Quarto capitolo: Verità
“Kara!” Si
svegliò con un sorriso sulle labbra, la voce che la chiamava era dolce come il
miele. “Kara!” Forse era anche un po’ arrabbiata.
Aprì gli occhi e saltò giù dal letto poi aprì la porta della propria camera e
si ritrovò davanti Lena, un ampio sorriso divertito sulle labbra.
“Non pensavo dormissi così
profondamente altrimenti avrei…” La donna si bloccò, poi trangugiò saliva e
infine si morse un labbro. Kara arrossì.
“Cosa c’è?” Chiese confusa.
“Sei bellissima anche senza occhiali
e con i capelli sciolti, dovresti lasciarli così più spesso.” Se possibile Kara arrossì ancora di più e sul volto di Lena apparve
un’espressione dolce, sorrise e si appoggiò allo stipite della porta. “Potrei
volerti svegliare ogni giorno della mia vita.” Ammise candidamente, facendo
accelerare il cuore di Kara. Poi la donna si
riscosse, sorrise ancora e si voltò.
“Ti do dieci minuti per prepararti. Ti
aspetto fuori, questa notte ha nevicato e ci aspetta un compito ingrato prima di
colazione!” Nel suo tono vi era la solita divertita ironia di sempre e Kara non poté fare a meno di sorridere a sua volta. Facendo
il più in fretta possibile indossò un maglione bianco e vi abbinò un cappellino
altrettanto bianco, poi corse fuori.
All’esterno il paesaggio era ancora
più magico del solito, persino la strada, ora, era nascosta dalla neve e si
aveva l’impressione di vivere in un mondo ovattato. Non appena la vide uscire
Lena le fece cenno di seguirla e insieme raggiunsero il parco innevato del
maniero.
“In primavera è completamente
fiorito, non l’ho visto spesso, ma devo ammettere che è una meraviglia.”
“Cosa facciamo qui?” Chiese Kara perplessa.
“Non è ovvio? Facciamo un pupazzo di
neve!” Lena sorrise nel vedere gli occhi di Kara
illuminarsi, era chiaro che il lei c’era ancora una bambina pronta a giocare.
Iniziarono immediatamente la
costruzione discutendo su tutto, dalle dimensioni all’abbigliamento del
pupazzo, litigarono talmente che bel presto iniziarono una vera e propria lotta
a colpi di palle di neve. Le risa risuonavano nell’aria mentre le due donne
schivavano e lanciavano palle di neve. Alla fine Kara
si avventò su Lena spingendola tra la neve, la ragazza cercò di liberarsi dalla
presa, ma Kara era decisamente troppo forte.
“Pietà! Chiedo pietà!” Urlò
sopraffatta la donna quando si trovò bloccata a terra dalle gambe di Kara che sollevava una palla enorme di neve da farle cadere
addosso.
“Non è giusto!” Proruppe allora Kara. “Non puoi chiedere pietà ora che sto vincendo.”
“E quando dovrei farlo allora?”
Chiese divertita Lena. Kara lasciò cadere la massa di
neve di lato e Lena approfittò della sua distrazione per rovesciare le
posizioni.
“Ti ho battuta!” Urlò soddisfatta.
“Questo è barare!” Rispose allora Kara, fingendo un broncio e ridendo. Ma Lena non rideva, i
suoi occhi erano fissi su di lei e non vi era bisogno di molto intuito per
capire cosa le passasse per la mente. La giovane si morse un labbro mentre
fissava le labbra di Kara così vicine alle sue. Lo
desiderava così tanto che trattenersi le faceva male. Chiuse gli occhi e rotolò
via da quell’invitante corpo caldo.
“Rientriamo, siamo tutte bagnate e
non vorrei che ti ammalassi.” Disse quando ebbe di nuovo il controllo sul suo
corpo.
“Io non mi ammalo mai.”
“Certo e io non baro mai.” Kara sbuffò per dimostrare il suo disappunto. Lena si alzò
e le tese la mano, poi la aiutò a uscire dalla neve. Mentre rientravano in casa
le loro mani restarono legate. Potevano evitare di baciarsi o di parlare di ciò
che provavano, ma toccarsi era diventata una necessità a cui era difficile
rinunciare.
