Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: MaDeSt    27/12/2016    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gruppo Facebook

Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

FLIGHT LESSONS

All’inizio della seconda settimana le cose cominciarono a cambiare. Maestro Ouin disse loro che avrebbero provato per la prima volta a mettersi in contatto con la magia volontariamente, e a questo proposito non li fece sedere attorno al tavolo, ma in cerchio ai piedi dell’unico albero presente.
Parlava con voce pacata e con la sua strana cadenza come al solito e camminava all’esterno del cerchio guardandoli dall’alto: «Chiudete gli occhi e rilassate la mente, apritevi a ciò che vi circonda, al mondo e alla magia. Usate la mente per vedere e sentire, percepite la vita attorno a voi. Ogni cosa ha uno spirito, ogni spirito è differente. Sentite l’erba su cui sedete, diventate l’erba...» andò avanti a guidarli passo per passo, ma non si aspettava che già riuscissero la prima volta.
E infatti nessuno dei ragazzi riuscì a contattare la magia.
Prima di lasciare il cortile frustrati, una giovane elfa gli si avvicinò timidamente con un sorriso e le mani giunte dietro la schiena, aveva pelle azzurra, lunghi capelli viola legati in una coda di cavallo e occhi argento. Indossava una corta maglietta bianca sfrangiata legata dietro il collo, lasciandole scoperta la schiena, una cintura nera in vita, un paio di stretti pantaloni grigi infilati dentro un paio di stivali neri più alti del ginocchio. All’orecchio sinistro portava un orecchino composto da un anello argentato e quattro frangette di dimensioni diverse che pendevano sulla spalla.
Si fermò appena Umbreon cominciò a ringhiare fissandola minaccioso e sbattendo la coda, ma Andrew gli diede un buffetto dietro la testa per farlo smettere e fece cenno alla giovane di avvicinarsi, mentre gli altri elfi apprendisti osservavano la scena chi con stupore e chi con fastidio.
La giovane elfa li salutò con il gesto informale dicendo con voce melodiosa: «Nirya!» indicò se stessa e riprese: «Foyla.» quindi attese una loro risposta dondolandosi sulle punte dei piedi.
Susan si esibì in una patetica imitazione del suo saluto e disse con un sorriso: «Nirya Foyla! Susan, Sulphane.» indicò prima se stessa e poi la dragonessa gialla, che fece un giro su se stessa ringhiando contenta e così rischiando di colpirli tutti con la lunga coda.
Foyla rise, poi anche tutti gli altri presentarono loro stessi e gli amici draghi, avviandosi insieme alla giovane fuori dall’edificio. Non poterono parlare e nemmeno vollero comunicare mentalmente con lei, immaginando che fosse un legame troppo intimo da usare con qualcuno che non fossero i piccoli draghi. Ma li accompagnò lungo la strada verso casa loro camminando con grazia e con un ampio sorriso, forse entusiasta o emozionata, e gradirono la sua compagnia.
A un certo punto Foyla, dopo alcuni tentativi, riuscì a fargli capire che voleva sapere con che parole si salutavano nella lingua umana, e quindi finalmente nacque una timida conversazione a gesti, tentennamenti e tentativi di ripetere ciò che l’altra parte diceva nella lingua a loro sconosciuta. Impararono alcune parole vicendevolmente, come i nomi dei quattro elementi fondamentali, e le parole albero, casa, pietra, elfo, stivale e mano.
Non mancava molto all’albero in cui abitavano quando videro alcuni grandi felini correre agitati in una stessa direzione, anche uccelli e piccoli animali li seguivano, come se stessero scappando da qualcosa. Pure i draghetti si agitarono, ma più che provare paura provavano un fremito di eccitazione, e cominciarono a correre nella direzione opposta ai felini. Foyla rivolse loro uno sguardo confuso, ma i ragazzi non seppero spiegarle cosa stesse accadendo.
Corsero dietro ai draghi seguiti dall’elfa fino a che videro cosa stava allarmando le creature della Foresta: un giovane drago stava planando tra gli alberi, pronto ad atterrare poco lontano da loro. Sembrava bianco, ma talvolta le scaglie prendevano le sfumature di ogni colore. Foyla si fermò rimanendo indietro a bocca aperta, i ragazzi invece proseguirono e si fermarono solo quando anche i draghetti smisero di correre.
Il drago dalle scaglie lucide e cangianti ripiegò le ali sui fianchi e li guardò, era alto almeno venti piedi senza contare la punta delle quattro lisce corna che aveva dietro le tempie, le sue ali parevano sproporzionatamente grandi, aveva una corporatura snella e allungata ma muscolosa e non aveva altre spine. Invece sulla punta della coda c’era una cresta tagliente di colore bianco, molto simile a quella di Garandill, che ricordava una falce leggermente ricurva.
Io sono Huran disse a tutti loro meno Foyla Sono qui per assistere i vostri amici draghi nelle prime fasi del volo, essendo ancora abbastanza giovane da poter volare tra questi antichi alberi... così non dovrete separarvi.
«Molto gentile da parte tua, Huran.» disse Cedric.
Garandill ha chiesto così ribatté inespressivo, e dalla voce grave dedussero si considerasse un maschio.
«Quanti anni hai?» domandò Andrew curioso.
Il drago bianco sembrò guardarlo con aria divertita, ma rispose: Dieci.
«E da dove vieni?» chiese invece Jennifer.
Sono l’unico cucciolo di Garandill.
I ragazzi rimasero a bocca aperta, ma non fecero domande a proposito.
Invece Mike gli chiese: «Quando vuoi cominciare?»
Anche subito. Lascerò che vi accompagnino la mattina per imparare a controllare la magia, poi ci incontreremo per volare nel pomeriggio, fino all’ora della vostra cena. Tutti i giorni.
«Rubia fa ancora fatica a volare, ha provato ieri ma non è riuscita.» disse Jennifer sconfortata.
Forse non è ancora tempo. Ma farò in modo che impari ciò che le sue ali le consentono d’imparare rispose il drago pazientemente, guardando in direzione della cucciola rossa, di cui Jennifer poté percepire il disagio.
Zaffir si fece subito avanti mostrando il suo entusiasmo seguito da Sulphane e da Smeryld, che sebbene non avesse volato in molte occasioni era impaziente di poter compiere tutte le acrobazie che sognava la notte. Umbreon era più titubante e Ametyst ancora ricordava tutte le sue brutte cadute, mentre Rubia proprio non se la sentiva.
Huran non volle obbligarli, chiuse la mente ai ragazzi e spiegò le grandi ali senza prendere il volo, solo mostrando ai giovani draghetti tutte le possibili posizioni da assumere per prendere più facilmente il volo, come darsi lo slancio e quanta forza metterci per evitare di prendere il volo in verticale, che poteva risultare in una manovra disastrosa. Persino come tenere la coda sollevata da terra prima del balzo.
I tre draghetti, e da poco anche Umbreon, imitavano tutte le posizioni che Huran prendeva, giravano su loro stessi quando lui girava su se stesso, sbattevano la coda quando e come lui la sbatteva, spiegavano le ali e facevano finta di sbatterle. Poi volle vedere come balzavano per prendere il volo, senza però che sbattessero le ali, e li corresse quando sbagliavano.
Alla fine, dal momento che non avrebbero volato quel giorno, anche Rubia e Ametyst si unirono alla lezione, quindi Huran decise di riprendere da capo anche per loro; agli altri di sicuro non avrebbe fatto male.
Foyla trovò il coraggio di avvicinarsi solo dopo quasi un’ora, era rimasta immobile a guardare il giovane drago, per lei immenso, temendo che l’avrebbe aggredita se si fosse avvicinata. Susan le prese la mano; il contatto fisico così diretto lasciò l’elfa attonita, ma servì a rassicurarla e a farle tornare un debole sorriso.

La mattina seguente si recarono a lezione subito dopo aver fatto colazione, Ouin era già lì ma alcuni dei giovani elfi ancora mancavano. Foyla c’era, e salutò il loro ingresso agitando una mano in aria imitando il saluto umano con grazia innaturale. I ragazzi la salutarono da lontano senza parlare e si diressero subito verso l’albero accompagnati dai draghetti, come al solito. E Ouin li seguì pronto a riprendere la lezione del giorno precedente da capo, perché tutti avevano fallito.
