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Autore: Nejiko    24/05/2009    6 recensioni
Ambientata dopo lo scontro fra Naruto e Pein, in una Konoha completamente distrutta. La storia è divisa in due capitoli distinti in cui cambiano sia lo stile che il punto di vista. Nel primo Sakura, disperata per non essere riuscita a salvare Kakashi, a causa del dolore, si ritrova davanti alla sua lapide a confessargli ciò che da tempo nascondeva in fondo al suo cuore. Nel secondo è Kakashi, ormai morto, a vedere la stessa scena, a guardare Sakura piangere davanti alla sua tomba. Ho messo AU perchè in questa ff Sakura è già maggiorenne.
Quinta classificata al contest "Le Parole Che Non Ti Ho Detto" indetto da oKelio.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'KakaSaku collection '
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Rimpianti



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Non metteva piede fuori da quella stanza da due giorni, era rimasta in quel angolo per tutto il tempo: la schiena poggiata alla parete, le braccia a stringere forte le ginocchia e la fronte lasciata cadere su di esse. Immobile, non un sussurro, non un singhiozzo, come una statua senza vita: non aveva ne mangiato ne dormito, aveva perso persino la cognizione del tempo. Le griglie, ben chiuse, sbarravano la finestra impedendo alla calda luce del sole d'entrare in quella specie di sgabuzzino. Si sentiva un tuttuno con quell'oscurità e, se avesse potuto, sarebbe rimasta così, per sempre. Più volte avevano bussato ma nulla, nemmeno una parola era uscita dalla sua bocca, non aveva neppure tentato di sollevare la testa. Troppo grande il dolore, troppo presto per riuscire a reagire.
Non sentiva più il formicolio nelle gambe, non avvertiva nemmeno gli spasmi del suo corpo intorpidito, l'unica cosa che in quei giorni non l'aveva abbandonata un solo istante era il dolore al petto. Non era fisico, non c'era nessuna ferita da curare, nessun taglio da rimarginare, niente che le sue abilità di ninja medico potessero guarire. Quel dolore squarciava la sua anima, non il suo corpo.
Fallita.
Inutile.
Colpevole.
Sola.
Distrutta.
Ecco come si sentiva. Non aveva permesso a nessuno di parlarle, era fuggita da quella sala operatoria improvvisata travolgendo chiunque si trovasse sulla sua strada, nemmeno la voce di Tsunade, sua maestra e guida, era riuscita a fermarla, nemmeno la presa di Naruto era riuscita a trattenerla. Si era chiusa in quella stanza sbarrandone l'ingresso, sperando che quell'incubo finisse, credendo che se avesse chiuso gli occhi per un po', una volta riaperti, si sarebbe risvegliata accorgendosi che nulla era cambiato: avrebbe incrociato la sua figura nel corridoio e, dopo averlo chiamato, l'avrebbe ripreso per l'ennesima volta vedendolo con quel dannato libro fra le mani.
Qualcuno bussò nuovamente. Riconobbe subito la voce del suo compagno che la invitava ad uscire o, quanto meno, a lasciarlo entrare. Sicuramente anche lui stava soffrendo, in fondo lui era una figura molto importante per entrambi, ma in quel momento Sakura riusciva a sentire soltanto il suo dolore, le parole di Naruto non la sfioravano nemmeno. Immobile, ormai imprigionata nell'oscurità che non impregnava solamente quell'ambiente, ma anche il suo cuore. Continuava a chiedersi perchè, perchè la vita fosse così ingiusta, così crudele, perchè proprio lui, uno dei più forti shinobi di tutte le cinque grandi terre. Si sentiva sola, terribilmente sola, nessuno poteva capirla e lo sapeva. Nessuno avrebbe potuto aiutarla a scorgere la luce in fondo a quel dannato tunnel perchè la triste realtà era che non ne esisteva alcuna.
Non vi era nessuna luce ad attenderla.
Non c'era speranza.
Nessuno glielo poteva restituire.
Se ne era andato per sempre.
La consapevolezza di ciò l'aveva raggiunta immediatamente, nonostante volesse continuare ad illudersi. Nel momento in cui si era rannicchiata in quell'angolo, restando sola con i suoi pensieri, aveva iniziato a realizzare quale fosse la verità: aveva fissato le sue mani, ancora macchiate dal suo sangue, mentre le immagini di ciò che era successo solo alcuni istanti prima si erano rincorse nella sua mente in uno straziante circolo continuo. Rivedeva il suo volto, le sue smorfie di dolore celate sotto il solito pezzo di stoffa nero, le sembrava persino di poter sentire nuovamente il suo respiro farsi sempre più debole, sino a diventare impercettibile e il suo cuore fermarsi. Per un istante le era persino parso di sentire la sua stessa voce gridare forte il suo nome ed imprecare.

