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Autore: Padmini    28/11/2016    3 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amore

 

 

Dove c'è amore, non c'è fatica, ma gusto. 

Bernardo di Chiaravalle




 

Quella notte, nonostante le proteste e i consigli di Mycroft, Gregory dormì in ospedale. Si allontanò dal letto di Sherlock solo per telefonare ai genitori e spiegare loro l'accaduto e non accettò proteste nemmeno da loro. Sarebbe rimasto con il suo amico, non poteva pensare di stare da nessun'altra parte.

Sherlock si risvegliò dall'anestesia un'ora più tardi ma si sentiva ancora troppo debole e dolorante per poter parlare e naturalmente anche la morfina gli impediva di essere completamente lucido. Con l'aiuto di Gregory, Mycroft riuscì a scoprire chi lo aveva ridotto in quello stato.

“Chi è stato, Sherlock? Dimmi i nomi.” aveva cercato di stare calmo, ma il pallore nel suo viso tradiva il suo reale stato d'animo.

“Forse … Alec?” si era intromesso Gregory, che di quel ragazzo ricordava però solo il nome.

Sherlock aveva annuito e nient'altro, così Gregory gli aveva raccontato di questo Alec che era nella sua classe.

“Ottimo. Paul mi aiuterà a scoprire anche il cognome. Qualcun altro?”

Sherlock aveva annuito.

“Chi? Dicci i nomi.” aveva insistito Mycroft.
Prima che Gregory avesse potuto suggerire altri nomi di suoi compagni di classe, Sherlock aveva scosso la testa, segno che nemmeno lui li conosceva.

“Poco male” lo aveva tranquillizzato il fratello maggiore “Scopriremo chi sono.”

Dal tono di voce di Mycroft, Gregory capì che Alec avrebbe avuto parecchi problemi, e la cosa lo consolò in qualche modo.

Restò accanto a Sherlock tutta la notte, dormendo sulla poltrona, ma ogni tanto svegliava e lo trovava sempre vigile, anche se tremendamente prostrato. Verso le quattro si era alzato per sgranchirsi e gli si era avvicinato.
“Dovresti dormire … non sei stanco?” gli aveva chiesto, accarezzandogli gentilmente una mano.

Lui aveva scosso la testa. Sembrava troppo debole anche solo per parlare, ma non riusciva a dormire. Il dolore era tanto che nemmeno la morfina riusciva a dargli pace e più Sherlock soffriva, più Gregory sentiva un sentimento d'odio sgorgargli nel cuore, odio nei confronti di chi lo aveva ridotto così.

Aveva riso, per non piangere o non urlare, svegliando tutti.

“Chissà cosa avrai fatto per meritarti di essere ridotto così ...” aveva sussurrato, trattenendo a stento le lacrime “Ora dormi … cerca di dormire … puoi farlo … per me?”

Un cenno del capo e poi Sherlock aveva chiuso gli occhi. Gregory era rimasto a guardarlo per qualche minuto, poi era tornato a dormire.

 

La mattina successiva, Gregory si svegliò grazie alla luce del sole che filtrava dalle tapparelle. Si stiracchiò e guardò l'ora. Erano le sette, entro un'ora avrebbe dovuto essere a scuola, ma non aveva portato nulla con sé, era uscito così com'era. Cosa avrebbe dovuto fare? Tempo per tornare a casa non ne aveva, tanto valeva prendersela con calma, poteva permettersi di saltare un giorno per stare con Sherlock, no?

Stiracchiandosi ancora si alzò e andò da lui, che dormiva ancora profondamente. Meglio così, pensò, almeno non sente dolore. In quel momento arrivò l'infermiera, con un carrellino dove erano posate le medicine e le garze.

“Buongiorno.” mormorò piano, quasi per non voler disturbare “Sono venuta per le medicazioni ...”

Appena vide Gregory, gli sorrise.

“Dorme ancora eh?” chiese, indicando Sherlock “Ah, per lei ho questi ...”
Si chinò sul carrellino e tirò fuori la divisa di Greg e la sua borsa con i libri e i quaderni.

“Questi me li ha consegnati stamattina presto il signor Holmes” spiegò “Così potrà andare a scuola senza problemi.”

Greg scosse la testa sorridendo. Mycroft era davvero premuroso e previdente. Faceva ridere anche il fatto che l'infermiera si rivolgesse a lui chiamandolo “signore”.

“Non lo so … preferirei restare qui con ...”

“Il signor Holmes ha insistito, mi ha chiesto di assicurarmi che lei vada a scuola.”

“Sul serio?” chiese, sorpreso per quelle attenzioni “Io veramente vorrei ...”

“V-vai … io starò bene ...”

Greg si voltò di scatto. Non sentiva la voce di Sherlock dal giorno precedente, quando si erano visti durante la scuola. Si era svegliato e gli sorrideva fiacco, tentando di celare il dolore che in realtà provava.

“Sei sicuro?” gli chiese, andando rapidamente al suo fianco “Se avessi bisogno di qualcosa ...”

“Sono in un ospedale, no?” sussurrò lui “Verrai dopo scuola, anzi, dopo aver studiato. Ti aspetto stasera ...”

“Sherlock, verrò appena uscito da scuo-”

“Per piacere, io ho bisogno di riposare e tu devi studiare. Non voglio che rischi l'esame per colpa mia.”

“Non dire idiozie! Non ...” si stava innervosendo, non voleva lasciarlo ancora solo! Stava per dirgli che non lo avrebbe mai lasciato, mai più, ma il suo sorriso tirato lo fece desistere.

“Come vuoi, hai vinto.” disse infine, fingendosi offeso “Tornerò appena potrò.”

Gli prese la mano, stingendo delicatamente per non fargli troppo male.

“È una promessa.”

Prese le sue cose ed uscì dalla stanza mentre l'infermiera iniziava a cambiargli le medicazioni. Trovò il primo bagno disponibile e lì si cambiò. Mentre si abbottonava la giacca pensò che qualcuno quel giorno si sarebbe fatto molto, molto male.

 

Dal momento che entrambi i fratelli Holmes sembravano sinceramente preoccupati per la sua istruzione, decise che non avrebbe pensato ad Alec fino alla fine della scuola. Non voleva essere sospeso o punito in qualche altro modo, facendo preoccupare Sherlock, ma di certo avrebbe avuto la sua vendetta.

Si era ripromesso di usare la pausa per studiare, ma aveva appena aperto il libro che arrivò una ragazza che aveva già visto in compagnia di Alec.

“Ciao … sono Haley …” si presentò lei, cercando di nascondere la timidezza “Volevo chiederti se sai come sta Sherlock … stamattina non è venuto a scuola … e sono un po' preoccupata per lui ...”

Gregory guardò la ragazza con gli occhi sgranati per la sorpresa. Era preoccupata per Sherlock?

“Come mai? Hai un motivo in particolare per essere preoccupata?” le chiese gelido.

“Io … non … non lo so … io ...” esitò “Ieri a causa sua io e Alec abbiamo litigato e ci siamo lasciati. Anzi, io ho lasciato lui perché mi tradiva.” specificò “Non so cosa sia successo, ma stamattina Alec è stato chiamato in presidenza e non è più tornato e nemmeno Sherlock c'è ...”

“Vuoi sapere cosa è successo?! Eh?! Lo vuoi davvero sapere?!” era furioso. Sapeva che sfogarsi su di lei non era l'ideale, ma non aveva nessun altro con cui farlo. Lei ovviamente, spaventata, non aveva fiatato, si era limitata ad annuire brevemente.

“Il tuo caro ex, insieme ad altri due suoi amichetti balordi, lo ha picchiato a sangue! Lo hanno dovuto operare d'urgenza e ora è sotto morfina per tutte le botte che ha preso, solo perché ...”

Si bloccò. Non sapeva cosa era successo, ma a quanto pareva Haley era più informata.
“Dimmi cosa è successo. Perché vi siete lasciati per colpa sua?”

La ragazza era sbiancata sentendo il racconto di Gregory ma, ancor più spaventata da lui, rispose immediatamente.

“Lui e Alec hanno litigato, come sempre. Alec è stato … be', è stato davvero poco gentile e Sherlock ha reagito. Gli ha detto che è una persona orribile perché si vede di nascosto da tempo con un'altra e ha spiegato come lo ha capito … Io non ci potevo credere, allora ne ho parlato con Alec, l'ho messo con le spalle al muro e ho fatto lo stesso con lei … e hanno confessato. L'ho lasciato, ovviamente … ma … non pensavo che Alec si sarebbe vendicato su Sherlock e in ogni caso … non così!”

Haley scoppiò in lacrime e Gregory in qualche modo si sentì dispiaciuto per lei.

“Non mi sembra che sia colpa sua se vi siete lasciati, no?” le chiese, addolcendo la voce.

“No … è vero ...” ammise lei con un sospiro “Dovrei … ringraziarlo … Alec è uno stronzo in effetti. Lo è sempre stato.”

La osservò con attenzione. Era frustrata, delusa e arrabbiata. Era stata ingannata dal suo cuore, aveva creduto di aver trovato qualcuno di importante, ma era stata usata da un ragazzino immaturo che non aveva meritato un briciolo del suo amore. Nonostante la rabbia nei confronti di Alec, provò un moto d'affetto per Haley. Anche lei aveva sofferto, era stata tradita e ferita dalla stessa persona che per poco aveva ucciso Sherlock.

“Se vuoi possiamo andare da lui insieme, stasera ...” le sorrise.

“Sì! Sì!” rispose lei, entusiasta “A che ora andrai? In che ospedale si trova?”

“Al Barts.” in quel momento suonò la campanella “Se vuoi ci possiamo trovare al Caffè Nero in Newgate Street alle sette. Va bene?”

Lei annuì.

“Certo. A stasera!”

Si allontanò, sorridendo timidamente, come stava facendo lui. Era sempre preoccupato per Sherlock e terribilmente curioso di sapere che fine avevano fatto Alec e i suoi amichetti idioti, ma Haley gli aveva toccato il cuore. Aveva capito che in lei c'era qualcosa di buono e, come era accaduto per Sherlock, aveva sentito la necessità di scoprirlo fino in fondo.

 

 

 

 

 

Gregory era rimasto con lui tutta la notte. Lui non era riuscito a prendere sonno se non verso le cinque e poi aveva dormito un paio d'ore prima di essere svegliato dall'infermiera. Era esausto, gli faceva male ovunque e gli veniva voglia di vomitare ogni cinque minuti, ma era anche incredibilmente felice.

Gregory era con lui, sarebbe rimasto con lui. In quelle ore, nei rari momenti di lucidità, non aveva fatto altro che osservarlo e il solo guardarlo lo aveva riempito di gioia. Nonostante il dolore, si sentiva bene. La morfina certo aiutava, ma sentiva che c'era qualcosa di più profondo e importante. Non erano le medicine, non erano le cure affettuose delle infermiere. Era Gregory. Era sempre stato Gregory. Da quando lo aveva conosciuto tutto sembrava aver acquistato senso.

Prima la vita era piatta, monotona, senza colore, Gregory aveva introdotto la luce nella sua stanza buia, facendogli venire voglia di uscire, di aprirsi al mondo che fino a quel momento aveva ritenuto indegno delle sue attenzioni. Poteva essere definito “amore” quel sentimento che provava nei suoi confronti?

Buongiorno, ometto ...”

Si voltò lentamente verso la porta e vide sua madre. Violet era pallida, tesa, appoggiata allo stipite della porta per non cadere. Mycroft le aveva detto ciò che era successo a suo figlio e lei si era precipitata in ospedale lasciando perdere tutto ciò che stava facendo, ma quella era la prima volta in cui lo vedeva. La sera precedente era tornata a casa per prendere alcune cose per lui e Mycroft le aveva telefonato per dirle che quella notte sarebbe rimasto Gregory con Sherlock. Si ricordava di lui, qualche volta lo aveva anche incontrato e sapeva quanto fosse importante per suo figlio che ci fosse, così aveva lasciato che fosse lui a stargli accanto.

Non aveva visto Sherlock prima dell'operazione, era rimasta in ospedale solo qualche ora, perciò non aveva ancora idea di come lo avessero conciato … fino a quel momento. Si era preparata per quella visione, aveva tentato di dirsi che in fin dei conti era vivo, che sarebbe stato bene .. ma quando lo vide su quel letto candido sentì crollare le gambe e fu solo con un enorme sforzo che non scoppiò a piangere. Il suo sorriso tirato era ciò che l'aiutava a non cedere al pianto. Doveva essere forte.

Mamma ...” la voce di Sherlock era ancora roca, segno che non parlava da parecchie ore “Sto bene … starò bene ...”

Violet gli si avvicinò e, presa una sedia, si sedette accanto a lui.

Non sono venuta stanotte perché ho saputo che qualcun altro ti ha fatto compagnia ...” mormorò, scusandosi per la sua assenza.

Sì.” rispose Sherlock, annuendo “C'era Gregory ...”

Sorrise senza pensarci e la cosa non sfuggì a sua madre.

Mamma ...” iniziò lui, arrossendo leggermente, come ogni volta in cui decideva di aprirsi con qualcuno.

Dimmi, tesoro mio.” lo incoraggiò lei, stringendo appena la sua mano “Ti ascolto. Vuoi parlarmi di Gregory?”

Era fin troppo ovvio, Violet poteva leggere suo figlio come un libro aperto e sapeva esattamente di cosa voleva parlare.

Ti ricordi quello che ti ho detto qualche mese fa?”

Certo. Hai scoperto cosa provi per lui?”

Sherlock non rispose subito. Restò in silenzio, con gli occhi chiusi, serio e pensieroso. All'improvviso uno splendido sorriso gli illuminò il viso, il respiro si fece più rapido e anche il battito accelerò. Era amore? Sì. Lo era.

Io … credo … credo di amarlo, mamma.”

Lo aveva fatto, aveva confessato di amare qualcuno, un ragazzo addirittura, e lo aveva detto a sua madre, l'unica in grado di comprenderlo più di se stesso. Aveva pronunciato quella frase come un'affermazione, ma quando aprì gli occhi e rivolse il suo sguardo verso di lei, fu per porle una muta domanda: sono davvero innamorato?

Sono sicura di sì, tesoro mio.” rispose lei, mordendosi le labbra per trattenere le lacrime incombenti. Vedere suo figlio in quello stato l'aveva devastata, ma il bagliore d'amore che aveva visto nei suoi occhi l'aveva fatta sperare che tutto potesse risolversi nel migliore dei modi.

Come lo sai?” chiese lui, che non si fidava di niente che non fosse tangibile, verificabile.

Lo so perché ti conosco, tesoro mio. Sei ferito, ti hanno quasi ucciso ...” si interruppe, pronunciare quelle parole non era facile. Aveva quasi perso suo figlio, non era qualcosa che poteva dimenticare facilmente “... eppure non stai pensando a te stesso, non sei preoccupato per te … ma stai pensando a lui … e sei bellissimo quando pensi a chi ami.”

Sherlock alzò un sopracciglio, non riusciva a capire cosa volesse dire. Violet lo intuì.

Quando avevi cinque anni, avevamo fatto insieme la torta preferita di Mycroft per il suo compleanno e tu gli avevi preparato un biglietto d'auguri fatto completamente con le tue mani. Volevi renderlo ancora più bello incollandoci sopra delle foglie di tutti i colori. Sei uscito in giardino per raccoglierne, ma sei scivolato e sei caduto per terra, sbucciandoti le mani e le ginocchia. Hai pianto un po', ma cinque minuti dopo eri già in forma per finire il biglietto.”

Un altro sopracciglio alzato le fece capire che ancora non aveva afferrato il concetto. Sorrise, certe volte Sherlock era davvero duro di comprendonio.
“Tu sei così, tesoro mio. Quando qualcosa o qualcuno ti interessa tanto, dimentichi tutto il resto, perfino e soprattutto te stesso. Mycroft era il tuo eroe, avresti fatto qualsiasi cosa per essere come lui o per attirare la sua attenzione … e ora c'è Gregory.”

Gli accarezzò lentamente la fronte, il solo pronunciare il nome del ragazzo lo aveva fatto sorridere. Ormai non aveva più dubbi.

Lo ami, tesoro mio ...” sussurrò

Lo amo …” confermò lui, mentre il suo sorriso si faceva sempre più bello.

Glielo dirai?”

Io ...” esitò, non ne era così certo. Il dubbio di essere rifiutato gli fece mancare il fiato “Non lo so … Se lui ...”

Se lui non ricambiasse i tuoi sentimenti?” concluse lei.

Sherlock annuì ma lei non smise di sorridere.

Come ti ho detto, l'amore è un'avventura, e cos'è un'avventura senza un po' di sfide e prove di coraggio? Se vorrai dirglielo, dovrai trovare il coraggio nel tuo cuore, Sherlock. Nessuno potrà aiutarti.”

Un forte dolore al petto gli fece chiudere gli occhi, ma passò presto. Violet però si era spaventata.

Amore mio! Ti fa male da qualche parte? Chiamo l'infermiera?”

No … è passato ...” aveva il fiatone, ma almeno stava meglio.

Hai sete? Ti hanno dato qualcosa da mangiare?”

Violet si alzò per andare a controllare la sua cartella appesa al letto per verificare che non avesse febbre e per fortuna la temperatura si era già abbassata rispetto al giorno precedente.

Glielo dirò, mamma. Gli dirò cosa provo per lui. Non mi importa cosa risponderà, voglio che lui lo sappia perché è vero.”

Violet mise a posto la cartella e tornò da lui. Il ragazzo che aveva di fronte era Sherlock, il suo piccolo Sherlock, pronto a sfidare tutto e tutti pur di difendere la verità, la cosa più importante per lui. Gli accarezzò la fronte.

Sono fiera di te, tesoro mio.”

Sherlock le sorrise. Era felice, si sentiva libero e leggero. Finalmente era riuscito a scoprire la verità su se stesso e su i suoi sentimenti e presto l'avrebbe condivisa con la persona che più era importante per lui. Guardò l'ora. Era ancora presto, Gregory non sarebbe arrivato che quella sera e lui già non vedeva l'ora che ciò accadesse.

   
 
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