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Autore: Classicboy    09/12/2016    2 recensioni
storia scritta a quattro mani con Lady White Witch
Superhero!AU, Mutanti!AU, X-man!AU
principalmente Spamano con altre coppie
“Chi sono i mutanti?
L'umanità teme da sempre quello che non riesce a capire. La mutazione è la chiave della nostra evoluzione, ci ha consentito di evolverci da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni, ma ogni centinaio di millenni l'evoluzione fa un balzo in avanti...”
Lovino vive a New York assieme al fratello, e l'unica cosa che gli interessa e andare avanti senza essere disturbato da problemi quali i mutanti e il loro folle mondo.
Ma dovrà ricredersi quando, aiutando un gruppo di ragazzi in fuga, scoprirà di farne parte.
E così tra scuole in cui le persone hanno ali d'angelo e attraversano pareti, ragazzi che controllano il fuoco e ti invitano a uscire e pazzi uomini mascherati e i loro scagnozzi, riuscirà questo collerico italiano ad accettare il suo nuovo mondo e ottenere risposte su chi lui sia davvero?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP.14: TAVOLE MICENEE, GENI MUTANTI SOPITI, PROFEZIE CATASTROFICHE... IN QUESTA SCUOLA NON C'È MAI UN ATTIMO DI PACE

 

 

 

Westchester, New York,
Istituto Xavier per giovani dotati,
Stanza di Lovino e Feliciano Vargas,
La mattina dopo...


 

La luce entrò dalla finestra e colpì gli occhi di Lovino. Il ragazzo imprecò sottovoce mentre cercava il cuscino o le coperte da mettersi sopra agli occhi. Però erano irremovibili, come se qualcuno ci avesse messo sopra un macigno.

Il giovane sbuffò irritato e si voltò, cercando di riprendere sonno. Girato vide però a pochi centimetri il volto di Antonio che sorrideva beato nel sonno.

Il giovane lo fissò per un paio di secondi immobile, ad un tratto sveglissimo, mentre cercava di concepire ciò che aveva davanti e non dare di matto.

Non ci riuscì.

“Che cazzo ci fai tu nel mio fottutissimo letto, stronzo?! Ma che razza di maniaco sei che ti intrufoli nelle stanze degli altri e ti metti a dormire mezzo nudo con loro?!” esclamò furente saltando a sedere e portandosi le coperte a coprire il petto, quasi fosse una pudica damigella del '700.

Lo spagnolo mormorò un “Chi? Come? Cosa?” mentre si guardava attorno completamente spaesato.

Nel frattempo all'italiano come un pugno nello stomaco, ritornarono i ricordi della sera prima.

La cena, il piano per non farsi scoprire, il tempo passato al tavolo a chiacchierare quasi fossero due normalissimi adolescenti... e poi quel freddo gelido e quella voce paurosa che si divertiva a prendere in giro Antonio e che diceva di aver congelato l'intera Manhattan.

La voce di un membro della Confraternità.

Perchè anche se non sembrava Lovino era rimasto in uno stato di semi-incoscienza per tutta la durata della serata, al punto che si ricordava anche la figura grossa e minacciosa e la sciarpa stinta del loro avversario. Poi i ricordi diventavano sempre più confusi fino a che non era svenuto completamente.

Tutt'ad un tratto il castano sentiva la necessità di vomitare.

Nel frattempo Antonio si era segliato del tutto, e lo stava fissando con aria confusa e sorpresa: ''Lovinito? Che ci fai in camera mia?''

''Coglione, questa è la mia stanza!''

Lo spagnolo si guardò attorno confuso.

"Ma ne sei sicuro? Questa a me pare proprio camera mia, eh già!"

''Cazzo dici? Questa è camera mia! Mi ci hai portato tu... un momento, come ci sei riuscito? Il russo psicotico ... l'era glaciale a Manhattan... Merda ma aiutami, davvero non ti ricordi?''

Lo sguardo del castano era più confuso che mai: "Lovi, non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando. Cioè capisco che il Generale sia inquietante, ma dargli del russo psicopatico mi pare leggermente eccessivo. E poi ieri capisco che sia venuto un po' di freschetto verso sera, ma dire che c'è stata l'era glaciale mi sembra un po' un'esagerazione. Infine non siamo usciti da scuola, la cena l'abbiamo fatta qui, in giardino, non ricordi?"

''Ma... no dannazione, è tutto sbagliato! Noi siamo usciti fuori, siamo andati a 'sto fottuto locale a Manhattan... e minchia chi è il Generale?''

"Oh, non l'hai mai incontrato? Un tipo alto, inquietante, porta sempre un mantello logoro e controlla il ghiaccio"

Lovino storse la bocca: "Mi ricorda tanto il tipo di ieri, solo che non indossava un mantello, ma una vecchia sciarpa stinta... Ad ogni modo ti dico che ieri sera siamo usciti a Manhattan"

Antonio gli mise una mano sulla fronte, e chiese:' 'Sicuro di non avere la febbre? Oppure... Francis è riuscito finalmente ad usare i suoi poteri su di te?''

''Come sarebbe a dire, finalmente?''

''Niente! Ma Lovi... ti comporti in modo strano''

"Io? Che mi comporto in modo strano? Sei tu quello che sta facendo come se non fosse successo assolutamente nulla, e sappi che questo mi preoccupa e anche molto!"

"Mhm... penso che ti porterò da Mei. Magari ha qualcosa da poterti dare..."

In quel momento, in camera entrò Feliciano. Era in pigiama e aveva un bicchiere di latte in mano.

''Fratellone...?''