Prima di cominciare tuttavia domandò: «Siete mai entrati in contatto con la magia? Avete fatto già incantesimi?»
«Io sì, involontariamente.» rispose subito Layla.
«Anch’io, volontariamente.» disse invece Cedric.
L’elfo annuì interessato e sussurrò: «Raccontatemi com’è andata, cos’avete provato.»
I due ragazzi si guardarono un po’ confusi e preoccupati, fu lei la prima a decidersi a parlare: «Io veramente non lo so... un uomo stava per aggredire Susan e ho solo desiderato che non lo facesse, che Susan stesse bene e ne uscisse illesa... non so cos’ho provato, ero confusa. Non riuscivo nemmeno a capire a cosa stessi pensando.»
«Paura.» disse Ouin «Paura, rabbia e disperazione così sincere e profonde da spingere la magia ad aiutarti senza che tu lo chiedessi.» sorrise amabilmente guardando entrambe. Dunque Ouin guardò Cedric e si rivolse a lui: «E per te com’è andata?»
Il ragazzo si strinse nelle spalle a disagio, e di conseguenza Smeryld ringhiò addolorato, ancora tagliato fuori dalla sua mente. Alla fine si decise a mettere da parte le emozioni prima che prendessero il sopravvento facendogli perdere il controllo di sé, e rispose quasi inespressivo: «Volevo salvare mio padre. Stava morendo e... sapevo della magia, così ho voluto provare.»
«Una scelta pericolosa.» commentò l’elfo «Ma riuscita immagino, se ti trovi qui. Probabilmente si tratta delle medesime sensazioni.»
«Non intendi metterci paura per aiutarci, vero?» domandò Mike preoccupato.
«Non temere, volevo solo capire cosa avesse spinto la magia a intervenire... non è ancora il momento di mettervi alle strette e in pericolo per costringervi a usarla e non spetta a me, ad ogni modo. Io vi insegnerò solo a riconoscerla per permettervi di impedirle d’intervenire. Quando ne sarete capaci potrete intraprendere il vostro viaggio verso Eunev. Ora torniamo a noi e alla nostra lezione: chiudete gli occhi e aprite la mente...» cominciò a parlare come il giorno prima, con voce lenta e suadente, girando intorno a loro.
I ragazzi dopo qualche tempo riuscirono a lasciarsi andare alla sua voce pacata e rilassante e gli parve di percepire diverse sensazioni, suoni e odori che prima non sentivano, come se da un momento all’altro avessero cominciato a sviluppare un sesto senso. Dopo diversi minuti a Layla parve persino di vedere qualcosa, come uno strano bagliore, ma la sua eccitazione per la novità la distrasse e tornò a vedere il nero dietro agli occhi chiusi.
A fine lezione i ragazzi non avevano concluso praticamente nulla, gli era solo sembrato di essersi addormentati e aver sognato senza aver effettivamente contattato alcunché. Se ne andarono nuovamente delusi per pranzare anche se era primo pomeriggio, e due elfi li seguirono: Foyla si stava trascinando dietro qualcuno.
Sembrava avere la stessa età di lei, aveva la pelle lilla, i capelli blu lunghi fino alle spalle e occhi verdi. Indossava una casacca simile a quella di Maestro Ouin, ma di colore grigio, pantaloni marroni e stivali a mezza gamba di pelle.
Lo presentò al meglio e il giovane Teranel li salutò in elfico con un timido sorriso. Li invitarono a pranzare con loro e i ragazzi accettarono, seguendoli per la città fino a casa di Foyla al momento vuota. I draghetti decisero di rimanere fuori per non rischiare di rovinare il legno con gli artigli.
Fu un pranzo silenzioso solo per il fatto che non potevano capirsi, ma gesticolarono piuttosto animatamente e risero quando non riuscirono a comprendersi a vicenda, poi i due giovani elfi li accompagnarono dove avrebbero dovuto incontrare Huran. Foyla parlò in elfico fitto fitto e i ragazzi immaginarono che stesse preparando l’amico a ciò che avrebbe visto.
Il drago bianco era già lì, acciambellato sull’erba assorto in un sonno profondo e i ragazzi esitarono non sicuri di volerlo disturbare. I sei draghetti invece non si fecero problemi, si avvicinarono correndo e si sedettero vicini a lui, svegliandolo senza parole ma con la sola presenza delle loro menti.
