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Autore: _Trixie_    09/12/2016    4 recensioni
Un capitolo al giorno, dal primo al venticinque dicembre, su Emma e Regina alle prese con il Natale. Anzi, con un doppio Natale: quello presente, nei giorni dispari, e quello passato, nei giorni pari.
(I capitoli saranno molto, molto brevi).
Buona lettura e buon Natale.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dicembre, 9
 
 

 
I've made mistakes but so have you
It's been a year of nothing new
And now I'm waiting for this to unfold. 
Hoping for snow, The vamps
 
 


 
Il sole non era ancora sorto. Emma girò la chiave nella serratura dell’appartamento di Boston, cercando di fare il meno rumore possibile per non disturbare i vicini.
Soddisfatta di quanto silenziosa avesse imparato ad essere, Emma sospirò, prima di fare un passo indietro e inciampare nella sua valigia. In un battito di ciglia, finì a gambe all’aria.
Imprecò.
E il telefono iniziò a suonare, rimbombando nel pianerottolo vuoto.
E al diavolo i suoi propositi di essere una vicina impeccabile.
Rimanendo sul pavimento, perché tanto valeva stare comodi, Emma sfilò il telefono dalla tasca della giacca, con un sospiro.
Era sua madre. Alzò gli occhi al cielo.
«Mamma» rispose, infastidita.
«Emma! Buongiorno, tesoro! Sei già in viaggio?» bisbigliò Mary Margaret all’altro capo del telefono.
«Sto per partire» rispose Emma, cercando di essere comprensiva. In fondo non vedeva sua madre da un anno, non c’era da stupirsi che Snow fosse tanto eccitata dalla prospettiva di avere sua figlia a casa per Natale.
Emma ancora si chiedeva come avesse fatto Mary Margaret a convincerla a partire proprio quel weekend. Mancavano ancora due settimane a Natale.
Due settimane a Storybrooke.
Sarebbe stato impossibile evitare Regina.
Non che volesse evitare Regina.
Regina…
Insomma, sarebbe stato…
Già.
«Tienimi aggiornata, tesoro! E presta attenzione, ti prego!»
«Sì, mamma».
«Hai scritto a Regina?»
«Mamma» l’ammonì Emma.
Uno dei suoi vicini di casa si affacciò in mutande e canottiera alla porta, un’espressione assonnata e insieme furiosa in volto. Emma sorrise innocentemente e si strinse nelle spalle.
Il vicino, un uomo sui cinquant’anni, rientrò sbattendo la porta. A quanto pareva, se a lui non era concesso dormire, a nessuno sarebbe stato concesso dormire.
«Ci sarà anche Regina alla festa di Natale, Emma. Ed è ora che voi due parliate. Quello che è successo lo scorso Natale-»
«Smetti di parlare prima che io decida che un solitario Natale a Boston è quello che mi serve» la fermò Emma, chiudendo gli occhi, un groppo in gola.
Lo sapeva, d’accordo?
Lo sapeva benissimo come era andato a finire lo scorso Natale.
«Manchi anche a lei, lo sai? Non lo dice, ma glielo leggi negli occhi».
Respirare diventò molto, molto difficile, per Emma.
«No-Non parlare di lei, non-»
«Chiamala, scrivile. Fa’ qualcosa, Emma!»
«Devo andare. Ci sentiamo più tardi».
Emma chiuse la chiamata prima che Snow avesse il tempo di risponderle. O dire altro su Regina.
Emma rimise il telefono in tasca e si alzò da terra.
Prese la valigia.
Stava tornando a Storybrooke.
A Storybrooke c’era Regina.
A Storybrooke c’erano le rovine di quella che sarebbe potuta essere la sua casa.
 
 
 
   
 
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