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Autore: Signorina Granger    18/12/2016    7 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13: Ottavo giorno 


“Quanti?” 

Otto.” 

Sospirò, contraendo nervosamente la mascella e trattenendosi dall’esplodere, ribaltare tutta la stanza e uscire sbattendosi la porta alle spalle... erano morti già in 12, e l'idea che dovesse succedere altri sette non la rallegrava per niente. 

Loro no... sembravano divertirsi. E la cosa la disgustava e basta.

Gli occhi scuri della Presidentessa Paylor vagarono sugli Strateghi che confabulavano tra loro, discutendo se creare o meno una bufera di neve quel giorno... possibile che stessero reagendo meglio di lei? 

Era assurdo... quasi paradossale. 

I Vincitori avevano vietato positivamente perché volevano farla pagare a Capitol... e i Distretti alla notizia avevano gioito, lieti di riprendersi una rivincita. 

E allora perché non battevano ciglio? Perché non si stavano disperando? Sembrava che non fosse cambiato niente, che quella fosse solo l'ennesima edizione degli Hunger Games: a Capitol si continuava a scommettere e a fare da sponsor... non era cambiato nulla.

“Questa storia dovrebbe essere già finita. Mi auguro di non essere l'unica a pensarlo.” 

“No, non lo sei. Ma molti non sono d'accordo.” 

Annuì alle parole di Plutarco, tenendo lo sgaurdo fisso sull’enorme schermo che dava sull’Arena mentre rifletteva. No, non lo era... lo Stratega aveva ragione. 

“Giusto. Divertiti con le tue marionette Plutarch... non so per quanto ancora potrai farlo. Chiamatemi Mellark, Annie Cresta, Abernathy e Latier, forse a breve ci sarà una seconda votazione. E niente bufera di neve!” 

Senza dare tempo a nessuno di commentare o ribattere la donna girò sui tacchi, uscendo dalla stanza quasi a passo di marcia e lasciando nuovamente soli i “burattinai”, come li chiamava fin da ragazzina. 

Non era come Coriolanus Snow, e non lo sarebbe mai stata. Ma aveva pur sempre il potere, e non aveva alcuna intenzione di farsi calpestare... non le era mai piaciuto, e non avrebbe iniziato a cambiare idea. Non ancora, almeno. 


                                                                             *


Mentre camminava teneva lo sgaurdo basso, fisso sulla neve segnata dalle loro impronte: ormai al freddo ci aveva quasi fatto l'abitudine... ma la neve restava un costante problema. Non era difficile rintracciarli, seguendo delle semplici impronte.

E vedendone tre serie erano facilmente riconducibili proprio a loro. 

Sfortunatamente non c'era modo di cancellarle, se si spostavano di continuo come avevano sempre fatto... e Sean si chiedeva se prima o poi quelle impronte fastidiose non sarebbero state la loro rovina.

Il giorno precedente era passato lento e quasi noioso... non era successo nulla, non si erano scontrati con nessuno... e non avevano sentito alcun colpo di cannone, segno che anche gli altri erano rimasti a distanza.

“A che pensi?” 

“Niente... alle impronte. Dannata Arena e dannata neve.”  

“Pensa positivo Sean, dopotutto non ci siamo ancora imbattuti in Caius, Black e Cyrus... magari avremmo fortuna e non succederà.” 

“Mi piacerebbe pensare che loro tre e Rubinia si ammarezzano a vicenda, ma la vedo difficile.”   Sean sbuffò leggermente, stringendo le dita intorno alla lancia che teneva saldamente in mano, quasi pronto a girarsi e usarla in qualunque momento. 


“Ieri non è morto nessuno... secondo te come andrà oggi?”  Alle parole di Astrid Sean lanciò un’occhiata agli alberi, certo che fossero circondati da telecamere... e sfoggiò un lieve sorrisetto, stringendosi nelle spalle:

“Chi può dirlo... ma credo che nei Distretti, e probabilmente anche a Capitol, vogliano sentire un colpo di cannone oggi.” 


