Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    21/12/2016    3 recensioni
Scozia, XI secolo. Edith di Scozia è la prima figlia di Malcolm III e Margaret del Wessex; cresciuta secondo i precetti cattolici, a soli sei anni viene condotta, insieme a sua sorella minore Mary, presso il convento inglese di Romsay, dove sua zia materna, Christina, è badessa.
Henry di Normandia è il quartogenito di William il Conquistatore, un giovane uomo ambizioso che, pur di arrivare al trono lasciato vuoto dopo la prematura scomparsa di suo fratello William II, è disposto a tutto.
Quando la sua pretesa al trono d'Inghilterra vacillerà, sarà proprio Edith, discendente dei sovrani sassoni e del valoroso Alfredo il Grande, a salvaguardare la corona di Henry attraverso il sacro vincolo del matrimonio.
Genere: Angst, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Medioevo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 


ImagesTime.com - Free Images Hosting







Mont-Saint-Michel, Normandia – 1091
 

 





Henry si portò una mano alla bocca, ricacciando indietro un conato e, disgustato, voltò il capo.
Il tanfo di morte e sudiciume stava, giorno dopo giorno, saturando l’aria, rendendo quasi impossibile respirare; fuori le mura, oltre la distesa di terra mista a sabbia, gli uomini di William e Robert continuavano il loro assedio, attendendo senza fretta una mossa del fratello minore, consapevoli che, prima o poi, quella roccaforte circondata in buona parte dal mare si sarebbe rivelata la loro arma vincente: non c’era alcune via d’uscita da quei cunicoli sotterranei, nessuna flotta per prendere il largo e affrontare il mare in quel periodo ostile a chiunque provasse a solcarlo.
Per giorni e giorni si era cercata una soluzione, un modo per contrastare i trabucchi e le catapulte posizionate non lontano delle sponde dell'acqua; per giorni il minore dei figli del Conquistatore aveva sperato di riuscire a tener testa agli uomini accampati in tende disposte in file ordinate, ma con il passare del tempo la speranza stava diventando sempre più flebile. Henry era divenuto un topo in trappola e, in meno di tre settimane, la mancanza d’acqua potabile stava mettendo in ginocchio tutti loro; numerosi soldati erano già periti a causa della dissenteria, molti altri iniziavano ad avere problemi di malnutrizione e persino i più leali nobili, da sempre alleati di Henry, stavano iniziando a dare segni di cedimento. Da qualche giorno, corpi senza vita avevano iniziato ad ammassarsi negli angoli più tetri della fortezza, dati alle fiamme dopo essere stati cosparsi con pece nera come la notte più buia. Il sol ricordo di quelle immagini e del nauseabondo odore di morte misto a bruciato provocò ad Henry un secondo conato.
“Accatastatelo insieme agli altri e, se necessario, bruciatene il corpo.”
Era l’ennesimo ragazzo che moriva a causa della dissenteria provocata dalla mancanza di acqua potabile e dalle scarse condizioni igieniche; proprio la malattia era ciò che stava uccidendo i suoi uomini, decimandoli molto più di quanto avessero fatto le frecce e le spade, l’esercito anglo-normanno capeggiato dai suoi fratelli.
Forse, iniziava a chiedersi Henry, la sua tracotanza e il suo orgoglio lo avevano spinto troppo oltre, verso un punto di non ritorno; forse, avrebbe dovuto fermarsi tanto tempo prima, contento di ciò che aveva, dei titoli e delle terre che Robert gli aveva conferito – e che aveva perso ingiustamente, a causa della paranoia di Brevis-ocrea, dell’invidia dei suoi consiglieri privati che da sempre lo disprezzavano.
Per la prima volta si pentì di aver respinto con sfacciata sicurezza la proposta di pace di Rufus, aver scagliato frecce contro la sua reale figura e il suo bianco ronzino, ottenendone una banale dardo conficcato nel posteriore del cavallo e parole di insopportabile tranquillità; il sovrano d’Inghilterra non si era fatto turbare, anzi aveva sorriso, mostrato calma e un atteggiamento degno di un re che aveva ricordato a Henry il loro defunto padre, da sempre considerato diverso da William e allo stesso tempo così simile in quella delicata circostanza.
“Terminate questa follia, fratello. – aveva supplicato davanti alle porte della fortezza con voce squillante il secondo sovrano di stirpe normanna d'Inghilterra – Non c’è vittoria per voi e lo sapete. Aprite le porte e arrendetevi; accettate la sconfitta e l’esilio e giuro, sul Volto Santo di Lucca1, di non cercare alcuno scontro con voi o i vostri uomini.”
Poteva fidarsi di lui e delle sue ingannevoli parole? Avrebbe mai potuto permettere ai suoi uomini di rischiare la vita senza neanche combattere?

Stanno morendo sotto i miei occhi, uno dopo l’altro e io non riesco a prendere una decisone. Sono davvero degno di essere figlio di mio padre, del condottiero normanno vincitore di Hastings, primo sovrano d’Inghilterra della sua stirpe?