Cominciò una lezione molto simile a quella del giorno precedente, i giovani elfi talvolta guardavano i sette draghi con sguardo rapito, altre si ricomponevano e cercavano di comunicare coi ragazzi. Dal canto loro, i sei umani erano ormai abituati alla vista dei draghi, quindi passarono tutto il tempo seduti nell’erba a chiacchierare e cercare conforto negli amici per aver fallito nuovamente nel compito affidatogli dal Maestro.

Durante la terza settimana del mese di Despada, l’ultimo dell’autunno, in una mattina uguale a tutte le altre i ragazzi riuscirono finalmente a mettersi in contatto con una presenza a loro sconosciuta, certi che si trattasse della magia. Tutti meno Cedric, perché chi era riuscito aveva inconsciamente fatto affidamento sulla coscienza dei draghi per entrare in contatto con la magia. E Cedric e Smeryld erano ancora restii a riunire le proprie menti.
Ouin parve ugualmente molto soddisfatto, riusciva a percepire che i ragazzi erano riusciti e non li biasimò per aver sfruttato il legame coi draghi: era una loro particolarità, ed era bene che imparassero a sfruttarla il prima possibile. Concesse loro di lasciarsi trasportare dall’allegria e godersi il momento senza interromperli.
Cedric guardò Smeryld di sottecchi e piuttosto sconfortato, ma il draghetto guardava fisso davanti a sé e non se ne accorse. Il ragazzo non cedette e non gli aprì la mente, dicendosi che la magia avrebbe potuto aspettare. Attese con impazienza che la lezione finisse, quindi si congratulò con gli altri con un finto sorriso e se ne andò per conto suo, lasciandoli perplessi.
Smeryld lo guardò allontanarsi e mugolò indeciso se seguirlo oppure no, non sapendo come l’avrebbe presa. Susan gli fece qualche carezza, ma lui si ritrasse e corse via, non ancora del tutto certo di voler seguire Cedric ma sicuro di non volere la pietà di qualcun altro.
Cercarono di non rovinarsi la giornata pensando al malumore dell’amico e lasciarono l’edificio parlando invece animatamente di quello che avevano percepito in quelle ore.
Mike esclamò: «Io ho seguito un’ape! Non potete immaginare quanto sia interessante!»
«Io una formica. Sono intelligentissime, sapete?» disse invece Andrew tutto soddisfatto, lanciandosi poi in un’accurata descrizione della vita all’interno del formicaio.
«Io ho scoperto che anche le piante a modo loro vedono e sentono!» disse Jennifer quando lui ebbe finito.
«E io ho sentito Ametyst! Ero come lei, ero lei! E ho sentito anche voi, sapete? Tutto quello che pensavate!» esclamò Layla.
«Cosa?! No, quello che penso dev’essere solo mio!» esclamò Susan infastidita.
«Non più ormai!» rise la più grande.
Quel giorno conobbero altri due elfi: Henyra, una giovane dalla pelle lilla, i capelli blu e gli occhi azzurri, e Haderyl, un elfo che pareva più grande, dalla pelle azzurra, i capelli neri e gli occhi viola. Pranzarono insieme a loro, Foyla e Teranel, poi come di consueto andarono da Huran che avrebbe dovuto insegnare ai draghetti a volare molto presto. Smeryld non era lì ad aspettarli e questo li preoccupò, ma decisero di sperare che arrivasse più tardi.
Non volarono nemmeno quel giorno e il draghetto verde non si presentò, come anche Cedric. Salutarono gli elfi prima di dirigersi ognuno verso casa propria. Cucinarono anche per i draghi e mangiarono tutti insieme, ora preoccupati perché né Cedric né Smeryld avevano ancora fatto ritorno.
Attesero oltre la mezzanotte senza esito, e alla fine Andrew li convinse ad andare a dormire dicendo: «Siamo a Hayra’llen, a meno che in un giorno non abbia cavalcato tanto da allontanatasi cento miglia non gli succederà nulla. Soprattutto se Smeryld è con lui.»

