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Autore: Mayfly    04/12/2016    1 recensioni
Sherlock è un diciassettenne annoiato appassionato di crimini e chimica a cui non piace la scuola. John è un ragazzo abbastanza intelligente che aspira a diventare medico. Si renderanno conto della reciproca esistenza l'uno dell'altro in una situazione piuttosto divertente e nascerà così una bellissima e profonda amicizia.
Teen!lock. Johnlock.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"E...così sei una specie di genio, eh?" Il ragazzo biondo con gli occhi azzurri ruppe il ghiaccio. Lui e il moro erano in pullman: la loro sospensione era terminata e quindi nell'autobus si erano seduti vicini; o meglio quello che Sherlock scoprì chiamarsi John Watson, si era seduto vicino a lui. 
"Già." L'aspirante consulente investigativo era occupato a leggere un trattato di chimica e non prestava troppa attenzione al ragazzo seduto alla sua destra che cercava di fare amicizia. 

"Quello che hai detto...insomma...al prof dico...è stato fantastico. Come, come hai indovinato?" John cercava di farsi notare. Era leggermente imbarazzato, come se non si sentisse abbastanza intelligente.      
 
"Io non indovino. Io osservo e poi deduco." Finalmente risorto dalla lettura Sherlock rispose al ragazzo con una scintilla che gli fece accendere lo sguardo. Che avesse trovato qualcuno che lo ammirasse? Non che gli servisse, ovviamente. La solitudine è quello che aveva, la solitudine lo proteggeva.

"Come?" John si sentiva stupido, non riusciva a capire come si potesse dedurre l'intera vita di una persona solo guardandola. 
Il moro roteó gli occhi e sbuffo con fare teatrale prima di far nascere un sorriso compiaciuto e occhi indagatori sul suo volto. Dopo qualche secondo aprì la bocca per parlare. 

"È molto semplice. Osservandoti posso dedurre che sei un ragazzo ordinato, modi da soldato, presi da tuo padre probabilmente, perché ovviamente non puoi aver fatto la gavetta e sicuramente non vai in un collegio. Andiamo in classe insieme da tre anni e ho visto tua madre molte volte, ma mai tuo padre perciò forse è morto, quando eri in preadolescenza, aggiungerei, considerando le ultime guerre intraprese dal nostro paese...beh Afghanistan o Iraq.
Hai un fratello, la giacca che indossi è sua. Lo posso notare dalla scritta con la biro "Harry" sull'etichetta lì all'interno. 
Ovviamente questo indica anche che tuo fratello è più grande, visto che usi i suoi vecchi indumenti. 
Anche il tuo telefono era suo. La frase "Da Clara baci" , che si trova sul retro fa pensare che sia un regalo da parte di una fidanzata, considerando che il modello non ha più di 6 mesi potrebbe essere stato un tentativo di riconciliazione da parte di lei, che ovviamente non è andato a buon fine visto che il cellulare ora lo usi tu.  So a cosa stai pensando. 'Ma Clara potrebbe benissimo essere la mia fidanzata.' Lo escludo. Se fosse davvero un regalo così importante non lo tratteremo così male come fai. Notare i vistosi graffi sullo schermo e intorno al buco del caricabatterie, se lei ti avesse lasciato lo tratteresti meglio, come fosse di vitale importanza, mentre se l'avessi lasciata tu, beh in quel caso lo avresti sicuramente buttato via o grattato via la frase, cosa che non hai fatto perché non ti interessa.     
Inoltre La settimana scorsa, mentre andavamo dal preside ho notato che hai una leggera zoppia, sicuramente  psicosomatica, risalente alla dipartita di tuo padre, è inutile che continui ad andare da quella psicologa della scuola John. Sbaglio forse?" Sherlock riassunse la vita del biondo in un minuto solo osservandolo e John non poté far a meno di rimanere sconvolto e ammaliato da quel ragazzo e si dette dello stupido più e più volte per non averlo notato prima in tutta la sua magnificenza e intelligenza.

