Film > Lo Hobbit
Segui la storia  |       
Autore: Venus80    18/12/2016    1 recensioni
Evelyn è una giovane strega forte e determinata amante delle avventure. Quando suo zio Gandalf le propone di raggiungerlo nella Terra di Mezzo per unirsi a lui e ad un gruppo di nani in un viaggio verso la Montagna Solitaria, non si lascia sfuggire l'occasione. Parte desiderosa di sperimentare questa nuova esperienza che la renderà ancora più forte, grazie anche ad un potere che finora non aveva mai conosciuto: il potere dell'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 14: io non sono un oggetto!
 
Beorn sospirò, posò l’ascia e avanzò verso Thorin; si fermò a pochi passi da lui e lo fissò con un’espressione autorevole senza dire una parola. Il re dei nani mantenne il suo atteggiamento sprezzante, senza lasciar trasparire il minimo segno di preoccupazione, e sostenne lo sguardo dell’uomo con fierezza. Gandalf ed Evelyn si guardarono con aria inquisitoria, non sapendo cosa doversi aspettare, per poi rivolgere la loro attenzione verso Thorin e Beorn. I nani osservarono la scena con apprensione e pronti all’eventualità di dover difendere il loro re.
Beorn ruppe il silenzio ponendo una domanda a Thorin con un tono molto più pacato, “Come ti chiami?”. Il nano rispose senza esitazione, “Thorin…Thorin Scudodiquercia!”. L’uomo annuì e poi, voltandosi verso il resto del gruppo, dichiarò, “Immagino che sarete affamati?!”. I nani annuirono mormorando la risposta affermativa; allora Beorn, con indifferenza, passò accanto a Thorin e si diresse dentro casa. La compagnia lo seguì, primo tra tutti Thorin e per ultimi Gandalf, Bilbo ed Evelyn.
 
Beorn con la coda dell’occhio guardò i nani che avanzavano dietro di lui ed esclamò, “Sedetevi!”. Si accomodarono tutti attorno alla tavola occupando quasi tutti i posti; era rimasta una sedia accanto a Kili alla quale si stava per sedere Balin quando si accorse che Thorin ed Evelyn non si erano ancora seduti. Il re dei nani guardò Balin, poi Evelyn e nuovamente Balin; il nano intuì quale fosse la richiesta del suo re al quale accondiscese senza esitazione.
Balin scostò la sedia e rivolgendosi ad Evelyn le disse gentilmente, “Prego, siediti!”. Evelyn ringraziò sorridendo e si sedette. Balin e Thorin, rimasti senza un posto dove sedersi, restarono in piedi. Balin si sistemò, in piedi, accanto al giaciglio di Beorn mentre il re dei nani si appoggiò ad un massiccio pilastro di legno appena dietro Fili. Nel frattempo che si disposero ognuno ai propri posti, il mutatore di pelle si avvicinò a Gandalf e dichiarò con tono di voce sommesso, “Fammi indovinare! Siete in viaggio verso Erebor?!”. Lo stregone lo guardò con un’espressione pacata e annuì.
Appena si furono tutti accomodati, Beorn portò a tavola piatti, boccali e varie cibarie, tra le quali pane, formaggio, insaccati e zuppa, che i nani si fecero passare tra di loro; mangiarono tutti con gusto tranne Gandalf, Thorin e Balin. Intanto, l’uomo passò a versare del latte nei boccali e quando arrivò a Fili, trovandosi vicino a Thorin, affermò, “Così tu sei quello che chiamano Scudodiquercia?!”. Thorin alzò lo sguardo verso Beorn che a sua volta si era voltato verso di lui; poi l’uomo si rigirò e proseguì a versare il latte al resto del gruppo frattanto che continuò a parlare con Thorin. “Dimmi, perché Azog il Profanatore ti sta dando la caccia?”, gli chiese placidamente Beorn. “Tu sai di Azog?! Come mai?”, rispose il re dei nani con tono calmo. “La mia gente è stata la prima a vivere sulle montagne prima che gli orchi scendessero dal nord. Il Profanatore ha ucciso quasi tutta la mia famiglia, ma alcuni li ha resi schiavi”, replicò Beorn mestamente. A quel punto, Evelyn notò che l’uomo aveva ai polsi delle spesse manette di ferro attaccati alle quali c’erano dei residui di catene. L’uomo proseguì, “Non per lavorare, capisci?! Ma per sport. Ingabbiare mutatori di pelle e torturarli pareva lo divertisse molto”. Bilbo incuriosito domandò, “Ci sono altri come te?”. “Una volta ce n’erano molti”, rispose Beorn. “E…e ora?”, chiese lo hobbit. “Ora ce n’è solo uno!”, asserì l’uomo con fermezza, ma con la voce velata di tristezza.
A quell’affermazione ci fu un attimo di silenzio prima che il mutatore di pelle continuò a parlare mentre si sedette, “Dovete raggiungere la montagna prima degli ultimi giorni di autunno”. “Prima che il Dì di Durin arrivi, sì!”, dichiarò Gandalf che intanto stava fumando la pipa seduto su una sedia in un angolo poco lontano dal tavolo. Evelyn si voltò verso Thorin e vide sul suo volto un’espressione preoccupata. “Non avete molto tempo”, replicò Beorn. “Perciò dobbiamo attraversare Bosco Atro”, affermò lo stregone con decisione. “Un’oscurità grava su quella foresta. Cose malvagie strisciano sotto quegli alberi. Io non mi ci avventurerei, se non per grande necessità”, informò il mutatore di pelle. A quelle parole Evelyn pensò subito allarmata al sogno che aveva fatto. Fu distolta dai suoi pensieri da suo zio che asserì, “Prenderemo la strada elfica. Quella zona è ancora sicura”. “Sicura?! Gli Elfi Silvani di Bosco Atro non sono come i loro parenti. Sono meno saggi e più pericolosi”, avvertì Beorn. Nel frattempo Thorin si mise a camminare pensieroso. “Ma non ha importanza!”, esordì l’uomo suscitando lo stupore nel re dei nani che si voltò verso di lui e chiese, “Che vuoi dire?”. “Quelle terre brulicano di orchi e il loro numero è in aumento e voi siete a piedi. Non raggiungerete mai la foresta da vivi”, replicò Beorn. Thorin fissò l’uomo con apprensione. Dopo il mutatore di pelle si alzò e, avanzando verso il re dei nani, disse severamente, “Non mi piacciono i nani! Sono avidi e ciechi!”. Poi prese in mano un topolino bianco che, passeggiando sul tavolo, finì sul braccio di Bofur il quale non sembrò apprezzare e lo allontanò. “Ciechi verso la vita di quelli che ritengo più miseri di loro”, sentenziò l’uomo mantenendo un tono inflessibile. Si approssimò sempre di più a Thorin, mentre guardava il topolino che aveva appena preso, e quando si trovò faccia a faccia con il nano affermò, “Ma gli orchi li odio di più!”. Ci fu qualche secondo di silenzio e poi Beorn domandò, “Che cosa ti serve?”. Thorin, che aveva mantenuto un atteggiamento impassibile per tutto il tempo in cui l’uomo aveva esternato la sua opinione a proposito dei nani, rispose con prontezza, “Beh, visto che a piedi non raggiungeremo mai la foresta da vivi, sicuramente dei poni e dei cavalli”. Il mutatore di pelle annuì mantenendo lo sguardo fisso su Thorin. “E poi ci servirebbero anche dei viveri”, aggiunse il re dei nani.
Senza dire niente, Beorn si voltò per dirigersi verso la dispensa posando il topolino sul tavolo, ma la sua attenzione cadde su Evelyn; la scrutò dapprima con curiosità e poi con un’espressione di rimprovero. Evelyn, notando lo sguardo dell’uomo, lo osservò con aria inquisitoria e chiese, “Che c’è?”. “Il vostro trucchetto di ieri sera ha fatto un po’ male!”, ammonì Beorn con risolutezza. Evelyn lo fissò sconcertata e pensò con apprensione, Ma come ha fatto a capire che sono stata io e non lo zio? Poi fece un profondo respiro, guardò l’uomo con sguardo sornione e replicò, “Perdonatemi, ma mi ero un po’ spaventata e ho agito d’istinto senza pensare a ciò che stavo facendo”. Beorn rimase per un attimo impassibile, poi abbozzò un sorriso scuotendo la testa in segno di rassegnazione e, dopodiché, disse con tono pacato, “Se volete, nella stanza in fondo alla stalla c’è una vasca. Potete approfittarne intanto che io sistemo tutto l’occorrente per il vostro viaggio”. Evelyn rimase per un momento spiazzata dalla reazione calma dell’uomo, ma poi sorrise e rispose, “Vi ringrazio!”. “Nella stanza c’è un piccolo pozzo dal quale potrete prendere l’acqua, ma per scaldarla dovrete usare il camino qui in cucina”, aggiunse Beorn. “Non sarà necessario, posso usare la mia magia per scaldare l’acqua”, asserì Evelyn alzandosi. Si incamminò per andare nella stanza da bagno e passò davanti a Thorin sorridendogli e lui, a sua volta, ricambiò; il mutatore di pelle osservò sia Evelyn che il re dei nani e, ancora una volta, le sue labbra si piegarono in un sorriso abbozzato.
 
Evelyn entrò nella stanza da bagno, si diresse verso il pozzo e recuperò dell’acqua con la quale riempì la vasca. Poi protese le mani in avanti, chiuse gli occhi e si concentrò; percepì l’energia scorrerle dalle braccia fino alle mani. Nel giro di pochi secondi l’acqua era calda al punto giusto. Si tolse la tunica, gli stivali e i pantaloni, si immerse nell’acqua e il tepore che emanava alleviò subito la tensione dal suo corpo.
Cullata dalla sensazione di benessere, Evelyn non si accorse di aver protratto il suo momento di relax per una buona mezz’ora finché qualcuno bussò alla porta, “Eve! Siamo pronti per partire!”, asserì a gran voce suo zio Gandalf. “Sì zio, mi preparo e arrivo”, rispose Evelyn. A malincuore dovette interrompere quel piacevole attimo di ristoro; uscì dall’acqua, si asciugò e si rivestì in fretta.
Uscì dalla stanza e cercò gli altri nella stalla e nella cucina, ma non trovò nessuno. Allora si avvicinò ad una finestra e vide che erano tutti in cortile; recuperò le sue armi e la sua sacca, andò fuori e raggiunse il resto del gruppo che la stava aspettando. “Oh, eccoti!”, esclamò suo zio nel vederla arrivare e poi aggiunse, “Bene, adesso ci siamo tutti! Possiamo andare!”. “Vi accompagnerò fino al punto dove troverete i poni e dal quale dovrete proseguire per raggiungere Bosco Atro”, affermò Beorn rivolgendosi a tutta la compagnia. Si avviarono tutti nella radura, seguendo il mutatore di pelle che faceva strada, e si diressero verso un boschetto. Ad un certo punto, Beorn si fermò e disse, “I poni si trovano oltre quella fila di alberi”. Mentre si apprestavano ad attraversare il boschetto, Gandalf si avvicinò all’uomo ed entrambi rallentarono il passo rimanendo dietro al gruppo; incuriosita, Evelyn  li raggiunse.
“Lascerete i mie poni prima di entrare nella foresta”, asserì Beorn. “Oh, hai la mia parola”, rispose lo stregone. Ad un tratto si sentì un corvo gracchiare e, mentre i tre si guardarono attorno, Gandalf dichiarò con aria preoccupata, “Siamo sorvegliati!”. “Sì!”, replicò il mutatore di pelle lasciando trapelare dal suo tono di voce dell’apprensione, “Gli orchi non si arrendono. Daranno la caccia ai nani finché non li vedranno distrutti”. “Perché ora? Perché il Profanatore striscia fuori dalla sua tana?”, chiese lo stregone con un misto di inquietudine e di collera. Già, perché?, pensò Evelyn che stava ascoltando con attenzione il discorso tra suo zio e Beorn. “C’è un’alleanza tra gli orchi di Moria e lo stregone a Dol Guldur”, spiegò l’uomo. “Sei sicuro di questo?”, domandò Gandalf sorpreso quanto inquieto. “Branchi sono stati visti riunirsi lì. Ogni giorno di più, sempre di più”, informò Beorn con irrequietezza. All’improvviso si udì in lontananza un grido agghiacciante e si guardarono tutti attorno con ansia. “E cosa sai di questo stregone? Quello che chiamano il Negromante!”, domandò Gandalf con curiosità. “So che non è quello che sembra. Creature malvagie sono attirate dal suo potere. Azog gli rende omaggio”, replicò Beorn sempre più turbato.
“Gandalf! Perdiamo tempo”, disse improvvisamente Thorin. Lo stregone si voltò verso il nano e si mosse per raggiungere il gruppo seguito da Evelyn quando l’uomo affermò, “C’è dell’altro!”. Gandalf si fermò, ed Evelyn fece altrettanto, e ascoltarono le parole di Beorn, “Recentemente si è sparsa la voce che i morti sono stati visti deambulare vicino alle colline alte di Rhudaur”. Evelyn si voltò verso Beorn e lo guardò sconcertata. “I morti?!”, esclamò lo stregone girandosi e avanzando verso il mutatore di pelle. “E’ vero! Ci sono tombe su quelle montagne”, dichiarò Beorn. Ci fu un momento di silenzio nel quale Gandalf si perse nei suoi pensieri che abbandonò dopo un attimo per poi asserire pacatamente, “Sì! Sì, ci sono tombe lassù!”. Il mutatore di pelle si guardò attorno e asserì, “Io ricordo un tempo in cui un grande male governava queste terre, un male potente abbastanza da resuscitare i morti. Se quel nemico è tornato nella Terra di Mezzo gradirei che tu me lo dicessi!”. Lo stregone guardò l’uomo con preoccupazione e replicò, “Saruman il Bianco dice che non è possibile! Il nemico è stato distrutto e non farà mai ritorno”. “E Gandalf il Grigio che dice?”, chiese Beorn poco convinto di quell’affermazione. Gandalf sospirò e scosse leggermente la testa senza dire una parola. Evelyn capì che suo zio non era per niente persuaso da ciò che aveva detto Saruman e anche lei, pensando ai sogni che aveva fatto, era sicura che lo Stregone Bianco si sbagliava. Lo zio ha detto che la nebbia del mio primo sogno è una rappresentazione del male!, rifletté Evelyn, E da quello che ho capito, il Negromante sembra essere la massima incarnazione del male!  I corvi gracchiarono nuovamente mettendo in allarme tutto il gruppo. “Andate ora!”, intimò Beorn. “Sì!”, rispose Gandalf. “Finché avete luce”, aggiunse l’uomo guardandosi intorno turbato. D’improvviso si udì un ululato e Beorn dichiarò, “Chi vi da’ la caccia non è molto lontano”. Lo stregone ed Evelyn raggiunsero i nani, montarono sui loro cavalli e si misero in marcia.
 
Cavalcarono per un’ora e, essendo riusciti a distanziare abbastanza gli orchi, decisero di fare una breve pausa; si fermarono vicino ad un ruscello al di là di un’altura. Mentre Dwalin e Bofur accudivano i poni che si stavano abbeverando, il resto del gruppo si rifocillò con le provviste fornite da Beorn. Evelyn decise di sgranchirsi le gambe facendo una passeggiata e si diresse verso la collinetta che sovrastava il ruscello; giunta in cima, controllo l’orizzonte per accertarsi che non fosse in arrivo alcun orco.
“Evelyn!”, all’improvviso si sentì chiamare e si girò di scatto trovandosi di fronte Fili. Lo guardò con un’espressione sorpresa; poi ripensò a quello che era accaduto la sera prima con lui e temette che ciò che aveva sempre voluto evitare stava per accadere. “Evelyn! Devo dirvi una cosa!”, esordì Fili nervosamente. “Fili, aspettate…”, Evelyn cercò di interromperlo, ma inutilmente. “No, adesso mi fai parlare!”, asserì Fili con decisione. Evelyn rimase sbalordita e non ebbe il tempo di reagire che il nano esclamò con la voce spezzata dall’emozione, “Tu…mi piaci!”.
Evelyn abbassò lo sguardo e sospirò mentre cercava le parole giuste da usare per evitare di offendere più del dovuto Fili. Poi lo guardò e tentò di rispondere alla sua dichiarazione, “Fili, io…”, ma non sapeva proprio cosa dire. Come avrebbe potuto dirgli che non provava niente per lui senza che ci rimanesse male? “Ti prego, dimmi qualcosa!”, supplicò Fili con un misto di ansia e speranza. Non ci fu bisogno da parte di Evelyn di dire una sola parola; bastò la sua espressione dispiaciuta a far capire tutto al nano. Il volto di Fili si rabbuiò ed egli questionò, “Ho capito! E per mio zio, vero?!”. Evelyn lo guardò attonita. “Certo, credi che sia cieco?! Ho visto come lo guardi e come lui guarda te!”, sentenziò Fili aspramente. “Fili, lasciami spiegare…”, Evelyn non fece in tempo a finire di parlare che qualcuno si intromise nel discorso, “Che sta succedendo?”.
Evelyn guardò al di là di Fili e vide Thorin approssimarsi con il suo solito atteggiamento fiero. Il nano biondo si voltò e quando avvistò suo zio sbottò con rabbia, “Sei venuto a impedire che te la porti via?!”. Evelyn fissò Fili con un’aria di rimprovero al quale lui non diede peso accecato dalla rabbia. “Fili, possiamo discuterne un’altra volta?! Questo non mi sembra il momento più adatto”, replicò Thorin pacatamente nel tentativo di calmare suo nipote. Fili strinse i pugni, osservò suo zio con collera ed esclamò con fermezza, “Lei è mia!”. Evelyn rimase sbigottita nel sentire quelle parole e un sentimento di rabbia stava incominciando a crescere in lei. Il re dei nani, a quell’affermazione, non riuscì più a mantenere la calma con la quale aveva cercato di sedare gli animi e dichiarò con risolutezza, “No, è mia!”.
Lo sguardo sempre più sbalordito di Evelyn passò da Fili a Thorin e viceversa. Questo è troppo!, pensò Evelyn mentre il sangue iniziò a ribollirle nelle vene e sentì una vampata di caldo pervaderle il corpo. “Adesso baaaaasta! Io non sono un oggetto di vostra proprietà!”, disse Evelyn dando in escandescenza intanto che si alzò una folata di vento e alcuni massi attorno alla zona si frantumarono. Fili e Thorin sussultarono nel sentire il frastuono delle rocce che si spaccarono. Si zittirono e guardarono stupiti ed intimoriti Evelyn che respirava con affanno e li stava fissando con rancore. Con uno scatto cercò di allontanarsi, ma Thorin la fermò prendendola per un braccio ed esclamò, “Eve, aspetta…”. Evelyn non gli diede il tempo di finire di parlare che si divincolò con furia e se ne andò lasciando i due nani disorientati.     



 
Eccomi con un nuovo capitolo, purtroppo anche questo con un po’ di ritardo perché ho avuto un altro periodo intenso di lavoro! Ma da adesso in poi non dovrebbero esserci più problemi…almeno spero!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
       
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Lo Hobbit / Vai alla pagina dell'autore: Venus80