Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: 22Mavi    27/11/2016    4 recensioni
{AU ° fantasy} Per quanto tempo era stato segregato nell'oscurità? Si ritrovò a pensare che probabilmente lo era da sempre.Lui ci era nato nel buio.Sul suo paese invece, Konoha, regnava la luce. Eppure dietro quell'accecante luminosità, si nascondevano animi oscuri. Sasuke sapeva di essere uno di loro, ma era consapevole anche di non essere l'unico.
Lui però non era una semplice ombra, no, lui era il buio che era sceso sull'intero reame.Lui era l'oscurità della follia di chi ha smarrito ogni strada, il cui passato è una disperata menzogna.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 13



Ma poiché gli uomini sono cattivi
e non manterrebbero nei tuoi confronti  la parola data,
neppure tu- Principe- devi mantenerla con loro
Niccolò Machiavelli





Il borbottio del Consiglio ormai andava avanti da ore, anche se indubbiamente la scelta poteva essere una sola.
Con riluttanza infatti i vecchi consiglieri erano stati costretti ad ammettere che la proposta di Sasuke fosse inconfutabilmente necessaria per la salvaguardia del regno, ma questo, ovviamente, non voleva dire che si fidassero dell'Uchiha. Piuttosto erano lontani anni luce dalla fiducia e, bisbigliando tra  loro, sopra le scalinate della sala del trono, lo guardavano con astio e disprezzo.
I più non si curavano nemmeno di celare le parole, anzi alzavano il tono per farsi ascoltare da lui e da Minato.

"Ci tradirà, come ha sempre fatto! "
"Non dovete fidarvi di lui, maestà, quell'Uchiha approfitterà della situazione per il suo tornaconto"
"Chi ci dice che non stia facendo il doppio gioco? Forse tutte le informazioni che ci ha dato su Orochimaru sono false, come la sua anima!"
"Ci sta ingannando, sire! Sulla mappa ci ha mostrato da dove attaccherà l'esercito di Orochimaru, ma sono sicuro che quando porterete le nostre armate in quel punto, non troverete nessuna schiera nemica. Sono stati alleati fino ad adesso, e lo sono ancora! L'Uchiha ci sta sviando con le sue parole!"
E queste erano solo alcune delle accuse che gli venivano mosse.

«Ma che buona reputazione che avete Principe. Il Consiglio ha sempre delle parole rassicuranti per voi»
Sasuke lo guardò con la coda dell'occhio, mal celando una smorfia. 
«Lo sai bene, maestro, qualsiasi cosa faccia sono e sarò sempre il nemico» disse piatto.
Kakashi rimase in silenzio limitando a ricambiare lo sguardo, perché il suo ex pupillo aveva ragione.
Sasuke sarebbe sempre stato mal visto, quantunque avesse agito in maniera retta, l'alone di odio e sfiducia che perseguitava la sua figura non sarebbe scomparso facilmente.
Kakashi, avrebbe voluto spiegare a tutti che in realtà non era lui ad essere cattivo, ma che erano stati gli altri a imporgli questo ruolo. Voleva dire loro che non era stata colpa sua se era nato con il cognome Uchiha e se rispetto agli altri konohaiani fosse incredibilmente più forte. E far loro capire che si sbagliavano, poiché lui non era mai stato il mostro della situazione, né la vittima; semplicemente un attore a cui avevano assegnato una parte che non gli si addiceva ma che recitava alla perfezione, una pianta come la altre, ma coltivata male. Avrebbe voluto dire loro tutto questo, ma avvolte anche lui non ci aveva creduto, ed aveva visto Sasuke per come appariva : Uno spietato vendicatore in cerca di distruzione. Ma ora, se quello che diceva era vero, se il suo piano contro Orochimaru si fosse rivelato giusto, allora tutti avrebbero dovuto fare silenzio e ammettere l'errore. Kakashi sperava che le cose andassero proprio in quel modo, ma una parte di sè era sicura che non sarebbe finita così.

«
Quindi sposerete Sakura, eh?»
«Così pare...invidioso?» chiese con un tono estremamente familiare all'Hatake.
Kakashi accennò un mezzo sorriso coperto dalla stoffa nera.
«Ho sentito dire che la sua carrozza arriverà a breve, ci sarà anche il Re di Suna con lei. Vuole parlare direttamente con voi»
Il Cavaliere Copia fissò il profilo di Sasuke per scorgere una qualsiasi espressione, ma il suo viso era indecifrabile. Si limitava a guardare con gelo e distacco davanti a sè.
La possibilità di essere scoperto, non lo toccava minimamente. Non perché non avesse paura di essere condannato, una seconda volta, per altro tradimento, ma perché sapeva di essere intelligente, scaltro e molto più astuto di tutti quegli omuncoli senza cervello dediti solo alla più vergognosa adulazione. Se ingannare tutta Konoha, uccidere coloro che lo avrebbero contrastato, avrebbe significato portare a buon fine i suoi piani, lui l'avrebbe fatto senza alcun rimorso sulla coscienza. Anzi desiderava talmente tanto estirpare quella foschia di leccapiedi e finta benevolenza, che non poteva fare a meno di storcere il naso e domandarsi se lì dentro i veri ingannatori non fossero loro, anziché lui.
Comunque aveva già programmato tutto, niente poteva andare storto.
Nessuno questa volta sarebbe riuscito a mandare in fumo i suoi piani, i tasselli iniziavano a combaciare, e presto lui avrebbe avuto la sua vendetta.

