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Autore: ClosingEyes_    29/11/2016    1 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Si Sesshomaru, si , continua-.
Sembrava che in quella casa fosse venuto un terremoto: il divano era completamente scomposto e i cuscini a terra spaiati per il salottino, la tovaglia di decorazione che stava sopra al tavolo era a terra, sono stata capace di rompere un piatto in ceramica facendolo sulla cucina, il letto completamente sfatto, il calendario sulla porta ormai a terra, insomma ci siamo dati proprio alla pazza gioia stasera.
-Tu sei solo mia-.
Sesshomaru sarò tua per tutta la vita, tu sei stato il mio miracolo, la mia gioia, la mia voglia di andare avanti senza arrendersi mai, sei l'amore che vorrei dirti oltre che a dimostrarti.
-Continua, ti prego non fermarti-.
Non fermarti mai Sesshomaru, non smettere di amarmi a modo tuo, fammi sentire tua per sempre, fa che i nostri corpi diventino un tutt uno.
-Nessuno può toccarti-.
Non voglio che nessun altro mi tocchi, voglio sentire solo le tue mani sulla mia pelle, voglio sentire solo i tuoi baci, voglio sentire solo te stesso dentro di me, non voglio altro, non ne ho bisogno, ho il mondo fra le mani e sei tu.
-Voglio vivere con te, ogni giorno con te, portami via con te..Ah si!!-.
Ti bastano queste parole,Sesshomaru? Ti basta questa voglia infinita di te, di averti per tutta la vita, ti basta che io rinunci a questa vita così monotona e triste per vivere con te il sogno della mia esistenza? Come vivremo insieme non lo so, ma abbiamo il tempo davanti e con te passerà talmente lentamente che non mi sembrerà mai di invecchiare.
-Vivi tutto con me, non tralasciamo niente di noi-.
Strinsi di più le unghie nella sua pelle, graffiando la sua schiena, Dio se si fosse rotto il tavolo sarei stata ancora più felice, perché stavamo consumando tutto, tutto quello che avevamo da dare.
Non c'era ancora il momento da dire quanto in quell'istante ci stavamo amando, perché amare è una parola grossa, anche troppo.
 Nel sesso in quella stanza, c'erano solo due anime, nella purezza dell'inverno che ormai non faceva più freddo, era come se fosse arrivata l'estate fra noi, ma nessuno di noi due lo sapeva.
Mi portò in camera da letto, stendendomi ormai esausta sul morbido materasso, forse avrei dormito per l'ultima volta li.
Cosa riempiva quelle ore? L'amore.
-Sarò sempre in debito con te-.
-Perché mai?-.
-Mi hai salvato, la mia vita con te è diventata finalmente a colori-.
-Non dire sciocchezze Rin-.
Mi accoccolai a lui, stretta fra le sue carezze, fra i suoi baci sulla mia fronte e niente era più bello di sentirsi a casa.
-Come è andata la riunione di famiglia?-.
-Solo una grandissima rottura, con tua sorella poi che non smetteva di scocciare-.
-Quando lo saprà?-.
-Di noi?Il più tardi possibile, hai già subito abbastanza oggi-.
Effettivamente avevo sul serio avuto abbastanza oggi dalla vita, ho rischiato una violenza, ho  una sorella che se sa che sono fidanzata con suo "cognato" , andrà in escandescenza dicendo che la voglio copiare o altre stronzate. 
-Dormi piccola-.
Mi fu quello un sonnifero.



Ancora un altro giorno, ancora un'altra colazione perfetta, ancora la neve e il freddo.
Ma Sesshomaru era accanto a me, dormiva pesantemente credo, aveva un'espressione rilassata e un piccolo sorriso sulle labbra.
Decisi di preparare io la colazione, dunque mi alzai, mettendo una vestaglia in seta color carne, senza curarmi del fatto che avessi solo gli slip.
Fra caffè e cornetti, ballavo sulle note di "Kiss the sky", era l'unico modo per svegliarmi.
Ballavo come non avevo mai fatto, ma più mi giravo intorno, più notavo il casino che avevamo lasciato la sera precedente, certo che ci abbiamo dato dentro di brutto.
Il divano era completamente sotto sopra, i cuscini lanciati in ogni angolo della casa, un piatto rotto in cucina, una tazza rovesciata e un tavolo scricchiolante.
-Certo che è proprio un animale-.
Ma tu guarda che vado a pensare, ovvio che essendo così vecchio , avrà molta più esperienza di me nel campo del sesso, sa come far godere una donna, di certo non glielo devi insegnare io.
