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Autore: Emmola 02    20/12/2016    3 recensioni
Magnolia una cittadina tra le montagne e il mare, popolato da ventimila abitanti. Una Città artistica, dove l'arte è parte integrante della vita delle persone: difatti non è raro incontrare artisti di ogni tipo per la strada per esempio cantanti, scrittori, poeti, pittori, attori, musicisti, ballerini, scultori,...
L'arte è difatti il sogno di ogni giovane e bambino.
Ma c'è una particolare scuola che permette di realizzare questi sogni, una scuola che in passato ha creato molte leggende dell'arte e che in futuro continuerà a crearne.
Il suo nome è Fairy Tail Art School.
Tratto dal testo:
Un luminoso sorriso s’impossessò delle mie labbra: sono arrivata! Misi il diario in una delle valige; nulla mi importava più, la Fairy Tail Art School, e miei sogni artistici mi aspettavano, così come la mia nuova vita, da ragazza libera questa volta. Scesi dal treno tra i lamenti delle persone che maldestramente stavo travolgendo e uscii dalla stazione correndo felice. Poi mi fermai. Guardai il cielo che si stava tingendo di rosso, come il colore della forza.
Spero di avervi incuriosito e buona lettura!
Emma
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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([La canzone è "me too" di Meghan Trainor)]

Lunedì 1 Settembre 

 

Gajeel 

 

Volevo uccidere chiunque avesse inventato le sveglie, ma questa non era una grande novità. 

"Taci! Sveglia del cazzo!" dissi scocciato lanciando violentemente la povera martire conto la parete della mia camera. Mi alzai con l'intento di andare in bagno, feci qualche passo e sbattei violentemente il naso contro la porta di legno massiccio del cesso. 

"Porca troia!" Urlai per il dolore massaggiandomi il naso dolorante cercando la cazzo di maniglia. 
Realizzai solo dopo cinque minuti buoni che la porta era scorrevole e che quindi spingere e tirare non serviva ad una beata. 

"A già non sono in quel buco di casa mia, quindi le porte non si aprono in un modo fottutamete normale" imprecai sempre più furioso. 
 Ammetto che la mattina non avevo un linguaggio molto fine... ma è mattina! Entrai nel bagno deciso, mi sedetti sulla tazza cercando di ignorare che fosse fredda lanciando altri insulti liberatori e feci ciò che dovevo fare. Mi guardai attorno: 
Nel bagno c'erano un pavimento con piastrelle monotone bianche con un tappetino verde posizionato davanti ad un box doccia abbastanza grande di vetro trasparente a livello con il pavimento. Ciò permetteva all'acqua che cadeva dal grande getto di acciaio circolare attaccato al soffitto di finire in uno scarico del pavimento. Il lavabo posto di fronte alla tazza era bianco e quadrato, in tinta con un grande specchio anch'esso quadrato. Tra il lavandino e lo specchio c'era un' inutile mensola di vetro con un bicchiere per lo spazzolino e il dentifricio. Sopra lo specchio stava una lampada a mezza sfera che ronzava a causa della lampadina. 
Fra il lavandino e la doccia giaceva un armadietto contenente gli asciugamani e i saponi di riserva, gentilmente offerti dalla scuola. 
Le camere dei dormitori erano composte da tre stanze: 
Nella prima c'era una stanza con un caldo e profumato letto bianco ad una piazza e mezza, accanto ad un piccolo e basso tavolino che fungeva da comodino. Accanto al letto appoggiati tra l'angolo della parete e la porta che portava al corridoio c'erano un attaccapanni per le giacche e un microscopico scaffale per le scarpe. Di fronte al letto stava un capiente armadio a muro anch'esso bianco. 
 Vicino all'armadio stava una porta scorrevole che faceva da ingresso ad uno studio abbastanza capiente. Dentro lo studio una libreria di legno chiaro ricopriva tutta la parete destra e quella sinistra, accanto a quella destra giaceva un morbido e gigante pouf rosso. Mentre vicino a quella sinistra era posizionato in diagonale un soffice divanetto rosso, con due cuscini a righe arancioni e gialle su di esso. Quel divano era l'ideale per scrivere canzoni, difatti la sera prima, quando avevo visto per la prima volta quel sofà ci avevo posizionato vicino la mia fedele chitarra elettrica . 
Sul fondo dello studio c'era una scrivania dello stesso legno delle librerie dove avevo appoggiato il mio portatile. Sotti di essa una sedia con le rotelle con lo schienale e il seggiolino imbottito del colore rosso che caratterizzava la stanza, una di quelle sedie fighissime che si vedono nei film d'azione quando ci sono i mafiosi che complottano il dominio del mondo. Mi piaceva quella sedia, quando il giorno precedente mi ci ero seduto mi ero sentito potente e intoccabile. 
Mi scossi dai miei pensieri dove mi vedevo come conquistatore del mondo e uscii da quel cesso sbattendo la porta tornando nella stanza con il letto con passi tutta altro che felpati. 
Aprii l'armadio ed estrassi la divisa scolastica estiva facendo stridere l'attaccapanni contro la stanga dell'armadio, effetto unghie sulla lavagna ma non ci feci caso. L'uniforme era composta da una semplice camicia bianca a maniche corte con stampato lo stemma della scuola all'altezza del cuore, per finire dei pantaloni lunghi e grigi. Per l'inverno si dovevano indossare una giacca in stile elegante, dei pantaloni più pesanti e una camicia a maniche lunghe. La cravatta era sempre d'obbligo. 
Indossai la divisa e uscii scavalcando i resti vaganti della sveglia martire per andare a fare colazione. Ma quello che vidi fuori dalla porta mi stupì: una minuscola ragazzina mi fissava dall'altro capo della porta con sguardo omicida e gonfiando le guance. Indossava un buffo pigiama corto e arancione sul quale erano disegnati alcuni infantili unicorni.
Mi veniva in mente una sola cosa da dire: 

"Bhè che cazzo vuoi?" 

 

Levy 

 


Che bello rotolarsi nel letto comodo e nelle fodere pulite, che bello godersi quel momento di calma e tranquillità quando ti sei appena svegliata, che meraviglia godersi quell'attimo di pace quando non hai delle cose da fare, che cosa fantastica oziare a letto tra il sonno e la veglia, non è carino svegliarsi la mattina e godersi il silenzio profondo? Io adoravo quei momenti seriamente! cosa chiedere di meglio della luce dell'alba che filtra piano piano dalle tapparelle socchiuse, il dolce canto degli uccellini, il rumore soave delle onde in lontananza che aiuta ad avere una bella giornata. 
Il problema era che la sveglia del mio vicino o vicina di stanza stava martellando straziante da più o meno cinque minuti, e se anche ci fossero stati degli uccellini nei dintorni, potevo stare tranquilla: non gli avrei sentiti. Mi coprii le orecchie esasperata con il cuscino pregando tutti gli dei che conoscevo di far smettere quel delirio infernale, le mie preghiere di far tacere la sveglia vennero esaudite poco dopo, ma furono accompagnate da un brusco colpo contro la parete dove tenevo la testa condito con un grazioso: 

"Taci! Sveglia del cazzo!" 
Dopo questo obrobrio esclusi completamente l'ipotesi che il mio vicino fosse una ragazza. 
Poi un tonfi: probabilmente quel ragazzo si era alzato. Mise duramente alla prova i miei nervi già alterati e tesi da quel periodo "particolare quando: 

"Porca troia!" Urlò la voce maschile preceduta da un forte colpo. Inspirai l'aria dal naso avvertendo dentro di me ribollire il sangue: 

"Calma, sangue freddo e tolleranza" dissi buttando fuori l'aria dalla bocca. 
Il ragazzo lasciò il punto in cui era con il suo passo da elefante in calore, poi cominciò a maledire il freddo con diverse colorite espressioni che per salvaguardarmi la salute mentale cercai di dimenticare continuando a ripetermi: 

"Calma, sangue freddo, tolleranza. Calma, sangue freddo, tolleranza. Calma, sangue freddo, tolleranza." 
Quei tonfi animaleschi ricominciano nell'istante in cui io ero riuscita a recuperare uno straccio della mia calma interiore. Ma quello che successe in seguito fu troppo veloce ed io non riuscii a non perdere il senno: 
Prima quella sottospecie di uomo di neandertal sbatté una porta, camminò selvaggio verso qualcosa.