La mattina fecero colazione senza di lui, ormai Susan era preoccupata oltre ogni immaginazione. Quando si presentarono per la lezione quotidiana lo trovarono seduto sull’erba davanti all’albero, Smeryld non era lì accanto e Ouin era in piedi in silenzio. I ragazzi, nessuno escluso, lo rimproverarono tenendo a fatica la voce bassa, ma Cedric si limitò a scuotere le spalle senza nemmeno aprire gli occhi per guardarli. Il Maestro pose fine alla discussione ordinandogli di sedersi e rilassarsi, e loro furono costretti a obbedire. Smeryld non si presentò e quindi Cedric di nuovo fallì, anche se riuscì a percepire vagamente le menti degli altri e di alcuni insetti, mentre Layla riuscì addirittura a cominciare una conversazione mentale con Ametyst senza che la dragonessa si fosse prima messa in contatto con lei.
La ragazza era talmente fuori di sé dall’entusiasmo che Ouin fu costretto ad allontanarla per non disturbare gli altri che ancora erano concentrati. Se ne andò saltellando seguita inconsapevolmente da Henyra, non riusciva a smettere di parlare con Ametyst sia con la mente che con la voce e la piccola dragonessa ascoltava con pazienza camminandole accanto col suo passo ondeggiante. Quando finalmente si accorse di essere seguita dall’elfa, la salutò e le chiese, con molto imbarazzo e con difficoltà, se ci fosse un altro modo per farsi un bagno che non fosse gettarsi in acqua insieme a decine di altri elfi.
Pareva che non ce ne fossero, ma si disse di avere assolutamente bisogno di un bagno. Quindi si fece accompagnare da Henyra al fiume più vicino, ma sembrava che la stesse conducendo in un luogo preciso: la portò a uno degli edifici costruiti attorno a una sorgente. L’ingresso era uno solo e la pianta era circolare, c’era un ampio spiazzo di terra che gradualmente s’immergeva nell’acqua dove si trovavano diversi appendiabiti o tavoli ricoperti di vesti pulite pronte all’uso per chi avesse finito di lavarsi. Tutt’attorno alla vasta pozza d’acqua c’era una sorta di porticato chiuso, sembravano delle nicchie nelle quali stavano talvolta delle saponette, talvolta degli oli, o asciugamani e quelle che dovevano essere spugne.
La giovane elfa la invitò a immergersi, quindi lei per prima si avvicinò e, giunta vicina all’acqua, si spogliò completamente lasciando tutti i vestiti all’asciutto sull’erba, per poi tuffarsi. Layla rimase allibita non solo perché la giovane aveva un fisico mozzafiato, ma anche dalla naturalezza con cui si era spogliata davanti a lei, praticamente un’estranea, e alla decina di elfi che al momento erano immersi.
Fissò l’acqua titubante mentre Henyra nuotava e giocherellava invitandola con dei gesti a unirsi a lei, e alla fine decise di spogliarsi: «Solo perché ci sono soltanto elfi e sono tutti abituati così, perciò non mi giudicheranno.» disse sia a se stessa che ad Ametyst «Se ci fossero Mike, Cedric o Andrew... ma anche Jennifer e Susan! Non lo farei.»
Lo so le rispose la dragonessa, poi entrambe corsero e si tuffarono nell’acqua fresca.
La ragazza non sapeva nuotare e tentò di spiegarlo a Henyra, quindi rimasero nell’acqua poco profonda, l’umana accucciata per rimanere immersa fino alle spalle, mentre l’elfa non se ne curava - era più alta di lei di quasi una spanna - e guardarono la lunga dragonessa viola serpeggiare poco sotto la superficie dell’acqua, talvolta spaventando qualche elfo sfiorandolo con la coda o con un’ala.
Layla si divertì più di quanto ritenesse possibile, poi nel panico ricordò ad Ametyst della sua lezione con Huran; la dragonessa corse via scrollandosi l’acqua di dosso, mentre lei ed Henyra rimasero a lavarsi col sapone ancora per qualche minuto.

Nel frattempo gli altri erano usciti dall’edificio dove tenevano le lezioni e stavano ricoprendo Cedric di rimproveri per il comportamento che aveva tenuto il giorno prima, gli elfi non si erano uniti a loro intuendo che non fosse una buona giornata. I draghetti invece fecero finta di nulla giocando a rincorrersi poco lontano.
