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Autore: Dea Agnesa    22/12/2016    3 recensioni
MALEC.
Alec è un giovane ragazzo di 18 anni, non potrebbe chiedere di meglio perchè si è appena diplomato e non vede l'ora di trascorrere una serena estate con i suoi amici prima di iniziare il college.
Purtroppo non sempre le cose vanno come ci aspettiamo.
A volte un semplice giorno come tanti altri può trasformarsi in un incubo.
Quando tutto cambia, come si comporterà Alec per superare il dolore? chi potrà aiutarlo?
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era passato quasi un mese da quel fatidico giorno in cui era scomparso Max, il fratellino di Alec, da allora la famiglia Lightwood non si dava pace.

Soprattutto Alec viveva tormentato dai sensi di colpa, pensava che se non lo avesse lasciato solo quella maledetta mattina le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso.

O forse sarei morto anche io come Lydia.

Sospirò portandosi una mano tra i capelli e senza fretta si alzò dal letto.

Per un attimo lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nel vetro della finestra chiusa, non poteva certo dire di essere un bel vedere, anzi aveva un aspetto pessimo, con profonde occhiaie, più pallido del solito e la barba non fatta da una settimana.

Gran parte dell'aspetto debilitato era dovuto al fatto che la notte non riuscisse proprio a chiudere occhio, quelle poche ore in cui riusciva a prendere sonno erano tormentate da incubi in cui vedeva suo fratello morto in un lago di sangue oppure strane presenze che lo scrutavano nel buio della sua camera.

Aprì la finestra per far entrare un po' di luce e di aria fresca in quella stanza che nelle ultime settimane era diventata la sua “fortezza della solitutine” , così l'aveva denominata Simon.

Mai nome fu più appropriato, rifletteva benissimo lo stato d'animo in cui si trovava Alec, si sentiva...solo.

Si avvicinò alla sua scrivania, stracolma di articoli e ritagli di giornali, ormai non faceva altro che leggere. Una pagina in particolare attirò la sua attenzione.

 

 

Scotland Yard brancola nel buio

 

Del piccolo Max Lightwood, 7 anni anni, non si sa nulla dal 23 giugno dello scorso mese. Robert Lightwood, commissario di Scotland Yard e padre del bambino così dichiara : “stiamo facendo tutto il possibile per ritrovarlo, adesso toglietevi dai piedi e lasciateci fare il nostro lavoro”. Eppure verrebbe da chiedersi se il commissario Lightwood stia davvero facendo tutto ciò che è in suo potere per ritrovare il figlio visto che attualmente non ci sono stati avanzamenti nelle indagini....continua PAG. 7

 

di Camille Belcourt

 

Alec non prosegui nella lettura ma staccò, con un colpo secco, la pagina dalla rivista di cronaca e la lanciò nel cestino della carta straccia, poi prese un altro giornale di qualche giorno e ricominciò a leggere.

 

Max Lightwood, sequestrato per vendetta?

 

Max Lightwood, il bambino scomparso ormai da due settimane sta forse pagando a causa del lavoro del padre? Noto commissari di Scotland Yard.

È questo quello che molti si domandano.

Gisella Mclion, 68 anni, vicina di casa dei Lightwood e intima amica della signora Lightwood, così risponde alla nostra domanda su che idea si sia fatta della spiacevole vicenda : “Conosco molto bene Robert e Maryse, sono brave persone, ma Robert ha messo dietro le sbarre così tanta gente che probabilmente si sarà fatto un mucchio di nemici”.

Quindi è possibile che il rapimento del bambino non sia altro che un modo per vendicarsi di Robert Lightwood?

Staremo a vedere, per ora però nessuna notizia ufficiale...continua PAG. 10

 

di Camille Belcourt

 

 

Ebbe il tempo di finire di leggere quest'ultima riga che sentì bussare alla porta, senza sollevare gli occhi dalla rivista disse:

- Non ho fame-

- Alec, sono Jace!-

- Entra- disse Alec mentre riordinava i fogli sparsi davanti a sé.

Jace aprì la porta con uno scatto e appena vide Alec storse il naso in un chiaro segno di disgusto e incrociò le braccia al petto osservando corrucciato il fratello.

- Alec ma ti sei guardato allo specchio?!- chiese Jace osservando il fratello ancora in pigiama.

- Si un'attimo fa- rispose senza interesse e non rivolgendogli la minima attenzione.

Jace chiuse la porta e a grandi passi si avvicinò a lui. Lo costrinse a guardarlo voltandogli il viso in malo modo, tenendolo fermo con una mano.

