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Autore: FlameWolf    03/12/2016    9 recensioni
Mi volto verso mio nipote, che ormai sta piangendo a squarciagola. Ripenso alla prima volta che l'ho visto, al suono della sua risata, a quella gioia sempre presente nei suoi occhi. Immagino i miei vicini, la gente del villaggio venire qui per strapparmelo via, per ucciderlo.
Sospetto, rabbia, ira.
Dopo questa edizione non avremo veramente nient'altro.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Giorno 6, mattina

 

Judith “Jude” Wilson, tributo del distretto 1, arena

 

Nell'aria c'è quell'inconfondibile odore di medicinali che aleggia sempre all'interno della camera di Therese. Mi guardo intorno, e vedo solamente un lungo corridoio bianco latte senza né capo, né coda.
Deve essere un sogno, non ci sono altre spiegazioni. Sono sicura di trovarmi ancora dentro l'arena, perché non ho alcun ricordo sull'averla lasciata.

Mi muovo con fatica, reggendomi gli addominali con la mano. Il dolore è allucinante, sono sicura che vomiterò di nuovo da un momento all'altro. Chiudo gli occhi cercando di contrastare l'impulso, ma è inutile. Mi piego in avanti e vomito di nuovo, forse per la quinta o la sesta volta da ieri sera. Com'è possibile? Il mio stomaco dovrebbe essere completamente vuoto ormai! Perché sto così? Pensavo fosse dovuto a una cattiva ingestione, ma la cosa sta iniziando ad essere sospetta. Deve esserci dell'altro dietro.
“Assassina!” mi grida una voce maschile, che sono sicura di non aver mai sentito in vita mia.
“Chi va là?” domando cercando di alzarmi in piedi. Mi sento completamente infradiciata ed accaldata. I miei vestiti sono sporchi di sudore e di vomito.
“Mi hai abbandonata!” grida qualcuno altro, una ragazza, mia sorella. È qui?
“Therese!” grido mentre mi guardo intorno, ma non vedo nessuno “Therese!” ripeto a fatica, ma vengo colta da un violento attacco di tosse.
“Non soffrivo già abbastanza a causa della mia malattia?” mi chiede nuovamente con voce incrinata. “Non ho più nessuno adesso!” aggiunge poi con risentimento. Perché si sta rivolgendo a me in quel modo? Non è da lei. Therese è dolce, magnanima, non si arrabbia mai, neppure con la mamma. L'ho ferita davvero così tanto?
“Tornerò! Te lo prometto!” le grido mentre vengo colta da una nuova fitta. Il dolore è così intenso che mi sento pugnalata.
“Assassina!” dichiara una ragazza. La riconosco, è la voce del tributo donna del distretto 7. Mi guardo intorno, ma non vedo neppure lei. Intorno a me c'è solo quel bianco soffocante.
“Therese!” ripeto, cercando di ignorare le accuse esterne. “Tornerò!”
“Bugiarda!” replica lei in tutta risposta con un odio feroce “Mi lasci sola con la mamma”.
“Non ti lascerei mai da sola, lo sai! Sei mia sorella!”. Perché mi dice queste cose? Ho passato ogni momento libero con lei, non abbiamo passato un singolo giorno l'una lontana dall'altra. Siamo le uniche confidenti che abbiamo. Perché tutto quest'odio contro la mamma poi? Loro due vanno d'accordo. Therese non è arrabbiata con lei a differenza mia.
“Sei la figlia di una puttana” mormora una maligna voce di vecchia.
“No, è il frutto di un incesto” la corregge un'altra.
“No, di una violenza carnale” sostiene una terza.
“Magari di tutte e tre le cose” afferma una quarta maliziosa.
“State zitte! State zitte!” urlo coprendomi le orecchie con entrambe le mani. “Lasciatemi in pace!”
“Assassina!” Ripetono insistentemente le altre, e ben presto anche la voce di Therese si aggiunge al coro. Mi guardo intorno spaventata, ed intravedo Elyia, Esther, Alexys... e tanti altri tributi che sono già morti. Sono tutti sporchi di sangue, con il volto deformato, pieno di odio. Vogliono la mia carne e il mio sangue. Vogliono vendicarsi.
“Mi dispiace! Mi dispiace tantissimo” affermo tremendo, mentre mi piego in posizione fetale.
Dalla mia posizione intravedo Jasmine avvicinarsi con un coltello già sporco di sangue. La paura lascia il posto alla gioia nel vedere una faccia amica, e mi avvicino per abbracciarla. Proprio in quel momento, lei affonda il pugnale nel mio stomaco.