Si cambiarono e fecero colazione, per
la prima volta Lena mangiò qualcosa assieme alla sua tazza di caffè.
“Dove andiamo oggi?” Chiese Kara alla ragazza intenta a spalmarsi del miele su un
toast.
“Dove ti piacerebbe andare? Con la
nevicata le strade saranno chiuse almeno fino a domani.”
“Oh…”
“Possiamo rimanere qui, sai, c’è una
libreria ricca di classici e a Wallace piacerà se gli leggiamo qualcosa.”
Così fecero, Lena scelse uno dei
testi preferiti dell’anziano Luthor, Moby Dick di
Melville, e tutti e tre si accomodarono nel salone per leggere. Kara ascoltava rapita la voce dolce di Lena leggere pagina
dopo pagina. Era affascinata dal movimento delle sue labbra, le piaceva il modo
in cui le sue dita spingevano indietro i capelli che sfuggivano e adorava
vedere il rapimento sul suo volto mentre le parole scivolavano sulla sua lingua
una dopo l’altra.
I loro occhi si incontrarono e Kara arrossì, arrossì perché vide lo sguardo di Lena
cambiare, lesse desiderio e dolcezza, lesse tenerezza e passione: lesse amore.
Wallace dormiva sulla sua poltrona
davanti al fuoco e Lena posò il libro di lato, incapace di distogliere lo
sguardo da lei. Non si dissero nulla, non fecero nulla, lasciarono solo che i
loro occhi si amassero come non potevano farlo i loro corpi. Era tradimento?
Sì, lo era, eppure non potevano evitarlo, potevano stare lontane, potevano
evitare di parlarne o di baciarsi, ma non potevano evitare che i loro occhi si
cercassero e che i loro cuori battessero all’unisono, sarebbe stato come
impedire all’acqua di bagnare, al fuoco di bruciare, al vento di soffiare.
“Lena, io…”
“Kara!”
James entrò nella stanza con passo veloce, poi sollevò la ragazza tra le
braccia e prima che lei potesse fare alcunché la baciò.
Lena distolse lo sguardo, sentendo la
gelosia pungerle il cuore, mentre lei stringeva i pugni per evitare di alzarsi
e colpire James.
“Credevo che le strade fossero
bloccate.” Boccheggiò Kara, separandosi dall’uomo il
più velocemente possibile e lanciando uno sguardo a Lena che però le nascondeva
il volto, privandola dei suoi occhi.
“Lo sono, ma ho approfittato di un
volo di rifornimento di un Piper e poi ho affittato una motoslitta. Non potevo
rimanere ancora a lungo lontano da te.” Kara tentò un
sorriso striminzito, conscia che il ragazzo meritava qualcosa di più che un
secco addio. “Ora devo farmi una doccia, vieni con me?” Chiese James facendola
arrossire. Lena scattò in piedi.
“Credo che me ne andrò in camera mia,
vedi di non svegliare Wallace con tutto il tuo entusiasmo.”
“Acida come sempre, neanche il Natale
riesce ad addolcirti? Eppure mancano solo due giorni.” Lena non gli rispose, ma
i suoi occhi, traditori, sfuggirono verso Kara che
vide l’azzurro brillare in essi e ne sentì tutto il dolore.
Abbassò lo sguardo e non vide la
donna uscire a passo di marcia dal salone.
“Spero non sia stata così in questi
giorni, altrimenti mi sentirò ancora più in colpa.”
“No…” James sorrise poi lanciò uno
sguardo a Wallace, ancora placidamente addormentato sulla poltrona, e ridacchiò.
“Allora, sali con me…?” Le prese le
mani guardandola con un sorriso seducente.
“Ehm… io credo che rimarrò ancora
qua, un momento… ti dispiace… stavo…”
“Oh…” James le lasciò le mani poi si
strinse nelle spalle. “Va bene, allora vedrò di fare in fretta, magari questo
pomeriggio possiamo andare a volare assieme.”
“Io… ci sono andata ieri, con Lena.”
Questa volta lo stupore sul volto di James fu lampante.
“Lena? Lena odia volare!”
“Sì, beh…” James corrugò la fronte
poi sorrise.
