Libri > Hyperversum
Segui la storia  |       
Autore: DryJ    28/11/2016    2 recensioni
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donna Barrat, Etienne de Sancerre, Ian Maayrkas aka Jean Marc de Ponthieu, Isabeau de Montmayeur, Nuovo personaggio | Coppie: Etienne/Donna, Ian/Isabeau
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo XVI
 

Rosso, rosso ovunque intorno a lei, addosso a lei. Era questo che i suoi occhi percepivano. Presto quella visione contorta cedette il posto ad un lieve dolore che man mano diveniva più forte, penetrante, incessante.
Era ferita ma non avrebbe saputo dire in che punto con certezza, ogni parte del suo corpo doleva. Il sangue le colava rapido lungo la tempia, bagnandole la guancia.
I rumori, le voci concitate di chi cercava di mettersi al riparo o di scappare le giunsero ovattati alle orecchie.
Aveva il respiro affannato, rapido, pesante e denso, fiatare le faceva male, la cassa toracica sembrava compressa in una morsa letale che le strappava crudelmente più di un lamento.
I suoi sensi captavano l’ambiente circostante sfocato e tutto si muoveva lento, era tutto troppo lento. Ogni movimento le costava una fatica immane.
Si alzò da terra annaspando nel suo stesso sangue e in quello di coloro che erano incappati sfortunatamente in quella lotta, chiuse gli occhi cercando di tornare presente a se stessa, non poteva mollare ora. Si voltò verso la bestia che davanti a lei si agitava in trepidazione e desiderosa di sangue, desiderosa di morte.
Era riuscita a mettere in salvo sua sorella trattenendo il demone con se, permettendole così di scappare e di mettere in salvo chi incontrava sul suo cammino, era riuscita nell’intento di proteggerla, lo aveva giurato sulla sua anima anche se corrotta dalle tenebre, e lo aveva giurato a suo padre.
Però vi era molto altro da fare, molte altre vite da proteggere e salvare. "Marc" pensò prima di lanciarsi nuovamente contro la creatura. Il ricordo del giovane, del grande amore che provava per lui le diedero la forza di reagire ancora. Erano legati, si appartenevano, la luna aveva assistito al loro amore e nulla li avrebbe mai separati, nemmeno la morte.
Voleva vivere come all'interno di una vera famiglia, crescendo insieme il frutto che i loro cuori avevano creato, voleva stare con l’unico uomo che l’aveva fatta sentire amata per la prima volta nella sua vita e alla fine di tutto trovarsi a ripensare a quel giorno in cui aveva perso la sua innocenza, per scoprirlo solo un brutto ricordo lontano e sbiadito.
Gli attacchi schivati volavano e si scagliavano potenti in ogni angolo del castello, talvolta distruggendo oggetti, pareti e persino persone.
Gerka gli teneva testa ma il demone era detentore di una magia troppo oscura e troppo potente per una giovane strega.
Ma non poteva, non doveva mollare.
Fece appello a tutta la forza rimasta dentro di lei, combattevano ormai da un tempo che sembrava interminabile, la lotta era iniziata al terzo piano e loro ora si trovavano alla fine del secondo. Fissò il suo nemico, aveva un’idea che in quel momento le sembrò l’unica scelta possibile, con molte probabilità poteva fallire ma doveva almeno tentare.
Si concentrò, chiuse gli occhi, il suo corpo si cosparse di vene nere che pompavano veloci al ritmo del suo cuore. Quando fu pronta urlò, sprigionando un onda d'urto che portò alla distruzione di un'intera ala. Le gambe le cedettero e cadde a terra esausta, la creatura era stata sotterrata dalle macerie mentre si dissolveva lenta, il suo ultimo grugnito stridulo le rimbombava ancora nella testa facendole male, ma qualcosa le disse che non era finita. Doveva trovare Marc, Cassandra e gli altri, così richiese un’ennesimo sforzo al suo fisico, riuscì ad issarsi in piedi aiutandosi e posandosi sopra dei grossi lastroni di pietra staccatisi dalle pareti. Si diresse verso il salone barcollando e cadendo ad ogni passo, il cammino si arrestò quasi subito, davanti a se trovò il passaggio sbarrato, una parte del soffitto e delle pareti erano crollate isolando quel corridoio, dall'altra parte si potevano udire le grida di chi chiedeva aiuto e di chi era rimasto bloccato sotto le macerie.

Etienne cercava disperatamente sua moglie e sua figlia, nessuno le aveva più viste da quando lentamente il castello aveva iniziato a cedere sotto il peso di quella forza misteriosa che di tanto in tanto si sentiva ruggire ed emettere suoni altrettanto macabri.
La rabbia montò violenta sul suo petto, il solo pensiero che potesse esser capitato loro qualcosa lo fece infuriare, così aumentò il passo e prese a chiamarle a gran voce.
Sapendo che il padre era alla ricerca di Noelle e la madre, Nicolas andò verso la stanza che era stata affidata a Perle cercando in ogni modo di evitare di venir schiacciato dai frequenti crolli.
<< Perle! Perle dove sei? >> chiese a gran voce per l'ennesima volta sperando sempre di sentire la sua voce, tossiva e sbatteva gli occhi tentando di abituarsi alle nuvole di polvere che aumentavano rapide.
<< Nicolas? Sono qui! Aiutami, ti prego! >> la voce della ragazzina giunse da dentro la sua camera. Stava riversa a terra, la scossa le aveva fatto precipitare addosso l'armadio che le aveva ferito e bloccato la gamba destra e incrinato qualche costola. Piangeva e chiamava aiuto come poteva ma nessuno era riuscito a sentirla per via del grande trambusto.
Nicolas trasalì non appena udì la sua voce, si catapultò quindi in quella direzione, seguendo quel richiamo angosciato. Dopo aver quasi buttato giù la porta corse verso di lei e sussultò rendendosi conto della grave situazione che aveva attanagliato la povera fanciulla. << Ti salvo io Perle, non temere. Ti porto via da qui >>. Si mise in posizione incanalando nelle braccia tutta la forza che riuscì ad accumulare in quel momento e lentamente sollevò l'armadio, spostandolo di lato lo fece cadere di peso provocando un tonfo che gli diede solo la vaga idea di quanta sofferenza avesse provato la povera ragazza fino a quel momento. Si chinò su di lei << Non riesci ad alzarti, vero? >> le chiese osservando velocemente la situazione e scoprendola più critica di quanto immaginasse.
