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Autore: itsmeg    29/12/2016    3 recensioni
Una raccolta di ff Malia!centric. Ogni OS la vedrà alle prese con se stessa, un personaggio o più personaggi messi assieme: Stiles - attenzione, ci saranno molti Stalia feels. Vi ho avvertito! -, Scott, Peter, Derek, lo Sceriffo, Lydia e così via. Enjoy it!
Capitolo I: I'll be good.
Capitolo II: Do you still believe in one another?
Capitolo III: Welcome Home.
- “ Sai che ti dico? Me ne vado. E’ stata una pessima idea. Scusami per il disturbo, signor Hale. Fai buon viaggio e addio.” Gli disse, dura, mentre si voltava e si incamminava verso la porta.
Senza pensarci, guidato dall’istinto, il lupo l’afferrò per un braccio e la fermò. Quel contatto fu come scottarsi per lui, tanto da scostare quasi subito la mano dalla ragazza.
-
[ CONTIENE SPOILER SULLA S6 ]
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Malia Hale
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I’ll be good
 
 
[…] My past has tasted bitter
for years now, so I wield an iron fist.
Grace is just weakness, or so I've been told.
I've been cold, I've been merciless.
 But the blood on my hands scares me to death,
 maybe I'm waking up today..
I'll be good, I'll be good,
and I'll love the world, like I should.
I'll be good, I'll be good.
For all of the light that I shut out,
for all of the innocent things that I've doubt;
for all of the bruises that I've caused and the tears,
for all of the things that I've done all these years..
Yeah, for all of the sparks that I've stomped out,
 for all of the perfect things that I doubt..
I'll be good, I'll be good,
and I'll love the world, like I should.
Yeah, I'll be good, I'll be good,
for all of the times I never could.
- Jaymes Young.
 
 
 
“ Come ho fatto a dimenticarmi di te?” Malia guardò Peter, collegato ad una moltitudine di tubi, starsene lì immobile. Roteò gli occhi al cielo e si sedette, esausta.
“ Sì, lo so che non puoi rispondermi, mucchio di carne bruciacchiata.” Esordì, guardando Peter con segno di sfida. Niente, ovviamente.
Deaton gli aveva somministrato strane sostanze per far sì che lo aiutassero nel suo processo di rigenerazione. C’erano molte cose che Malia avrebbe voluto chiedergli in quel momento, e il fatto che Peter fosse stato indotto in una specie di coma farmacologico la infastidiva e non poco. Non si sentiva a suo agio stando accanto a lui, ricordava perfettamente quanto Peter fosse una cattiva persona con sporadici sprazzi di umanità. Nel periodo trascorso ad Eichen House aveva provato a mettersi in contatto con lei svariate volte, ma Malia aveva sempre ignorato le sue lettere, le telefonate che gli inservienti troppo stupidi le avevano fatto dicendole che la cercava, soggiogati dalla pazzia del suo padre biologico. Un rantolo le uscì spontaneamente dalle labbra. Sapeva di odiarlo, e riusciva a ricordarsi la maggior parte dei motivi per cui lo faceva. Ma c’erano comunque degli enormi buchi sul come e il quando avesse scoperto che Peter Hale fosse suo padre, sulle volte in cui avevano dovuto sconfiggere lui e la sua sete di potere.
C’erano dei tasselli mancanti e questa cosa faceva impazzire Malia, faceva crescere in lei una voglia matta di strattonarlo fino a farlo uscire dal coma pur di avere risposte. Avrebbe voluto chiamare Derek per far sì che li aiutasse, ma Lydia dubitava che lui potesse ricordare qualcosa e non riteneva una buona idea coinvolgere il licantropo in questioni da cui aveva voluto tirarsi fuori anni fa. Malia pensava che l’ostinazione di Lydia a voler fare tutto da sola, come se fosse l’unica vittima di quei vuoti di memoria, fosse stupida e arrogante, ma non era riuscita ad avere il totale appoggio di Scott, nonostante i suoi sensi da coyote le facessero percepire che il suo Alpha non trovava la sua idea così stupida. Erano in una situazione di stallo, pericolosa e potenzialmente – anzi, quasi sicuramente – mortale, quindi perché non chiamare rinforzi? Perché non constatare che anche i loro amici lontani avevano perso la memoria? Malia non riusciva a capirlo e tutto ciò non faceva che aumentare il nervosismo che, da settimane, cresceva in maniera esponenzialmente pericolosa dentro di lei. Si sentiva molto spesso debole ed esposta, durante la luna piena viveva con il terrore di poter ferire o uccidere qualche essere umano, di perdere tutta la sua umanità; nelle ore di lezione la sua agitazione era costante e così visibile che era stata invitata ad uscire dalle classi – in particolare quella di matematica – varie volte.