Cedric era rimasto sempre in silenzio, ma alla fine perse la pazienza e, appena davanti al loro albero, sbottò: «Lasciatemi in pace, per la pietà di Lya, il vostro tentativo di costringermi ad aprirmi a Smeryld non servirà a farmi stare meglio! Non voglio farlo solo perché mi renderebbe le cose più facili con la magia. Non voglio. È chiaro?»
«Maledizione hai un drago! Che ti prende? Non lo vuoi più?» esclamò Andrew.
«Non è una cosa che posso decidere di volere o non volere. C’è e basta, e mi serve del tempo. Non stressatemi!»
«Hai avuto già così tanto tempo. Quanto vuoi aspettare ancora?» fece Jennifer scettica.
«Quanto basta.» ribatté lui freddo.
«Potresti parlarne con lui, sai? Sta male poverino.» disse Susan «Non voleva farti soffrire, e ora tu stai facendo soffrire lui. E non te ne frega niente, sei proprio un insensibile!» Cedric fece per ribattere, ma non gli diede tempo e gridò: «Sei un egoista, non hai fatto altro che pensare a te stesso per tutto questo tempo! Non ti importa nulla di cosa prova Smeryld. Il tuo dannatissimo drago! Drago!» scandì bene l’ultima parola, poi se ne andò di corsa e senza più guardarlo, salendo le scale furiosa.
Cedric rimase sconvolto dalla sua reazione e nemmeno la guardò allontanarsi, piuttosto rivolse uno sguardo incredulo agli altri senza aprire bocca.
Ma nessuno sembrava essere dalla sua parte, Mike scosse la testa e sussurrò: «Ha ragione lei. Scommetto che nemmeno sai dove si trovi ora, non è così?» poi se ne andò seguito da Jennifer e Andrew, lasciandolo solo coi suoi sensi di colpa.
Non ebbe il coraggio di salire a pranzare insieme a loro, invece salì in sella al suo cavallo nero e lo lanciò al galoppo deciso a trovare Smeryld per parlargli e sperando che avrebbe accettato le sue scuse.

Layla tornò dopo pranzo indossando dei vestiti che Henyra le aveva procurato mentre i suoi erano rimasti ad asciugare all’aria; le avevano assicurato che nessuno li avrebbe mai rubati, dunque aveva deciso di lavarli e lasciarli stesi a uno di quegli appendiabiti di legno levigato. Gli amici la guardarono a bocca aperta, indossava una veste azzurra legata in vita dalla sua cintura, un paio di pantaloni color blu notte e i suoi stivaletti poco più alti della caviglia. Le maniche arrivavano ai gomiti.
Jennifer strabuzzò gli occhi e le chiese: «E questi?»
«Ho lavato quelli vecchi... e ho fatto un bagno. Davvero rilassante!» quindi si decise a raccontare come avesse passato la mattinata mentre loro si erano esercitati con Ouin.
Aveva pranzato con Henyra, quindi andarono direttamente da Huran insieme ai draghetti, e rimasero come di consueto seduti nell’erba mentre i loro amici alati fingevano di prendere il volo sotto gli occhi attenti del drago bianco.
Layla, che non aveva assistito alla scena di poco prima, domandò dove fosse Cedric, ed evidentemente anche Smeryld. Ma i più piccoli si limitarono a borbottare qualcosa circa la sua maleducazione e i sensi di colpa che speravano si fossero finalmente fatti presenti.
E Mike giustificò la sua assenza dicendo semplicemente: «Non avrà avuto il coraggio di farsi vedere dopo quello che gli abbiamo rinfacciato. Forse finalmente ha capito che il suo povero drago è a tanto così da sparire per sempre.» e fece un gesto con la mano che indicava una piccola quantità.
La più grande annuì poco convinta, senza dire ciò che pensava; non credeva che esprimersi a quel modo avrebbe realmente migliorato le cose, ma almeno sembrava che finalmente Cedric si fosse deciso a prendersi le sue responsabilità. O almeno ci sperava, anche solo per il povero Smeryld che non meritava una vita in solitudine così giovane.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: MaDeSt