Perle continuava a piangere dal dolore << No- rantolò- E non... non riesco a respirare, mi fa male, mi fa male >> furono le uniche cose che riuscì a dire prima di cadere vittima di forti singhiozzi << Ho paura >> aggiunse facendo vagare lo sguardo e stringendo con disperazione le braccia del Nicolas.
"Devo proteggerla a tutti i costi" si disse lui nel vederla così sola, impaurita e fragile. << Mi dispiace ma devo portarti via da qui Perle, resisti >> quindi si fece coraggio, le fece mettere un braccio attorno al collo e la sollevò piano cercando in tutti i modi di non intaccare la gamba rotta.
Lei strinse i denti non riuscendo a smettere di piangere, il dolore era forte, insopportabile, la gamba era inerme, innaturalmente scomposta con un pezzo di osso che le fuoriusciva dalla carne.
Lui la trascinò fuori cercando di non andare di fretta nonostante non vedesse l'ora di uscire da quel castello diventato una trappola mortale. Il cuore batteva forte, sudava freddo e lo sguardo scorreva veloce tra soffitto e pareti per controllare la situazione, sperando non crollasse nulla sulle loro teste.
Giunsero davanti alla scalinata, occorreva scendere per arrivare di sotto e d'un tratto a Nicolas parve impossibile con Perle in quelle condizioni. << Riesci a piegare il ginocchio? >> chiese alla giovane.
Questa gli fece cenno di no con la testa, tirò su col naso stringendo forte la presa sui vestiti di lui. Era sporca di sangue e polvere e le lacrime creavano delle profonde rigature chiare sulle guance.

Katrina stava al piano di sotto con le braccia alte verso il cielo, altre creature come quella sconfitta da Gerka cercavo di fuoriuscire dal terreno, le loro braccia innaturalmente lunghe e scheletriche passavano attraverso i segni del sigillo ma una strana forza li teneva bloccati al piano d'ombra. La donna si voltò alla ricerca di qualcosa facendo vagare lo sguardo intorno a lei, febbrile. Aveva bisogno dell'elemento decisivo per concludere il rito e distruggere ogni singola vita di quella regione. Si allontanò dalla sua postazione alla ricerca dell’ultimo ingrediente, approfittando di Evan che continuava a scontrarsi violentemente con Borea. Erano entrambi in un bagno di sangue ma nessuno dei due aveva la minima intenzione di cedere.
Fu quando avvistò Nicolas e sua figlia che la rabbia e il panico di aver perso tutto e di aver reso vana quell'evocazione lasciarono il posto ad un sollievo paradisiaco. Si avvicinò ai ragazzi tramutando la sua espressione in puro terrore e preoccupazione. << Perle!- esclamò concitata- Figlia mia ti stavo cercando dappertutto >> disse mettendole le mani nelle guance. Si voltò verso Nicolas e prendendola in braccio gli disse << Hai portato in salvo la mia unica ragione di vita, te ne sono immensamente grata ragazzo >> e dopo aver parlato si allontanò.
Perle guardava la figura di Nicolas che rapida si allontanava, oltre la spalla di sua madre. << Madre! Dove stiamo andando? L'uscita è dall'altra parte >> disse preoccupata.
<< Non preoccuparti mon amour, presto tutto sarà finito >> rispose Katrina accarezzandole i capelli.
Ben presto però la ragazzina si trovò scaraventata al centro del sigillo, urlò di dolore e la sua gamba con quell’impatto sembrava essere andata in frantumi.
Sua madre la fissava con occhi famelici e folli. Aprì la mano e un lungo e affilato pugnale comparve nel suo palmo. Perle sgranò gli occhi sudando e tremando per la paura. << Madre cosa vuoi fare?! Madre ti prego... >> non riuscì a terminare la frase poiché sua madre la afferrò per i capelli portandole il collo all'indietro in malo modo e in modo tale che offrisse a lei ben visibile la gola. Perle iniziò a piangere più forte invocando aiuto. La sacerdotessa riprese a parlare in quella lingua oscura eccitando i demoni sempre più assetati di sangue, levò in alto il coltello, la lama brillò malvagia. << Padre, ti prego aiutami, padre! >> disse Perle raccogliendo le ultime speranze di sopravvivenza. Per come poteva il suo sguardo era indirizzato verso la schiena di sir Evan.
Lo aveva sempre saputo, lei si trovava bene con lui e lui aveva premura nei suoi confronti, la premura che solo un padre ha nei confronti di una figlia.
Lui si voltò di scatto gridando << Lasciala stare, lurida traditrice! >>. Schivò un ennesimo attacco di Borea per poi lanciare il suo pugnale e centrare in pieno la schiena di Katrina. Quel gesto fu più veloce della consapevolezza di aver sviluppato una furia cieca più violenta di quella che aveva provato durante il combattimento con la spia di Karl. Si era lasciato portar via da Katrina l'orgoglio e l'onore ma non le avrebbe mai permesso di portargli via anche quel meraviglioso frutto del loro amore proibito.
Katrina rimase pietrificata al suo posto, abbassò lo sguardo il tanto giusto per guardare il pugnale che dalla schiena era trapassato conficcandosi anche nel petto. Si voltò a guardare Evan con espressione di furente disprezzo << Come...hai...osato...? >> disse prima di cadere in ginocchio e vomitare sangue.
Perle allungò le mani verso Evan implorandolo di portarla via e al sicuro.
Borea invece assistette alla scena e rapida come un serpente raccolse una della sue spade da terra e la puntò contro la gola di Evan << All the king's horses and all the king's men, couldn't put Humpty together again. Ti concedo un momento con tua figlia, poi verrò a prendere la tua testa >> disse cupa per poi allontanarsi e avvicinarsi a Katrina. L'afferrò per i capelli, sorrise tenendo saldamente la donna che invano cercava di divincolarsi. Borea alzò la spada, le bastò un taglio netto e deciso per reciderle la testa in un'esplosione di sangue, sporcandola dalla testa ai piedi.
Il corpo ricadde al suolo esanime, il sigillo si cosparse di sangue nero ed impuro, il rito era stato contaminato e i demoni, rabbiosi, afferrarono il corpo di della strega trascinandolo nel sottosuolo.
