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Autore: aire93    21/12/2016    4 recensioni
Il ritorno da New York porta Derek Hale in una Beacon Hills troppo diversa ma sempre uguale. Derek, che cerca disperatamente un coinquilino, non sa che il palazzo di sua proprietà in pochissimo tempo sarà letteralmente invaso da quel passato dal quale tentava di scappare. Al principio, però, nemmeno la presenza costante di una ragazza chiacchierona (con il bonus di un tenerissimo chihuahua) riuscirà a smuovere il giovane Hale.
E poi c’è Stiles, che ormai ha smesso di essere tutto arti troppo lunghi e parlantina (caratteristica che ha ceduto a Kira) per diventare il tipico ragazzo attraente; un ragazzo attraente che Derek non può ignorare.
Storia di aire93
Fan Art di Coffegirl_Alex
FanMix di Eloriee
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Kira Yukimura, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Hola! Eccovi un nuovo capitolo! Stay tuned e recensite se vi piace! =)

Il bussare improvviso alla porta fece saltare la telecamera che Kira teneva tra le mani. Lei la trattenne con i polpastrelli, sospirando di sollievo per la mancata caduta.
«Avanti!» strillò, posandola sul treppiedi, mentre dalla porta già aperta – se Derek avesse saputo che aveva dimenticato di chiuderla le avrebbe vietato di filmare video per almeno dieci giorni – entravano una Lydia piuttosto sorpresa e uno Stiles che odorava di patatine a ricciolo. Entrambi puntarono lo sguardo curioso verso Kira, che invece sorrideva, invitandoli a sedersi sul divano.

«Forza sedetevi, stiamo per iniziare!» trillò lei, entusiasta.

«Uhm. Quindi vuoi dirci che una marea di sconosciuti ha commentato il tuo ultimo video, richiedendo un’intervista da parte nostra?» domandò Lydia, seduta perfettamente composta sul divano, affianco a Stiles che invece aveva appoggiato i piedi sul tavolino di fronte. Lydia lo spostò con un gesto violento e risoluto. «Credo che ti sia stata insegnata un po’ di educazione basilare, no Stiles?»

«Oh, non importa Lydia, Derek lo fa sempre! E comunque la gente ama questo tipo di video, ve lo assicuro.»

Kira si sedette tra i due amici, con l’espressione di chi stesse ripassando a memoria una parte. Pochi secondi dopo la luce si accese, segno che la telecamera stava registrando.

«Ok, tre… due… uno… Salve a tutti ragazzi e benvenuti a una nuova puntata di ‘’Hai mai fatto?...” Come ospiti, per la vostra gioia ho portato colui che è arrivato secondo al sondaggio su chi avrei dovuto invitare, Stiles Stilinski! Purtroppo Derek, che è arrivato primo non potrà essere qui perché ha una lezione pomeridiana all’università e soprattutto perché non è assolutamente tipo da video un po’ idioti, come li chiama lui. Potete comunque salutarlo nei commenti e io gli riferirò i vostri saluti. Che siano sinceri però, non cose tipo “picchiami papino” come quelli che ho letto qualche giorno fa, ma che non gli ho riferito. Se fate i bravi forse posso convincerlo a mostrarsi» Kira prese un grosso respiro prima di continuare, fissando prima Lydia poi Stiles, «ma ehi, gioite! Vi ho portato niente meno che Lydia in persona!»

Kira fece un cenno all’amica, che salutò con aria un po’ snob.

«So che vi sarebbe piaciuto sapere qualcosa in più su i miei nuovi amici, e beh, eccovi accontentati. Iniziamo con la parte divertente di “Hai mai fatto”, e per chi non conoscesse la rubrica, questo gioco è diviso in tre parti: divertente, disgustosa e sexy…»

Stiles non si era ancora levato dal volto un’espressione piuttosto scioccata, tanto che persino Kira se ne era resa conto.

«Stiles è tutto ok?»

«Uhm, qualcuno ha scritto a Derek “picchiami papino?”. Lui non dovrà mai saperlo. Che cosa vi passa per la testa, ragazzi?»

«Ehm, sai, è la gente di internet. Senza peli sulla lingua» si giustificò Kira, che era arrossita per un po’ per l’imbarazzo.

«Tu te ne intendi di peli sulla lingua, vero Stiles?» disse Lydia, già infastidita, lanciandogli un’occhiataccia.