All'istante il più piccolo osservò la stanza e vide subito che suo fratello era a letto con Antonio, e soprattutto vide una cosa di cui il maggiore si rese conto solo in quel momento: entrambi erano semi nudi

"Fratellone..." ripeté Feliciano come in trance.

"Non è come sembra!" strillò Romano coprendosi con il lenzuolo.

''Perchè - iniziò Antonio, con tutta l'espressione di chi non aveva capito in che razza di posizione fosse - Com'è che sembra?''

''Taci, diglielo che non è come pensa''

''Ma... cosa esattamente?''

''Noi non... insomma... non abbiamo.... dai, hai capito''

Lui lo fissò con un'espressione vacua, e in preda alla rabbia l'italiano gli tirò una testata.

"Ahia, perché?"si lamentò.

"Digli che non è come sembra!" strillò in preda all'isteria il più giovane.

Nel frattempo Feliciano continuava ad assistere muto alla scena dalla porta, il bicchiere ancora in mano.

''Io... fratellone, sono così felici per te!''

''Eh?''

''Finalmente hai trovato la tua metà, ve!''

''Ma cazzo ti sei fumato, Feli?''

"Oh, sapere ciò mi rende così... così felice! Scusate se vi ho interrotti, ora vado. Sarò tutto il giorno da Kiku, e mi raccomando, per questo genere di cose bisogna sempre premunirsi"

"Feliciano fermo lì!"

"Io vado fratellone, divertitevi!"

''Non hai capito un cazzo!'' gli urlò, mentre Antonio cominciava finalmente a capire.

''Oh... crede che io e te...''

''Finalmente, testa di minchia! Feli pensa che abbiamo fatto sesso!''

"Oh, e l'abbiamo fatto?"

"Ma ti pare?! Certo che no! Figurati se mi metto a fare sesso con uno come te!"

"Lovinito, così mi ferisci"

"Non così tanto come vorrei... E levati di dosso una buona volta!" e con un calcio lo buttò fuori dal suo letto.

''Sicuro che non abbiamo fatto...''

''STA ZITTO!''

"Va bene, va bene... Cielo Lovi, non ti facevo così pudico"

"Taci e rivestiti. Manca solo che entri qualcun altro e incominci a pensare male" rabbrividì alla sola idea. L'ultima cosa che gli serviva in quel momento era l'essere al centro di un pettegolezzo scolastico.

Antonio fece per rivestirsi, quando notò una cicatrice dietro le spalle dell'italiano. Senza pensare a cosa stava facendo, la toccò, facendolo tremare.

'' Bastardo, cosa...''

'' Lovi... chi te l'ha fatta?''

"Di che cazzo stai parlando?" il giovane andò di fronte allo specchio a muro e la vide. All'istante si rabbuiò.

"Da dove cazzo spunta questa?" si domandò tra sé e sé sottovoce. Gli sembrava di ricordare che centrava un incidente o roba del genere, ma non ne era sicuro. Se la guardava e cercava di ricordare come se l'era fatta era come se due immagini nebulose si sovrapponessero tra loro.

''Non lo sai?''

''No, stronzo. Me ne ricorderei... insomma, guardala. Sembra ... sembra che mi abbiano marchiato come una vacca!''

"Uao, che bel paragone. Comunque sembra quasi una ferita da arma da taglio. Fidati, le conosco. Non sai quante ne ho beccate io"

"Ma non ha un cazzo di senso! Come avrei fatto a ferirmi con un coltello sulla spalla, e poi dove cazzo ne avrei trovato uno con una lama così grande?"

"Non so proprio cosa dirti...”

Poi, lo spagnolo ebbe come un'illuminazione

''Andiamo da Elena!''

''Chi?''

''La mamma di Heracles! Lei è come tuo fratello, guarisce le persone!''

"Davvero? E mi spieghi come mai una del genere non l'avete messa in infermeria?"

"Beh, Elena ha molti talenti, e inoltre non è che sia una molto adatta a rivestire il ruolo di infermiera..."

"Come mai?"

"Ti dico solo che una volta propose come metodo di cura il salasso di uno studente. Alcuni suoi rimedi potremmo definirli un po' troppo... all"antica, ecco"

''Un po'? Sembra che sia ferma al Medioevo. Te lo scordi che vada da lei!''

''Ma... dalle una possibilità. E' brava, sai?''

''E io ti credo pure, scemo. Come minimo mi metterà le sanguisughe addosso per controllarmi il sangue''

''Una volta lo fece con me. Non fu tanto male, le sanguisughe mi fecero il solletico''

"Io sono convinto che tu in passato ti sia sottoposto ad una lobotomia. Non c'è altra spiegazione per la tua stupidità"

"Oh, andiamo Lovi. Sono certo inoltre che Elena ti starà simpatica. È una brava donna, certo... a parte quando si mette a parlare di archeologia, ma vabbè, per il resto vedrai, è simpatica!"

''Ma da dove l'avete presa questa qui?''

''Questa qui, come la chiami tu, è una dei membri fondatori di Generation X. Ha conosciuto Fenice!''

"Beh, mi sembra che la maggior parte dei vecchi conosca Fenice"

"Andiamo, è anche la migliore amica della preside"

"Allora di bene in megl..." si bloccò di botto mentre si rendeva conto delle parole di Antonio. La migliore amica della preside... ciò significava che forse era a conoscenza del perché dello strano comportamento di quella donna! Andare a trovarla non gli risultava più così sgradita come idea.

''Bah, mi hai convinto''

''Davvero?!''

''Sì, ma prima fammi...''