Perle urlò di terrore e si strinse forte a Evan. << Padre ti prego! Andiamo via >> lo guardò mettendogli le mani nelle spalle.
L'uomo la prese in braccio baciandola più volte sulla fronte e poi si diresse verso la porta.
<< Lasciala stare bastardo! >> gli disse Nicolas puntandogli la spada contro.
Evan guardò la sua bambina e si rese conto di non avere scampo. Aveva fatto del male sotto gli ordini di Katrina e ora doveva pagarne le conseguenze, almeno quanto lei. << Bambina mia, ti rimpiangerò per sempre, sappilo. Ma io non posso tenerti con me, non mi lasceranno scampo e devo pagare- la voce gli si spezzò in gola- Tu sei il mio prezioso tesoro e non posso permettere che tu venga vista come una fuggitiva o una mia complice >>.
Borea si accostò a Nicolas gettandogli tra le braccia la testa della sacerdotessa, il cui viso era ancora attraversato da un'espressione di pura follia. << Tieni questo tu, lui ha un conto aperto con me- si voltò a guardare lo straniero imbrattata di sangue suo e non in tutto il corpo e con una sfigurata espressione rabbiosa sul viso aggiunse- Prendi la ragazzina e vai fuori di qui! >>.
Perle strinse forte il padre guardandolo con disperazione << Padre non lasciarmi, cosa...cosa farò? Sono...sono sola, ti prego andiamo via, non m'importa cosa penseranno gli altri, voglio stare con te! >> disse abbracciandolo in lacrime.
<< Mettila giù e andiamo più in là così lei non vedrà, ti assicuro che farò veloce >> disse ancora Borea guardando Evan che a sua volta stringeva forte la figlia con gli occhi lucidi e un groppo alla gola. << Bambina mia, io non ho scampo e tu con me non avrai che un futuro carico di vergogna e segreti. Ti prego di perdonarmi ma vivrai meglio senza di me, portando con orgoglio il cognome di tua madre e il suo stesso temperamento forte e risoluto- le sollevò il capo tenendolo tra le mani- Sei bellissima vita mia, sei la perla più preziosa di tutti i mari >> le baciò dolcemente la fronte lasciandola sul pavimento per poi allontanarsi a testa alta e raggiungere Borea.
<< No! Padre, no! Non lasciarmi, non lasciarmi! >> urlò la ragazza tra le braccia di Nicolas che la prese di peso allontanandola. In lacrime fissò la schiena di quell'uomo che aveva potuto vivere solo da lontano, nonostante avesse sempre saputo, nonostante avesse sempre desiderato vivere con lui e sua madre come una vera famiglia. Ora che aveva avuto modo di parlare apertamente lo stava perdendo per sempre. Premette il viso contro l'incavo del collo del ragazzo.
Borea lo fissò torva, con un gesto della mano gli intimò di inchinarsi. Alzò la spada e chiese << Le tue ultime parole? >>.
<< Ti amo bambina mia. Cresci virtuosa e con orgoglio. Non dimenticarmi e perdonami >> rispose ad alta voce per farsi sentire dalla giovane. Stava morendo con tanti rimpianti ma con la consapevolezza che lei sarebbe cresciuta forte e impavida come la madre.
Fu un attimo e poi fu buio. Per sempre.
Nicolas strinse forte a sé Perle cercando di soffocare i suoi singhiozzi disperati, commosso da quella scena straziante.
Borea si allontanò dal corpo di sir Evan deponendo la testa accanto ad esso.
Una scossa fece capire a lei e ai presenti che sarebbe stato il caso di allontanarsi il prima possibile. Fecero appena in tempo ad uscire che l'intera ala ovest crollò schiacciando e distruggendo anche una buona parte dell'immenso e sontuoso salone.
Da fuori il famoso castello d'argento parve una vera e propria distesa di morte.
Borea si sedette per terra dolorante, chiuse gli occhi posando gli avambracci sulle ginocchia piegate, lasciò che i capelli le ricadessero sul viso, esausta.
Ian rimase a guardare il castello, senza parole spostava lo sguardo sulle macerie. La polvere creava una fitta nebbia che avvolse in poco tempo l'ala rasa al suolo, una parte dei suoi ricordi era caduta assieme a quel cumulo di pietre, appartamenti e arredamento.
In quel momento una figura che ne teneva una in braccio e una terza al suo fianco sbucò dalla coltre di polvere. Etienne portava Noelle ferita e accanto a sé Donna con l'abito logoro e sporco ma illesa.
Ian fu grato di vederli vivi e lo stesso fu per Nicolas che stava comunque sempre stretto a Perle.
Marc e Michel decisero di muoversi in quel momento. << Torniamo a cercare nostra madre, Cassandra e Sèlene, padre >> disse Michel terrorizzato all'idea che solo una di loro potesse essere finita schiacciata sotto le macerie.
Il Falco annuì deciso.
Procedettero per qualche metro quando la voce di Cassandra richiamò la loro attenzione. Sorreggeva come poteva la sorella priva di sensi, aveva usato il suo potere per fermare le numerose emorragie che aveva Sèlene a causa delle notevoli ferite, lei invece si era protetta con la sua barriera uscendo sporca e con qualche graffio.
Non ci volle molto perché anche Karl raggiunse i presenti, anche lui era rimasto ferito ma la sua attenzione era puntata su Ian. Tra le braccia, ormai perduta, vi era Isabeau. I riccioli biondi le ricadevano sul viso, sporchi di sangue come il suo vestito. L'uomo la portò davanti ad Ian fermandosi a poca distanza da lui. Allungò le braccia adagiandola in quelle del Falco. << Sono addolorato per la vostra perdita mio signore, che Dio possa proteggere la sua anima nel Regno dei Cieli >> disse chinando la testa.
Donna si portò le mani alla bocca, la sua più cara amica era morta.
Michel e Marc, che avevano appena soccorso le due ragazze, rimasero pietrificati data la notizia.
Ian prese a tremare violentemente e un senso di vertigini lo percorse fino a fargli cedere le ginocchia e farlo atterrare su di esse, in un primo momento quasi perse la presa sul corpo della moglie ma lo sorresse subito, come a volersi aggrappare all'ultima speranza di riaverla indietro.
