Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ginge    11/12/2016    1 recensioni
Diana è una giornalista; poche volte riesce a tenere la bocca chiusa, e sarà così anche stanotte, mentre si aggira in un quartiere di Londra godendosi il suo perenne ottimismo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

AMICO NOTTURNO

 

SOLA CONTRO TUTTI

 

 

Diana stava camminando velocemente. Sentiva i tacchi degli stivali picchiettare contro l'asfalto, unica cosa che la teneva ancorata a quella realtà da cui stava cercando di fuggire.

"Maledizione!" Esclamò fermandosi di botto ed iniziando a frugare nella sua borsa. Era anche riuscita a dimenticare il telefono a lavoro.

Sbattè la borsa per terra, prima di appoggiarsi al muro e passarsi una mano sul volto.

 

 

"Qual è il tuo problema esattamente!?"

"Ma sei serio?! Ci conosciamo da una vita e fai ancora queste domande?! Tu hai qualche serio problema!!"

"Ma certo!! È sempre colpa mia, non è vero?! Ti è mai saltato in mente che forse non dovresti impicciarti della mia vita?!"

 

 

Sentiva la rabbia aumentare ogni istante che trascorreva ferma. Se quello fosse stato un film, e non la sua vita, in quel momento lei  avrebbe improvvisamente avuto la possibilità di prendere a pugni un sacco da boxe.  O in realtà, considerato che era una femmina, l'avrebbero ripresa mentre piangeva disperata sul letto.

Che mondo disgustosamente maschilista.

Prese un profondo respiro, cercando di controllare le sue emozioni. Non era mai stata così grata del fatto che non ci fosse nessuno a giro a quell'ora.

Sentì le mani iniziare a tremarle, e le osservò con distaccato stupore, come si osserva un esperimento che in qualche modo non va come previsto.

Le strinse, per cercare di imporre loro una parvenza di controllo. Poteva ancora sentire il battito veloce del cuore, pieno di rabbia.

 

 

"Sono venuta a saperlo da Rich! L'hai detto prima a quel coglione di Rich! E non dovrei essere offesa, secondo te?!"

"Seriamente non capisco il tuo problema, Diana! Che differenza vuoi che faccia?"

"Sono la tua migliore amica! Ne fa eccome di differenza! Avresti dovuto chiamarmi ieri sera, e dirmelo seduta stante! O almeno stamattina, prima di dirlo a qualcun altro!"

"Ma non fa differenza! Mi hanno chiesto perché avevo l'anello e glielo ho spiegato. L'avrei detto anche a te, ma tanto arrivi sempre in ritardo!"

"Ma potevi dirmelo appena sono entrata in ufficio, no?"

"Mi è passato di mente! E poi non è che tu me lo abbia chiesto, no?"

"Solo perché non ci ho fatto caso, ti sembra un motivo giusto per non dirmelo?!"

"Senti, molto semplicemente non ci ho pensato. Se per te è un problema, affari tuoi."

"Bene, se è così che la metti, puoi anche non considerarmi più come tua amica."

"Bene."

"Bene."

 

 

Prese un altro profondo respiro, cercando di calmarsi. Sapeva che con molta probabilità tra qualche giorno uno dei due avrebbe chiesto scusa all'altro, ma in quel momento non riusciva ad immaginarselo. Probabilmente non si erano mai feriti così tanto a vicenda, in tutta la loro vita. Il che era piuttosto impressionante in realtà, considerando tutte le volte che avevano litigato quando erano più giovani. E soprattutto quando erano fidanzati.

Si accucciò a terra, sempre con la schiena poggiata al muro, e si sentì finalmente un po' meglio. O almeno, la voglia di urlare le stava passando, in cambio di un po' di sana voglia di piangere. Poteva essere considerato un miglioramento, no?

Un altro profondo respiro. Di questo passo rischiava di iperventilare.

Si passò una mano tra i capelli, per scansarli dal volto, e restò ferma. Decise di concentrarsi sul respiro, cercando di cancellare i ricordi di ciò che era successo quel giorno. Restò così, a lungo, fino a che non si sentì un po' più tranquilla, un po' più in controllo delle proprie emozioni.

Non sapeva quanto tempo era passato, quando riuscì finalmente ad assumere un ritmo regolare nel respiro. Quando riuscì ad estrarre un fazzoletto dalla borsa per soffiarsi il naso, e quando riuscì finalmente ad alzarsi in piedi, decidendo che le era venuto freddo e che era il caso di andare a casa.

Sentì dei passi avvicinarsi cautamente. Onestamente sperava che chiunque fosse non l'avesse vista mentre piangeva. O mentre faceva la sua mitica meditazione sul respiro. Probabilmente sarebbe sembrata una pazza psicopatica. 

