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Autore: Dragonfly_95    26/12/2016    4 recensioni
Emma è rimasta sola, dopo una serata in discoteca: la sua amica Greta l'ha lasciata sola. Qualcosa di terribile sta per accadere quella notte, tra i vicoli di un quartiere buio e malfamato. Ma poi arriva Tom...e tutto cambia. Sembra un angelo venuto a salvarla...ma se invece non fosse così? Emma non puo' averne la certezza. Ma non puo' far altro che fidarsi di lui.
-Non aver paura, tesoro…andiamocene forza. Vieni qui.
Tom l’afferrò delicatamente per un braccio, l’attirò a sé e la fece appoggiare sulla sua spalla. Emma non era nemmeno in grado di camminare, né di reggersi in piedi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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La prima cosa che Emma fece quella mattina, fu preparare una vasca piena di acqua calda e schiuma, dove s’immerse fino al mento.
Non seppe per quanto a lungo rimase dentro, ma quando uscì, le dita delle mani erano raggrinzite. 
Usò del latte detergente per togliersi i rimasugli del trucco della sera prima (attenta a non urtare la guancia dolente), si pettinò i capelli castani e li avvolse in un asciugamano.
Poi ritornò in camera, si mise sotto le coperte e rimase a letto tutto il giorno.
Anche quella notte, il sonno non fu tranquillo.
Il giorno seguente, controllò il cellulare: era pieno di sms e di chiamate perse (la maggior parte erano di Greta).
Emma lo spense del tutto e se ne tornò di nuovo a letto. Si alzò soltanto nel tardo pomeriggio: erano due giorni che non toccava cibo. Mangiò delle polpettine surgelate che sua madre le aveva dato qualche giorno prima. Chiamò il Cherry Bar, il locale in cui Emma lavorava come cameriera, e spiegò che aveva la febbre.

-Tranquilla Emy, cerca di rimetterti presto. Non si scherza con l’influenza!- Le aveva risposto Nina.

Emma la ringraziò di cuore.  Nina, la proprietaria, era sempre adorabile con lei. Poi decise di nuovamente di ritornare in camera.
Stava per mettersi a letto, quando, sulla sedia vicino all’armadio, Emma vide il suo vestito stropicciato(il vestito di quella sera) …E vide la felpa nera che Tom le aveva dato per coprirsi.
Rimase a fissarla qualche secondo, poi si avvicinò lentamente e la prese tra le mani.
Era morbida.
Emma avvicinò il naso: non si era sbagliata.
Profumava di menta, e c’era un leggero odore di fumo.
Come scossa da un brivido,  la riappoggiò subito sulla sedia.

‘Emma, Dio, riprenditi…che diavolo fai?’ pensò tra sé.

Ma quella notte, per la prima volta, non ebbe incubi. Il giorno successivo, Emma fu svegliata dal suono del citofono di casa e da alcune urla.

-Emy, sappiamo che sei in casa, forza apri!-

-Emy sto per venire sul retro della casa e lanciare un sasso alla finestra, sappilo!-

-Emy, sono stata una stronza, lo so. Sono venuta a chiederti scusa!-

Emma si arrese: scese da letto e andò ad aprire la porta. Ed eccole lì, in piedi, le sue migliori amiche:
Greta Martinez, con i suoi lunghi capelli neri mossi, sopracciglia sottili, orecchini a cerchio dorati e una super-scollatura che lasciava davvero intravedere tutto.
Rachel Miller, caschetto di capelli biondi lisci, naso a patatina e vestito a fiori lilla. Sembrava una bambina.
Entrambe avevano un largo sorriso stampato in faccia.
Emma non riuscì a dire una parola, perché subito Greta iniziò:

-Scusami, scusami, scusami, fai bene ad odiarmi, sono una cretina, la peggior amica del mondo…ma quel tipo, Mark (o Matt?) mi ha praticamente trascinata via con lui…Ed era davvero bravo con le mani, sai…Comunque, so che mi odi e hai tutte le ragioni del mondo…-

Greta continuava a parlare senza nemmeno prendere fiato, cercando di scusarsi in ogni modo. Poi Emma realizzò: Greta non sapeva niente. Loro non sapevano niente di quella notte.
Le fece entrare in casa.
Si sedettero al tavolo di legno che Emma aveva in cucina.
Greta non smetteva di scusarsi.

-Ragazze, devo dirvi una cosa.-
Emma abbassò lo sguardo ed iniziò a raccontare gli assurdi avvenimenti di quella notte.

Non omise nessun dettaglio: la piazzola buia , i tre ragazzi che le si erano avvicinati (ebbe un brivido di terrore mentre raccontava), quello che avevano tentato di farle, le loro risate terrificanti e lo schiaffo.
Emma raccontò poi del salvataggio. E naturalmente parlò anche di Tom e dell’altro ragazzo (-Mi sembra di chiamasse Max-) .

- Poi Tom mi ha riportato a casa in macchina. E’ stato molto gentile con me.-

Mentre parlava, Rachel aveva gli occhi sbarrati e Greta piangeva in silenzio, senza alzare lo sguardo.