Decisioni dovevano essere prese e subito: presto la marea sarebbe nuovamente aumentata, sommergendo ogni cosa attorno alle mura, impedendo a Henry qualsiasi mossa. Avrebbe dovuto aspettare un’altra settimana, forse dieci giorni prima di rivedere la bassa marea, prima che la natura matrigna concedesse a lui e ai suoi uomini un passaggio abbastanza sicuro da prendere per uscire da Mont-Saint-Michel, dalla prigione che lui stesso si era scelto.

 


**




“Non possiamo più indugiare, Henry.”
La voce grave di William de Grandmesnil2, secondogenito maschio di Hugh, sceriffo di Leicester e grande condottiero nella battaglia di Hastings, non ammetteva repliche; seduto all’estremità opposta del lungo tavolo attorno al quale, poco prima, uomini fedeli a Henry si erano radunati, troneggiava con la sua altezza su tutti, mostrando per la prima volta dall’inizio dell’assedio preoccupazione e determinatezza.
Benché la sua famiglia non avesse mai visto di buon occhio lo scapestrato figlio minore del Conquistatore, preferendogli il più saggio Robert o il più temibile William Rufus, il giovane dai capelli biondi aveva deciso, deluso dal tradimento del Duca di Normandia nei confronti della loro famiglia, alla quale aveva preferito i subdoli e spietati Belesme, di offrire i suoi servigi a quello che, per poco tempo, era stato conte di Coutances.
Ben presto Henry si era dimostrato ai suoi occhi un giovane uomo degno del suo rango, erudito e scaltro, alle volte forse troppo irruento, ma sempre fedele e riconoscente con coloro che riuscivano a conquistare la sua fiducia.
Con il passare dei mesi avevano instaurato velocemente una salda amicizia fatta di complicità e preziosi consigli, consigli che Henry accettava di buon grado, essendo William più grande di lui di tre anni e già esperto nella guerra e negli assedi delle città. Insieme avevano condiviso vittorie e ricchi bottini e, sempre insieme, avrebbero affrontato questa bruciante sconfitta.
“Ho già perso molti dei sessanta uomini a me fedeli e per come si stanno evolvendo le cose non posso rischiare di perderne ancora. — proseguì de Grandmesnil, ricordando la tragica situazione in cui tutti loro si trovavano e cercando lo sguardo assorto dell’altro nel tentativo di persuaderlo una volta per tutte — Dobbiamo accettare la sconfitta, Henry, chiedere un parlè con i vostri fratelli e sperare nella loro clemenza. Questo oppure la lenta morte che ci attende se continueremo a rimanere in questo castello tramutatosi in un cimitero.”
Henry continuò a tenere lo sguardo fisso su di un punto indefinito del tavolo ligneo, perso nel vuoto. William aveva ragione: ogni sua decisione aveva portato alla sconfitta e anche se la ragione gli diceva che il patteggio e le suppliche erano l’unica scelta sensata, il suo orgoglio di cavaliere sussurrava inarrestabile di sguainare le spade e affrontare i suoi fratelli faccia a faccia, morire gloriosamente piuttosto che accettare l’esilio.

Cosa ne sarà di Sybilla se io dovessi morire? Cosa ne sarà di Robert e del bambino non ancora nato? Loro sono tutto per me, la mia sola gioia e non posso permettere al mio egoismo di prendere il sopravvento e ottenebrarmi la mente. Devo sapere che sono al sicuro, che sono e saranno sempre al sicuro, nonostante il funesto futuro che mi attende. —

“E sia, dunque: mandate un messaggio al Duca e al Re, dite loro che sono disposto a incontrarli, a negoziare la mia resa e quella dei miei uomini, affrontare la mia sorte.”


 