 

Mi risveglio urlando, sudata come non mai. Era un sogno, solamente un orrido sogno.
“Calmati, calmati, Judith!” afferma Adrian in preda all'agitazione. Mi guardo intorno, c'è solo lui.

“Dov'è Jasmine?” gli chiedo allarmata. Non riesco a togliermi dalla mente quell'immagine, né tanto meno la sensazione che ho provato. Sto ancora tremando, ho una paura folle, mi sento soffocare.
“È andata a cercare delle erbe per contrastare la tua nausea”. Un campanello d'allarme suona dentro di me. Che sia fuggita? No, non lo farebbe. Non mi lascerebbe qui a morire. Siamo amiche, no? Abbiamo affrontato tutto questo insieme, non può abbandonarmi all'ultimo. Eppure continuo a pensare allo sguardo che aveva mentre mi pugnalava, lo stesso che aveva quando aveva vinto quella partita a scacchi tanto tempo fa. Possibile che abbia mentito per tutto il tempo? Che ci abbia semplicemente usati come delle pedine? E se stessi male per colpa sua? Magari mi ha avvelenata, in fondo stavo bene prima di bere quella tisana.
No, no, no, no! Sto diventando paranoica, non può avermi fatto questo. Siamo amiche ed alleate. No, no! Eppure... quella sera... prima del bagno di sangue... lei mi aveva detto una cosa. Sì... ricordo ancora quelle parole:Non fare in modo che i tuoi sentimenti offuschino la tua ragione. Non farti trascinare a fondo. Pensa solo a perché vuoi tornare. Non avere pietà”.
Può essere allora? Fa male, perfino più dello stomaco.
“Adrian” prendo una pausa per paura di confessare ad alta voce i miei timori “Credi che Jasmine mi abbia avvelenata?” Una nuova fitta mi colpisce all'addome, e mi faccio fuggire un urlo di dolore primitivo, quasi animale. Subito dopo inizio a tossire talmente forte da farmi mancare il fiato. Le mie mani si tingono del rosso del mio sangue. È davvero la fine.
Adrian mi guarda spaventato, non so se per l'ipotesi che ho formulato, o per il mio stato fisico “Non può essere, l'abbiamo bevuta tutti”. Appoggia la fronte fra le mani, come se stesse rimuginando. “L'aveva accennato” costata infine.
“Cosa?” domando incredula. Allora è vero? Ci ha traditi?
“Aveva detto che non saremo rimasti molto a lungo insieme, che prima o poi avremmo tentato di ucciderci”. Il volto di Adrian si scurisce. Si alza di scatto, stringendo con forza i suoi pugnali da lancio. “Quella puttana!” urla feroce mentre scatta verso il bosco.
“Aspetta!” grido bloccandolo “Non lasciarmi. Non voglio morire da sola. Ho tanta paura” aggiungo scoppiando in lacrime. Adrian torna indietro e mi stringe la mano. I suoi occhi sono lucidi.
“Grazie” sussurro mentre vengo colta da un nuovo attacco di tosse “Non mi abbandonare”.