Astrid sorrise quasi amaramente, consapevole che il compagno avesse ragione... nonostante in quell’edizione ci fossero ragazzi della Capitale, sembrava che niente fosse cambiato... se non che per la prima volta nella storia degli Hunger Games i Distretti sembravano quasi felici. 

“Credi che stiano facendo le solite scommesse su di noi?” 

“Non lo credo Astrid... ne sono sicuro al 100%. E ora muoviamoci, dobbiamo trovare Wilhelm... chissà che non abbia trovato qualcosa da mangiare.” 


                                                                               *


Stanchi 

Ecco cos’erano: tutti terribilmente stanchi. Era passata poco più di una settimana da quando erano entrati nell’Arena, ma sembrava che fosse trascorso molto più tempo... 

La sua vita a Capitol sembrava lontana anni luce... e pensare che non era passato molto dalla Mietitura, solo due settimane. 

Fu quasi scosso da un brivido al pensiero di quante persone fossero morte in quell’arco di tempo... 12. Pazzesco come diventasse una cosa normale, dentro l'Arena. 

“Non dovrebbero organizzare anche un Festino, a breve?” 

I pensieri di Caius vennero interrotti dalla voce di Black, che era in piedi e appoggiato ad un albero davanti a lui, rigirandosi quasi distrattamente due coltelli da lancio in mano mentre si guardava intorno con aria assorta:

“Immagino di si... ma in genere lo fanno quando i Tributi rimangono in sei, se non erro.” 

“Si, ma questa volta non eravamo in 24, ma in 20... quindi forse lo organizzeranno prima.” 


"Beh, non sarebbe male... sarebbe un modo per trovarci tutti, senza dover vagare qui in eterno.”   Cyrus sbuffò, staccando nervosamente della corteccia dal tronco di una betulla, usando un coltello per incidere il legno gelido.

Il giorno prima non si erano scontrati con nessuno... e tutti e tre speravano che quel giorno le cose sarebbero cambiate: volevano mettere fine a quella storia il prima possibile, e sfortunatamente l'unico modo per farlo era uccidere delle persone. 

Oppure farsi uccidere, certo.

Caius si alzò, sistemandosi sulle spalle lo zaino prima di fare un cenno ai due compagni, invitandoli a seguirlo:

“Coraggio, andiamo... Se restiamo qui impalati  avremmo meno probabilità di trovare gli altri. Gambe in spalla.” 

“Sissignore! Hai così tanta voglia di ammazzare qualcuno Gold?” 

“No Black... vorrei solo uscire da qui in fretta.” 

“Credo che non ci sia un singolo Tributo nella storia dei Giochi che non l'abbia voluto, in effetti.” 


                                                                                   *


April era morta, uccisa da Aaron Bradshaw.
E lei lo aveva ucciso. 
Brittany era morta, uccisa da Sean Thorn 
E lei... non l'aveva ucciso. 

Aveva ucciso Kalem Schweinson... e subito dopo Black Hole aveva ucciso Faye. 

Non aveva avuto un percorso lineare e semplice nell’Arena, era stato movimentato e popullante di morti fin dall'inizio. 

E forse cominciava ad essere stanca. 
Si, aveva voluto dimostrare ai Distretti che i Capitolini non erano degli imbecilli che si sottoponevano ad operazioni chirurgiche, indossavano abiti stravaganti e si tingevano i capelli e basta... erano di più. 

Erano delle persone, proprio come gli altri. Persone normali, ma che per un motivo o per un altro avevano avuto la fortuna di vivere nella Capitale... al sicuro dai giochi, lontani dalla povertà e dalla fame. 

Il loro turno però era arrivato... e Rubinia lo trovava quasi giusto, in un certo senso: avevano sofferto molto, gli abitanti dei Distretti... per 75 anni. Quanti adolescenti erano morti in tutto quel tempo? Non voleva nemmeno provare a fare il calcolo, probabilmente si sarebbe sentita male. 

“L'altro ieri non vedevi l'ora di trovare gli altri... che ti succede oggi?” 

“Nulla... solo, penso di aver fatto la mia parte, in questi Giochi. Forse è meglio che io stia lontana dall'azione, per un po’. Sono morte tre mie alleate e ho ucciso due Tributi... forse ora dovrei lasciare un po’ di azione agli altri.” 

