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Autore: cabin13    04/12/2016    1 recensioni
[WARNING: STORIA INCOMPIUTA]
Bibi adora raccontare storie e quei bambini adorano ascoltarle, una in particolare. Anche da grandi non si stufano mai di sentirla ripetere: un'avventura di pirati con il loro vascello attraverso i sette mari, divenuti padroni degli oceani.
Ma c'è una parte che Bibi ha sempre omesso ai suoi piccoli ascoltatori: il legame della storia con il loro passato, con quel vascello e quei pirati che sembrano solamente parte di una favola.
Una volta, quand'era piccola, Re Cobra le aveva questo: "Nelle fiabe c'era sempre un fondo di verità..."
E quella verità prima o poi va rivelata loro...
Nove ragazzi intraprendono un viaggio in mare alla ricerca del loro passato, di quei pirati divenuti pilastri della storia. Un'altra avventura che diventerà leggenda e presto sarà narrata ai posteri...
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaya, Mugiwara, Perona, Violet | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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IN BALIA DELLA BURRASCA


Il tempo stava cambiando: il cielo che fino a pochi minuti fa era stato limpido e celeste adesso si stava riempiendo di nuvole sempre più grandi e sempre più tendenti al grigio cupo nascondendo in parte il sole splendente che aveva scaldato il ponte del veliero fino a poco fa. L'umidità del clima stava via via aumentando e nell'aria aleggiava quel tipico odore bagnato che si sentiva ogni volta che stava per giungere un temporale. Nella stanza dove i nakama  erano incatenati questo profumo entrava dalla finestra semi-aperta. Ariel chiuse gli occhi e immaginò di essere ancora ad Alabasta, in estate: le polverose strade di Alubarna si sarebbero trasformate in scivoli di fango dove loro, da bambini, si divertivano a correre e a giocare a battaglia di palle di fango – facendo irrimediabilmente arrabbiare la cuoca Terracotta, dato che tornavano a palazzo sempre tutti sporchi dalla testa ai piedi.
La porta della cella si spalancò d'improvviso allarmando tutti e otto i ragazzi seduti sul pavimento, entrarono a passo spedito Daisuke, Bern e Hiroshi, un uomo sulla trentina alto e snello, con lisci capelli color prugna e piccoli occhi neri. Senza tanti giri di parole i tre afferrarono i ceppi che legavano i polsi dei nakama e li trascinarono a forza sul ponte ignorando le loro proteste e i loro insulti. Bern , che era il più robusto, si caricò in spalla una scalciante Lili mentre la mano libera strattonava malamente Jay che tentava di divincolarsi dalla sua presa col solo risultato di ricevere un colpo nell'addome tale da lasciarlo senza fiato.
Quando giunsero sul ponte, i raggi del sole che filtravano dalla coltre di nubi accecarono gli amici per cinque minuti buoni: i ragazzi si dovettero coprire gli occhi con le mani per non essere feriti dalla luce troppo forte rispetto alla scarsa luminosità della cella cui ormai si erano abituati. Quando le loro retine riuscirono a sopportare quella condizione si accorsero di Yago appoggiato all'albero maestro che li osservava ridacchiando divertito, cosa che fece venir voglia a Pedro di pestarlo a sangue. Il possessore del frutto Kines Kines era affiancato da Ray e poco distante da loro se ne stava – l'aria abbattuta, le spalle incurvate, nuovi lividi ovunque e la parte inferiore della sua felpa rossa tutta sbrindellata – Ace.
– Ben fatto - disse Yago ai suoi compari, che finalmente mollarono le catene dei nakama.
Il finto venditore di Fukura si rivolse ai prigionieri: – Ehilà, ragazzi - li salutò falsamente allegro – Finalmente vi potete rendere utili tutti quanti... - li sfotté.
– Perché, sopportare te e i tuoi amiconi qui non è già un'attività utile a tutto il resto dell'umanità? -ghignò Shiro non tenendo a freno la lingua: nonostante lui e Kai avessero caratteri molti diversi, la rapidità di parola era una dote che avevano in comune. Dietro di lui Daisuke fece per mollargli una pedata nella schiena, ma Bern fu più veloce e colpì il moretto con una ginocchiata nel costato.
– Impara a stare zitto, marmocchio - lo ammonì il colosso – A meno che tu non voglia essere venduto come cavia per esperimenti...
– Puoi sfasciarlo più tardi, Bern - Ray placò il compare – Adesso ci serve tutto intero.
– Vedete, cari miei, - prese la parola Yago – il vostro navigatore ci ha appena detto che sta per arrivare una tempesta con i fiocchi, una di quelle capaci di ribaltare una nave da guerra con una sola onda, quindi sarebbe bene che voi vi deste da fare per farci allontanare da qui, visto che nessuno né di noi né di voi vuole finire in fondo al mare insieme ai pesci... O forse mi sbaglio?
Un boato fortissimo coprì la sarcastica risposta che stava dicendo Kai e subito dopo un fulmine illuminò il cielo,  che, finché Yago aveva parlato ai nakama, si era oscurato ed era stato coperto da grandi nuvoloni scuri.