Perchè?

Non esite un perchè. Non si può trovare una giustificazione alla morte, neppure quando si è dei ninja.


- Sakura - L'Hokage la stava nuovamente chiamando, ma lei non rispose - Ti prego esci, stiamo aspettando te. Non credo tu voglia negarti l'ultima possibilità di vederlo. -

Non se la sentiva di affrontare la verità, non ancora, ma era sicura che si sarebbe pentita per il resto della vita se non fosse uscita da quella stanza, se, per quanto fosse doloroso, non avesse rivisto il suo volto ancora una volta. Cercò lentamente di alzarsi, le gambe la reggevano a fatica, barcollò per poi sorreggersi alla parete con la mano.  Si mosse piano, raggiungendo la porta per poi appoggiarvi per un istante la fronte. Le mancava, già le mancava da morire: non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più rivisto quello sguardo.

Perchè lui?

Perchè era inevitabile. Avrebbe difeso il suo villaggio, i suoi compagni, sino alla morte. Non avrebbe più commesso gli stessi errori di un tempo.
 

Abbassò svogliatamente la maniglia e per un attimo restò abbagliata dalla luce che colpì improvvisamente il suo viso. In silenzio camminò per il lungo corridoio, senza mai volgere lo sguardo verso la donna che la precedeva, i suoi occhi restarono fissi sul pavimento come a voler analizzare ogni singola macchia presente su di esso nonostante Tsunade continuasse a parlarle. Lasciò semplicemente che quel dolce tentativo di confortala cadesse completamente nel vuoto. Nulla riusciva a distoglierla dai suoi pensieri, dal suo dolore. Arrestò i suoi passi solo quando l'Hokage si fermò davanti a lei. Alzò per la prima volta lo sguardo e capì di essere arrivata vedendo le numerose persone presenti in quella sala. Non si stupì: era un ninja rispettato da molti all'interno del villaggio e non solo, lui era un eroe.
Nell'istante in cui i suoi occhi si posarono su quella dannata bara di legno chiaro, sentì il suo cuore infrangersi. Non disse una parola, rimase immobile con lo sguardo perso nella foto posta sopra il piccolo altare commemorativo: quel volto sempre coperto, quell'occhio sempre nascosto, ma soprattuto quei sentimenti continuamente sepolti sotto strati e strati di dolore mai condiviso. Kakashi si era sempre tenuto tutto dentro, nonostante fossero passati molti anni dalla scomparsa di suo padre, di Obito, di Rin e del suo maestro, lui aveva sempre continuato a sentirsi colpevole per la fine di ogniuno di loro. Per tutti quegli anni
il suo cuore aveva smesso di battere, aveva smesso di vivere, aveva unicamente continuato ad esistere. Nemmeno lei era stata in grado di entrare nel suo mondo, per quanto lo desiderasse, lui non gliene aveva mai dato la possibilità. Era sempre stato lui a sostenerla, le era stato vicino sin da quando era una ragazzina. Con la sua silenziosa presenza l'aveva confortata quando Sasuke aveva tradito la foglia e non le aveva permesso di sentirsi sola quando Naruto era partito con Jiraya. Kakashi aveva dato tutto se stesso persino per aiutarla a riportare a casa l'Uchiha, li aveva sempre sostenuti e rincuorati nei momenti di sconforto, ma quando era stata lei a tentare di avvicinarsi a lui, lo shinobi si era improvvisamente allontanato.
Osservava quel volto e si sentiva morire. L'amava e non glielo aveva mai detto. L'amava ed ora non poteva più dirglielo. Aveva cercato di negarlo persino a se stessa, incredula davanti alle sue stesse emozioni, di fronte a quel sentimento che cresceva prepotentemente giorno dopo giorno, sempre più difficile da nascondere, ormai impossibile da ignorare. Lo aveva sempre osservato tenendosi in disparte, gelosa di Anko e del modo in cui si rivolgeva a lui, così spontaneo e a volte fin troppo amichevole, gelosa persino di quello stupido libro. Ogni volta che si era persa osservandolo, si era sentita una stupida, ogni volta si era che il suo sguardo si era posato su di lui si era chiesta perchè dovesse innamorarsi sempre delle persone sbagliate: lui era un uomo adulto, lei una ragazzina, lui era stato il suo maestro, lei la sua allieva. Non poteva essere vero, tutto quello era tremendamente sbagliato.