«Beh, ma non importa, vero? Ora è solo il momento di giocare e magari di raccontare qualcosa di interessante nel frattempo! Allora, prima domanda!»
Kira tirò fuori dalla tasca il cellulare convinta che comunque se la sarebbe cavata, anche se molto probabilmente a fatica. «Farò dieci domande a testa, e dovrete essere assolutamente sinceri. Lydia, inizi tu. Hai mai fumato erba?»

Lydia le scoccò un’occhiata dura. «Non sono cose che interessano al web. Passa a un'altra domanda!»

«Woah, ehi chi tace acconsente, lo sai vero?!» Stiles spalancò gli occhi, sorpreso. Da quel gioco sarebbero emersi più segreti e rivelazioni di quanto chiunque di loro avesse mai immaginato.

«Era una prova stupida indetta da una confraternita nel mio vecchio college! Avevo 19 anni! Come se tu non l’avessi mai provata, dai!»
Stiles sorrise furbo, fingendo un colpo al cuore. «La ragazza perfetta dei miei sogni di liceale che mi sorprende così! E comunque, io sono il figlio dello sceriffo. Ho una morale integra…»

«Ok, seconda domanda, Stiles. Hai mai dormito con una persona sposata?» tagliò corto Kira, aspettando la risposta a quel quesito molto più spinoso.

«No! Assolutamente! Ho dormito con un certo vicesceriffo, ma era un semplice pigiama party in centrale. Giuro!» Stiles sorrise, beandosi della frustrazione di Lydia per il suo rapporto con il vice sceriffo in questione, che era chiaramente Parrish.

«Lydia, sei mai stata con i genitori di un tuo amico/amica?»
«Questo gioco mi rovinerà la reputazione. E comunque no. Anche se ho fatto spesso dei pensieri sconci su Peter Hale, lo zio di Derek. Veniva a prenderlo al liceo, ha solo dieci anni in più di noi. Onestamente, chi non li avrebbe fatti?»

«Chissà come sarà ora. In fondo sono secoli che non mette piede a Beacon Hills, cioè da quando Derek è scomparso dalla circolazione» chiese Stiles, seriamente pensieroso.

«Stiles, hai mai fatto o ricevuto un ballo di lap dance?» domandò Kira, piuttosto imbarazzata dai segreti che si stavano svelando in quel video, soprattutto, conoscendo la sorte tragica toccata alla famiglia di Derek. Malgrado ciò rimase in silenzio e preferì non spifferare ciò che Derek le aveva confidato.

«No, ma potrebbe essere interessante provarla su Derek» buttò lì lui, scrollando le spalle.

«Non credevo ti interessasse così tanto!» esclamò Lydia che ora pareva stupita per davvero e aveva uno sguardo sinceramente curioso che nulla aveva a che fare con il suo solito ammiccare provocante.

«E’ un mistero per me. E mi piace risolvere misteri. Poi dai, ho smesso di correrti dietro da quando l’ho visto il primo anno di liceo, e ti ho invidiata perché eri nella sua claque.»

«Specifica “corrermi dietro”. Io non mi ricordo nemmeno che tu fossi al liceo, a parte qualche partita di Lacrosse alla quale ho assistito…»

«Si chiama amore non corrisposto e io ho speso letteralmente 10 anni a inventarmi piani per conquistarti. Dal terzo anno delle elementari. Poi a un certo punto è arrivato Derek, l’ho visto giocare a basket e a baseball e ho letteralmente perso la testa. Ma l’hai visto ora? Dietro quella maschera di durezza e grugniti c’è sicuramente una persona splendida. Dovrò solo farla uscir fuori in qualche modo.»

«Ok. Ehm, direi che il video può benissimo terminare qui» borbottò Kira, ora visibilmente imbarazzata. Si alzò e spense la telecamera, decidendo, mentre Stiles e Lydia uscivano dalla stanza, che lei non avrebbe mai postato quel video su internet.

Quella mattina Derek si era svegliato leggermente più tranquillo del solito. La giornata era una delle pochissime libere dai corsi universitari e l’unica idea che lui avesse in testa era quella di indossare un comodo paio di scarpe da tennis e di sfogare un po’ di stress con una corsetta in giro per Beacon Hills. Non aveva fatto i conti con il ticchettio dei tacchi di Lydia Martin, che era apparsa dal nulla ed era piombata su di lui come un avvoltoio, con accanto Jordan Parrish, che aveva evidentemente terminato il turno.