"Calma, sangue freddo, tolleranza. Calma, sangue freddo, tolleranza" Per finire la ciliegina sulla torta, il rumore infernale che scatenò definitivamente l'inferno: il rumore stridente simile a delle unghie sulla lavagna moltiplicate per dieci. Esplosi, non sapevo chi fosse quel ragazzo ma stava cercando la guerra che stava esplodendo all'interno del mio corpo. Mandai a farsi un giro per un battistero la calma, il sangue freddo e la tolleranza. Mi alzai dal letto con passo deciso ma felpato e mi avviai alla porta della camera accanto: quel ragazzo aveva finito di vivere decentemente. 

Poco dopo lui aprì strafottente porta della sua stanza e si ritrovò faccia a faccia con una me ancora con pigiama arancione decorato da unicorni: decisamente poco dignitoso.
Lui aveva una faccia da schiaffi, i capelli lunghi neri e crespi, degli occhi rossi taglienti e uno sguardo ebete da cieco innocente. In quanto a altezza mi superava di circa due teste e mezzo inoltre sembrava particolarmente attratto dal mio "asse da stiro" e ciò non faceva che farmi bollire come una pentola a pressione . Lo riconoscevo quell'uomo di Neandertal, il giorno prima lo avevo archiviato come sbruffone. 

"Bhè, che cazzo vuoi?" Chiese in un modo a dire poco omertoso con quella faccia da idiota innocente . Che domanda: cosa voglio? Stava urlando insulti alle 6.30 del mattino e mi chiedeva anche cosa volevo? Dovevo mantenere quel briciolo di calma rimastami, così tirai fuori un sorriso molto falso e forzato dicendo: 

"Buongiorno, sono Levy McGarden, vorrei solo avvisarti che strillando parole poco fini di primo mattino sveglierai tutto il dormitorio, me compresa" 

"Fantastico, piacere di conoscerti io sono Gajeel Redfox, e per le altre cose sono cazzi vostri"

Abbassai lo sguardo e strinsi i pugni così forte che le mie nocche diventarono bianche. Lui ce l'aveva fatta, stava riuscendo in un intento quasi impossibile: era riuscito ad indispettirmi.

"Dove è finita tutta la tua spavalderia Levy, anzi no Shorty ?" Mi chiese provocandomi, facendo probabilmente il più grande errore della sua vita, alzai il capo e lo guardai dritto in quegli occhi rossi. Accidenti, ma perché le persone meritevoli di estinzione me le beccavo sempre io? "Non mi sembra di essere stata scortese, tantomeno spavalda" risposi cercando di trattenere quel ribollire furioso che si stava impossessando del mio corpo. "Senti cosina non mi importa delle buone maniere, io voglio fare quel cazzo che mi pare" 

"Io ho solamente detto che potresti farti gli affari tuoi in modo un po' più indiscreto e nel rispetto degli altri" 

"Senti, se davvero lo VORREI io lo farei anche senza il tuo consiglio" 
Mi appoggiai alla parete, o mio dio, non ci potevo credere: una persona che doveva essere un uomo maturo aveva appena dimostrato di non saper usare il congiuntivo, avrà avuto sì o no 19 anni! non solo era maleducato ma pure un assassino della mia meravigliosa lingua. Cominciavo a provare della pena mista a rabbia

"Me ne ricorderò!" Gli strillai contro facendo dietro front per tornare nella mia camera. Giurai a me stessa che avrei lottato per difendere il sonno e l'italiano di ognuno. Aveva voluto la guerra? Bene gli avrei fatto conoscere l'inferno con delle armi che lui non possedeva: l'educazione,la civilà e l'intelligenza. 

 


Juvia 


Mi guardai allo specchio: la divisa scolastica femminile era molto semplice, composta da una gonna grigia (come i suoi occhi), una camicetta bianca a maniche corte e un cravattino rosso, ma fare il nodo alla cravatta era più che impossibile e dopo la quindicesima volta che ci provavo conclusi fosse meglio rinunciare, così infilai quella cosa nella borsa e uscii di corsa dalla stanza per fare colazione, scavalcando saggiamente la lastra nel pavimento sporgente. Facendo questo per un attimo mi pervase una sensazione di calore, e le iridi grigio/nero che mi avevano accompagnato in sogno tutta la notte tornarono alla mia memoria. 
Ma che mi stava succedendo? Perché non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di quegli occhi? Perché dalla sera prima non riuscivo a non pensare che quella caduta fosse stata una sfortuna? Forse era stato il destino a volerlo: il così detto karma mi aveva preso di mira. 
Scossi la testa, togliendomi dalla testa tutti quelle domande solo quando fui arrivata davanti alla bacheca: 

"Finalmente hanno messo le classi!" 
Mi precipita verso di questa cercando il mio nome che trovai poco dopo leggendo le informazioni appese all'albo: 


 Classe 1* B 
Agria Yukino 
Alberona Cana 
Dragneel Natsu 
Dreyar Laxus 
Fée Evergreen 
Fernandes Gerard 
Fullbaster Gray 
Groh Bacchus 
Heartfilia Lucy 
Justine Freed 
Loxar Juvia 
McGarden Levy 
Mikazuchi Kagura 
Redfox Gajeel 
Scarlet Erza 
Strauss Lissana


DOCENTI: 
Cinema: Scorpio 
Canto: Lira 
Danza: Aquarius 
Filosofia: Capricorn 
Inglese e Matematica Libra 
Letteratura: Capricorn 
Trucco e parrucco: Aires 
Moda e sartoria: Loki 
Musica strumentale: Sagittarius 
Pittura: Clive 
Scultura: Gemi e Mini 
Storia dell'arte: Crux 
Teatro: Cancer 
DOCENTE RESPONSABILE: Clive sezione grafico/pittorica sala 1 
Tutti gli studenti di 1*B sono tenuti a presentarsi alla sezione grafico/pittorica alle ore 8.00 per passare una giornata di conoscenza dei propri compagni e per ricevere il materiale scolastico più le informazioni della scuola. Le lezioni normali inizieranno il 2 settembre. 

 
Mio dio, Lucy e Levy erano con me in classe mi sentivo così felice che avevo voglia di saltellare per tutto l'atrio!! In più c'era anche quel ragazzo dagli occhi grigi. Con il sorriso stampato sulle labbra entrai nella mensa. Questa era spaziosa con molti alti tavoli di acciaio attorniati da sgabelli di ferro nero con un cuscinetto beige appoggiato al seggiolino. 
Andai al buffet e mi presi un bicchiere di succo d'arancia, una pesca e una fetta di pane integrale: la colazione ideale per una ballerina. Individuai sedute accanto ad una finestra Levy e Lucy e mi avvicinai a quel tavolo notando quanto le regazze fossero contente. 

"Ciao Juvia! Hai saputo? Siamo in classe assieme, hai visto? Ti rendi conto che forza? Saremo assieme condivideremo un anno insieme! Saremo unite dal file rouge dell'arte!!" 
Mi disse euforicamente Lucy salutandomi. Le sorrisi sedendomi accanto alla finestra, quella ragazza era capace di trasmettere le sue emozioni in modo impeccabile. 

"Anche Juvia è molto felice Lucy-san. Juvia crede che l'arte ci abbia legate" le risposi dando un sorso a quel fresco e dolce succo d'arancia: cavolo era squisito! 

"Ti sbagli Juvia, quello che ci ha uniti non è l'arte: dalle nostre parti si chiama karma" 
Levy non sapeva come la parola karma quella mattina mi portasse alla mente la caduta, le braccia forti del ragazzo, il suo profumo di inverno, il suo petto tiepido, le mani fresche, le iridi grigio/nere... mi persi nei pensieri e nei sogni addentando una pesca soffice dolce e vellutata: chissà se anche le sue labbra avevano un sapore dolce come quella pesca un sapore così morbido e maturo, cosi... magico... 