 

Giorno 6, pomeriggio

 

Jennifer “Jenny” Astrid Delay, tributo del distretto 8, arena

 

Il gracchiare improvviso di una cornacchia mi fa sussultare per lo spavento, ed istintivamente mi volto verso Liam per assicurarmi che sia ancora vivo. Lo trovo accanto a me, ed è pallido come un fantasma. Siamo rimasti in otto, ormai siamo giunti alla fine. Liam ne è incredibilmente spaventato, sostenendo che il momento della sua morte è sempre più vicino, in quanto dubita fortemente di uscire vivo da qui. Ho cercato di rassicurarlo, ma senza successo, d'altronde è impossibile con tutti quei favoriti ancora in vita. Per questo preferisco pensare ad altro. La mia fantasia è sempre stata la mia difesa principale, e neppure qui è riuscita ad abbandonarmi del tutto. È vero, a volte mi ha messa in pericolo, come quella volta nell'incendio, ma mi ha anche impedito di impazzire del tutto.
Avevo ragione io alla fine, sono i nostri sogni a dare forma alla vita. Mio padre continuerà a non essere d'accordo, ma non mi importa più, perché sono riuscita a dimostrare di sapermela cavare. Ho il volto livido, lo stomaco vuoto, sono dimagrita, ho leggere ustioni, sono piena di graffi, sono perfino dimagrita, ma sono ancora viva, alla faccia sua. Mi chiedo che cosa dirà durante l'intervista dato che non si aspettava minimamente che sarei riuscita ad arrivare fino a qui. La mamma invece avrà il coraggio di dirmi che mi vuole bene davanti al mondo intero? Chissà chi altro intervisteranno. Ellie? Leonard? Mi mancano tutti tantissimo.

La mia pancia inizia a brontolare, chiedendo del cibo che purtroppo non ho. La strategia di trovarne seguendo gli animali non è stata proprio vincente, in quanto non ho il passo abbastanza leggero. Liam ha dovuto dunque inseguirli tutti da solo, riuscendo però a trovare solamente un rovo con molte more. Erano buonissime, ma da sole non sono riuscite a soddisfarci. Ci stiamo indebolendo, abbiamo bisogno di cibo, decisamente.
Mi volto nuovamente verso il mio compagno, quando sento qualcosa colpirmi alla spalla. Non perdo tempo a capire che cosa mi abbia colpita, siamo in un'arena in fondo, mi limito invece a gettarmi addosso a Liam, salvandolo giusto in tempo da un oggetto metallico in volo.

“Cosa!?” esclama Liam confuso mentre si rialza.
“Corri!” mi limito ad urlargli ignorando completamente il dolore.
Un terzo pugnale vola verso di noi, ma ci manca giusto per un pelo. Iniziamo a correre a zig zag, ringraziando il cielo di trovarci in una zona dove le piante sono molte e particolarmente alte, una ideale per far perdere le nostre traccie. L'altro tributo ci insegue, ma i suoi movimenti sono rallentati da uno zaino dall'aria parecchio pesante. Deve aver portato con sé parecchia roba. Forse con un po' di fortuna riusciremo a seminarlo.
Liam rimane davanti a me per tutto il tempo, guardandosi indietro di tanto in tanto per verificare le nostre posizioni. È una fortuna che non mi abbia colpito alla gamba, o a quest'ora la mia fuga sarebbe già terminata. Mi osservo intorno in cerca di un nascondiglio, ed intravedo un enorme albero con una grossa cavità. Non va bene, è troppo ovvio. Quell'altro albero forse va bene invece. Mi giro indietro, Adrian è abbastanza lontano per poterlo ingannare.
Liam anticipa le mia mossa e corre proprio verso l'albero che avevo individuato. Senza alcun indugio lo inseguo e ci nascondiamo là dietro, fra l'erba alta, come quella volta. Forse anche questa volta riusciremo a cavarcela.

Approfittiamo di quei tre secondi di pausa per recuperare il fiato. Liam cerca la mia mano e la stringe forte. Improvvisamente riappare in tutta la sua potenza il dolore alla spalla, si vede che l'effetto dell'adrenalina è finito. Mi tasto la ferita, è più profonda di quanto immaginassi. Non c'è il pugnale però, deve essere caduto in mezzo alla corsa.
“Oh, no, Jenny!” esclama Liam dispiaciuto senza distogliere lo sguardo.