«Sasuke, maestro Kakashi!»
Naruto percorse con ampie falcate la sala fino a raggiungere Sasuke e Kakashi. Era seguito da un tozzo e bizzarro omino, un suo servitore probabilmente, che lo guardava in quel modo estremamente falso e stucchevole che Sasuke tanto detestava.
«Mi è stato riferito che il Consiglio ha accettato la tua proposta, sono felice!» disse in un sorriso posando una mano possente sulle sue spalle.
«Lo sono anche io» rispose, e mai le sue parole erano state tanto vere.
«Spero solo che tu sappia quello che stai facendo...» aggiunse il futuro re con una serietà spiazzante.
Sasuke girò gli occhi su di lui solo in quel momento. Cosa stava insinuando quell'imbecille?
«So sempre quello che faccio, Naruto» gli disse mal celando l'astio.
«Mi auguro che quello che ci hai detto sia vero, che intendi realmente combattere Orochimaru al nostro fianco, e che tutto questo non sia stato solo un abile piano per ingannarci tutti e tradirci. Lo spero per te Sasuke, perché altrimenti significherebbe che ormai non vi è più nulla di giusto nell'uomo che sei ora. E lo spero anche per Sakura, che ne morirebbe di dolore.»

Chissà, forse Naruto non era poi così stupido come voleva far vedere, pensò fissando l'Uzumaki. Be’, questo non faceva altro che rendere le cose più interessanti.
Diceva che non gli credeva? Ottimo. Era proprio quello che voleva!
Adesso era il momento di dare carta bianca a tutte le sue doti d’attore e da ingannatore: sarebbe riuscito a rifilargli un discorso così commovente e fraterno che, in un modo o nell’altro, Naruto avrebbe finito non solo col credergli, ma si sarebbe perfino fidato di lui. Perché, in fondo, si sa: la fiducia è l'arma più pericolosa e, se manovrata a dovere, può diventare letale.