Aveva detto a Scott e Lydia che qualcosa non le quadrava, che doveva esserci qualcosa o qualcuno che prima dell’arrivo di questi Caballeros-psicopatici la aiutava a restare calma, concentrata. Come aveva fatto ad incatenarsi da sola durante la luna piena? E come mai le sembrava che improvvisamente mantenere la calma per non trasformarsi in un werecoyote e azzannare tutti fosse così difficile? Che tutti i suoi progressi fossero andati a farsi benedire?  Malia viveva nel terrore di poter provare e far scatenare nuovamente la stessa furia che l’aveva colpita il giorno dell’incidente.
Incidente causato dalla sua vera madre, la Lupa del Deserto. E anche lì, ogni volta che pensava a lei, dei vuoti la colpivano e la innervosivano da morire. Cosa stava dimenticando? Un brivido la colpì, potente. Si sistemò meglio sulla scomoda sedia accanto all’improvvisato letto di Peter. La clinica di Deaton non era mai stato un posto caldo e confortante, ma neanche così freddo come quella sera. Sbuffò, tornando a fissare intensamente Peter nella speranza di un minimo cenno di vita. Niente.
Quella notte il licantropo l’aveva guardata con occhi disperati e aveva aperto il palmo delle sue mani davanti a lei, consegnandole le chiavi di quell’ammasso di ferraglia a cui Lydia teneva tanto. La Jeep di Stiles.
Quell’assurdo nome non faceva che provocarle delle strane sensazioni dalla prima volta che aveva sentito nominarlo. Sola in quella stanza, con Deaton nell’altra sala a controllare libri e a fare ricerche sugli avvenimenti assurdi che li stavano colpendo, Malia lasciò vagare liberamente la sua mente, senza le solite censure che si poneva per evitare di provare dolore o far sì che uno dei suoi amici potesse accorgersene.
Pensare a quel nome le provocava strane emozioni. Ogni volta, ogni santissima volta il suo cuore perdeva un battito, e poi subito dopo sentiva un freddo che la avvolgeva e mille spine che le si conficcavano dentro al petto.
Scott era fin troppo concentrato nel tentare di proteggere e salvare tutti per accorgersene, e Malia era grata di ciò.
Era grata che non la tenesse d’occhio come aveva fatto molti mesi fa, per un motivo che Malia non ricordava esattamente ma che forse era dovuto alla sua instabilità da coyote.
Ciò che non la aiutava era che da quando avevano iniziato ad indagare su questo Stiles, ogni giorno che passava lei si sentiva più strana. Indifesa. Sola.
A Malia era ormai chiaro mancasse qualcosa, ma temeva la sola idea che quel qualcosa che la teneva ancorata alla terra e alla sua forma umana potesse essere proprio… Stiles. Un qualcuno e non un qualcosa.
Lydia era sempre e costantemente alla sua disperata ricerca, e una sera, proprio quando Malia aveva intenzione di parlare ai suoi amici dei suoi dubbi e dei suoi pensieri, la rossa aveva confessato di credere che, chiunque questo Stiles fosse, lei lo avesse amato o lo amasse. Malia ricordava perfettamente di essersi sentita tradita ascoltando quelle parole, e di come le avessero fatto male. Si era sentita stupida per aver pensato anche solo per un secondo che lei e quel tipo, Stiles, potessero aver avuto una connessione così intima come quella che Lydia sembrava aver avuto con lui.