Improvvisamente sentì due mani sui miei fianchi, che perlustravano sinuosamente la mia curve, salendo  fino ad arrivare al seno, adagiandolo in due mani aperte a coppa.
-Buongiorno piccola-.
Mi sciolsi in quei contatti piacevoli, sentendo le sue labbra sulla mia pelle fredda e qualcos altro un po' più in basso diventare sempre più "duro".
-Ma non ti basta mai?- certo Sesshomaru dammi un po' di tregua.
-Tu sicuramente no- quanto era bello lo sapevo solo io in quel momento.
Portava solo i pantaloni, non esisteva la maglia del pigiama, bastava girare a petto nudo per casa per non avere freddo, e pensare che io mi sto congelando.
-Non hai freddo?-.
-Neanche un po' , che ti credi io sono un demone, mica un umano-.
Mi scusi sua altezza, mi ero dimentica della sua strana natura fisica.
-Mangia che è meglio- almeno la smetti di dire stronzate.
-La prima colazione insieme quindi- si ma non facciamone una questione di stato per favore.
-Può essere, niente lavoro oggi?-.
Il suo sguardo mutò in mano di due secondi, non appena chiusi bocca, i suoi occhi è come se si spensero, era asettico e stranamente agitato.
-Ecco vedi Rin, ieri durante quella specie di riunione di famiglia, mio padre ha deciso di partire stasera per New York-.
No Sesshomaru, non dirmi questo, non puoi lasciarmi da sola, non dopo tutto quello che è successo a me, quello che è successo fra noi.
Ti prego non partire, non sono pronta a lasciarti andare e non sono pronta a lasciare Boston, devo ancora finire delle cose, non chiedermi questo.
Mi si bloccò il cornetto a metà gola, quasi mi stavo affogando.
-E quindi cosa pensi di fare?- vuoi lasciarmi qui o aspettare Sesshomaru?.
-So che per te lasciare tutto questo è difficile, devi ancora licenziarti a lavoro, immagino tu debba fare dei saluti e sicuramente mettere negli scatoli molte cose- devo portarmi quasi tutta la casa, mi sembra ovvio.
-Certo, ho molti ricordi di famiglia qui, non vorrei lasciare tutto così-.
-In più non credo tu voglia vendere la casa, giusto?-.
Non posso, è stata frutto dei miei risparmi e quelli dei miei genitori, venderla significherebbe abbandonare per sempre il mio passato, ancora non ero pronta.
-Non ce la faccio-.
-Ti verrò a prendere fra due settimane con gli operai per il trasloco- devo aspettare due settimane per vederti.
Un vuoto nel mio petto, davvero mi stava abbandonando per due settimane, sarei stata sola per quattordici giorni, non sarà facile vedere il tuo mondo che se ne va da quella casa.
-Va bene, cercherò di sopportare anche questo, a che ora hai il volo?-.
-Alle 18:00, ma purtroppo dobbiamo salutarci stamattina-.
Si alzò dalla sedia, prendendomi in braccio e coccolandomi fra le sue forti braccia; Sesshomaru ti prego non fare così, sarà peggio, non ti lascerò andare e quando andrai oltre la porta piangerò come una bambina.
-Non ti preoccupare, cercherò di non farti sentire sola anche da lontano-.
Come vorrei crederti, ma è impossibile.
-Promettimi che mi chiamerai e che staremo a telefono per molto tempo-.
-Lo farò-.
-Farai il bravo?-.
-Lo farò-.
Nonostante tutto però, non volevo che andasse via.
-Ora Rin, devo prepararmi- mi lasciò dolcemente sul divano, dandomi un bacio a fior di labbra, coccolandomi per l'ultima volta.
Vidi la sua figura andare verso la camera da letto, ecco, ora ero da sola.
Sarebbe tornato il silenzio in questa casa, riempita da oggetti senza voce, da luci monotone e dai miei soliti thè ai mille gusti.
Durante quei minuti interminabili, ho riflettuto su come effettivamente ci siamo "conosciuti" io e Sesshomaru: certo non è una delle situazioni migliori conoscersi dietro alla cucina di un prestigioso ristorante, ma dopotutto non è stato poi così male, la sua apprensione nel poggiarmi la giacca sulle spalle ,perché era palese che stavo morendo di freddo, ha fatto si che uscisse il suo lato un po' " signore" , la sua tranquillità nel fare "amicizia" con una donna di cui neanche sapeva il nome ha inteso la sua praticità anche economicamente , non parlo di soldi.