“Non è niente, starò bene” mormoro per rassicurarlo.
Sbircio fuori dal nascondiglio, e mi accorgo con orrore di tracce rosse che portano esattamente qui, in questo preciso punto. Sento il sangue gelarmi, ed inizio a sudare ancor più di prima.
“Jenny, perché fai quella faccia?” mi chiede il mio alleato allarmato. È così piccolo. Non lo dico solo perché è basso, o solo perché ha dodici anni. Lui è piccolo e basta. È indifeso ed innocente come un pulcino. È perfino biondo come loro. Non posso accettare che possa morire qua dentro, non sarebbe giusto. Non posso permettere che gli facciano del male, non me lo perdonerei mai. È colpito dell'adulto proteggere i più piccoli, devo agire. Nessuno ha mai avuto fiducia in me, nessuno ha mai pensato che avrei potuto combinare qualcosa nella vita, è ora di fargliela vedere.
Mi alzo in piedi, di fronte allo sguardo sbigottito di Liam “Riprendi a correre” gli suggerisco.
“E tu?” mi chiede sospettoso.
“Me la caverò” mento mostrandogli un ampio sorriso.
Sto per andarmene, quando mi blocca afferrandomi per il polso “Non voglio perderti come Dalissa” confessa con le lacrime agli occhi.
“Non hai scelta” replico trattenendo a stento le lacrime. Gli do un bacio sulla fronte e mi avvio nonostante le sue proteste. Spero possa capirmi e perdonarmi un giorno.

Inizio a correre senza guardarmi indietro. Voglio attaccare Adrian cogliendolo dal lato, in modo tale da sorprenderlo. Non mi illudo di sconfiggerlo, voglio solo tenerlo occupato il tempo necessario per permettere a Liam di fuggire.
Quando lo intercetto, mi getto a capofitto su di lui, e come speravo non fa in tempo a lanciarmi uno dei suoi coltelli. Mi aggrappo con tutte le mie forze, mordendolo e graffiandolo nel frattempo. Adrian tenta di afferrarmi, lanciando qualche imprecazione di tanto in tanto. La spalla continua a farmi male, ma stringo i denti. Non posso fermarmi.

D'un tratto mi sento afferrare per la felpa, e vengo sbattuta per terra. Adrian mi punta il coltello e sta per lanciarmelo, quando un sobillo lo costringe a scansarsi. Un coltello cade vicino ai miei piedi.
No... non è possibile.
Mi volto, ed intravedo Liam armato, completamente sbigottito a causa del fallimento del suo attacco. Cosa credeva di fare? Davvero sperava di avere qualche speranza? “Fuggi, idiota!” sbraito mentre Adrian sta per caricare un nuovo colpo. Liam incomincia a tremare, tutto il suo coraggio che aveva è sparito nel nulla. Non posso permetterlo, non mi sono esposta così tanto per nulla. Afferro il coltello di Liam e lo pianto nel piedi di Adrian, facendolo ululare dal dolore.
Mi volto verso Liam, sta scappando. Il tributo dell'uno prende un pugnale e sta per piantarmelo addosso, ma mi viene da sorridere. Ho vinto.

 

Autumn “La Rossa” Lewis, tributo del distretto 10, arena

 

Tocco il maglione appena arrivatomi. È liscio, con l'interno felpato e morbido. È di colore nero, come le felpe di tutti gli altri, in modo tale che si noti poco. Dopo il freddo di questi ultimi giorni, ci voleva proprio un regalo come questo.
Mi tolgo la felpa e la t-shirt, entrambe ancora umidicce, e indosso la felpa. La mia pelle, parecchio irritata, quasi urla un grazie di fronte al nuovo indumento.