«
Ho aspettato a lungo questo momento, Naruto...» Cominciò, la voce ridotta a un sussurro e gli occhi colmi di finta benevolenza « mi sono sempre sentito particolarmente legato a Sakura, in un modo strano che non riuscivo a capire ed accettare. Quando ancora credevo di esserle imparentato ho odiato me stesso per provare dei sentimenti del genere, vergognandomi oltremodo. Ma ora che finalmente sono riuscito ad avere la possibilità di sposarla, non me la lascerò sfuggire tanto facilmente....Non le farei mai del male...» su quello, sfortunatamente, non c'era alcun bisogno di fingere.
Perché per quanto cercasse di negarlo, prima che si presentasse il serpente con il messaggio di Orochimaru, Sasuke aveva realmente pensato di abbandonare tutto: la vendetta, la distruzione della dinastia Uzumaki, la sconfitta di Naruto; solo per preservare Lei. Ma poi, i piani si erano rilevati così perfetti, che era stato impossibile per lui non cedere alla tentazione di portare a termine quello per cui aveva vissuto tutti quegli anni.
«So che è difficile fidarsi, sopratutto dopo quello che ho fatto alla tua gente, a tuo padre, e a te...sopratutto a te, di cui- lo ammetto- fin da bambini, sono sempre stato un po' invidioso. Ma...»
Disse quelle parole cercando di apparire il più credibile possibile: doveva convincerlo, avere la sua fiducia. Non poteva fallire.  E d'un tratto, vide gli occhi di Naruto vacillare, segno che ormai era in procinto di cedere, e fu allora che decise di dargli il "colpo di grazia" : quello che avrebbe firmato la sua vittoria.
«Ma come ho continuato a percepire un legame con Sakura  per tutti questi anni, questo vale anche per te. Ho cercato di ucciderti per liberarmi dell' affetto fraterno che sentivo mio malgrado, ma ho fallito...non ti ho ucciso e continuo a volerti bene, Naruto. Quindi non dubitare mai di quello che sento per te e Sakura»
Concluse, e per un momento, guardando negli occhi cristallini di suo fratello, sentì le viscere contorcersi. Durò solo un istante, giusto il tempo di un battito di ciglia e di dirsi che non era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, ma ciò che provò in quell'attimo fu come la sensazione del ricevere un pugno in pancia ben assestato. Non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, ma lui, nonostante tutto, voleva davvero bene a Naruto e quindi sapere di stare per "tradirlo", di nuovo, per quanto potesse dire il contrario, non lo lasciava affatto indifferente.
Ma ormai era troppo tardi per i rimorsi.
E quando guardò di nuovo dentro gli occhi azzurri del fratello, Naruto gli fece un mesto sorriso poggiandogli la mano dietro il suo collo coperto dai capelli neri
«Grazie, ho aspettato a lungo questo giorno, fratello» Gli disse semplicemente, e per Sasuke quelle parole furono come una pugnalata.
Era un paradosso, constatò, perché era stato lui a volere tutto quello; eppure, non riuscì a togliersi di dosso quell’orribile sensazione, quasi di sporco, di viscido.
«Per quanto possa interessarti, voglio che tu sappia che io non ho mai dubitato di te Sasuke. Per tutto questo tempo ho sempre saputo che il vero te, quello con cui sono cresciuto, con cui ho giocato, litigato e riso, fosse sopravvissuto. E ora ne ho l'assoluta certezza»
Ti prego smettila di dire queste cose, sciocco! Pensò avvertendo una fastidiosa sensazione di nausea. Aveva voglia di vomitare e una parte di sè, forse proprio quella a cui aveva fatto riferimento Naruto, desiderò scappare via da tutta quella situazione che lui stesso aveva creato.
«E ora abbracciami!» scherzò Naruto, cercando di smorzare il fastidioso silenzio che si era venuto a creare.
Sasuke rise, per finta, -almeno si illudeva che fosse finta - e gli diede una leggera pacca sul petto, un gesto fraterno che gli uscì quasi naturale.
Ritrasse la mano, scosso da quanto era stato facile "immedesimarsi" nel ruolo del buon fratello. Guardò in alto verso il trono, sentendo il suo sguardo.
Minato infatti li stava scrutando con la stessa espressione d'amore che Sasuke ricordava da bambino; strinse la mascella improvvisamente turbato dalla miriade di emozioni opposte che provava in quel momento, li odiava, li odiava tutti! Perché lo facevano sentire ancora così debole, e bisognoso di affetto, lo stesso ragazzino che rincorreva con affanno il loro sole, senza mai raggiungerlo veramente.
Minato lo guardava come un eroe, un eroe che non era mai stato, ma che aveva così sperato da adolescente di diventare.
Sasuke si ritrovò a pensare
alle parole del suo autore, Machiavelli. "meglio essere temuti che amati" diceva, e Sasuke sotto un certo punto di vista era d'accordo.
Ma ora pensava che a volte chi era amato poteva fare più paura di quello che Machiavelli avrebbe mai potuto immaginare



Poi, la porta che dava alla sala del trono si aprì e Sasuke ebbe un involontario sussulto. Cercò colei che lo tormentava, ma quello che vide non gli piacque.
Gaara, Re della Nazione del Vento e protettore di Suna, camminava con passi lenti e decisi verso di loro, seguito da alcuni dei suoi cavalieri ricoperti dalle armature proprie del suo regno.
I vessilli stretti tra le mani, e la clessidra, il simbolo del Villaggio della Sabbia, cucita sulle vesti.
Naruto gli andò incontro non trattenendo la gioia nel rivedere il suo caro e vecchio amico.
«Maestà» disse in un sorriso stringendogli la mano che il Signore del Deserto ricambiò con affetto. «Principe Naruto, è sempre un piacere rivederti»
Sasuke rimase immobile con Kakashi poco distante, ad assistere a quello scambio di inutili cordialità, fremeva di impazienza mista a rabbia, aveva voglia di urlare.
Dove era Sakura? Dove era quello che aveva richiesto in cambio di ciò che sapeva su Orochimaru?
Strinse il pugno quando finalmente Gaara e Naruto si avvicinarono.
«Sasuke Uchiha, di cui il solo pronunciare il nome rende insonni le notti del mio popolo» commentò guardandolo.
Sbagliato, non solo del tuo popolo, pensò il Traditore.
Si portò una mano ampia al petto, chiudendo leggermente gli occhi.
«Maestà, così mi mettete in imbarazzo» recitò con falsa modestia, facendo indignare tutto il Consiglio per quella risposta tanto sfacciata.
Naruto intervenne proprio nel momento opportuno, posando una mano sulla spalla del gemello. 
«Sasuke ha importanti notizie, Gaara. Il suo aiuto sarà prezioso per proteggere i nostri reami»
Sasuke si divincolò dalla stretta del fratello e con straordinaria eleganza e compostezza si rivolse direttamente al re Minato e al Consiglio che lo circondava.
«Non erano questi gli accordi, mio Re. Mi avevate promesso la mano di vostra figlia Sakura, ma io qui vedo solo il tracotante Re di Suna senza la sua dolce promessa sposa»
Minato chiuse appena gli occhi, come se avesse il peso dell'intero mondo sulle spalle, e in parte era vero, quella trattativa si stava dimostrando più complicata di quanto credeva.
«Vostra figlia è stata scortata dalle sue dame di compagnia direttamente nelle sue stanze. Non vi sarà alcun accordo, almeno non prima di ascoltare con le mie stesse orecchie ciò che il Traditore promette»
Gaara aveva raggiunto Sasuke, e parlava a Minato con fermezza.
Sasuke sentì il sangue ribollire nelle vene, le mani strette nei pugni per nasconderne i brividi di rabbia.
Inspirò con il capo chino e gli occhi serrati.
Espirò, la mente ora lucida e controllata.
Sii volpe e leone, volpe per riconoscere le trappole, leone per impaurire i lupi.
Ripeteva domandosi.
«Vi dirò tutto quello che volete» disse girando il viso verso di lui, lo guardò negli occhi chiarissimi, contornati dal marcato trucco nero.
«Bene» intervenne Minato rompendo quella guerra di sguardi. «Accomodatevi Re Gaara. Naruto e Sasuke, anche voi, sedete qui con me.» Si alzò dal trono invitando gli altri a prendere i propri posti.