«Derek vieni con noi al parco, niente scuse, abbiamo comprato da mangiare anche per te» gli aveva ordinato lei, afferrandolo per un braccio e scaraventandolo di peso nel sedile posteriore della monovolume di Jordan. All’apparenza in sei ci si stava alla grande.
Scott lo salutò dal sedile anteriore sorridendo in modo amabile, e grazie al cielo un’agitatissima Kira si contrappose tra lui e uno Stiles che stava fingendo di ignorare Derek, dando a vedere di star sonnecchiando contro un finestrino.
Il fatto che Stiles non gli rivolgesse la parola, turbò Derek più di quanto non volesse ammettere, ma ehi, se era questo il gioco al quale stava giocando, lui avrebbe fatto lo stesso. In fondo era un maestro nell’ignorare le cose.
«Dove mi state portando?» sbottò, guardandosi intorno e provando a spedire sguardi piuttosto irritati verso chiunque gli capitasse a tiro.
Il fatto che non facessero effetto, sorprese Derek più di quanto non volesse ammettere.

«Andiamo al parco, l’ho già detto! Oggi voglio che il nostro gruppo di amici sia unito e si diverta» ordinò Lydia, con un pizzico di malinconia che Derek avvertì, anche se non capiva perché.

Il parco era piuttosto in periferia, pieno di giostrine per bambini, con un campo da tennis, uno da pallavolo e uno da basket. L’erba era sempre ben curata e all’interno c’era un sorprendente labirinto creato da siepi piene zeppe di fiori.

Jordan non ascoltava musica in macchina, e quindi , nonostante Kira fosse presente il silenzio faceva da padrone. E Derek non avrebbe sicuramente iniziato lui una conversazione, questo era assodato.

«Ehi Stiles, il gatto ti ha mangiato la lingua?» sbottò a un tratto, mandando all’aria i suoi propositi di rimanere zitto. Tutto quello che ricevette in risposta da Stiles fu un semplice sbuffo.

«Oh, eccoci! Derek aiutami per favore, ci sono le borse dietro nel baule…»
Lydia uscì dalla macchina spingendo Derek verso il retro, con uno sguardo compassionevole.

«Non parlare con Stiles oggi. Non fargli domande.» bisbigliò, nella chiara speranza di non farsi sentire.

«Perché non dovrei?»

Lydia lo ignorò voltandosi verso Jordan, che aveva tante tovaglie in mano. «Grazie mille Jor! Sei davvero gentile!»

Derek alzò un sopracciglio. Cosa gli stavano nascondendo?

Lydia era dall’altra parte del campo, con la palla in mano e uno sguardo letteralmente famelico.
La persona oltre la rete, alla quale lei stava mirando era Derek che all’improvviso si sentì tornato un diciassettenne fenomeno nel basket, che però non aveva la minima coordinazione nella pallavolo. Lydia alzò la palla, prima di elevarsi e scaraventargliela giusto addosso, nonostante Jordan avesse tentato di aiutarlo.

«Punto per noi! Hale avevo dimenticato quanto fossi scarso nella pallavolo!» ridacchiò Lydia, col costume che lasciava poco spazio all’immaginazione e la determinazione che le usciva da tutti i pori.

Stiles stava davanti alla rete e, con un’espressione tremendamente vacua, non faceva caso all’andamento della partita.

Il pranzo trascorse attorno a una tovaglia posata sull’erba, tutti intenti a spizzicare patatine e tranci di pizza e a domandarsi, almeno per quanto riguardava Derek, cosa diamine passasse nella testa di Stiles, perché a parte un punto col bager, e una battuta squallida, non aveva mai aperto bocca.
Il chiosco al centro del parco era l’ideale per rinfrancare un po’ gli animi. Vendevano ciambelle enormi e così tanti gusti di burritos e patatine che Derek dopo averli mangiati tutti, ritenne opportuno mettersi a dieta. Stiles era di fianco a lui, estraneo ai discorsi che il resto del gruppo stava intraprendendo.
Jordan e Lydia avevano trovato un’ottima chimica, era innegabile, e così anche Kira e Scott. Solo lui e Stiles avevano a malapena incrociato gli occhi, e Stiles sembrava irriconoscibile. Era intento a mordicchiare nervosamente parte della cannuccia di coca cola che aveva ordinato, e Derek non ne poteva più di quel suo silenzio.

«Allora idiota, cosa sei venuto a fare insieme a noi se non hai aperto bocca?»

Lydia gli lanciò uno sguardo perfido, che lui però non colse.

«Da quando hai il diritto di farmi la morale, perché io sto in silenzio? Non dovresti avere la decenza di tacere, proprio tu?»

«Beh, almeno ho fatto finta di divertirmi. Tu hai passato ore a fregartene del mondo…»

«E perché ti interessa? Oggi è una pessima giornata per me, ma non sono affari tuoi. O sbaglio?»

