era stata chiara: i suoi studi erano designati apposta per renderlo un mago potente, quindi si aspettava molto da lui e probabilmente aveva in mente di offrirgli dei lavori prestigiosi se ne fosse stato in grado.
Questo gli fece pensare più volte di chiederle di Nael e di lasciarglielo vedere, sebbene, forse, fosse ancora troppo presto e non gli avrebbe dato il permesso, addirittura avrebbe potuto peggiorare la sua situazione, quindi lasciò perdere e si concentrò sul suo nuovo addestramento.
Tutto quello che poteva fare era resistere e impegnarsi il più possibile per arrivare alla Cerimonia della Pietra.


Ari si trovava in aula, Keyondre era poggiato con il fondo schiena alla cattedra e stava affrontando una lezione su...
A dir la verità non ne aveva idea, dato che stava ammirando il disegno che Inaya stava facendo proprio sul suo banco e rappresentava il padre con le fattezze da demone con zanne, denti aguzzi e l'aria spiritata.
Inaya aveva cominciato un giorno a fargli compagnia durante alcune lezioni speciali, nonostante non le servissero per il suo percorso studi, e Keyondre era il tipo di papà che non diceva mai di no alla figlia pur di renderla felice, quindi non aveva obiettato minimamente. La ragazza gli aveva confidato che lo faceva per due semplici motivi: il primo era che le dispiaceva davvero vederlo sempre solo con quella faccia da ragazzo preso a pugni dalla Somma Keneke in persona – queste erano state le sue precise parole e Ari non era potuto rimanere serio davanti ad un'immagine del genere, benché da una parte si sentì impaurito nel sapere della reputazione della maga del fuoco – il secondo era che lo trovava molto simpatico e intelligente, a differenza della maggior parte delle persone che aveva conosciuto su quell'aeronave, e si divertiva insieme a lui.
Ari non poté che esserne più felice.

Qualcuno che mi considera realmente come essere umano oltre a Nael... è una sensazione così piacevole...

Sorrise quando Inaya aggiunse anche un paio di corna.
Stava sperimentando un nuovo sentimento che non si era mai insinuato dentro di lui e la cosa lo spaventava. Certo, il suo primo amico era stato Nael, ma con lui le cose erano state totalmente diverse; se l'era ritrovato in casa a causa di varie circostanze ed erano cresciuti contando solo sull'altro fino a quando non aveva capito che il sentimento che tanto aveva cercato di comprendere fosse amore.
Quella che stava assaporando in quel momento, invece, era pura e semplice amicizia.

Mi è sempre mancato qualche tassello della vita e, questa esperienza, per quanto io non la voglia, mi sta formando non solo come mago, ma anche come persona e da una parte posso esserne grato.

Quando si trovavano insieme, in realtà, era quasi sempre Inaya a parlare – o almeno così per le prime settimane – adesso si era aperto di più con lei e le aveva addirittura raccontato di come avesse ottenuto i poteri.
Quando mai l'avesse fatto.
L'aveva stordito così tanto con le sue domande su cosa aveva provato quando era esploso il potere, sul ragazzo che era insieme a lui quando era successo e tantissime altre domande a cui Ari non riuscì a tenere il passo e a cui non era totalmente convinto di voler rispondere dato comunque il suo essere timido e introverso.

Posso dire che ho trovato qualcun altro a cui poter dare fiducia.

Una ciocca di capelli blu notte cadde davanti agli occhi della ragazza e se li sistemò dietro l'orecchio. Lo sguardo di Ari si diresse verso la sua capigliatura e si ritrovò a scuotere la testa.
Quella ragazza era capace di stupirlo persino con i suoi capelli. Ogni giorno che la vedeva aveva un'acconciatura diversa e una più complicata dell'altra.
Quest'oggi, in particolare, aveva una treccia che partiva dall'attaccatura sulla fronte e si fermava sulla nuca con un fiocco creato dai suoi stessi capelli e poi scendeva una cascata oscura di treccine, bloccate ognuna da un fiocchetto bianco con un brillantino proprio nel mezzo.
Più volte si era ritrovato a chiedersi chi le sistemasse i capelli a quel modo. Il primo pensiero andò alla madre, benché fosse sicuro di non averla mai vista insieme a lei, ma solo ed esclusivamente insieme a Keyondre. Forse non aveva la madre, non lo sapeva ed era un discorso che non voleva affrontare perché sarebbe stato doloroso sia per lui ricordare che per lei, se davvero le cose stavano in quella maniera.