– Merda! - imprecò Daisuke  osservando allibito l'acqua del mare farsi sempre più torbida, mentre il vento turbinava e sollevava increspature sempre più grandi che ben presto si trasformarono in cavalloni alti quanto l'albero maestro del veliero, se non di più.
Il secondo tuono fu seguito dall'ennesimo boato e da una pioggia che cominciò tutta di colpo, come se qualcuno dall'alto stesse continuamente bersagliando di gavettoni l'equipaggio della nave.
– Dobbiamo ammainare le vele! - tentò di urlare Bells, ma la sua voce venne portata via dal vento e così la rossa dovette strillare di nuovo: – Le vele! - indicando il tessuto candido. Il vento lo gonfiava e lo tirava, rischiando di lacerarlo e di far prendere una pericolosa inclinazione alla nave, che poteva rischiare di ribaltarsi.
Il più vicino alla ragazzina era Jay, che subito si diresse verso l'albero maestro, ma un'onda colpì lo scafo facendolo tremare la barca e il verdino quasi perse l'equilibrio. Finì addosso a Hiroshi, che se lo scrollò malamente di dosso sbraitandogli contro di muoversi a occuparsi delle vele.
– Dammi una mano, idiota!! - strillò il sedicenne di rimando – Avete appena detto di non voler affondare... Beh, aiutateci e forse potremmo resistere a questa dannata tempesta! - in realtà le sue parole erano rivolte a tutti e cinque gli stupidi sequestratori.
Il ragazzo arrancò verso l'albero, la pioggia gli entrava negli occhi, il vento sferzante scuoteva le sartie, Jay cercò di non pensare al fatto che se avesse preso l'equilibrio e fosse caduto in acqua sarebbe stata la fine per lui.
Guardò dietro di sé e vide che l'uomo era rimasto a fissarlo con un'ombra di rabbia negli occhi. Stava per urlargli di sbrigarsi quando Yago lo anticipò e ordinò ai suoi di aiutare i ragazzini: – Altrimenti qui finiamo davvero sott'acqua! Spicciatevi! - aggiunse.
Con un'espressione ancor più contrariata il corvino corse verso il giovane Roronoa e insieme iniziarono ad arrampicarsi sulle corde. Al verdino facevano male le nocche per quanto stringeva le funi, quasi cadde quando le sue scarpe scivolarono sulla sartia dopo un'altra onda che aveva scosso il veliero. Soffocò un'imprecazione tra i denti e fece forza sui bicipiti per rimettersi in equilibrio, cosa non facile visto che il vento ululante gli strattonava i vestiti e i capelli.
– Jay!! - lo chiamò dal ponte Bells.
– Sto bene! - replicò lui – Pensa al timone, muoviti!
Vide con la coda dell'occhio la rossa fare come le aveva detto e riprese ad arrampicarsi. Il ragazzo riuscì ad arrivare sul pennone e dovette quasi conficcare le unghie nel legno per non sfracellarsi a terra.
Sul ponte sotto di lui vedeva i suoi nakama e i sequestratori correre a destra e a manca e affannarsi per fissare i grandi barili – provviste che i cinque uomini avevano portato con loro da Rashu – in modo che non rotolassero pericolosamente rischiando di finire addoso a qualcuno o fuori bordo.
A poppa, Bells e Ace si stavano occupando del timone: la minore dava indicazioni che il fratello eseguiva girando la ruota con tutta la forza che aveva; dovevano vincere i cavalloni e la corrente furiosa che premeva contro lo scafo.
Un'onda s'infranse sulla fiancata del veliero e l'acqua invase il ponte, i barili rotolarono verso il lato opposto e si schiantarono danneggiando il parapetto. Prima che la nave si inclinasse di nuovo intervennero Ariel e Pedro ad assicurare la botte alla ringhiera di legno con grossi nodi stretti.
Sul pennone, in qualche maniera, Jay e Hiroshi  si stavano tenendo al legno della barra ed erano riusciti a prendere le funi delle vele e adesso le stavano ammainando. La corda pesante era fradicia  e scivolava dalle loro mani, il ragazzo non si sentiva più le dita da come la stringeva spasmodicamente per non farsela sfuggire. Fu solo per quello che nessuno dei due  piombò a terra quando il veliero si inclinò pericolosamente a sinistra e poi subitò si girò a destra quando un'altra onda scosse lo scafo.
– Bells, portaci via da qui!! - urlò Pedro cercando di sovrastare il boato dei tuoni e del vento.
– Ci stiamo provando! Ci stiamo provando! - la voce della rossa aveva una nota di disperazione nella voce.
L'ennesimo cavallone colpì la nave e bagnò tutto il ponte, gli schizzi giunsero così forti che sembravano schiaffi sui visi dei memebri dell'equipaggio. Ne seguì un secondo ancora più forte che si abbatté sui marinai e trascinò con sé in mare qualche asse del parapetto e un barile con le sue corde strappate.
– Dannazione, Ace, Bells! - gridò Shiro tentando di voltarsi verso la poppa, ma per la pioggia negli occhi non riuscì a vedere com'erano messi i fratelli.