- Alec, fai schifo! Sembri un barbone, stai tutto il giorno dentro questa stanza, non mangi quasi nulla e...puzzi!-

Alec rimase turbato da quelle parole, osservava Jace a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettato che gli dicesse quelle cose. Forse non si stava prendendo molta cura di se nell'ultimo periodo e sicuramente non mangiava con molto appetito ma il suo fratellino era scomparso e sinceramente l'aspetto esteriore era l'ultimo dei suoi pensieri e soprattutto non era affatto vero che stava tutto il giorno in camera.

Ogni giorno usciva per comprare il giornale e poi tornava in camera ...dove aspettava che un altro giorno finisse.

Ok ok non sto uscendo moltissimo.

Cosa ancora più importante, come si permetteva a dire che puzzava?! Aveva fatto una doccia sicuramente la sera prima...o forse quella prima ancora, o forse era stato tre giorni fa?

Alec allontanò la mano di Jace che ancora lo teneva fermo e chinò la testa per annusare la sua maglietta, poi alzò il viso esterrefatto.

- Oh mio Dio! Puzzo come nostra zia Francine- esclamò scioccato.

- No fratello- disse Jace prendendogli le mani tra le proprie – tu puzzi come lo zio Ferdinand-

- Ma se è morto!- disse Alec

- Appunto...- rispose Jace

- Ma smettila!- esclamò Alec divertito alzandosi dalla sedia e sistemandosi sul letto dove venne raggiunto subito dal fratello.

- Almeno sono riuscito a farti sorridere- disse Jace sorridendo a sua volta e mettendogli una mano sulla spalla.

- Mi dispiace- disse Alec arrossendo e tornando serio – Non voglio farti preoccupare, lo so che mi sono estraniato da tutto e da tutti da quando...e successo-

- Lo so...ci stiamo tutti male, ma dobbiamo restare uniti Alec, soprattutto adesso! Izzy ha bisogno di te, con me non riesce a confidarsi e la mamma si è buttata a capofitto sul lavoro per cercare di distrarsi, ieri sera non è tornata neppure per cenare...non te ne sei accorto?-

Quelle parole gli caddero addosso come un macigno, come poteva essere stato così egoista da pensare solo al suo dolore senza curarsi degli altri? Si sentiva un verme, la sua famiglia gli era sempre stata vicina, adesso lui non si accorgeva neppure che la sera prima sua madre non era in casa per la cena.

- Jace..io...non so che dire...mi vergogno così tanto- nel dire questo si chinò e si coprì il volto con le mani.

- ehi!- disse Jace scompigliandogli i capelli – Non è successo niente, vogliamo solo che torni quello di prima-

- Se solo ritrovassimo Max, mi sento così impotente!-

Jace sospirò alzandosi dal letto e si avvicinò alla scrivania scrutando con la fronte corrugata gli articoli che poco prima stava leggendo Alec, ne prese uno a caso e iniziò a leggere ad alta voce:

- Il piccolo Max è stato ucciso?..sappiamo davvero poco del caso Ligthwood, ma molti si chiedono se ci siano speranze di ritrovare il bambino ancora vivo. Scotland Yard non vuol fare trapelare niente, questo significa forse che sono vicini alla risoluzione del caso o che invece, molto più plausibile, siano lontani anni luce....- Jace si voltò arrabbiato verso Alec – Questa è solo spazzatura! E indovina da chi è stato scritto? Da Camille Belcourt! Quella perfida cagna ce l'ha con la nostra famiglia perchè non gli abbiamo rilasciato un'intervista, papà ha fatto di tutto per far tacere i gironalisti ma lei non demorde!!- strappò con forza il foglio che teneva in mano,aveva gli occhi che avrebbero fulminato chiunque gli si fosse avvicinato e una vena sul collo che pulsava.

- Lo so che vuole solo un po' di notorietà screditando Scotland Yard! Ma in fondo non ha tutti i torti..o no? Non mi pare che stiano facendo progressi.

- Dovresti avere un po' più di fiducia Alec!- disse Jace additandolo

- In chi? In nostro padre?-

Jace non fece in tempo a rispondere perchè venne fermato da uno squillo del cellulare del fratello. Alec lo prese dal comodino e dopo una veloce lettura del messaggio che gli era appena arrivato disse:

- É Jonathan-

- Che vuole?- chiese Jace

- Dice che deve parlarmi...sembra importante-

- È preoccupato per te, come tutti noi. Mi ha chiamato un paio di volte nelle ultime settimane perchè non rispondevi ai suoi messaggi-

- Credo proprio che andrò a vedere cosa ha da dirmi- disse Alec alzandosi energico da letto.