"Diana, giusto?"

Diana scansò la mano dalla faccia all'improvviso, voltandosi verso la direzione da cui veniva la voce. Quella voce che riconosceva benissimo, nonostante l'avesse sentita la prima volta solo due settimane prima.

"Wow. Certo che questa giornata sta andando proprio di merda." Sibilò alzandosi in piedi e raccattando la borsa da terra.

"Stai bene?" Chiese Mike restando a distanza, guardandola stranito.

"Ciao Mike." Disse gelida, facendo solo un paio di passi verso di lui. In effetti si sentiva anche una pazza psicopatica. Ma era giustificata infondo, era quel periodo del mese. "È stato un piacere incontrarti, essere la tua valvola di sfogo senza sapere chi fossi, e perdere un'intera nottata a parlare al freddo con un perfetto sconosciuto che poi è scomparso nel nulla."

Si morse le labbra, pentendosi già di ciò che aveva detto. Come se poi lei non gli avesse imposto la sua presenza. Era stata la prima ad iniziare a chiacchierare, mentre lui voleva essere lasciato solo.

Prese l'ennesimo profondo respiro, passandosi una mano sugli occhi per schiarirsi le idee. Doveva essere il suo record personale: sentirsi in colpa dopo aver detto a mala pena una frase.

"Senti, lascia fare. Non ho né tempo né voglia di stare a sentirti." Annunciò con un tono un po' più gentile sistemandosi rapidamente i capelli. "Addio."

Diana si voltò ed iniziò ad allontanarsi, mentre sentiva lo sguardo di Mike fisso sulla sua nuca. Si grattò la punta del naso velocemente, mentre una sensazione di disagio la pervadeva da capo a piedi.

Aveva percorso appena dieci metri quando si fermò e si voltò verso Mike, mordendosi un labbro.

Lo vide mentre guardava verso il basso, un po' rattristato, fino a che non si accorse che il rumore dei tacchi di Diana si era fermato. Allora alzò lo sguardo velocemente, aggrottando le sopracciglia.

"Ehi." Iniziò Diana schiarendosi un attimo la voce. "Mi dispiace. Non volevo dire quelle cose." Si fermò un attimo, probabilmente in attesa di una risposta, ma Mike restava in silenzio, perciò dopo un po' riprese a parlare. "Sul serio, mi dispiace. È che non è stata una bellissima giornata, e mi sono un po' innervosita."

Mike sbuffò leggermente, distogliendo lo sguardo da lei e puntandolo, inespressivo, verso la strada.

Diana si guardò le mani, che si stava toccando nervosamente da quando aveva iniziato il discorso, e le fermò, facendole cadere lungo i fianchi.

"Tutte quelle cose che ho detto non erano vere. Voglio dire, sono stata io ad importi la mia presenza. E non ho avuto freddo. Cioè l'ho avuto, ma non me ne importava assolutamente niente. L'unica cosa che mi ha dato fastidio è stato scoprire chi fossi al telegiornale, ma non è colpa tua. Cioè, ti avevo già detto che non me ne fregava niente di chi fossi."

Diana abbassò lo sguardo esattamente nel momento in cui Mike puntò il suo verso di lei.

"Mi dispiace. È stata veramente una brutta giornata." Disse infine. Poi si voltò, sempre senza guardarlo in faccia, e riniziò ad allontanarsi.

Ora onestamente non sapeva come si sentiva. Probabilmente quella strana sensazione che provava allo stomaco era felicità per essersi scusata, ma soprattutto delusione, sia perché lui non sembrava aver recepito le sue scuse, sia perché se anche le avesse recepite, allora non le aveva accettate.

Beh, se non altro aveva smesso di pensare a James.

Si infilò le mani in tasca, rabbrividendo leggermente e sperando di arrivare a casa il prima possibile, quando sentì una giacca calda che le veniva posata sulle spalle. Si voltò sussultando, e si trovò faccia a faccia con Mike.

"Oh" Mormorò sgranando gli occhi e rimanendo a fissarlo interdetta. Incredibile come fosse sempre la persona più logorroica del mondo eccetto quando effettivamente le avrebbe fatto comodo esserlo. Sul serio non riusciva a dire niente di meglio di 'oh'?

Lo guardò in faccia, godendosi il fatto di poter studiare ogni dettaglio del suo viso.

Il naso elegantemente all'insù, i capelli neri come la notte che li circondava, e quegli occhi.

Occhi così chiari che sembrava che le stessero leggendo l'anima, scrutando là dove nessun altro riusciva ad arrivare.

Diana deglutì nervosamente, distogliendo gli occhi dal suo sguardo per cercare di ritrovare un minimo di ragione, che era andata a rintanarsi in chissà quale angolo sperso e oscuro del suo cervello.

