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Autore: floricienta    11/12/2016    1 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 14
IL SACRIFICIO

 

 

 

Ottobre, anno 439 del XII periodo

“Siamo sicuri di quello che abbiamo fatto?” Elin si pulì gli occhiali con dedizione per poi rimetterseli addosso.
“Abbiamo deciso democraticamente.” rispose Molan, incrociando le braccia.
“Io sono comunque contrario a questa buffonata.” Hallgeir schioccò la lingua sonoramente.
“Sommo Hallgeir, ti prego di non essere così ostile.” intervenne Keneke. “Siamo a conoscenza di chi sia quel ragazzo e sappiamo che un potere come il suo non è solito comparire a chiunque.”
“Per quanto sia raro, mi dispiace per lui.” Freya abbassò il capo, ma venne posata una mano sulla sua spalla dalla maga del fuoco.
“Amica mia, non addolorarti. Anche tu eri contraria all'inizio, a causa del tuo potere di percepire le aure altrui, ma capisci che è per il bene della nostra razza.”
“Il suo tatuaggio è la luce nelle tenebre.” continuò la maga del vento.
“Motivo in più per credere che abbiamo fatto la scelta giusta.”
“Somma Freya.” prese la parola Molan, ma non aggiunse altro, porgendole un dolce sorriso che venne ricambiato.
Keyondre rimase in silenzio ad ascoltare tutti i commenti dei suoi colleghi, non aveva voglia di stare a discutere con loro di un qualcosa che non avrebbero capito, perché non l'avevano mai sperimentato sulla loro pelle.
Si lasciò scappare un piccolo sospiro e si rilassò sulla sedia, sapendo che qualche ora dopo avrebbe dovuto affrontare un paio di occhi spaventati e tristi.



Ari era appena diventato un vero mago, non era passata neanche una settimana e già Keyondre gli aveva comunicato che avrebbe partecipato al suo primo rituale.
Aveva spalancato gli occhi e le dita avevano cominciato a tremare. Sapeva che sarebbe successo, solo non si aspettava così prontamente, ancora non aveva metabolizzato del tutto.
“Un Sacrificio?” annaspò alla ricerca d'ossigeno e fu obbligato a sedersi.
“Va tutto bene. È normale che tu sia così agitato.” gli disse premuroso l'uomo.
“Non è solo agitazione...”

Non voglio veder morire qualcuno davanti a me senza poter far nulla per salvarlo, anzi...

“Lo so, Ari.” gli diede una pacca in testa, scompigliandoli i capelli con fare affettuoso.

...facendogli credere che l'unico modo per salvarlo sia quello di ucciderlo.

“Non è vero.”
“E invece è così.” alzò il tono di voce e lo afferrò per le spalle.
In quel momento, ad Ari venne in mente di quando Inaya gli aveva parlato che qualcuno che conosceva era diventato un Sacrificio, forse quel qualcuno lo conosceva anche Keyondre e aveva provato il dolore della perdita di una persona importante.

Davvero non c'è altra soluzione?

Inaya entrò nella sala, dato che si trovavano nell'appartamento di Keyondre, e si accorse della situazione prima che potesse salutare a gran voce e interromperli.
“Non so se sono capace di affrontare un qualcosa del genere...” continuò il ragazzo.
La Curatrice gli si accostò, per la prima volta la vedeva con i capelli lasciati sciolti e le arrivavano al fondo schiena. Sembrava scomparire nel cielo notturno, data la sua statura e corporatura minuta.
“Invece ne sarai in grado.” lo incitò il mago del buio. “Tu vuoi fortemente qualcosa, dico bene?”
Ari alzò il viso su di lui e si ritrovò ad annuire.
“Proprio per questo, allora, potrai sopportare la sofferenza e sacrificare te stesso, se questo comporterà al raggiungimento del tuo scopo.”
Nessuno gli aveva mai parlato a quel modo, neanche suo padre, neanche Nael, eppure sentiva che avrebbe voluto qualcuno che gli parlasse così da sempre.

Dove la trovo la forza per compiere tale brutalità?

“Non sono io quello che verrà sacrificato...” era un'infelice battuta, tuttavia, la verità.
“Una parte di te lo sarà sicuramente.” fece una piccola pausa. “Sai che anche io devo assistere ai Sacrifici.”
“E con questo?”

Mi stai forse dicendo che non sarà colpa mia? Che lo sguardo di disprezzo che vedrò non sarà indirizzato a me?

“Mi ricordo ogni singolo volto di ogni singola persona morta.”
Ari sussultò e socchiuse le labbra.
“È terribile.”
Keyondre gli fece un cenno col capo.
“Questo mi ha reso ancora più forte. Ha plasmato il mio animo, mi ha costruito una corazza e una spada che posso usare per proteggere tutti gli altri.”
“Quindi è inevitabile...”