La sua stravagante abilità nel trovare il mio indirizzo per portarmi solo un bigliettino e mettermi la coperta, ma che senso aveva tutto ciò.
Come ci siamo finiti sul tavolo poi non lo so, non credo che sia bastata la mia voce a fargli avere pensieri poco consoni e perversi, probabilmente c'era di più.
Molti parlano di feeling, imprinting, per me sono una marea di stronzate, ma non saprei spiegarmi più come è stato possibile tutto ciò: il suo sfiorarmi come se mi conoscesse da sempre, la sua voglia di avermi come se mi avesse sempre avuto, il suo sguardo magnetico di chi ha già visto i miei occhi, ma perché solo io ho pensato " Dio che Figo che ho davanti adesso quasi quasi ci provo".
-A cosa pensi Rin?-.
Sto pensando ai tuoi bellissimi occhi, quei occhi di ghiaccio ma con oro fuso dentro, alle tue labbra sottili, ai tuoi capelli argentei e al tuo fisico da dio greco.
-Vorrei che restassi-.
-Ti verrò a prendere , lo sai-.
-Ma non sarai qui-.
Alzai le braccia verso di lui, facendo il mio solito sbuffo da bambina prima di piangere come una fontana, beccandomi una di quelle guardate storte ma dolci.
-Rin non fare così, ti prego- ma come posso non fare così Sesshomaru, tu sai cosa significa avere la solitudine dentro e fuori se stessi?.
Intanto ad ogni suo passo ormai eravamo davanti alla porta, pronta a quel famoso saluto che tanto avrei voluto evitare ma purtroppo era impossibile, dovevamo separarci ma io non ne avevo nessuna intenzione.
-Non voglio che mi posi a terra, per favore- non farlo ti prego.
-Rin, smettila di piangere, non è un addio- la fai facile tu.
-Ma anche due settimane sono tante per me- i miei piedi toccarono terra, sminuendo ogni mia speranza di poterlo tenere con me altri cinque minuti.
-Devo andare Rin- ma come fai ad essere così rigido, così duro con me piangente davanti ai tuoi occhi, come fai a non avere neanche un po' di compassione.
-Va bene- girai quella serratura in modo pesante, quasi affaticato, non pensavo fosse così brutto dover aprire la porta di casa, non lo era mai stato.
Prese la sua valigia e mi diede un ultimo bacio, un bacio nostalgico e triste, ma speranzoso e pieno di amore, il nostro amore.
Circondai con le mie braccia il suo collo, godendomi ancora un suo abbraccio e una carezza sincera, prima di vederlo voltare le spalle e scendere le scale, sempre a testa alta, fiero, con un portamento da signore, tenendo saldamente la sua valigetta.
Mi chiusi la porta alle spalle, scivolando fino a toccare terra, stringendo il mio viso fra le mani, tentando di bloccare le lacrime, ma invano.
Ero di nuovo sola, ma i cambiamenti sarebbero arrivati presto: dovevo licenziarmi, preparare gli scatoloni, dire arrivederci ad una casa dove ho vissuto per anni.
-Basts Rin, ora esci e fai quello che devi fare-.
Eppure fuori nevica ancora, fa freddo e le luci illuminano le strade affollate di Boston: il suo taxi ormai era andato e, con lui,  metà del mio cuore.
La voglia di prepararmi era zero e , arronzando su cosa dovessi indossare, uscì di casa peggio di una zitella.
Maledizione faceva davvero freddo, ma chi me lo ha fatto fare di uscire, soprattutto chi è che miagola in questo modo?!.
Un momento, miagolare?!.
Mi voltai di scatto alla mia destra, notando un vicoletto chiuso e sulla sinistra di questo una scatola zuppa di acqua; subito l'aprì e al suo interno vi era la cosa più dolce di questo mondo.
Un gattino, sicuramente piccolo, miagolava terrorizzato, al freddo che tremava come una foglia, era così piccolo che bastava una mano per tenerlo al caldo.
Forse era destino, da sola non sarei mai stata, chissà.
-Vieni piccolino, andiamo a casa- lo avvolsi nella mia sciarpa e lo strinsi al mio petto, salendo di nuovo le scale velocemente.
Aprì la porta di casa e subito lo poggiai in una coperta , mettendolo al caldo e mi premunì di scaldare un po' di latte.
Lo guardai bene: era un maschietto, si vedeva benissimo dal suo facciamo tutto grigio, d'altronde come il resto del corpo, aveva gli occhi verde smeraldo.
-Ho deciso, tu sarai Christmas-.
Perché a volte le magie avvengono proprio a Natale.





   
 
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