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Autore: DarkSoul001    11/12/2016    0 recensioni
Quanto aveva aspettato questo momento. La mano destra era ancora sul collo dell’amico mentre con l’altra gli stava accarezzando la mano. La sentiva tremare sotto il suo tocco e sentiva le pulsazioni del collo che andavano a mille, esattamente come le sue.
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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L'addio al celibato

“Sono umano?”
“Certe volte”
I due ex coinquilini erano seduti, o meglio afflosciati, nelle rispettive poltrone, uno di fronte all’altro, entrambi con un bicchiere di Brandy in mano ed un foglio attaccato alla fronte. L’alcool non gli permetteva di essere completamente lucidi, o di riuscire a tenere gli occhi aperti o una posizione anche solo lontanamente composta. Nessuno dei due sapeva esattamente come erano finiti a fare quel gioco e nessuno dei due si pose domande particolari, ma John aveva visto un’occasione da non perdere e l’aveva colta al volo: poter finalmente confessare cosa provava veramente per quella macchina calcolatrice e, apparentemente, senza sentimenti che aveva di fronte. Quell’uomo che l’aveva impressionato dal primo momento in cui l’aveva visto, che sapeva tutto di lui ancora prima che si fosse presentato, che l’aveva salvato dal suo stato di noia e torpore che aveva provato tornato dalla guerra e gli aveva fatto riscoprire la voglia di vivere.
“Come mi definiresti John?
“Ritardatario…”
Quell’episodio gli tornò in mente all’improvviso prima che potesse fermarlo. Il suo corpo si mosse senza pensarci avvicinandosi all’amico e posandogli una mano sul ginocchio. Si avvicinò a lui sempre di più, la sbronza gli stava dando un coraggio che non credeva di possedere, non il coraggio di un soldato, di quello ne aveva da vendere, ma coraggio nell’esprimere i propri sentimenti e dire finalmente quello che pensava davvero.
Ritardatario ecco cosa sei! Sei sparito per due anni e ti rifai vivo ora che ho trovato quest’altra donna, che ora sono costretto a sposare, ma non pensare neanche per un secondo che io provi per lei quello che provo per te…
Per fortuna una piccola parte del suo cervello che non era ancora stata corrosa dalla spontaneità e dalla sincerità che veniva sprigionata così facilmente dal restante di esso riuscì a fermarlo in tempo.
“Mmm… non importa…”
Se solo sapesse quanto aveva sofferto per tutto il tempo in cui aveva pensato che fosse morto, era come se una parte di lui fosse caduta da quel tetto insieme a Sherlock. Nel momento stesso in cui lo vide precipitare sentì il suo cuore mancare un battito e il panico che si dilagava dentro di lui. Non aveva mai avuto così tanta paura nella sua vita, nemmeno nel momento in cui gli avevano sparato. Si sentì vuoto e impotente, per la prima volta nella sua vita capì cosa significava “avere il cuore spezzato”. Aveva sempre pensato che fosse un semplice modo di dire, aveva sempre ritenuto ridicoli i film che lo prendevano come una sensazione vera e propria, ma quel giorno, ai piedi del Barts, col cadavere del suo migliore amico davanti agli occhi sentì letteralmente il suo cuore che andava in mille pezzi. Non c’era altro modo per descrivere quella sensazione, si vide il mondo crollargli davanti. La sua vita non avrebbe avuto più senso da quel momento in poi.
Passarono i mesi e il suo dolore non accennava a sparire. “Ci vuole del tempo” gli ripetevano tutti “Vedrai che passerà” ma il tempo passava e nulla cambiava. Fu quando era ad un passo dal toccare il fondo che arrivò Mary. Lei lo risollevò, o meglio lo distrasse, e lo fece sentire un po' meglio. Non sarebbe mai riuscito a dimenticare Sherlock ma almeno con quella donna saltata fuori dal nulla sarebbe riuscito a sopravvivere. Appena rivide il volto del suo amico al ristorante fu assalito da una gioia e un odio così potenti che, fino all’ultimo secondo, non seppe se abbracciarlo o prenderlo a pugni. Non avrebbe mai immaginato che due emozioni così opposte potessero essere provate nello stesso momento.
E dopo tutto questo si era ritrovato di nuovo nel loro appartamento, il 221B di Baker Street, con il suo amico ritornato dalla tomba, che facevano uno stupido gioco mezzi ubriachi, il giorno prima del suo matrimonio. Come diavolo era successo?
“Non so chi sei non so chi potresti essere”
“Tu hai scelto il nome!”
Era sempre così con lui. Riusciva a conoscere la vita di una persona soltanto guardandola ma in quanto ad emozioni umane era e resterà sempre un disastro.
“Non ti stai applicando a questo gioco, Sherlock”
“Sono un umano, non sono alto quanto si crede… sono… sono belloccio, intelligente, importante per qualche persona ma tendo a trattarla nel modo sbagliato… ha ho capito!”
No no no! Non hai capito brutto genio pazzoide non hai capito!
“Spara allora”
“Sono te!”
Entrambi si misero a ridere, Sherlock credendo di aver indovinato e sentendosi molto fiero di sé stesso, John per frustrazione, in parte, e in parte perché si rese conto che per la prima volta il suo amico l’aveva definito intelligente, non ché di bell’aspetto. Poteva ritenersi abbastanza felice di come si era concluso questo gioco infondo.
“Allora? Ho indovinato vero?”
Lo sguardo languido del detective lo fece sorridere, e anche arrossire se non fosse che le sue guance erano già calde a causa dell’alcool.
“Sì, hai indovinato” rispose quindi, senza riuscire a distogliere lo sguardo dall’esemplare che aveva di fronte, non l’aveva mai visto così spontaneo, così… meno intelligente forse, meno calcolatore attento ad ogni tua mossa, così… vulnerabile.
“Ha! Ti ho battuto! Non puoi… competere con un… ”  gli occhi di Sherlock cominciarono a chiudersi e il suo corpo si abbandonò completamente sulla poltrona. John non poté fare a meno di sorridere.
“Un detective di fama internazionale?”
“Sì sì quello!” rispose l’altro svegliandosi improvvisamente dal suo torpore per poi tornare alla posizione precedente.
Il dottore continuava a fissarlo con sguardo dolce. Sentiva che la sbronza gli stava lentamente passando e riacquistava lucidità. Ma probabilmente era solo una sensazione perché da lucido non avrebbe mai fatto quello che stava per fare. Si alzò di scatto dalla poltrona, ma solo per potersi inginocchiare di fronte al suo amico, lo tirò delicatamente dalle braccia per portarlo alla sua altezza e farlo alzare dallo schienale, prese il bicchiere che il detective teneva ancora in mano e lo appoggio sul tavolino alla sua sinistra. L’altro lo guardava confuso, non aveva la più pallida idea di cosa stesse facendo, John se ne accorse e gli sfuggì un altro sorriso dalle labbra, nonostante tutto adorava anche questo lato di lui, in questi momenti sembrava quasi un bambino e toccava a lui insegnarli come funzionavano le cose nel mondo reale. Portò la sua mano al volto dell’altro, staccandogli quel foglietto dalla fronte e lasciandolo cadere a terra, posò la mano sul collo magro e lungo dell’amico, accarezzandogli la guancia col pollice e avvicinandolo dolcemente a sé. Vide la consapevolezza farsi strada negli occhi dell’altro e capire finalmente cosa stava succedendo. I loro volti si avvicinarono, John si alzò leggermente per riuscire ad arrivare all’altezza dell’amico, Sherlock continuava a fissarlo, quasi impaurito, ma si lasciò guidare dalle mani dell’altro. Si ritrovarono faccia a faccia, entrambi sentivano il respiro dell’altro sulle proprie labbra, i loro nasi si fioravano e John appoggiò la fronte su quella del detective. Stare così vicino a lui lo riempiva di gioia, sentiva il cuore battergli forte nel petto e il respiro farsi più pesante. Quanto aveva aspettato questo momento. La mano destra era ancora sul collo dell’amico mentre con l’altra gli stava accarezzando la mano. La sentiva tremare sotto il suo tocco e sentiva le pulsazioni del collo che andavano a mille, esattamente come le sue. Sorrise, e riuscì a sussurrare il suo nome, prima che le loro labbra finalmente si unissero nel bacio che avevano sognato per anni.
   
 
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