Quindi anche io diventerò una persona migliore proprio a causa di queste atrocità?

“Ari, tu sei speciale. Ricordati sempre che hai qualcosa di speciale.”
Il ragazzo non ci pensò due volte e l'abbracciò.
L'uomo rimase un po' spiazzato, ma poi ricambiò la stretta. Non ci volle che un attimo che anche Inaya si unì a quell'abbraccio.
“Sei come un padre per me.” sussurrò Ari, mettendo da parte tutte le formalità. Voleva solamente il calore di una famiglia.
Keyondre fece un piccolo verso di sorpresa.
“Questo fa di me tua sorella!” esclamò Inaya con un enorme sorriso e puntandosi l'indice contro.
“S-se vuoi esserlo...” rispose il ragazzo timidamente e arrossato in viso.
“Sempre queste domande stupide.” gli diede un forte pizzicotto sul braccio, spiegazzandogli la tunica. “Hai sentito, padre? Adesso ho un fratello!” si mise una mano sul cuore, tutta contenta. “Un fratello gemello!”
La vivacità della ragazza non poté che contagiare anche gli altri due, che si ritrovarono a ridere di gusto di fronte alle guance paffute di Inaya, che aveva iniziato a sproloquiare a destra e a manca di qualsiasi argomento quel discorso le aveva messo in testa.



Nael non aveva opposto la minima resistenza.
Era stato scortato da Wayra e Niremaan da colui che faceva le veci di capo su quell'aeronave e, subito, il mago si era prodigato di avvisare la nave, dove si sarebbe tenuto il rituale, che avevano la prossima vittima.
La luce verde era scomparsa nell'attimo in cui quel vecchio con la gobba l'aveva toccato sulla spalla, pronunciando non sapeva bene che parole. Lui era rimasto seduto per tutto il tempo in quell'ufficio senza emettere un suono, senza alzare mai lo sguardo.
Un misto di odio e tristezza si faceva strada in lui man mano che passavano i minuti e sentiva parlare i maghi tra loro su quello che andava fatto.
Lo avevano rinchiuso a chiave in una stanza per una manciata di ore. Questa era provvista di un letto, una sedia e poco altro, tutte cose di cui neanche si curò.
Si era seduto sul pavimento freddo in acciaio, portandosi un ginocchio all'altezza del petto, e aveva posato sopra la testa. Dopo qualche minuto, i suoi occhi vitrei si erano alzati al soffitto, dove una pala stava girando e rinfrescava la camera grazie al venticello prodotto da essa.
Il tempo era passato anche più veloce del previsto e Nael era stato nuovamente scortato nell'ufficio del mago – di cui aveva captato il nome Hamar – e gli era stato detto di avvicinarsi alla finestra.
Così aveva fatto e dopo qualche secondo si era ritrovato scaraventato in una dimensione del tutto diversa, immersa di luce bianca e, dopo qualche altro secondo, era caduto malamente su un pavimento, anch'esso freddo come quello a cui era abituato.
Si era massaggiato la spalla che aveva picchiato e si era rialzato in piedi.
Davanti a lui c'erano delle persone che non aveva mai visto, ma che aveva riconosciuto subito.

Maghi.



Nael stava venendo accompagnato in quella che pensava sarebbe stata la sua cella fino al giorno del rituale.
Il rumore dei suoi passi insieme a quelli dei due maghi affiancati a lui gli riempiva le orecchie peggio del rumore di un'esplosione. Strinse i denti per non cedere alla tentazione del formicolio nel suo stomaco, che avrebbe voluto prendere a pugni e calci i due uomini.

Stai calmo, Nael...

Si ripeteva dentro di sé, sebbene ormai non gli importasse più di niente. Sarebbe comunque morto, quindi non avrebbe cambiato le cose se avesse aggredito o no qualcuno, magari avrebbe ottenuto solo una morte anticipata.

Anzi, mi prenderei una rivincita su questi fottuti bastardi.

Fece un piccolo ringhio e un sorriso che non gli apparteneva si dipinse sul suo volto.
“Devi essere parecchio esausto della vita se ti ritrovi a ridere in una situazione del genere.” prese a parlare quello che gli stava sulla destra.
Nael non rispose, continuando a camminare, pensando al modo migliore per ucciderli entrambi, anche se sapeva che nel profondo non l'avrebbe mai fatto perché c'era qualcuno che gli teneva ferma la mano e che l'avrebbe odiato per sempre.

Anche se sto per andare all'Inferno, non voglio sulla coscienza l'odio di Ari. Non lo sopporterei ancor peggio della morte.

“Beh, staremo a vedere se dopo oggi ne avrai ancora voglia.” rispose l'altro mago.
“Non parli?” fece il primo dopo qualche minuto di silenzio.

E sprecare il mio fiato con voi? Non ve lo meritate.