"Una cosa solamente." Fece uscire con un fiato il biondo ancora sconvolto. "Harry...è Harriet."

"Sorella, ma certo, c'è sempre qualcosa..." il sorriso dell'aspirante consulente investigativo si andava a spegnere mentre il bus si fermava. Erano arrivati a scuola.
Sherlock non fu accolto nel più caloroso dei modi al suo rientro: il solito gruppo di stupidi, che comprendeva ragazzi e ragazze di tutte le età lo schernirono con parole poco eleganti, includendo tra gli insulti anche John, che era rimasto al suo fianco.  

James Moriarty era un ragazzo che frequentava la sua classe, aveva due anni in più, ma essendo stato bocciato per ben due volte era ancora in terza. 
Non è che non fosse intelligente, anzi, era il solito da "è bravo ma non si impegna." In poche parole nongli interessava di niente.
Lui, insieme al suo amico/tirapiedi Sebastian Moran, aveva fondato il gruppo che dava fastidio e alle volte utilizzava la violenza contro Sherlock, solo per noia. 
L'aspirante consulente investigativo ormai si era assuefatto a un certo tipo di atteggiamento per così dire e aveva lentamente imparato a non reagire. Questa volta però c'era una variabile in più nell'equazione dei bulli: John Watson.    
Sherlock pensava fosse solo "un'amicizia passeggera". L'aveva già sperimentata in passato: un'effimera ammirazione totalmente futile e passeggera il cui unico scopo si era presentato essere poi l'offendere, o non vedersi mai più.  Esempi lampanti erano la Donovan e il suo lecchino Anderson.  
John però sembrava diverso, le sue parole erano sincere, il suo stupore era innocente e non aveva mai accennato a parole come: strambo, diverso o stupido. John Watson era speciale a modo suo.
Ogni volta che riceveva, Sherlock, un'offesa si chiudeva sempre più in sé stesso alimentando la sua sociopatia, che di fatto era solo uno scudo, una protezione verso il mondo esterno, per evitarsi di soffrire. John, con la sua semplicità umana, quasi idiota, aveva aperto un piccolissimo squarcio, una ferita che però non duoleva, ma che anzi, gli provocava un senso di dolce sollievo. 

"Sono solo degli stupidi." Disse il biondo comparendo al fianco sinistro di Sherlock.

"Lo so." Rispose freddo, un po' stupito dal fatto che il ragazzo non se ne fosse già andato, non avesse l'avesse lasciato con la stessa fugacitá con la quale era entrato nella sua vita.

"Fanno sempre così? " John voleva sapere, John si preoccupava per il suo nuovo amico.

"Evidentemente si John." La frase suonò amara alle orecchie del biondo che volle in qualche modo rassicurare il moro con una mano sulla sua spalla e un sorriso di circostanza dandosi poi dello stupido per la banalità assoluta di quel gesto, che però riscaldó un po' il cuore a Sherlock, aprendo di qualche centimetro ancora lo squarcio.  

"Mi dispiace...insomma, io non me ne ero mai accorto." Arrossì leggermente John, mentre di dava nuovamente dello stupido. Come poteva non aver mai notato quel ragazzo così brillante e tutto il male che dei deficienti gli facevano?  Forse era sempre stato troppo distratto a scegliere accuratamente che ragazza portarsi a cena e magari oltre... 
John tre continenti Watson.
John tre volte stupido Watson.
John che preferisce scoparsi delle tipe a caso piuttosto di una vera stravante e malsana amicizia Watson. 
Gli unici "veri amici" che aveva erano Mike Stamford, con il quale si conosceva sin dalla nascita di due anni più grande e Greg Lestrade, conosciuto alle superiori. Per il resto solo ragazze. 
La tipa di turno si chiamava Sarah.

"Nessuno se ne accorge mai, perché dovrebbero." Sherlock con una marcata indifferenza pronunciava quelle parole che fecero sentire in colpa John come non mai.

