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Autore: BeJames    01/12/2016    4 recensioni
Dopo l'incidente di cinque anni fa, cento giocatori rimangono nuovamente bloccati in Sword Art Online; l'unico modo per uscirne è completare il gioco ma, attenzione... Qui si muore per davvero.
Tra gli imprigionati ci sono Sanji, Nami, Gray e Juvia: due pirati e due maghi che si incontreranno, stringeranno legami, condivideranno dolori. Obiettivo primario: terminare il gioco e tornare al mondo reale sani e salvi...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Sanji | Coppie: Sanji/Nami
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19

 

«Sanji-kun!».
Nami rideva, bellissima come forse non lo era mai stata, mentre immergeva entrambe le mani nell'acqua di mare per schizzarlo. Sanji si coprì il viso con il braccio, sorridendo di fronte all'innocenza così rara sul viso della compagna.
«Dai! Difenditi!», gli ordinò la navigatrice, tornando all'attacco.
«Non posso, Nami-san», rispose lui, quasi indignato. «Rischierei di far del male a quegli splendidi occhi con l'acqua salata».
Nami gonfiò le guance visibilmente infastidita; si avvicinò a lui in modo minaccioso e, senza alcun preavviso, lo spinse in acqua. Sanji la guardò stranito, alzando incredulo le braccia per riscoprire la camicia che indossava completamente fradicia.
«Ah-ah! Te l'ho fatta!», gli disse lei, cacciando fuori la lingua.
«Ah sì, eh?», fece Sanji, alzandosi piano. «Mi dispiace luce dei miei occhi, ma temo dovrò vendicarmi!».
Iniziò a rincorrerla – cercando di diminuire la velocità per permetterle di distanziarlo un po' – mentre Nami rideva di gusto.
Voleva sempre sentirla ridere così.
Non voleva perderla, voleva stare con lei.
Allungò una mano verso di lei, cercando di raggiungerla.
Voleva rimanere con lei… Per sempre.

 

La mano di Sanji rimase tesa in avanti dove l'ultimo frammento scarlatto di Nami si era infranto, come a cercare di raggiungere qualcosa di non visibile ad occhio nudo. Qualcosa che, ormai, non c'era più.
«N… Nami-san...», sussurrò, lasciando cadere la spada a terra.
Makoto Nanase lo fissò con aria compassionevole, avvicinandosi piano a quello che pensava poter essere un nemico temibile. Neanche il suono dei suoi passi riuscirono a scuotere Sanji, che si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento di pietra fredda.
«Nami-san...».
«Ti credevo più forte, Spada Nera».
Il cuoco alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, che stava fissando insistentemente le sue iridi blu: erano completamente vuote, prive di qualsiasi emozione.
«La morte di quella donna ti ha tolto tutto, vero?», gli chiese, sorridendo appena. «Ecco perché gli uomini non riusciranno mai ad eguagliare la perfezione di questo mondo. Sono troppo deboli, in balia delle emozioni».
«Tu...», sussurrò appena lui, abbassando lo sguardo.
«Non temere. Porrò fine alla tua sofferenza in fretta, Sanji». Si inginocchiò vicino a lui, allungando una mano verso il suo mento. «Non sentirai nulla, e poi potrai stare per sempre con la donna che tanto ami».
Poco prima che la mano di Makoto gli toccasse il viso Sanji la afferrò di scatto, stringendo il suo polso in una morsa d'acciaio. Quando incontrò i suoi occhi blu, l'uomo rabbrividì: l'espressione non era più vuota, ma indecifrabile, e il colore era molto più scuro di quanto non ricordasse.
«Non mi toccare», sibilò Sanji con la voce piena di rabbia. «Tu… Tu l'hai uccisa».
Strise ancora di più il polso del suo nemico, fino a rigirarlo all'indietro accompagnato da un suono di ossa sbriciolate. Non appena lo sentì urlare di dolore, un sorriso sadico si disegnò sul suo volto ricoperto di dolore.
«C-Cosa...?!», balbettò lui pieno di terrore, stringendosi il polso per cercare di calmare il bruciore.
«Taci».
Makoto osservò con orrore la figura di Sanji che si avvicinava lentamente a lui: il lungo cappotto blu scuro e la grossa spada nera, tenuta tanto bassa da sfiorare il pavimento, lo facevano sembrare quasi un dio della morte. Avanzava con passi pesanti e regolarmente scanditi, fissandolo come se volesse incenerirlo da un momento all'altro. Ma lui era il padrone assoluto di quel posto e nulla poteva ucciderlo… Giusto?
Sanji arrivò di fronte a lui, fissandolo con lo stesso disprezzo con cui si guarda un bidone pieno di rifiuti e, senza la minima espressività, gli tagliò il braccio destro.
«Questo è per Juvia-chan», sussurrò, mentre l'altro urlava di dolore.
Makoto fissò in preda al panico il braccio che gli era stato tagliato, poco più in la, e i pixel rossi che stavano iniziando ad uscire dalla ferita netta appena sotto la spalla. La sua sicurezza iniziò a vacillare: dopotutto, anche Kayaba era stato sconfitto.
Senza alcun preavviso, Sanji tranciò anche l'altro braccio, senza neanche dargli il tempo di realizzarlo.
«Questo è per Gray», mormorò di nuovo, scrollando brevemente la spada. «In questo mondo il sangue non c'è, eh? E' un grosso sollievo, temevo di imbrattare questo bel cappotto coi liquidi di un rifiuto umano».
Makoto tossì convulsamente, cercando di prendere il respiro; la barra degli HP stava scendendo sempre più velocemente, al prossimo colpo sarebbe stata la fine.
«S-Sanji-sanParliamone».
Sanji si lasciò scappare un piccolo ghigno, che sfociò presto in una grossa ed incontrollabile risata. Si inginocchiò per guardarlo negli occhi, sbattendo la mano sul muro dove il suo nemico aveva appoggiato la schiena.
«Parliamone? Tu hai intrappolato delle persone innocenti in un gioco suicida per tuo piacere personale, hai ucciso i miei amici e la donna della vita… E mi chiedi di parlarne?». Il suo tono di voce era pacato, profondo e privo di emozioni.
Appoggiò la punta della sua spada al petto dell'uomo e gli sorrise sadico: «Sto per ucciderti. Libererò tutti e ti offrirò una morte orribile, stanne certo».
«Aspetta», boccheggiò lui.
«Non ho intenzione di farlo».
«Aspetta!», disse nuovo, stavolta urlando. «Io posso riportare indietro quella ragazza!».
A Sanji mancò il respiro per qualche momento; sapeva benissimo che poteva trattarsi di una trappola, ma il solo prendere in considerazione la possibilità che fosse vero gli aveva fatto saltare il cuore in gola.
«Stai mentendo...».
«No!», gridò, sentendo la punta della spada premere sempre di più contro il suo petto. «No, te lo giuro. Come amministratore del gioco ho il potere di farlo… Il decesso nel mondo reale avviene solo quando do il consenso».
Fu come se il tempo si fermasse e tutto scomparisse dalla sua vista. Si sentiva solo, immerso in un ambiente vuoto e scuro; cosa avrebbe dovuto fare adesso? Quale sarebbe stata la scelta giusta?
«Nami-san può… Davvero?», rispose con un tono di voce decisamente diverso.
«», disse Makoto, riprendendo sicurezza. «Sì, può! La farò tornare e vivrete una vita tranquilla e serena in questo fantastico mondo fatto di perfezione. Vi fornirò la protezione necessaria, in modo che niente e nessuno possa uccidervi… Vivrete qui, insieme, per sempre».
«Insieme...», sussurrò lui senza rendersene conto.
La prospettiva di accettare era davvero molto allettante. Certo, sarebbero rimasti lì prigionieri per sempre… Però non era forse meglio che tornare a casa senza di lei? E non era proprio quello che gli aveva proposto Nami prima che arrivassero in quella maledetta sala?
La presa sulla spada si allentò pian piano…