Eppure lei è così forte, al contrario di me.

Nonostante i suoi mille crucci mentali, Ari era felice di quell'amicizia e sperò che potesse rimanere tale per tutto il tempo del suo addestramento.
“Ari?”
Il suo flusso di pensieri fu bloccato dalla voce autoritaria di Keyondre. Si voltò immediatamente verso di lui e fece un piccolo mugugno.
“La risposta è..?” provò ad incitarlo il mago.
“I-io... ehm...” cercò di prender tempo, dato che non stava ascoltando mezza parola da almeno dieci minuti.
Keyondre si portò una mano alla fronte con molta eleganza e scosse la testa.
“Inaya, ti ho dato il permesso di seguire le lezioni, ma non quello di distrarre anche il mio allievo.”
“Perché dai la colpa a me?” si mise subito sulla difensiva, alzando il tono di voce e ondeggiando con la sedia avanti e indietro.
“Perché sono tuo padre e ti conosco.”
Ari si mise a ridere, soprattutto quando udì Inaya borbottare qualcosa di incomprensibile; subito dopo ricevette un libro dritto sulla testa.
Si portò una mano verso di essa per massaggiarla e si voltò verso il suo insegnante.
“Scusi...” sussurrò a capo chino.
“Ti devi impegnare se vuoi diventare un mago.” la sua voce era possente e gentile.
“Lo so.”

Lo so bene, sono qui per questo e nello stesso tempo voglio andarmene via il prima possibile.

“Allora non farti distrarre dalle pessime capacità artistiche di mia figlia.”
“Padre!”
Keyondre le rivolse un sorriso provocante e ironico e Inaya finì con l'incrociare le braccia e mettere su un broncio adorabile che fece sospirare l'uomo.
“Ari.” richiamò poi l'attenzione del ragazzo. “Leggi ad alta voce il paragrafo a pagina cinquantasette e rispondi alla domanda.”
Il biondo annuì e la lezione seguì normalmente fino alla sua conclusione.
“Sommo Keyondre?” Ari gli corse dietro dopo esser uscito dall'aula, dato che il mago se n'era andato alla velocità della luce. “Posso farle una domanda?”
“Certo, Ari. Cosa ti turba?” il carattere dell'uomo passava da un estremo all'altro. Se durante il suo ruolo di maestro era severo e quasi burbero, non appena non avevano più il ruolo di insegnante e studente, l'aria intorno a loro si alleggeriva e potevano parlare quasi come due confidenti.
“Prima parlavamo di come è stato conferito per la prima volta il Mana a un umano.” Ari teneva i libri stretti al petto, mentre faticava a tenere il passo dell'altro. “E mi è venuta in mente una curiosità riguardante la Prova degli Elementi.”
Keyondre lo guardò di sbieco per poi ripuntare gli occhi davanti a sé.
“Mi è stato detto che ogni Elemento provoca un dolore diverso se non appartiene al tuo stesso Mana.”
“Esatto.” l'interruppe subito il mago del buio. “Non l'hai sperimentato tu stesso?”
“Sì, Vento e Fuoco, ma volevo sapere cosa sarebbe successo con gli altri.”
Ci aveva ragionato su molte volte, ma non avendo le conoscenze adatte, non era mai venuto a capo di niente, neanche adesso che aveva tutti quei libri a disposizione. Inoltre, non si era mai sentito così a suo agio come con Keyondre con i maghi sulla nave dei Sacrifici, quindi si era tenuto la curiosità fino a quel momento.
“Come mai?”
Ari abbassò il volto, sicuro di essere diventato rosso per una sciocchezza del genere a causa dell'imbarazzo provato nel chiedere un'informazione così futile a qualcuno di importante.
“La Luce ti avrebbe reso cieco e, nonostante ciò, avrebbe continuato a brillare nei tuoi occhi facendoteli sanguinare; la Terra avrebbe trasformato il tuo corpo in un albero secco e senza vita e avresti avuto la sensazione di sgretolarti in milioni di pezzi e il Buio ti avrebbe fatto vedere tutte le persone a te care morire una dopo l'altra, proprio davanti ai tuoi occhi e senza che tu potessi fare niente per aiutarle.”
Ari sobbalzò per quella risposta e bloccò il suo camminare.

Atroce.

Subito dopo avvertì la grande mano di Keyondre sulla sua spalla.
“Sono contento che tu non abbia dovuto affrontare il Buio. Non che tu non possa essere in grado di superare una visione del genere, ma una volta ho conosciuto una persona che dopo questa prova è impazzita, a quanto pare non aveva un animo abbastanza forte per sostenere un peso tale.”
Ari annuì appena, solo un piccolo cenno del capo.

Se avessi visto morire Nael davanti ai miei occhi, sarei impazzito anche io.

Aveva già dovuto affrontare la sfida della perdita di qualcuno ed era stato terribile, senza Natanael non si sarebbe mai sollevato, quindi non avrebbe potuto sopportare ulteriori perdite. Quella era la sua più grande paura: rimanere da solo e non essere amato da nessuno, riscoprendo quella sensazione che già gli era ben nota.
“Hai davvero la stoffa per diventare forse addirittura parte del Consiglio.” continuò Keyondre. “Nonostante tu possegga il Mana da così poco tempo, sei in grado di domarlo come poche persone ci riescono. Mi ricordi in qualche modo la Somma Keneke.”
Ari alzò gli occhi su di lui e vide quanto fosse serio nel parlare.
“Devi crederci anche tu.”

Parte del Consiglio... paragonato addirittura alla Somma Keneke... non mi conoscete neanche, non potete parlarmi come se sapeste quello che desidero o perché lo sto facendo.

Ari annuì nuovamente.

Però ha ragione. Devo credere in me stesso.

“Quindi adesso puoi dirigerti nella tua stanza e passare il resto della giornata sui libri di studio.”
“Bella prospettiva...” ironizzò il ragazzo e in cambio ricevette delle pacche sulla testa e una risata imponente.
“Buona giornata.” il mago si congedò e Ari tornò nella sua camera, pronto ad affrontare un nuovo pomeriggio tra i libri.


Ari stava leggendo per la quarta volta lo stesso paragrafo, dato che i pensieri lo tenevano lontano dalla concentrazione, e ringraziò che in quel momento qualcuno avesse bussato alla sua porta.
“Sono Inaya!” squillò una voce pimpante dall'altra parte del muro.
Il ragazzo andò ad aprire e si ritrovò davanti la maga, che sfoggiava una piccola treccia che andava a zig zag incrociandosi con i capelli sulla sua nuca e poi il resto le ricadeva sulla spalla destra, sul seno e giù fino allo stomaco ed erano bloccati appena al di sotto del petto da un nastrino blu e argento tutto glitterato.
“Forza, molla tutto e andiamo a farci una passeggiata nel parco!” il sorriso stampato sul suo volto non ammetteva repliche.
“Non credo di avere molta voglia...” rispose il biondo, ancora perso nel suo mondo.
“Invece ce l'hai.” incrociò le braccia e sbuffò. “Perché mi devi spiegare cos'è quel muso imbronciato.”
Non poté neanche controbattere, che venne preso a braccetto e scortato lungo il corridoio fino ad arrivare al parco, molto più grande e di bell'aspetto di quello a cui era solito nella nave dei Sacrifici. Quello che invece era uguale, era la cupola proprio al di sopra e quella stessa aria insapore che impregnava tutta la zona.
“Stai pensando a quel ragazzo?” Inaya spezzò il silenzio che si era creato da minuti ormai, camminando con le braccia dietro la schiena e saltellando qua e là come una bambina nonostante i suoi vent'anni.
Ari si sentì letto perfettamente nella testa.
“Non è difficile capirlo.” continuò la ragazza come se sapesse sul serio leggergli il pensiero. “Ci tieni davvero così tanto?”
Il biondo non sapeva cosa rispondere. Non era certo se parlare di lui gli avrebbe procurato solo più nostalgia e tormenti o se, invece, l'avrebbe fatto sentire meglio.

Lo amo talmente tanto da essermi separato da lui per sperare nel nostro futuro, certo che ci tengo così.

Arrossì da solo a quel pensiero. Non l'avrebbe mai detto ad alta voce, sebbene fosse ben scolpito nel suo cuore.
“È la persona a cui tengo di più al mondo.” fece, invece, semplicemente.
“Perché non chiedi di fartelo incontrare?” domandò con aria innocente, come se fosse la cosa più ovvia da fare.
“Sai come sono le regole tra i maghi. Non mi darebbero il permesso, non ancora. Non sono così importante da poter fare una richiesta del genere.”
“Ci hai provato?”
Ari negò con il capo.
“Però ho promesso a Nael che sarei andato a trovarlo presto.”

Presto è un tempo impreciso. Quando arriva questo presto?

Strinse i pugni e andò a sedersi all'ombra di un albero, seguito dalla ragazza.
“Allora devi fare subito richiesta.”
“Davvero credi che mi lasceranno andare prima di aver completato gli studi?”
Tutti i suoi problemi erano sbucati fuori come niente. Se prima era stato deciso a combattere per vedere Natanael, se aveva detto che avrebbe insistito, ora che si trovava davanti al Consiglio aveva perso tutto quel coraggio che aveva incanalato dentro di sé.

Penso che quel coraggio sia venuto fuori solo perché ero davanti al tuo viso...

Si poggiò con la schiena al fusto e sospirò chiudendo gli occhi, pregando di non piangere davanti a Inaya.

Sono solamente un codardo come sempre. Non si può cambiare la propria natura con uno schiocco di dita, neanche il Mana ne è capace.

Provò con tutto se stesso, ma lasciò che una piccola lacrima silenziosa gli scorresse lungo la guancia per poi bagnargli la maglia blu, simbolo del suo essere un apprendista dell'acqua.

Mi mancano i tuoi occhi che mi fanno perdere in un oceano senza fondo...

Inaya lo guardò dispiaciuta per lui e gli offrì un fazzoletto.

...le tue braccia che mi proteggono e stringono come se avessi solo me a cui aggrapparti...

Si asciugò il volto, riscoprendolo ancora più bagnato di prima.
“S-scusa...” provò vergogna a farsi vedere in quello stato, tuttavia, vide Inaya sorridergli come era solita fare.

...la tua voce che mi riempie le orecchie e che mi fa ridere a dispetto di tutti i miei tormenti.

Si ritrovò a grattarsi gli occhi per fermare le lacrime, ottenendo un risultato migliore dell'atteso.

Mi manca tutto di te. Mi manchi, Nael.

“Chiedi a mio padre.” esordì ad un tratto Inaya.
“Cosa?” chiese confuso.
“Lui è il tuo tutore e, inoltre, io sono sua figlia. Non può dirmi di no.” l'ammiccò con lo sguardo e gli prese le mani per farlo alzare da terra.
“Non voglio coinvolgerti nei miei problemi.”
“Zitto, zitto!” sospirò esageratamente. “Siamo amici, no?”
“Immagino di sì...”
“Immagini bene!” lo colpì alla fronte con il medio, facendolo scattare come una molla con il pollice. “Quindi dobbiamo condividere anche queste cose.”
Ari provò a ribattere, ma fu solamente bloccato dalla mano dell'altra che premeva fortemente sulla sua bocca.
“No, non accetto obiezioni. Sia ben chiaro.”
“A volte è impossibile trattare con te, sai?”
“Perché con me non si tratta. Si eseguono gli ordini e basta.” continuò a prenderlo in giro con un tono di voce troppo angelico per potersi arrabbiare per davvero.
“Se tuo padre ti sentisse.” sorrise Ari.
“Ah, guarda! Hai sorriso!” la ragazza scoppiò a ridere e prese a correre davanti a lui. “Forza, vieni!”
Il biondo rimase pietrificato da tale vivacità.
Come poteva una persona essere così allegra e pimpante? Dove nascondeva tutte quelle energie? Sarebbe stato contento se gliene avesse regalate un po', dato che a lui mancavano totalmente.
“Ehi, aspetta!” le urlò dietro, non convinto del tutto che l'avesse sentito da quanto ormai si fosse distanziata.

Se avesse davvero ragione e riuscissi a rivedere Nael, allora credo che potrei diventare come lei anche io per qualche ora.

Un piccolo sorriso si impossessò delle sue labbra mentre correva dietro alla giovane Curatrice, finendo con avere il fiatone.


“Padre!”
Inaya sbattè la porta della camera che condivideva con Keyondre e Ari scoprì che in quell'aeronave esistevano anche piccoli appartamenti – come quello, composto da una sala, cucina, due camere da letto e un bagno – ma, probabilmente, erano solamente per i membri del Consiglio.
“Padre, ci sei?” diede una rapida occhiata nella stanza da letto e bussò alla porta del bagno, senza ottenere risposta. “Forse è nel suo ufficio. Andiamo!”
Agguantò Ari per il polso e corse fuori.
“Aspetta! Non c'è bisogno, davvero!”
La ragazza non lo considerò neanche, camminando solamente a passo più svelto fino a quando non si ritrovò davanti all'ufficio del padre. Diede qualche colpo con le nocche e poggiò l'orecchio per sentire una risposta, ma non arrivò niente al suo udito.
Ari sospirò.

A quanto pare qualcuno non vuole che io riveda Nael...

“Ma dove si è cacciato?” la maga riprese il biondo per il braccio per trascinarlo chissà dove ancora e questo si liberò dalla sua stretta. “Che ti prende?”
“Lascia stare... non ha importanza.”
“Certo che ha importanza.” finì con alzare la voce, mantenendo uno sguardo duro.
“Non mi lascerebbero parlare con lui comunque.”
Ari si sentiva esausto. Dentro di lui aveva troppi sentimenti contrastanti che non gli permettevano di vivere le giornate a pieno e con tranquillità e non riusciva a farsene una ragione, continuando invece a tormentarsi e aumentando così le emozioni dentro di lui fino a quando non scoppiava letteralmente sentendo pulsare le tempie.

Mi odio per essere così.

“Volevo aiutarti...” ammise Inaya, con un'espressione dispiaciuta in volto.
“Lo so e ti ringrazio, ma lasciamo le cose come stanno e pensiamoci più avanti.”
“Devi lottare per quello che vuoi ottenere, altrimenti non lo stringerai mai tra le mani.” fece una piccola pausa prima di esordire un sorriso. “Mio padre me l'ha insegnato.”
“E io lotterò per averlo!” Ari fece un passo avanti, portandosi una mano chiusa a pugno sul petto.

Incapace sotto ogni punto di vista. O non riesco neanche ad esprimermi...

“Solo, non adesso...” concluse il ragazzo abbassando il capo.

...o non sono in grado di tenere fede alle mie stesse parole.

“Ci vediamo domani, Inaya.”
Ari se ne andò via, prendendo la strada del ritorno verso la propria stanza, sentendosi uno stupido totale per il suo ignobile comportamento e scosse la testa più volte per provare a cacciar via tutti i pensieri negativi che gli impregnavano il cervello.

Sei uno stupido, Ari. Come al solito.

Perché permetteva sempre alle sue paure di sovrastarlo a quel modo? Perché non era capace di ragionare e agire secondo il proprio volere invece che sottomettersi a quei timori?

Mi odio.

Aumentò il passo, senza neanche guardare dove stava andando, attraversando corridoi su corridoi.

Mi odio così tanto.

All'improvvisò, sbatté contro qualcuno e per poco non perse l'equilibrio.
“Eccoti, Ari. Ti stavo cercando.”
Il ragazzo alzò lo sguardo per incontrare degli occhi grigi che lo stavano fissando quasi con agitazione.
“Sommo Keyondre...”
Trovò ironico che come lui stesse cercando il mago, anche quest'ultimo si stesse prodigando nella sua ricerca, ma senza qualcuno ad incitarlo non riuscì a dire nulla di quello che avrebbe dovuto.
“Devi seguirmi, adesso.” il tono dell'uomo era duro e graffiante e la cosa fece spaventare Ari.
“È successo qualcosa di grave?” il suo cuore sussultò per un attimo.
“Tu seguimi e poi capirai.” lo precedette e il ragazzo fu costretto a fare come gli era stato detto.
Se fino a poco prima il suo animo era sconvolto per i suoi problemi, ora si era aggiunto anche questo. Anche se Keyondre non dava il segno di minimo turbamento, in realtà, sentiva intorno a loro un'aria agghiacciante e sicuramente c'era qualcosa che lo preoccupava nel profondo.
Cominciarono a salire di piano in piano fino a ritrovarsi in luoghi in cui ad Ari non era concesso andare e, dopo qualche minuto, erano davanti ad un'enorme porta che conduceva in un luogo ben peggiore: la Sala del Consiglio.
“Perché mi ha condotto qui?” provò a chiedere il biondo, ricevendo una pacca sulla testa da Keyondre ed entrarono insieme.
“Benvenuto, Ari.” Keneke l'accolse con un sorriso e gli si avvicinò per poi parlare con l'uomo. “Non sono ancora arrivati tutti, dobbiamo aspettare qualche minuto.”
La donna non aveva la solita divisa che aveva sempre visto indossare ai maghi, ma era completamente rossa fuoco con i ghirigori bianco sporco. Praticamente i colori erano invertiti rispetto alla tunica originale. Lo stesso valeva per la mitra.
Ari era rimasto confuso dalla situazione.

