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Autore: Bluemoon Desire    16/12/2016    6 recensioni
[L\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\\'Allieva ]
Nel tentativo di proporre una continuazione ideale delle avventure dei protagonisti de "L'Allieva", questa storia riparte lì dove il finale della prima serie si è interrotto, con la nostra simpatica Alice divisa tra gli amori della sua vita, Claudio ed Arthur.
Forse nel suo cuore la decisione è già presa, ma riuscirà a perseguirla senza più paure ed incertezze? [ ATTENZIONE: La storyline e la caratterizzazione dei personaggi prendono spunto sia dalla fiction Rai che dai romanzi di Alessia Gazzola]
Genere: Commedia, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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                                                  CAPITOLO 3 - VOLTARE PAGINA 
 

“Sometimes the most difficult relationships to get over are the ones that never were.”

—   Brenda Priddy


Sdraiata con la pancia sul letto e il palmo della mano sinistra ben piazzato sotto il mento, Alice rimase per ore ed ore chiusa nella sua stanza a sfogliare le pagine del corpulento manuale di pratica forense che Claudio le aveva caldamente consigliato qualche mese prima, in quanto basilare ed irrinunciabile lettura formativa - nonché autentico "caposaldo della Medicina Legale". 
Almeno stando alla sua personale opinione professionale. 
E in effetti, una volta superato lo scoglio iniziale, Alice aveva trovato davvero interessante la lettura di quel manuale e si era già appuntata mentalmente un paio di domande da porre l'indomani a Claudio...prima di realizzare con sgomento che ormai si rivolgevano a malapena la parola. Aveva appena terminato la lettura del quinto capitolo - incentrato sui principali fenomeni cadaverici e alle varie modalità di determinazione dell'epoca della morte - quando Yukino irruppe di colpo nella stanza, facendola trasalire.  

« Yuki, mi hai spaventata a morte! » protestò Alice, il cuore che le batteva all'impazzata nel petto neanche avesse appena finito di correre la maratona di New York « A furia di frequentare mio fratello Marco, stai diventando come lui... » aggiunse poi, raddrizzandosi piano con il busto per farle un po' di spazio sul letto « Volevi dirmi qualcosa? »

I penetranti occhi color nocciola di Yukino esitarono per qualche istante sul suo volto, lasciando trapelare dal suo sguardo una sospettosa nota d'inquietudine. Sembrava profondamente combattuta. 

« Yukino...? » incalzò Alice, fissandola con intensità. 

« Arthur-San ha chiamato » sputò fuori a fatica l'amica, sfuggendo il suo sguardo con evidente disagio. 

« E cosa voleva da te? » domandò Alice, spinta da una cocente curiosità.

Conoscendolo, se non fosse stato per quell'incontro-scontro lampo al party accademico a villa Malcomess, Arthur non si sarebbe fatto vivo con lei per almeno altri tre mesi. E adesso s'intratteneva al telefono con la sua coinquilina? 
Per quale motivo, poi? Aveva sempre reputato Yukino molto simpatica, certo, ma da qui a considerarla alla pari di un'intima confidente ne passava d'acqua sotto i ponti!

« Yuki, che cosa mi stai nascondendo? » 

A quel punto, l'inconsueto rossore sulle guance di Yukino si accentuò, alimentando ulteriormente i sospetti di Alice. 

« Lui ha fatto domande...tante domande. » 

« Domande? » fece Alice, confusa « Su di me? »

Yukino annuì febbrilmente, mordendosi il labbro inferiore tra i denti come faceva sempre quando provava profondo imbarazzo per qualcosa. Come quella volta che, per sbaglio, aveva tinto di blu le sue lenzuola e l'intero corredo di biancheria intima che aveva appena acquistato da Intimissimi. 

« Voleva sapere se frequenti ancora il dottore di istituto... » 

Alice avvertì una lieve nota di panico nella sua voce, quasi come se temesse le conseguenze di ciò che le stava raccontando. 
Mai avrebbe pensato che Arthur potesse agire in quel modo alle sue spalle, soprattutto dopo tutti quei bei discorsi sulle seconde opportunità e sulla fiducia reciproca che le aveva sbattuto in faccia con così tanta convinzione da farle quasi girare la testa. 
Ma forse era soltanto colpa sua. 
Lo aveva idealizzato così a lungo e così appassionatamente nelle sue fantasie da romantica sognatrice, da non rendersi conto di avere a che fare con un comunissimo essere umano, con tutte le sue imperfezioni e i suoi umani difetti, e adesso che quella consapevolezza stava prendendo sempre più piede dentro di lei, non poteva più continuare ad ignorare la domanda che da mesi la tormentava. 
Era mai stata davvero innamorata di Arthur o più semplicemente aveva amato l'idea "mitizzata" che si era costruita di lui?

« Sei arrabbiata, Alice? »

La vocina acuta e sottile di Yukino la riscosse dai suoi pensieri.
Seduta sul bordo del letto, la stava fissando con aria vivamente preoccupata, come se si aspettasse di vederla esplodere da un momento all'altro. 

« Sto bene, tranquilla » si affrettò a rassicurarla Alice con un sorriso « Non ce l'ho con te...e a pensarci bene, non ce l'ho neanche con lui. Certo non mi ha fatto piacere sapere che ha ficcato il naso nella mia vita a mia insaputa, ma riesco a capire le sue motivazioni... »

« Dimmi verità, Alice » soggiunse a quel punto Yukino, insolitamente seria « Tu ami ancora Arthur-San? »

Alice esitò. 

« Non lo so, Yuki...non lo so davvero... » le confessò poi, tutto d'un fiato.

E nel preciso istante in cui quella verità abbandonò le sue labbra, avvertì un forte senso di liberazione al centro del petto, una sensazione di benessere che da troppo tempo stentava a malapena ad immaginare. Per così tanto tempo - TROPPO - aveva proseguito il suo cammino di vita attraverso la via che le era parsa più sicura e familiare, forse per paura di ciò che avrebbe potuto incrociare se solo avesse trovato il coraggio di spostarsi altrove, su un tragitto diverso, decisamente più pericoloso e costellato da mille rischi ed incertezze. Un tragitto che - ahimè! - sembrava puntare verso un'unica e sola direzione, la stessa di sempre.
Quella indimenticata e mai battuta che portava il nome di Claudio Conforti. 

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Erano da poco scoccate le 7 e 30 del mattino, quando il trio d'eccellenza dell'Istituto - capitanato dal Supremo in persona - fece il suo trionfale ingresso nella sala settoria, avvolto da una sorta di invisibile e mistica aura di potere.
Quel genere di "luccicanza intellettuale" che contraddistingue le grandi menti dai comuni mortali. 

« Data l'eccezionale rilevanza di questo caso, il professor Malcomess e la professoressa Boschi hanno espresso il desiderio di seguire in prima persona l'andamento delle nostre indagini forensi... » esordì Claudio rivolto agli specializzandi, con l'evidente intento di concludere lì la spiegazione senza elargire ulteriori approfondimenti.

Alice, però, sembrava di tutt'altro parere e non esitò a manifestarlo.

« Chiedo scusa... » lo interruppe, sollevando una mano per richiamare sia la sua attenzione che quella dei suoi superiori « ...stiamo parlando del caso Sperduti? »

Claudio roteò gli occhi con manifesto disappunto, mentre le sopracciglia della Wally s'inarcarono pericolosamente verso l'alto.
Malcomess, al contrario, si limitò a rivolgerle un'occhiata distratta, quasi inespressiva. 
Difficile stabilire se avesse apprezzato o meno il suo intervento. 

« Sì, Allevi, stiamo parlando del caso Sperduti » le rispose Claudio, con un'accentuata vena d'esasperazione nella voce « Cos'è, un omicidio a settimana non è abbastanza per la nostra zelante Signorina in Giallo? Mi duole informarti che in questo Istituto le vittime di omicidio non arrivano propriamente su ordinazione... »

Alice si trattenne a stento dal rispondergli a tono.

« Mi domandavo solo quale fosse la ragione di tanta rilevanza investigativa... »

Claudio le scoccò un'occhiata fiammeggiante, sforzandosi in un modo inumano per riuscire a mantenere la calma.
Era chiaro che l'idea di perdere le staffe davanti ai suoi superiori non rientrava esattamente nei suoi piani.

« Si da il caso che la nostra vittima fosse il figlio di un noto magnate dell'industria cinematografica locale, nonchè unico erede dell'immenso impero di famiglia » le spiegò poi, senza riuscire a nascondere una certa indolenza « Premesso ciò, i suoi familiari hanno richiesto la massima riservatezza sulle indagini, esigendo il coinvolgimento di ogni eminente personalità dell'Istituto...ecco spiegata la partecipazione eccezionale del professor Malcomess e della professoressa Boschi. Ora, se Allevi ha finito di tempestarci con le sue domandine da scolaretta, direi che possiamo cominciare... »

La successiva ora e mezza parve scorrere così lentamente che Alice quasi si meravigliò nel rilevare l'effettivo spostamento delle lancette lungo il quadrante del suo orologio da polso. Nell'intera sala settoria regnava il silenzio più totale, interrotto di tanto in tanto solo dal metallico rimestìo dei ferri operatori instancabilmente al lavoro sul cadavere. 
Era una sensazione a dir poco surreale, come se fossero tutti sospesi dentro una gigantesca bolla di sapone, in attesa che Claudio, la Wally e Malcomess distogliessero finalmente lo sguardo dal corpo di quel povero ragazzo per ragguagliarli sulla situazione.
Non aveva mai assistito ad un'autopsia tanto minuziosa prima d'allora, neppure durante le innumerevoli esercitazioni accademiche a cui aveva preso parte in qualità di specializzanda. I tre "illuminati" studiarono analiticamente ogni singolo centimetro di quel corpo, con estrema cura, confrontandosi l'uno con l'altro circa i dettagli autoptici più rilevanti, senza mai lasciare nulla al caso.

Fu il rumoroso "clang" metallico di un bisturi deposto nell'apposito vassoio degli strumenti operatori a decretare ufficilmente la fine dell'esame autoptico sul corpo del giovane Sperduti, ancor prima che l'annuncio verbale di Malcomess raggiungesse Alice e il resto dei presenti. Calato - come al suo solito - nei panni dello zelante docente, Claudio invitò gli specializzandi a riunirsi ordinatamente attorno al tavolo autoptico per poter condividere con loro i risultati dell'esame appena concluso. 

« Dottor Macrì, affido a lei la registrazione audio di questo esame...ci siete tutti? Bene, cominciamo. Come già rilevato nel corso dei primi accertamenti forensi effettuati sulla scena del crimine, il corpo della vittima presenta una serie di piccole ferite da difesa sugli avambracci e sul collo, nessuna però abbastanza profonda da poter provocare esiti letali. Alla base della nuca, inoltre, è stata rilevata un'accentuata tumefazione emorragica, quasi certamente causata da un colpo inferto da destra verso sinistra con un oggetto contundente, leggermente arcuato a giudicare dai margini della ferita. Anche in questo caso, però, escludiamo che sia direttamente responsabile della morte... »

E mentre il resto degli specializzandi era occupato a fare bella figura davanti ai grandi capi dell'Istituto, annotando freneticamente sui loro blocchi per gli appunti ogni singola parola che usciva dalla bocca di Claudio, Alice non riusciva a staccare gli occhi di dosso al cadavere, quasi come se si aspettasse di vederlo scattare a sedere sul tavolo autoptico da un istante all'altro, vivace e frizzante come ogni ragazzo della sua età sarebbe dovuto essere. Forse Claudio aveva ragione a rimproverarla per quel suo attaccamento empatico alle vittime, ma per quanto si sforzasse, non riusciva proprio a vivere quelle situazioni con il dovuto distacco professionale. 
Era più forte di lei. 

« ...grazie ad un'analisi accurata degli organi interni, siamo arrivati alla logica conclusione che la morte del ragazzo sia sopraggiunta in seguito all'insorgenza di un violento pneumotorace postraumatico... »  

« ...e in che modo? » proruppe Alice, intromettendosi con prepotenza nell'accurato monologo esplicativo del suo superiore. 

Così come il resto della classe, Paolone fu colto talmente alla sprovvista da quell'intervento inatteso che premette per sbaglio il tasto "stop", interrompendo brevemente la registrazione.

« Stavo appunto per spiegarlo alla classe, Allevi » la rimbeccò Claudio, caustico, fulminandola con un'occhiata raggelante « Il collasso polmonare è stato provocato da una frattura multipla costale...all'altezza della quarta e della quinta costa, per essere più precisi... » 

E così dicendo, lanciò una lunga occhiata in direzione di Alice, come a suggerirle di aver giocato d'anticipo rispondendo ad una domanda che lei non aveva ancora avuto modo di verbalizzare. 

« ...se date un'occhiata qui sullo sterno, proprio all'altezza delle due costole fratturate, è ben visibile un vistoso ematoma da compressione. E' questo il trauma primario che ha causato lo pneumotorace che lo ha poi condotto alla morte. Qualcuno deve aver esercitato un'eccessiva pressione in questo punto della gabbia toracica del ragazzo, provocandogli così la frattura multipla delle coste e lesionando gravemente il suo polmone sinistro...tant'è che sia i tessuti polmonari che la stessa cavità pleurica erano letteralmente immersi nel sangue. Successivamente, subentrato l'emo-pneumotorace...»

« ...è morto soffocato dal suo stesso sangue » concluse in un soffio Alice, visibilmente scossa da tale rivelazione. 

Amava quel lavoro molto più di quanto potesse essere in grado di esprimere a parole e sentiva di poter fare davvero la differenza tra quelle pareti, ma tutto il tempo del mondo non le sarebbe comunque bastato ad acquisire la necessaria lucidità mentale di cui Claudio le parlava in continuazione. 

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Seduta in quell'angolino isolato del solito bar, con il busto completamente riverso sul tavolo e la testa appoggiata stancamente sulle braccia conserte, Alice rimase a lungo così, in silenzio, a fissare il vuoto davanti a sé, perdendosi negli oscuri e profondi meandri della sua mente, lì dove albergavano i pensieri più cupi e spaventosi. 
Com'era possibile provare così tanta tristezza verso qualcuno che non aveva mai neppure fatto parte della sua vita?
Eppure - nonostante tutto - non riusciva a togliersi dalla mente il volto spento ed esanime di quel ragazzino. 
Cosa doveva aver pensato poco prima che la morte lo raggiungesse?
Si era reso conto di ciò che gli stava scivolando via tra le mani, oppure la dolorosa consapevolezza dell'imminente fine lo aveva colto di sorpresa, come un fulmine a ciel sereno? Tutti quegli anni perduti colmi di rimpianti, di parole mai dette, di speranze mai realizzate, di felicità mai provate...che pena immensa.

« Stai bene? »

La mano di Claudio le sfiorò dolcemente una spalla, riscuotendola dal suo stato di trance ad occhi aperti.
Ancora avvolta in una rarefatta nube di confusione, sollevò piano lo sguardo verso di lui.
Sembrava sinceramente preoccupato, tanto che Alice sospettò che l'avesse seguita di nascosto fino al locale solo per assicurarsi che stesse bene. Non fece neppure in tempo a raddrizzarsi con il busto contro lo schienale della sedia, che quella solita emicrania che la coglieva sempre nei momenti di maggior stress, prese a pulsarle fastidiosamente dietro le orecchie, facendole maledire amaramente il fatto di non aver portato con sé un blister di ibuprofene. 

« E' solo...un po' di mal di testa » mormorò poi, accennando a fatica un sorriso.

Claudio inarcò un sopracciglio verso l'alto, fissandola con l'aria di chi la sa lunga. 

« Mal di testa, certo » commentò scettico, affondando entrambe le mani nelle tasche dei pantaloni « Guarda che ti ho vista oggi in sala settoria, sai? Non riuscivi a staccargli gli occhi di dosso...come sempre... »

« Claudio, ti prego...» gemette Alice con una lieve smorfia di fastidio « ...stasera non sono proprio dell'umore giusto per subirmi una delle tue solite paternali sul distacco emotivo! »

« Nessuna paternale, Sacrofano, ero solo preoccupato per te » la sorprese lui, con inusuale dolcezza.   
 
« Davvero? » fece Alice, squadrandolo con manifesta meraviglia. 

« La cosa ti sorprende così tanto? » ribatté Claudio, le labbra malignamente distorte in un sottile ghigno beffardo. 

Alice trattenne un sorriso.

« Stavolta eri quasi convincente, lo ammetto... »

Prima che potesse anche solo rendersene conto, la mano di Claudio raggiunse il suo viso sfiorandone dolcemente la morbida rotondità della guancia con il pollice, per poi avvicinarsi pericolosamente alla sua bocca.
 
« La mia piccola sentimentale Alice...mi spieghi cosa devo fare con te? » la apostrofò teneramente, chinandosi verso di lei per sfiorarle la fronte con un rapido bacio « Quando ti dico che dovresti imparare a controllare il tuo grado di empatia con le vittime, lo faccio proprio per evitarti tutti questi spiacevoli tira e molla emotivi. Allo stesso modo, è anche vero che ci sono aspetti di questo lavoro a cui non ci si abitua mai ed è giusto che inizi ad entrare in quest'ottica fin da adesso, prima che sia la vita stessa a costringerti a sbattere il muso contro questa verità... »

« ...e quindi? » intervenne Alice, senza capire dove Claudio volesse andare a parare con quel discorso. 

« E quindi adesso ti riporto a casa » concluse lui, spingendole indietro a forza la sedia per incitarla a rimettersi in piedi.