Apparentemente sembrava una tavola rotonda, un colloquio alla pari in cui si sarebbe discusso delle questioni cruciali per i Reami del Vento e del Fuoco.
Nessuno sapeva con certezza cosa Sasuke celasse veramente dentro la sua mente buia, potevano ipotizzare certo, ma in ogni caso erano davanti a un vicolo cieco, non vi era scelta se non quella di fidarsi di lui.

«
Quindi Orochimaru ti crede ancora suo alleato?» chiese il Re di Suna con le mani intrecciate sulle gambe.
«E' quello che ho detto» rispose secco.
«Non ti ha riferito però quando avrebbe attaccato Suna e Konoha?»
«No, mi ha semplicemente mandato a dire che era vivo e che, una volta riacquistate le forze necessarie, muoverà il mio esercito contro le vostre armate»
«Forse non gli ha dato altre informazioni perché non si fida ciecamente di lui...forse ha capito che ora è dalla nostra parte»  tentò di giustificarlo, Naruto, rivolgendosi direttamente a Gaara
«Sempre se Orochimaru sia vivo, e sempre se tutto quello che ci ha detto l'Uchiha non sia solo frutto della sua distorta e manipolatrice mente»
Sbottò un anziano guerriero del Consiglio. Sasuke rimase in silenzio sotto lo sguardo apparentemente distaccato di Kakashi.
«Già una volta abbiamo commesso il medesimo errore; Pensavamo che Orochimaru fosse morto, e invece si era solo nascosto, non aspettando altro che allenare Sasuke. Lo ha accolto sotto la sua apparente ala protettrice, quando Sasuke credeva di non avere più nessuno al mondo, e lo ha plasmato nell'odio e nel rancore, annegandolo nel buio e nella distruzione totale. Una volta pronto e cresciuto nel pieno delle forze, lo ha scagliato contro di noi per i suoi fini malvagi.  Io non permetterò che questo Consiglio prenda nuovamente una decisione sbagliata, come è accaduto in passato sotto il regno di mio Padre ai danni della nobile famiglia Uchiha. Io credo a quello che Sasuke ci ha detto, mi fido di lui.  E questa è l'occasione per rimediare ai nostri sbagli, amici.» disse improvvisamente Minato che per tutta la durata delle disquisizioni era rimasto in silenzio.
Sasuke avvertì il cuore bloccarsi e la gola stringersi. Si rese conto di iniziare a perdere il controllo della situazione e si maledì per questo: solo i deboli non riescono a dominare le emozioni.
Di nuovo, la voglia di urlare lo colpì come una vampata d’aria calda quando Minato gli rivolse un cenno di capo, un incoraggiamento, un apprezzamento, una riconoscenza che lui aveva sognato e sperato per così tanto tempo; e per un momento, Sasuke si sentì così male da non riuscire nemmeno a respirare. L’aria gli parve essersi fatta di colpo pesante, opprimente, e l’unico colore che riusciva a vedere in quel momento era il nero: il nero per il dolore, nero per il sangue che aveva versato e che avrebbe versato, nero per la trappola di bugie e tradimenti che stava creando, nero per la morte che sarebbe arrivata per tutti loro, per mano sua. Tutto era nero. Eppure Sasuke desiderava altri colori, più caldi e rassicuranti, l'azzurro degli occhi di Minato e di Naruto, il rosa dei capelli morbidi di Sakura, il bianco della sua pelle candida, il rosso delle onde infuocate di sua madre Kushina.
Sasuke ne aveva abbastanza di tutto quel nero.