Aveva ceduto al suo cuore solo una volta, solo durante quella missione, in quella fredda e umida grotta dove le loro labbra si erano sfiorate senza potersi realmente toccare, separate da quella maledetta maschera. Un errore, così l' avevano definito entrabi: lei perchè non se l'era sentita di rivelargli la verità, lui, invece, il perchè non giel'aveva mai detto. Si allontanò, semplicemente, senza dirle nulla e da quel giorno lo vide sempre meno.
Guardava quel volto, fissava quell'immagne come a volersera imprimere nella mente, come se non bastasse averla nel profondo del cuore. Rimase così per diversi minuti, incurante degli sguardi che Naruto e Tsunade le rivolgevano, incurante del fatto che molti non capissero il perchè di tanto interesse, di tanto dolore. E come potevano, nessuno sapeva, non ne aveva parlato nemmeno con Ino. E come se non bastasse erano tutti impegnati a seppellire i propri cari, come potevano soffermarsi su una ragazzina che aveva perso il suo maestro. Perchè per loro Kakashi era semplicemente il suo sensei.
In fondo era quella la vita di un ninja: un'esistenza effimera che può finire in un battito di ciglia in cui non c'è nulla di strano nel morire per difendere il proprio villaggio anzi, tutto ciò veniva visto come un grande onore. Venivano preparati sin da piccoli alla morte, alle perdite, al dolore.
Ma Sakura non era preparata, non a quella perdita, non a quel dolore, non senza aver avuto la possibilità di sapere. Aveva sempre creduto che un giorno glielo avrebbe confessato, ogni volta che si ritrovava sola in camera sua a piangere si ripeteva che, crescendo, avrebbe trovato il coraggio di rivelargli i suoi sentimenti, e invece...
Sfiorò con la mano quel ruvido legno e si sentì nuovamente morire. Era colpa sua se lui era chiuso lì dentro: la sua incapacità, la sua inadeguatezza aveva segnato la sua fine, esattamente come per Sasuke, non aveva avuto la forza di trattenerlo, l'aveva lasciato andare. Kakashi si era spento fra le sue braccia, nonostante tutti la considerassero l'erede del Quinto Hokage, l'unico ninja medico capace, un giorno, di eguagliare e forse superare le abilità del Sannin, non era riuscita a salvarlo, non era riuscita a curarlo, semplicemente l'aveva lasciato morire.
Ritrasse la mano e si allontanò nel silenzio più assoluto, al fianco di Naruto ascoltò il discorso commemorativo di Tsunade, con lo sguardo nuovamente fisso a terra seguì la salma dell'uomo mentre veniva condotta fuori dall'ampia sala.
Solo quando venne calato in quella fossa, solo mentre la bara scompariva da sotto i suoi occhi e sprofondava nella terra, solo allora una piccola goccia trasparente percorse il  suo viso, abbandonò quelle pozze smeraldine ormai prive di qualsiasi luce per raggiugere lentamente le labbra, lasciandole bagnate dal suo amaro sapore, il tipico gusto della sofferenza.
Lentamente tutte le persone persone presenti lasciarono cadere quell'ultimo fiore bianco, l'ultimo saluto ad un grande ninja, ad un grande uomo.
Avrebbe voluto gridare, sentiva il suo cuore scoppiare, come se il suo petto non fosse in grado di contenere tutto quel dolore, ma non disse nulla. Restò immobile mentre gli altri si allontanavano, restò sola davanti alla lapide appena posizionata. "Hatake Kakashi" . Vedere quel nome inciso in quel freddo marmo bianco le toglieva il respiro. Rimase immobile persino sotto la pioggia che, lentamente, aveva iniziato a scendere.