I due uomini fecero spallucce e continuarono il resto del viaggio in quiete.
Nael sentiva rimbombare sempre di più le sue scarpe contro l'acciaio, lo strusciare delle vesti degli altri due ad ogni passo, un ticchettio che proveniva da chissà dove che non la smetteva di seguirli.
Credette di star per impazzire.
Non riusciva a pensare ormai da quando aveva capito di essere il prossimo Sacrificio, ma così era ancora peggio. Neanche il volto allegro di Ari gli dava conforto.
“Eccoci arrivati.”
Venne rinchiuso nuovamente in una cella, ma in questa vi era solamente una brandina e un angolo che pensò avrebbe servito da bagno. Storse il naso e sospirò, gettandosi sul letto.

Sto per morire davvero.

Sentì gli occhi pungergli, però ricacciò indietro le lacrime.

Non posso accettarlo. Non posso. Come farò senza Ari? Come farà lui senza di me?

Era un dolore troppo forte da poter resistere e scoppiò ancora in un pianto.
In quel momento avvertì una sensazione di pesantezza intorno a lui.
Aprì gli occhi e rimase a bocca aperta mettendosi seduto: una miriade di flussi di quello che pensò fosse Mana stavano vorticando per tutta la stanza. Erano di tutte le tonalità dal bianco al trasparente e fischiavano con un suono terribile, così acuto e penetrante che Nael dovette tapparsi le orecchie con le mani.

Cosa sta succedendo?

Natanael era spaventato. Non aveva idea di cosa sarebbe successo prima della sua morte, non aveva neanche idea di come si compiva il rito. Pensò solamente che fosse già arrivata la sua ora quando alcuni di essi si abbatterono con violenza su di lui.
Lo attraversarono in pieno petto e nell'ombelico e si piegò in avanti colpito da un conato di vomito.

Fa... male...

Non aveva sangue, ma la fitta che gli aveva procurato era sicuramente reale. Inoltre, gli si era palesato nella sua mente una scena che pensava ormai di aver dimenticato, una scena che non aveva più avuto intenzione di rivivere da così tanti anni, che non sapeva perché fosse apparsa proprio adesso.
Molti altri flussi si scagliarono contro il suo corpo, oltrepassando il cranio, l'addome e qualsiasi altra parte del corpo che fosse esposta. Ad ogni colpo inflitto una parte del suo passato si presentava davanti a lui, anche quelle cose che pensava di non ricordare più e facevano una più male dell'altra.
“Basta! Smettila!”
Non sapeva con chi stesse parlando, ma sperò che qualcuno lo sentisse da fuori e che si precipitasse da lui per salvarlo, benché non sarebbe mai successo. Balzò in piedi alla ricerca di un rifugio che non esisteva.
Un insieme di sentimenti era scoppiato dentro di lui: dalla collera alla delusione, l'angoscia e la disperazione.

Ti prego... Basta!

“Perché?” strinse forte la maglia all'altezza del cuore e si sentì soffocare.
L'energia non diminuiva mai, continuava a girare di qua e di là sbattendo contro le pareti e raggiungendo il ragazzo che aveva preso ad urlare sempre più forte ed era caduto a terra, picchiando fortemente la stessa spalla di poco prima.
Le lacrime avevano creato una pozza sul pavimento che si ingrandiva con lo scorrere dei minuti.

Aiutami, Ari...

Non poté che pensare a lui quando l'ennesimo flusso di Mana gli riportò alla mente di quando si erano dovuti separare la prima volta.

...perché io non sono più in grado di salvare nessuno.

Nella stanza girava solamente ancora un unico involucro di forza e, quando lo penetrò, si rivide nella vecchia camera di Ari con la spugna che cadeva dalle sue mani e lo sguardo pieno di stupore.

Mi dispiace.

Qualche secondo dopo, Nael svenne.



Era ormai tutto pronto per il sacrificio che si sarebbe tenuto il giorno seguente.
Ari aveva dovuto imparare a memoria la cantilena per la separazione delle anime dal corpo, nonostante già l'avesse studiata nel mese di preparazione, ma non aveva possibilità di errore o avrebbe potuto causare chissà quali fatalità.
Era una gran bella responsabilità dopotutto.
Aveva conosciuto gli altri maghi che avrebbero presieduto alla cerimonia e scoprì che, tra questi, ci sarebbe stata anche Inaya. In quanto Curatrice aveva il compito di utilizzare la propria arte magica curativa nel caso qualcosa fosse andato storto e anche per prendersi cura del corpo della vittima.

Un compito così ingrato...