La mattinata trascorse lenta e noiosa, come sempre. L'unico momento divertente era l'ora di chimica. Il professore, un certo Mike Oder, nutriva una certa stima per quel "ragazzo strambo" così appassionato di chimica e così lo elogiava e aiutava. Talvolta lo lasciava addirittura utilizzare il laboratorio fuori orario, e per questo Sherlock gli era grato anche se non lo avrebbe mai e poi mai ringraziato.

In mensa i due neo-amici riuscirono a fare di nuovo conversazione: John invitó il moro al tavolo assieme a Greg e a suo malgrado Donovan e Anderson. I due erano, assieme a Lestrade, scrittori della cronaca nera nel giornale scolastico. 

"Cosa ci fai qui Geniaccio? " Esordì la ragazza dalla pelle scura e dagli esorbitanti ricci.  

"Lasciala stare Sherlock, io sono Greg!" Lestrade tese la mano verso il ragazzo, che prontamente la evitò facendo un piccolo cenno di saluto e dirigendosi verso la parte del tavolo in cui si trovava John. 

"Anche a lui fa piacere conoscerti, Greg." Recuperò Watson con un sorriso appoggiando il vassoio pieno di cibo poco invitante sulla superficie del tavolo. 

"Certo..." Sorrise a sua volta Lestrade con fare bonario. 

"Perché leggi quelle stupidaggini noiose di chimica, Sherlock?" Anderson mise la domanda su toni canzonatori che non sfiorò l'aspirante consulente investigativo, il quale senza alzare minimamente lo sguardo dal libro rispose prontamente "Non parlare ad alta voce Anderson che abbassi il QI dell'intera scuola!" La frase pronunciava aveva un senso perentorio, quasi di sfida è talmente pungente che offese più del dovuto Philip, il quale si rifugiò "tra le braccia" della Donovan. 

L'ora di pranzo passò tra chiacchiere inutili, cibo e Sherlock che a stento parlava mentre leggeva concentrato il suo amato libro. 

"Non hai toccato il tuo sandwich." Nel percorso verso la classe John provò a fare conversazione, mostrando la sua disapprovazione. 

"Dio solo sa che cosa ci avessero messo dentro. Ho fatto un favore al mio corpo." Sherlock finalmente staccò il viso dalle pagine rivolgendo uno sguardo indecifrabile al biondo. 
Dio solo sa di che colore siano i tuoi occhi, pensó tra sé e sé John.  

"Comunque dovresti mangiare. Sei piuttosto magro, mangiare ti fa crescere, nutre il tuo corpo e il tuo cervello." Esclamò soddisfatto cercando di sostenere lo sguardo su quegli occhi magnifici.

"Ci conosciamo da un quarto d'ora e già ti preoccupi della mia salute. Interessante. Cambio la mia deduzione da soldato a medico militare."

"Cosa?"

"Tuo padre." Sherlock rivolse a John un'occhiata indagatrice. "Sbaglio forse? 
"In effetti no!" Rise. Non sapeva se ridere o spaventarsi così rise. 
Sherlock contagiato dall'euforia dell'altro rise a sua volta con voglia e voracità prendendosi tutto il tempo per saggiarsi del momento e imprimerlo per sempre in una stanza del suo palazzo mentale.

"Mangiare mi rallenta, comunque." Sherlock sorrise a John prendendo posto nel banco, ignorando le risatine di Jim e Sebastian. 

"Se non mangi muori." Rispose secco con sarcasmo il figlio del medico militare.

"Tutti muoiono prima o poi." Controbattè il moro senza un filo di divertimento nella voce.
John rimase a bocca aperta dopo quella frase, non riuscì a capire che cosa intendesse e non ebbe il tempo di fare domande che arrivò il nuovo professore di italiano e lo esortò a prendere posto.  

Dal sorrisetto che aveva stampato in faccia, Sherlock, doveva aver già dedotto vita, morte e miracoli di un inconsapevole Signor Gold. 