Se così fosse stato, perché lei non provava lo stesso dolore di Lydia? Perché continuava a dubitare della sua esistenza? Una sensazione di nausea, come ogni qualvolta se ne stava fin troppo a pensare alla situazione, la colpì. Era stanca di pensarci, era stanca di provare quello scombussolamento, di quei vortici di pensieri che non la abbandonavano mai. Malia era semplicemente stanca di sentirsi abbandonata, come se fosse stata lasciata indietro da qualcosa… O da qualcuno, che fosse quello Stiles o un’altra persona di cui non si ricordava.
Fu il bip incessante dell’elettrocardiogramma collegato a Peter a distoglierla dai suoi pensieri. Il corpo dell’uomo veniva mosso da spasmi talmente violenti da far balzare Malia dalla sedia, spaventata.
“ Deaton? DEATON!” Urlò, ma lui era già nella stanza. La scansò, prese una siringa e innietò qualcosa nel corpo di Peter. Malia se ne stava dietro di lui ad osservare il corpo di Peter che lottava contro il dolore, senza sapere cosa fare. Pian piano gli spasmi si calmarono, il licantropo esalò un respiro profondo e poi tutto tacque, i bip di quella macchina infernale di nuovo regolari.
“ Peter Hale è fin troppo malvagio per morire in una maniera così poco plateale, non c’è dubbio che abbia la pelle dura e che ormai questa si stia abituando a prendere fuoco.” Deaton sorrise, voltandosi verso Malia. La vide starsene dietro di lui impalata, con gli occhi lucidi e spalancati.
“ Malia, va tutto bene?” Le chiese, preoccupato.
La ragazza lo fissò, per metà ancora in trance e senza sapere cosa rispondere al Druido.
“ Io… Io devo andare.” Disse, uscendo di corsa dallo studio sotto lo sguardo incuriosito di Deaton.
Entrò in auto e senza pensarci inserì le chiavi e partì. Voleva soltanto urlare e spaccare la faccia a qualcuno.
Cosa diavolo mi sta succedendo?” Ringhiò a voce bassa, inferocita.
La mente ormai si era quasi completamente annebbiata. Il senso di solitudine e la paura di essere debole si stavano nuovamente impossessando di lei, perciò, quando si schiantò contro dei poveri gnomi da giardino, si ritrovò ancora più spaesata di prima.
Lo sceriffo Stilinski si precipitò sul portico di casa sua, e la guardò, interdetto.
Malia?” Chiese, sbigottito.
 
 
“ Sei sicura di star bene, cara?” Claudia Stilinski la guardava con circoscrizione, lanciando di tanto in tanto delle occhiate a suo marito, seduto sulla poltrona davanti alla ragazza. Malia annuì, incerta e imbarazzata. Non aveva aperto bocca se non per biascicare qualche scusa per tutto il tempo.
“ Va bene, ma credo ancora che dovresti andare da un medico a farti controllare. Magari è stato un calo di zuccheri, o un attacco di panico. Non dovresti sottovalutare la cosa, Malia. Stavi quasi per schiantarti contro il nostro portico.” La signora Stilinski la guardò, apprensiva ma ancora molto sospettosa. Lo sceriffo invece le aveva riservato per tutto il tempo un sorriso bonario e genuinamente preoccupato.
“ Claudia, perché non vai a prenderle dell’acqua? Nel frattempo chiamerò il signor Tate per avvertirlo.” Claudia accettò di malavoglia la cosa, scomparendo in cucina.
Malia osservò l’uomo, imbarazzata, e abbassò lo sguardo. Avrebbe chiamato suo padre e la situazione si sarebbe fatta ancora più complicata di quello che era. Come avrebbe potuto spiegargli la cosa se neanche lei aveva idea di cosa pensare?
Stilinski si alzò dalla poltrona, ma invece di avvicinarsi al telefono si sedette accanto a lei.