Non riuscì a finire la frase, lo spagnolo lo prese per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza, incurante del fatto che non fosse ancora riuscito a mettersi una maglietta e che qualcuno potesse equivocare.

"Ma sei completamente deficiente allora?! Mettimi giù all'istante!"

"Oh, andiamo che c'è di male?" chiese Antonio con un sorriso.

Lovino alzò scettico un sopracciglio: "Di in po', hai visto in che condizioni mi trovo?"

"Come? Oh è vero - rimase qualche attimo in silenzio - Dovresti andare in palestra a smaltire quella pancetta, sai?”

''Pancetta? Come ti permetti?''

''Mica ho detto che sei grasso - si giustificò il ragazzo - Dovresti solo fare più movimento. Ti dovrei portare alla stanza delle simulazioni un giorno. Dovrebbe anche aiutarti ad allenarti con le tue capacità''

''Gran belle capacità del cazzo''

"Ehi, guarda che la rigenerazione superveloce è una capacità piuttosto utile in battaglia, devi solo saperci anche fare con le mani. Magari riusciamo a trovare qualcuno che ti insegni qualcosa di arti marziali, così magari riesco anche a convincere Francis a prendere lezioni..."

"Col cazzo! Preferisco amputarmi una mano piuttosto che avere un idiota lobotomizzato con un sorriso da scemo come tutor!"

''Mhm... ma sai che forse potrebbe ricrescerti la mano?''

''Forse?''

''Per saperlo, sai...''

''Non ci pensare neppure''

Ripresero a camminare, dando il tempo a Lovino di mettersi la maglietta che si era portato dietro.

"Bah, che scuola di matti" borbottò il ragazzo continuando di tanto in tanto a lanciarsi in imprecazioni e simili.

Dietro di lui Antonio lo osservava mentre cercava di afferrare quanto era successo finora. La sveglia con gli strani commenti di Lovino su quanto fatto la sera prima, Feliciano che si faceva una strana idea sul loro rapporto (cosa che in fin dei conti non è che gli dispiacesse poi granché ad essere sinceri), l'italiano che cambiava idea dopo tutte quelle proteste e poi l'averlo portato in braccio.

Era stata una mattinata assurda persino per i suoi standard, ed erano appena le 9:30 di mattina.

''Io credo che il tuo potere non sia male'' gli disse a un tratto, e Lovino si voltò.

''Che cazzo dici? E' inutile''

''Nah, te l'ho detto, un po' di allenamento... forse anche un po' di dieta... comunque, il fattore rigenerante potrebbe farti vivere molto a lungo. Forse addirittura per sempre, se è molto potente''

"Certo, come no. Con la sfiga che mi ritrovo probabilmente mi scopro leucemico e allora non ci sarà fattore rigenerante che tenga"

"Andiamo, perché devi sempre essere così pessimista?"

"È la mia natura, che ci vuoi fare. Feli è quello che vede sempre il lato positivo delle cose, io invece preferisco un approccio ai fatti più realista"

''Mi sembra solo tanto negativo - commentò Antonio - Sei nato con un potere fantastico''

''Disse quello che controllava il fuoco''

''Beh, modestamente... comunque, dico sul serio. Nessun potere è inutile. Bisogna solo imparare ad usare al meglio le proprie capacità''

''E sta cazzata chi te l'ha detta?''

''Rouge''

"Bah, evidentemente questa qui non ha mai avuto a che fare con un perdente come me"

"Per favore smettila si svilirti, mi fai stare male. Hai un potere fantastico, sei fantastico, e sono certo che se ti impegni sarai in grado di fare grandi cose" Antonio lo fermò e gli sorrise. Lovino arrossì leggermente, prima di scansare con forza il più grande.

''Sei imbarazzante''

''In effetti, me lo dicono spesso''

''Mai abbastanza!''

''Ma... Lovi! Io lo penso davvero! Sono sicuro che sarai un X man fantastico''

''Non mi pare che siamo su una rivista per nerds''

"Avanti, intendo un membro della squadra. Ne hai tutte le qualità!"

"Bah - borbottò l'italiano cercando di non dare a vedere quanto quel complimento gli avesse fatto piacere - Piuttosto dov'è questa fantomatica donna delle sanguisughe?”

''Siamo arrivati''

''Eh?''

''Qui c'è il suo ufficio''

Lovino alzò alzò la testa e vide che erano arrivati di fronte ad una porta in legno scuro su cui c'era una targa con su scritto "Elena Karpusi, docente di storia".

"Insegna storia?"

"Sì, te l'avevo detto che aveva il pallino dell'archeologia. Su entriamo!"

''Eh no, io lì non entro. Sta sicuro che ci troviamo come minimo in un'altra dimensione''

''Esagerato... non è una teleporta, Se fosse stato lo studio personale di Mei allora sì che ti avrei dato ragione. Una volta Francis venne spedito in Messico per una cosa del genere. E anche per aver insultato i teleporta''

In effetti, appena entrarono Lovino trattenne a stento un ''Wow che figata'' vedendo come era arredato l'ufficio: quadri, vasi, statue antiche e, se faceva abbastanza attenzione, poteva persino cogliere qua e là il luccichio di qualche oggetto d'argenteria . Gli ricordava una vecchia illustrazione su un libro di fiabe che leggeva a suo fratello quando erano piccoli: la storia di Alibaba e i quaranta ladroni. Quel posto era esattamente come da piccolo si immaginava la caverna dei ladroni. Solo, mancava qualcosa. O meglio, qualcuno.

"Ehi, dov'è la prof?"

