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Autore: AlexiaKH    19/12/2016    3 recensioni
La quarta guerra mondiale ninja si era conclusa da mesi, ma ancora non si potevano chiamare tempi di pace. Vi erano ancora questioni e conflitti irrisoliti, riorganizzazioni e nuove minacce.
Niente di preoccupante, fino a quando un intero villaggio venne raso al suolo per mano di un nuovo gruppo di nukenin. Ciò che però tutti ignoravano, era l'esistenza della sola sopravvissuta di quella strage: una ragazza con un chakra e un potere molto particolare, che il suo villaggio si era assicurato di nascondere agli occhi del mondo.
Senza più un villaggio, una casa e una famiglia dove far ritorno, la ragazza si dedicherà anima e corpo nella vendetta. Ma riuscirà nel frattempo a ricostruirsi una vita?
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo 8: Sorriso.
 
La prima cosa che Gaara notò negli allenamenti fu che la sua nuova “allieva” era disarmata, o forse era meglio dire che aveva preferito apparire come tale, nascondendo le armi che lui e i suoi fratelli avevano visto alle rovine del Villaggio degli Artigiani, ostinandosi a nascondergli delle sue abilità. La seconda cosa fu il suo enorme orgoglio personale ma anche il profondo rispetto nei confronti di chi le era superiore, deducendolo dalla frustrazione quando subiva un attacco, senza però imprecare contro di lui nemmeno una volta. La terza cosa che notò fu la sua determinazione e devozione nel suo credo di ninja e artigiana, dando tutta sé stessa nei suoi attacchi; per quanto fosse un dono raro e ammirabile, vi era il pericolo che potesse esserci ossessione, se si superava il confine della ragione umana. Gaara più l’allenava e più temeva che lei potesse superare quel delicatissimo confine: a volte vedeva come lei fosse fortemente lucida e saggia nel suo modo di pensare e di agire, ma non appena combatteva vedeva emergere una determinazione che poteva diventare saggia come quella di Naruto, o folle come quella di Sasuke.
Era rinchiuso nel suo ufficio, sistemando alcune cose burocratiche e analizzando i rapporti dalla squadra di ninja che si era infiltrata nelle Terre del Nord, ma gran parte dei suoi pensieri erano rivolti a lei, chiedendosi perché si stesse preoccupando così tanto. Lui stesso si rendeva conto che renderla una sua allieva era stato un gesto eccessivo e avventato, ma non poteva fare a meno di quel desiderio di volerla osservare il più vicino possibile. Doveva smetterla di vederla come una sorta di rappresentazione del sé stesso: già constatato che lei era diversa, che i demoni che la tormentavano erano diversi da quello che tormentava lui, che era cresciuta in maniera diversa da lui, che lei stava reagendo in una maniera diversa… ma non riusciva a togliersi quella sensazione, anzi curiosità, di doverla osservare e salvarla.
Il suono del bussare della porta lo svegliò dalla sua catena di pensieri e dubbi, e poco dopo vide entrare un suo vecchio amico: Shira, ancora vestito con la tuta verde, di dubbio gusto, che gli era stata donata da un ninja della foglia, Rock Lee. Lo aveva chiamato per un motivo ben preciso: addestrare Yui nelle arti marziali. Era convinto che l’amico sarebbe stato un insegnante migliore di quanto poteva esserlo lui in quel campo.
“Ti chiedo scusa per il disturbo.” Disse il rosso.
“Non ti preoccupare, deve essere una cosa importante per chiamarmi personalmente.” Rispose cordiale l’amico, da sempre grato per l’opportunità che gli aveva concesso per diventare ninja. Quel ragazzo per lui era stato sia un amico, un fedele ninja ma anche il suo maestro, era grazie a lui se era riuscito a diventare fisicamente più forte. Aveva anche avuto modo di notare la sua saggezza quando, dopo essere diventato Chunin, era partito per potersi migliorare e imparare nuove tecniche. Di lui poteva fidarsi.