 “Nemmeno io muoio dalla voglia di scontrarmi con Black, Caius e Cyrus... anche se non mi dispiacerebbe vedere Hole morto stecchito, in tutta sincerità.” 

Rubinia annuì alle parole di Africa, che era seduta sulla neve, davanti a lei: avevano deciso di fermarsi per un po'... nella speranza che a scontrarsi fossero gli altri due gruppi.


“Credimi Africa, neanche a me. E se non ci penseranno Sean e Wilhelm... allora ci penserò io, stanne certa. Ma non mi dispiacerebbe se quei sei si incontrassero... almeno si sfoltirebbero a vicenda a nostro vantaggio.” 

“E così noi saremmo più vicine al traguardo... già. Non male come prospettiva.” 


Africa sfoggiò un lieve sorriso, appoggiando la testa al tronco dell'albero contro il quale si era seduta. C'era solo da chiedersi se le loro preghiere sarebbero state esaudite o meno.


                                                                              *


Due ore dopo



“Fermi un attimo.”   Cyrus si fermò di colpo alle parole di Caius, portando istintivamente una mano alla cintura, dove aveva allacciato una serie di 7 coltelli da lancio.

“Hai visto qualcuno?” 

“No... non ancora. Ma guardate.”  Caius accennò al suolo e i due compagni abbassarono subito lo sguardo, puntandolo sulla neve. Erano davanti ad una serie di impronte, ancora fresche per giunta.

“Sono tre serie... Quindi Sean, Astrid e Wilhelm. Bene.”  Black sfoggiò un sorriso quasi allegro, sollevato di aver finalmente una traccia da seguire... senza neanche dirsi nulla i tre partirono quasi contemporaneamente a camminare a passo svelto, seguendo le impronte che procedevano tra gli alberi.

“Mi sembrano ancora fresche... quindi non sono qui da molto.” 

“Esattamente... ergo, non dovremmo essere molto lontani.”  Caius annuì alle parole di Cyrus, tenendo la pistola stretta in mano, pronto ad usarla: l'idea di uccidere non gli piaceva, ma infondo l'aveva già fatto una volta... e non poteva essere brutto come la prima. O almeno lo sperava. 

Cercando di fare piano e senza parlarsi i tre avanzavano nel bosco, lo sguardo a momenti fisso sulle orme e in altri sugli alberi, per guardarsi intorno e assicurarsi che fossero soli.

Intorno a loro regnava il silenzio, e per quanto si sforzassero nessuno dei tre ragazzi riuscì a sentire delle voci... ci vollero ben dieci minuti di camminata a passo svelto per riuscire a sentire qualcosa. 

Black rallentò di colpo l'andatura, i sensi all’erta e le orecchie tese: aveva le allucinazioni o aveva sentito davvero delle flebili voci? Forse voleva trovarli così tanto che iniziava persino a sognarsi le cose... 

Lanciò un’occhiata in direzione di Caius e dalla sua faccia capì, sorridendo con cipiglio vittorioso, di non essersi sbagliato: evidentemente, non erano lontani. 

“Ok... se vedete qualcuno, colpite. Non importa chi sia, colpite e basta.” 


                                                                                    *


Probabilmente era una delle cose più strane del trovarsi nell’Arena degli Hunger Games... il costante senso di pericolo che aleggiava nell'aria. 

Era praticamente impossibile sentirsi completamente al sicuro, lì dentro... e se succedeva, si trattava senza dubbio di un individuo con una grandissima sicurezza... oppure molto stupido. 

Evidentemente Wilhelm Grace non era nessuna di queste due cose, perché non si sentiva affatto tranquillo... specialmente da quando era morta sua sorella. 
Un'altra cosa strana era come potessero cambiare rapidamente le situazioni: un attimo prima cammini tra gli alberi insieme ai tuoi alleati... E un attimo dopo ecco che salta tutto, perché un rumore orribilmente familiare spezza il silenzio è la momentanea tranquillità che si è andata a creare. 

