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Autore: RebelRain    11/12/2016    2 recensioni
Mio marito non si sarebbe mai aspettato da me un tradimento, in realtà nessuno. Stavamo insieme da 15 anni. Cinque di fidanzamento, dieci di matrimonio. Eravamo la “coppia” quella che alla domanda “da quanto tempo state insieme?” pur essendo solo tre mesi, si è sempre sentita rispondere “Ah sembra di più”.
Anna ha 38 anni, è un'avvocatessa di successo. Alberto è un grafico pubblicitario. Arriva un momento del matrimonio in cui il rapporto si logora, senza un perchè. Non vi è più attrazione tra loro, sono complici ma non sono amanti.
Cercano disperatamente una soluzione per ritrovare il rapporto di prima.
Perchè si sa, ogni matrimonio è una medicina, ti cura dalla solitudine, ma prima o poi mostra i suoi effetti collaterali.
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SCRIVO DA POCO, HO BISOGNO DI CRESCERE E DI IMPARARE. QUINDI LEGGETEMI, RECENSITEMI, CRITICATEMI. Grazie a tutti.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Ti muovi bene a letto – Sorrise
- Ti piace? – Il tono era decisamente malizioso.
- Continua troia, dai cazzo, fammi venire… Così si, brava, sono venuto.
Il tempo di spostarsi dal cazzo e mi girai.
Era il quinto uomo in una settimana, forse dovevo smetterla.
- Dove vai? – Mi chiese.
- Scendo giù, in albergo non si può fumare.
Misi una vestaglia di seta rosa, delicata leggermente trasparente. Mi rinfilai le mutande, la pelliccia di volpe appena comprata e le converse. Presi la borsa con le sigarette e le chiavi della stanza.
- Non lo so quando torno, tu dormi e domani mattina non farti trovare. Alle 8.00 in punto devo partire per tornare a casa. Buonanotte. – Chiusi la porta.
Scesi nella hall, tra lo sguardo di un gruppo di ragazze ventenni che stavano per andare a ballare vestite, se così si può dire, come delle puttanelle fashion blogger in cerca di un’avventura di una notte.
- Cameriere mi porti un martini, ci metta dentro due olive. Mi trova in sala fumatori, le lascio la carta. Ah, e dica a quelle sgualdrine che le Converse sotto la pelliccia non possono indossarle tutte.
- Certo, sarà fatto. Per il messaggio non so… - Lo interruppi.
- Mi porti il martini, grazie.
Mi recai in sala fumatori, mi sedetti su quelle fantastiche poltroncine rosse e morbide, allargai le braccia sui braccioli, accavallai le gambe, presi le sigarette e appoggiai il posacenere sul bordo del tavolino di legno davanti a me. Accesi la sigaretta, probabilmente le Marlboro rosse mi avrebbero portato alla morte. Sollevai la testa. Gli alberghi a Venezia sono così maestosi, a volte eccessivi.
“Che affreschi di merda” pensai “E chissà quanti soldi hanno speso per questa cagata!”
- Signora, ecco il suo martini, la carta e lo scontrino. – Arrivò il cameriere.
- Lascia pure tutto sul tavolo, grazie. – Non lo degnai di uno sguardo, avevo sempre la testa in alto, la sigaretta in bocca pensando al prossimo viaggio a Venezia, magari in un albergo più decente.
Presi il martini e iniziai a sorseggiarlo. I cocktail li sapevano fare. Mentre mettevo qualche like a caso su Instagram, un messaggio. Era Alberto, mio marito.

Il messaggio diceva:
Buonanotte Anna, le bambine non vedono l’ora di vederti. A domani
Io risposi:
Dai un bacio alle bambine da parte mia. Arrivo domani alle 18. Buonanotte.

Mio marito non si sarebbe mai aspettato da me un tradimento, in realtà nessuno. Stavamo insieme da 15 anni. Cinque di fidanzamento, dieci di matrimonio. Eravamo la “coppia” quella che alla domanda “da quanto tempo state insieme?” pur essendo solo tre mesi, si è sempre sentita rispondere “Ah sembra di più”.