"Hey Juvia tutto ok? Sei arrossita, stai bene?" Mi domandò Levy 
Jiubi!!!Oddio ma cosa stavo pensando?! No ma seriamente cosa mi stava succedendo? 

"T...tra… tranquille Ju… Juvia sta b... bene" mormorai con il solo effetto di arrossire ancora più violentemente, mi coprii la faccia con le mani: Perché sempre me? 

"Sei sicura? Avevi lo sguardo perso nel vuoto e mangiavi quella pesca come se fosse stata un trofeo" mi disse Lucy perplessa. 

"A Ju... Juvia pia... piacciono tanto le pesche" 

"Si certo come no" risposero Lucy e Levy tra le risate, probabilmente si erano accorte del mio imbarazzo e mi stavano prendendo in giro per dispetto. 

"Cambiando discorso non vedo l'ora di conoscere il prof di letteratura..." disse Lucy sognante 

"Io stravedo già per Lira, quella di musica e per quello di letteratura, e tu Juvia?" 

"Juvia vuole conoscere quella di danza" dissi cercando di mettere da parte quel palese imbarazzo e di sostituirlo con un elegante sorriso. 
La conversazione andò avanti così per il resto della colazione, scoprii che Levy non sapeva se imboccare la strada musicale o quella della letteratura, e anche che Lucy voleva diventare scrittrice. Fu una colazione piacevole ma io non riuscii a non riflettere su quello che avevo pensato in precedenza.

 



Lucy 

 



Le 7.45: ero nel grande prato circolare accanto alla statua dei primi direttori con Levy e Juvia: dove era la sezione grafico/pittorica? Avevo bisogno urgente di un docente o di compagni più informati di me. Vidi in seguito tre ragazze che potevano esserlo: la prima aveva i capelli castani e ricci morbidamente sciolti sulle spalle, portava la divisa in un modo provocante che la faceva apparire molto sexy. La seconda teneva i cappelli rosso scuro raccolti in una coda alta, aveva un aspetto molto serio e curato in modo molto preciso. La terza aveva lo sguardo tagliente e freddo, i capelli lisci neri e gli occhiali, erano tutte e tre bellissime. 

"Scusatemi sapete dove si trova la sezione grafico/pittorica?" Chiesi cercando di sembrare timida

"È da quella parte, ci stiamo andando anche noi, venite?" Mi disse la rossa con fare materno 

"Oh volentieri comunque io sono Lucy, piacere. Di classe siete?" <

"1°B e voi?" Parlò la rossa autoritaria

"1°B" rispose Levy ridendo 

"Che fortunata coincidenza!!" Esclamò la ricciolona catturandoci sotto le sue braccia.

"Così potrò finalmente parlare dei figoni della classe. Sapete, sono cresciuta assieme alle due miss santità qui dietro e non potevo nominare un pettegolezzo innocuo che quelle due mi facevano la predica per tre settimane." Aggiunse poi frustrata a bassa voce 

"Non è educato e signorile, mi dicevano, è maleducazione... ma per piacere che la smettano con le loro prediche da nonna! Cos'è sta storia che non si può manco più guardare il culo di un ragazzo e dire che è figo" sbottò tra le risate finendo il suo discorso.

"Sparlare non è educato te lo abbiamo già detto più di mille volte..." insistette comunque la rossa. Risi 

"Ma un pettegolezzo è molto diverso dallo sparlare: Trovo che non sia così sbagliato definire dei pettegolezzi qualcosa di corretto, sennò non si potrebbe neanche fare del sano gossip! anche se i pettegolezzi vanno usati con molta cautela senza cadere nell'errore di sparlare."  Dissi sinceramente, ero sicura che mi sarei pentita di ciò che avevo detto.

"Brava! Hai capito cosa intendo, io sono anni che cerco di spiegare quello che faccio a quelle due ma non vogliono proprio capire!" Esclamò la ricciolona con le lacrime agli occhi, quasi commossa. 

"Anche Juvia è d'accordo con Lucy, se non si potesse fare del gossip Juvia non potrebbe nemmeno confessare il suo amore alle sue amiche, Juvia non potrebbe fantasticare con loro su il suo lui..." disse la ragazza facendo un grazioso giro su se stessa, era poco che la conoscevo ma la grazia e l'eleganza erano il marchio di fabbrica di Juvia. 

"In effetti messa giù così non sembra così tanto tragica" rispose ancora scettica occhi freddi. 
Continuammo la discussione sui pettegolezzi finendo infine a parlare dei pronostici di bellezza dei nostri compagni. 

"Secondo me il nome più figo è Redfox Gajeel, sembra troppo da play boy" disse la ricciolona che scoprimmo chiamarsi Cana. A quelle parole Levy socchiuse gli occhi e sibilò. 

"Fidati se ti dico che è solo uno sbruffone, un diavolo, un orso, un uomo di neandertal, un irrispettoso, un incivile, uno con il quoziente intellettivo pari a zero e negativo, un arrogante di prima categoria, ma tranquilla farò in modo che non disturbi la quiete pubblica e che..." 

"Si certo va bene" cercò di fermare quei discorsi la ragazza chiamata Kagura, anche se Levy continuava il suo monologo su come avrebbe distrutto il malcapitato in modo elegante.

"Piuttosto siamo arrivate!" Disse la poverina esasperata dal complotto apocalittico di Levy. Che ormai aveva gli occhi infuocati e un'aurea bellica attorno a se 
Ci trovavamo davanti ad una porta di vetro che mostrava portava ad una sala bianca interna circolare, spinsi la porta senza alcuno sforzo e questa si aprì. Entrai trattenendomi dal non correre per l'emozione: mi ritrovai in un atrio spazioso in cui entrava una luce naturale dalla cupola di vetro dell'alto soffitto colpendo una sedia vintage verde lime che giaceva al centro della corte interna attorniata da cavalletti di legno che si rivolgevano tutti verso la sedia: probabilmente questa era usata come sedia per i modelli di ritratto, le aule giravano attorno a questi cavalletti tracciando una specie di spirale che saliva verso la cupola. Quella sala era molto luminosa, il pavimento era un gigantesco mosaico di marmo bianco e nero che formava uno di quei classici fiori simmetrici creati da un compasso, al centro del fiore stava la famigerata sedia. Le pareti erano anch'esse bianche tenute in piedi da alcune alte colonne sulle quali si arrampicano delle rose rosse che in quel periodo dell'anno erano in fiore. Qua e là c'erano anche delle piante di limoni e arance messi in vasi di ceramica scura. 
Mi girai e guardai la lastra informativa sulla quale stava scritto: 

"Sala 1 piano 4" 
Facemmo tutte una fatica immensa a salire le otto rampe di scale (tranne Juvia che ci invitava a non mollare saltellando con cori da stadio) ma quando arrivai in cima con il fiatone la fatica fu premiata da quel panorama mozzafiato: 
Da quella altezza si notava ancora meglio il semicerchio creato dagli edifici scolastici che spiccavano fieri in mezzo al parco della città. Un muro delimitava il confine scolastico con il resto dei giardini, in cui si vedeva il lungo viale che il giorno prima avevo percorso per quaranta minuti prima di arrivare. Se mi mettevo in punta di piedi riuscivo ad intravedere il dormitorio e una striscia di mare. 
Camminai ancora qualche metro prima di arrivare ad una porta a forma di arco con la targhetta d'ottone: "Sala 1" da quel momento iniziava ufficialmente la mia vita come studentessa d'arte, sentivo la solita ansia buona invadere di nuovo il mio corpo, era anche l'ultimo momento per tirarsi indietro. La campanella suonò, uno di quei classici arpeggi da campanella 

"Entriamo?" Chiesi io esitando timorosa

"Entriamo" rispose Erza decisa e nervosa allo stesso tempo afferrando la maniglia della porta.

Natsu 

Non mi aspettavo un aula fatta in quel modo: non c'erano banchi, quelle orribili e scomode sedie, non si vedevano la cattedra e la lavagna, e soprattutto (dettaglio insignificante) non c'era un docente. 
Invece in quella sala stavano alcuni morbidi divani, delle poltrone, un grande camino spento, un pianoforte a coda e una televisione. 
Più in là c'era una libreria alta fino al soffitto che faceva da separazione con una minuscola cucina compresa di quattro piccoli fornelli, un forno, una credenza semi vuota e un piano di lavoro in acciaio? 