- Si ma prima vai a farti una doccia!-

- Vai via!!- disse Alec ridendo mentre spingeva Jace fuori dalla porta.

 

 

 

L' appuntamento che Jonathan aveva fissato era per quel pomeriggio alla 17.00, in un noto bar di londra, il “Bistrò”, in Elia Street.

Nonostante Jace gli avesse fatto notare la trascuratezza nella quale viveva da qualche settimana, Alec uscì di casa dopo una veloce doccia senza preoccuparsi dei capelli che “sparavano in ogni direzione” e indossando una vecchia t-shirt di un triste color melanzana sbiadito.

Arrivò al bar con parecchi minuti di anticipo e decise di aspettare fuori l'arrivo di Jonathan. Quel pomeriggio il sole splendeva e il cielo era di un bel colore azzurro senza neanche una traccia di nuvole, eppure la temperatura non era particolarmente calda, vi era un gradevole venticello che scompigliò ancor di più i capelli ad Alec.

Decise di sedersi in una panchina lì vicino e chiuse gli occhi qualche minuto per godersi il calore del sole sulla pelle. Stava quasi per assopirsi quando una mano gentile lo scosse piano. Aprì gli occhi e vide Jonathan chino su di lui che gli sorrideva.

Il suo amico era come al solito impeccabile, i capelli molto chiari erano lisci e soffici, perfettamente pettinati, e nonostante l'abbigliamento molto semplice riusciva comunque a non passare inosservato. Era alto quasi quanto Alec e aveva un fisico asciutto e atletico, Alec sospettò che riuscisse a trovare il tempo di andare in palestra nonostante lo studio e il lavoro.

La prima volta che si incontrarono la ricordava bene, ancora adesso quando ci pensava non poteva che sorridere per la figura da idiota che aveva fatto...

 

*****

 

 

-Manda Izzy, lei è molto più brava di me ad interagire con le persone!- disse Alec seduto sul divano del soggiorno con un libro in mano.

- Alexander tua sorella è chiusa in camera sua a decidere quale look sfoggiare questa sera e sai bene che ci impiegherà tutto il pomeriggio! Per piacere...- disse sua madre di fronte a lui con sguardo supplichevole.

- ok ok, dov'è quella bestiolina?- chiese Alec sospirando forte e alzandosi

- L'ho messo dentro uno scatolo...in cucina-

- Mamma! È solo un gattino, perchè l'hai chiuso dentro uno scatolo!?soffre messo lì!- esclamò Alec sconvolto dirigendosi velocemente verso la cucina, con sua mamma alle calcagna.

- Non soffre, ai gatti piacciono gli spazi angusti e bui!- si giustificò sua madre.

- Quelli sono i vampiri!- disse Alec mentre individuava lo scatolo posto sopra una sedia e si avvicinava per aprirlo.

All'interno vi era un piccolo gattino grigio tutto tremante che miagolava tristemente. Appena Alec lo prese in braccio cominciò a fare le fusa e ad aggrapparsi con le unghie alla sua maglietta.

- Lo sai che non mi piacciono i gatti in casa, sporcano e lasciano peli dappertutto! E poi questo gatto sono sicura appartenga alla famiglia che si è trasferita nella casa qui di fronte.-

- Non ne sono così convinto, è da ieri sera che il gattino è qui con noi e nessuno è venuto a cercarlo!-

- Alexander Gideon Lightwood tu adesso porterai quel gatto dai loro padroni e la questione è chiusa!-

La questione fu davvero chiusa perchè sua madre dopo aver lanciato uno sguardo intimidatorio girò i tacchi e andò via.

- É ora di andare piccoletto- disse Alec rivolgendosi al gattino che ora sonnecchiava sulla sua spalla.

Non voleva davvero rinunciare all'animale, ma non aveva altra scelta, nonstante avesse detto il contrario a sua mamma anche lui era convinto che il gattino appartenesse ai suoi nuovi vicini.

Qualche giorno prima infatti fu svegliato di buon'ora da un forte trambusto e avvicinandosi barcollante alla finestra vide un grosso camion dei traslochi e una bella signora, che non poteva avere più di 40 anni, trascinare scatoloni pesanti dentro casa.

Da quel giorno non vide più nessuno ne entrare ne uscire dalla casa, anche se non poteva certo metterci la mano sul fuoco considerando che non passava tutto il giorno a spiare i vicini tra le tende del soggiorno, come altri di sua conoscenza.

Isabelle e Max infatti erano intenzionati a scoprire tutto il possibile sui nuovi vicini misteriosi, arrivando perfino ad utilizzare un binocolo per poter guardare meglio dalla sua camera.