Se mi hanno portato qui significa che mi vogliono punire in qualche modo? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Per caso vogliono dirmi che mi cacciano dall'aeronave perché non sono capace di fare il mago?

Ari sentì il fiato fermarsi in gola e dovette fare dei respiri profondi per calmarsi.
Si guardò intorno e poté notare un gigantesco tavolo rettangolare che percorreva tutta la stanza e sei sedie, due di queste erano occupate.
Nella prima vi era seduto un uomo piccolo di statura, ma dalla corporatura talmente robusta, che aveva sicuramente dei muscoli di cui Ari non aveva mai sentito l'esistenza anche se la sua età si aggirava sulla cinquantina, la sua tunica era gialla e sulla mitra risplendeva il simbolo della Terra. Non poteva che essere il Sommo Hallgeir, Mago della Terra, colui che con una lancia di pietra abbatte persino le montagne.
Proprio di fronte a lui c'era una donna, anche lei sembrava in là con gli anni e una moltitudine di ricci neri le ricoprivano le rughe che aveva sul viso, nascosto in parte anche da degli occhiali tondi dalla quale si potevano notare i suoi brillanti occhi verdi. Era la Somma Elin, Maga della Luce, colei che nella fede trova la grazia e la dona agli umani, e lo si poté constatare dalla sua tunica lilla e il simbolo sul copricapo.
Ari avvertì una mano posarsi sulla sua spalla e voltò appena il viso per vedere Keyondre. Solo adesso si era reso conto che anche lui aveva una tunica completamente nera se non fosse stato per le rifiniture bianche. Vestito a quel modo pareva ancora più autorevole di quanto già non fosse e pensò che il suo epiteto fosse più che giusto soltanto guardandolo negli occhi: Sommo Keyondre, Mago del Buio, colui che condanna le anime all'oblio.
“Stai tranquillo.” la sua voce risuonò, però, come quella di un padre.
“Come si fa?”
Keyondre rise appena e lo trascinò fino alla propria postazione, facendolo sedere al suo posto.
Proprio in quel momento entrarono gli ultimi due maghi che mancavano all'appello.
Il primo era un uomo alto e snello, i capelli erano di un biondo platino così chiaro da sembrare quasi bianchi con sfumature dorate e gli occhi nocciola facevano da contrasto in quel volto angelico; non aveva più di trentacinque anni e la tunica azzurra con lo stesso simbolo, che un giorno sarebbe stato anche sulla testa di Ari, lo fece riconoscere come il Sommo Molan, Mago dell'Acqua, colui che anche nella tempesta più impetuosa serve con dedizione le divinità.
Subito dopo entrò anche una donna, della stessa età di Keneke, aveva un piccolo volto tondo incorniciato da due lunghissimi ciuffi castano scuro che le arrivavano fino alla vita, mentre i capelli sulla parte posteriore non oltrepassavano le spalle, gli occhi avevano la stessa tonalità di questi e risplendevano di luce propria. A vederla di fianco al mago dell'acqua pareva la metà di lui e così tutto il resto del corpo era gracile e minuto ma molto bello.
Ari l'aveva già conosciuta quando si era trasferito su quell'aeronave, gli aveva portato i suoi oggetti personali nella stanza. Era la Somma Freya, Maga del Vento, il cui soffio riecheggia tra le foglie per restituire la vita.
Si sedettero ai loro posti e Ari capì di doversi alzare, ma la grande mano di Keyondre lo bloccò e gli annuì con il capo come per dirgli che andava tutto bene.
“Promettimi solo che non andrai su tutte le furie.” gli sussurrò ad un orecchio.
Ari lo guardò con gli occhi spalancati.
“Cosa..?”
Non fece in tempo a chiedere che Keneke aveva cominciato a parlare.
“Ora che ci siamo tutti, è il momento di scoprire il perché sei qui, giovane mago.”
Ari ingoiò a vuoto, aspettando qualche spiegazione.
“Dopo aver discusso a lungo con il tuo tutore, il Sommo Keyondre, riguardo a come stavano procedendo i tuoi studi, mi sono resa conto che il tuo è un dono meraviglioso. Le tue capacità vanno ben oltre quello che ti stiamo facendo apprendere.”
All'improvviso il ragazzo si rilassò.

Forse sta andando tutto per il meglio... forse vuole dirmi che sono già pronto a diventare ufficialmente un mago?

Si rafforzò la presa sulla sua spalla e fu tentato di lamentarsi, tuttavia, si trattenne.
“Ho quindi pensato di cambiare il tuo percorso studi e farti beneficiare del prestigio di diventare parte della cerchia di maghi addetti al Sacrificio.”

Cosa..?

Il mondo gli crollò addosso. Gli sembrò una presa in giro.

Io che sono sempre stato uno di loro, adesso dovrei essere il carnefice?

Una rabbia si stava espandendo dentro di lui e poté solo scusarsi mentalmente con il mago del buio, perché non resistette oltre. Si alzò di scatto, sbattendo una mano sul tavolo e Keyondre si portò una mano alla fronte, sospirando.
“Non voglio!” affermò deciso.

Come potrei, dopo aver sperimentato la paura stessa di morire, vedere morire davanti a me tutti gli altri?

“Ari, capisco il tuo punto di vista...”
“No, non lo capisce!”
“Non osare parlare con quel tono alla Somma Keneke.” la voce di Hallgeir rimbombò furente nella stanza. “Mostra rispetto, non sei che un microbo in confronto a noi e non ci vuole che un secondo per risbatterti insieme ai luridi Sacrifici.”
“Sommo Hallgeir!” Freya sbatté gli occhi più volte, sorpresa da quella reazione. “È solo un ragazzo che ha sempre vissuto nella povertà, non è un qualcosa che si può accettare su due piedi.” si voltò poi verso Ari, facendo ondeggiare i suoi capelli in una maniera del tutto innaturale, sebbene semplicemente meravigliosa. “Ari, percepisco la tua ostilità verso questa proposta, ma se ti stiamo offrendo quest'opportunità, significa che hai qualcosa di speciale dentro di te.” gli sorrise nel modo più dolce possibile.

Io? Speciale? Non lo sono mai stato e non voglio esserlo, non in questo modo.

Il biondo era evidentemente agitato, non sapeva più esprimersi, troppo impegnato a riordinare i pensieri e a calmare il battito del cuore.
“Io...” balbettò in preda al panico.
“Non è un qualcosa che puoi rifiutare, in ogni caso.” aggrottò la fronte il mago della terra.
Ari si voltò verso Keyondre e quello negò con il capo con aria affranta, come a dar ragione a quelle parole.

A cosa serve essere speciale se non hai neanche il diritto di decidere della tua vita?

“Il tuo è un dono.” ribadì Elin, poi riprese la parola la maga del fuoco.
“Sei capace di comprendere l'animo delle persone, riesci a legare con loro e a comunicare.”
Il ragazzo scosse la testa, non sapendo a cosa si stesse riferendo.
“Tu non ti rendi conto, ma quando ti eserciti con il Sommo Keyondre nelle arti magiche, lui è in grado di percepirlo.” provò a spiegare Molan, anche se sembrava più impacciato di quanto desse a vedere.

No. Non può essere vero!

“Una capacità del genere sarebbe di estrema utilità durante il rituale. Chi ha una connessione come te con l'animo umano è in grado di recidere lo spirito dal corpo con maggiore facilità e giova al Sacrificio stesso.” continuò Keneke.
Nella mente del ragazzo dagli occhi cristallini tutte quelle parole non erano che prive di senso, incomprensibili e gli facevano male.
Cadde a peso morto sulla sedia.
Lui era sempre stato un Sacrificio e ancor prima un escluso dalla società, aveva imparato a vivere in un certo modo e, adesso, non solo aveva dovuto cambiare radicalmente questo stile, ma si ritrovava anche coinvolto in un qualcosa molto più grande di lui che non voleva fare.
Non avrebbe mai sopportato l'idea di veder uccisi davanti ai suoi occhi decine di sconosciuti, anzi, probabilmente la maggior parte di loro li aveva intravisti a bordo dell'aeronave.
Come potevano aver preso una decisione del genere senza prima discuterne con lui?
Ancora una volta si ritrovò controllato come una marionetta a cui muovevano i fili solo per portarla verso un futuro doloroso.
“E se io mi rifiutassi..?” sussurrò cercando di trattenere il pianto.
“Verrai rispedito tra i Sacrifici.” affermò Keneke. “Non puoi disobbedire a un ordine, soprattutto quando dovrebbe essere una grande opportunità per cui molti maghi farebbero i salti mortali per ottenerla.”
La voce della donna era dura e gli graffiava le orecchie. Non voleva sentire, voleva solo scappare.
Forse la soluzione migliore era proprio quella di abbandonare tutto e tornare indietro.

Almeno rivedrei Nael...

Però, proprio quel pensiero gli diede un briciolo di forza.

Se mi arrendessi ora, avrei sprecato mesi per nulla lontano da lui per poi riavere la paura fissa di morire ogni giorno della mia vita.

“Allora, qual è la tua risposta?” domandò Keneke.

Almeno questo mi farà acquisire il titolo di Mago molto prima del previsto.

Non era una grande soddisfazione, ma pensò che forse, dopo tutta quella storia, avrebbe avuto lui il coltello dalla parte del manico e avrebbe potuto fare le richieste che tanto gli opprimevano il petto senza alcun remore. Avrebbe preso sotto la sua ala protettiva Nael e sarebbero rimasti per sempre insieme.
Poteva essere più egoista di così? Per qualcuno che non sapeva cosa fosse la felicità, l'egoismo era l'ultimo dei suoi problemi.

Perdonatemi tutti quanti.

Doveva solamente prendersi del tempo per accogliere quella situazione e, forse, un giorno, ci sarebbe riuscito insieme all'aiuto di Inaya, che l'aveva sempre sostenuto, e Keyondre.
“Accetto.”




NOTA DELL'AUTRICE:

Buona domenica, ragazzi!
Ad Ari non ne va bene una, eh? Non ci possiamo fare niente, credo che abbia la sfiga appresso.
I tempi di lontananza si allungheranno o si restringeranno? Mah, chissà!
Quel bambino ragiona sempre in dipendenza da Nael, ha accettato per lui, ma sarà davvero così semplice?
Nuovi personaggi! Partiamo con Inaya, che ha dei capelli stupendi che vorrei anche io mannaggia a lei xD Spero vi piaccia come personaggio, anche se si è visto poco per ora. Personalmente, la adoro, porta un po' di colore e felicità anche nei capitoli di sofferenza. Il suo nome significa la preoccupazione, la cura, mai nome fu più adeguato per la situazione ahah.
Keyondre, altro personaggio che è stato già presente a tratti, adesso è diventato il tutore di Ari. Positivo o negativo? Il suo nome significa uomo di saggezza che c'entra con il buio? C'entra, perché lui è un mega pro con anche il potere degli altri elementi (sì, amo anche Keyondre).
Il Consiglio Infam-...emh... Maggiore dei Maghi merita anch'esso di essere presentato con i significati dei nomi: Hallgeir, lancia di pietra; Elin, Dio è la mia luce; Molan, servo della tempesta; Freya, foglia. Come potete notare, ho cercato nomi adatti al loro potere e trasformati in modo tale da essere il loro nome completo da Mago.
Che altro dire? Capitolo con poco amore, tanta sofferenza, tanta infamia e spero che vi sia piaciuto.
I commenti sono sempre ben accetti e grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, mi rendete felice <3
Ci sentiamo la prossima settimana, non mancate!
Flor <3

  
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