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Autore: Signorina Granger    24/12/2016    5 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 14: È finita 



“Grazie per essere venuti, lo apprezzo molto.” 

La guardavano con cipiglio scettico, di certo chiedendosi che cosa volesse... fece un cenno con il capo, invitandoli a sedersi intorno al tavolo circolare.

Lo stesso dove, settimane prima, avevano deciso sulla sorte dei ragazzi di Capitol City. 

C'erano tutti, fatta eccezione per Katniss Everdeen... perché in fin dei conti non sarebbe mai stata fatta fino in fondo per la politica. Lei era una stratega, e lo sarebbe sempre stata. 

E proprio per questo sapeva che non doveva parlare con lei... prima doveva convincere gli altri, affinché l'aiutassero a far cambiare idea alla testardissima Everdeen. 

La Presidentessa Paylor prese posti sulla sedia di pelle, sfoggiando un sorriso compiaciuto: in fin dei conti ora aveva lei il potere... tanto valeva sfruttarlo per fare qualcosa di buono. 


“Come penso abbiate immaginato, vi ho chiesto di tornare qui a Capitol il più in fretta possibile per discutere di un argomento che dovrebbe starvi molto a cuore... Gli Hunger Games.” 


                                                                                   *


“Ti fa molto male?” 

Astrid spostò gli occhi dal braccio di Sean per posarli sul volto del ragazzo, che era seduto sulla neve davanti a lei con la schiena appoggiata ad un albero, cercando di stare fermo e il più dritto possibile mentre lei gli disinfettava la ferita sulla spalla. 

“No... non ti devi preoccupare.”    Il ragazzo sorrise debolmente, senza staccare gli occhi verdi dal volto di Astrid. La guardò spostare gli occhi dal suo viso per tornare a concentrarsi sul suo braccio, avvicinando con delicatezza il cotone alla ferita sanguinante e bruciante.

Aveva ucciso Black, si... ma l'aveva battuto sul tempo davvero per poco, ed era rimasto ferito al braccio dal coltello che il ragazzo gli aveva lanciato contro. Non era stato come per Brittany, sapeva che aveva fatto quello che doveva... non era la cosa giusta, no, ma non aveva avuto molta scelta. 

In condizioni normali sarebbe tornato indietro per occuparsi anche di Caius e Cyrus, ma con la spalla in quello stato non sarebbe mai stato in grado di usare la lancia correttamente... così aveva recuperato l'arma e insieme ad Astrid si era allontanato il più velocemente possibile, alla larga dai due avversari. 

Non appena si erano fermati per riprendere fiato un paracadute era comparso accanto a loro, permettendo alla ragazza di disinfettargli la ferita.

“Stai bene?” 

“Si, te l'ho detto... non mi fa molto male.” 

“Non mi riferivo a questo, Sean...” Astrid alzò di nuovo gli occhi dalla sua ferita, posando le iridi azzurre sul viso del compagno, che evitò di rispondere. 

Non voleva pensare al fatto di essere a tutti gli effetti un assassino... senza contare che aveva ucciso un ragazzo più giovane di lui, anche se quasi più per difendersi che per una reale volontà di ucciderlo: se non l'avesse colpito sia lui che Astrid sarebbero morti, dopotutto.

“Non credo che potrai usare ancora la lancia Sean... se sforzi la spalla danneggeresti la ferita, temo.” 

“Sciocchezze, sto benissimo.” 

A dimostranza delle sue parole Sean fece per alzarsi ma lei lo bloccò, mettendogli le mani sulle spalle e costringendolo a stare fermi, guardandolo con un'aria di rimprovero che quasi lo fece ridere... quasi, in fin dei conti erano ancora nell’Arena.

“Non osare muoverti! Non serve fare il grand’uomo Sean, qui nessuno ti vuole giudicare.”

“Suona strano, considerando che siamo circondati da telecamere...” 

Sean abbozzò un sorriso che Astrid non ricambiò, troppo impegnata a frugare nel suo zaino per cercare qualcosa da mangiare avanzato dal cestino che avevano ricevuto qualche giorno prima. Quando mise le mani su una mela la diede al ragazzo senza tante cerimonie, ordinandogli silenziosamente di mangiarla.

“Ma Astrid, non ci possiamo ferma-“

“Lo so. Solo per un'ora... credo che tu abbia un disperato bisogno di riposarti, Sean.” 


Astrid piegò le labbra in un sorriso dolce, allungando senza pensarci una mano per sistemare i capelli biondo cenere del ragazzo che fin dall'inizio si era preso cura di lei. 