Ripiego con cura i vecchi vestiti e li infilo nello zainetto. Vorrei poterli asciugare per bene, ma fermarsi in questo posto non è molto sicuro. Odio fare le cose male, ma in fondo siamo rimasti in pochissimi. Fra un paio di giorno forse potrei essere già fuori di qui. Sei. Solo sei persone ostacolano la mia vittoria. Chi sarà rimasto? L'ultima volta che è apparso l'inno eravamo ancora in dieci. Nel frattempo ne sono morti altri tre. Magari tutti e tre i favoriti rimasti. Scuoto la testa. Tze, come se fosse possibile! È più probabile che siano morti il ragazzino del nove e la tipa dell'otto, quella con la testa perennemente fra le nuvole. Un'altra possibile vittima potrebbe essere...

Sento qualcuno correre con voga, inseguito da qualcos'altro di parecchio grosso. Impugno la spada, pronta a qualsiasi evenienza. Mi tengo sull'attenti, sicura che entrambi spunteranno fuori da un momento all'altro.
Un cespuglio viene smosso, e subito impugno la spada con forza, quando mi accorgo che il tributo in questione è Richard. Spalanco la bocca per la sorpresa, allora è ancora vivo! Vengo travolta da una grande euforia, che lascia subito dopo il posto al terrore.
Dietro di lui infatti c'è un ibrido. Assomiglia ad un cavallo, ma la forma del muso è più schiacciata e il suo corpo è decisamente più massiccio. In testa ha un paio di corna acuminate. Nel vedermi, si blocca improvvisamente.
“Autumn!” urla Richard fra il sorpreso e l'allegro, notandomi solo adesso.
L'ibrido sbatte lo zoccolo a terra, ed inizia a correre caricandoci. Tratteniamo a stento un urlo ed iniziamo a correre.
“Cazzo, cazzo!” sbraita Richard nel panico.
Guardo la mia spada ed elaboro un piano, non possiamo di certo scappare in eterno da quel coso. Ho bisogno però della collaborazione di Richard “Separiamoci, ed attiralo verso di te” affermo.
“Cosa? Neanche morto!” replica lui contrariato.
“Fallo e basta!” gli ordino.
Richard digrigna i denti scontento, per poi eseguire le mie istruzioni “Ehi, stupido coso, vieni a prendermi!” lo provoca infantilmente. Stupido coso? Non aveva insulti peggiori nel suo repertorio?
L'ibrido inizia a inseguirlo come da programma, ed è a questo punto che passo al contrattacco. So che non è leale attaccare alle spalle, ma non me ne frega niente. È come quando ho sconfitto papà con l'aiuto della sabbia. Devo essere pronta a tutto. Infilzo l'essere sul fianco, bloccando la sua corsa, e facendolo ululare dal dolore. Non è ancora morto però: si gira lentamente, guardandomi con furia attraverso i suoi occhi rossi, ma un sasso lo colpisce sul muso proprio in quel momento. L'ibrido si volta verso Richard, e io ne approfitto per dargli il colpo di grazia. L'essere crolla a terra, permettendoci di tornare a respirare.