«
Bene, allora se questa è la vostra decisione Minato, mi adeguerò. Anche io ripongo la salvezza del mio regno nelle vostre mani, Principe Uchiha»
Con quelle parole Sasuke smise momentaneamente di ascoltare il cuore e di vivere nel passato.
I sentimenti sono nuovamente le debolezze che ha sconfitto, e quello che conta ora è che  hanno abboccato, ce l'ha fatta!
Gaara non lo aveva ancora chiamato con l'appellativo "Principe" ed ora invece, seguendo l'esempio di Minato, si dimostrava collaborativo e accondiscendente.
Inconsapevolmente sulle labbra di Sasuke nacque un sorriso, uno di quello che se potesse un lupo farebbe dopo aver addentato la sua preda.
Sasuke sentì nuovamente riaccendersi dentro di se la fiamma del potere, era riuscito a soggiogare tutti quanti che, con estrema facilità, erano irrimediabilmente caduti nella sua tela. Come si era prefissato, aveva fatto leva sui loro punti deboli, sull'amore sconfinato di Naruto e sul senso di colpa di Minato, e li aveva piegati ed utilizzati per i suoi fini. Nella sua mente prese vita il futuro che lo attendeva : Suo il trono, il rispetto e il potere che da anni disperatamente sognava, Sua la gloria di aver sconfitto una volta e per tutte Orochimaru, Suo l'onore di aver cercato di difendere la vita di Minato e Naruto - ma ahimè senza successo- e Sua l'unica donna che desiderava, con cui ricreare la famiglia che gli era stata sterminata.
Sasuke capì che quella volta ci sarebbe riuscito, avrebbe avuto finalmente la sua Vendetta.

Dal Consiglio si sollevarono, di nuovo, svariate proteste più o meno composte. Ma bastò una mano di Minato per zittirli tutti. L'unica a cui fu concesso di parlare fu Lady Tsunade, una delle Leggende, maestra di Sakura e amica storica di Jiraya, ucciso nella guerra che lui aveva scatenato.
«Maestà, sapete quanto anche io desidero la disfatta di Orochimaru, ma vi prego non dimenticate cosa la guerra ci ha sottratto e sopratutto chi è stato ucciso in questo conflitto impietoso. Ricordate anche quanto vale la parola di un bugiardo »
Tsunade pronunciò quelle parole in maniera misurata, scandendo bene l'ultima frase. Era fiera e calma come una leonessa, e forse tra tutti quei consiglieri lei era l'unica che Sasuke apprezzasse veramente, per la tenacia e la determinazione che aveva sempre dimostrato.
«Avrete la vostra rivincita su Orochimaru, Lady Tsunade, questa è una promessa» sibilò accattivante rendendo sottile lo sguardo dorato della donna. Era sul punto di replicare, ma le porte della sala del trono si aprirono lentamente interrompendo la sua protesta.
«Mio Signore non siamo riusciti a trattenerla- » disse con rammarico una delle guardie vicino al portone. Poi fece la sua comparsa, in un abito dello stesso colore della vento, pallido e infinito.

«
Sasuke»

La voce femminile arrivò suadente e morbida come un panno di seta spessa che scorre su un mobile di legno: tutti i maschi nella sala del trono rabbrividirono, volenti o nolenti.
E quel suono scalò anche i capillari di Sasuke, insinuandosi come miriadi di piccoli aghi nelle sue vene.
Quindi eccolo, di nuovo, Impotente... Debole... Sasuke...
Dillo ancora... per me.
Sasuke... Sasuke...
Perfino i vecchi guerrieri che costituivano il Consiglio, arroccati intorno al trono, ebbero un lievissimo, palpabile sussulto di seduzione all'udire quel nome così odiato per anni ed anni.
Sakura, splendida e turbata, camminò verso il punto della sala in cui si stava consumando l'alterco, quasi scivolando sul pavimento, priva di peso. Sasuke avvertì gli occhi di tutti pesarle addosso, avidi, e le rivolse uno sguardo sagace. Aveva ripetuto il suo nome, con quell'identica voce, ancora e ancora tra lenzuola ridotte a un contorto mucchio di pieghe umide. Lo aveva ripetuto sotto di lui fino allo sfinimento, arpionando la stoffa che ricopriva il letto, affondando le unghie nella sua schiena, stringendogli forte le cosce intorno ai fianchi. Un piacere sinistro con un vago retrogusto di trionfo gli si insinuò nei pensieri, e si sentì infinitamente superiore a tutti quegli uomini. Per una volta nella vita, si sentì veramente superiore a Naruto. Solo lui poteva averla, dove e quando voleva. Lui soltanto. Anche lo sguardo, perennemente freddo di Gaara, era fermo su di lei, sull'onda che il suo vestito creava a ogni suo passo.
Quando raggiunse le scalinate si inchinò al cospetto del Re della Sabbia e di suo padre, poi alzò gli occhi verdi su di lui, che era immobile.
«Dunque, miei signori, sono stata ridotta a vile merce di scambio?»
Questa volta la voce uscì molto più severa, ma non meno seducente per Sasuke che se avesse potuto l'avrebbe fatta sua sposa proprio in quel preciso momento, per poi trasportarla nelle sue stanze e perdersi tra le sue gambe. Gaara scese la scalinata in fretta sotto gli occhi vigili e sprezzanti di Sasuke. Le prese una mano inchinandosi davanti a lei.
«Principessa Sakura, mai vi avrei voluto riservare un simile oltraggio, ma non c'è stata scelta. L'accordo era chiaro : la vostra mano all'ultimo degli Uchiha, in cambio della salvezza del mio Regno»
Sakura abbassò gli occhi verdi sul Re di Suna che era inginocchio con la testa bassa davanti a lei.
«Mio Signore, alzatevi vi prego, non è a voi che rivolgo il mio sdegno» disse dolce sorridendogli.
Sasuke sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
Il suo "sdegno" quindi era rivolto a lui? Come osava, quella piccola ingrata?
Sasuke le rivolse un sorriso sadico, i suoi occhi neri erano divenuti due spietati tizzoni ardenti.
«Sorella, sono dovuto scendere a patti con i tuoi familiari, con cui sai bene non scorre buon sangue, pur di averti come sposa. Dovresti essere più riconoscente, ho assopito i miei rancori, per te»
Disse, ma gli occhi di Sakura non sembravano sereni. Che non si fidasse di lui?
Quindi continuò ammorbidendo la voce -come meglio poteva-
«Non svilirti definendoti merce di scambio, quando invece diverrai colei che mi aiuterà a portare agli antichi fasti il mio cognome»
Un sommesso boato di indignazione percorse l'intero Consiglio, Naruto sbuffò leggermente roteando gli occhi. Sasuke scese piano le scalinate e si portò vicino a lei, guardandola con la coda dell'occhio.
Le guance di Sakura si erano già lievemente imporporate.
«Sei spudorato!" disse a voce bassa quando lui le cinse la vita con un braccio.
«E questo ti piace da morire, non è vero sorellina?»
Rispose al suo orecchio, sfiorando con il naso la pelle d'oca.
Sakura serrò le labbra, allo stesso tempo sdegnata e attratta dalla sua sfrontatezza.
«Sakura, mia adorata. Hai obiezioni circa questo matrimonio con Sasuke Uchiha?»
Minato si era alzato dal trono e la guardava con il quotidiano bagliore d'amore.
«No, padre.»
Sasuke mantenne le labbra serrate, ma Sakura avvertì le dita stringersi appena intorno alla sua vita nel medesimo istante in cui lei aveva acconsentito.
«Principessa, aspettate vi prego, voi siete consapevole a cosa andate incontro? Il fascino dell'Uchiha vi ha potuta fuorviare ma vi assicuro, quell'uomo non è il fratello che voi ricordate! Quell'uomo è tutto ciò che di male c'è in terra...è un mostro assetato di sangue e vendetta. Già in passato a cercato di uccider - »
«Basta così»  disse lei in un tremito, interrompendo l'anziano guerriero del Consiglio.
«Come vi permettete di rivolgervi in questo modo? Quest'uomo, questo mostro, come voi lo definite, vi sta aiutando! Certo ha commesso degli errori, ne sono consapevole e non intendo giustificarli, ma quanti di voi ne hanno commessi di imperdonabili quanto i suoi? C'è davvero bisogno che rammenti tutto quello che il Cosniglio ha complottato e ordinato in questi anni, ancor prima della mia nascita? Sasuke Uchiha sta percorrendo la via della redenzione e voi non fate altro che ostacolare i suoi già incerti passi! So benissimo qual'è l'uomo che ho accettato di sposare, e ne vado fiera. Io scelgo l'ultimo degli Uchiha, lo sceglierò sempre, ogni giorno, finché avrò vita! » Così dicendo si sporse e poggiò un casto bacio sulle labbra di Sasuke. Gli occhi di tutti, come una maledizione, si puntarono su di loro.

Sakura aveva cercato di controllarsi, davvero aveva provato a rimanere in silenzio, ma invano. Le parole le erano uscite come un fiume in piena e non era riuscita a fermale.
Non riconosceva in sé la donna che lo aveva baciato davanti a tutti, davanti a suo padre. Sasuke ora la guardava in silenzio, con un bagliore di soddisfazione nelle iridi d'ossidiana, ma c'era anche dell'altro che Sakura aveva timore di decifrare. Il Consiglio invece era ammutolito, solo Tsunade sembrava non essere sconvolta dall'ardore della sua discepola.
Sakura si inchinò con una mano al petto, per placare quel battito convulso.
«Perdonatemi Padre, ho bisogno di aria. Spero di rivedervi presto, Maestà» aggiunse con un secondo inchino rivolto a Gaara, che come gli altri sembrava una statua di cera.
Detto questo lanciò un'ultima occhiata a Sasuke, per poi rivolgere la schiena a tutti allontanandosi a grandi passi dalla sala.
Quando la sua figura femminile scomparve oltre l'enorme porta, Minato sospirò in un mezzo sorriso.
«Qualcuno di voi ora potrebbe dire che Sasuke ha corrotto il carattere  dolce e remissivo della Principessa Sakura. Ma io so che non è così, in lei vedo la Regina Kushina, riconosco la medesima forza e l'implacabile amore con cui lo ama.» disse semplicemente.
Sasuke guardò il punto in cui la principessa era scomparsa con un pesante macigno al petto. Aveva detto che  sarebbe stato facile? Bene, ora si sarebbe rimangiato tutto.
Perchè in quel piano diabolico, così meticolosamente ingegnato, in  quel disegno che era diventato perfettamente nitido nella sua mente, Sasuke non aveva fatto i conti con una componente essenziale : avrebbe ingannato anche lei? Una volta uccisi Minato e Naruto, una volta salito al trono, sarebbe riuscito a guardarla negli occhi verdi e a mentirle? Con quale coraggio le avrebbe detto che sì, lui veramente aveva provato a salvarli, ma che sfortunatamente suo padre e suo fratello erano rimasti comunque vittime dell'aggressione di Orochimaru?
E Sasuke ebbe d'un tratto paura. Paura che nel momento decisivo non sarebbe riuscito a scegliere quale strada intraprendere, paura che si sarebbe fatto annientare dalla Luce.

Sakura si fermò solo quando raggiunse uno dei porticati esterni, il cuore le batteva convulsamente, ma non per la vergogna, un altro sentimento si era insinuato nelle sue membra. Paura.
Sakura aveva paura perché una parte di lei gridava che Sasuke non li stava affatto aiutando, che lo sapeva perfettamente che stava architettando un piano malvagio, che lei lo conosceva troppo bene per credere che aveva rinunciato alla vendetta in nome del suo amore. Ma Sakura aveva paura anche di se stessa e di quanto quel pensiero terribile  non riuscisse del tutto a sconfortarla, perché bilanciato dall'incontenibile felicità di divenire sua sposa. Unita per sempre con l'unico uomo che avesse mai amato.
Sakura aveva paura perché non sapeva quale futuro l' attendeva, e quale sarebbe stata la sua scelta in caso di bivio. Paura che si sarebbe fatta sedurre dall' Oscurità.



Anni prima 

Era seduto intorno al fuoco, le voci dei soldati che ridevano, bevevano e giocavano a carte gli arrivavano lontane, quando il suo maestro gli lanciò un libro che Sasuke afferrò al volo.
Se lo rigirò distrattamente tra le mani, era piccolo con una pesante rilegatura in cuoio.
«Cos'è questo?» chiese alzando un sopracciglio
«E' il tuo regalo di compleanno, su' aprilo» accennò Orochimaru. Non ricordava nemmeno che era il suo compleanno pensò sfogliando le prime pagine.
Il Principe di Niccolò Machiavelli, lesse sulla prima pagina ingiallita. 
«Lo conosci?» Sasuke alzò distrattamente lo sguardo sul suo pallido interlocutore.
«Sì, ho studiato un po' di letteratura italiana quando ero... » a casa «a palazzo. Ma non l'ho mai letto» riprese a sfogliare lentamente captando qua e là qualche frase sparsa.
«Machiavelli è un luminare, Sasuke. Un provocatore, in esilio, come noi due.»
Sasuke lo vide alzarsi e avvicinarsi a lui, il fuoco intanto proiettò ombre scure sui cavalli e sui pochi uomini alle loro spalle.
«E' uno spregiudicato politico, un maestro che ci dice che per chi governa -o governerà-  è meglio essere temuti piuttosto che amati, che è meglio imporre la forza piuttosto che applicare le leggi, che non ci si deve allontanare dal bene quando è possibile, ma entrare doverosamente nel male quando opportuno....perché ciò che conta per il Principe, Sasuke, è la capacità di indirizzarsi secondo il vento della fortuna e il cambiare delle situazioni, di modificare il fine sorvolando sui mezzi.»
La voce di Orochimauru  era melliflua; sembrava colare nell'aria come un rivoletto untuoso, ma aveva un che di gelido e sibilante che gli fece rizzare, suo malgrado, i capelli sulla nuca.
«Dì, ti piace?» chiese con tono allegro mentre, scompigliandogli un po' i capelli, si rialzò.
Ora sembrava tutt' altra persona rispetto a quella di pochi attimi prima.
«Sì, grazie maestro» disse con freddezza abituale.
«Bene, leggilo! Vedrai che ne trarrai grande giovamento, questo libro è un manuale figliolo»
«Sì maestro, lo farò» disse posizionando il piccolo libro nella sacca.
Orochimaru sorrise lievemente per poi raggiungere il suo sottoposto, Kabuto. Prima però si voltò nuovamente verso il suo discepolo 
«Eh, Sasuke!» cominciò, attirando la sua attenzione.
L'Uchiha alzò lo sguardo nero su di lui. 
«Buon diciannovesimo compleanno» aggiunse solo.