“Evidentemente il tuo entusiasmo ha vinto,
sapevo che eri forte, ma non credevo così forte!” Si piegò su di lei e le diede
un rapido bacio poi sorrise e si allontanò fischiettando.
Il pomeriggio passò in fretta, Lena
rimase nascosta nella sua torre e James portò Kara a
sciare, malgrado i suoi tentativi di rimanere al maniero lui non accettò un no
come risposta e lei dovette seguirlo. Sapeva di dovergli parlare, ma non
riusciva a credere di doverlo fare a due giorni da Natale ed era difficile dire
cose tanto importanti mentre il giovane si rotolava nella neve e cercava di
coinvolgerla in giochi che lei non desiderava fare, non con lui, non più. Era
così ingiusto eppure non riusciva più a vedere cosa l’avesse attirata in James.
Era un bravo ragazzo, certo, ma in lui non c’era nulla della complessità di
Lena. Quando lui la guardava con desiderio lei non sentiva il corpo andare in
fiamme e non era mai successo, neppure all’inizio della loro relazione. Quando
James le sorrideva Kara non si sentiva la persona più
felice del mondo, mentre far sorridere Lena era diventata una necessità per
lei, come respirare. Era folle, ma sapeva che aveva provato più emozioni in
quei pochi giorni con Lena, nel semplice sfiorarsi delle loro mani, che durante
tutta la relazione con James. Si morse un labbro sentendosi male nel fare
paragoni che il ragazzo non meritava di subire.
“Kara che
ti succede?” James le lanciò uno sguardo perplesso. Erano a tavola per la cena
e lei si era persa una delle sue battute.
“Come?” Chiese. Lena le lanciò uno
sguardo, ma lei cercò di evitare che i loro occhi si incrociassero, le mancava
terribilmente la ragazza, malgrado avessero passato solo poche ore distanti,
eppure sapeva che se avesse permesso ai loro occhi di trovarsi James avrebbe
capito tutto.
“Va tutto bene? Mi sembri strana.”
“No, sto bene.”
“Alex sta bene?”
“Oh, sì, certo, Maggie è riuscita ad
ottenere qualche giorno di riposo a Natale e potranno stare assieme, Alex ne
era entusiasta.”
“Immagino, mi chiedo ancora come
abbiano fatto ad incontrarsi quelle due, lavorano talmente tanto…”
“Il lavoro non ha mai impedito
niente!” Intervenne Wallace. “Anzi, quando ci si incontra troppo si rischia di
iniziare a detestarsi!” Ridacchiò divertito e poi si lanciò nel racconto di
come era finito il suo terzo matrimonio.
Completata la cena James le lanciò
uno sguardo esplicito, poi disse di avere sonno e che sarebbe andato a dormire.
Lena a cui non era sfuggito il messaggio implicito del ragazzo storse il naso,
ma non si mosse dal divano. Wallace come al solito era già nella sua stanza e
quindi Kara rimase sola con lei, conscia che James la
stava aspettando.
“Mi sei mancata.”
“James ti aspetta.” Quella risposta
dura sfuggì dalle labbra di Lena che sospirò e si voltò verso Kara. “Perdonami.” Mormorò subito pentita di essere stata
brusca.
“Io…
gli parlerò, stasera.” Lena non annuì, ne disse nulla, continuando a guardare
il fuoco, persa nei suoi pensieri. “Buonanotte.” Le disse allora Kara poi si allontanò, conscia che la stava ferendo. Doveva
parlare a James e doveva farlo in fretta, quella situazione non andava bene per
nessuno.
“Kara?” Si voltò e Lena era lì, a pochi centimetri da lei. “Buonanotte.”
Soffiò sulle sue labbra poi con dolcezza le depose un bacio sulla guancia,
sorrise, la oltrepassò e si diresse alla sua stanza, a Kara
non erano sfuggiti gli occhi azzurri pieni di lacrime e neppure il sorriso
aveva potuto mascherare la sua tristezza.
Kara sentiva il cuore rombarle nel
petto, come era possibile che la ragazza le facesse un effetto così forte? Come
era possibile che la trovasse così bella? Eppure era innegabile che i capelli
disordinatamente raccolti in uno chignon che lasciava sfuggire qualche ciocca
sulle orecchie, l’assenza di trucco e quel maglione bianco e rosso la rendevano
ancora più bella del solito.