2000
Lui è un famoso grafico pubblicitario, io ai tempi una semplice studentessa di Giurisprudenza in preda al panico degli esami e poi della tesi. Lo conobbi al cinema. Settima fila posto cinque, lui, con la sua fidanzata. Ottava fila, posto cinque, io, con i pop corn. Ricordo che starnutiva continuamente, era raffreddatissimo. Il naso rosso che gli gocciolava perennemente.
- Vuoi qualcosa di caldo, amore? – disse lei con quella bocca che io continuo a ribadire fosse rifatta.
Intanto la gente si stava innervosendo, ogni tre parole, uno stranuto.
- Povero cucciolotto, appena torniamo ti coccolo tutto. – Porca troia che nervoso questa.
- Non gli serve la comprensione… - sussurrai, poi tirai fuori un pacco di fazzoletti dalla borsa e glieli diedi. – Esci fuori, soffiati il naso cazzo. E comprati un tappo la prossima volta. – Lo guardai stizzita.
Era buffo con il suo naso, ma aveva uno sguardo… Capelli neri, occhi neri. Eravamo Aladin e Jasmine. Si vedeva che era più vecchio di me. Ho un debole per gli uomini maturi. Il tempo di soffiarsi il naso e di sporcare il fazzoletto di sangue.
- Oh Dio amore che schifo, vai in bagno – disse lei. Secondo me si è rifatta le labbra, quella forma a culo di gallina non può essere naturale, ma Alberto da 15 anni a questa parte smentisce.
- Vieni, ho fatto un corso di primo soccorso, ti accompagno in bagno.
- Grazie. – E uscì fuori, tra i sussulti della gente che finalmente poteva godersi gli ultimi 20 minuti del film in pace. Lo accompagnai in bagno, tirai fuori delle salviette umidificate, utili in ogni situazione, soprattutto quando mangio.
- Ecco, metti la testa così, no, non in alto, è questo il trucco. – Lo misi in posizione.
- Sei un medico? – quasi con tono disperato.
- No, futuro avvocato, so solo gestire le situazioni, non come la tua ragazza che quando parla non sa gestire nemmeno la direzione delle sue labbra. – Sorrisi e aprii il rubinetto dell’acqua. Rise.
- Sta con me solo per i soldi, dirigo un’azienda di grafica pubblicitaria. È solo un insieme di buchi dove poter infilare il mio cazzo. – Abbassò la testa indicando il suo pene, si irrigidì.
Non esitai due volte ad abbassarmi. Lo guardai dritta negli occhi, gli abbassai il pantalone.
- Trova altri buchi, mi farò i soldi da sola. – Mi alzai in piedi e misi la mano sul suo naso, per controllare la situazione.
- Questo è il mio biglietto da visita, un grafico può sempre servire. – Ironizzava.
- Quanti anni hai, 30, 31? E non sai ancora invitare a cena una donna? Sushi a piazza Euclide, domani alle 20.30. L’invito è per una persona. Se non vieni sappi che il sushi sarà sempre una compagnia migliore della tua. Tachipirina e letto questa sera. – e aggiunsi sussurrando - Chissà potresti i riempire i vuoti di qualcun’altra da domani…
- Amoruccio sono fuori dal bagno, tutto bene? – Eccola, sempre lei.
- Sei bella con la tuta e le Converse. A presto – Soggiunse – Io sono Alberto, tu?
- Anna, a domani.
È inutile dirvi che a quell’incontro si presentò e non solo riempì i miei vuoti, ma li colmò di sperma più volte fin quando non nacquero Marta e Giulia, le mie figlie.
“Cazzo, sono già le 3…” pensai guardando il telefono. Poggiai il bicchiere vuoto sul tavolo. Alle 8.00 dovevo partire, alle 9.00 l’aereo. Dopo una settimana, finalmente, tornavo a casa.
So che non si dovrebbe scrivere nulla in fondo al capitolo e i messaggi subliminali sono vietati, ma volevo ringraziarvi perché avete il "coraggio" di leggere questa storia. Il vostro parere è fondamentale, aspetto le vostre recensioni.
Grazie, Stella.
   
 
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