"Che cavolo di aula è?" Mi chiesi stiracchiandomi su di un divano mentre la campanella suonava. 
Poco dopo una quindicina di ragazzi e ragazze che si guardavano attorno impazienti di cominciare: dovevo ammettere che era la prima volta che mi capitava di voler cominciare scuola, di solito mio padre doveva tirarmi fuori da letto con una gru e spedirmi a scuola lanciato da un cannone, ma quella volta era diverso: io avevo voglia di iniziare scuola! 

"Buongiorno ragazzi!" Disse sorridente una voce dietro di noi, mi voltai e vidi un uomo sulla quarantina: aveva i capelli rossi, un accenno di barba sul mento, un corpo tonico e ben allenato. Indossava una camicia bianca e dei jeans strappati e smorti. Si avvicinò alla poltrona dove giaceva il mio ’’amico’’. 

"Hey ficcetto questo è il mio posto" 
Spogliarellista si alzò strafottente e si trovò un altro posto mentre l'uomo si accasciò nella poltrona fissandoci. 

"Buongiorno ragazzi" 

"Buongiorno" rispondemmo all'unisono, l'uomo sembrò spiazzato dal nostro coretto, ma si alzò e cominciò un lungo discorso: 
Io sono il vostro docente responsabile, Gildarts Clive: in pratica mi occupo delle questioni burocratiche e dei vostri broblemi. Questa non è un aula: è la vostra sala di classe, qui potrete fare tutto ciò che volete, cucinare, studiare, rilassarvi fare i compiti, dormire, leggere, informarvi, cantare, ma soprattutto potrete organizzare feste peri vostri compagni e in particolare per il vostro maestro preferito" Aggiunse indicandosi 

"Domande?" 

"Con tutto intende anche spaccare l'aula?" Chiese un ragazzo pensando di essere spiritoso.

"Per me potete anche ubriacarvi a merda e fare after qui dentro: l'importante è che il direttore non venga a saperlo e che io non trovi casino...  Tra l'altro non sei divertente" concluse sogghignando. 

"Comunque ogni anno si svolge un concorso in cui si decreta la sala più bella, attiva e visitata: i vincitori vanno a Parigi in gita scolastica: ergo questa stanza va trattata come un gioiellino, quest'anno voglio soffiare il titolo di docente accompagnatore a Aquarius, avete capito?" Aggiunse appoggiando i piedi su un tavolino bassa davanti a lui. 

"Ora potete presentarvi, voglio tre informazioni: il vostro nome per intero, il vostro sogno e una vostra passione che non riguardi l'arte. Chi vuole rompere il ghiaccio? Nessuno? Bene allora decido io: inizia tu " disse indicando un' imbarazzatissima ragazza dal caschetto bianco con molletta a forma di rosa blu intrecciata fra i capelli. 

"B... buo ... buongiorno, io sono Yukino Agria, il m... mi... mio sogno è quello di diventare una musicista... mi piacerebbe essere una pianista professionista..." disse la ragazzina timidamente, come se quello che stesse dicendo fosse un errore. 

"Riferirò ha Sagittarius, qualcun altro?" Rispose Clive intenerito. Una ragazza dai capelli ricci e mora cominciò a parlare con un sorriso furbo sulle labbra. 

"Sono Cana Alberona, il mio sogno è quello di poter viaggiare in giro per il mondo e lasciare un segno visivo della mia presenza sulla terra, il mio hobby è fare festa con gli amici" terminò facendo il segno della vittoria con le dita. 

"Benvenuta Cana!!" Fece Gildarts, intanto che una mano si alzava dal fondo della classe, la conoscevo: era quella ragazza bionda con cui avevo parlato per tutta la durata del tragitto tra la scuola e i dormitori, aveva un aria simpatica ma un po' impacciata, come se non fosse molto abituata al contatto con le persone. Ero comunque curioso di sentire cosa avesse da dire: 

"Sono Lucy, la mia più grande passione è quella di scrivere: difatti voglio diventare scrittrice, la mia passione non artistica sono i miti, sono così dolci, passionali e anche se appartengono al passato mi affascinano ancora così tanto..." 
Aveva gli occhi di cioccolato fondente sciolti dalla luce calda che aveva negli occhi mentre parlava della scrittura e dei miti, sembrava così ingenua eppure così determinata... 

"Affascinante... Lucy, ma ora voglio sentire uno di quei buzzurri dei tuoi compagni maschi" Affermò Clive facendola ridere ancora colpito dalle confortevoli parole della ragazza. 

"Tu, parla, presentati" disse indicandomi.

"Mi chiamo Natsu, Natsu Dragneel" cominciai accorgendomi di quanto potessero mettere in soggezione dei compagni di classe che ti fissano. 

"Il mio sogno è quello di riuscire a rappresentare su della carta con dei pennelli una sensazione, un emozione, in modo da far capire a chi guarda il mio quadro come mi sentivo nel momento in cui dipingevo." Feci determinato.

"Molto ambizioso Natsu, hai il pieno sostegno del tuo docente preferito... proseguiamo" Fece un po' troppo sicuro di sé stesso 
La mia classe era molto variata: c'erano due scultori la prima si chiamava Everqualcosa, c'era pure spogliarellista ignorante, che per me poteva fare le sculture nel ghiaccio e congelarsi. Oltre a Lucy c'era anche un ragazzo di nome Freed appassionati di letteratura e la ragazzina bassa che era indecisa tra la musica e il canto: canto, ambizione che apparteneva anche a Gajeel: un ragazzo con cui avevo fatto comunella a cena e che maledettamente aveva invitato anche ghiacciolo (che avevo scoperto chiamarsi Gray). Tre ragazzi: Yukino, Laxus e per finire Lisanna (che in parte ambiva pure al canto) sognavano di arrivare ai piani alti della musica classica, mentre due ragazze Erza, Kagura e un ragazzo di nome Gerard volevamo diventare attori di teatro e cinema. 
In seguito visitammo gli altri edifici che erano quasi del tutto uguali gli uni con gli altri: quello che cambiava era ciò che stava in mezzo all'atrio: 
Nel padiglione musica c'erano alcuni strumenti e un microfono; per l'edificio di teatro e cinema stava un palco per gli spettacoli; tra le aule di scultura giaceva un piedistallo per i modelli; al centro della sala di danza stava una specie di sbarra di legno e uno specchio, per finire nella corte di letteratura stava un leggio fatto per allenarsi a leggere le proprie storie. Notai come qui Lucy fosse particolarmente attratta da tutto ciò che giaceva in giro: una volta si era persino fermata davanti al leggio e l'avevo udita sussurrare 

"Tra un po' di anni avrò anche io un leggio come il tuo, sarò invitata a molte feste, e la gente mi vedrà per quella che sono, aspettami sto arrivando".
Tornammo a fine mattinata in classe, li ci fu consegnato il materiale scolastico tra cui: pennelli, colori, libri teorici, una strana calzamaglia che sarebbe servita per danza e delle strane scarpe allegate: non che avessi tanta voglia di indossare un tutù, non era esattamente il mio stile... 

"Ragazzi oggi pomeriggio" si fermò per creare tensione 

"Visto che fa caldo" la sua voce crebbe di intonazione facendolo sembrare un miscuglio tra un militare e un bambino davanti ad una pasticceria.

"Vi porto tutti al mare!!" Disse Clive quasi urlando tra i cori da stadio entusiasti dopo le noiose questioni burocratiche e informative. 

"Ma prima, degli allievi veterani mi hanno chiesto di fare un sondaggio..." Fece assumendo un’espressione molto, fin troppo seria. 

"Chi di voi gioca alla Play station 4?" Che cazzo di sondaggio era? Chi gioca alla play? Comunque figo, potevamo parlare di play station con un docente, così alzai la mano assieme agli altri ragazzi e qualche sperduta ragazza

"Bene vedo che siete molti..." Fece Clive assumendo una vaga faccia da lama

"Tu" disse indicando Gajeel fiero di sé stesso

"Si" riposo questo deciso e titubante per affrontare l'argomento play. 

