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Autore: xlambertx    08/12/2016    0 recensioni
"Lui era l'angelo più bello di tutti, ma si sa: la bellezza suscita invidia"
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Per quale diavolo di motivo l'hai fatto?" sibilai minaccioso al ragazzo davanti a me. "Oh, vediamo, perché mai avrei dovuto farlo?" assunse un espressione fintamente perplessa "Forse perché l'ultima volta che ti ho visto mi hai dato del frocio bastardo e mi hai picchiato a sangue? Oppure perché dopo mi hai lasciato in quella casa e mi sono beccato una denuncia per violazione di domicilio? O ancora per tutte le volte che sono stato obbligato ad andare dallo strizzacervelli dopo quell'episodio, perché tutti hanno creduto che fossi impazzito quando ho raccontato loro cos'era successo veramente?" chiese ironicamente. "Ah, se non lo sai tu..." borbottai in risposta, facendolo adirare ancora di più.
Provocare mi era sempre riuscito particolarmente bene. Sono sempre stato bravo a spingere la gente oltre il limite massimo della propria sopportazione. Me ne sono sempre vantato.

Molti credono che gli angeli siano persone estremamente buone. Pronte a consigliare, aiutare, migliorare la vita delle persone in un battito d'ali. Pochi lo sono veramente. La maggior parte di noi ha semplicemente talento in qualcosa. Sì, be', la cosa terrena a cui si può paragonare il Paradiso è una scuola per ragazzi dotati. Una sottospecie di campus per geni.
Sembra strano perfino a me paragonare Dio a un talent scout, ma alla fine è questo che fa. Sceglie i più bravi giocatori e cerca di accaparrarseli. Di portarli nella sua squadra.
Realizzai in quel momento che è triste essere scelti solo per una dote innata e non per la personalità o l'impegno. Ma sempre meno triste di essere trattati come piccoli pedoni, mandati a morire, a sacrificarsi per i pezzi migliori.

Sentii il rumore dei suoi passi farsi sempre più lontano, così mi affrettai ad alzarmi e corrergli dietro. Assurdo! Io che correvo dietro ad un insulso umano. Umano che, per di più, aveva appena osato schiaffeggiarmi con quelle sue piccole e morbide mani, che erano veramente belle e...
Mi chiesi seriamente quale fosse il mio problema? Avevo appena elogiato il mezzo con cui quel mortale mi aveva toccato in modo inappropriato, per la sua posizione? Decisi che era un dato di fatto, le sue mani erano davvero delle belle mani, e in quanto oggettivamente tali meritavano un riconoscimento. Non per questo avrei voluto che mi toccassero ancora, né con l'intento di procurarmi dolore né in modo più gentile.
Lo raggiunsi e lo presi per un braccio, facendo arrestare la sua marcia rabbiosa, e concentrando tutta la sua attenzione su di me. "Ho detto che devi portarmi a casa tua, è chiaro?" sillabai, con cattiveria, prima di guardarlo negli occhi. Li teneva abbassati, probabilmente per non far vedere quanto lo facessi stare male. Quanto la mia sola presenza gli riportasse alla mente una miriade di ricordi legati al nostro ultimo incontro.
I sensi di colpa iniziarono a lambire la mia mente. Brucianti s'insinuarono nel mio cervello facendomi capire, per la prima volta nella mia vita ultraterrena, che forse i mortali erano più fragili di quanto pensassi.

Quella fragilità era quanto di più bello e spaventoso potessi arrivare a bramare.

All'improvviso non mi sembrava più tanto giusto distruggerlo in quel modo. Non mi sembrava giusto fare a pezzi una così bella opera d'arte.
"Ti prego" mugolai, incapace di sostenere la mia maschera di superiorità. Incapace di portare altra sofferenza in un'esistenza già lacerata, come sembrava essere la sua. Fu in quel momento che alzò lo sguardo, puntando le sue pupille nelle mie. I suoi occhi arrossati, più vicini di quanto pensassi, s'impressero a fuoco nella mia mente, pieni d'ira com'erano. Colmi di rabbia, ma anche di una lasciva arrendevolezza.
Si è arreso al fatto che gli rovinerò l’esistenza, pensai. Non so fare altro, dopotutto.
In un impeto di tristezza decisi che avrei fatto di tutto per migliorarla, la sua vita, prima di riuscire finalmente a tornare alla mia misera esistenza, fatta di pura malignità e egoismo.

"Allora andiamo" sussurrò, rassegnato, prima di scrollare la mia mano dal suo braccio, a cui era ancora aggrappata, e svoltare a destra, lentamente, in modo tale da permettermi di seguirlo. Lo feci. Lo seguii per qualche minuto, fino a quando non tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. Aprì la porta di casa sua e poi mi disse di entrare. Feci anche questo, guardandomi intorno, circospetto, e facendo attenzione a non far cadere niente con le mie ali.
La casa non era piccola, anzi. Già da fuori si potevano intuire le dimensioni, ma da dentro era tutta un'altra cosa. Era semplicemente fantastica, con le pareti dipinte di quei colori chiari e le enormi finestre che facevano sì che la stanza fosse inondata di luce. Era un santuario del bene.

L'opposto di me.

Improvvisamente mi sentii tremendamente fuori luogo, in quel posto tanto bello. Arretrai, fino ad appoggiare le ali sulla porta d'ingresso, e poi scivolai contro di essa. Avvolsi le ali intorno al mio corpo, morbide ma impenetrabili, lì a proteggermi dal resto del mondo. O a proteggere il mondo da me.
La mia testa stava per esplodere. Sentii Zayn appoggiare qualcosa sul mobile nell'altra stanza e poi camminare, fino a raggiungermi. Iniziai a tremare, non volevo che mi vedesse in quello stato. "Liam?" mi chiamò. Appoggiò le mani sulle mie ali e le scostò dolcemente. Cercai di opporre resistenza, senza grandi risultati. Iniziai ad annaspare, alla ricerca di aria. "Liam?" ripeté a voce più alta, inginocchiandosi davanti a me. La sensazione di soffocare era sempre più forte. "Okay, ehm... Va bene. Allora vediamo un po'. Cerca di respirare con me, okay?" disse lui, afferrandomi il volto e costringendomi a guardarlo negli occhi. Sentii improvvisamente caldo. Iniziò ad accarezzarmi una guancia, mentre mi ripeteva di respirare con lui. Tentai di rallentare il ritmo delle inspirazioni, riuscendoci parzialmente. "Guardami, Liam. Guardami, okay? Passa fra poco. Va bene?" disse lui, con un tono di voce totalmente calmo.

Come potevo crederci, in quel momento? Mi sembrava impossibile che cessasse in così poco tempo. I tremiti continuavano a scuotermi tutto il corpo, eppure con la mano andai a cercare la sua, quella che stava ancora sfiorando delicatamente la mia pelle, e la afferrai, tentando di intrecciare le nostre dita. A quel gesto lui spalancò gli occhi, per poi puntare lo sguardo sulle nostre dita. Le sue, più scure, a contatto con le mie, che si fondevano in una morsa di pura paura. E poi fece un gesto che mi stupì ancora di più. Appoggiò la fronte contro la mia e mi baciò. Mi feci trasportare da quel contatto inebriante, dimenticando tutto il resto. Dimenticando la paura, dimenticando i tremori, dimenticando addirittura di respirare. Dimenticando tutto tranne la morbidezza delle sue labbra e il suono del suo nome.

Zayn.
   
 
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