Perchè?

Non esite un perchè. Non si può trovare una giustificazione alla morte, neppure quando si è dei ninja.

Perchè lui?

Perchè era inevitabile. Avrebbe difeso il suo villaggio, i suoi compagni, sino alla morte. Non avrebbe più commesso gli stessi errori di un tempo. Era evidente a tutti, ma nonostante quell'evidenza Sakura non riusciva ad accettare quella perdita.
 
Un lampo illuminò il cielo per un istante e il fragore di un fulmine risvegliò la giovane. Si accorse solo in quel momento di essere ormai completamente fradicia, solo in quel momento la consapevolezza che non l'avrebbe visto mai più si fece sentire prepotente, scalzando ogni altro pensiero dalla sua mente. Alzò lo sguardo osservando quelle immense nuvole grigie, lasciando che la pioggia sempre più fitta le lavasse il viso.
I ninja devono celare le loro emozioni, non esiste dolore per un compagnio caduto in battaglia, non si piange per un compagno morto per difendere il villaggio, non c'è dolore, solo orgoglio. Ma Kakashi, per Sakura, non era solo un compagno, non era solo un maestro, non era solo il grande ninja-copia del Villaggio della Foglia. Per questo lasciò che le sue lacrime si mischiassero a quella pioggia, per questo smise di trattenerle: essere un ninja non significava non poter amare.
Si avvicinò lentamente alla lapide, percorse con l'indice quei semplici caratteri sentendo quella fitta al petto farsi sempre più opprimente, sempre più acuta, sino a tramutare i piccoli singhiozzi in un pianto ininterrotto. S'inginocchiò lasciando che la terra macchiasse la sua divisa, lasciando che quella lapide sostenesse il peso del suo corpo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per potergli parlare ancora una volta, per sapere se mai ci sarebbe stato un futuro per loro.
"Per me non è stato uno sbaglio" sussurrò mentre le lacrime continuavano a rigarle il viso "Non ho mai creduto fosse un errore amarti, solo non avevo il coraggio di dirtelo. Sono una codarda, lo sono sempre stata. Per tutta la vita mi sono appoggiata a te e a Naruto, ad ogni difficoltà, ad ogni problema mi sono aggrappata a voi, ma sopprattutto a te. Solo ora che non ci sei più, ora che non posso più sentire la tua voce, che non potrò mai conoscere la tua risposta sono riuscita ad ammettere che non è stato un errore baciarti quella notte. Sono una stupida, lo so. Ti avevo promesso più volte che non sarei stata debole, che sarei diventata un abile ninja capace di essere forte in ogni occasione, ma ora che ho la certezza che nulla potrà nascere fra noi,
ora che mi hai lasciata sola per sempre, mi sento solo una stupida ragazzina che ha perso la sua ragione di vita. E' così. Perchè? Perchè l'hai fatto? Possibile che questo stupido villaggio abbia sempre avuto più valore della tua stessa vita? Dimmelo! Perchè mi hai lasciata sola? Non ho mai contato nulla per te?" Gridò, lasciando quei quesiti carichi di disperazione al vento, mentre con la mano serrata a pugno colpiva ripetutamente quella terra smossa "Come hai potuto morire? Come hai potuto abbandonarmi? Possibile che tu non abbia mai capito quali fossero i miei sentimenti?" Ancora singhiozzi, ancora lacrime " Ti amo Hatake Kakashi, ti amo profondamente e non potrò mai smettere di farlo, nemmeno ora che non ci sei più. Ogni giorno i miei sguardi sono stati per te, per quel tuo viso che non sono mai riuscita a vedere, per il tuo cuore che non sono mai riuscita a conquistare. Ho dato il massimo, ho cercato d'essere un bravo ninja, volevo che fossi orgoglioso di me per poterti dimostrare che ormai