« Non è necessario, dai, posso prendere un taxi » provò ad obiettare Alice, ma non fece neppure in tempo a finire la frase che il braccio destro di Claudio scivolò rapido attorno alla sua vita, agganciandola saldamente. 

« Poche storie, dai, muoviti » le sussurrò poi all'orecchio, guidandola sapientemente verso l'uscita del locale. 

Pochi istanti dopo, stavano già sfrecciando dritti verso casa di Alice a bordo della tamarrissima auto sportiva di Claudio, immersi in un silenzio teso e un po' meditabondo che sembrava rispecchiare fedelmente il loro tormentato stato d'animo. 
Sotto quel cielo scuro e plumbeo che prometteva fulmini e saette, sfilarono attraverso le sonnecchianti stradine buie della periferia romana, accompagnati dalle malinconiche note di una vecchia canzone di Venditti che diffondeva dalla radio accesa.

« Hai già inviato il responso dell'esame autoptico a Calligaris? » chiese d'un tratto Alice dopo un lunghissimo silenzio, distogliendo brevemente lo sguardo dal finestrino per guardare Claudio.

« Ho un appuntamento con lui e Visione domani mattina, nel mio ufficio » rispose lui, staccando la mano destra dal volante per abbassare un poco il volume della musica « Credo che abbiano scoperto qualcosa sul ragazzo. Roberto mi ha detto che aveva bisogno di un supporto scientifico per una sua ipotesi...non so bene a cosa si stesse riferendo, ma immagino che lo scopriremo domani, no? »

« "Scopriremo"? » ripeté Alice, inarcando un sopracciglio.

« Se proprio devi rompermi l'anima con questo caso nei giorni a venire, tanto vale che tu prenda parte alle indagini, no? » ribatté Claudio con un vago cipiglio indispettito « Patti chiari, Alice...questo è un caso di ESTREMA importanza, non immagini neppure quanto. Esigo la massima professionalità da te. »

« L'avrai, Claudio...te lo prometto »

« Meglio che non mi pronunci circa la valenza delle tue promesse, Allevi... » 

Alice incassò la frecciatina con un modesto silenzio. 
Non poteva di certo biasimarlo, visti gli innumerevoli guai in cui si era cacciata da quando aveva messo piede nell'Istituto. 
Era già un miracolo che fosse riuscita a superare il primo anno senza far saltare in aria qualcosa!
Cinque minuti dopo, Claudio accostò l'auto davanti al portone d'ingresso dell'appartamento di Alice e Yukino, parcheggiando con cura a ridosso del marciapiede, proprio a qualche metro di distanza dalla fermata dell'autobus.
Chiaramente non aveva alcuna intenzione d'intrufolarsi a straforo in casa sua come l'ultimo dei marpioni.
E forse era anche meglio così. 
Almeno per quella sera.

« Ti ringrazio per il passaggio, Claudio...e...anche per il resto » 

Trasudante di malizia, lo sguardo di Claudio sfiorò ogni centimetro del suo corpo, facendola avvampare in volto per l'imbarazzo. 
Inutile, per quanto s'impegnasse, non riusciva mai a resistergli tanto quanto avrebbe dovuto. 

« Qualcuno dovrà pur prendersi cura di te, Sacrofano » la rimbeccò poi, con quel suo solito affascinante sorriso da incorreggibile canaglia. 

Quei piccoli momenti rubati di complicità le erano mancati più di quanto non fosse disposta ad ammettere, e il fatto stesso che avesse risentito più di quella mancanza che dell'assenza di Arthur doveva pur significare qualcosa, no? 
Per un momento, mentre Claudio si chinava verso di lei per dargli la buonanotte, fu quasi tentata di mollare qualsiasi freno inibitorio e lasciarsi andare tra le sue braccia...ma non lo fece. Non era né il momento, né il luogo adatto per inoltrarsi in quel particolare territorio inesplorato...anche se lo desiderava con tutta se stessa. 





ANGOLO DELL'AUTORE: Ed ecco che la vicenda criminale inizia a srotolarsi pian piano davanti ai nostri occhi...chi avrà ucciso quel povero ragazzo e perché? L'intuito della nostra giovane ed intraprendente specializzanda riuscirà a scovare il colpevole? Mentre sul fronte sentimentale è tempo di scelte...Alice riuscirà a compiere il passo decisivo verso Claudio a dispetto delle sue paure, o continuerà a lasciarsi tirare indietro da Arthur e dal loro passato? Ringraziando in anticipo tutti quelli che stanno leggendo e recensendo questa storia, vi do' appuntamento al prossimo capitolo! 
   
 
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