Sollevò su Karl lo sguardo ormai annebbiato, perso in quel vuoto che violento gli si era creato dentro.
<< Come... >>. Come era stato possibile? Nell'amore che provava per lei, ingenuamente, la credeva invincibile. Tante volte era stata la sua roccia, tante volte lui si era aggrappato a lei per uscire da momenti terribili, ma ora? Cosa ne sarebbe stato di lui senza lei? Come avrebbe potuto vivere senza quell'amore che lo scaldava ogni santo giorno?
Il capo crollò in avanti e lo sguardo incrociò gli occhi dallo sguardo ormai irraggiungibile della sua adorata. Pareva dormisse ed era bellissima anche ricoperta dal velo della morte, di quella morte che l'aveva raggiunta troppo presto.
<< Io ora cosa faccio, Isabeau? >> le chiese, facendola scivolare sul prato ancora ricoperto da uno strato di neve, anche se ormai sottile. Si chinò su di lei, tremava come una foglia, tremava come un bambino di fronte a un incubo, di fronte a quella verità per lui così mostruosa e soffocante.
Una prima lacrima gli rigò il volto seguita da una seconda fino a che non poté più trattenersi e allora i suoi occhi belli e luminosi si spensero in un pianto disperato, la gola serrata, il cuore infranto in milioni di schegge che gli squarciavano l'anima, lentamente, inesorabilmente.
<< Perché?! >> domandò a voce alta, ormai senza controllo, questa volta verso Dio, verso quel Dio che aveva adorato e che ora detestava più della morte stessa.
La strinse, poggiando la fronte sul suo collo e continuando a piangere.
Michel barcollante gli si avvicinò con gli occhi lucidi e la mano scossa da visibili tremiti, gliela poggiò sulla spalla ma il padre lo scostò in malo modo, facendolo sussultare e disperare ulteriormente. Si voltò cercando con lo sguardo affranto la sua Cassandra che, sentendo il suo muto richiamo, si allontanò dalla sorella al sicuro tra le braccia di Marc e si avvicinò al suo amato abbracciandolo, cercando con tutta se stessa di trasmettergli quello che provava, anche lei dal canto suo sapeva bene cosa significasse stare senza genitori. Gli accarezzò la guancia dolcemente confortandolo come meglio poteva.
Marc osservava da lontano, spento e freddo.
Ian continuava a piangere imperterrito, dondolandosi su quel corpo freddo e stringendolo come a volerlo scaldare. Non era riuscito a proteggerla, a cosa le era servito allora? Si sentì inutile, terribilmente inutile e d'un tratto si sentì solo al centro del nulla, sentì di non avere più uno scopo, si sentì a metà, spogliato della sua stessa vita.
Il suo cuore aveva sempre battuto per lei e adesso che lei non c'era più poteva anche smettere di farlo, per sempre.
Borea si voltò appena spostando lo sguardo su Ian, su Isabeau e i suoi loro figli, lei poteva comprenderlo, ma sapeva di essere l’ultima persona al modo da cui si sarebbe fatto avvicinare e sapeva altrettanto bene che in un momento del genere, quando tutte le certezze della tua vita vengono spazzate via come foglie al vento, nessuna parola può essere di conforto ad un cuore corroso dal dolore, un dolore più forte di qualsiasi altro, un dolore inumano e violento, crudele e inguaribile, perché è questo che sarebbe diventato lui, inguaribile, impenetrabile ed inavvicinabile.
Etienne si accostò a Ian, non l'avrebbe confortato con le parole, sapeva di non esserne capace. Si limitò a togliersi il mantello per poggiarlo sulle spalle dell'amico che però quasi non se ne accorse, tanto era il gelo che provava ormai dentro di sé.
Tornò indietro raggiungendo la moglie e la strinse forte, felice di averla viva tra le sue braccia.

***

Ad un giorno dalla sua morte, il corpo della contessa venne preparato per ricevere le esequie. Venne accuratamente lavato con acqua, spezie e fiori, successivamente avvolto nel sudario. Ian scelse per lei l’abito con il quale era stata raffigurata nella miniatura che l’aveva fatto innamorare. La sua figura era adornata ed impreziosita dai migliori gioielli del suo corredo.
La veglia della defunta in quelle ore fu carica di tristezza, il castello semi distrutto era calato in un silenzio rispettoso e la corte aveva ripreso la vita normale, per quanto le condizioni precarie di Chatel-Argent permettevano.
Anche la servitù piangeva la perdita della sua signora, tanto era amata quando era in vita. La stanza in cui giaceva Isabeau era ricca di fiori e il suo corpo non veniva mai lasciato solo date le frequenti visite.
Nel pomeriggio si svolse il funerale. Il corpo della donna precedeva il corteo di donne piangenti, servitù e nobili, posizionato su una barella coperta da un telo bianco. Indossava un abito azzurro con gigli dorati, i bellissimi capelli decorati di perle e un candido fazzoletto che le copriva il volto dalla pelle ormai pallida e le labbra violacee.
Subito dopo di lei vi erano i famigliari, primo di tutti Ian con il volto distrutto e marcato dalla sofferenza, si portava avanti stanco e provato ma a testa alta. Al fianco, suo fratello Guillaume procedeva in rigoroso silenzio e chiuso anche lui in un profondo dolore.
Dietro, Michel con gli occhi gonfi e Marc che in quei giorni non aveva quasi proferito parola con nessuno, entrambi affranti e provati quasi quanto il loro nobile e forte padre.
Tra i partecipanti al corteo vi era anche Cassandra ma non Sèlene che ancora non si era svegliata, tanto grave era stato il dispendio di energie durante il combattimento contro la creatura evocata da Katrina Milleure.
La giovane strega procedeva a testa china con il cuore pesante, addolorata.
Perle stava seduta al lato in un sedile provvisorio, osservando i presenti con aria assente, la sua testa era altrove, vagava tra i ricordi di sua madre, di quanto l’aveva amata e di come quella avesse cercato di ucciderla. L’aveva tradita ma non riusciva a smettere di amarla, invece suo padre l’aveva protetta fino alla morte, il suo unico desiderio era di poter tenere anche per i suoi cari una cerimonia, ma nessuno glielo avrebbe permesso. Sospirò asciugandosi il viso con un fazzoletto da sotto il velo nero, voleva rientrare in patria e stare sola con il suo dolore.