Adesso si trovava nei piani più bassi dell'aeronave, dove si sarebbe compiuto il rituale, e aveva passato l'ultima settimana insieme ai maghi della cerchia e la maggior parte erano molto più grandi di lui. Fortunatamente il suo coinquilino aveva solo qualche anno in più e non ebbe particolare fastidio a condividere la stanza per qualche giorno, nonostante il forte imbarazzo.
Ari si stava prendendo una pausa da quella lingua sconosciuta che non faceva che vorticare nella sua testa e, proprio in quel momento, piombò nella camera il suo coinquilino.
“Ari, ti ho portato la tunica per la cerimonia.”
“Grazie, Dillon.”
La tunica era color panna, dalle ampie maniche, e aveva ricamati dei simboli che non erano su tutte le altre divise: emblemi riguardanti il passaggio dalla vita alla morte. Questi erano decorati con un nastro dorato e risaltavano alla perfezione. Inoltre, era munita di un cappuccio anch'esso largo che avrebbe ricoperto quasi totalmente il suo volto.

Forse riuscirò a non vedere gli occhi la vittima davanti a me.

Nonostante il discorso tenuto da Keyondre, non aveva proprio voglia di assistere alla morte di qualcuno, il solo pensiero gli faceva venire le vertigini.
“Avanti, provala. Se no devo andare a prendere un'altra taglia.”
“Mh...” affermò Ari poco convinto e si tolse la propria per quella nuova e la riscoprì semplicemente perfetta per la sua corporatura e altezza.
“Ehi, te l'ha detto nessuno che sembri fatto apposta per indossare certe cose?” disse Dillon sfacciatamente. “Il tuo corpo sembra esser stato creato per queste divise.”
“Non è quello che definirei un bel complimento...” sussurrò il biondo, mettendosi anche il cappuccio e notando che, purtroppo, riusciva a vedere davanti a sé.
“Scusa.” si mise a ridere il suo compagno di stanza. “Volevo soltanto spezzare la tensione. Te l'ho detto, no? Questo è anche il mio primo Sacrificio.”
“E sei così esaltato?”
“Ho sempre voluto servire le divinità con tutto me stesso e quello che ho da offrire.” rispose serio.

E credi che questo sia il modo migliore per farlo...

“Ho capito. Scusa.” fece Ari freddamente e rimettendosi gli abiti di prima.
Prese a recitare la cantilena insieme al Dillon, che tra l'altro era anch'egli un mago dell'acqua, e, esausto non solo per la stanchezza, ma anche per il solo pensiero di quello che sarebbe successo l'indomani, andò a dormire.
Il giorno seguente, Ari si svegliò presto e cominciò immediatamente i preparativi.
Indossò la divisa e si mise la Pietra al collo, facendola risaltare sopra ai vestiti; successivamente si diresse in mensa per far colazione anche se il suo stomaco si era chiuso e dopo ancora raggiunse il luogo dove si sarebbe tenuta la cerimonia.
Era una stanza situata nel piano più basso dell'aeronave ed era di forma circolare. Pareva esser stata scolpita nella roccia come una caverna e le pareti erano tutte irregolari e scure. Per terra vi era disegnato un cerchio con i simboli dei sei elementi e altri che comparivano anche sui loro abiti; proprio nel mezzo vi era un ulteriore cerchio dove si sarebbe dovuto posizionare il Sacrificio.
Ari sospirò e Inaya gli andò subito in contro.
“Buongiorno!” esclamò con un sorriso.
“Buongiorno a te.”
Ari la squadrò da capo a piedi e vide che indossava una vestaglia di un bianco candido che non faceva che risaltare la sua pelle mulatta e quei suoi capelli scuri che erano raccolti in due codini laterali e, da dietro l'attaccatura del collo, partivano delle ciocche finte che cadevano fin sotto alla vita di colore bianco e argento.
“Non essere così angosciato.” gli disse afferrandogli un braccio e capendo perfettamente il suo stato d'animo.
“Quante volte l'hai fatto tu?” chiese senza ascoltarla.
“Questa è la quarta...”
“E come fai...a...”
“Rimanere impassibile?”
Ari annuì.
“Non lo sono, ma cerco di andare avanti comunque. Mio padre mi ha aiutata molto.”
“Perché lo...”
Non riuscì a finire di domandare, che si avvicinò loro Keyondre.
“Siete pronti? È quasi giunta l'ora di mettersi in formazione.”

Andrà tutto bene, Ari...

Pensò tra sé e sé, sperando che fosse davvero così.

Andrà tutto bene.



Nael aveva perso non solo la speranza, ma era rimasto completamente svuotato del proprio essere.
Rivivere tutti quei ricordi l'aveva prosciugato fin nel profondo e tutto quello che aveva potuto fare nelle ore seguenti era finire le ultime lacrime che ancora possedeva in corpo, rimanere sdraiato sul pavimento e riflettere sul fatto che non aveva combinato mai nulla di buono nella vita e tutti i suoi obiettivi erano svaniti nel nulla ancor prima di poterli anche solo sfiorare.

Quando pensavo di poter essere finalmente felice con Ari...

Tremò appena, rannicchiandosi.

Non esiste la felicità a questo mondo.

Continuava a condannarsi mentalmente, pensando che fosse colpa sua tutto quello che era successo e non riusciva a trovare pace per i suoi tormenti.
In quel momento qualcuno entrò nella cella e l'obbligò a mettersi in piedi.
“È giunta l'ora.” disse semplicemente.
Nael riconobbe che fosse uno dei maghi che l'aveva accompagnato qualche giorno prima, ma non prestò attenzione a nessun altro particolare.
“Prima dobbiamo marchiarti.”
L'uomo era conciso e privo di emozione, chissà quanti altri aveva scortato da una parte all'altra della nave per poi spedirli al patibolo, tanto da essere diventato apatico di fronte a qualcosa che avrebbe dovuto spaventare qualsiasi uomo.
Entrarono in una stanza dove un altro uomo molto più grande del moro li stava aspettando con in mano una specie di stiletto.
Nael fu costretto a spogliarsi della parte sopra dei vestiti e a sdraiarsi sul lettino.
Sentì pronunciare qualcosa che per le sue orecchie non aveva senso e la stanza si illuminò di una tonalità cupa che gli mise inquietudine addosso, tuttavia, rimase impassibile e osservò l'uomo che poggiava il pennino sulla sua pelle e che gli incideva qualcosa, proprio al di sotto dell'ombelico.
La voce dell'altro mago sovrastò appena quella del vecchio.
“L'ombelico indica il contatto con il cordone ombelicale della madre, colei che ti ha dato la vita, e questo tatuaggio appena al di sotto di esso serve a canalizzare tutto il potere che sarà concentrato durante il rituale per spezzare questo legame. Un legame che possiedi con la terra e il tuo istinto carnale per un futuro come anima servitrice delle divinità.”

Come se mi potesse interessare...

Si stupì di come non gli stesse procurando alcun tipo di dolore, si era già preparato a dover subire un altro trattamento come quello di qualche giorno prima, invece percepiva solo una sensazione di torpore che gli rilassò la mente quasi a farlo addormentare.
Quando tutto fu finito, poté vedere il disegno di una conchiglia sotto il proprio ombelico.
“Ironico...” si ritrovò quasi a sorridere il mago più giovane.
Nael lo guardò con aria confusa.
“La conchiglia bivalve, simbolo di unione con qualcuno, coppia e matrimonio.” spiegò subito il più anziano.
“Non devi piacere molto alle divinità se si prendono addirittura gioco di te il giorno della tua morte.”
Nael serrò la mascella guardandolo con aria truce. Non capiva perfettamente cosa significasse tutto quello, ma si sentì preso in giro. Non ebbe comunque le forze per alzare neanche un dito.
“Ora andiamo, muoviti.”
Camminarono ancora e fu portato nell'ennesima stanza dove si dovette spogliare del tutto – privandoti di qualsiasi contatto con questo mondo – o almeno così aveva detto il mago e, successivamente, venne legato per i polsi da qualcosa che non aveva consistenza, ma che lo stringeva fino a non fargli più circolare il sangue alle mani. Infine, gli venne messo in testa un cappuccio in modo tale da ricoprire tutto il volto e fermato al collo con qualcosa che non poté vedere.

Sto per morire e non ho rivisto il tuo volto...

Un istante dopo stava entrando nella stanza dove la morte l'avrebbe accolto a braccia aperte.



Erano tutti messi in posizione: in sei estremità diverse vi era un rappresentante per ogni Elemento, tra questi Keyondre ed Elin, un passo dietro loro vi era tutta la cerchia di maghi tra cui Ari, ancora più indietro un ulteriore cerchio composto dalle Curatrici.
Proprio queste ultime avevano cominciato ad intonare una cantilena che pareva quasi una poesia melodiosa, grazie anche al fatto che le loro voci erano gentili e pacate.
Subito dopo fu il turno di tutti gli altri di cominciare con la prima strofa.
Tutti tenevano poggiata sul palmo della mano la Pietra che si stava illuminando di ogni tonalità di colore esistente man mano che il rito andava avanti.
Ari aveva le ginocchia che tremavano, ma era pienamente concentrato in quello che stava facendo senza commettere neanche un errore.
In quell'istante entrò un mago che teneva per un braccio la vittima e la fece inginocchiare proprio al centro.
Ari constatò subito che fosse un uomo, anzi, probabilmente un ragazzo abbastanza giovane e si dispiacque subito per lui. Sospirò mentalmente e continuò a recitare, mentre la voce possente del principale mago che avrebbe svolto la cerimonia si alzò sopra le altre.
“Siamo qui di fronte a te, Tangaroa, per donarti l'anima di questo essere umano che ha deciso di placare la tua sete di vendetta.”
Ari volle storcere il naso a quella frase, tuttavia, si trattenne.
Il mago si mise dietro al corpo del Sacrificio e gli slacciò la corda che teneva al collo, liberandolo dal cappuccio.
Tutto si fermò.
Il suo fiato, il suo cuore, la sua lingua.

Non può essere...

“Nael!”
Non ci pensò due volte e si gettò subito in mezzo al cerchio, sotto lo sguardo sgomento di tutti.
Inaya, tra di loro, spalancò gli occhi e si mise una mano sul petto.
“Nael! Nael!” si scaraventò su di lui e l'abbracciò più forte che poté.
“Ari...” il moro era rimasto inebetito.
Non si sarebbe mai aspettato di rivederlo in quelle circostanze. Aveva sempre tenuto il capo chino, ma non appena aveva sentito pronunciare il suo nome da quella voce che conosceva bene, non aveva potuto che mancare un battito e alzare subito lo sguardo prima di essere travolto dal suo abbraccio furente.
“No... no...”
Ari cominciò a piangere, incredulo, e provò anche a liberarlo dalle corde di mana che gli tenevano legati i polsi, benché non servì a niente perché non era in grado di slegarle.
“Come osi interrompere la cerimonia?” inveì il mago davanti a lui.
“Non potete sacrificarlo!” urlò Ari con tutto il fiato che aveva in gola.
“Questo è il Sacrificio per Tangaroa.”
“No!” gridò ancora più forte e si aggrappò al ragazzo inginocchiato a terra che non poteva ricambiare la stretta, ma che aveva appoggiato la testa sul suo petto per sentire ancora per una volta quel calore che tanto amava.
“Allontanati subito!” esclamò furioso l'uomo e afferrò Ari per le spalle per costringerlo a staccarsi.
“No!” non riusciva a dire altro, troppo agitato.

Non è vero tutto questo. È solo un incubo!

Gli prese il volto tra le mani e si specchiò in quelle iridi che parevano così vuote in quel momento, tanto da sentirsi male nel vedere in che condizioni fosse Nael. Le dita erano aggrovigliate con l'ammasso di capelli neri sulla sua testa e le lacrime cadevano sul naso del ragazzo.
“Ari... andrà tutto bene.” Natanael gli sorrise come era solito fare.

Andare bene?

Come poteva dire una frase del genere.
A breve sarebbe morto e lui non aveva il potere di evitarlo, non poteva fare nulla contro una decisione divina e nessuno l'avrebbe mai ascoltato veramente, neanche il Sommo Keyondre.
Scosse il capo più e più volte. Si sentiva morire dentro.

Tutti questi mesi dove ho lottato per il nostro futuro a cosa sono serviti? Mi hanno solo fatto perdere del tempo che potevo passare con te prima della tua morte.

Ancora non riusciva a crederci.

Non è vero. Non può essere vero.

Nella sua mente turbinava unicamente quel pensiero e quasi si sentì svenire nell'apprendere che non fosse un incubo, ma che fosse tutto reale e lo stava toccando proprio con le sue stesse mani.
“Non andrà bene! Come può andare bene! Non puoi morire!” la sua voce usciva fuori strozzata e frammentata dai singulti.
“Basta! Questo è troppo!” si infuriò ancora il mago e in quel momento intervenne Keyondre.
“Lascia che si parlino per qualche minuto.”
“Ma Sommo Keyondre...”
“Nessun ma. Questo è un ordine.”
Il mago fu costretto a tacere di fronte ad un comando impartito dal Sommo Mago del Buio e dovette indietreggiare.
Ari neanche si accorse in un primo momento di quello che avesse fatto per lui, troppo impegnato a tenere tra le sue braccia Nael e a continuare a piangere fino a farsi venire male alla gola.
“Volevo proteggerti fino alla fine, ma credo di non poter più rimanere al tuo fianco.” Natanael sorrise ancora, fissando quel paio di occhi cristallini che adesso erano arrossati e nascondevano tutto il loro splendore.
“Smettila! Perché sei così tranquillo?” Ari cercò di usare un tono duro e autoritario, invece lasciò trapelare tutta la sua tristezza. “Smettila di sorridere!”
“Ari...” Nael premette il volto contro il suo petto, strofinandolo appena, poi riprese a guardarlo in faccia. “Sto cercando di non piangere ancora davanti a te. Non voglio che mi ricordi come un patetico essere umano che non ha saputo renderti felice.”
Ari sussultò.

Non è così! Non è così! Tu mi hai reso felice dal primo momento che sei entrato nella mia vita, hai continuato a farlo per tutti questi anni e sei l'unico con cui io voglio condividere la mia felicità. Non abbandonarmi, ti prego. Io non esisto senza di te. Non servo a niente se non a stare al tuo fianco.

“Sei uno stupido.” gli accarezzò una guancia dolcemente con le dita tremanti.
“Mi dispiace.”
“Nael...”
Ari avvicinò il viso a quello dell'altro e lo baciò.
Ancora una volta fece rimanere stupefatte il resto delle persone in quella stanza.
Nael ricambiò quel bacio, consapevole che sarebbe stato l'ultimo della sua vita. Se all'inizio era delicato e solamente qualche carezza con le labbra, all'improvviso diventò furioso e bramato. I respiri si mischiarono tra loro con veemenza, i mugugni causati dal pianto che Ari aveva dovuto bloccare in gola si riversavano nella bocca dell'altro e, quando si staccarono, Ari poggiò la fronte sulla sua e si specchiò nelle sue iridi eterocromatiche.
“Ti amo.”
Sussurrò con un filo di voce, tuttavia, le orecchie del moro lo sentirono bene e anche lui crollò cominciando a piangere.
“Dannazione... mi hai fatto piangere...” provò a dire con un sorriso che non gli uscì e prese a lacrimare sempre più forte.
“Non voglio lasciarti.” lo abbracciò ancora, sperando che potesse cambiare le cose in qualche modo.
Avrebbe potuto sabotare il Sacrificio, ma le conseguenze sarebbero state terribili: Nael sarebbe morto comunque e lui probabilmente l'avrebbe seguito.

Forse sarebbe meglio che vivere senza di te...

“Non mi abbandonare, ti scongiuro.”
“Ari, devi continuare il rito.” fu una frase difficile da pronunciare, eppure era sicuro che sarebbe stata la cosa migliore da fare per salvare la vita della persona che amava.
“Non voglio.” scosse la testa in risposta e si aggrappò ancora di più a lui, inspirando fortemente l'odore dei suoi capelli.
“Devi o morirai anche tu.” provò ancora a convincerlo Nael.
“Non m'importa.”
“Sì, invece. Per favore, Ari. Non fare sciocchezze come tutte quelle che ho fatto io nella mia vita. Questo è il tuo posto e qua devi restare per poter continuare a vivere.” neanche lui credeva a quelle parole, ma non sapeva che altro fare per persuaderlo prima di far infuriare ancora di più i maghi di quella camera. “Ti prego.”
“Non voglio lasciarti!” insistette Ari.
“Neanche io... ma ora...”
“Dobbiamo continuare la cerimonia. Vi abbiamo lasciato anche troppo tempo per i saluti.” s'intromise l'uomo con voce furente.
“...devi andare.” concluse Nael, tirando su con il naso e porgendogli un ultimo sorriso.

Non posso...

Ari si rialzò in piedi e tenne una mano sulla guancia dell'altro, imprimendola forte su di essa e guardandolo per ricordarsi tutti i dettagli di quel volto.

La prima cosa che vedevo appena sveglio e l'ultima che vedevo prima di dormire. L'unica cosa che cercavo quando ero da solo e che speravo di ritrovare nei miei sogni.

Indietreggiò di qualche passo fino a quando non poté che sfiorarlo appena con la punta delle dita.

Perché, Nael?

Il suo corpo era continuamente scosso dai singulti e continuò ad indietreggiare fino a quando non raggiunse la propria postazione.
Si rimise il cappuccio in testa e non distolse mai lo sguardo, così come anche Nael stava facendo.
“Ricominciamo da capo.”
La cantilena ripartì dall'inizio e Ari fu costretto, anche se la sua voce non era che un flebile sussurro tremante.
Qualche secondo dopo, vide che Nael gli stava sorridendo ancora per poi mimare con le labbra: Ti amo, Ari...
Si portò una mano davanti alla bocca per contenersi, mentre con l'altra teneva il ciondolo e ancora faceva fluire le parole una dopo l'altra.
I maghi che rappresentavano i sei Elementi si avvicinarono al Sacrificio, portando le braccia al cielo e usando i loro poteri per innalzare Nael in aria fino a non toccare più il pavimento, la sua posizione ricordava quella di un crocifisso e Ari volle tanto distogliere la sguardo, ma non poté.
Insieme catalizzarono i poteri tutti nelle mani di quello che presiedeva il rituale fino a formare una lancia di Mana.
Il cuore di Ari si era ormai fermato da tempo. Come poteva davvero stare lì a fare niente mentre il ragazzo che amava stava per essere ucciso? Semplice...

Sono solo un ragazzo incapace di qualsiasi cosa, che non sa cosa sia la felicità e che non la toccherà mai con le proprie mani. È normale che tutto mi venga portato via, perché io non posseggo niente.

“Che la tua anima possa giungere alla dimora di Tangaroa e che tu possa servirlo fino a placare la sua ira.”
Il mago gettò la lancia proprio nel petto del ragazzo, trafiggendolo da parte a parte.
La magia che teneva sospeso il corpo di Nael in aria si dissolse e questo cadde a terra con un tonfo sordo; anche Ari cadde sulle ginocchia e gli occhi spalancati, l'animo dilaniato dal dolore.

Nael...