 

«Sanji-san! Juvia crede in te!».
«Forza biondino, puoi farcela!».
«Sanji-kun… Sei l'unica e ultima speranza. Per tutti!».

 

Sentì un piacevole tepore avvolgergli la schiena, come se qualcuno lo stesse abbracciando intrecciando le braccia sul suo petto e appoggiando il viso nell'incavo del suo collo.
«Nami-san...», sussurrò con le lacrime agli occhi.
Sentiva dei capelli solleticargli il volto… Riconosceva quella sensazione, sapeva che era lei, anche se in realtà non c'era nessuno lì con lui.
Non arrenderti… Ti prego!”.
Sanji ricominciò improvvisamente a stringere forte l'impugnatura della spada.
«I miei amici non vorrebbero questo!», disse tra le lacrime. «Loro hanno dato la vita per liberare le persone innocenti intrappolate qui dentro e distruggere questo stupido mondo! E io non li deluderò!».
Affondò la spada nel petto di Makoto, sentendolo urlare di dolore.
«N-Non è… Possibile!». Non riuscì nemmeno a finire la frase: la barra degli HP si svuotò completamente e lui si dissolse in tanti piccoli frammenti, lasciando solo la spada di Sanji ancora conficcata nel muro come unica prova della sua esistenza.
Il cuoco sentì una musica assordante all'improvviso, e una scritta comparve al centro della sala:

 

CONGRATULAZIONI! HAI VINTO!

 

Cadde di nuovo in ginocchio, stravolto.
«Ho vinto...», mormorò, abbassando il viso.
Poi, alzò gli occhi verso l'alto ed iniziò a piangere. Un pianto disperato, come quello dei bambini appena nati che cercano la mamma.
Tutt'intorno la stanza iniziò a sgretolarsi e i suoi singhiozzi furono inghiottiti da una luce accecante, che lo fece scomparire all'interno della sua strabiliante luminosità.

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NdA. Wellaaaa! :D Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare... Mi scuso tantissimo per il ritardo, ma purtroppo il periodo d'esami si sta avvicinando e con questo anche il lo studio matto e disperatissimo! xD Spero che il capitolo vi piaccia e vi deprima per bene :3

Prometto che il prossimo non tarderà ad arrivare... E, ahimè, sarà l'ultimo! Spero tantissimo di non deludervi *^* Buona giornata a tutti e buona lettura, a prestissimo! <3  

   
 
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