**





Esilio.
Quella parola fu pronunciata con leggerezza dai suoi fratelli, tramutò in realtà le sue paure, i suoi sospetti, ciò che da giorni aveva cercato di accettare. Henry sapeva che sarebbe stato inevitabile eppure il colpo non fu meno duro: la Normandia non era mai stata la sua vera casa, certo, eppure in quei pochi anni trascorsi in quella terra aveva iniziato a maturare un senso di appartenenza, grazie anche alla popolazione che, sin da subito, aveva provato per lui simpatia e rispetto.
La sentenza avvenne in una tenda allestita di tutta fretta tra l’accampamento di Robert e Rufus e la fortezza di Mont-Saint-Michel, dove impazienti attendevano gli uomini e i comandanti al servizio di Henry, anche loro condannati al medesimo esilio; i fratelli maggiori non si erano dimostrati stupiti dalla decisione del minore di scendere a compromessi, anzi avevano apprezzato il suo buon senso che, a parer loro, lo aveva condotto alla scelta migliore per tutti.
“Ho semplicemente fatto ciò che ritengo giusto. L’ho sempre fatto e sempre lo farò: nonostante la vostra ingordigia, nonostante ciò che voi ritenete giusto, io ho semplicemente combattuto per ciò che mi spetta di diritto, per le terre di nostra madre e per una misera parte di quelle di nostro padre.”
“Avresti dovuto accontentarti di quelle che ti ho donato in cambio di parte della tua eredità, fratello; — rispose algido Robert — Avresti dovuto metterti da parte, recitare la parte del suddito fedele, invece hai dovuto oltrepassare i limiti, cercando di accaparrarti le terre del Gloucestershire, ordire chissà quali complotti alle nostre spalle.”
“O, forse, la verità è che segretamente mi hai sempre temuto, fratello. – rispose a tono Henry, che oramai non aveva altro da perdere – Io sono sempre stato il preferito di nostro padre e, se non fosse stato per la legge e per l’amore che nostra madre provava per te, sarei stato io il degno duca di Normandia.”
“Attento a ciò che dici, Henry. – ammonì Rufus, molto più calmo di Robert – Nostro fratello ha già mostrato fin troppa magnanimità nei tuoi confronti e, se fossi in te, non rischierei di provocarlo ulteriormente.”
“Tieniti pure l’affetto di nostro padre, non mi è mai importato. —disse Robert, ghignando – L’affetto non ti ha reso duca o re, non ti ha reso ciò che sono io; spero solo che l’esilio ti faccia crescere, meditare sulle tue azioni. Io, da parte mia, terrò fede alle mie promesse e farò del mio meglio per prendermi cura della tua concubina e dei vostri bastardi.”
“Bastardo! Cosa le hai fatto?” Henry scatto in piedi, colto da un moto di ira, ma prontamente delle guardie lo fecero sedere.
“Nulla che possa disonorarla, se può farti sentire meglio. – Robert sorrise sghembo, mostrando il suo essere subdolo e viscido – E’ in buone mani presso Lady Agnes, Contessa di Ponthieu, al sicuro dietro le solide mura di Domfront, una fortezza in cui è praticamente impossibile entrare o uscire senza essere visti.”
“Voglio scriverle una lettera, spiegarle ciò che è accaduto. – annunciò Henry – Non permetterò a nessun altro di darle la notizia, non rischierò che la sua mente venga avvelenata da voi o dai vostri sudditi. Voglio che sappia che non sarà per sempre prigioniera e che l’aspetterò a Parigi.”
“Sei uno sciocco, Henry, se credi che Filippo o il suo erede, il Grosso3, ti daranno rifugio presso la loro corte. Nessuno vorrà immischiarsi con te, tantomeno io permetterò a Sybilla di continuare a rovinarsi la vita con te, esiliato principe senza eredità o titolo. No, lei rimarrà in Normandia, presso la mia corte e sarà rispettata e onorata come tu non hai mai fatto e mai potrai fare.”
“Lei non sarà mai tua, Robert. – sibilò velenoso come un serpente Henry, guardandolo con odio – Non importa cosa le dirai, non importa quanti gioielli e vestiti le regalerai, lei non ti darà mai il suo cuore, poiché quello appartiene e sempre apparterrà a me.”
“Questo lo vedremo, fratello. – Robert mantenne il suo sguardo e, con un gesto autoritario della mano, ordinò alle sue guardie di scortare fuori la tenda il furibondo Henry – Fai buon viaggio oltre i confini del mio regno e possa la nostra strada non incrociarsi nuovamente.”



 
*
 


1. Il Volto Santo di San Lucca è un crocifisso, posteriore al 700, conservato in un tempietto costruito nel '400 e situato nella navata sinistra della cattedrale di San Martino a Lucca. Inoltre, "By the face of Lucca" era il giuramento consueto di William Rufus.
2. Circa William de Grandmesnil non si hanno molte informazioni, se non quelle che era il secondo figlio di High de Grandmesnil e che sposò Mabel, figlia di Roberto il Guiscardo, conosciuto anche come Roberto d'Altavilla, conte di Puglia e Calabria. Per questo motivo, essendo la sua vita avvolta nel mistero, seppur la sua famiglia si direttamente coinvolta con alcune vicende storiche riguardante Henry, ho voluto dargli risalto. Tutto ciò che è scritto in questo capitolo riguardo il ruolo di William durante l'assedio è frutto della mia fantasia, non essendoci fonti che lo vedano coinvolto.
3. Epiteto con cui è definito Louis VI di Francia, quinto sovrano della dinastia capetingia.





Angolo Autrice: Questo capitolo è stato un vero parto. Ho cercato troppe fonti, molte delle quali mi hanno portato fuori strada o fatto arrivare ad altro e, con la scoperta della figura di William de Grandmesnil, ho perso altro tempo ad indagare, perchè volevo qualcuno di fidato accanto a Henry, un vero amico, se possiamo dire così. William, nella sua vita nebulosa, si è dimostrato il perfetto candidato e spero che, nel proseguire della storia, voi possiate apprezzarlo. Ovviamente, se c'è qualcosa che mi è sfuggito o che può essere considerato sbagliato fatemelo notare, non essendo io una storica.
Detto questo, la foto, da me in parte modificata, è uno scorcio su Mont-Saint-Michel, sulla sua architettura rimasta quasi del tutto invariata nel corso del tempo.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e, al solito, vi invito a lasciare pareri! ;)

Alla prossima,
V.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan