Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: mikybiky    21/05/2009    1 recensioni

Wexford è tutto un significato per gli adolescenti che la abitando: sogni nel cassetto, amori non corrisposti, avversioni ed incomprensioni verso altre persone, forti amicizie e incompatibilità tra le reginette della scuola e quelle che invece preferiscono una minore notorietà.
O almeno così era finché Chirs e Abigail Braight non sono giunti nella contea, stravolgendo la situazione e capovolgendo la storia.
Abigail fu la prima a scendere dalla luccicante limousine laccata di nero e sfilare lungo il corteo di paparazzi, seguita a ruota da suo padre Benjamin, che davanti alle telecamere non si staccava da lei un minuto. I flash arrivarono da ogni parte, e Abigail si sentì in dovere di assumere le pose più fashon per apparire sulle riviste più popolari del momento.
L’ultimo a scendere dall’auto fu Chris, che si mosse tranquillamente come se per lui tutta la gente attorno non esistesse. Ignorò le tredicenni ululanti che bramavano un suo autografo e oltrepassò i giornalisti indemoniati che si tiravano le macchine fotografiche in testa per realizzare lo “scatto esclusivo”.
Genere: Generale, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Creative Commons License
Wexford by mikybiky is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.
Based on a work at www.efpfanfic.net.

Anticipazioni- ciao a tutti! Questa è la mia prima fic originale che sia ambientata all'estero, per cui ho avuto un po' di difficoltà a ricostruire località, usi e costuimi. Premetto che la Wexford High School è opera della mia fantasia, ma per quanto riguarda la contea ed i villaggi, esistono veramente. Ho ricercato informazioni su wikipedia a qeusto link http://it.wikipedia.org/wiki/Wexford. Se sono errare non me ne assumo la responsabilità.
Dunque, l'introduzione ha uno stile un po' strano, come se il narratore fosse lo speaker di una radio. Questo capitolo non è molto bello, lo ammetto, ma è solo l'introduzione, quindi se non lo trovate molto interessante, provate comunque ad andare avanti, perchè poi cambierà!
Per aiutarvi, vi metto la pronuncia di alcuni nomi un po' strani:
Maiti- Metti
Sèanait- Shennit
Mairsil - Marsel
Bairre- Berri
Daigh- Dei

Tutti gli altri si pronunciano come sono scritti.
Buona lettura!




WEXFORD


1. BUONGIORNO WEXFORD


Buongiorno, Wexford. È il 2 ottobre, sono le sette e trentadue di mattina ed è una bella giornata.
La contea si sta accingendo a svegliarsi, oppure si è già alzata, ma non confiderei molto in questa possibilità: la gente qui non è troppo mattiniera. Diciamo che gli abitanti di Wexford non sono proprio conosciuti per la loro puntualità.
Se sei alla ricerca di fama, soldi e successo, questo è un ottimo giorno per fare affari: si dice che il celebre regista Benjamin Braight sia sbarcato proprio oggi in Irlanda, in vista dell’altrettanto famoso Wexford Festival Opera, che si tiene in questa cittadina ogni anno. Ovviamente, non poteva mancare al suo seguito quella sciacquetta di Abigail, la sua figlia minore, che l’ha portato al successo solo grazie alla qualità di ottima attrice. Dublino la ricorda ancora per la sua pessima fama di “distruggi-palcoscenico”, ma quella è un’altra storia.
Per quanto riguarda il resto, niente fuori dall’ordinario sta sconvolgendo queste fresche ore mattutine di inizio ottobre: la lucida e perfetta Volkswagen di Sèanait ha già fatto il giro Castlebridge e ora sta scortando a scuola il branco delle “Comando io”, mentre la squadra di rugby è già nel cortile ad allenarsi, sotto la severa autorità dell’allenatore O’Bowen.
Ma c’è sempre qualche inatteso evento pronto a sconvolgere le giornate. La novità? Chris Braight ha seguito il padre in Irlanda, ed ora si trova proprio qui a Wexford!
L’ultima volta in cui un essere umano ne ha sentito parlare è stato quando ha deciso di far costruire una scuola solo per sé, che consta di tutti gli insegnanti migliori del mondo; non uno per materia, no, ben tre!
Sorge quindi spontaneo chiedersi: che cosa ci fa l’adolescente single più famoso e pretenzioso di tutta l’America in una contea di 9.449 persone?


7:32: Maiti si allacciò l’orologio al polso e, stringendosi nel cappotto, si avviò a passo veloce verso la fermata dell’autobus. I suoi genitori erano ancora a letto, come ogni mattina, del resto. Non che più della metà di tutta la contea si fosse già destata a quell’ora, no di certo. Per gli abitanti di Wexford dormire era l’attività favorita. Dopo, ovviamente, c’erano l’ozio, la tv, i divertimenti, gli amici...
Gli unici a rimetterci erano gli studenti: per loro alzarsi presto la mattina non era un dovere, era un obbligo. E se proprio fossero giunti tardi in classe, avrebbero avuto la loro punizione, che la maggior parte delle volte coincideva con un’interrogazione.
Maiti prese avvio lungo la via principale, che collegava direttamente il villaggio di Bridgetown, dove viveva lei, al centro di Wexford. La strada era poco affollata; erano per lo più ragazzi infreddoliti che ne approfittavano per fare colazione in pasticceria, o dog-sitter che correvano per stare dietro ai cani.
Una ventata fredda investì la ragazza, che si avviluppò ancora di più nel giaccone pesante. Ottobre non era di certo il periodo più caldo dell’anno, ma almeno quel dì non pioveva.
Nonostante il freddo sferzante, il cielo era sereno e per la prima volta nell’arco della settimana non pioveva. Le previsioni meteorologiche avevano pronosticato un cielo senza nubi per almeno due giorni, un record per i primi di ottobre, viste le condizioni atmosferiche di quell’anno.
Maiti raggiunse la fermata: non distava più di cinque minuti da casa sua. Mentre si sedeva intirizzita sulle panchine, in attesa che arrivasse il bus, osservò l’ambiente circostante: Wexford di mattina non era particolarmente invitante, specialmente se era piovuto fino alla sera precedente. Enormi pozzanghere invadevano la strada, e le macchine non potevano non centrarle, spruzzando i pedoni, che di rimando imprecavano contro l'automobilista.
Wexford, pensò la ragazza, appoggiando la testa al muro dietro di sé. Una cittadina così piccola, ma una meta così ambita.
Sorridendo, sperò con ardimento che il 15 di ottobre le temperature non scendessero sotto lo zero (cosa assolutamente improbabile) e che, se proprio sarebbe dovuto piovere, fosse stata almeno una pioggerella leggera.
Intanto che fantasticava sulle sorti del tempo, il pullman si fermò davanti a lei, con uno stridio sordo, slittando appena sull’asfalto bagnato, e con un rumore di ferro arrugginito le porte si spalancarono, facendo salire lei ed altri ragazzi.
Il 15 ottobre si sarebbe aperto il Wexford Festival Opera, e la voce che il regista Benjamin Braight vi avrebbe preso parte aveva già fatto il girò di tutta county town. A Bridgetown non si parlava d’altro da ormai due settimane.
Maiti attraversò il corridoio del pullman e prese posto su un sedile libero, accanto al finestrino. Durante tutto il tragitto osservò l’ambiente circostante. Bridgetown non si trovava direttamente sul mare, ma le enormi spiagge irlandesi erano comunque visibili: erano l’oggetto preferito dei disegni che Maiti si dilettava ad istoriare.
Arrivò a scuola presto, come ogni mattina. Scese dall’automezzo, si issò la cartella in spalle e percorse tutto il perimetro esterno dell’inferriata, finché non giunse davanti al cancello.
L’auto di Sèanait era già parcheggiata nel posteggio adiacente all’istituto, e si confondeva con tutte le altre lasciate in sosta in quella parte dell’area di servizio. Maiti scosse la testa, sprezzante.