“Portate via il suo corpo.” aggiunse il mago, rivolto alle Curatrici, ma quello fece scattare un improvviso attacco adirato nel biondo.
“Non toccatelo!” urlò lanciandosi sul corpo di Nael, strisciando fino ad esso.
Tutte le donne rimasero immobili, prima tra queste Inaya che sentiva propria la sofferenza del suo amico e che aveva iniziato a piangere durante la cerimonia.
“Nael!”
Ari girò il ragazzo a pancia in su, gli poggiò la testa sul proprio ventre e poté notare i suoi occhi spalancati e ormai vuoti.

Non vedrò più la scintilla che hai sempre avuto...

Gli chiuse le palpebre passando sopra la mano e rimase qualche istante ad osservare il resto del corpo, ancora incredulo di quello che fosse appena accaduto. Un buco lo trapassava da parte a parte proprio all'altezza del cuore e il sangue sgorgava fuori copioso, imbrattando a terra e creando un'enorme pozza rossa; il cadavere nudo era pesante e immobile e non riuscì a resistere a quella visione.
Scoppiò come non era ancora scoppiato prima d'ora.
Urlò il suo nome per più volte, mentre lo stringeva a sé tirandolo su per abbracciarlo da dietro, finendo con lo sporcare tutta la tunica, sebbene non gli importasse niente.
Ormai non esisteva niente che potesse importare qualcosa per Ari, perché l'unica cosa davvero necessaria era tra le sue braccia, priva di vita e priva di quel calore che l'aveva sempre protetto.

...non mi parlerai più, non mi sorriderai più...

“Nael!” aveva ormai perso la voce da quanto aveva gridato e tossì così forte da farsi venire la nausea.
Le sue mani erano macchiate di sangue in una maniera tale che neanche un centimetro di pelle era del suo colore naturale, ma neanche questo lo fermò dal tenere stretto a sé Nael come se tutto dipendesse da questo, come se avesse potuto infondergli un po' d'energia per farlo rinascere come succedeva nelle fiabe.

...non mi accarezzerai più e non mi bacerai più.

Gli mise una mano tra i capelli, percependone tutta la morbidezza ancora per un'ultima volta.

Chi mi farà pompare il cuore e mi darà l'ossigeno per respirare?

Non sapeva da quanto tempo fosse rimasto lì a terra e non si sarebbe alzato per niente al mondo, neanche se l'avessero costretto. Nulla contavano gli sguardi che aveva sicuramente puntati addosso e le voci che gli sfioravano a malapena le orecchie.
Tutto quello che esisteva era lui e Natanael, così come era sempre stato tra loro.
“Ti amo. Ti amo. Torna da me, ti prego.”
Ari lo baciò, poggiando appena le labbra su quelle dell'altro che già stavano diventando violacee.

Ti amo.

Tuttavia, neanche il bacio del vero amore avrebbe risvegliato Nael dal sonno eterno.




NOTE DELL'AUTRICE:

Ok... probabilmente adesso volete uccidermi e insultarmi, prego, fate pure u.u
*è già partita verso orizzonti lontani*
L'unica cosa che posso dire in mia discolpa è che non siamo neanche a metà storia, da adesso parte tutto! *coff coff*
Sarò breve con le spiegazioni, lasciandovi alla vostra tristezza.
Dillon significa figlio dell'oceano (giusto per buttarlo dentro ahah)
Spero di aver messo in risalto il rapporto che si è creato in questi pochi mesi tra Ari, Inaya e Keyondre, benché si siano visti ancora così poco. Per quanto riguarda il tatuaggio, è già stato spiegato nel capitolo, ma lo ribadisco: l'ombelico simboleggia il legame con la vita terrena, marchiare qualcuno prima della morte simboleggia spezzare proprio la vita stessa. Il significato... beh... questo lo lascio a voi.
La scena del Sacrificio potreste averla trovata poco descritta, magari non curata per bene nelle emozioni, ma è fatta apposta in questo modo. L'ho scritta completamente dal punto di vista di Ari, quello che volevo farvi provare è panico, ansia, percezione di niente perché non capisci più niente e ci sarà spazio anche per gli altri sentimenti.
Devo ammettere che tutto è partito da questa scena. Nel primo capitolo dovrei aver scritto che un sogno mi ha ispirato la storia, ecco, il sogno partiva con il sacrificio (che non era proprio così, ma ok xD) ed è stata la prima scena abbozzata che ho immaginato e scritto. Non vedevo l'ora di scriverla per davvero, in realtà y.y pensate che doveva succedere nel 12 ma si è dilungata la faccenda un pochino ahah.
Ok, per ora non aggiungo altro. L'unica cosa che spero è di avervi lasciato qualche sentimento, magari di avervi commosso e fatto piangere.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e sostengono, fatemi sapere con un commento le vostre impressioni e spargete la Nari ovunque xD
Ci vediamo domenica prossima!
Un bacio.
Flor :)

  
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