Il loro battibecco lasciò interdetta l’intera tavolata.

Derek non sapeva come definire la giornata appena trascorsa. Non sapeva se catalogarla nella sezione “disastroso tentativo di socializzazione” o “ piacevole giornata con un solo punto di domanda in testa, ovvero perché Stiles fosse stato così taciturno.”
Si sdraiò sul divano, incrociando le gambe, e posando la testa contro il cuscino. In una mano teneva stretto il telefono, mentre con l’altra accarezzava distrattamente Tako, che si era accoccolato accanto al divano, prendendosi tutti i grattini del caso. Derek digitò un messaggio per Stiles, conscio di riuscire meglio nello scrivere le cose, piuttosto che nel dirle a voce.

Si può sapere cosa c’è che non va? Non hai aperto bocca tutto il giorno e mi sei sembrato piuttosto contrariato da tutto quello che si proponeva. Per uno come te è un comportamento piuttosto sorprendente.

Stiles ci mise almeno cinque minuti a rispondergli, e il testo che Derek ricevette fu il seguente: Va bene, a te cosa importa?

Derek digitò: Nulla. Hai ragione, non me ne frega un cazzo. E’ solo che voglio avere il privilegio del musone, è un ruolo che spetta soltanto a me nelle compagnie che frequento.

Stiles replicò: No. Tu sei quello narcisista che ci prova con qualunque ragazza ti capiti davanti al naso. Come hai fatto con quella Kate, l’assistente di ginnastica a scuola.

Il solo leggere quel nome spedì la mente di Derek dentro il buco nero dal quale ogni giorno cercava di uscire. Kate. Stiles se la ricordava? E poi Derek venne colto da un pensiero, che gettò nell’oblio il suo corpo intero, costringendolo ad abbandonarsi sul divano in preda a tremori. Stiles era figlio dello sceriffo, e sicuramente sapeva tutto quello che lui aveva sempre voluto nascondere, compresa la faccenda terribile dell’incendio.
Fu con la salivazione azzerata e le mani traballanti che Derek tentò di articolare un messaggio chiarificatore.

Chi? Non ho idea di chi tu stia parlando.

Stiles rispose: Bugiardo, è per lei che hai mollato la squadra di basket. Ti ha mandato completamente fuori di testa. Poi a un tratto siete scomparsi entrambi, completamente. Mistero che ancora non riesco a spiegarmi.

Solo qualche minuto dopo, Stiles aggiunse un altro messaggio.

Scusa se sono stato brusco. Oggi è l’anniversario della morte di mia madre, e quindi per questo gli altri hanno voluto organizzare l’uscita. Lydia è una cara ragazza e Scott il migliore amico che potessi chiedere. Ma io ho rovinato tutto. Non riesco a essere felice, oggi non riesco a sorridere.

Derek lesse l’SMS e la sincerità di Stiles lo colpì in pieno come un’onda che si infrangesse su una scogliera. Aveva sempre cercato di restare impassibile e di non raccontare a nessuno ciò che aveva provato e vissuto, ma forse doveva in un certo senso ricambiare la fiducia che Stiles, anche in una giornata per lui così psicologicamente pesante, aveva dimostrato di possedere nei suoi confronti. Così Derek gli scrisse, chiudendo poi subito gli occhi per non rivivere il dramma.

Mi ricordo di Kate in realtà. Ti ho detto una bugia Stiles. Avrei bisogno di parlarne con qualcuno, perché è una sensazione che mi brucia le viscere e dura da troppo tempo.

Non dovette nemmeno attendere chissà quante ore: Stiles bussò alla porta giusto pochi minuti dopo, e Derek lo fece entrare all’istante, ignorando l’abbaiare vigoroso di Tako.

«Ehi, Kira è di sopra da Scott e sono certo che Lyds e Jordy stiano tubando allegramente due piani sopra di te. Anche noi abbiamo diritto al nostro divertimento, o sbaglio?»

Per un attimo, dietro quel velo ambrato di malinconia, Derek vide una scintilla di divertimento, mescolata a qualcosa di più profondo. Ebbe uno strano impulso, che associò alla giornata stressante: avrebbe voluto abbracciare Stiles.

«Allora Derek, cosa vuoi dirmi di tanto importante? Ah, a proposito, inizio io. Scusa per oggi. Ma, sai com’è, è una giornata piuttosto particolare e piena di ricordi, perlopiù pessimi.»

«Per me ogni giorno è pieno di ricordi pessimi» sussurrò Derek, fissando il cellulare.