Nessuno dei due osa parlare. La gioia che abbiamo provato nel rivederci è svanita nel nulla. Su di noi pesa un numero, quello dei tributi rimasti. Siamo solamente in sette. Il cerchio si è ristretto, non possiamo continuare a far finta di nulla. Ce lo eravamo detti chiaro e tondo in fondo: la prossima volta che ci saremo rincontrati saremmo stati nemici, ed eccoci qui.
Lo sapevamo entrambi, fin dall'inizio, che un giorno questo momento sarebbe arrivato, con l'unica differenza che lui ne è sempre stato pienamente consapevole. Io ho cercato di dimenticarlo, volevo vedere lui e Cassian solamente come amici conosciuti in una brutta situazione, ma a ridosso dalla fine, le illusioni crollano. Se evitassimo lo scontro adesso, lo rimanderemmo solo di poco. Il festino sarà annunciato a breve.
Mi volto verso il mio ex alleato, e mi accorgo che sta sorridendo solo da un lato “Ho corso per un sacco per fuggire da quel robo” commenta “Sono senza fiato” aggiunge scuotendo la testa. Il suo sorriso si allarga, ma riesco ad intravedere delle lacrime che si stanno formando nei suoi occhi. “Non potrei mai farti del male, ma anche se ne fossi in grado, non riuscirei mai a sconfiggerti”.
Rimango ferma imbambolata, assolutamente indecisa sul da farsi. Ucciderlo è la cosa più logica da fare, è quello che si aspettano tutti, ma come potrei mai farlo? Dannazione, è Richard! Abbiamo condiviso pasti, lacrime, speranze e paure! Lui e Cassian sono gli unici amici che ho avuto qua dentro, e non posso tollerare l'idea di perdere anche lui! Però... accadrà prima o poi, che io lo voglia o no. Voglio assolutamente tornare a casa, e questo significa che Richard dovrà morire qua dentro. Non posso lasciare mio padre da solo, non dopo tutta la fatica che ha fatto per prepararmi. Ha solo me.
Stringo forte l'elsa della spada, ma sto talmente tremando che temo di crollare da un momento all'altro. Mi sento un mostro, come potrò mai fare una cosa del genere? Con quale forza!? Lui è mio amico! Io... non posso!
Un dolore allucinante mi colpisce al braccio destro, bloccandomi il respiro. La spada cade per terra con un tonfo metallico, mentre qualcosa di caldo e viscido colpisce buona parte del mio corpo, schizzando perfino sul viso. Mi sento improvvisamente debole e crollo a terra, ma non prima di capire cosa sia successo. Sul mio braccio è conficcata un'ascia, talmente tanto in profondità da aver staccato quasi completamente l'arto. Inizio ad ansimare per l'orrore, mentre tremando cerco di estrarre l'arma. Sono avvolta in una pozzanghera di sangue.
“Lasciala, lasciala!” urla Richard, cadendo subito dopo a terra con violenza.
“Dovresti ringraziarmi bell'albino, se non fosse per me saresti morto a breve” dichiara una ragazza. Alzo lo sguardo: è Angelie, del distretto due, si sta avvicinando. Non l'ho mai sopportata a causa della sua arroganza. Che senso ha sbandierare al mondo una cosa evidente? Se fosse davvero brava come crede di essere, non si comporterebbe così. Mi rifiuto di farmi sconfiggere da un essere del genere.
Afferro la spada con la mano sana e cerco di colpirla quando è abbastanza vicina. Tuttavia, sono talmente indebolita che il mio colpo è potente quanto una carezza, ma anche se fosse, qualcosa di duro contrasta l'attacco. Possibile che sotto i vestiti indossi un'armatura?
Angelie estrae l'arma, strappandomi un urlo che non sembra neppure umano.
“Sorpresa, puttanella” afferma crudele prima di abbassare l'arma sul mio collo.

 

Angelie Asimar, tributo del distretto 2, arena

 

La testa di Autumn rotola, allontanandosi di qualche metro dalla sua proprietaria. Un colpo di cannone riempie l'aria subito dopo.
E anche questa è fatta, ed è stato più facile del previsto. Merito di Richard comunque, la ragazza era così assorta nella loro discussione da non accorgersi minimamente della mia presenza. Devo dire che fare quel patto non è stata poi una cavolata.