sono una donna, che potevo essere alla tua altezza. Desideravo che mi guardassi, che il tuoi occhi mi vedessero sotto una nuova luce, desideravo che non mi considerassi più di una compagna di missione. Volevo essere qualcosa di più, qualcosa di speciale, non volevo restare per sempre la tua allieva e quel semplice bacio, per me, ha significato molto. Non credere che dica queste parole con leggerezza, sai bene che non sono più la stupida ragazzina che si era infatuata di Sasuke, sai che sono cresciuta. L'ho fatto stando al tuo fianco, accanto ad un uomo che ha sempre celato alla perfezione ogni sensazione, ogni emozione, che non mi ha mai permesso di conoscerlo completamente e, come ben sai, non mi riferisco solo al tuo volto. Sei sempre stato un mistero, la tua vita è sempre stata un mistero. Non parlavi mai del tuo passato, non permettevi a nessuno di conoscere i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, di mettere a nudo la tua sofferenza, la tua anima. Mostravi a tutti quel tuo sguardo svogliato nel tentativo di nascondere il tuo dolore, la tua profonda solitudine, ma forse anche tu, come me, avevi semplicemente paura d'amare. Che sciocchi siamo stati, come si può aver paura di un sentimento così dolce, non si può aver paura d'amare, non si può aver temere di legarsi a qualcuno. So che nessuno avrebbe capito, molti problemi sarebbero sorti insieme alla nostra storia, ma ti giuro che li avrei affrontati tutti senza arrendermi, senza mai vergognarmi, nemmeno per un istante, di noi. Avrei accettato qualsiasi conseguenza pur di stare al tuo fianco, avrei accettato qualsiasi compromesso. Ma non te l'ho mai detto e questo sarà il rimorso con cui dovrò convivere per il resto della mia vita. Non ho mai combattuto, non ho mai fatto abbastanza per ottenere le tue attenzioni. Non posso credere che tutto sia finito, che non incontrerò più quel tuo occhio intento a leggere il libro di Jiraya, quel tuo sguardo annoiato. Non riesco ad immaginarmi la mia vita senza i tuoi ritardi e le tue assurde scuse, il dovermi alzare all'alba per poi restare ad aspettarti per ore. Mi sembrerà strano non vederti straiato nell'erba, intento a sonnecchiare con quella copertina arancio a coprirti il viso, la mia vita da oggi in poi sarà vuota senza di te. Niente sarà più lo stesso, io non sarò più la stessa senza di te. Mi manchi Hatake Kakashi, mi mancano i tuoi sorrisi nascosti dalla tua inseparabile maschera, mi manca la tua voce e quel tuo strano modo di farmi capire che non sono sola. Mi manca la tua mano appoggiata sulla mia spalla, vorrei poterla sentire in questo momento, vorrei che tu fossi qui a consolarmi, darei qualsiasi cosa per sentire le tue braccia stringermi anche solo per un secondo. Mi chiedo se forse sarebbe cambiato qualcosa se ti avessi rivelato i miei sentimenti, se quella sera in quella dannata grotta avessi detto la verità. Mi chiedo se ti saresti fermato, se per una volta avresti pensato a te stesso e a noi durante quest'ultima battaglia, se saresti tornato da me. Dannazione, perchè sei morto. Perchè. Ora sarò io ad arrivare in ritardo, sarò io a dover trovare stupide scuse per giustificarmi. Ora sarò io a fissare per ore una lapide sotto la pioggia. Triste. Sola. Vuota"




Angolo dell'autrice:
Eccovi il primo dei due capitoli di questa ff.
Perdonatemi per i diversi errori, la giudicessa è stata sin troppo magnanima nella valutazione di questa storia... XD

Lascio il giudizio e i ringraziamenti alla fine.

Neji4ever



   
 
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