"Tu ti occuperai della sala: laverai i piatti, pulirai i pavimenti, taglierai la legna, ti occuperà del camino, e tutto il resto. Così non ciondolerai sul divano, caro del mio nerd" Noi maschi rimanemmo di stucco, mentre le ragazze (esclusa la ricciolona giocatrice di play) ridacchiarono tra di loro, non poteva essere serio, decidere il "bidello" della sala basandosi sulla la play station, mi sembrava alquanto, buffo: per fortuna quel giorno la sfiga non era dalla mia parte e ciò era molto raro. 

"Tranquillo sarai pagato dalla scuola, e quasi sicuramente non dovrai avere il lavoro part-time" disse. Voi tutti potete andare" Aggiunse sogghignando

"Io e lui discuteremo dei termini del contratto" Uscii dall’aula pensando a quel povero martire costretto a fare la signora delle pulizie solo perché giocava alla play.

Gray

Avevo mangiato con Natsu (il fiammifero coglione di prima categoria) e con Gajeel, il povero martire costretto a fare il bidello della sala di classe. La presentazione della scuola era stata divertente ed io ero riuscito a frenare il mio irrefrenabile istinto di spogliarmi. Ora stavo sulla spiaggia bollente, dove quella mattina Clive ci aveva dato appuntamento. Sbuffai: non avevo un buon rapporto con il mare, lo odiavo, lo detestavo e io non sapevo nemmeno nuotare, però avevo al polso una conchiglia bianca donati da una certa persona, che sotto alcuni (pochi) punti di vista mi faceva apprezzare un po' di più quella distesa d'acqua salata. Gli altri non erano ancora arrivati e ormai ero stufo di aspettare, quando sulla spiaggia arrivò lui: quella persona, quel fiammifero coglione di prima categoria, tra tutti il karma bastardo aveva deciso che lui mi avrebbe rotto ancora 

"Ciao" fece avvicinandosi come se puzzassi 

"Ciao" risposi io piatto trovando quel ragazzo molto più fastidioso della sabbia bollente sotto i miei piedi 

"Vedo che siamo molto entusiasti se non altro" mi disse scettico. Che dovevo dirgli? Non che vederlo fosse molto entusiasmante. Decisi per coerenza di starmene zitto. Ignorando quella presenza più irritante della sabbia che avevo nel costume. Con questo metodo il tempo passò un po' più in fretta e dopo una manciata di minuti arrivarono pure gli altri accompagnati dal docente che iniziò il discorso: 

"Questa è la playa de la hada con la cola, ovvero la spiaggia della fata con la coda, chiamata così a causa dei numerosi legnetti ricoperti da molluschi che si infrangono sugli scogli laggiù, il nesso logico con le fate non l'ho mai capito neanche io ma fa niente" si guardò attorno e urlò militaresco sfilandosi la maglietta restando in costume e correndo verso il mare con le braccia in aria.

"Adesso ragazzi è la nostra ora! L'ultimo che si butta è un pollo!!!" Terminò buttandosi nelle acque cristalline, Clive era quel tipo di uomo rimasto bambino, le prove erano il fatto che avesse scelto il capoclasse chiedendo chi giocasse alla play e che parlava come un militare generale: il che facilitava molte cose nell'ambito scolastico (o almeno così credevo). L'entusiasmo di quell'uomo contagiò tutti i miei compagni che si sfilarono i vestiti restando in costume da bagno e si fiondarono a capofitto nell'acqua, tutti tranne io e la ragazza piatta e bassa che era rimasta in short e con il top del costume. Era ingiusto, sapevano tutti nuotare e io me ne stavo sotto l’ombrellone giocando a creare minuscole sculture di sabbia e cercando di conversare con una Levy sotto il sole, immersa nella lettura mentre gli altri si divertivano un mondo nel mare che io odiavo. Passarono due ore intanto Levy si era addormentata sotto la stecca del sole con il libro accanto al fianco. avevo provato a svegliarla e dirle di venire all'ombra prima che si prendesse una scottata, ma niente la ragazza non si svegliava.

D'un tratto sentii una voce dietro di me:

"Gray-Sama, Juvia si chiedeva perché tu non vieni nel mare a divertirti con gli altri" mi disse la ragazza sorridendo

"Juvia è più convinta che tu non possa avere lo stesso problemino di Levy” fece piuttosto imbarazzata

“Si in effetti sarebbe piuttosto preoccupante se io e lei avessimo lo stesso problemino” risposi freddo e distaccato. 

“Allora perché non vieni anche tu con gli altri? Juvia se lo chiedeva… si stanno divertendo tutti così tanto…”

“Molto semplicemente non mi va” mentii“Gray-Sama tu sai nuotare?” chiese ingenuamente Juvia guardando un punto indefinito dell’orizzonte. Beccato mi aveva preso in pieno, era piuttosto imbarazzante non sapere nuotare alla veneranda età di 18 anni…

“Ho detto che non mi va” feci scorbutico.

“Ma Juvia ha chiesto se tu sai nuotare, non se ti va nuotare…” rispose la ragazza con un filo di insistenza che mi portarono ad una drastica decisione: dovevo dirglielo subito, prima che rompesse troppo le scatole.

“E anche se non sapessi nuotare?” domandai distogliendo lo sguardo da quegli occhi blu.

“Juvia potrebbe insegnarti, lei non se la cava male modestamente... in più lei deve ancora scusarsi per quello che è successo ieri” Che palle! L’avevo già perdonata il giorno prima e ancora rompeva?

“Ti ho già perdonato per quello” dissi credendo di farla tacere

“Juvia crede che per farsi perdonare non abbia fatto abbastanza!” insistette la ragazza, dio se era noiosa, mi stava costringendo, anche se non volevo farlo, io non volevo trattarla male.

“Gray-sama? Stai ascoltando Juvia?” dio se era insistente, dava i nervi

“Okey valuterò la possibilità di prendere delle lezioni di nuoto da te” sputai per zittirla, ma ciò non sembrò avere un gran effetto su di lei, anzi:

“Davvero? Tu ci penserai? Juvia è così felice! Juvia si vede già insegnarti tutte le basi, Gray–sama andrà ai mondiali di nuoto e Juvia sarà la sua coach” Basta non la sopportavo più!

“La smetti?! Sembrano i deliri di una pazza!” le urlai contro guardandola in cagnesco, lei fermò il suo delirio e abbassò lo sguardo:

“Forse Gray-sama ha ragione” disse con la voce spezzata la ragazza dai capelli blu avviandosi di nuovo verso il mare a capo chino. Ero un fottuto coglione.

“Gray-sama se ti va puoi venire nel mare e stare dove tocchi” si voltò guardandomi con occhi dello stesso colore e consistenza del mare dietro di lei.

“A proposito Juvia crede che bisogna essere un po’ pazzi per sciogliere il cuore delle persone e cambiare il mondo” lo disse in un modo così dolce, con un sorriso così caldo a scaldarle le labbra, i capelli mossi si confondevano con il mare mosso leggermente dal vento, anche se gli occhi erano un po’ acquosi e la sua voce era ancora spezzata per quello che le avevo detto. Cazzo se mi dispiaceva, ero quasi sicuro che stesse trattenendo le lacrime, per lascare lo spazio a quel sorriso dolce e per conservare il suo onore di donna. Lo sentii nascere dentro di me: il senso di colpa, quella ragazza si stava solamente preoccupando, per quello schifo di persona che ero, ed io come risposta, le stavo facendo trattenere le lacrime. La ragazza si girò riprendendo il suo piccolo viaggio verso il mare, ma non la lasciai andare: d’istinto la raggiunsi

“Solo dove tocco ok?” la ragazza alzò lo sguardo stupita, si passò le dita sotto gli occhi e sorrise

“Certamente! Vedrai Juvia è sicura che ti divertirai!” la guardai sorridere, potevo decidere di divertirmi.

“Finalmente ghiacciolo!!!” ghignò Natsu un minuto dopo

“Stavamo cominciando a dubitare della tua mascolinità” aggiunse Gajeel spruzzandomi acqua salata. Per rispondere a delle persone così ignoranti si poteva fare una sola cosa: gli ignoranti, così alzai il dito medio, spruzzando a mia volta acqua salata.