“Perchè?” borbotta Richard in lacrime, ancora per terra da quando l'ho spinto.
“Perchè erano i patti, non ti ricordi?” rispondo con semplicità.
“Lei non voleva uccidermi! Non riusciva a farlo!” mi urla con una rabbia tale che lo sento sgolarsi.
“Io l'ho vista armata”.
“Non l'avrebbe mai fatto. Stava tremendo. Non voleva farmi del male. Eravamo amici”. Sospiro, stavano dunque così le cose. Mi sono messa in mezzo a quello che doveva essere un confronto emotivo (e forse anche fisico) epico. I capitolini mi staranno sicuramente odiando adesso, anche se non credo ci sia qualcosa da rimproverarmi in fondo. Sì l'ho uccisa, ed è stato anche piacevole, ma tanto moriranno tutti qua dentro, a cosa serve farsi degli scrupoli di coscienza? Tanto vale approfittarsi dell'assenza di regole morali. C'è una cosa che questo branco di novellini non ha ancora capito: qui si gioca al massacro, non puoi affezionarti agli altri. È un po' come adottare a distanza un agnellino che vive nel cortile del macellaio. C'è differenza fra farsi un alleato ed un amico. Richard mi sta sputando addosso il suo odio, ma l'unico che deve compatire è se stesso.

L'osservo, è pateticamente piegato in due, si stringe da solo cercando conforto. Sarebbe facilissimo terminarlo adesso, ma abbiamo stretto un patto, e non lo toccherò finché non saremo rimasti solo noi due. Giro tacchi ed inizio ad incamminarmi, quando Richard mi blocca. “Angelie, non ti perdonerò mai per quello che hai fatto”.
Cosa dovrebbe essere quella? Una minaccia? Che razza di ingrato. A pensare che ho fatto tutto questo per lui, oltre che per uccidere un tributo pericoloso. La sua uscita mi scalda più del dovuto. Ecco un'altra regola che questo novellino non ha ancora imparato: non si minaccia nessuno se non si è grado di mantenere i propri propositi. Mi domando come abbia fatto ad arrivare fino a qui senza sapere niente. Beh, è il suo giorno fortunato, perché qualcuno sta per dargli una lezione.

Mi avvicino al cadavere di Autumn e gli strappo la spada di mano. Un bel modello non c'è che dire, deve essere senza dubbio l'opera di un professionista. “Mi odi, Richard?”
Il ragazzo digrigna i denti e sposta lo sguardo altrove, incapace di trovare le palle per esprimere ad alta voce i suoi sentimenti. Gli getto la spada ai suoi piedi, lasciandolo stupefatto.
“Se mi odi, Richard, prova ad uccidermi. Sii uomo e vendicala”. L'albino fissa con intensità l'arma, ma solo per un brevissimo istante. Subito dopo gira la testa di scatto, rifiutando la mia proposta. “So che un mostro come te non può capirlo, ma la vita è sacra, perfino la tua” ribatte con superiorità.
Brutto stronzo! Allora non lo vuole proprio capire! Crede davvero di vincere mantenendo questo atteggiamento? Non ha dei genitori che si stanno preoccupando per lui? Sua madre è anche una dannata vincitrice, dovrebbe sapere benissimo come funziona questo mondo! Si ostina a non sottostarsi alle regole? Benissimo.
Mi avvicino a lui a grandi passi, afferrandolo per la maglietta con il braccio sano. Richard cerca di fare opposizione, costringendomi a tirargli un pugno sul naso e una ginocchiata allo sterno per farlo stare fermo. Lo trascino per pochi metri, fino al cadavere di Autumn. A questo punto lo afferro per i capelli, ignorando i suoi tentativi di liberarsi, e lo obbligo a guardare il collo reciso della sua ex-alleata. So non capisce neppure così, non so più cosa fare.
“Vedi questa ragazza? È morta per colpa dei suoi sentimenti. Se ti avesse ucciso subito si sarebbe probabilmente accorta della mia presenza e mi avrebbe affrontato. Sai una cosa? Avrebbe anche vinto visto il mio braccio e la sua abilità con la spada. Invece ho avuto tutto il tempo per prendere la mira, caricare, e tirarle la mia ascia addosso. Se non fosse stato per te avrebbe potuto anche vincere. Solo una vita è sacra, stupido idiota, la tua!”
Lo sbatto sul corpo, dandogli tutto il tempo necessario per sfogare il proprio dolore. L'osservo per tutto il tempo, domandomi chi fra noi due sia nato sbagliato. La gente considera sana e normale una reazione del genere, ma dubito che io avrei reagito così. Io sarei saltata alla gola dell'assassino e gli avrei strappato la giugulare a morsi. Sono solo diversa, o sono malata? Provo perfino gioia nell'uccidere! Al diavolo... tanto qua dentro è meglio essere con me che come lui.
Mi alzo in piedi, pronta a riprendere il mio cammino verso la cornucopia, quando un annuncio mi blocca: “Attenzione, domani all'alba si terrà il festino presso la cornucopia. È tutto, e che la fortuna possa sempre essere in vostro favore”.
Richard si è seduto e ha finalmente smesso di piangere, anche se continua ad osservare il corpo della disgraziata senza staccarle gli occhi di dosso. Mi ero ripromessa di farlo arrivare secondo, ma questo ragazzino mi sta rendendo le cose veramente difficili.
“Ci si vede domani, allora” affermo senza sperare una risposta da parte sua “Portati la spada e comportati da uomo. Se non vuoi combattere per te stesso, fallo per lei e per chiunque ti aspetti. Ci si vede, bell'albino”