– Il timone non vuole collaborare - ringhiò tra i denti il quindicenne, ma un fulmine coprì le sue parole.
Un'altra massa d'acqua travolse il veliero e tutti quanti furono sbalzati all'indietro, l'onda era stata così potente da muoverli come foglioline in un tornado. Altre assi finirono in mare e sparirono tra i flutti, i ragazzi dovettero reggersi con tutte le loro forze, i polpastrelli e le umghie che grattavano il legno del ponte.
Per qualche minuto i cavalloni diedero loro tregua e finalmente Ace e Bells riuscirono a muovere la ruota del timone, la chiglia della nave cavalcò una grossa onda e si diresse verso un punto in cui il cielo pareva meno cupo del resto.
– È quella la zona sicura! - strillò la rossa – La zona in cui la tempesta è già passata!
Come richiamata, la burrasca si risvegliò  e il vento ululò ancora più forte, mentre un fulmine seguito da un tuono rischiarava la coltre di nubi nere. Il veliero s'inclinò ripetutamente facendo traballare tutti quelli a bordo, i ragazzi e i sequestratori dovettero reggersi al parapetto e all'albero maestro imprecando in svariate lingue.
Lili sentì i polmoni svuotarsi quando la nave si piegò un'altra volta e lei finì a sbattere contro la ringhiera con la pancia, quasi sarebbe caduta in mare se non fosse stato per Kai che prontamente riuscì a strattonarla all'indietro per la giubba. La turchina arpionò le assi con forza quasi a volerci conficcare le unghie in profondità, la mano del sedicenne comunque la teneva per i vestiti con una presa ferrea. La ragazzina fece per ruotare il volto e guardarlo con lo scopo di dirgli che era tutto a posto, ma proprio in quel momento un'altra onda arrivò. L'acqua invase di nuovo il ponte per quella che sarà stata almeno la decima volta, colpì i ragazzini e i mercanti di schiavi con una fora sorprendente, frustò i loro corpi con furia e premette per trascinarli in acqua.
Kai fece appena in tempo a gridare: – Reggiti!! - prima che il mare lo colpisse. Il ragazzo non lasciò andare Lili, ma quando l'onda gli bagnò le spalle e legocce gli schizzarono in viso dovette chiudere gli occhi e da lì l'acqua coprì tutto. Quando riaprì gli occhi la sua mano stava stringendo...
...L'aria. Non Lili. Stringeva l'aria.
La piccola Nefertari era sparita tra le onde insieme a un pezzo della ringhiera. Impiegò un paio di minuti per metabolizzare il pensiero, e quando ne capì il vero significato fu come se una pietra gli si fosse appena schiantata in viso. Non udì dietro di sé Ariel chiamarlo urlandogli di fare qualcosa e il pugno che gli diede Ray per farlo risvegliare mnon gle fece nulla.
Gli occhi gli bruciavano. Bruciavano per la pioggia che entrava e per le lacrime che stavano rigando le sue giance.
– Lili!! - strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Scrutava il mare alla ricerca di una minuscola traccia di azzurro turchino in mezzo all'oceano e muoveva rapido le pupille nella speranza di intravedere il color vinaccia della sua giubba, ma l'acqua rimaneva di un cupo colr verde petrolio e solo i rimbombi dei tuoni risposero alla sua voce.


Sentiva le forze abbandonarla. Aveva resistito per ore, ma adesso veramente non ce la faceva più, voleva solo chiudere gli occhi e riposare un pochino, giusto il necessario per riprendere le energie. Teneva le palpebre socchiuse,i forti raggi del sole le facevano male. Avvertiva l'acqua bagnarla dalla vita in giù, le gambe e i piedi avevano perso sensibilità e penzolavano inermi nel mare. Ormai era sul punto di lasciarsi andare e di abbandonarsi tra i flutti scuri e freddi, anche la poca forza rimastale nelle braccia stava per terminare e lei credeva di essere ormai finita. Vide qualcosa entrare nel suo campo visivo, era un'ombra ma al contempo emanava una forte luce,aveva un colore che pareva chiaro. Colse il fugace movimento delle dita di una mano.
"Un angelo..."
Il tocco dell'angelo prosciugò l'ultima resistenza che aveva posto al mare. Lentamente si abbandonò a quel contatto e si lasciò andare. Avvertì un'ultima volta le onde lambirle il corpo, dopodiché i suoi occhi si chiusero e tutto il resto svanì nel buio.


Hola gente
Eccomi qui con il capitolo numero 18! Spero che non ne sia venuto fuori un mattone come quello precedente ^^'
Per chi non lo sapesse, i cavalloni sono delle onde davvero alte che si verificano nei giorni di burrasca, io li ho sempre sentiti chiamare così sul lago di Garda, ma non so se sia un modo di dire dialettale o se sia davvero italiano quindi se c'è una parola più adatta ditemelo che correggo il capitolo (regalatemi un dizionario a Natale e fate prima XD)
Non ho niente da aggiungerre, quindi prima di dileguarmi ringrazio chi segue la mia storia, chi recensisce e chi semplicemente legge e basta
Alla prossima gente
Adios
   
 
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