Stiles doveva aver capito che qualcosa di grosso stava per venire fuori da quel discorso, e perciò decise di tacere e di aspettare.
Lui e Derek raggiunsero il divano, sul quale Derek si abbandonò letteralmente, come se il tessuto che lo foderava fosse di un tipo particolare che permetteva ai brutti ricordi di svanire. La sensazione di sollievo durò solo pochi millesimi di secondo.
Stiles si sedette accanto a lui in attesa dell’inizio della sua probabile confessione.

«Kate era una ragazza magnetica, attraente e con un carisma che non avevo mai visto in nessun’altra. Mi aveva fatto perdere la testa, anche se io avevo solo diciassette anni e lei, insomma… ventiquattro. Gli spogliatoi femminili erano diventati il nostro ritrovo preferito.
Credevo di piacerle davvero, mi aveva promesso di non comportarsi come una ventiquattrenne fissata con gli adolescenti, perché lei non era così. Beh, in realtà era peggio. Talmente peggio, che non si può nemmeno immaginare. Lei…»

E in quel momento Derek capì di non riuscire a proseguire. La realtà dei fatti gli stava bloccando la gola insieme a quella che molto probabilmente era bile.
Sentiva lo sguardo di Stiles appuntato sul suo viso, la sua comprensione mescolata a curiosità e a disgusto, perché a Stiles Kate non era mai piaciuta. Comunque si schiarì la gola, sperando di poter andare avanti col discorso.
La mano di Stiles si posò sulla sua spalla, sorprendendolo.

«Non è una giornata grandiosa per me Derek, ti capisco meglio di chiunque altro. Dimmi tutto, puoi farlo. So che c’è qualcosa di più profondo che…»

«Un incendio. C’era cenere dappertutto. Io e Cora eravamo fuori e… è stato un incubo.»

Derek poteva risentire l’odore di bruciato nelle narici, come se qualcosa stesse andando a fuoco anche in quel preciso momento. Per esempio le sue speranze di vivere una vita priva di rimpianti.

Stiles strinse la presa, come se – con quel gesto – in qualche modo potesse tenere Derek ancorato alla realtà e al presente. Stava singhiozzando e Derek poteva sentirlo.
Un po’ lo invidiava, perché Stiles riusciva a sfogare i suoi veri sentimenti così, senza sforzarsi. Derek invece era devastato al punto da non poter nemmeno immaginare di piangere, se non per qualche lacrima rara che gli scendeva sulle guance, quando i suoi occhi non riuscivano più a contenerla.

«E’ stata Kate. La ragazza che mi aveva aperto il cuore in modo così sincero si è rivelata un’assassina. La mia famiglia è morta, distrutta. Mi è rimasta solo Cora. Questa è la mia vita adesso.»

La voce di Derek divenne poco più che un sussurro. Lui tentò in qualche modo di calmarsi, prendendo ampi respiri, ma il tremore che dall’inizio del racconto l’aveva catturato, non accennava a lasciarlo andare.
Derek si voltò, notando il volto di Stiles rigato di lacrime e quelle iridi piene di compassione che in qualche modo gli dicevano che stavano soffrendo nello stesso modo.

Stiles allungò le braccia, lasciando che avvolgessero il corpo di Derek, cercando di regalargli più conforto possibile.

«Perché non hai detto nulla? Sei letteralmente scomparso… io non credevo che fosse per una cosa così grave. Mi dispiace Derek, davvero.»

Furono quelle poche parole, pronunciate in maniera soffocata nell’incavo del suo collo, là dove Stiles aveva posato la testa, che scaldarono il cuore di Derek più di qualsiasi altra cosa. Lui e Stiles rimasero così, immobili, chiusi in una specie di abbraccio che li avvicinò, non solo fisicamente.

«Oggi ricorre l’anniversario della morte di mia madre, te l’ho scritto prima. Ecco perché siamo usciti. Lydia pensava che potesse farmi bene, anche se non ho mai sorriso. Ho provato ma era impossibile. Mi manca tanto. E’ morta di demenza fronto-temporale: negli ultimi stadi della malattia non mi riconosceva nemmeno, e mi ha lasciato durante la notte, senza che io riuscissi a dirle addio.»

La rivelazione sconvolse Derek. Non ne sapeva nulla e francamente ai tempi del liceo nemmeno gli era importato della vita di Stiles. Ma ora…

«Mi dispiace Stiles. E più che altro mi innervosisce il fatto che entrambi non abbiamo trascorso una gran giornata. La vita a volte è disgustosa.»