Una noiosissima, inutile, stupida e soporifera ora più tardi Sherlock avrebbe preferito autoinfliggersi tagli piuttosto che ascoltare altri sproloqui prettamente sgrammaticati (cosa preoccupante trattandosi di un docente di lingua) riguardanti Shakespeare, la sua vita e le sue opere. Non appena la lezione fu finita il moro si girò verso il nuovo amico facendogli un gesto di fastidio e l'altro rispose con lo stesso fare annoiato, nel frattempo Moran e Moriarty uscirono dalla classe con la scusa del bagno.

Sherlock e John arrivarono insieme all'ingresso della scuola dove la mamma del biondo l'aspettava e una macchina nera attendeva invece il moro.
Egli salì sotto gli sguardi interrogativi di Watson che si chiedeva come mai un ragazzo la cui famiglia possiede quella capita di macchina faccia il tragitto per andare a scuola al mattino in pullman. Destino?

Dopo un pomeriggio di chiamate di Sarah ignorate e pensieri su Sherlock, John finalmente si addormentò sognando di tuffarsi nello zaffiro degli occhi dell'amico. 
Quando la mattina fece capolino Sherlock era già pronto e aspettava che il sole sorgesse completamente, scrivendo su dei foglietti le osservazioni su un esperimento chimico che poi attaccava al muro con un ordine disordinato. Non vedeva l'ora di tornare a Baker Street, ma al momento non aveva "casi" perciò suo fratello Mycroft non lo lasciava andare.
Il moro era già seduto in un sedile nella metà dell'automezzo quando John salì.

"Ti ho tenuto il posto." Sherlock con una strana gentilezza fece spazio all'amico.   

"Grazie." John sorrise mentre prendeva posto. 

Aspettarono l'arrivo senza troppe chiacchiere, una volta arrivati era lampante che qualcosa non andasse.
Una macchina di Scotland Yard troneggiava il cortile e degli uomini della scientifica stavano entrando nello stabile.

"Hey ma che diavolo sta succedendo? " John, sconvolto dalla situazione sbraitava, mentre Sherlock con una calma estrema si avvicinava ad un ispettore.

"Che succede Lestrade? Chiese il ragazzo camuffando l'eccitazione per la situazione creatasi.

"C'è stato un omicidio, vuoi collaborare? "





















ANGOLO DELL'AUTRICE
Allooora, intanto mi scuso per il ritardo...avrei voluto pubblicare venerdì ma la scuola uccide e il blocco dello scrittore su alcuni "concetti fondamentali" non mi ha per niente aiutato. 
Perciò perdonatemi, prometto di dimezzare i tempi con l'arrivo delle vacanze di natale!
Ma bando alle ciance passiamo alle cose serie... Lo so, il primo capitolo è in pratica un piccolo prologo piccolo piccolo polloso(?) Messo lì giusto per rompere il ghiaccio.... non uccidetemi perché anche questo capitolo è ancora molto introduttivo, ho tanta carne al fuoco, tante cose da dire....perciò ne avevo bisogno, comunque dal prossimo capitolo inizia la storia vera e propria, in cui si delineeranno anche meglio i rapporti tra Sherlock e John che ora sono ancora un po' confusi (insomma si sono appena "trovati") e cercherò di mettere tutto su un piano di mistero, anche se alcuni sospetti sono già attribuibili a certe persone. Non è vero?
Cooomunque vi prego di essere clementi (è la mia prima teenlock) e per qualunque castroneria, critica, commento positivo o negativo mi farebbe piacere saperlo attraverso un piccolo commentino (2 righe fanno sempre piacere ve lo assicuro).
Un applauso a chi ha letto fin qua, avete tutta la mia stima. Allora, alla prossima, spero il prima possibile, (lunedì prossimo se non vengo sepolta da compiti e robe da fare urgenti) un bacio a tutti!
Mayfly
   
 
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