"Non c'è bisogno che tu mi dia la tua giacca." Commentò Diana infine. Fece vagare lo sguardo, fino a fissarlo sul suo petto, che era praticamente davanti a lei, nella speranza di non distrarsi. Speranza vana, dato che comunque attraverso la maglietta aderente si potevano vedere i suoi muscoli, che sembravano i muscoli scolpiti di una qualche statua greca.

Si schiarì la voce un'altra volta.

"Ho almeno tre strati sotto al mio cappotto, mentre tu hai solo una maglietta. E poi sono quasi arrivata a casa." Spiegò tendendogli il giubbotto con una mano e indicando nella direzione di casa sua con l'altra.

"Non ho freddo." Rispose Mike tranquillo.

Diana sospirò, contenta che lui avesse finalmente aperto bocca.

"Non importa, fai venire freddo a me solo a guardarti." Disse con un leggero sorriso girandogli intorno e poggiandogli la giacca sulle spalle. "E poi se ti ammalassi mi sentirei in colpa." Spiegò tornandogli davanti e guardandolo in faccia. "Le accetti le mie scuse però?"

Mike sorrise a sua volta, infilandosi il giubbotto e lasciandolo aperto davanti, ed infilandosi le mani in tasca.

"Io non mi ammalo mai." Commentò sollevando un sopracciglio.

"Sei una di quelle persone indistruttibili, giusto?"

"Esattamente. Mi permetti di accompagnarti a casa?" Chiese lui sorridendo.

"Solo se accetti le mie scuse." Ribatté lei piegando la testa leggermente di lato.

"Pensavo che quello fosse scontato." Ribatté lui porgendole un braccio.

Diana lo prese a braccetto sorridendogli apertamente e godendo del tepore che emanava, prima di incamminarsi lentamente verso casa.

 

 

Un'ora dopo

 

"Sai, sono contenta. E fortunata. Questo è il massimo ordine che può raggiungere casa mia."

"Perché pensi che io mi sarei fatto problemi per un po' di disordine? Ho divorziato da tre mesi, e fidati, casa mia non è disordinata, è semplicemente il caos più totale."

"Penso sia normale no? L'entropia domina l'universo, perché dobbiamo sforzarci continuamente per contrastarla?"

"Sono pienamente d'accordo." Affermò Mike.

Dopo essere stati mezz'ora a chiacchierare sulla porta di casa, Diana aveva invitato Mike a salire in casa sua, ed ora si trovavano sul divano, con una tazza di tè in mano, continuando a chiacchierare come se si conoscessero da sempre.

Diana era raggomitolata contro il bracciolo del divano, mentre Mike era seduto vicino a lei, con le gambe incrociate (Diana l'aveva gentilmente costretto a togliersi le scarpe). Per coprirsi Diana aveva tirato fuori una di quelle coperte vecchie e caldissime, composte da quadretti di stoffe diverse, e l'aveva lanciata anche addosso a Mike.

"Come mai hai divorziato da tua moglie?" Chiese lei distrattamente, mentre girava energicamente un cucchiaino nella sua tazza per far sciogliere il miele che aveva rovesciato nel tè.

"Non andavamo d'accordo su diverse cose. Tra cui il fatto che lei non volesse avere figli."

Diana annuì, poggiando la testa sullo schienale del divano.

"Mi dispiace." Disse portandosi la tazza alla bocca.

Mike la imitò, stringendosi nelle spalle.

"A me no." Disse poi, guardando fuori dalla finestra. "Sono contento che sia successo."

"Meglio così allora." Commentò Diana sorridendogli. "Come è tornare ad essere single?" Chiese con curiosità.

Mike scoppiò a ridere, e lei si ritrovò ad ammirarlo di nascosto, felice del fatto che lo avesse fatto ridere.

"È strano, se devo essere onesto."

"Farò finta di capire il perché." Annunciò Diana con un sorriso, prima di cambiare drasticamente argomento.

"Senti, io domani devo lavorare, è meglio se vado a letto. Sennò poi domani voglio vedere chi mi sveglia. Te dove abiti?"

"Più o meno dall'altra parte della città." Annunciò lui alzandosi dal divano.

"Sei in macchina?" Chiese Diana, chiedendosi dove avesse trovato tutta quella energia per alzarsi dal divano. A quell'ora della notte poi...

"In realtà no. Ma non ho problemi a camminare un po'."

"Stai scherzando vero?!" Chiese Diana sgranando gli occhi. "Potresti incontrare un serial killer! E poi ti avrei sulla coscienza. Te non ti muovi da qui per stanotte."

"Sul serio Diana, non è un problema per me camminare un po' la sera."