«Beh, ma abbiamo le nostre nuove famiglie. Scott, Lydia, Kira… possiamo riprenderci. E tu hai ancora Cora, come io ho mio padre e, insomma, possiamo fare affidamento l’uno sull’altro, giusto? Alla fine qualcosa per cui sorridere a fine giornata ci rimane.»

Derek lo fissò, immagazzinando dentro di sé il senso del discorso che Stiles aveva appena concluso.

«Io non sorrido…» buttò lì, con l’angolo delle labbra lievemente alzato. Qualcosa di bollente aveva preso possesso del suo stomaco.

«Certo, chiaramente…» Stiles allargò il suo sorriso, evento raro per quella giornata.

«Grazie per avermi confidato tutto quello che ti ha tormentato per questi anni, Derek. E’ un peso in meno che ti porti sul petto. E grazie per avermi ascoltato e sopportato oggi, anche se non sono stato troppo di compagnia…»

Stiles si alzò per dirigersi verso la porta, e Derek non poté far altro che seguirlo.
Quando Stiles si voltò per salutarlo, il suo sguardo si posò sulla sua guancia, lontana solo pochi centimetri. Derek poteva sentire il respiro di Stiles su uno zigomo, così caldo da farlo colorare di una leggera tonalità di rosso.

«Ehm.»

Stiles rimase fermo, insicuro sul da farsi, e Derek non riuscì a spiccicare parola. Voleva che Stiles lo baciasse, voleva sentire il contatto di quelle labbra contro le proprie, e sapeva che Stiles voleva lo stessa cosa, eppure nessuno dei due riusciva a muoversi.
Quando Stiles arricciò di poco gli angoli delle labbra, Derek trattenne il respiro. Stiles alzò una mano, andando a toccare con le dita la sua barba e Derek si cullò nel movimento. Non era ancora arrivato il momento giusto per loro per esprimere ciò che entrambi sentivano.

«Sei una bella persona Derek. Non dimenticarlo mai, e hai una barba morbidissima, il che è un bonus a tuo favore» gli disse invece Stiles, abbassando la mano e si allontanò con un cenno di saluto, lasciando Derek immobile a fissarlo, di fianco alla porta.

«E’ uscito il numero 45 di Mizu no yakata Derek! Sono stata la prima a comprarlo, e posso finalmente sapere se i due protagonisti si decidono a dichiararsi o no! Cioè è palese che si amino, non capisco perché quel genio dell’autrice non si voglia svegliare! Uffa, tiene in scacco mezzo Giappone, io un paio di domande e un test anti acidità caratteriale me le farei, così tanto per sicurezza. Ehi Derek, è una matita quella che hai in mano? Sbaglio o quello è un disegno? Ma, OH DIAMINE MA E’ STILES?»

Derek ascoltò solo l’ultima parola, anche perché era stata strillata a pochi centimetri dalle sue orecchie, quindi era stato impossibile ignorarla. Kira era saltata su di fianco a lui, con gli occhi che brillavano.

«Si, è una matita, Kira. Vedo che hai un forte spirito di osservazione. E comunque erano anni che non disegnavo. E poi perché insinui che sia Stiles? Cosa te lo fa pensare?»

Kira sgranò gli occhi più di quanto fosse normalmente fattibile. «Quella è la felpa che usa sempre, i capelli sbarazzini sono i suoi, ci sono i nei, santo cielo, e le iridi color caramello. Non conosco altre persone con quelle caratteristiche! Derek, tu devi darmi un paio di spiegazioni. O anche più di un paio…»

«Non credo. Lasciami disegnare.»

«Sì ma sono le cinque e mezza di mattina!»

Derek le scoccò un’occhiata rapida. «Appunto, lo sono anche per te. Fila a dormire…»

«Tra un paio d’ore abbiamo l’università! Tra viaggio te tutto… ormai…»

Derek sbottò. «E vatti a vestire allora! Lasciami in pace.»

Kira si morse il labbro. Pareva chiedersi se aveva esagerato. Si allontanò con circospezione, dirigendosi verso la propria camera, ma non prima di essersi voltata di nuovo.

«Glielo darai?»

Derek si interruppe all’istante, alzando lo sguardo verso di lei, con il volto paonazzo.

«Cosa?»

«Il disegno intendo. Glielo darai? A cosa pensavi mi riferiss– oh! Santo cielo, giuro non lo volevo intendere un doppio senso! Non sono in grado di parlare in modo chiaro, ormai credo tu lo abbia appurato. Comunque a parte tutto, davvero Derek, secondo me dovresti dargli quel disegno. Credo che lo apprezzerebbe, e poi è davvero splendido!»