Gajeel

Cena finita, in quel momento i miei nuovi compagni di classe stavano discutendo nella mensa del loro lavoro part-time, discussione da cui mi sentivo già escluso a causa di quel docente di merda che si era divertito a chiedere chi giocava alla play: Maledetto karma, era da quella mattina che ce l’aveva con me, forse era per colpa della ragazzina che avevo svegliato. Un attimo… da quando io credevo al karma? Mi persi tra i pensieri che mi suggerivano di smettere di pensare all’esistenza del karma. 

“Trovato!! Sarò la bibliotecaria della scuola!!” esclamò contenta del suo operato Shorty uscendo dalla mensa

“Non torno, vado a dormire!” esclamò furba correndo come un razzo la ragazza, quella stupida non si era messa la crema solare, ed in quel momento tutto il suo minuscolo corpo era rosso come quello di un’aragosta, anzi no un’aragosta era decisamente troppo grande per lei, era un gambero: rossa e scottata come un gamberetto. Doveva fare male, le stava bene, pensai ghignando mentre la borsa da sport di Juvia mi finiva bruscamente sul piede

“Merda!” imprecai tenendomi il piede dolorante.

“Che cazzo tieni in quella borsa Juvia!!!” la ragazza dai capelli blu sembrava che avesse già vissuto un momento del genere, lo capii dal modo sconnesso e vuoto con cui formulò la risposta o meglio dire ce la sillabò:

“J- Ju- Juvia è di- dis- dispia- dispiaciuta le- lei no- non vo- vole- voleva” non era karma dovevo convincermi, il fatto che io pensassi male di lei e una borsa da 30 kg mi finiva sul piede era solo una coincidenza… 

“Gajeel, perché Levy è arrabbiata con te? È tutto il giorno che parla di come ti distruggerà in modo elegante, esplosivo e silenzioso” Quindi la ragazzina era incazzata forte.

“Tranquilla credo sia legato al suo problemino, quindi solo passeggero, le passerà. Comunque io vado a farmi la doccia. Ciao” 
Mi allontanai dal tavolo della mensa, avevo un cattivo presentimento, appena fui fuori dalla visuale dei miei compagni cominciai a correre, non avevo chiuso la porta della mia stanza quella mattina. Arrivai davanti all’ingresso con il fiatone, con orrore mi accorsi che la porta era socchiusa, posai la mia mano sulla maniglia fredda e spinsi il battente lentamente. All’interno di quel buco per fortuna non c’era nessuno, mi era andata bene, ma avevo ancora due stanze da controllare, lei poteva essere ovunque. Mi avvicinai timoroso alla scorrevole del bagno, chiusi gli occhi e tirai da un lato la porta. Guardai all’interno del bagno sembrava tutto normale, però sullo specchio stava scritto in corsivo e con il rossetto rosso:
Ciao bidello (:” quindi quella stronzetta era stata lì… forse stava solo marcando il territorio, forse era una dichiarazione di guerra, bho? Il genere femminile era così misterioso. Uscii dal bagno un po’ più tranquillo e mi diressi verso l’ultima stanza, entrai, come le altre anche questa stanza era vuota non c'era nessuno sulla sedia, nessuno accanto alle librerie,  nessuno sul divano. Pericolo scampato per assenza di gamberetti piattoni, rientrai nella camera con il letto

“Hey” disse una voce infantile proveniente dal divanetto rosso, un attimo, come aveva fatto? Prima non c’era nessuno lì! Avevo controllato bene!

“Tu che cazzo ci fai qui?” dissi a una Levy spaparanzata sul mio divano

“Chi io?” Fece assumendo un’espressione innocente

“Nooo mia nonna. Ma certo e chi se no?!” le sbraitai addosso

“E allora?” chiese facendo gli occhi da cucciolo ebete

“Allora? Vattene subito!” questa volta urlai.

“Come vuoi” fece cercando di nascondere lo sguardo furbo. Mi passò accanto lentamente  sfiorandomi mentre mi soffiava all'orecchio

“Eri carino da piccolo, soprattutto quando ti mangiavi la Nutella con il pannolone...” deglutii, come era possibile che quel gamberetto sapesse di quella foto super imbarazzante? Che avesse... No, impossibile ma dovevo esserne certo.

"Dove credi di andare!" Le ordinai bloccandole i polsi

"Gajeel... tu mi confondi" miagolò la ragazza voltandosi guardandomi con occhi da cerbiatto.

"Prima mi cacci, poi mi chiami da te" quella maledetta era una stratega folle, in più cazzo, era molto sexy mentre si muoveva verso di me, probabilmente la stronza aveva programmato pure quello.

"Come lo sai? Della foto con la Nutella?" Chiesi avvicinandomi a lei ancora di più, avrei fatto il suo gioco

"Foto? Che foto? A si ora ho in mente."

"Dove erano?! Dove sono ora?!"  sbraitai lascando piombare la ragazza sul letto.

"Sono in quell'album fotografico" mi diressi verso il libro che mia madre mi aveva prontamente lasciato in caso di malinconia di casa, cosa che per me non era assolutamente un problema, ma mamma aveva malinconia di suo figlio, quindi pesava che dovesse essere per forza reciproco.

"Ha Gajeel ho omesso un misero dettaglio prima..." mi preoccupai

"Ovvero?" Shorty mostrò una chiavetta USB dorata che portava al collo.

"Su questa pennetta ho le copie di quelle foto..." questo lo chiamava misero dettaglio?

"Cancellale" le ordinai

"Perché scusa? Sei così tenero e carino in foto..." disse rotolandosi sul mio letto e giocherellando con la pennetta che potrava al collo fingendosi felice. Voleva qualcosa me lo sentivo, ma purché spettesse di possedere quelle foto avrei fatto qualsiasi cosa.

"Cosa vuoi per cancellarle?" A quelle parole Levy schiuse le labbra in un sorriso maligno. Quella stupida maniaca del controllo mi aveva fregato.

"Così si può ragionare..." mi stavo seriamente lasciando sottomettere da una ragazzina. Il mio orgoglio era a terra.

"Che ne dici di cominciare a non fare rumori molesti alla mattina, potresti anche portarmi un po' più di rispetto, dovrai anche non accusare ingiustamente, e cosa principale e molto più importante delle altre, avresti l'obbligo assoluto di imparare ad usare correttamente il congiuntivo." E mo cosa un rene? Cazzo aveva vinto, mi teneva in pugno: ero il burattino di un minuscolo gamberetto grigliato sotto il sole.

"Va bene, ma potrò darti dei nomignoli " risposi cercando di rivendicare un po' dei miei diritti.

"Non mi sembra che tu sia nella posizione di fare contrattazione, ma chiamami come vuoi, l'importante è che tu guardi questa" mostrò la chiavetta USB.

"È oro, quindi mostrami un certo rispetto." Terminò fiera e consapevole che io fossi sotto il suo controllo.

"Bhè allora vado, a domani" Fece la ragazza uscendo dalla stanza, ma all'ultimo momento fece di nuovo capolino con la testa e disse spaventandomi.

"Se io fossi in te, vorrei essere me, da questo momento in poi"
Intanto io mi sedetti sul letto e ragionai sul come avrei potuto uscire da qulla situazione di merda finché non la sentii: lo scrosciare dell'acqua, poi un suono

https://www.youtube.com/watch?v=qDRORgoZxZU&feature=youtu.be

"Who' s that sexy thing I see over there?"

Che testo era? E soprattutto chi stava cantando?
"That's me, standing in the mirror"

Conoscevo quella modestia, ma non poteva essere...

"What's that icy thang hanging 'round my neck?
That's gold, show me some respect"

Non ci credevo, quelle parole, erano le sue...

"I thank God every day
That I woke up feeling this way"

Come era possibile? Levy.
"And I can't help loving myself
And I don't need nobody else"

Levy cantava.

"If I was you, I'd wanna be me too"
"I'd wanna be me too"

Levy quella con la voce da bambina.

"I'd wanna be me too"

Levy cantava con una tonalità  diversa di voce.

"If I was you, I'd wanna be me too"

Me la immaginavo mentre si muoveva sensualmente sotto l'acqua calda.