"Non è sera, è notte fonda, e io ho un comodissimo divano-letto libero che non vede l'ora di essere usato."

"Non voglio disturbare." Ribatté lui avviandosi verso la porta.

"Assolutamente nessun disturbo!" Esclamò Diana afferrandolo per un braccio e riportandolo vicino al divano. "Tu resti qui, fine della storia. Dammi una mano dai, che da sola non sono mai stata capace di farlo." Disse mentre iniziava a togliere i cuscini dal divano.

"Va bene." Sospirò Mike rassegnato, raggruppando i cuscini in un angolo del soggiorno.

 

 

La mattina dopo

 

"Merda." Mormorò Diana afferrando il cuscino e mettendoselo sopra alla testa.

Chi diamine andava a suonare il campanello a quell'ora di mattina? Sarebbe dovuto essere illegale.

Al terzo suono si alzò rassegnata e si infilò la vestaglia, incamminandosi verso la porta.

Trovò Mike che si stava alzando dal divano, e gli fece un cenno per fargli capire che andava lei ad aprire.

Si passò stancamente una mano sugli occhi, per cacciare via il sonno, e poi aprì la porta.

"Buongiorno splendore!" Esclamò James entrando in casa sua e chiudendosi la porta alle spalle. "Che ci facevi ancora a letto? Datti una mossa che ti do un passaggio in macchina."

Diana mugugnò qualcosa, prima di sedersi al bancone della cucina e di poggiare la testa sulle mani.

"Non ho capito niente." Commentò James togliendosi il cappotto.

"Fat npo' tar eri ser."

"Cosa?!" Chiese James guardandola accigliato.

"Penso che volesse dire che ha fatto un po' tardi ieri sera."

James si voltò a guardare Mike, che era in piedi sulla soglia della cucina, perfettamente sveglio.

"Oh"

"Uso un attimo il bagno." Annunciò Mike, lasciando James e Diana soli.

"Diana! Diana! Attiva un secondo il cervello, ti va?"

"Che c'è?" Chiese lei alzando la testa dal bancone.

"Chi diamine è quel tipo, e che diamine ci fa in casa tua?"

"Mike." Biascicò lei stropicciandosi nuovamente gli occhi. "Io e te avevamo litigato, James." Commentò stancamente, un po' più sveglia di prima.

"Lo so, lo so." Rispose lui abbassando gli occhi e passandosi una mano tra i capelli, nervosamente. "Ti devo delle scuse." Ammise guardandola negli occhi. "Avrei voluto dirlo prima prima a te, lo sai. Ci sono solo rimasto un po' male perché non hai notato l'anello in una mattinata intera."

"È un po' colpa di entrambi. Ti devo delle scuse anch'io, sono stata un po' troppo distratta ultimamente. Facciamo pace?" Chiese Diana guardandolo con un mezzo sorriso.

James sorrise a sua volta, prima di poggiare un bicchiere davanti al suo volto. "Ti ho portato del caffè." Annunciò contento.

"Lo prendo per un si." Esclamò Diana contenta, bevendone immediatamente un sorso abbondante, scottandosi la lingua.

"Possiamo dare un passaggio a Mike mentre andiamo a lavoro?"

"Certo, per me non c'è problema." Ribatté James. Sentendo la porta del bagno aprirsi abbassò leggermente la voce. "Poi mi spieghi meglio, eh."

Diana ridacchiò, mentre annuiva velocemente.

Mike entrò in cucina, osservando la situazione.

"Si è svegliata ora?" Chiese a James, mentre con la testa faceva un cenno verso Diana.

"Certo. Il caffè fa miracoli."

"Sono sveglissima. Mike, lui è James; James, Mike." Fece rapidamente le presentazioni, indicando i due a turno. "Ho già parlato ad ognuno dell'altro, perciò cercate di andare d'accordo e fare amicizia mentre vado a vestirmi, ok? Poi ti diamo un passaggio fino a casa Mike."

I due rimasero a guardarla piuttosto allibiti, mentre lei usciva dalla cucina allegramente e si chiudeva in bagno.

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Ciao a tutti!!

Innanzitutto ci tengo a scusarmi per il ritardo; ormai dovreste aver capito che non è il caso di fidarsi di me con le scadenze. Inoltre vorrei ringraziarvi per essere riusciti ad arrivare fino a qui, nonostante nemmeno io sapessi cosa stesse venendo fuori da questa storia.

Un grazie enorme a Ledy Leggy e a ArtOrDeath, che mi hanno fatto sapere cosa ne pensano di questa storia, ed anche a Bettinaaa, che l’ha aggiunta alle preferite.

Ci vediamo tra una settimana (forse meno, se ci riesco) con l’epilogo.

A presto!!

Ginge

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ginge