Stavano camminando, lui Astrid e Sean. Li sentiva parlare a bassa voce solo un paio di passi dietro di lui, quando un rumore lo fece bloccare istintivamente, voltandosi verso i due compagni e anche verso la fonte dello sparo: con suo sommo sollievo nessuno dei due era stato ferito... in compenso però qualcuno aveva appena rivelato la sua posizione.

“Via.” Senza neanche esitare Sean mise una mano sulla spalla di Astrid, spingendola in avanti e invitandola senza tante cerimonie a correre, alla larga dagli altri Tributi.

“Rubinia?” 

“Si... o Gold. Ma di sicuro non siamo soli, e ci hanno mancati.” Sean si lanciò una fugace occhiata alle spalle prima di seguire Astrid, iniziando a correre a perdifiato tra gli alberi.

La ragazza era veloce, ma lui aveva le gambe più lunghe, che gli permettevano di compiere falcate di maggior dimensione. In breve la raggiunse, correndo accanto a lei con Wilhelm alle calcagna: per quanto tutti e tre volessero eliminare qualche avversario, erano perfettamente consapevoli di non poter reggere il confronto con un'arma da fuoco: con quelle di poteva tranquillamente colpire a debita distanza, con le lance era molto più complicato. 

Wilhelm si morse il labbro, combattuto come non si era mai sentito in vita sua... a parte quando aveva impedito a suo padre di fare del male a sua sorella, causando accidentalmente la sua morte. 
Aveva passato i successivi anni a chiedersi se aveva fatto la scelta giusta, quando la madre l'aveva sbattuto fuori di casa, evitando di rivelare le effettive condizioni della morte del marito.

Aveva difeso sua sorella, certo... Ma dentro l’Arena aveva fallito. 


Wilhelm Grace esitò per un attimo, continuando a correre ma rallentando leggermente, con Astrid e Sean che lo precedevano. 
Il ragazzo deglutì, chiedendosi se non dovesse fermarsi e affrontarli una volta per tutte... non gli piaceva l'idea di scappare. 

“Wil, corri!” Astrid si voltò leggermente, intimandogli di sbrigarsi... intravide un lampo di preoccupazione nelle iridi azzurre della ragazza, e in quel momento capì che non aveva senso giocare a fare l'eroe... non ne valeva la pena, non voleva giocare con la sua vita, non quando Carly era morta.

Wilhelm si ridestò, riprendendo a correre più velocemente per cercare di distanziare il più possibile Caius, Cyrus e Black... ma evidentemente non fu abbastanza. 
Un secondo sparo ruppe il silenzio, e questa volta Caius teneva gli occhi saldamente incollati al suo bersaglio, la mano stretta intorno all’arma da fuoco e al grilletto...


Non gli piaceva sbagliare, e non voleva farlo una seconda volta. 

Non si era fermato a guardare di chi si trattasse, come aveva detto Black poco prima... semplicemente, aveva puntato alla persona più vicina a lui, più facile da individuare e da colpire. 

Caius si ritrovò a sorridere vittoriosamente, quando vide Wilhelm Grace smettere improvvisamente di correre, restando in piedi per qualche istante prima di crollare in ginocchio sulla neve.

Lasciò la presa sulla lancia, che cadde sulla neve con un tonfo appena udibile... la mano del ragazzo andò quasi in automatico a toccarsi la ferita bruciante e sanguinante.

Caius sorrise, fermandosi mentre invece Black non sembrava averne abbastanza: non voleva farsi scappare altri due Tributi da sotto al naso, non un'altra volta. 

Il ragazzo continuò a correre, inseguendo Sean e Astrid attraverso gli alberi... Cyrus invece si fermò, avvicinandosi a Wilhelm e guardandolo quasi con rammarico, come se gli dispiacesse sinceramente.

“Non fare quella faccia Dennim. Lo sai come funziona.” 

Caius rivolse al compagno un'occhiata torva, seccato dall’espressione carica di compassione di Cyrus... lo faceva sentire giudicato, in colpa, una specie di mostro. E non lo era. Una parte di lui continuava a ripeterselo fino allo sfinimento: non era un mostro, faceva solo quello che doveva fare per sopravvivere. 