"I'd wanna be me too
I'd wanna be me"
Too"

Mella mia mente,  l'immagine di una piattona bassa dalla voce mostruosa che cantava sotto la doccia.

"I walk in like a dime piece
I go straight to VIP"

Lei VIP? l'importante era crederci.

"I never pay for my drinks
My entourage behind me"

Mi stava provocando con la musica.
"My life's a movie, Tom Cruise

So bless me, baby, achoo"

Dovevo assolutamente registrarla per farle cancellare quelle foto. Era una sciocca se pensava che non mi fossi ribellato.

"And even if they tried to
They can't do it like I do"

Dove era il telefono?

"I thank God every day"

Da quando mi appassionavo alle piattone?

"That I woke up feelin' this way"

Telefono trovato! Registrazione partita.

"And I can't help loving myself
And I don't need nobody else"

Cazzo che voce divina...

"If I was you, I'd wanna be me too"

Minacciarla con quel canto...
"I'd wanna be me too"

...Sarebbe stato fantastico
"I'd wanna be me too"

Se stava improvvisando meritava semplicemente un premio.

"If I was you, I'd wanna be me too
I'd wanna be me too
I'd wanna be me
Too"

Quelle pareti fini lasciavano filtrare quella potente voce rinchiusa in quel minuscolo corpo. Riempendo con l'ottimismo di shorty tutta la mia stanza, lei non sapeva che io la stavo incastrando.

"Turn the bass up
Turn the bass up
Ow!
Turn the bass up"

"Let's go!"

Sembrava un messaggio pro ribellione.

"I thank God every day
That I woke up feelinig this way"

Che voce potendo capace di insinuarsi nel mio profondo .

"And I can't help loving myself
And I don't need nobody else, no no"

Sorrisi inspiegabilmente. Lei mi stava provocando.

"If I was you, I'd wanna be me too
I'd wanna be me too
I'd wanna be me too"

E io l'avrei fottuta senza che se ne accorgesse.

"If I was you, I'd wanna be me too
I'd wanna be me too
I'd wanna be me too"

Nessuno mi resisteva: io l'avrei distrutta.

"If I was you, I'd wanna be me too"

Quel ritornello era impresso nella mia anima come una dichiarazione di guerra.

"I'd wanna be me too
I'd wanna be me too
If I was you, I'd wanna be me too"

Quella registrazione era solo l'inizio.
"I'd wanna be me too
I'd wanna be me
Too"

La musica finì lasciandomi una specie di vuoto nel petto, così anche lo scroscio d'acqua, la buona notizia era che avevo tra le mani l'oggetto che mi avrebbe permesso di polverizzarla. D' istinto guardai il telefono.

"Merda! Si è scaricato!" Sussurrai per non turbare la piccola stronza Gamberetto, mi serviva un altra occasione per cominciare a vendicarmi lentamente.



Natsu



Non riuscivo ad addormentarmi, l'agitazione? Forse. Mi rigiravo nel letto con la speranza di trovare una posizione confortevole, contavo le pecorelle, cercavo di ricordarmi delle ninnannanne, ma per quanto ci provassi rimanevo sveglio. Era l'una di notte ed io ormai consapevole del fatto che dovevo distrarmi prima di addormentarmi, così mi alzai dal letto. Deciso ad andare al mare. Indossai delle infradito, una felpa larga, raccolsi il mio inseparabile blocchetto per gli schizzi e uscii dalla mia camera, poi dal dormitorio.
La luce della luna argentava la sabbia e il mare: un soggetto perfetto per i miei gusti, in quel momento dovevo solo trovare un luogo dove sedermi a disegnare.

"Gli scogli"
Quello era un luogo perfetto per fare i miei schizzi, da lì vedevo tutta la spiaggia e se fossi stato fortunato avrei potuto intravedere alcune luci del lungomare di Magnolia. Non persi un minuto: carico di ispirazione corsi a sedermi su quei sassi scuri, levigati dalle onde. Passarono alcuni minuti in cui io mi guardavo attorno alla ricerca di un possibile soggetto, poi una figura uscì dal dormitorio della scuola, dirigendosi verso la baia: I capelli biondi sciolti morbidamente sulla spalle erano illuminati dalla luna sembrano fili di seta dorati. La ragazza delle curve mozzafiato si avvicinò all'acqua e si accovacciò, non mi aveva visto.
Eccolo il mio modello per i disegni, feci un grande respiro lasciandomi invadere da tutte le senzazioni che mi aggredivano e scaricai tutto attraverso la matita, sul foglio. Trovandomi distante lasciai solo uno schizzo aprossimato della ragazza che scriveva e solo alcune linee a delimitare lo sfondo per finire aggiunsi delle ombre sfumando la matita con il dito terminando il mio lavoro dopo un ora circa. Mi aiutava disegnare. Era per me come una terapia un modo per sfogare le mie emozioni e per capirle: difatti le poce linee bastate per disegnare una figita precisa dimostravano la mia confusione mentale momentanea. Guardai a lungo la mia meravigliosa modella improvvisata intenta a scrivere e decisi di andare a parlarle: infondo se alla una del mattino ci si alza dal letto e ci si mette a scrivere sulla sabbia ci deve essere un motivo. Senza fare rumore scesi dallo scoglio e mi avvicinai al punto un cui si trovava la ragazza.
Mi accorsi che quello che scriveva stesse sulla spiaggia erano dei verso di una poesia. Mi sedetti non distante dalla grazia esotica osservandola mouovere lentamente le dita affusolate creando delle parole in un elegante corsivo, la scrittrice non aveva ancora percepito la mia presenza, quindi i suoi movimenti risultavano più sciolti, più morbidi, più naturali facendola sembrare una ninfa, una stella, una luce.
Lei era Lucy.
D'un tratto la ragazza alzò il capo mostrando gli occhi di cioccolata fondente che rispecchiavano il cielo stellato emettendo un gridolino spaventato.

"Hey Lucy" le sorrisi ridendo a vedere quella faccia piena di stupore.

"Natsu mi hai spaventata, io... non ti avevo visto" Fece indietreggiando e arrossendo vistosamente e cancellando inspiegabilmente le parole che aveva scritto per un'ora e mezza sulla sabbia.

"Perché le cancelli?" Chiesi quasi scocciato, quelle parole scritte in quel modo elegante non meritavano di essere cancellate in un modo così burbero

"Perché mi vergogno." Rispose nascondendo il rossore della faccia tra le mani. Era un ingenua. Non poteva essere così stupida da vergognarsi...

"Non dovresti." Ribattei scocciato da tutta quella timidezza

"Lo so" mugugno dal suo nascondiglio tra le mani facendomi ribollire lo stomaco di rabbia, perché vergognarsi di essere se stessi?

"Allora perché cancelli quelle parole?" Chiesi cercando disperatamente un motivo reale

"Io ho paura." Fece facendo sbucare timidamente gli occhi dale dita

"Paura?" La mia tonalità di voce cambiò dall'indignazione all'rincuoro forse dovevo essere più delicato

"Ho paura di essere giudiudicata in futuro e riconosco che sia molto stupido ma riesco a non vergognarmi di me stessa." La guardai con dolcezza mentre il mio cuore si stringeva riportando a galla vecchi ricordi, la paura del giudizio, la paura del confromto, la paura del rifiuto. Ecco i suoi problemi, ed io potevo capirla, fin troppo bene.

"Lucy tu vuoi diventare scrittrice no?" Era ora di dare un po' di carica alla ragazza, come paura era più che accettabile. Il mio cuore rideva ora al pansiero di non poter piacere a tutti

"Lo so ma..." La ragazza prese un grande respiro riemergendo dalle braccia e cercò di distogliere lo sguardo, ma io cercai deciso il suo finché non lo ottenni se uno zimbello come me aveva superato quella paura anche lei ce l'avrebbe fatta.

"Mio padre mi diceva di rischiare e Lucy, tu devi rischiare cazzo. Viviamo una volta sola quindi rischia" La ragazza mi guardava sbigottota come se fosse caduta dal fico, qualcosa in lei so era smosso me lo sentivo.