“ Malia…” Cominciò, aspettando che lei lo guardasse. Titubante la ragazza alzò lo sguardo, trovando gli occhi dello sceriffo molto rassicuranti. “ So che ultimamente per voi è un periodo difficile. Il vostro comportamento alla clinica con mio padre, le continue irruzioni qui in casa di Lydia e Scott… Stanno scombussolando anche me. Ho cominciato ad avere pensieri strani, a farmi delle domande su perché questo o quello non coincidesse. Insomma, tra le tante cose assurde, perché diavolo so dell’esistenza di werecoyote, lupi mannari e banshee ma la cosa non mi terrorizza affatto?” Le domandò sorridendo, sebbene Malia notasse perfettamente che dietro a quel sorriso si celava la stessa inquietudine che aveva osservato nei suoi occhi, allo specchio, per molti giorni. “ Io vorrei aiutarvi. Vorrei capirci di più per aiutarvi. Da quando mi avete parlato di questo Stiles ho cominciato ad avvertire cose strane, a farmi delle domande… Claudia pensa che tutto questo soprannaturale mi stia facendo impazzire e che concedo a voi ragazzi troppa libertà di espressione. Ma io so che siete bravi ragazzi e provo verso di voi un affetto reale, come se foste i miei… Figli.” Stilinski abbassò il capo, imbarazzato. Malia, in un gesto spontaneo, allungò la mano verso quella dello sceriffo, stringendola. Se ne pentì quasi subito, ma nel momento in cui tentò di ritirarla, l’uomo la strinse forte nella sua e la guardò. “ L’altro giorno una mazza da baseball mi ha colpito, mentre ero in garage. Improvvisamente, senza volerlo, ho urlato il nome Stiles… Questa cosa mi sta spaventando da morire.” Ammise, guardandola. Malia notò gli occhi dello sceriffo farsi lucidi, e subito anche i suoi si riempirono di lacrime. Innervosita, Malia sputò fuori tutto ciò che tratteneva dentro di sé da troppo tempo.
“ Chi diavolo è Stiles? E perché è così importante? E’ da quando abbiamo cominciato ad investigare che sto perdendo il controllo e vivo con la costante paura di azzannare chiunque mi si avvicini e ucciderlo. Con la costante paura di perdere il controllo e di non essere una brava… umana. Questa sera abbiamo ritrovato Peter Hale nel bosco, ustionato quasi fino alla morte, con in mano le chiavi della Jeep che la signora Stilinski dice di non vedere da decenni. E nessuno di noi sembrava ricordarsi della sua esistenza prima di quel momento. Non so che senso abbia, ormai non trovo un senso a niente di ciò che succede e poi… Poi siamo andati alla clinica da Deaton e Peter era lì, steso, immobile e indifeso come non l’avevo mai visto… Ha cominciato a tremare e il suo cuore a impazzire e io ho pensato che sarebbe morto, che finalmente ci saremmo liberati di Peter Hale una volta per tutte. Poi però ho cominciato ad avere paura. Insomma, è mio… Padre no? Il mio vero padre. Il mio vero padre malvagio a cui avrei sempre voluto fare tante domande sulla mia famiglia morta, su mia madre assassina, su di lui. A cui avrei voluto sempre chiedere se la pazzia e la sete di sangue e di potere sono cose ereditarie.. Lui stava morendo e io ho avuto paura. Ho avuto paura che morisse, che mi abbandonasse e portasse via con sé tutte le risposte che ho sempre voluto e anche perché avesse con sé quelle stupide chiavi e-…”
Malia singhiozzò, e quel singulto la bloccò. Improvvisamente si rese conto di ciò che stava succedendo e arretrò, spaventata da quella confessione e dalla reazione che avrebbe suscitato nell’uomo. Perché aveva parlato? Perché gli aveva detto quelle cose?
Era un umano, il capo della polizia e lei lo conosceva unicamente come figura autoritaria di Beacon Hills. Non aveva saputo controllarsi, ancora una volta. Avrebbe voluto mordersi la lingua tanto forte da staccarsela. Stilinski invece sospirò, alzando lo sguardo verso il soffitto e cercando le parole giuste per calmare la ragazza.
“ Io non so chi diavolo sia questo Stiles, ma deve essere stato molto importante per tutti noi e spero che ne verremo presto a capo. Sono stanco di restare fermo in corridoio come se avessi una meta e di ritrovarmi davanti un muro, delle irruzioni di Scott e Lydia in casa ogni giorno e di vederti dormire in auto, soprattutto.” Sorrise, triste, ma Malia a quelle parole sobbalzò nuovamente.
“ Dormire in auto?” Chiese, sperando di aver interpretato male le parole dello sceriffo.
Lui la guardò, spaesato. “ E’ da… E’ da tempo che ti vedo dormire nella tua auto parcheggiata sotto l’albero fuori casa. Pensavo fosse una specie di ronda organizzata dal vostro branco per la ricerca di… Insomma, di Stiles.”
“ Non… Non è possibile. Perché dovrei venire qui ogni notte? Scott non mi ha ordinato nulla e questo è.. E’ da pazzi e da stupidi.” Malia lo guardò, gli occhi sgranati e la mente rivolta alle notti precedenti. Sapeva di star dormendo male, o meglio quasi per nulla, ma arrivare ad essere sonnambula e a guidare fin lì era troppo, persino per gli standard di stranezza raggiunti ultimamente. “ Io… Io dovrei andare al bagno. Torno subito.” Si alzò, correndo verso il corridoio. Li si fermò, appoggiandosi con entrambe le mani ad un tavolino, e respirò profondamente. Una strana sensazione di calma la colpì, e il suo battito cardiaco tornò alla normalità. Uno strano calore la avvolse, e lei alzò lo sguardo in cerca della fonte di quel calore. Ciò che si ritrovò davanti fu solo un muro con una carta da parati un po’ malridotta. Malia rise, esausta, e una lacrima solitaria le solcò il viso. Appoggiò il palmo della mano su quel muro, come se in quel modo potesse coprire per sempre quel buco creato dagli strappi. Un brivido le attraversò il corpo, e per la prima volta dopo un tempo che le era parso un’eternità, Malia si sentì calma, rilassata e… A casa.
“ Dove diavolo sei, Stiles?” Sospirò, affranta. Restò lì ancora per qualche secondo, poi si voltò e tornò in soggiorno dallo sceriffo con una carica inaspettata. Ora che si era calmata poteva sloggiare. Non riusciva a capire cosa avesse spinto la sua mente a portarla lì, ma di sicuro non era stata una buona idea irrompere a casa dello sceriffo e di sua moglie in quello stato. Troppe cose strane erano accadute quella sera e tutto ciò di cui aveva bisogno era una sana dormita, in quanto correre nei boschi in forma di coyote le era stato severamente vietato da un preoccupato Scott, e Malia non voleva scaricare sulle spalle del suo Alpha altre pressioni.
Claudia Stilinski, che probabilmente era rimasta ad origliare la loro conversazione per tutto il tempo, era tornata in soggiorno e si era seduta accanto al marito, con in grembo ancora il vassoio con i due bicchieri d’acqua.
“ Oh, eccoti. Va tutto bene?” Le chiese, evidentemente infastidita.
“ Sì, va meglio. Ora dovrei andare.” Disse, sbrigativa. La donna le sorrise, evidentemente d’accordo con la sua affermazione. Lo sceriffo invece si alzò e la raggiunse. “ Ti accompagno alla porta.” Malia si lasciò scortare verso l’ingresso, notando poi che era uscito con lei e si stava richiudendo alle spalle la porta di casa.
“ Mi dispiace per gli gnomi, giuro che li ripagherò tutti. E… Mi dispiace anche per quelle cose che ho detto. Non era mia intenzione spaventarla. So di poter essere molto strana alle volte, ma ci sto lavorando. Ultimamente è solo un po’ più difficile.” Malia abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Lo sceriffo rise, di una risata leggera che la scaldò.  “ Non è da tutti e per tutti ritrovarsi catapultati nuovamente nella propria forma umana dopo anni da coyote, Malia. Non devi scusarti e non devi dispiacerti per nulla. Peter Hale sarà anche stato un mostro, ma è tuo padre. E tu hai tutto il diritto di provare ciò che vuoi senza preoccuparti di ciò che la gente pensa di te. Ci sono legami che nonostante tutto e tutti... Esistono, persistono, sono... Naturali, e noi non possiamo fare molto se non accettarli così come sono, perché tentare di allontanarli sarebbe impossibile, innaturale. Hai tutto il diritto di essere nervosa, triste, persino di mostrarti debole… Sai, fa parte dell’essere umani. E tu… Tu ci stai lavorando molto bene, oserei dire. E poi ti sei persino scusata per aver distrutto quegli orribili gnomi da giardino che sogno di eliminare per conto mio da anni, ed eri sincera. E’ un… Progresso. Un enorme progresso.” Disse, e a quelle parole Malia sobbalzò, guardandolo. Una sensazione di déjà-vu l’aveva colpita.