Non sapeva se fosse riuscito a convincersi o meno, fatto sta che Caius alzò lo sgaurdo, evitando di guardare Wilhelm steso sulla neve e agonizzante. 
Sperava solo che morisse in fretta, di sentire il colpo di cannone invece dei lamenti del ragazzo. 

“Si, lo so bene. Penso solo che sia ingiusto.” 


Wilhelm puntò gli occhi chiari sul cielo limpido, smettendo di sentire le voci di Caius e Cyrus... in fin dei conti aveva fallito definitivamente, si era fatto uccidere. Aveva deluso sua sorella? Probabilmente sì... ma forse a breve l'avrebbe rivista. 

E si ritrovò a sorridere, mentre chiudeva gli occhi per l'ultima volta... infondo non era poi così male, con la prospettiva di rivederla.

L'ultima cosa a cui pensò fu a sua madre, chiedendosi se avrebbe sofferto la sua morte... infondo però sapeva che per quella donna lui era morto quattro anni prima, quando aveva accidentalmente ucciso suo marito. 
Una cosa era sicura: ovunque sarebbe finito, Wilhelm Grace non avrebbe incontrato quel verme di suo padre. 

E gli andava benissimo così.

                                                                                *


“Wilhelm...” Astrid deglutì, voltandosi senza più vedere il compagno correre alle sue spalle... la voce della ragazza era strozzata e probabilmente si sarebbe fermata, ma Sean glielo impedì, strattonandola e intimandole di non fermarsi: sentiva distintamente qualcuno correre dietro di loro... Avevano Black Hole alle calcagna, e non aveva nessuna intenzione di fare la stessa fine di Wilhelm Grace.

Non quel giorno. 


Astrid riportò lo sgaurdo davanti a sé, la gola improvvisamente molto secca e gli occhi lucidi... ma si disse di non piangere, di non dare agli avversari quella soddisfazione. 

La mano di Sean si strinse intorno al suo braccio, costringendola a seguirlo: il ragazzo aveva cambiato improvvisamente direzione, girando a destra nella speranza di seminare Black proprio mentre il cannone segnava definitamente la morte del loro compagno, ormai praticamente un amico.

Nel giro di pochi secondi e prima di rendersene conto Astrid aveva smesso di correre, trovandosi con la schiena contro il tronco ruvido e freddo di un albero.
Quasi inconsciamente trattenne il respiro, impreparata all’improvvisa vicinanza di Sean, che era davanti a lei e quasi la schiacciava contro l'albero, facendole quasi da scudo umano. 


Restarono in completo silenzio, quasi evitando di respirare per paura di essere trovati... Astrid deglutì, sentendo distintamente il battito cardiaco di Sean molto accelerato, come di certo era il suo in quel momento. Per un istante si chiese a cosa fosse dovuto, ma cacciò quel pensiero in fretta quando, alzando leggermente lo sgaurdo, incontrò gli occhi verdi del ragazzo. 

Rimasero immobili per qualche istante quasi senza fiatare, ma poi il rumore di un rametto spezzato fece voltare di scatto Sean, che si allontanò leggermente da lei tenendo ancora la lancia stretta in mano. 

“Sean...” Quasi senza volerlo e intuendo cosa volesse fare Astrid allungò la mano, prendendo quella del ragazzo e parlando con un filo di voce, talmente piano che per un attimo si chiese se l'avesse effettivamente sentita... ma quando Sean si voltò ne ebbe la certezza, sorridendole lievemente prima di allontanarsi con passo felpato, facendo scivolare la sua mano da quella di Astrid. 

Prima di rendersene conto era sparito dalla sua visuale... e non ebbe quasi il tempo di muoversi e pensare a cosa fare, poi un colpo di cannone fece tremare l'Arena, insieme a chi c'era dentro. 










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Angolo Autrice:

Buonasera! 
Mi spiace ma no, non vi dirò chi è morto tra Sean e Black... ma si accettano scommesse! XD In ogni caso non dovrete aspettare molto, di sicuro aggiornerò molto presto con il seguito. 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci sentiamo tra un paio di giorni con il penultimo capitolo! 

Signorina Granger 

   
 
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