Emma si sentiva come una narratrice esterna: come se non fosse stata la protagonista della storia, come se non fosse realmente accaduto a lei. Quando finì di parlare, nessuno disse una parola.
Greta continuava a piangere e Rachel sussurrava sottovoce :-Oddio, oddio…-
Emma guardò Greta. Le prese la mano dolcemente e le disse:

- Gre, non è stata colpa tua.-

Non riusciva ad avercela con lei; certo, era stata una stronza a lasciarla lì da sola, ma Emma era stata stupida ad allontanarsi.
Finalmente Greta la guardò negli occhi. Aveva una faccia sconvolta, arrossata per il pianto.
Emma le sorrise con dolcezza, poi si alzò dalla sedia e corse ad abbracciarla. Nonostante tutto, le voleva un bene dell’anima. Anche Rachel si unì all’abbraccio.

-Vi voglio bene, ragazze. Non sapete quanto.-

Emma sorrise, felice. Si sentiva serena ora.
 
 
Il resto della giornata lo passarono insieme, ridendo e mangiando ciambelline glassate. Greta e Rachel convinsero Emma a prendere appuntamento da uno psicologo.

-Uno strizza-cervelli non puo’ farti che bene Emy, davvero. Ho sentito dire che fanno miracoli-.

Guardarono programmi televisivi, commentando ogni personaggio (-Hai visto quella che tette che ha? Sicuramente sono di plastica!-); ballarono sopra il divano quando passarono una canzone di Britney Spears su MTV, fingendo di avere un microfono in mano e scuotendo i capelli. Poi fecero una partita a ‘Taboo’, dove Greta non face altro che usare termini sconci.

- Comunque, questo Tom è davvero carino.- Disse ad un tratto Emma, mentre teneva una carta in mano. -Oltre che nei modi, anche fisicamente. Ha degli occhi azzurrissimi e braccia piene di tatuaggi…- 

- Ah però. E non gli hai chiesto il numero di cellulare o come si chiama su Facebook?- risposte Greta. 

- No. Sai com’è, avevo tutt’altro a cui pensare quella sera. Forse però avrei dovuto farlo.- 

- Certo che avresti dovuto! Certe occasioni capitano una volta nella vita, mia cara Emma Moore. E poi eravate anche in macchina da soli. Se ci fossi stata io lì, sola con lui…- 

- Se ci fossi stata tu, quel poveretto sarebbe rimasto traumatizzato a vita!- replicò Rachel. – E tirati un po’ più su la maglietta, Gre…Riesco a vederti i capezzoli!- 

Per tutta risposta, Greta tirò ancora più giù la maglietta, scoprendosi tutto il reggiseno di pizzo. Emma e Rachel lanciarono un gridolino, poi tutte e tre scoppiarono a ridere.

Nei giorni che seguirono, Emma riprese in mano la sua vita.
Tornò al lavoro qualche giorno dopo, con un grande entusiasmo. Aveva davvero voglia di ricominciare a vivere. Andò un paio di volte da uno psicologo che Rachel le aveva consigliato: un uomo sulla sessantina con una lunga barba grigia e un paio di occhiali squadrati, che aveva il brutto vizio di lasciare tutte le finestre aperte durante le sedute.

-La luce fa molto bene alla salute, signorina!-

Emma non ne aveva dubbi; peccato che fuori si congelasse. A parte questo dettaglio, si era trovata bene con lui.
Sfogarsi le faceva davvero bene.
Il giovedì era perfino andata dal parrucchiere, ma non aveva avuto il coraggio di farsi un taglio drastico: si era limitata a dare una spuntatina ai lunghi capelli biondi, giusto per togliere le doppie punte.
Quel giorno, rientrata a casa dal lavoro, Emma decise di pulire a fondo la casa: si cambiò con vestiti comodi, mettendosi un maglione bianco e dei pantaloni della tuta neri. Passò l’aspirapolvere in ogni angolo della casa, pulì i vetri delle finestre e le mensole con prodotti appositi e riempì un secchio d’acqua bollente per lavare i pavimenti.
Stava finendo le ultime cose, quando sentì il campanello suonare.

-Arrivo!- gridò lei dalla cime delle scale. 

Dev’essere qualche venditore porta a porta, oppure il postino’ pensò.
Emma scese velocemente di sotto e aprì la porta.

Lui era lì.

In piedi, bello come il sole.
Indossava una felpa blu e dei jeans strappati sulle ginocchia. Non c’era più traccia della barba: doveva essersi rasato di recente. Un ciuffetto dorato di capelli gli cadeva sugli occhi.
Sembrava risaltare la loro intensità ancora di più.
Emma rimase muta ed immobile per qualche secondo: non sapeva che cosa fare. Stava forse sognando?
Ma seppe che quella era la realtà quando lui increspò le labbra in un timido sorriso e disse:

-Ehy!...Ciao.-

Lei arrossì.

-Ciao Tom.-




ANGOLO D'AUTORE.
Ciao bellezze, com'è andato il Natale? Spero tutto bene! 
Anche questa volta, fatemi sapere che cosa ne pensate del nuovo capitolo :) 
A presto.


Vi_Dragonfly

 
   
 
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