Scansò quel pensiero, concentrandosi sullo sguardo gentile dello sceriffo. Lui la guardò, e in uno slancio automatico la abbracciò, come se non fosse la prima volta.
Tra le sue braccia Malia capì che non era la prima volta e che quell’odore le era familiare. Delle lacrime lottavano per uscire, ma lei fu più forte.
Stilinski avvertiva un istinto inspiegabilmente paterno verso quella ragazzina, forse dovuto al suo passato burrascoso, si disse.
“ Fa’ la brava.” Le raccomandò, affettuoso.
Sarò brava.” Gli promise, sincera. E lo pensava davvero.
Malia uscì dal vialetto di casa Stilinski ripensando alle parole dello sceriffo.
E’ un progresso…” sussurrò, cercando di imprimere quelle parole a fuoco nella sua mente. Malia sapeva di aver lottato per quei progressi, per ritrovare la sua umanità e conviverci nonostante i dolori del passato e la costante sensazione che non meritasse di vivere e di essere felice dopo ciò che aveva fatto, per quelli che erano i suoi genitori e la sua persona. Si sentiva persa e spaesata, ma non poteva e non voleva rinunciare a ciò che aveva ottenuto con tanto sacrificio.
Qualcuno le aveva concesso un’altra possibilità, aveva scoperto che sua madre e sua sorella non erano andate via per colpa sua e che lei poteva ritornare ad essere umana di nuovo, con tutti i difetti e i pregi che ciò comportava, e sentirsi a casa con suo padre e avere degli amici che le volevano bene.
Malia era una Tate, ma anche una Hale.
Malia era una werecoyote, ma anche un essere umano.
Malia era forte ed indipendente, ma alle volte anche debole.
Malia poteva essere solitaria, ma aveva bisogno anche lei di affetto, di calore. Di amore.
E ora doveva solo concentrarsi e tenerlo a mente, doveva farsi forza pensando a tutti i suoi progressi e aiutare Scott e Lydia nella ricerca del loro amico scomparso.
“ Ti ritroveremo, stupido Stiles. Ed io sarò brava.” Disse, fissando la strada avanti a sé e pensando soddisfatta che quei pensieri positivi, nonostante l’impresa fosse ardua più di un’equazione matematica – e lei odiava la matematica –, poteva considerarli il secondo progresso della serata.
 
 



Here I go again. Salve a tutti, sfortunati lettori. Ebbene sì, eccomi qui con una nuova storia nella categoria TW. E’ che ultimamente Stiles e Malia, ma ancor di più Malia, sono la mia nuova ispirazione per orribili storie che il mio cervello mi costringe a partorire. Quindi mi sono detta, perché no? Malia è il mio personaggio femminile preferito, e quindi la paura di rovinare tutto è stata scavalcata dall’amore che provo per lei. Non so quando aggiornerò, ho delle idee che mi frullano nella testa – paura, eh? – ma ho deciso di fare una raccolta di OS per rendere il tutto più ordinato e tranquillo e poi perché MALIA TATE/HALE SE LA MERITA UNA RACCOLTA TUTTA SUA, gente. Voglio assecondare i miei capricci ed esplorare, secondo il modo di vedere della mia umile mente, i suoi rapporti con i vari personaggi dello show. Questa è la prima OS ed è ambientata appena dopo la 6x05, sono certa che non ci spiegheranno molte delle cose che mi sono chiesta e quindi gniente, ho provato ad immaginare cose e a rendere tutto più melenso e drammatico – proprio come meeeeeee –, obv. Per la prima OS, non commento. Dico solo che... Sì. Ho una certa ossessione per il rapporto tra lo Sceriffo e Malia e inoltre, PETER HALE NON E' MORTO. NON CERCATE DI CONVINCERMI DEL CONTRARIO. Detto questo, mi dileguo. Spero non vi faccia sanguinare troppo gli occhi, ascoltate la canzone che è meravigliosa e se ci riuscite sappiate che una recensione, positiva o meno, è sempre ben accetta :)
Meg.

  
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