"Continua" mi ordinò sedendosi accanto a me. Deciso mi promisi di riuscire a farle superare quella paura

"Tu devi fare la prima cosa che ti passa nella testa e non pensare a quello che ti succederà dopo. Pensa a come ti senti nel presente, non avere rimpianti cogli l'attimo." Dissi tutto in un fiato mentre la ragazza guardò il mare e sussurlando "carpe diem", poi abbassò lo sguardo.

"Ma io ho paura di sbagliare e di avere dei rimpianti nel presente." Risi amaramente, quello era uno dei blocchi peggiori, io ci ero passato, ma non era senza speranza.

"La nostra Lucy a bisogno di fare cazzate" feci sorridendo divertito, quando si fanno talmente tante cazzate imbarazzanti non si hanno più rimpianti e paura di sbagliare, io ne ero la prova.

"Cazzate?" Rispose lei ridendo finalmente, un sorriso solare che mi trasmetteva un calore che partiva dalla pancia che finiva sulle labbra

"Tu hai bisogno di avere dei ricordi così fatti di esperienze anche negative, se vuoi fare qualcosa fallo, testa alta e cuore in mano e fallo."
Ci fu silenzio imbarazzante, quasi non mi riconoscevo Natsu che dice frasi tumblr tratteneva le risate di me stesso. Poi la ragazza si mise in ginocchio e fece dei puntini sulla spiaggia collegandoli tra di loro.

"Questa è l'orsa maggiore, la vedi anche lì nel cielo" disse indicando un amasso di stelle.

"La conosci? La leggenda dell'orsa maggiore?" Mi chiese con gli occhi luminosi ed emozionati, quello sguardo sognante era così dolce...

"No, non la conosco, ti va di raccontarmela?" La assecondai felice sentendomi un bimbo pronto ad asvoltare la fiaba della buonanotte
La ragazza mi sorrise calorosamente come una madre al suo bimbo mezzo addormentato

"Certamente!" Lucy respirò e cominciò a fare le cazzate che aveva in mente, proprio come le avevo detto. Avevo fatto un bun lavoro, potevo ritenermi soddisfatto

"Un giorno Callisto, una ninfa della dea della caccia fu vista da Zeus che volle sedurla ma, poiché essa fuggiva dagli uomini, Zeus prese le sembianze di Artemide per possederla. La ninfa, nonostante l'inganno, resistette coraggiosamente alla forza del dio ma non ci fu nulla da fare."
Il tono di voce della ragazza era emozionato, lei riusciva a farmi sentire le emozioni dei personaggi quasi come se questi prendessero vita. Mi sembrava di essere nella mia cameretta a casa, quella voce così tiepida e cama mi aveva riportato alla mia infanzia

"Callisto rimase incinta e il fatto fu scoperto quando Artemide e le compagne si fermarono a lavarsi presso una fonte. Artemide, furiosa, la scacciò e la moglie di Zeus, altret­tanto adirata, infierì nonappena nato il figlio sull'incolpevole ninfa mutandola in orsa, una trasformazione dai toni raccapriccianti" sentivo la rabbia di Callisto che volEva proteggere la figlia, ma la voce di Lucy era melodiosa.

"Molti anni dopo, Arcade, il figlio nato dalla violenza di Zeus, andando a caccia nei boschi, incontrò, inconsapevole, la madre che, riconosciutolo e guardandolo incessante, cercò di avvicinarglisi per farsi riconoscere. Arcade, spaventato, stava per colpire la madre con una freccia mortale quando Zeus, infine impietosito per la sorte della sua vittima, impedì il delitto e portò entrambi in cielo trasformando Callisto nell' Orsa Maggiore e Arcade nella costellazione di Artofilace il 'guardiano dell'orsa', ora nota come Bovaro. Così madre e figlio si sono ritrovati e non si lasceranno mai più." Lei terminò la sua storia in modo passionale passionale lascanditi la testa piena delle sue immagini.

"Scusa probabilmente non ti importava di questa storia, mi dispiace mi sono fatta prendere dall'emozione del momento. " Le appoggiai un mano sulla testa scompigliandole i capelli dolcemente. Mancava ancora un po' prima che la ragazza si abattesse le barriere mentali che la rinchiudevano

"Mi è piaciuta molto la tua storia, ma soprattutto ho adorato il tuo modo di raccontarla." Non dimenticherò mai lo sguardo di Lucy che mi guardava ammirata, con occhi quasi commossi, tremante per il freddo così come se fosse stato un gesto del tutto naturale mi sfilai la felpa e glie la passai.

"Grazie Natsu, per la felpa, per ascoltarmi, per incoraggiarmi. Grazie di tutto" disse Luce infilandosi la mia felpa come se fosse stato un capo di alta moda.

"Sai, dovremmo trovarci sulla spiaggia più spesso, perché io voglio conoscere più storie come la tua." Continuai scompigliandole i capelli. La ragazza mi guardò stupita, probabilmente non era abituata a ricevere dei complimenti sinceri. Il suo corpo si rilassò, lei chiuse gli occhi e posò dolcemente il capo sul mio petto. Io mi irrigidii stupito,  ma non perché il suo gesto non mi era gradito, anzi era solamente inaspettato: mi aveva colto di sorpresa, un attimo prima le parlavo di rischi, ora lei rischiava, se non altro imparava in fretta. Mi rilassai solo in un secondo tempo e sentendo qualcosa di umido bagnarmi la maglia le alzai il viso angelico.

"Perché piangi ora?" Feci preoccupato, coglione come ero forse l'avevo offesa

"Io sono immensamente felice, perché a qualcuno piace quello che anche io amo." Rispose con quel suo sorriso che spiccava tra le lacrime. Per alcuni istanti che non volevo terminassero guardammo il mare, con le sue onde che si infrangevano sugli scogli non molto lontani.

"Natsu posso fare una cazzata?" Domandò timidamente Lucy.

"Chiaro, te lo ho insegnato io!" le risposi ridendo divertito dalla faccia impacciata e di nuovo rossa come un pomodoro.

"Allora posso abbracciarti?" Restai un po' perplesso mentre il mio cuore e la mia testa l'ottava tra di loro, inutile dirlo in un impulsivo come me vinse il cuore

"Okey" feci mentre Lu intrecciava le dita attorno alla mia testa e nascose delicatamente il capo nell' incavo del mio collo. Io portai le mani sui suoi fianchi esili e quasi impaurito dal poterla spezzare ricambiai quel suo goffo abbraccio. Restammo così per un momento indefinibile, fino a quando il respiro di Luce non divenne regolare, e la sua forza si indeboliva piano piano fino a svanire lasciandola cullata dalla mia forza: Lucy si era addormentata protetta dalle mie braccia.
Io guardai l'orizzonte reggendo quella fragile creatura.
Il mio cuore sapeva che da quel giorno in poi la mia vita sarebbe stata diversa, tutto sarebbe stato diverso. Ascoltando il mio stesso consiglio di cogliere l'attimo posai il mio viso tra i suoi capelli ascoltando il suo odore di cocco per lasciarle un bacio tra i capelli dorati

 

 

 

 

Angolo Emma

Ma salve!!

Come va?  Pronti per il Natale? Lo si sente propio nell'aria, io non vedo l'ora!

Finalmente  ho finito, ma innanzitutto devo scusarmi per il mio imperdonabile ritardo.

Passiamo alle cose serie!!

In questo capitolo non succede praticamente niente.  Ma comunque spero vi possa piacere. Ho deciso che nei prossimi capitoli la storia si farà molto più interessante . Ma per fare questo ho bisogno dei vosti consigli! Quindi:

 Tu che stai leggendo cosa ne penti?  Cosa potrei migliorare?  Ci sono degli errori (sicuramente)? Quali sono i punti della storia che ti piacciono di più? Cosa vorresti che succedesse hai personaggi? Se hai delle richieste particolari dimmelo! Io proverò ad ad accontentarti!

Spero che questa storia ti sia piaciuta e ti ringrazio per averla letta!♡♡♡


Ciauuu! 

Emma

P.s grazie alle persone che mi seguono e che recensiscono, siete la mia benzina che mi spinge a scrivere!!!♡♡♡

 

   
 
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