Con
il cuore in subbuglio fece gli scalini e raggiunse la camera che divideva con
James aprì la porta e trovò il ragazzo steso sul letto che l’aspettava.
“Finalmente!”
Il giovane rise, alzandosi. Indossava solo i pantaloni del pigiama e lei
distolse lo sguardo dal suo petto nudo. “Kara cosa
succede.” Nel tono di James c’era stanchezza, era ovvio che aveva capito che
qualcosa tra loro non andava.
“Io…”
“Parlami,
Kara, abbiamo sempre parlato tu ed io.”
“Qualcosa
è cambiato… non sono più la stessa ragazza di prima, io…” Doveva dirgli di
Lena?
“Vuoi
prenderti una pausa? Posso darti tutto il tempo che ti serve se…”
“No,
James, non voglio una pausa. Mi dispiace, ma…”
“Non
mi ami più?” Chiese il ragazzo. Nei suoi occhi era chiaro il dolore, eppure non
vi era rabbia in lui, né delusione, era fatto così, era comprensivo e giusto,
era una brava persona ma non le bastava, adesso che aveva scoperto che vi erano
emozioni immensamente più forti da inseguire.
“Non
ti amo più, mi dispiace, James.” Affermò, cercando di addolcire parole che
sapeva essere forti. Lui sospirò portandosi la mano alla fronte, incredulo forse,
addolorato sicuramente. “Se vuoi che me ne vada, posso partire anche subito…”
Aggiunse allora lei, conscia che rimanere lì poteva essere un problema adesso.
“No,
no, certo che no.” L’uomo scosse la testa. “Domani è la vigilia di Natale, non
vorrai viaggiare la vigilia di Natale?”
“Non
voglio causarti più sofferenza del necessario.”
“Sei
ancora la mia amica, Kara? Perché eravamo amici prima
di essere fidanzati.”
“Certo
che sono tua amica, ti vorrò sempre bene!”
“Allora
resta, resta e passa il Natale con me e quello che resta della mia scalcinata
famiglia.” Kara sorrise e James la imitò, vi era
ancora dolore nei suoi occhi, ma lui lo nascose. “Ho aperto una bottiglia, ci
tocca berla o domani sarà rovinata.”
“Lo
sai che non sono abituata a bere.”
“Dovrai
fare un’eccezione!” James si alzò e prese due bicchieri poi li riempì e ne
porse uno a lei. “All’amicizia.” Disse con un certo amaro nella bocca, ma la
volontà di crederci.
“All’amicizia.”
Mormorò Kara imbarazzata, poi vuotò il suo bicchiere
e un istante dopo James lo riempiva di nuovo.
Lena
guardò l’orologio della sala da pranzo e batté le dita sul tavolo. Erano le
undici e di Kara e James non vi era ancora traccia.
“Non
sono usciti presto questa mattina, vero?” Chiese per l’ennesima volta alle
cameriere che scossero la testa.
“No,
Miss.”
Che
diavolo stavano facendo? Kara le aveva detto che
avrebbero parlato, ma non potevano ancora essere lì a parlare, no? Quanto tempo
ci voleva per lasciare una persona?
Alla
fine Lena non resistette più, non era una persona paziente e tendeva ad agire
sempre impetuosamente, quella mattina aveva già atteso troppo. Fece le scale e
raggiunse la camera che James e Kara condividevano,
poi bussò alla porta. Non le rispose nessuno così bussò con più forza. Sentì
dei rumori e infine la porta si aprì e lei si ritrovò davanti James, mezzo
nudo, il viso stanco.
“Siamo
in vacanza Lena, la mattina si può fare tardi.” Le ricordò il giovane nel
trovarsela davanti.
“Mi
stavo…” Si bloccò, i suoi occhi avevano appena dato un senso alla confusione
della camera alle spalle di James. Cuscini e coperte erano sparse per terra
accanto ad una bottiglia vuota e Kara era sdraiata
sul letto ancora addormentata. Non ci voleva molta immaginazione per capire
cosa era successo quella notte. Il suo viso si indurì.
“Perdonami,
non volevo disturbare.” Ruotò su se stessa e tornò nella sua stanza. Il Natale
faceva davvero schifo.