''Se siete qui in cerca di preservativi o di consigli per non contrarre malattie veneree - fece una voce alle loro spalle - Sono spiacente di dirvi che questo è il posto sbagliato. Andate in infermeria, Mei vi darà lo stretto necessario per capire i meccanismi base per la vostra... storia''

Lovino si sentì andare a fuoco, mentre il cuore faceva una tripla capriola nel suo petto.

Si voltò e si trovò faccia a faccia con una donna dall'incarnato abbronzato, dei lunghi capelli castani e degli occhi grigi che lo osservavano incuriositi.

L'italiano si sentì la gola secca mentre balbettava: "Noi non... non... cioè ecco, noi ecco, ecco..."

La donna sollevò un sopracciglio confusa.

"Noi... noi non siamo venuti qui per una cosa del genere! - riuscì a sputare fuori il castano alla fine - A dirla tutta non stiamo nemmeno insieme"

"Oh - esclamò la donna mentre gli osservava con quella sua espressione curiosa - Ne siete sicuri?"

"Certo!" strillò il castano mentre sentiva le guance andare a fuoco per la rabbia, stavolta.

"Ah, capisco... - la donna si illuminò - Allora siete qui per sapere qualcosa di più sulla civiltà micenea? Ho recentemente comprato un libro a riguardo..." e si fiondò verso la libreria, senza neanche prestare attenzione alle eventuali risposte.

"In molti sottovalutano questa civiltà, credendo che abbiamo troppi pochi elementi per parlarne, ma io sono della convinzione che ci basterebbe consultare altre fonti di quell'epoca per riuscire a capirne qualcosa in più. Ad esempio, se analizzassimo accuratamente il disco di Festos noteremmo che..."

Lovino rivolse un'occhiata scettica allo spagnolo, assolutamente tranquillo, come se quella fossa per lui una scena usuale, mentre la donna metteva per terra tomi su tomi riguardanti l'archeologia e vari utensili risalenti all'età del bronzo e tavolette in ceramica con elaborati disegni.

"Ma di un po', chi è 'sta squinternata?" riuscì a sussurrargli.

Antonio lo osservò confuso: "Come chi è? Questa è l'insegnante di storia della scuola, la madre di Heracles, la supereroina con poteri di guarigione nota come Athena: Elena Karpusi"

"Mi stai dicendo che una così ha una cattedra e lavora per difendere il mondo dal male?"

"Beh, sì"

L'italiano lo fissò interdetto: "Ma che razza di insegnanti avete qui? Ehi, aspetta un attimo, ma quella che ha appena tirato giù è una spada?"

''In realtà sarebbe un pezzo miceneo piuttosto raro - disse la donna - Mi ci è voluto molto per ridargli la bellezza di un tempo"

"Ah si occupa anche di restauri?"

"Occasionalmente - ammise l'altra - Coi miei poteri è facile. Incredibile come riesca ad utilizzarli anche sulla materia inorganica"

"E noi siamo qui proprio per questo! - esclamò Antonio- Lovino qui non conosce appieno il suo potere e crede che sia inutile per poter essere un eroe"

"Eh no aspetta idiota... io non ho mai detto di voler essere un eroe!"

"Dettagli"

Intanto, Elena sorrideva maliziosa verso i due adolescenti: "Ah, i giovani amori! Se mia cugina Aphrodite fosse qui..."

"Non stiamo insieme!" urlò Lovino completamente rosso in viso, mentre la donna sogghignava esclamando un "Certo certo, come dici tu caro".

Il castano spostò lo sguardo arrabbiato, e notò che su di una libreria erano riportate delle foto in varie cornici.

Si avvicinò incuriosito.

"Ah, quelle sono delle vecchie fotografie. Anche se mi piacciono ruderi e rovine apprezzo comunque la compagnia delle persone, cosa credete eh?" scherzò lei mentre si avvicinava al ragazzo.

Lovino osservò le immagini: in una c'erano tre donne molto giovani che si stringevano in un braccio, o per meglio dire le due ai lati soffocavano quella al centro, in un'altra vi era riportata l'immagine di un bambino molto piccolo che dormiva su di un divano mentre un gatto gli stava vicino, come a fargli la guardia, in un'altra vi erano ritratti due ragazzini dai capelli castani, un maschio e una femmina, lei chiaramente più grande che sorrideva felice, lui che osservava cauto l'obbiettivo mentre si stringeva un libro al petto.

Di foto così ce ne erano a bizzeffe, ma la sua attenzione venne attirata da una vecchia cornice in argento, lasciata più indietro, come se volesse essere dimenticata. L'italiano la afferrò, attirato come da una forza magnetica. Era la vecchia foto di un matrimonio. Vi erano ritratti due giovani, di poco meno di trent'anni, lei in uno stupendo abito bianco, lui in un elegante smoking scuro. Riconobbe la donna come la ragazza della prima foto e l'uomo come il ragazzino dell'ultima.

Il giovane si portò una mano alla testa con una smorfia di dolore. Chi erano quei due, e perché si sentiva così... confuso mentre li guardava?

"Oh, questa è una vecchia foto personale. Nulla di che" intervenne la voce di Elena, mentre prendeva la cornice dalle mani del giovane e la rimetteva a posto. Aveva un tono di voce triste e duro.

Si voltò a guardarli e al più giovane sembrò che avesse gli occhi umidi.

"A proposito, non so ancora il tuo nome"

"Lovino... Lovino Vargas"

In un'istante un'espressione di sorpresa e incredulità passò sul viso della donna, come era accaduto con la preside, prima che questa gli sorridesse amabile: "Oh, Vargas. Intendi quello che per poco non si è fatto uccidere da Quicksilver e Thunderdragon?"

"Come è possibile che lo sappiano tutti?!''

''È una scuola piccola, ragazzo"

"Non mi pare!"

"Su, no prendertela. Piuttosto... sei sopravvissuto a uno scontro con due dei più potenti tirapiedi di Sadiq. O hai un potere fenomenale o sei immortale"

"Forse lo è - disse Antonio - intendo, lui ha il fattore rigenerante come Wolverine. È possibile che possa vivere quanto lui!"

"Oh spero di no, cent'anni e passa di sfiga non li augurerei a nessuno"

"Certo - commento sarcastico l'italiano - Perché fino a questo momento è andata tutto così bene. Una favola proprio"

"La sfortuna serve a temprare gli eroi"

"E chi lo dice?"

"Oh lo puoi trovare in quasi tutte le tragedie greche"

"Non esattamente il mio genere"

"Un vero peccato. Se i miei nipoti..." Elena si blocco, mordendosi il labbro.

''Tutto bene?"

"Oh certo caro. Vecchi ricordi, alla mia età capita"

Lovino storse il labbro, non esattamente sicuro. Più incontrava insegnanti in quella scuola, più gli sembrava che gli stessero nascondendo qualcosa. Stava per chiedere qualcosa di più, quando intervenne Antonio: "Ad ogni modo, ci sono dei consigli che puoi dare a Lovino per quanto riguarda i suoi poteri?"

L'italiano gli tirò uno scappellotto: "Ma che dici, razza di coglione?! Io non ho bisogno di nessun tipo di consiglio per quanto riguarda i miei poteri! Anzi, l'unica cosa che vorrei sapere è come posso liberarmene, grazie!"

La donna sorrise lievemente di fronte a quella scena: "Beh, sono spiacente ma non si può. Un potere come il nostro è per sempre. Certo a meno che non trovino un antidoto contro il gene X, ma in quel caso... - si mise a fissare per un attimo il vuoto di fronte a lei, prima di riscuotersi - Scusatemi, cari, oggi ho tanti pensieri per la testa"

''Quindi sono fregato. Mi terrò un potere inutile a vita. Ok, capito. Andiamocene”

"Di già? Ed io che volevo un po di compagnia"

"La prossima volta prof. Se magari riesce a reperire qualcosa del Siglo de oro..."

 

 

Westchester, New York,
Istituto Xavier per giovani dotati,
Corridoi della scuola, nei pressi dell'infermeria



Zafirah camminava veloce per i corridoi della scuola, i suoni dei passi sul parquet che rimbombavano. Di tanto in tanto incontrava degli studenti e sorrideva loro salutandoli, solo che il suo era un sorriso teso e nervoso.

L'egiziana era preoccupata. La sera prima Winter congelava mezza New York senza che loro se ne accorgessero e poi quasi per magia la neve si scioglieva completamente facendo sembrare il tutto quasi un sogno.

Puff, così, di colpo!

I rilevatori avevano segnato un picco di energia incredibile, come non veniva registrato da un decennio almeno.

Doveva scoprire qualcosa di più. Ah, se solo avessero avuto un telepate al quale far usare Cerebro...

La donna si riscosse. Un problema alla volta, la prima cosa che doveva fare era andare da Mei. La cinese l'aveva chiamata per dirle che aveva delle novità per quanto riguardava alcuni esami, e Zafirah in parte sperava che l'altra si riferisse ai Vargas.

Almeno si sarebbe tolta un pensiero dalla testa.

Arrivò di fronte all'infermeria e fece per aprire la porta quando questa si spalancò di scatto.

“Oh, buongiorno, signora preside” mormorò un ragazzo dai capelli biondi e dei profondi occhi blu scuri.

“Salve, Lukas. È successo qualcosa?”
Il norvegese scrollò le spalle: “Una visita di controllo, nulla di che. Ora mi scusi, ma devo andare a studiare. Arrivederci” e se ne andò in fretta in camera sua.

La mora continuò a seguire con lo sguardo la sua figura che si allontanava. Lukas Bondevik era un ragazzo davvero curioso: era silenzioso, glaciale, astuto, inoltre sembrava quasi essere incapace di stabilire dei legami con chiunque, cosa che la preoccupava non poco. Non era mai bene che un ragazzo così dotato si isolasse. Solitamente le persone così finivano per diventare... imprevedibili. Inoltre vi era poi tutta la questione tra lui e Berwald.

La donna scacciò una fastidiosa vocina che le sussurrava qualcosa nell'orecchio prima di entrare.

“Eccomi qui, Mei, scusami se ti ho fatto aspettare”

La castana alzò gli occhi da alcune analisi che aveva di fronte prima di sorridere: “Oh, non si preoccupi, signora preside, io ne stavo approfittando per analizzare alcune schede”

Zafirah le fu accanto e osservò incuriosita i fogli che l'altra aveva di fronte. Dopo anni che insegnava in quella scuola aveva imparato, più o meno, a leggere i grafici dei poteri degli studenti, ma tutt'ora alcuni aspetti più complessi le risultavano più difficili dei geroglifici egizi. Guardò un attimo un foglio e aggrottò le sopracciglia. C'erano dei valori decisamente sballati. All'istante gli occhi guizzarono sul nome.

“Come vanno le condizioni di Emma?”

Mei alzò gli occhi da una scheda prima di osservare il grafico della belga e farsi scura: “Non bene purtroppo. Sembra che il gene animale sia più forte di quanto ci aspettassimo. Ancora un po' e c'è davvero il rischio che la sua parte ferina prenda il sopravvento rendendola selvaggia e pericolosa. Le ho proibito di andare in missione per un po', con la speranza che con un po' di inattività il gene regredisca. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è che qualcuno o qualcosa forzi il suo potere e acceleri il processo - posò un foglio e si stropicciò gli occhi - Ma ad ogni modo non è di questo che volevo parlarle” e prese fuori un altro foglio e glielo porse.

Zafirah lo prese e lo studiò incuriosita. Era un encefalogramma, solo che presentava delle curve particolari, decisamente innaturali.

“Mei che cos'è questo?”

“Si tratta di un analisi più approfondita che ho voluto fare a Lukas. Il fatto è che durante l'ultima ispezione erano emersi dei dati... particolari. Ecco vede questa curva? - e indicò una linea più ondulata - Sta a significare che vi è un maggiore uso di energia psichica rispetto ai parametri normali”

“Beh, non ci vedo nulla di strano, il potere di Lukas consiste nel generare proiezioni psichiche e una latente telecinesi. Ovvio che in lui ci sia un potenziale psichico più forte che negli altri”
“Lo pensavo anch'io, poi però ho paragonato questo encefalogramma... con quest'altro” e porse un altro foglio, stavolta un po' più vecchiotto.

“Beh, sono molto simili”
“Esatto, ma quello che in mano ora è l'encefalogramma di un telepate”
Zafirah spalancò la bocca per lo stupore: “Mi stai dicendo che questo ragazzo è anche in grado di esercitare la telepatia?”

“Così parrebbe, ma c'è un problema. I valori della telepatia sono deboli, molto deboli, come se fosse sopita, ma al contempo sono abbastanza forti da far pensare che almeno un paio di volte l'abbia usata”
“Mi stai dicendo che lui sa di essere un telepate, ma lo tiene nascosto apposta” tutto quello era assurdo.

Mei scrollò le spalle: “Così sembra, questa è l'ipotesi più accreditata”

L'egiziana posò i due fogli sul banco prima di sospirare e portarsi due dita alle tempie. Problemi, solo problemi che non facevano altro che aumentare a vista d'occhio.

“E come sei invece per gli esami ai Vargas?”

Mei si mosse a disagio: “Ecco, questo è ancora più complicato”

“Oh, santo cielo, che c'è adesso?”

La cinese si diresse verso un vecchio proiettore di diapositive: “Ho condotto delle analisi sul loro sangue e sul DNA dei due giovani Vargas e in entrambi si sono manifestate delle anomalie, simili, ma per certi versi completamente diverse. E più li guardo più mi viene da pensare che il loro non sia un semplice fattore di guarigione”
“Parla chiaro, voglio i fatti”

“E va bene. Per primo ho analizzato Lovino - mise su una slide del DNA del maggiore degli italiani - Ecco guardi bene la sequenza di amminoacidi e nucleotidi e cerchi di memorizzarli. Fatto? Bene, ora guardi... questo - mise su un'altra slide - Notato niente di strano?”
Zafirah aggrottò la fronte: “Beh, tecnicamente le sequenze sono identiche. Sei sicura che non sia la stessa sezione?”
“Ne sono sicura, ho fatto la foto di due parti diverse in due momenti diversi, ma le basi azotate sono le stesse, si ripetono. È come... se fosse stato riavvolto il nastro”

“Mi stai dicendo che presenta parti del DNA tra loro molto simili?”

“No, sto dicendo che presenta parti del DNA identiche. Anzi, sono sicura all'ottanta per cento che questa sia la stessa identica parte”

“Non ci credo...”
“Eppure è così. Poi ho condotto anche analisi sul sangue di Lovino. Ho anche provato a, diciamo così, infettare alcuni globuli rossi per vedere come reagivano alle malattie”

“E?”
“E dopo una manciata di secondi i globuli erano tornati esattamente come erano prima del mio esperimento”

“Si sono autoguariti?”
“No, non so cosa abbiano fatto, ma è come se non fossero mai stati infettati”

“Però...”

“Inoltre vi è poi un altro particolare. Un particolare decisamente... inquietante”
“Sarebbe a dire?”
“Beh, ad un certo punto ho posato il campione di sangue di Lovino vicino a delle altre provette di altri studenti, e entrambe hanno cominciato a reagire in modo strano. Sembra quasi che il sangue di Lovino “attragga” il gene X degli altri mutanti”

Zafirah si morse il labbro nervosa mentre una nuova ipotesi si facevano largo nella sua mente: “E per quanto riguarda Feliciano invece?”

“Beh, potremmo quasi dire che il suo caso sia... diametralmente opposto a quello del fratello”
“Esponi”
“Il DNA diventa come impazzito, ci sono sezioni che scompaiono per essere sostituite da come sarebbero successivamente, saltando però completamente alcuni passaggi intermedi. Come se in un libro ci fossero continui salti temporali che escludono alcune scene e alcuni momenti”

“E il sangue?”

“Per quanto riguarda la prova del sangue infetto... una volta contaminati i globuli rossi accade una cosa assurda, la malattia comincia a progredire alla velocità della luce fino alla cura più completa. Come se qualcuno avesse premuto il tasto avanzamento veloce”

Zafirah annuì: “Quindi tirando le somme, la cosa che non va in questi ragazzi è... il loro tempo”

Mei annuì grave: “È una mutazione assolutamente unica, non ne avevo mai viste di così”
“Beh, in fondo c'era da aspettarselo”
“Che intendi?”
Zafirah sospirò: “Sono quasi sicura che si tratti dei nipoti di Claudio, pertanto trovare un comportamento anomalo nelle loro cellule... potremmo dire che è solo un passo in avanti nella conferma della mia ipotesi”

Mei trattenne il respiro: “I... i nipoti di... ma credevo fossero morti! Morti come...”
“Come Livia. Già, lo credevo anch'io, ma hanno il suo stesso cognome, Lovino assomiglia a Claudio e Feliciano a Livia, e inoltre ora sappiamo che i loro poteri sono così particolari”

La preside prese a fissare le analisi dei due fratelli mentre la sua mente elaborava dati alla velocità della luce.

In quel momento ci fu un incerto bussare alla porta e fece timidamente capolino la testa di Wy: “Ehm, scusa Mei, ma avevi detto che l'appuntamento era per... oh, signora preside, c'è anche lei. Buongiorno”
“Buongiorno Whillelmina, a cosa dobbiamo la tua venuta qui?”
La bambina prese a tormentarsi nervosamente i capelli: “Beh, ecco, Mei mi aveva detto che dovevo venire per fare degli... ac-cer-ta-men-ti, giusto?”

La cinese annuì con un lieve sorriso: “Esatto Wy. Non ti preoccupare, non è nulla di che. Devi sapere che ogni volta che il potere di un nuovo mutante si manifesta è sempre bene monitorarlo, così da poter capire anche un eventuale spettro totale dei suoi nuovi poteri”

La bambina annuì confusa. Aveva capito metà delle cose dette dall'altra.

Zafirah le sorrise dolcemente: “Non ti preoccupare, non è nulla di che. Se vuoi rimango anch'io qui”

La bambina annuì, rassicurata dalla presenza della donna.

Mei la fece sedere su di un lettino, con la schiena dritta e le prelevò un po' di sangue.

“Le analisi è sempre opportuno farle, anche se nel tuo caso si tratta più di un potere di natura psichica che fisica”
“Cioè?” domandò la bambina, curiosa di sapere qualcosa di più sulle sue nuove abilità.

“Beh, a quanto sappiamo sei una veggente, puoi vedere nel futuro, quindi usi un tipo di vista interiore. Il gene X probabilmente ha influenzato una parte del tuo cervello che ti permette di scorgere ciò che sarà”

“Ma non è un potere un po' inutile in battaglia?” domanda con la sua solita schietta sincerità la giovane mentre si esibiva in una smorfia.

La preside trattenne un sorrisetto: “Non dire così, Whillelmina. Ricorda: nessun potere è inutile”

“Appunto. Magari non ti concederà grandi vantaggi in uno scontro sul piano fisico, però potrai aiutare i tuoi amici stando dietro alle quinte. Inoltre c'è la possibilità che in futuro potresti anche conoscere gli avvenimenti del passato, insomma una vista totale sul tempo” la rassicurò Mei con un sorriso, mentre Wy la guardava scettica.

“Dici così solo perché gli altri ti lasciano sempre indietro mentre loro vanno a fare le missioni”

Quella frase fu decisamente un duro colpo per la cinese, che reagì chinando la testa mortificata e esibendosi in un grande sospiro.

“Whillelmina!”

“Che c'è signora preside, è la verità! Non pretenderà per caso che io dice una bugia, vero? È lei che ripete che bisogna sempre dire la verità!”

“Beh, sì, però in alcuni casi...”
“Mi sta esortando a mentire? Guardi che vado a dirlo alla mamma e al papà!”

Le due donne la fissarono confuse.

“Di chi stai parlando, scusa?”
“Noi bambini dell'istituto abbiamo decretato che Lovino e Antonio saranno i nostri due nuovi papà, in quanto non ne abbiamo di veri”

“Mi domando chi sia chi e quali altri ragazzi formino i loro parenti” mormorò Mei, incapace di decidere se quella fosse la cosa più divertente, la più assurda o la più tenera che avesse mai sentito.

“Mei, fidati, talvolta è meglio che alcune informazioni...”

“Il papà è Antonio, mentre la mamma è Lovino - esclamò in quel momento la bambina - Mentre gli zii sono Feliciano, Emma, Kiku (quest'ultimo uno zio aggiunto) e Abel. Ma a dire il vero lui lo abbiamo messo solo perché è il fratello di Emma”

Zafirah sospirò: “Quel ragazzo è davvero impopolare a scuola, non c'è che dire. Persino i bambini...”

“Beh, non si può certo dire che abbia un carattere facile, no?”
Wy annuì: “Però ditegli di non abbandonare il papà!”

Le donne la osservarono confuse, per la seconda volta in meno di cinque minuti: “Come scusa?”

La castana annuì: “Sì, ditegli di non abbandonare il papà e la mamma nelle grinfie dell'uomo vestito di rosso e con la maschera bianca!”

Mei e Zafirah impallidirono all'istante, mentre il vero significato di quelle parole le colpiva come uno schiaffo.

“Whillelmina - mormorò la preside - Dicci chiaramente di cosa stai parlando. Si tratta per caso di una visione?”
La giovane le fissò confusa: “Beh, credo di sì”
“E cosa hai visto di preciso? Ti prego sii la più dettagliata possibile, è una cosa molto importante”

Wy chiuse gli occhi e aggrottò la fronte, cercando di ricordare: “Beh, ho visto l'immagine di un corridoio circolare futuristico, tutto bianco e in acciaio, anche se mi sembrava che fosse abbandonato da molto tempo. Il corridoio è in parte distrutto, ci sono chiazze di ghiaccio in giro, e al centro se ne sta l'uomo vestito di rosso e con la maschera bianca, che impugna due strane spade ricurve. Il papà difende la mamma, le braccia avvolte dal fuoco, più figo che mai, mentre dietro Abel se ne va trascinando lo zio Heracles...”

“Zio Heracles?”
“Beh, sì. Lui sta con lo zio Kiku, no? Mei, non interrompermi!”

“Già, hai ragione scusa, che domanda sciocca. Va avanti, ti prego”

“Okay, allora: Abel se ne sta andando mentre trascina lo zio e al contempo urla “Qui c'è bisogno di un eroe”. Heracles però non è molto felice, infatti si sta dimenando e urla cose in una strana lingua mentre cerca di andare verso l'uomo in rosso”

“Heracles... che si agita?” domandò confusa Zafirah. Questa cosa era decisamente più strana di tutte le altre che aveva sentito dire dalla bambina.

“Sì, curioso, vero? Pare però molto arrabbiato con l'uomo, di tanto in tanto dice cose come padre o mamma, ma mi sembra strano che si riferisca così ad Antonio e Lovino, no?”
Zafirah annuì, mentre capiva il motivo dell'agitazione del giovane greco nella visione.

“E poi che succede?”
“Beh, ecco l'uomo dice una cosa strana come: ''Oggi porterò a termine ciò che ho iniziato dieci anni fa'' ”

Zaphira trattenne il fiato. Mei le mise una mano sulla spalle, e le chiese: ''Tutto bene? Sembri...''

''Sto bene - l'interruppe l'egiziana, brusca - Sto bene, non preoccuparti. Sono sorpresa, ecco tutto. E' una visione molto dettagliata''

"Effettivamente sì. Devo ammettere che per essere così giovane ha un potenziale incredibile"

Zafirah prese a mordersi il labbro mentre Wy le osservava, confusa.

"Sai per caso entro quanto tempo la tua visione si avvererà?" domandò la preside.

"Entro tre settimane"

''Come fai a...''

''Oh beh preside, è una questione di statistiche - rispose semplicemente la bambina - Insomma, le mie ultime visioni ci hanno messo tra le due/tre settimane per realizzarsi. Non so con precisione quando esattamente, però. Ci so lavorando su''

''Quindi, fammi capire - riprese Mei - Ogni volta che hai una visione, sai che potrebbe succedere nell'arco di tre settimane, ma non sai esattamente quando?''

''Yup, sì è così''

"Fantastico, il nostro futuro è nelle mani di una bambina di nove anni - mormorò l'egiziana - Avanti Zafirah, riprenditi, non è certo la situazione più disperata in cui sei mai capitata"

La donna osservò con serietà la bambina: "Whilelmina, gradirei che che tu rimanessi con noi per analizzare meglio le tue visioni"

''Sapete vero che non ho firmato per essere il vostro topo da laboratorio vero?''

''In realtà, non ti abbiamo fatto firmare niente''

''Appunto, Mei''

''Senti - le disse la preside - Probabilmente la scuola attraverserà un bruttissimo momento, e noi abbiamo bisogno di sapere tutti i dettagli possibili per evitare che qualcuno di molto, molto cattivo abbia la meglio. Poco fa hai detto di voler essere un elemento utile della tua squadra, non è così? Bene, noi ti stiamo dando l'opportunità di esserlo''

''Eh? Ma io non sono in nessuna squadra''

''Per ora, bimba mia. Per ora...''

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore (che finalmente dopo secoli riesce ad aggiornare):

Allora, salve a tutti, come va?

Ringraziate il fatto che abbia ponte lungo da scuola per il fatto che sia finalmente riuscito ad aggiornare questo capitolo.

Ad ogni modo, dopo avervi lasciato con un capitolo pieno di scontri e azione arriviamo ad un capitolo un po' più statico, ma comunque ricco di eventi. Le analisi di Mei hanno portato alla luce varie novità per quanto riguarda i poteri dei giovani Vargas, e poi la profezia di Wy. Prima o poi quella ragazzina vi ucciderà con le sue profezie, dico bene? XP

Ad ogni modo, passando alle domande: chi erano le persone nelle foto di Elena? Perchè la donna sembra comportarsi come la preside in presenza di Lovino? Perchè Lukas nasconde le sue abilità di telepate? Il potere di Lovino e Feliciano è davvero una cosa semplice come il fattore rigenerante e la guarigione di terzi? Ma soprattutto: cosa significa la visione di Wy e quando si avvererà?!?!?!

Non vi preoccupate, ormai molti nodi stanno venendo al pettine, e presto saprete la verità sul mistero che circonda i fratelli Vargas.

Non perdetevi il prossimo capitolo, in cui faremo finalmente la conoscenza con tutti i nostri adorati cattivi!

Attenzione: minimo due recensioni per continuare! Volete fare felici due autori, da? ^J^

 

 

 

Angolo pubblicità (se volete saltatelo):

Stanchi dei misteri al cardiopalma di Martin Mystere? Stufi di zombie e alieni mangia budella che vi fanno venire gli incubi? Le fiabe e le leggende vi creano un senso di angoscia? Niente paura! Feliciano, Ludwig, il magnifico Gilbert, Lovino, Antonio, Arthur, Francis e molti altri sono qui per risolvere i vostri problemi. Sotto la guida dell'irascibile Sadiq e del suo fin troppo rilassato assistente Heracles, l'Agenzia risolverà tutti i vostri problemi di natura soprannaturale... nella maniera più demenziale e incasinata possibile!

Lettore avvisato mezzo salvato.

La fic “The Agency” è disponibile sulla pagina della mia collega, Lady White Witch. Fateci un salto, non ve ne pentirete!

   
 
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