Non riuscirono a scoprire granchè comunque, fino alla sera prima quando Isabelle tornando tardi da una festa intravide un ragazzo alto che attraversava la strada e entrava in casa.

Alec ripensando a tutto questo percorse il vialetto e arrivò subito di fronte alla porta dei suoi vicini pronto a bussare, rimase però con la mano sospesa in aria pensando a mille possibili scuse per tenersi il gatto, quando però non riuscì a inventarsi nulla di convincente tirò un sospiro e bussò forte un paio di volte.

Poco dopo la porta si aprì di scatto e Alec alla vista del ragazzo che si trovò davanti arrossì leggermente e chinò il volto.

Il ragazzo in questione poteva avere la stessa età di Alec, era davvero molto bello con gli occhi scuri e profondi in contrasto con i capelli chiarissimi.

- Posso aiutarti?- chiese il ragazzo sorridendo affabile

- Ah si..io...ecco..- balbettò Alec che all'improvviso scordò il motivo per cui si trovava li e andò nel panico.

Il biondo si appoggiò allo stipide della porta, incrociò le braccia al petto e studò Alec con un sorrisetto divertito sul volto.

- Io sono Alec!- disse velocemente Alec, dandosi dello stupido subito dopo.

Stupido, stupido Alec! Ma che ho nel cervello?!

- Immagino tu non sia venuto per dirmi come ti chiami- rispose l'altro coprendosi la bocca con uns mano per non dare a vedere che stava ancora sorridendo.

- No..no di certo- fece Alec abbassando la voce in un sussurro.

Avrebbe tanto voluto che il terreno sotto i suoi piedi si aprisse in una voragine per sprofondarci dentro e togliersi da quella situazione così imbarazzante.

- Comunque io mi chiamo Jonathan, è un piacere conoscerti- disse allungando una mano verso Alec.

Fu in quel momento che Alec si accorse che il ragazzo aveva la maglietta e le mani sporche di ….Oh mio Dio!

Indietreggiò di qualche passo e sul viso si dipinse un'espressione terrorizzata.

Ma è sangue!?

Jonathan per un'attimo rimase stupito da questo atteggiamento, poi si guardò i vestiti e le mani e colse al volo il problema. Cambiò subito espressione e avvicinandosi minacciosamente ad Alec disse:

- Questo non avresti davvero dovuto vederlo-

- No..no..io non ho visto niente- balbettò Alec paralizzato sul posto ma desideroso di correre via.

Jonathan si fermò a pochi centimetri dal moro e con grande sorpresa di quest'ultimo scoppiò a ridere, la sua risata era limpida e cristallina, ad un certo punto si abbassò leggermente tenendosi le mani sull'addome.

Alec rimase lì con la bocca aperta.

- Ahahahahahahah oh cavolo, non riesco a smettere! Avresti dovuto vedere la tua faccia- disse Jonathan asciugandosi le lacrime dagli occhi con il dorso della mano.

Alec adesso lo stava fulminando con lo sguardo.

- Non pensavo proprio che mi avresti creduto, scusa davvero!- continuò Jonathan adesso profondamente dispiaciuto nonostante avesse ancora un sorrisetto divertito sul volto.

- Cioè TU..stavi SCHERZANDO?! Ho creduto fossi un killer!- Alec alzò il tono della voce

- Devi ammettere però che sarebbe stato un po' inverosimile, e poi dalla tua faccia hai creduto anche che questo fosse sangue- disse indicandosi la maglietta – ma è solo pittura! Sto pitturando la mia camera- spiegò con disinvoltura.

- Pittura?- chiese Alec ancora poco convinto

- Già-

- Ma è così..rosso..rosso sanguinolento!-

- Si in effetti non era questo il colore che avevo in mente, ma pazienza!- disse Jonathan facendo spallucce.

- Quindi è..pittura?...pittura pittura?-

- ehm si..senti che ne dici di sederti un'attimo?- Jonathan gli si avvicinò e gli fece cenno di sedersi sui gradini di fronte alla porta. - Resta qui, arrivo subito.- e scomparse dentro casa.

Alec si guardò intorno sperando che nessuno avesse assistito a quella scena, soprattutto i suoi fratelli perchè era sicuro che lo avrebbero preso in giro per sempre se avessero saputo la figura da deficente che aveva appena fatto.

Dopo pochi minuti Jonathan riapparve con degli abiti puliti, dei semplici pantaloni di tuta e una t-shirt nera di cotone, e battendo alcuni colpetti sulla spalla di Alec gli si sedette a fianco.