A Castelbridge erano tutti ricchi, e sicuramente Sèanit non faceva nulla per nasconderlo. Ogni mattina sua madre faceva il giro per raccogliere le amiche della ragazza, Ina, Mona e Mairsil, e poi le portava a scuola. Era l’insegnante di educazione fisica, la signora Connel, ma nel suo carattere non compariva nemmeno uno dei tratti dell’indole presuntuosa della figlia.
Lascia perdere, si disse la ragazza, scuotendo la testa e proseguendo.
« Hey, Maiti! ».
Si girò. Cristin la stava raggiungendo. Era una sua amica, e per fortuna anche una compagna di classe. Non si era amicata molti studenti lì alla Wexford High School, ma quei pochi frequentavano il suo stesso corso.
« Ciao, Cristin » rispose. « Cosa ci fai qui? Pensavo che dovessi passare in redazione per finire quell’articolo. Che ne è stato? »
« L’ho già consegnato » affermò la ragazza. « Sèanit ha anticipato la scadenza, e io ero già in ritardo ».
Maiti era perplessa. Sèanit era la direttrice del giornalino scolastico: certo, era solita pressare i compagni affinché consegnassero il loro pezzo, ma non aveva mai spostato una consegna prima.
« Per quale motivo? » domandò, irritata. « Non aveva detto che il prossimo numero sarebbe dovuto uscire a metà ottobre? »
« Maiti! » esclamò l’amica. « Ti sei già scordata del festival? »
« Il festival? E cosa c’entra con il giornalino? »
Cristin fece spallucce, sistemandosi meglio la borsa sulle spalle.
« Vuole inserire il programma » disse, « e qualcuno ha anche dovuto scrivere un articolo per lei. È particolarmente ossessiva in questo periodo ».
Maiti rise sarcasticamente.
« E quando mai non lo è? »
Il vento freddo scompigliò i capelli alle due ragazze, facendole rabbrividire. Sfregandosi le mani contro le braccia, andarono a sedersi sulle gradinate di legno che fiancheggiavano il campo da rugby.
I ragazzi della squadra stavano finendo proprio in quel momento l’allenamento; il signor O’Bowen si stava congratulando con loro per l’impegno che ci avevano messo e li incoraggiava per la partita che si sarebbe svolta il sabato successivo.
« Guarda che movimenti fluidi » commentò Maiti, assorta, fissando nella direzione di Daigh Morgan, il capitano della squadra. Era un fusto alto quasi un metro e novanta, capelli biondi e occhi verdi. Era popolare tra le ragazze, ma era territorio proibito: era il ragazzo di Sèanit, e Maiti lo sapeva bene.
« Togliti quello sguardo! » commentò divertita Cristin. « Da questa distanza possono vederti tutti! »
Maiti le diede un pizzicotto, riscuotendosi. Tentò di sedersi in modo più composto, ignorando l’aria fredda che le sferzava il viso. Fissò un punto vuoto davanti a sé e si sforzò a non alzarsi e correre via per la vergogna. Anche se Cristin diceva certe cose solo per scherzare, la maggior parte delle volte succedevano sul serio.
« Era lo stesso identico sguardo che assumevi tu quando Brecc ti passava davanti » ribatté, imbronciata.
Cristin si alzò e, sorridendo, si separà dall’amica, dirigendosi verso i membri della squadra, che si stavano allontanando, tra i quali c’era anche Brecc Stoker, il suo ragazzo.
« Sì, ma io almeno non mi facevo notare » rispose, maliziosa.
Maiti ridacchiò, mentre Cristin scendeva in campo.
« Pazza » mormorò tra sé.
Restò da sola a fissare il paesaggio che si poteva ammirare al di là della strada. Era meraviglioso: a sud la steppa si estendeva a perdita d’occhio, in tutti i suoi colori caldi, nonostante fosse autunno. Ad est, invece, si poteva ammirare la costa e le tonalità scintillanti del mare d’Irlanda.
È meraviglioso, pensò. Merita.
Dalla cartella estrasse una piccola videocamera. Oltre al disegno, l’altra sua grande passione era filmare. Incideva su pellicola tutto ciò che poteva; perché, al contrario di quando disegnava, filmava in luoghi affollati, dove c’erano ricordi da catturare.
Iniziò a riprendere l’orizzonte macchiato di rosa, il colore del mattino. Poi puntò l’obiettivo sulla squadra di rugby, filmando prima Cristin e Brecc Stoker, passando successivamente al signor O’Bowen, che le strizzò l’occhio. Infine si fermò su Daigh Morgan.
« Avanti, girati e fammi un bel sorriso » disse, avvicinando l’obiettivo.
« Ciao Maiti! »
Per poco la ragazza cadde a terra, tanto fu lo spavento che prese. Lasciò andare la videocamera e si appoggiò al suolo di legno, voltandosi con occhi sgranati verso chi l’aveva interpellata.
« Oddio » mormorò, ancora scioccata.
Il ragazzo che aveva davanti le tese una mano, evidentemente mortificato. Maiti accettò l’aiuto e si alzò in piedi, un po’ stordita. Si voltò, in cerca della telecamera, ma non la trovò.
« Maiti, mi dispiace » disse il ragazzo, rammaricato. Era alto quasi quanto Daigh Morgan e aveva i capelli biondo scuro, la pelle abbronzata e gli occhi marroni. Indossava una divisa da rugby, con stampato sopra il numero 16.
Bairre Allen, pensò Maiti.
« Non fa niente Bairre » disse. « Non è successo nulla di grave. Mi hai solo fatto paura. Sei spuntato all’improvviso ».
« Hai… hai ragione » balbettò il ragazzo. « Mi dispiace. Non lo farò più ».
« Ti ho detto che non ti devi preoccupare ». Tentò di sorridergli. « Nulla di grave. È solo che non trovo più la mia telecamera. L’hai vista? »
Il ragazzo chinò lo sguardo ispezionò la zona. Alla fine la individuò. Scese un paio di gradinate, poi saltò sul prato e si intrufolò sotto l’impalcatura. Ne uscì qualche secondo dopo, con in mano la videocamera di Maiti.
« Ha fatto un bel volo » disse, con il cuore in gola. « Spero sia tutto a posto ».
Maiti l’afferrò con veemenza dalle mani del ragazzo. La tastò: sembrava a posto. La girò e rigirò; i lati erano un po’ ammaccati, ma l’importante era che funzionasse ancora.
Bairre nel frattempo la osservava con malcelata ansia. Temeva il peggio, e se così fosse stato non se lo sarebbe mai perdonato.
Maiti l’aprì e constatò che si era spenta. Allora la riaccese.
« Non si è staccata nemmeno la batteria » disse, un po’ sollevata. « Probabilmente l’erba ha attutito il colpo. È stata una bella fortuna, non me ne potrei proprio permettere una nuo… oh, no! »
Bairre fece un salto di dieci centimetri. Iniziò ad agitarsi e a stritolarsi le mani, tentando di vedere quale fosse il danno.
« Co… cosa è successo? » domandò, in pasto all’angoscia più totale.
« I cristalli liquidi sono partiti » affermò la ragazza, sconsolata.
Bairre trangugiò.
« Maiti, io… io… non so cosa dire, sono mortificato, sul serio ».
« Forse si può ancora filmare » lo rassicurò Maiti, scocciata.
Il ragazzo stava per dire qualcos’altro, ma in quel momento Cristin tornò, interrompendoli. Assieme a lei c’era una ragazza castana, Moira, un’altra amichs e compagna di classe.
« Entriamo, Maiti? » disse Cristin, allegra. « Tra poco iniziano le lezioni ».
«» confermò lei, voltando le spalle a Bairre. « Entriamo ».
« Mi dispiace sul serio, Maiti, » urlò il ragazzo, tremendamente afflitto. « Farò in modo di farmi perdonare! »
Ma la ragazza si era già allontanata.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: mikybiky