Kira lasciò definitivamente la stanza. Sembrava imbarazzata quanto Derek, ma anche convinta che lui, una volta tanto, avesse davvero deciso di ascoltarla.

Il disegno giaceva ancora intatto sul letto di camera sua, perché Derek, dopo un’intera settimana, ancora non si era minimamente deciso a regalarla a chi di dovere. Sbuffando, Derek tentò di dimenticarsene. Aveva avuto un momento di debolezza e non voleva che ricapitasse di nuovo. Maledizione, ogni volta che teneva a qualcosa o a qualcuno ecco che gli scivolava via dalle dita, come se il karma o un’entità simile volesse prenderlo in giro in eterno. Tutta colpa del destino tragico che lo perseguitava.
Stava pensando che era meglio non pensarci e concentrarsi su un nuovo capitolo di Storia dell’arte che aveva da studiare – proprio quell’arte moderna che non riusciva ad apprezzare nemmeno per sbaglio – quando la porta si aprì con un cigolio prolungato, di quelli da film horror.

Kira entrò in casa con lentezza, gettando occhiate alla sala come se la vedesse per la prima volta. Aveva uno sguardo incantato che poteva voler dire solo due cose: era in trip di acidi oppure reduce da una visita al piano di sopra. Più precisamente da una visita a Scott. Tako la fissava con la testa da un lato, e appariva confuso e incredulo riguardo al modo in cui la sua padrona si stava comportando.
Kira lasciò trasparire un sorriso sincero e profondo e sedette sul divano con un sospiro sognante.

«Cos’è che hai preso? Meth? Coca? Entrambe? Spiegami perché non mi è chiaro.» sbottò Derek, con un sopracciglio alzato. Ormai, sin dal primo giorno in cui si erano incontrati, quella era l’espressione che riservava più spesso a Kira.

«Cosa?»

«La tua faccia. E’ la stessa di una che ha appena affrontato un mix di acidi. Droghe. O forse ti sei sbronzata così tanto da non capire nemmeno in che direzione sei voltata al momento?»

Kira gli riservò l’ennesimo sorriso melenso, gli occhi che brillavano. Derek tentò di controllarsi e di non vomitarle in faccia per il disgusto.

«E’ l’amore, Derek. La droga più potente di tutte. E’ successo, finalmente dopo troppe settimane di corteggiamenti e parole non dette e… oh! Lo amo Derek, non ho mai provato nulla di così potente per nessun’altro.»

«Oddio esci subito! Non ho voglia di sentirti blaterare sulla tua passione francamente esagerata per il sushi,. Parlane con chi ha voglia di ascoltarti» la prese in giro Derek, che però aveva deciso di non fissarla in viso e teneva lo sguardo rivolto al libro che aveva di fronte.

«Stavo parlando di Scott!» squittì lei, con l’aria di chi si fosse offesa a morte; una mano sul petto e la bocca aperta per lo stupore.

Derek alzò lo sguardo al soffitto e sbuffò contrariato.

«Ok, cosa vuoi che ti dica? Congratulazioni? Ora lasciami studiare, che ho una marea di cose da ripassare…»

Poi la squadrò, agitò una mano in un cenno di saluto e tentò di glissare completamente sul moto di invidia che le sue parole gli avevano provocato. Gli sarebbe piaciuto possedere la stessa prontezza di spirito di Kira, in modo da avere qualche possibilità di confessare a Stiles ciò che provava, ma purtroppo per lui, ne era completamente privo.

Mezz’ora dopo la conversazione con Derek, Kira aveva deciso di prendere una boccata d’aria e di farsi accompagnare fuori dal suo nuovo ragazzo e da Stiles.
Pensava che solo così sarebbe riuscita a far sbollire l’irritazione che le era venuta a causa delle parole che Derek le aveva rifilato. Parole dettate palesemente dalla sua gelosia.
Passeggiavano già da un po’ quando Stiles, all’improvviso, si bloccò alla lettera nel bel mezzo della strada, facendosi inciampare contro sia Kira che Scott.
Kira riprese l’equilibrio e scrutò il marciapiede per vedere cosa effettivamente avesse sconvolto Stiles tanto da farlo immobilizzare come un blocco di marmo.

«Oh, ma no diamine! Questa è una tragedia! Voi capite che adesso non posso più ricattarla, maledizione!» sbottò Stiles indicando un punto appena più avanti. Poco distante da loro due persone erano avvinghiate contro il muro all’angolo dell’isolato; le bocche cucite l’una all’altra. Perfino nel bel mezzo di quel bacio vorace la coppietta stava sfoggiando un sorriso che si sarebbe visto lontano un chilometro. Erano Lydia e Jordan, che, a quanto pareva, avevano finalmente trovato il coraggio di dichiararsi.