“Sono davvero felice che tu stia bene... credo di aver perso parecchi anni di vita quando ho sentito il cannone.”   

Sean non disse nulla, limitandosi a guardarla inginocchiata davanti a lui, sorridendogli con fare tranquillizzante... per un attimo mentre la guardava si dimenticò di essere nell’Arena e probabilmente prossimo alla morte. Durò per pochissimo, ma per qualche istante si sentì quasi come un normalissimo ragazzo.


"Beh, ora riamo rimasti solo in sei... presto tutto finirà, in un modo o nell'altro.” 

“Penso che tu abbia ottime probabilità di vincere Sean... davvero, credo che potresti essere tu a tornare a casa. Sarei davvero felice se toccasse a te, te lo meriti.” 

A quelle parole Sean provò a ricambiare il sorriso ma proprio non ci riuscì... perché se da una parte non voleva morire e desiderava ardentemente tornare a casa a riabbracciare sua sorella, dall'altra l'idea che Astrid morisse gli provocava una dolorosa sensazione allo stomaco.

“Sean, sei sicuro di stare bene? Perché non dici niente?” 

Astrid lo guardò con lieve preoccupazione, temendo di vederlo perdere i sensi da un momento all'altro... ma nonostante fosse ancora un po’ pallido Sean abbozzò un sorriso, scuotendo il capo:

“No, sto bene... stavo solo riflettendo. Non sappiamo come andrà, i Giochi potrebbero finire stanotte come domani... o come tra cinque giorni. E proprio perché non ho idea di come o quando finirà, c'è una cosa che voglio fare.” 

Sean sorrise, ed ebbe appena il tempo di cogliere l'espressione confusa sul viso di Astrid prima di circondarle la vita con il braccio buono e attirarla a sè con uno strattone, appoggiando le labbra sulle sue. 

Colta alla sprovvista Astrid si staccò dopo qualche istante, appoggiando le mani sul petto del ragazzo e allontanandosi leggermente, deglutendo mentre arrossiva fino alla radice dei capelli.

“Gentile da parte tua. Io sto soffrendo e tu non mi concedi neanche un bacio?” 

Sean inarcò un sopracciglio, cercando di non ridere e di restare serio mentre la teneva ancora stretta con un braccio, impedendole di allontanarsi troppo.

“Ma non hai detto di stare bene prima?” 

“Si, beh... tra poco starò anche meglio.”  Sean sorrise prima di avvicinare di nuovo il viso al suo, baciandola dolcemente e sorridendo con sollievo quando lei non si staccò una seconda volta, ricambiando il bacio mentre tutto gli schermi di Panem trasmettevano la scena in diretta. 


                                                                                        *


Quando avevano sentito il cannone, lei e Rubinia avevano praticamente gioito... in fin dei conti quella era musica per le loro orecchie: due colpi praticamente di fila era un buon motivo di festeggiamento per entrambe. 

Ora che era calato il buio Africa e Rubinia erano in silenzio, osservando il cielo e aspettando con trepidazione che mostrassero i volti delle vittime del giorno... erano molto curiose di sapere chi si erano tolte dai piedi. 

“Ci siamo.” La voce ferma e pacata di Rubinia riscosse Africa dai suoi pensieri, portandola ad alzare lo sgaurdo sul cielo mentre l'inno risuonava per l'ennesima volta in tutta l’Arena, avvertendo i Tributi ancora in vita che stavano per mostrare i volti dei morti più recenti. 

Quando vide il volto di Wilhelm Rubinia tirò quasi un sospiro di sollievo: aveva già ucciso sua sorella... non avrebbe voluto eliminare anche lui. 

Vedendo Black invece un sorriso illuminò il volto di entrambe, liete che l'uccisore di Faye fosse morto.

“Beh, non sono molto abbattuta... se lo meritava.”

“No, non credo che nessuno di noi se lo meriti al 100%... ma di certo lui lo meritava più di Faye.” 

Rubinia sfoggiò una smorfia, parlando con un tono leggermente cupo che trapelava qualche senso di colpa... Africa se ne accorse ma non disse nulla, limitandosi a godersi la sensazione di leggero sollievo che l'aveva invasa quando aveva sentito i due colpi, qualche ora prima: un altro giorno giungeva al termine, portando con sè altre due vite... e lei era ancora viva, incredibilmente.


                                                                               *


“Quasi non riesco a crederci.” 

“Già, nemmeno io. Sarebbe stato troppo bello riuscire ad uccidere Sean Thorn, immagino.” 

Cyrus sfoggiò una smorfia, osservando il piccolo fuoco che aveva appena acceso quasi senza vederlo, continuando a pensare a Black... quando lui e Caius l'avevano trovato Sean e Astrid erano già spariti, non avevano neanche provato ad inseguirli.

In un certo senso Cyrus si era quasi sentito sollevato nel vedere Black morto... perché infondo l'aveva sempre saputo, che prima o poi le cose sarebbero cambiate: le alleanze devono finire per forza, dentro l’Arena. E l'idea di doversi scontrare con lui non gli era mai sembrata molto allettante. 

Era pur sempre un avversario in meno, un tassello in più per uscire da lì, finalmente. 
Non ci aveva mai sperato troppo, di riuscire a tornare a casa vivo... ma più le morti aumentavano, più quell’idea diventava meno surreale.


Caius praticamente non aveva aperto bocca, da quando avevano trovato Black... sapeva solo che non vedeva l'ora che quella storia finisse. Teneva lo sgaurdo fisso sulle fiamme, riflettendo. 

“Faccio io il primo turno... e domani faremo in modo di farci trovare.” 

Colse lo sgaurdo confuso di Cyrus, quasi sorridendo per l'idea che gli era venuta:

“In che senso?” 

“Beh, se vogliono trovarci che facciano pure, no? Ci faremo trovare pronti.” 


                                                                               *

Dodici ore dopo


“Aspetta. Guarda.”   

Alle parole di Astrid Sean si fermò di colpo, voltandosi immediatamente... e come la ragazza sgranò gli occhi, stentando a crederci: c'era chiaramente del fumo... ma come potevano aver acceso un fuoco in piena mattinata? 

“Che diamine... Dovremmo andare a vedere.” 

“Aspetta, prima dobbiamo pensare. Insomma, solo un idiota accenderebbe un fuoco nell’Arena... oppure qualcuno che vuole attirarci da qualche parte. Sarà sicuramente una trappola Sean, Caius non è stupido, così come Rubinia, Africa e Cyrus.” 

Sean esitò, riflettendo sulle parole di Astrid, che l'aveva fermati prendendogli una mano: di certo aveva ragione... non erano circondati da degli idioti, in fin dei conti loro erano cresciuti insieme alle edizioni dei Giochi... nessuno avrebbe mai acceso un fuoco, anche se la temperatura era molto bassa. 

“Hai ragione, è molto probabile che sia una trappola... ma possiamo fare un passo avanti verso la fine, Astrid. Posso andarci, non ho paura.” 

“Lo so, non lo metto in dubbio. Ma non puoi sforzare il braccio, Sean. Se è una trappola, stiamone alla larga.” 

Sean sospirò, stringendo ancora la mano della ragazza nella sua... voleva trovare gli altri con tutto se stesso... ma non voleva nemmeno metterla in pericolo, e da una parte sapeva di non essere al meglio delle condizioni, con la spalla ancora dolorante. 

Era rischioso? Assolutamente si, ma non voleva tirarsi indietro.


“Astrid... Posso farcela.” 

“Hanno le armi da fuoco, Sean. E abbiamo rischiato la vita molte volte... per favore, ascoltami.” 

Il tono e lo sgaurdo implorante della ragazza lo convinsero a non agire d’impulso, annuendo con un lieve cenno del capo prima di sospirare:

“Ok, faremo attenzione... Sono sfuggito alla morte per un pelo ieri, sarebbe sgradevolmente ironico se ci andassi incontro oggi.” 


                                                                         *


Quando avevano visto il fumo quasi non avevano avuto bisogno di parlarsi... Africa sapeva che Rubinia non voleva starmene con le mani in mano per un altro giorno, e sentirsi impotente non piaceva nemmeno a lei.

Così le due avevano iniziato ad avvicinarsi al fuoco che era stato acceso, con cautela e cercando di fare il più piano possibile... Rubinia teneva la pistola stretta in mano, i nervi tesi e i sensi all’erta, pronta ad usarla.

Naturalmente nessuno tra i Tributi rimasti era così idiota da accedere un fuoco a quell'ora, in piena mattina... di certo anche gli altri cominciavano ad essere stanchi di tutta quella storia, e volevano scontrarsi con gli avversari.

C'era solo da chiedersi di CHI si trattasse: Caius e Cyrus? O Sean e Astrid? 

Africa propendeva più per i primi due... ma in fin dei conti non faceva molta differenza: l'importante era restare vive e magari invece eliminare qualcuno tra gli avversari.

Più il tempo passava nell'Arena, più sembrava rallentare... il numero delle vittime aumentava, ma sembrava che la fine non si avvicinasse mai. 

Africa si rigirava il pugnale tra le dita, chiedendosi se sarebbe stata in grado di usarlo... non fisicamente quanto psicologicamente: all’occorrenza sarebbe stata capace di uccidere qualcuno, anche se per puro spirito di sopravvivenza?


Fino a quel momento non si era trovata davanti a quel bivio... ma forse quella situazione l'avrebbe messa alla prova. 

Dal canto suo, Rubinia non si stava ponendo quelle domande... avrebbe ucciso se necessario, lo sapeva come lo sapeva Africa e tutto il pubblico... voleva tornare a casa, e non si sarebbe fermata davanti a niente.


                                                                               *


“Fermi, non fate niente... lasciamo che se la vedano tra loro. Sean e Astrid sono ancora a distanza, ma Rubinia e Africa si stavano avvicinando a Caius e Cyrus... sarà una scenetta interessante.” 

“Le scommesse stanno slittando, signore.” 

“È quello che ho detto... sarà una scenetta interessante. Godetevi lo spettacolo.” 

Plutarch era comodamente seduto sulla sua sedia girevole di pelle bianca, osservando attentamente il grande schermo dal quale lui e gli altri Strateghi potevano osservare chiaramente ogni angolo dell’Arena... e in quel momento gran parte degli schermi di Panem stavano trasmettendo Rubinia e Africa che si avvicinavano a Caius e Cyrus, mentre quest’ultimi restavano nascosti tra gli alberi accanto al fuoco che avevano precedentemente acceso. 

Chissà come sarebbe andata a finire... 

Di certo tutta Panem si stava ponendo la stessa domanda, i Tributi inclusi. 

Esattamente come aveva ordinato, nessuno tra i suoi colleghi stava muovendo un muscolo per intervenire... gli occhi di tutti erano fissi sullo schermo, lasciando che quel frammento degli Hunger Games si scrivesse da sè, senza il loro contributo. 


Gli Strateghi erano ignari di quanto stava per succede... così come i Tributi ancora in vita, così come tutta Panem. 

Una donna invece stava raggiungendo quella stessa sala quasi di corsa, tenendo un foglio stretto tra le mani... avrebbe fatto in tempo? 

Non lo sapeva, ma lo sperava ardentemente. 


                                                                                *


Sean aveva insistito così tanto che alla fine aveva dovuto cedere: anche se lentamente, si stavano avvicinando alla fonte del fumo... al fuoco che era stato acceso da qualcuno tra i loro avversari/compagni di sventura. 

Sean camminava davanti a lei, tenendo la lancia ancora in mano... non sapeva come o dove trovasse quella determinazione o quella forza di volontà, ma lo ammirava e invidiava allo stesso tempo.
Per quanto avesse cercato di dissuaderlo Sean non aveva voluto cambiare idea, deciso ad andare fino in fondo... non voleva voltare le spalle a quell'occasione, e Astrid non era riuscita ad impedirglielo nonostante il suo braccio non fosse al meglio delle condizioni. 

“Sean, sei sicuro di sentirtela? Possiamo ancora tornare indietro...” 

“No Astrid... non si torna indietro.” 

Sean parlò senza nemmeno voltarsi, camminando con un passo così rapido che Astrid doveva quasi correre per restargli vicino... teneva gli occhi dritti davanti a se, con un’espressione ferma e determinata stampata in faccia: no, non avrebbe mai cambiato idea... lo sapevano entrambi. 

“Come vuoi. Ma stai attento, ti prego.” 

“Tu cerca solo di non farti colpire Astrid... preoccupati di questo.” 

Avrebbe voluto dirgli che non l'avrebbe fatto, che si sarebbe preoccupata anche e sopratutto per lui, come faceva da quando i Giochi erano iniziati... avrebbe voluto dirgli che non voleva vederlo morto, ma non ne ebbe il tempo, o almeno non quel giorno: prima che potesse farlo, il suono brutalmente familiare di uno sparo squarciò l'aria e il silenzio.

Sean e Astrid si voltarono contemporaneamente verso la direzione del rumore assordante, iniziando a correre quando sentirono un secondo colpo solo pochi attimi dopo... seguito da un altrettanto familiare rumore, solo molto più rincuorante: il cannone.

A quanto pare qualcuno aveva fatto più in fretta di loro a raggiungere il fuoco che aveva attirato tanta attenzione... e un Tributo aveva appena perso la vita. 


                                                                          *


“Merda...” 

Rubinia sbuffò, frustrata per aver sbagliato e aver mancato Caius, anche se di poco.

Vide come al rallentatore il ragazzo voltarsi, puntando gli occhi dritti su di lei come se fosse stato attratto da una forza magnetica. Sapeva che stava alzare il braccio per puntarle contro a sua volta l'arma da fuoco che teneva in mano, ma per quando lo fece Rubinia aveva già sparato una seconda volta, questa volta centrando il suo bersaglio, come sempre. 

Un sorriso vittorioso spuntò sul volto della ragazza quando si alzò, soddisfatta di aver fatto centro un'altra volta: uno in meno. 

La ragazza uscì dagli alberi per entrare nella piccola radura, avvicinandosi a Caius che, con un proiettile conficcato nel fegato, aveva lasciato la presa sulla pistola quando era scivolato sulla neve, macchiando il suo candore con il sangue scarlatto.

Rubinia si chinò per raccogliere l’arma, cercando come sempre di non fare caso al brutale contrasto che veniva a crearsi tra sangue e neve... alle sue spalle sentì una voce familiare dirle qualcosa e quando si voltò vide Africa con gli occhi puntati dritti su di lei, spalancati e allarmati: 

“Rubinia!” 

La ragazzina ebbe il tempo solo di ripetere il nome della compagna, prima che tutto accadesse in sequenza: il quindicesimo colpo di cannone risuonò nelle orecchie dei Tributi e di tutta Panem mentre Cyrus compariva alle spalle di Rubinia, che si era concentrata solo su Caius e si era quasi scordata di lui.

In fin dei conti si sa... in determinate situazioni, è bene non tralasciare nulla. 


                                                                            *


“Fermi!” 


Tutti si voltarono verso di lei, quando spalancò la porta bianca della stanza... vide Plutarch alzarsi e guardarla con un’espressione leggermente accigliata, come se si stesse chiedendo che cosa volesse:

“Posso fare qualcosa per te?” 

“Si, in effetti si. Metti fine a questa pagliacciata, Plutarch.” 

“Lo sai che non posso neanche volendo... non decido io.” 

“Tu no, ma IO sì. E qui forse c'è qualcosa che ti convincerà. Manda un hovercraft dentro l’Arena, portali via da lì.” 

La Presidentessa Paylor si avvicinò all'uomo, porgendogli il foglio che teneva in mano quasi con aria soddisfatta. Quando Plutarch lo prese gli occhi scuri della donna andarono a finire sul grande schermo, ritrovandosi con orrore a guardare il cadavere di un ragazzo morto, mentre la ragazza dai capelli rossi che aveva attirato molta attenzione fin dall'inizio era accasciata sulla neve accanto a lui, con un coltello piantato nella schiena... un ragazzo dai capelli scuri era in piedi, guardando il corpo della sua prima e ultima vittima con gli occhi sgranati e innaturalmente pallido. 

Non poteva sentire i suoi pensieri... ma era piuttosto sicura di sapere come cosa stesse pensando quel ragazzo:  

Che cosa ho fatto? 

E anche se le dispiaceva ammetterlo, era certa che non avrebbe smesso di chiederselo tanto in fretta. 

Cogliendo quell’espressione di mera disperazione la Presidentessa Paylor quasi sorrise, mentre Plutarch dava l'ordine di mandare un hovercraft a ritirare i due cadaveri... e per la prima volta, anche i quattro Tributi vivi rimasti. 

Aveva quasi corso come una matta, sperando di aver fatto abbastanza in fretta... sfortunatamente però era riuscita a salvarne solo quattro, alla fine. 
La Presidentessa Paylor guardò Cyrus Dennim passarsi nervosamente una mano tra i capelli, promettendogli silenziosamente qualcosa:

Non ti preoccupare, è finita... questa volta, per sempre.




















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Angolo Autrice:

Buonasera! Eccomi ad un orario un po’ improbabile visto che è mezzanotte passata, ma avendo finito finalmente il capitolo non ho voluto aspettare domattina per pubblicarlo. 

Alla fine ad essere rimasto ucciso è stato Black, per la gioia di qualcuno tra voi... Quanto a Rubinia e Caius davvero mi spiace moltissimo, perché ovviamente questi ultimi mi piacevano molto tutti... ma ho lasciato vivi quelli che avevano riscosso maggiore successo tra voi autori, fatta eccezione per Rubinia visto che il suo autore è sparito da un paio di capitoli.

Il prossimo capitolo sarà ovviamente l’Epilogo, e arriverà molto presto visto che ce l'ho già perfettamente in mente... ci sentiamo prestissimo, probabilmente domani nel tardo pomeriggio con la conclusione! 

Buonanotte, 
Signorina Granger 

   
 
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