Giunsero alla cappella dell’alta corte, il sarcofago marmoreo finemente scolpito con le sembianze della castellana stava aperto e ciò diede a Ian un forte senso di nausea, probabilmente si rese conto solo in quel momento di cosa realmente stesse accadendo, il suo cervello forse stava realizzando solo allora che la sua adorata non sarebbe più stata tra le sue braccia, la sua voce e la sua risata cristallina, la sua presenza angelica non avrebbero più colmato il silenzio infernale di Chatel-Argent.
Michel deglutì per mandar giù il nodo alla gola non appena si fermarono, doveva essere forte dato che ormai era un uomo quindi drizzò la schiena ed assunse un'espressione più sicura, nonostante desiderasse con tutto il cuore avere Cassandra accanto a sé.
Marc di fianco a lui era freddo come il ghiaccio, dallo sguardo non trapelava alcuna emozione ma dalla mascella serrata e dalle labbra assottigliate pareva essere furioso, forse con suo padre stesso che non era stato capace di proteggere la madre.
I Sancerre erano riuniti da una parte. Noelle piangeva scossa da forti singhiozzi con il velo sul volto e il capo chino, Etienne era mortificato perché non sapeva come allietare la situazione nonostante fosse anche consapevole che non ci sarebbe stato un sorriso sincero sulla bocca dei Ponthieu per molto tempo.
Cassandra fissava il suo amore da lontano, non aveva il coraggio di avvicinarsi, temendo che il Falco potesse accusare lei e sua sorella della morte di sua moglie. "Dopotutto è colpa nostra, sarebbe ancora viva se noi non fossimo mai state qui" si disse col cuore ricolmo di dolore. Si morse il labbro ripensando a tutti i problemi e a tutta la sciagura che era ricaduta sopra le loro teste da quando erano arrivate. Guardò Marc comprendendo il suo stato d'animo e infine guardò il Falco, fiero, nobile e austero nei suoi abiti neri, ma anche fragile, chiuso in se stesso, solo e col cuore infranto. Aveva perso la donna della sua vita e quindi la sua intera anima. Lei rimase li in disparte sentendosi fuori luogo. Si allontanò poco dopo tornando a testa bassa da sua sorella. Il vento del nord soffiava rabbioso, freddo e pungente, ricordando loro di ascoltare quel mistico richiamo e di tornare a casa.
“E così è ora” pensò.
Si, era giunto il momento di andare via una volta per tutte e liberarli dalla causa principale delle loro sofferenze. “Sarà meglio per tutti” si disse salendo nell’unico piano agibile. Entrò nella stanza e sussultò vedendo Sèlene seduta sul letto intenta a guardare fuori dalla finestra spalancata, accogliendo anche lei le parole del vento.
<< Dobbiamo andare via Cassy, per quanto questo faccia soffrire entrambe dobbiamo liberarli >> disse con voce grave e roca voltandosi verso di lei con gli occhi lucidi.
Cassandra le si sedette accanto, le baciò la mano e annuì. Sua sorella aveva dato corpo ai suoi pensieri rendendoli vivi e dolorosi. Era giunto il momento di dirsi addio e non potevano fare altro che assecondare questo eco.

Il corteo tornò al castello con lo stesso dolore di qualche ora prima, ma ora tutti dovevano tornare a svolgere ognuno i propri compiti.
Ian sentì il forte bisogno di stendersi, quindi si diresse nella sua stanza, rifiutò qualsiasi aiuto da parte dei paggi e si chiuse li dentro. Rimase dei minuti a fissare la stanza osservando ogni angolo, ogni oggetto, ricordando con malinconia e rinnovato dolore tutte le azioni quotidiane di Isabeau. Si stese poi nel letto senza nemmeno spogliarsi, si voltò a guardare il lato dove dormiva ogni notte il suo angelo, chiuse gli occhi immaginandosi di averla ancora li accanto a se e velocemente si addormentò, cullato da quel ricordo con il tentativo di recuperare una minima parte del sonno perso in quei giorni.
Michel per tutto il viaggio di ritorno aveva cercato Cassandra ma senza risultato. "Dove sarà finita?" aveva pensato tutto il tempo. Una volta al castello aveva chiesto a Marc di accompagnarlo nella stanza delle due sorelle, sia per controllare che la giovane fosse lì, sia per approfittarne e far visita a Sèlene.
<< D'accordo >> si era limitato a dire il fratello nell'affiancarsi a lui.
In pochissimi minuti furono davanti alla porta della stanza, Michel bussò.
Cassandra si avvicinò alla porta posando alcune cose da mettere nella sacca sul letto. Aprì, rabbuiandosi nel trovarsi davanti Michel.
Sèlene si voltò verso quella direzione e l’altra si scostò facendoli entrare, non sapeva cosa dire.
Entrambi rimasero di stucco nel vedere i preparativi dell'evidente partenza.
Marc chiuse la porta sbattendola . << Cosa avete intenzione di fare? >> chiese secco e grave fulminando ora Cassandra, ora Sèlene.
<< È meglio per voi se noi andiamo via. Troppi danni e troppe perdite avete subito per causa nostra, non possiamo continuare a crearvi problemi >> rispose a mezza voce Cassandra evitando di guardare Michel negli occhi.
<< Per noi è giunto il momento di tornare a casa >> continuò Sèlene reggendo lo sguardo accigliato del giovane Falco.
<< No! >> sbottò Michel ansioso.
<< Tu non vai da nessuna parte- rispose Marc alla ragazza andandole in contro e strappandole di mano il bagaglio- Ti sei appena svegliata e non sei in forze >>.
Cassandra si passò le mani sul viso portandole poi tra i capelli << Guardate a che cosa ha condotto la nostra presenza qui, morte e dolore, nient'altro che questo >> disse tornando alle sue faccende e con mani tremanti e irritate gettò in malo modo i vestiti nella bisaccia.
<< Marc, Cassandra ha ragione, per noi è arrivato il momento di andare, non potete impedirci di farlo! >> continuò imperterrita Sèlene dando manforte alla sorella.
<< Ma voi non ne avete colpa! Siete vittime almeno quanto noi! Cassandra ragiona per piacere! >> rispose Michel.
<< No, siamo noi ad avere la ragione. Vi state ficcando in testa problemi inesistenti >> aggiunse il fratello alzando la voce.
<< Marc, l'ultima cosa che voglio ora è litigare con te- rispose Sèlene iniziando ad alterarsi, scese dal letto piazzandosi davanti a lui- In ogni caso io non potrei stare qui, non dimenticare che cosa ci ha riservato il destino. Io ti amo Marc e sono felice di provare questo sentimento ma ho bisogno di tornare a casa- fece una breve pausa guardando anche la sorella- Noi non siamo nobili e non possiamo avere un futuro con voi, questa è la cruda realtà e per quanto orribile bisogna accettarla >> si passò una mano sulla bocca allontanandosi e riprendendo ad organizzare il suo bagaglio.
Sua sorella fece lo stesso, ora in lacrime ma senza emettere un suono.
Michel rimase a guardarle triste e si avvicinò alla sua bella, volle abbracciarla e non appena la vide in lacrime la strinse forte a sé << Ti prego, non andare via >> le disse a bassa voce accarezzandole i capelli e baciandole la fronte, Cassandra gli gettò le braccia al collo premendo la faccia contro il suo petto.
Marc rimase a guardarli per poi spostare lo sguardo su Sèlene << Quindi non vuoi nemmeno provare a lottare, è stato tutto inutile, vero? >> strinse i pugni e la mascella, la cosa che più odiava stava accadendo di nuovo.
<< È tutta la vita che combatto per vivere e per quello che desidero, ma questa battaglia è troppo per me. Posso fare quello che preferisco con la magia ma non posso cambiare ciò che sono e non posso diventare una nobile con uno schiocco di dita- si voltò a guardarlo anche lei con gli occhi lucidi- Ora dimmi, cos'altro posso fare? >>.
<< Possiamo provare a chiedere a nostro padre! >> rispose, ma Michel si rattristò ulteriormente ricordando infatti il rifiuto di Ian alla richiesta di permettergli di sposare Cassandra. Immaginò che per Marc sarebbe stato ancor più complicato.
<< Michel c'ha già provato Marc e tuo padre non ha voluto sentire ragioni, pensi che ora e soprattutto per te sia diverso? No, per te sarà anche peggio >> Sèlene abbozzò un mezzo sorriso affranto.
Mentre Cassandra continuava a stare stretta al suo unico amore, Michel la strinse ulteriormente senza dire nulla ma con il cuore carico d’angoscia.
Marc invece si voltò di spalle camminando nervosamente, di scatto scaricò la sua furia contro un povero vaso di rose adagiato sopra un tavolino, ignaro della sua sorte, afferrandolo e lanciandolo sulla parete. Cocci, acqua e fiori caddero disordinatamente in terra lasciando un silenzio tombale attorno a se.
Sèlene non batté ciglio, gettò le sue cose sul letto e cinse la vita del ragazzo posando la fronte sulla sua schiena, forte e possente. Quanto amava quella schiena, le sarebbe mancata come ogni cosa di lui.
<< Stai andando via con mio figlio, ricordatelo bene Sèlene >> disse secco.
Michel sgranò gli occhi. << Sei gravida? >> chiese particolarmente sconvolto, guardò Cassandra senza sapere che lei ne fosse già a conoscenza e questa di tutta risposta gli rivolse uno sguardo eloquente.
<< Merito la tua rabbia e il tuo odio, li accolgo abbraccia aperte però, del resto, anche tu come me hai le mani legate >> rispose posando ora la guancia e assaporando il suo calore e il suo profumo, ignorando la domanda di Michel.
Marc non rispose subito. Quella rivelazione gli aveva fatto male, per la seconda volta qualcuno se ne andava lacerandogli l’anima ma questa volta sarebbe stato diverso, non si sarebbe fermato li, sarebbe andato avanti e avrebbe fatto di tutto per vederla ancora e vedere il loro prezioso bambino. Sèlene e Cassandra avevano ragione, nessuno avrebbe potuto far qualcosa per tenerle li e farle sposare ai due giovani Falchi, se fossero rimaste avrebbero vissuto all'ombra dei loro matrimoni combinati, esattamente come le loro relazioni.
Michel sembrava aver avuto gli stessi pensieri perché guardò Cassandra e le disse << Non ti dimenticherò mai, mio cielo stellato. So che ci rivedremo >>.
La ragazzina strinse gli occhi lasciandosi sfuggire un singhiozzo che la scosse da capo a piedi.
<< Certo che ci rivedremo- aggiunse Marc- Non ti libererai facilmente di me, Sèlene >>.
Lei annuì tenendo premuta la guancia sulla schiena di lui, avvinghiandosi con più pressione.
Rimasero tutti e quattro stretti l'uno all'altra, i loro cuori piangevano all'unisono.
Cassandra passò la notte con Michel, l'ultima notte e lo stesso fece Sèlene stando per tutto il tempo accoccolata sul petto del suo adorato Falco, fissandolo per imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio del suo viso.

La mattina dopo le ragazze furono pronte a partire. Si avvicinarono ad Ian, si inchinarono umilmente << Vi ringraziamo per tutto quello che avete fatto per noi conte, vi saremo immensamente riconoscenti per tutta la vita >> disse Sèlene guardandolo con sincero affetto e riconoscenza.
<< Vi ringrazio anche io, soprattutto per l'aiuto che avete dato a Marianne. Ora che la madre non c'è più ha davvero bisogno di una figura materna in sostituzione e mi sarebbe piaciuto foste rimaste. Ma rispetto il vostro volere e il vostro punto di vista- mise una mano sulla spalla di ognuna- Spero possiate fare un buon viaggio e riprendere la vostra vita con estrema tranquillità >>.
Dietro di lui Michel e Marc ascoltavano in silenzio.
Noelle corse da loro abbracciando entrambe << Mi mancherete amiche mie, fate buon viaggio >>.
Sèlene rispose all'abbraccio come la sorella accanto a se. << Anche tu ci mancherai Noelle, riguardati e sii forte, che la madre Luna ti protegga sempre e ti indichi la via >> disse Cassandra a bassa voce posandole un bacio sulla fronte.
Si allontanò dalla piccola Sancerre e si avvicinò a Michel, lo strinse con impeto per poi baciarlo sulle labbra nonostante Ian fosse presente.
<< Ti amo con tutta la mia anima che per sempre sarà tua >> lo guardò con gli occhi carichi di lacrime.
Lui ricambiò la stretta << E tu sarai sempre la bellissima stella che guarderò per trovare la via >>.
Sèlene si accostò a Marc calandosi il cappuccio sul viso << Già mi manchi >> disse a mezza voce.
<< Tu mi manchi da quando hai deciso di andare via- le sollevò il mento con un dito- Non osare dimenticarti di me >> le disse prima di baciarla dolcemente, nettamente in contrasto con voce e sguardo glaciali che in quei giorni non lo abbandonavano mai.
<< Madame Sèlene, madame Cassandra, perderete la nave se non partiremo subito >> disse Karl, incaricato di accompagnarle fino al porto.
<< Non potrei farlo neanche se volessi >> furono le ultime parole che Sèlene gli rivolse, si voltò e rapida raggiunse Karl.
L'uomo la aiutò a salire nella carrozza e poi fece lo stesso con Cassandra.
<< Avanti andiamo >> disse il moro battendo la mano sul lato della portiera, il cocchiere annuì ed incitò i cavalli a muoversi, non ci volle molto prima che la carrozza scomparisse all'orizzonte, portandosi via con se le loro sagome.
Borea stava appollaiata su alcuni rami, si godeva il tramonto e quello spettacolo strappalacrime. Si calò giù con un balzo affiancandosi ad Ian. << Le mie condoglianze Falco- si mise le mani in cintura- Io non credo nel paradiso ma sicuramente tua moglie sarà giunta in un posto degno della sua bellezza e della sua anima pura >> lo guardò sinceramente dispiaciuta e seria.
<< Sei in ritardo Borea, in ogni caso ti ringrazio di cuore >> sospirò poi si voltò rivolgendole un sorriso stanco, si diresse verso il castello seguito dai figli e tutti gli altri che avevano voluto dare un ultimo saluto alle giovani streghe.

***

Furono giorni cupi quelli che seguirono, sia a causa della morte di Isabeau sia per la partenza delle due giovani irlandesi e tra non troppo tempo anche i Sancerre sarebbero dovuti tornare nel loro feudo.
Nonostante la tristezza generale, Etienne e Nicolas facevano del loro meglio per rallegrare la situazione, quest'ultimo soprattutto con i suoi goffi tentativi di attirare l'attenzione della giovane Perle, anch'essa con la testa altrove a causa della morte dei genitori.
Questa aveva perso i suoi cari in modo crudele e orribile assistendo alla loro dipartita con i propri occhi e nei suoi incubi riviveva ogni singolo attimo. Camminava servendosi di due lunghe stampelle di legno su cui poggiava il peso del corpo. Era giunto anche per lei il momento di andare e, con l'aiuto delle sue serve, sistemò i suoi effetti e le poche cose rimaste dei suoi genitori dentro i bauli.
Sentì bussare alla porta e non appena una delle ragazze ebbe ricevuto l'ordine di aprire, lei vide Nicolas con la mani dietro la schiena e un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Lasciateci >> disse rivolgendosi alle ragazze che rapide si dileguarono, lasciando soli i due giovani.
Perle gli sorrise appena, il volto stanco e tirato << Buon pomeriggio Monsieur >> disse sedendosi sul bordo del letto stanca per la fatica che la sua condizione fisica le arrecava, posandosi accanto le stampelle.
Lui si chiuse la porta alle spalle e si limitò a sorriderle, si sedette accanto a lei ed esordì con un bacio sulle labbra tanto audace quanto inaspettato. Aspettava quel momento da tanto e non appena si era reso conto che anche la partenza della giovane si avvicinava, aveva iniziato a rendersi conto di aver perso anche fin troppo tempo.
La contessina rimase di sasso con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse per la sorpresa. Si mise una mano davanti alla bocca allontanandosi di poco << Monsieur! Ma che cosa state facendo!? >> esclamò guardandolo sconvolta.
<< Volevo farlo da un po' di tempo madame e non potevo attendere oltre- le prese la stessa mano con la quale si era toccata quelle labbra così dolci e invitanti- Vorrei avervi come mia sposa, Perle >> la guardò negli occhi sicuro e deciso.
<< Come...vostra...sposa? >> rispose al suo sguardo facendolo vagare in tutto il suo viso, non credeva alle sue orecchie, aveva intuito che Sancerre provasse un interesse speciale per lei ma non immaginava fino a quel punto. Non aggiunse altro per molti secondi e, infine, si decise. Avvicinò il viso a quello di lui baciandolo, chiuse gli occhi e seguì l'istinto che la portò a schiudere le labbra e a baciarlo con più intensità. << Accetto la vostra richiesta, ma dovrete chiedere a mio zio monsieur, l'unico ancora in vita, è il fratello maggiore di mia madre e si trova qui in Francia- sorrise appena rischiarando le nubi che aleggiavano sul suo viso- Sarei onorata di sposarvi >> concluse baciandolo ancora e ancora.
"Se mio padre accetterà allora sarà fatta, non ci sarà motivo per rifiutare" si disse Nicolas adrenalinico, rispose a quei meravigliosi baci più intensamente prendendole il volto tra le mani. L'avrebbe fatta sua in quel momento, su quel letto, ma le sue condizioni fisiche ancora precarie glielo impedirono insieme alla sua morale. La guardò riprendendo fiato << Farò tutto il necessario per tenervi con me, chi è vostro zio? >>.
<< Si chiama François Milleure, conte di Foix, non lo vedo da quando avevo 3 anni ma mia madre lo aveva incaricato mio tutore subito dopo la mia nascita, nel caso le fosse accaduto qualcosa >> abbassò lo sguardo rievocando dolorosi momenti.
<< Quindi non state andando in Irlanda?! >> chiese lui cercando di contenere la sua gioia in segno di rispetto al suo stato d'animo, dal dolore ancora fresco.
<< No, sto raggiungendo mio zio, si trova a sud di Parigi, ha saputo cosa è accaduto e mi ha detto di raggiungerlo appena possibile- sospirò- Io volevo tornare a casa e consumare li il mio dolore >> si voltò a guardarlo.
<< Credo l'abbiate consumando già abbastanza in questo periodo di tempo anche se non siete stata a casa vostra. Non arriverò mai a comprendere come ci si sente, o almeno lo spero, ma avete bisogno di distrarvi e quale miglior modo se non stare con vostro zio e attendere la conferma del nostro matrimonio? >> sorrise ammiccante.
<< Sapete sempre infondermi il buon umore- si voltò verso di lui, posò la mano sulla sua- Grazie Nicolas >> gli sorrise appena prima di invitarlo a baciarla nuovamente e facendo affondare la mano tra quei capelli neri e mossi che tanto le piacevano.
Nicolas, con un impeto da vero leone, rispose facendola stendere e posizionandosi sopra di lei. Era palesemente accaldato e probabilmente aveva smesso di ragionare. Quella ragazza gli dava alla testa e averla salvata e aver ricevuto da lei quella conferma aveva fatto nascere in lui la consapevolezza che lei sarebbe stata sua in ogni caso.
Perle allontanò il viso quel tanto che poteva concedersi, data la posizione. Lo guardò partendo dal viso fino al petto, gli passò la mano sui pettorali insinuandola dentro l'apertura della camicia, allentando i lacci. Era bello e forte e lei lo voleva.
Dopo quella seconda conferma, nella mente di Nicolas fece rapida comparsa la chiara e fervida idea di una possessivià irrazionale, doveva averla per forza. Le strappò i lacci del corsetto e impaziente fece scendere i baci sulla scollatura che offriva alle sue labbra quel suo seno morbido, se lei non fosse stata attenta lui avrebbe rischiato di farle male alla gamba ferita.
Le mani di lei si piazzarono sulle sue spalle allontanandolo, si rivolse a lui con cipiglio severo << Questa situazione sta diventando sconveniente e non è così che immagino la mia prima volta, quindi gentilmente ti chiedo, vi chiedo, sir Nicolas, di allontanarvi prima di commettere atti impuri e disdicevoli >> disse mettendosi seduta e sistemarsi il corsetto, accigliata.
Lui si alzò e cercando di simulare tranquillità rispose << Avete ragione madame, siamo stati piuttosto affrettati, che sciocchi- si allacciò la camicia- È proprio il caso che voi terminiate con i vostri preparativi altrimenti farete tardi >>.
<< Voi siete stato troppo affrettato, io non vi sono saltata addosso >> fu la risposta che gli rimbeccò dietro, seccata e con un sopracciglio irritato. Afferrò le stampelle issandosi in piedi e riprese a sistemare i suoi effetti dentro il baule.
<< Io vi son saltato addosso, ma voi come una vera pantera avete accettato il mio invito passando le vostre morbide mani sul mio petto >> le si era avvicinato posandole con rinnovata audacia un bacio sulla spalla.
<< Le mie volevano essere solo delle semplici ed innocue carezze >> girò il volto guardandolo appena da sopra la spalla.
<< Molto apprezzate, dico sul serio >> rispose continuando a baciarla mentre le accarezzava il ventre con la mano destra.
Lei abbozzò un sorriso sghembo e forzatamente trattenuto, era evidente stesse cercando di mantenere un certo contegno ma tutto quello che lui faceva riusciva a rendere vano ogni suo tentativo di provarci. E così cedette alle sue carezze, piegando, casualmente, il collo di lato e offrendoglielo come offriva la sua carne alle labbra del giovane.
<< Bene, è davvero il caso che io vada- esordì Sancerre dopo quei languidi baci, si allontanò per tornare alla porta e aggiunse- Sarò giù ad aspettarvi per l'ultimo saluto >>. Infine uscì fuori lasciandola sola nella stanza.
I bagagli furono ultimati in poco tempo, le serve e i servi sistemarono il restante nella carrozza che un tempo era stata di sua madre, il convoglio era già pronto e lei si accingeva ad abbandonare il castello per raggiungere il maniero di suo zio. Salutò tutti e ringraziò Ian per la grande ospitalità, infine si avvicinò a Nicolas, gli sorrise << Spero di rivedervi presto Monsieur- abbassò lo sguardo frugando dentro la tasca interna del suo mantello e ne tolse fuori un fazzoletto dal tessuto celeste, ricamato con fili rosa e bianchi- Tenete, per voi, così vi ricorderete di me durante la mia assenza >> allungò la mano verso di lui porgendogli il suo dono.
Il giovane Sancerre sorrise portando d'istinto il fazzoletto al naso per assaporarne il profumo << Vi ringrazio madame, lo conserverò con estrema cura >>.
Etienne osservava la scena divertito << Qui qualcuno sta diventando uomo a tutti gli effetti! >> esclamò rivolgendosi a Donna che gli si affiancò poggiando teneramente la guancia sul lato del suo bicipite, prima di avvinghiarcisi con entrambe le braccia.
<< Il nostro bambino è diventato grande Etienne, credo sia giunto il momento per lui di trovare moglie, e qualcosa mi dice che abbia già qualcuno in mente! >> spostò gli occhi verso quelli del marito rivolgendogli uno sguardo complice.
<< Lo penso anche io! >> rispose.
Noelle era altrettanto divertita quanto sorpresa, non si aspettava di certo un risvolto del genere, quella ragazza pareva essere davvero interessata a Nicolas e lei non poteva che esserne estremamente felice.
Accompagnata dalla rossa aurora serale, anche la carrozza di Perle Milleure si mosse, superando l'alta e la piccola corte ed infine le mura di cinta che circondavano il feudo. Raggiunse l'orizzonte e scomparve dietro un sanguigno tramonto, diretta a sud.
Nicolas era rimasto a guardarla mentre diventava irraggiungibile per poi sparire, quindi si voltò e rientrò nel castello. Non si sarebbe mai aspettato, soprattutto in quella situazione, di trovare una donna a cui chiedere di sposarlo, aveva sempre pensato che i genitori pensassero al suo matrimonio appioppandogli una nobildonna con la quale non sarebbe mai andato d'accordo. Ma lei era arrivata inaspettatamente da una terra lontana e sconosciuta e da subito l'aveva desiderata sentendosi a volte anche ridicolo. Effettivamente non ci aveva saputo fare fin dall'inizio ma, chissà come, lei aveva accettato di buon grado le sue palesi e goffe avances.
Ora non rimaneva che tornare nel proprio feudo, nel proprio castello e proporre il tutto ai suoi genitori.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hyperversum / Vai alla pagina dell'autore: DryJ