Scott, mano nella mano con Kira, si voltò verso Stiles, che pareva piuttosto giù di morale.

«Amico, tutto ok?»

«Assolutamente no. Ti rendi conto che io avevo del potere su di lei? Su Lydia Martin? La notte passata col poliziotto dei suoi sogni mi poteva servire da ricatto per la vita, e invece ora è tutto svanito.»

Lydia e Jordan intanto li avevano visti e si separarono di malavoglia. Lydia prese per mano il suo fidanzato nuovo di zecca e si diresse verso di loro. A quanto pareva non solo li aveva notati ma aveva persino sentito ciò che Stiles aveva appena detto. E non parve pensarci su nemmeno per un minuto prima di agire: sorrise a Stiles in maniera falsa e zuccherina, e poi gli assestò un vero e proprio schiaffo.

«Ti ho sentito sai? Non osare più vantarti di avere un qualsiasi potere su di me. Lydia Martin non appartiene a nessuno, se non a se stessa!» ringhiò, in modo tanto minaccioso da lasciare in completo silenzio chiunque le stesse accanto.

Stiles alzò le mani in segno di resa e con fare piuttosto depresso, poi si strinse nelle spalle in un tacito accenno al fatto che tutto sommato la situazione non lo riguardava più di tanto.
«Ok, ok, credo di aver capito. Ti chiedo scusa Lydia. Vi lascio soli, le coppiette hanno bisogno di fare quattro passi senza di me, e non ho voglia di fare la parte del quinto incomodo…»

«Scott, Lydia e Jordan vengono da noi stasera, mi sono fermata a comprare un paio di cose, spero che non ti dispiaccia!»

Kira si introdusse così a un Derek già pronto a buttarsi nel letto e, di conseguenza, abbigliato con canotta scura e pantaloni del pigiama, nonché dotato di spazzolino pieno di schiuma che gli sbucava da un angolo della bocca. Ragion per cui dovette terminare il risciacquo dei denti, prima di potere rispondere all’amica.
«Stasera quando esattamente? E non potete andare tutti da Lydia o da Scott? Io non ho la minima intenzione di levarmi il pigiama, sono distrutto.»

Kira ridacchiò e gli lanciò un’occhiata di sottecchi. «Questa è anche casa tua e per quanto mi riguarda potresti anche girare nudo… magari Stiles potrebbe persino apprezzare.»

Le punte delle orecchie di Derek si tinsero di un tenue rosa e lui prese a fissare un punto di fronte a sé, nell’evidente intento di evitare lo sguardo di Kira.

«A proposito, perché non l’avete invitato? Prima non l’hai nominato …» osservò, mantenendo il tono più neutrale possibile.

«L’hai notato allora? Anche se non l’ho nominato viene lo stesso, era solo per vedere se tu ci avresti fatto caso o meno…»

Derek si sistemò meglio sul divano, e si sfregò un paio di volte il viso con le mani. «Certo che ci avrei fatto caso. E’ di Stiles che parliamo.»

Non credeva di aver detto chissà che cosa, almeno finché non vide l’espressione di Kira, che aveva gli occhi letteralmente a cuore.

«Derek perché fai finta di non importarti del mondo – e con mondo intendo Stiles – quando entrambi sappiamo che non è vero? Io e Scott abbiamo trovato il coraggio e ci siamo dichiarati, Lydia si è finalmente fidanzata con Jordan, manchi solo tu. E Stiles. Non so, quando state insieme sembrate più felici entrambi. Soprattutto tu, e vederti felice onestamente è piuttosto raro.»

«Non sono bravo in queste cose. Non sono bravo con le parole, sono una frana nell’esprimere i miei sentimenti o simili. Pensavo che ormai ti fosse abbastanza chiaro, dopo tutto questo tempo.»
Derek abbassò la testa. Pareva un lupo bastonato per colpa di quel blocco emotivo. Kira lo stava guardando come se lo capisse, ma non fino in fondo. E non c’era da stupirsi dato che lei era la quintessenza dell’espansività.

«Stiles capirà, vedrai. Devi solo trovare le parole giuste. Possono essere anche poche, non per forza devi trasformarti in uno di quegli oratori dell’antica Roma.» Kira gli posò una mano sulla spalla, e Derek annuì, anche se sentiva l’insicurezza che gli pulsava nelle vene allo stesso ritmo del sangue.

   
 
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