“Non esattamente, è più una richiesta personale.” Rispose, provocando all’amico uno sguardo interrogativo, ben conscio del fatto che il suo modo di agire era diverso dal solito. “Sto allenando una ragazza.” Concluse senza aggiungere altro, sapendo che non ce ne era bisogno.
“Vorresti che l’allenassi nel taijustu?” Chiese, per poi ottenere come risposta uno sguardo che lo interpretava come un assenso. “Per quanto io sappia quanta stima hai nei miei confronti, rimane sempre un onore per me.”
“Sei stato per me un ottimo maestro, mi sembra il minimo.” Rispose mentre scriveva su un foglio. “La ragazza è un genio nel suo campo di specialistica, combattimento con le armi, ma ha bisogno di essere sufficientemente allenata anche negli altri campi.” Concluse porgendogli il foglio.
“Un permesso per accedere alla zona d’isolamento?” Lesse Shira non appena prese il foglio, non nascondendo la sua sorpresa. Era la prima volta che lo vedeva agire in quel modo, anche se era perfettamente conscio della sua politica di dare seconde opportunità a chi se lo meritava. Leggendo quel foglio, e sentendo l’elogio che aveva appena sentito, divenne molto curioso di conoscere questa misteriosa e speciale allieva; perché solo una persona speciale o qualcuno con un altissimo potenziale poteva suscitare così tanto interesse nel Kazekage.
“Se non ci sono problemi, vorrei che tu iniziassi il più presto possibile.”
“Allora non vedo motivi che m’impediscano di iniziare oggi stesso.” Commentò l’amico con un sorriso. “Ho bisogno di sapere qualche dettaglio?”
Yui, nel frattempo, continuava a rimanere stesa sul divano riposandosi. Gaara negli allenamenti non ci andava leggero, anche se era convinta che quello che le stava mostrando era solo una parte del suo vero potere. La frustava il fatto che non poteva usare la sua abilità innata e le tecniche segrete che aveva imparato unendo i segreti del suo quasi estinto clan e quelli del suo villaggio, ma non poteva fare altrimenti. Del resto Ken aveva sempre combattuto contro i suoi genitori per convincerli che lei dovesse avere un addestramento ninja completo, e di non essere focalizzata solo sulle sue tecniche di famiglia. Grazie a lui imparò delle tecniche con l’arte del vento, fuoco e terra, ma lui era specializzato nelle arti illusorie, campo dove lei era completamente negata.
Era inutile piangere sul latte versato, doveva approfittare di questa fissazione del Kazekage nei suoi confronti per colmare le sue lacune. Il Kazekage non era stupido, lo sapeva benissimo che lei si ostinava a nascondergli le sue tecniche, ma aveva deciso lo stesso di addestrarla… spingendola ai limiti della stanchezza e di esaurimento chakra nel farle imparare nuove tecniche.
Avvertii fuori la sua porta una presenza a lei sconosciuta, e subito si mise sull’attenti, anche quando sentii bussare cordialmente. Lo sconosciuto entrò senza attendere una sua risposta, accompagnato dal ninja che era di guardia alla sua porta. Yui lo osservò bene: era un bel ragazzo, con capelli argentati, molto muscoloso con delle cicatrici, dove riusciva a vederle. Sarebbe rimasta affascinata se non fosse per l’orribile tuta verde aderente che indossava, che le ricordava le storie che aveva sentito di due maestri di arti marziali, allievo e maestro, eroi della Quarta Guerra Ninja distinguibili anche per il loro aspetto singolare ed esuberante, oltre per le straordinarie abilità fisiche.
“Ti manda il Kazekage?” Chiese alzando la schiena dal divano, tenendo uno sguardo impassibile.