- Va meglio?- chiese rivolto ad Alec

- Si meglio...scusa per prima, non sono sempre così, davvero!-

- Tranquillo, non avrei dovuto farti uno scherzo simile, è stato davvero poco simpatico.-

Appena pronunciate quelle parole tra loro cadde il silenzio. Alec era troppo in imbarazzo per parlare, sia per la figura da idiota che aveva appena fatto, sia per la vicinanza del ragazzo che lo metteva a dir poco in soggezione.

Fu Jonathan a rompere per primo quell'imbarazzante momento.

- Allora- disse indicando il gattino tra le braccia di Alec – Immagino sia “quello” il motivo per cui sei qui-

Alec finalmente concentrò la sua attenzione sul gatto che dormiva beato incurante di tutto quello che era successo.

- Esatto! Ho trovato questo gattino davanti casa ieri sera...non l'avevo mai visto in zona e ho pensato fosse tuo-

Ma spero proprio di no!

- Si è il mio-

Ecco, lo sapevo! Mai una gioia!

- Ah...allora immagino che tu lo rivoglia- disse triste Alec

- Sai cosa? Puoi tenerlo!-

- Cosa?- disse sorpreso Alec – No,no, non potrei mai farlo, è tuo!-

- Questo micio è un trovatello, l'ho salvato dalla strada qualche settimana fa ma non posso tenerlo, stavo giusto cercando qualcuno a cui darlo e pare che con te stia davvero bene, guarda ti adora- disse Jonathan indicando il gattino che adesso faceva le fusa.

- Wow...non so che dire se non grazie, ah solo una cosa...se dovesse capitarti di parlare con mia madre potresti dirle che non hai mai visto questo gatto in vita tua?-

- Nessun problema- disse Jonathan sorridendo.

Passarono tutto il pomeriggio a ridere e chiacchierare insieme, Alec si meravigliò di quanto semplice fosse parlare così con qualcuno che non fosse Jace o Isabelle.

Jonathan sembrava molto a suo agio mentre raccontava qualcosa di sé e non mostrava titubanza nel sostenere lo sguardo di Alec, d'altro canto anche il moro riuscì a sciogliersi subito, tanto che quando le loro gambe si sfiorarono per un'istante non sussultò come gli capitava sempre quando un ragazzo lo toccava inavvertitamente.

Aveva sempre avuto questa terribile timidezza verso i ragazzi da quando aveva capito di essere gay, quasi come se avesse la sensazione che questi potessero scoprire il suo segreto anche solo parlandoci per più di 5 minuti insieme.

Quando il gattino cominciò ad essere irrequieto Alec capì che era il momento di tornare a casa.

- Credo sia ora di andare adesso-

- Certo- rispose Jonathan alzandosi e allungando una mano verso Alec per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.

- Sai credo che ricorderò per sempre la terribile figura che ho fatto oggi! Devo esserti sembrato patetico -

- Per niente, anzi mi ha fatto piacere parlare con te, non conosco nessuno in questa città- disse Jonathan mettendosi le mani in tasca

- Senti questa sera io e miei fratelli andremo ad una festa, per me è una tortura ma sono sicuro che se ci fossi anche tu potrei sopportarlo, vorresti venire?-

- Si, sarò felice di essere la tua ancora di salvezza questa sera-

- Perfetto, allora a questa sera!- disse incamminandosi, poi si voltò e disse : - ah e quella vernice è orrenda, mette i brividi, sono sicuro sia la stessa che utilizzano nei film horror!-

- ahhahahah, sai credo di aver letto da qualche parte che in alcuni film hanno utilizzato sangue di maiale per rendere tutto più realistico-

- Ma è disgustoso!- Fece Alec visibilmente disgustato

- Già..a questa sera allora-

A quel punto entrambi si andarono incontro e con molta disinvoltura si abbracciarono, come se fossero amici da una vita e mentre Alec stava già attraversando la strada per tornare a casa si sentì chiamare e quando si girò verso Jonathan lo vide sorridere.

- Ehi Alec..- gridò Jonathan- penso che ridipingerò la stanza di blu-

Alec ci pensò un'attimo poi con un ampio sorriso sulle labbra disse:

- Ottimo, mi piace!-

Lo salutò con un cenno della mano e si voltò per andasene sentendo ancora su di sé lo sguardo penetrante di Jonathan.

 

*****


E con questo finisce il secondo capitolo :) spero vi sia piaciuto.
Nel prossimo scopriremo cosa voleva Jonathan e ci sarà anche Magnus!
Se vi va lasciate qualche recensione che fa sempre piacere.
Auguro a tutti buon natale :) 

  
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