Sasuke finì il libro stesso quella notte. Quando Orochimaru si era chiuso nella sua tenda, Sasuke si era allontanato dal restante gruppo- chiassoso e ubriaco- , aveva acceso un fuoco per conto suo, e si era immerso nella lettura. Aveva scoperto che "Il Principe" era un libro sì breve, ma profondo, inquietante e per certi versi oscuro.
L'Uchiha da subito era stato affascinato dall'autore, dalle sue parole così conturbanti, ma era stato il  XVIII capitolo, dedicato alla "Lealtà del Principe", a illuminarlo ; in quel capitolo Machiavelli svelava alcuni fra gli aspetti più sconvolgenti e segreti del potere del Principe. Affermava che questi, all'occorrenza, doveva essere bestia oltre che uomo, doveva essere in grado di simulare e doveva potersi muovere con competenza nel regno del male. Al principe era richiesto di fare "quel che occorre per vincere e conservare il potere" e dunque, in caso del bisogno, anche uccidere;
 Non a caso come esempio additato al lettore, Machiavelli utilizzava Cesare Borgia, uomo assai capace nel mentire, corrompere e trucidare. Ma Sasuke, da lettore impegnato e profondo qual'era, aveva colto qualcosa di estremamente sbagliato nel ridurre il contenuto del libro a quelle efferatezze, in quanto il potere del principe si basava anche sul consenso, assicurando ai propri sudditi il maggior vantaggio possibile dalle crudeltà commesse e "ben usate". Dunque colui che governava doveva suscitare timore senza odio, dato che, scriveva Machiavelli, era possibile essere temuti e nello stesso tempo non odiati. L'arte di governare sembrava dunque per Sasuke, trovare un punto di equilibrio fra gli antitetici condizionamenti della vita reale. Un principe di qualità avrebbe dovuto  essere in grado di destreggiarsi tra amici e nemici, consiglieri e adulatori, tra aspirazioni di pace ed esigenze di guerra, oltre che far uso della forza e ricerca dei consensi.
Sasuke avrebbe imparato a servirsi delle qualità della volpe e del leone perché "coloro che si limitano ed essere leoni non conoscono l'arte di governare" .
E la necessità di governare servendosi dell'astuzia, della forza e della crudeltà scaturiva da un qualcosa esterno al principe e precisamente dal fatto che gli uomini stessi, secondo Machiavelli  risultavano essere pieni di difetti e di vizi. Gli uomini, scriveva l'umanista, erano ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, timorosi dei pericoli, avidi dei guadagni e, come se non bastasse, Malvagi.
E Sasuke lo sapeva bene quanto gli uomini potessero essere crudeli e vili, dunque la malvagità del principe non era che una conseguenza delle malvagità altrui.  Nel potere non poteva esistere un partito del bene capace di prelevare servendosi esclusivamente di strumenti onorevoli e leale, la stessa condizione umana non lo consentiva. Le esperienze di Machiavelli, nelle quali Sasuke aveva ormai già proiettato le sue, gli avevano insegnato che "i prìncipi che hanno tenuto poco conto della parola data e ingannato le menti degli uomini, hanno anche saputo compiere grandi imprese e sono alla fine riusciti a prelevare su coloro che si sono fondati sulla lealtà" .
E con una risata sadica, Sasuke si ritrovò a pensare che sarebbe diventato colui che aveva promesso a Sakura di non essere mai, un Principe ben peggiore di Cesare Borgia.




 
Angolo autrice :

Buonasera , mi dispiace per l'aggiornamento lievemente in ritardo rispetto al solito :(. (ma insomma l'importante è che arrivi)
Utilizzo questo spazio per scusarmi con la povera anima del sommo Machiavelli, ma il suo libro mi ha ispirata per
creare il "mio" Sasuke, quindi non potevo non inserirlo. Mi vergogno tanto per averlo degradato fino a questo punto xD
Un bacione forte a chi mi sta seguendo <3

22M
.




 





  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: 22Mavi