Shira non rimase del tutto sorpreso dell’atteggiamento distante della ragazza, ma era sorpreso che avesse chiamato l’amico il Kazekage, senza usare alcun convenevole come Maestro Gaara. Non sembrava né irrispettosa ma non mostrava nemmeno alcun segnale di ammirazione o di gratitudine, a dire la verità il suo volto non trapelava nulla.
“Si, mi occuperò del tuo allenamento nel taijustu.” Rispose sorprendendo la ragazza.
“Avete per caso a che fare con dei ninja del Villaggio della Foglia?” Si limitò a chiedere, non riuscendo a trattenere la curiosità. Un maestro di arti marziali vestito in maniera singolare, doveva avere per forza a che fare con quei ninja. Il ragazzo, alla sua domanda sorrise, capendo che la ragazza non era per niente pericolosa, ma solo prudente.
“E’ una lunga storia, te le racconterei volentieri, ma dopo averti allenata Yui.” Rispose. “Il mio nome è Shira, e puoi benissimo togliere i convenevoli, in fondo abbiamo la stessa età.”
Dopo quella affermazione Yui lo seguì fuori dalla sua stanza, in silenzio e osservandolo attentamente e senza chiedergli come facesse a sapere il suo nome. Purtroppo, o fortunatamente, la sua curiosità e la voglia di conoscere storie di viaggi ed eroi non le era mai svanita, nemmeno dopo lo sterminio del suo Villaggio. Questa curiosità alimentava la sua volontà nel battersi con lui, nella speranza di poter essere testimone di una delle tecniche che permisero, a chi non aveva talento nelle arti magiche, di diventare un ninja di un certo livello.
Non appena raggiunsero un campo all’aria aperta, Shira notò con piacere che, a pochi metri dietro di lui, Yui aveva già qualche base, data la sua posizione corporale di guardia. Rendeva le cose più semplici, perché significava che almeno le cose più basilari le sapeva. Bastava guardarla negli occhi cremisi, che lei era già pronta e che non voleva perdere tempo. Gli ricordava Gaara che, seppur in una maniera completamente diversa, ebbe un comportamento simile la priva volta che lo allenò: entrambi avevano lo sguardo determinato di chi voleva assolutamente eliminare le proprie lacune.
Yui vide il ragazzo tirare fuori due bracciali metallici, a sua impressione di ferro, e porgerglieli. Non appena lì toccò si rese subito conto di che cosa fossero: bracciali per bloccare il flusso chackra, per di più provenienti dal suo villaggio.
“Come artigiana li avrai di sicuro riconosciuti.” Commento Shira. Gaara glieli aveva dati per aiutare la ragazza nel liberarsi del senso di abitudine di utilizzare in combattimento qualunque tecnica segreta che lei stesse nascondendo, nella speranza che fosse un’arte magica. Aveva spiegato a Shira che il problema principale era la mancanza di concentrazione, dal momento che si sforzava continuamente di auto fermarsi ad utilizzare determinate tecniche; i bracciali erano perfetti per aiutarla in quel tipo di allenamento, dal momento che nella pura arte marziale non implicava l’uso del chakra. Se riusciva a superare quell’ostacolo, allora era anche possibile allenarla nelle arti magiche.
Non lo fece vedere, ma Yui dentro sorrise nel vederli, del resto erano bracciali ideati apposta dopo la nuova riforma di educazione, dove prevedeva un puro allenamento del taijustu per gli alunni delle accademie ninja. Facevano al caso suo: le avrebbero bloccato ogni flusso chackra e di conseguenza anche la sua abilità innata. Non se lo fece dire due volte e li indossò, avvertendo subito un senso di oppressione. Si sentiva strana ma fece finta di nulla, dopotutto la sua era una reazione più che normale.
“Direi che possiamo iniziare.” Rispose Yui, in posizione di guardia. I due iniziarono subito a combattere e vi era una differenza abissale: Shira possedeva una forza e una velocità disumana, ben più mostruose di quelle di Yui. Non le dava il tempo di controbattere e il tutto finiva che lei si doveva difendere avvertendo un inusuale dolore quando si parava, essendo stata abituata a far diventare parti del suo corpo in metallo per evitare di essere ferita. I bracciali le sopprimevano ogni possibile flusso di chackra ma lei continuava ad agire istintivamente come se il suo corpo fosse ancora di metallo. Per colpa di questa abitudine, finì a terra dolorante.
“Dovresti curare molto di più la tua difesa, e imparare e schivare gli attacchi. Sei molto resistente, ma rimani sempre una persona in carne e ossa e non puoi subito spingere il tuo corpo verso il limite, per quello ci vogliono anni e durissimi allenamenti.” Commentò Shira, vedendo con piacere che la ragazza si stava rimettendo in piedi senza perdere la sua determinazione. Ora che l’aveva valutata, sapeva come allenarla. “Hai tutte le carte in regola per potermi dare del filo da torcere, ma devi prima imparare a focalizzare la situazione, a partire da te stessa.”
Quelle parole, quella sensazione dolorante, quella stanchezza… la riportavano ai tempi che si allenava con suo fratello, e le dava una profonda nostalgia ma allo stesso tempo si sentii rilassata in quel pezzo di quotidianità, cosa che non le era mai successo dalla strage. “Va bene, continuiamo?” Chiese lei. Potrei quasi abituarmici a questa nuova quotidianità. Non lo voleva ammettere, ma quella situazione non le dispiaceva e nemmeno la frustava.
I giorni passarono, e i miglioramenti si vedevano a vista d’occhio. Gaara ne faceva da spettatore fin dal loro primo incontro, attraverso il suo terzo occhio, e poté notare come la ragazza avesse adottato dei tratti visivi più rilassati e meno diffidenti. Era il risultato che sperava di ottenere, quindi quel giorno, fortunatamente i suoi impegni come Kazekage erano conclusi, decise di uscire dal suo ufficio e di essere testimone dell’allenamento di persona. Il Sole era sul punto di tramontare e, infatti, quando arrivò i due avevano appena finito di allenarsi. Yui era a terra sfinita, respirando con affanno per lo sforzo fisico, ma si sorprese nel vedere Shira leggermente sudato e affannato, come se la ragazza fosse riuscita a metterlo in leggera difficoltà. Quest’ultimo notò la presenza dell’amico, e lo accolse con un cordiale sorriso.
“E’ raro vederti fuori dal tuo ufficio o dalle tue stanze.” Commentò l’amico senza nascondere la sorpresa, provocando a Yui uno scatto con la schiena per vedere con chi stesse parlando il suo maestro. Anche lei rimase confusa dell’improvvisa visita, del resto non lo vedeva dal loro ultimo allenamento e in quei giorni aveva pensato che lui si fosse stufato di allenarla. E invece eccolo lì, che la osservava impassibile. Non lo avrebbe mai capito quel ragazzo, e nemmeno che cosa gli passasse per la testa; per lei continuava a prendere decisioni e azioni per lei inconcepibili o imprevedibili.
“Ancora una volta, non ti sei sbagliato: è una tua degna allieva, che tiene alto il nome del proprio maestro.” Continuò Shira, interpretando lo sguardo impassibile di Gaara che si posava su entrambi.
Yui si sentì leggermente in imbarazzo a sentire quegli elogi, non era abituata a quel genere di complimenti. Ma dopo l’iniziale imbarazzo, si sentì bene e sollevata, finendo inconsciamente per sorridere. Quel sorriso non sfuggì al rosso, che continuava a osservarla: era la prima volta che la vedeva fare un sorriso sincero, e ne rimase colpito. Non era un sorriso a trentadue denti di Naruto, ma era ugualmente contagioso. Forse era dovuto al fatto che l’aveva sempre vista con un’espressione malinconica, determinata o inespressiva, ma non gli importava: quel sincero sorriso divenne la cosa più bella che avesse mai visto.
Si rese subito conto di ciò che aveva pensato, e rimase per un momento in dubbio. Non era da lui, perché forse stava davvero agendo al di fuori della sua quotidianità, come già da tempo i fratelli maggiori gli avevano fatto notare.
Shira chiese il permesso di andarsene, lasciando soli i due ragazzi. Era sicuro che l’incontro tra quei due li avrebbero aiutati a diventare ninja e persone migliori, proprio come era successo a lui con il legame di amicizia che aveva con Rock Lee della Foglia; del resto già si poteva vedere: fin dal primo giorno era rimasto sorpreso dell’interesse che aveva l’amico su questa ragazza. Quei due erano quasi due facce della stessa medaglia, a modo loro erano identici ma allo stesso tempo agli antipodi. Era questa la causa che spingeva Gaara a tutto quell’interesse a suo parere.
Yui e Gaara rimasero a fissarsi in silenzio per qualche secondo, finché la ragazza non ruppe il ghiaccio. “Se non è un problema…” Iniziò a dire mentre si alzava da terra. “… vorrei ritornare nel mio alloggio, tra poco si farà buio e mi sta salendo la fame…”
Gaara chiuse gli occhi per qualche secondo, finendo per dire inconsciamente una cosa che non si sarebbe mai aspettato. “Io invece credo che sia arrivato il momento di premiarti per i tuoi miglioramenti.” Disse scatenando sia la sua sorpresa che quella della ragazza, ma ormai lo aveva detto. “C’è qualcosa che desidereresti mangiare in particolare?” Aggiunse. Yui rimase composta, limitandosi a guardarlo sorpresa, ma la domanda le provocò una serie di emozioni e di agitazione che non riuscii a capire. “Non credo che ci sia nulla di male invitare a cena un proprio allievo, anzi aiuta a instaurare un rapporto di fiducia.” Ma non appena sentii quelle parole si calmò. La cosa era ovvia ma era anche  contenta, perché rientrava in quel genere di quotidianità che le era veramente mancato molto.
“Allora vada per la carne.” Rispose rilassata.
In poco tempo si ritrovarono in una rosticceria, e sorprendentemente i due passarono pure un bel momento. Gaara, nonostante rimase con un’espressione impassibile, si sentiva felice e finalmente non vedeva più la ragazza con lo sguardo perso in ospedale, ma una persona con una propria luce. Ovviamente questo non aveva rimosso i suoi fantasmi e i suoi tormenti, ma sembrava che si stesse godendo un minimo il presente. Era una cosa importante, perché lei non doveva focalizzarsi esclusivamente sulla vendetta, ma imparare a vivere e a sopravvivere.
Non appena uscirono, Yui poté notare con dispiacere che le mura che confinavano il Villaggio le impedivano una visione decente del cielo stellato, era strano che se ne stava accorgendo solo ora e le mancava quella visione spettacolare delle stelle quando stava in mezzo al deserto. Era come se stesse osservando il villaggio con occhi diversi, notando cose che prima non avrebbe mai potuto notare e ne rimaneva affascinata, rendendosi conto che una parte di quelle cose che aveva sognato di vedere per una vita, ora le aveva davanti a sé. Viaggiare, esplorare, conoscere altre tradizioni.
“Che peccato…” Commentò, attirando verso di sé lo sguardo del rosso. “Quando vivevo nel deserto, potevo vedere un cielo sconfinato e pieno di stelle. Qui invece la vista è limitata e le luci rovinano l’atmosfera.”
“Hai vissuto nel deserto?” Chiese Gaara.
“Perfino una grotta in mezzo al deserto diventa accogliente quando non si ha un posto dove rifugiarsi.” Commentò sarcastica. “Del resto dovevo sia nascondermi che tenermi da parte degli Yen per cibo e rifornimento.”
Gaara rimase d’accordo sulla forma di pensiero, aveva agito come una vera ninja. Ma rimase comunque colpito di come una ragazza sia riuscita da sola a sopravvivere nel deserto con risorse limitate. Del resto non si sta parlando di una sua conterranea, e quindi abituata e cresciuta nel deserto, ma di una straniera cresciuta in un luogo completamente diverso.
Fu allora che il pianto di un bambino attirò l’attenzione dei due. Una coppia di fratelli che camminavano mano nella mano, con il più piccolo che teneva il broncio mentre il maggiore rideva. “Dai non te la prendere, è normale che vinca: ho più esperienza di te.” Disse il maggiore, ottenendo però lo sguardo frustato di del permaloso fratello minore. “E poi non devi imitarmi, se vuoi fregarmi devi creare uno stile tutto tuo.”
“E allora la prossima volta farò del mio meglio! Stanne certo: non ti sarà facile sfuggire alla mia prossima trappola!” Rispose con sfida il minore.
Yui rimase ferma ad osservare quella scena, con Gaara che la osservava incuriosito. Nel vederli le ritornava in mente il periodo che se ne inventava una più del diavolo per battere Ken, inutilmente. Era sempre stato più bravo di lei in tutto, perfino quando lei inventava dei nuovi codici di criptografia lui riusciva sempre a esserle superiore e a risorveglieli tutti. Ti conosco troppo bene, sei troppo prevedibile sorellina. Le diceva sempre ridendo. Però è originale il fatto che usi più codici contemporaneamente, se non fossi tuo fratello sarei in difficoltà!
Spalancò gli occhi, perché il ricordo che era appena riaffiorato dall’oblio le aveva ricordato una cosa molto importante: lei aveva usato ogni singolo codice di decriptazione del fratello, ma se lui ne avesse usato il suo? Un codice che solo loro due potevano conoscere. Un codice che solo lei poteva interpretare. Il suo!
Doveva tornare nel suo alloggio e riprendere in mano la pergamena, e subito!
 
 
 
 

Angolo dell'autrice:


Buonsalve a tutti! Eccomi di ritorno viva e vegeta.
Chiedo ancora scusa per il ritardo, ma la ragione è sempre la solita: ho scritto e riscritto il capitolo, non convinta della traccia psicologica dei personaggi, sopratutto Gaara, che a modo suo è abbastanza complicato se lo dovessi descrivere in maniera profonda.
Oggi ho introdotto un personaggio conosciuto solo nei filler di Naruto: Shira. Un personaggio che mi aveva molto colpita e il filler ambientato nell'esame di chunin, tenutasi durante i due anni di assenza di naruto, era molto interessante perchè sviluppava, anche se solo in parte, alcuni personaggi rimasti nell'oblio (mi dispiace solo che Shino è, ancora una volta, in una posizione quasi nel dimenticatoio... avrei preferito un suo maggiore sviluppo, a differenza di quello enorme che era stato fatto su Ten Ten). Per chi non lo conoscesse, consiglierei di vederli... mentre devo chiedere scusa a chi li conoscesse: forse avete notato che ho cambiato la traccia psicologica di Shira, rendendolo più alla mano. Avevo pensato che potesse essere una cosa possibile, dopo il suo incontro con Rock Lee, e mi serviva un personaggio simile. Mi serviva un personaggio che avesse avuto modo di osservare, senza alcun pregiudizio o vincolo familiare, sia Gaara che Yui. Lui era già molto vicino al primo, ma allenando la seconda aveva colto molte cose.
Per il resto, vi lascio immaginare, mi rendo conto di aver lanciato una grossa bomba perchè, era dal primo capitolo che volevate saperlo, forse si sta svelando il primo enigma: la pergamena. Essendo un pezzo di trama cruciale, ho già in mente in maniera chiara come andranno avanti le cose, e quindi la scrittura del prossimo capitolo non avverrà in tempi eccessivamente lunghi.
Ci sentiamo presto, miraccomando fatemi sempre sapere che cosa ne pensate!
Alexia
  
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