 

 

 

 

Ciao! La vostra voglia di sangue è stata saziata? Non ancora? Tranquilli che al prossimo giro c'è il festino! Vi annuncio che le sponsorizzazioni sono ufficialmente CHIUSE! Ma state tranquilli, i vostri tributi possono avere ancora dei regali. Gli autori con i pg ancora vivi (Sasi, Tresh, Game, Mactavish, Sister e Zoey) sono pregati di inviarmi tramite mp cosa vorrebbero trovare al festino per il proprio tributo. Avete un po' di tempo, perché il prossimo capitolo potrebbe arrivare anche fra una decina di giorni. Nel frattempo vi invito a rispondermi a tre domande nei commenti:

1) Chi vincerà i Giochi?

2) Chi è il tuo preferito fra i rimasti?

3) Chi non avresti voluto vedere fra i primi 6?

Alla prossima!

 

 

 

 

Morti:

24° Elyia Bolton, distretto 7, ucciso da Judith, 2 pov

23° Krinsda Dramir, distretto 4, uccisa da Esther, 2 pov

22° Nickolas Logan, distretto 10, ucciso da Angelie, 2 pov

21° David Conrad, distretto 11, ucciso da Angelie, 3 pov

20° Marissa Mellark, distretto 12, uccisa da Alexys, 2 pov

19° Esther Suzanne Grestan, distretto 7, uccisa da Adrian, 3 pov

18° Dalissa Manique, distretto 9, uccisa dalla trappola di Chester, 4 pov

17° Cassian Nayor, distretto 12, morto sacrificandosi per i compagni, 3 pov

16° Bruce McRon, distretto 5, ucciso da una trappola dell'arena, 3 pov

15° Libero Howard, distretto 4, ucciso da Angelie, 3 pov

14° Achille Edipo, distretto 2, ucciso dagli aghi inseguitori, 4 pov

13° Alexys Sinclair, distretto 11, uccisa dai favoriti, 5 pov

12° Hellen Forbes, distretto 5, uccisa da Adrian, 4 pov

11° Caitria Dalekein, distretto 6, uccisa da una trappola dell'arena, 5 pov

10° Ivar Ludwig, distretto 6, morto per malattia, 5 pov

9° Judith Wilson, distretto 1, morta avvelenata per mano di Jasmine, 5 pov

8° Jennifer Astrid Delay, distretto 8, uccisa da Adrian, 5 pov

7° Autumn Lewis, distretto 10, uccisa da Angelie, 6 pov

 

 

Condizione dei sopravvissuti:

Liam (fame- emotivamente abbattuto)

Adrian (graffiato, ferito al piede)

Angelie (ferita alla spalla- in diminuzione)

Richard (mal menato, emotivamente abbattuto)

Jasmine (mal di testa)

Chester (emotivamente abbattuto)

 

  
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