Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    02/01/2017    1 recensioni
L’ultima volta che ha messo in discussione le mie capacità di madre non era in sé ma adesso il suo sguardo sembra sincero, e quello che parla è solo il suo cuore. Lui lo pensa davvero. Lo pensa davvero…e io non posso sopportare tutto questo, non riesco nemmeno più a guardarlo in faccia. Devo andarmene da qui. Mi allontano in fretta da lui facendo il possibile per nascondere le lacrime che mi bruciano le palpebre, ansiosa di voltargli le spalle e lasciare quella casa il prima possibile, perché all’improvviso so esattamente dove voglio andare. So quello di cui ho bisogno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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 - Logan, quando ti ho dato il permesso di giocare con la batteria non intendevo certo dire “picchia forte su quei piatti fino a romperli!”

Esclamo irritato, alzando gli occhi da ciò che sto facendo e respirando rumorosamente. Dannazione, cos’è che avevo in testa stamattina quando ho deciso di portarmi questo piccolo demonio al lavoro? Con tutto il fracasso che sta facendo non riesco proprio a concentrarmi.

- Sto suonando, papà!

Protesta lui, sbuffando seccato e lasciando improvvisamente la batteria per venire a raggiungermi nell’altra stanza, l’aria imbronciata mentre tira insistentemente una manica della mia maglietta.

- Posso andare a giocare in spiaggia?

Mi chiede con voce lamentosa e io scuoto la testa con decisione, lanciandogli un’occhiata di ammonimento che però sembra non avere i risultati sperati. Già, in fondo non avevo dubbi.

- Non se ne parla neanche, non ti lascerò mai andare là fuori da solo.

- Ma papà, perché no?

Insiste cercando di tenermi testa. Adesso comincia seriamente a stancarmi con tutti questi capricci.

- Perché è troppo pericoloso per un bambino ancora così piccolo come te andarsene in giro senza un adulto vicino.

Spiego cercando di essere paziente, ma lui non molla.

- Allora vieni con me.

Dice infatti.

- Ora sto lavorando.

A quella risposta sbuffa per l’ennesima volta, esclamando contrariato: - Uffa, ha ragione zio Roy quando dice che sei uno stronzo!

Quelle parole mi lasciano per un attimo a bocca aperta. A dire il vero non so nemmeno se ridere o piangere in questo momento. Io a quello prima o poi gli metto le mani addosso, poco ma sicuro.

- Che cosa hai detto? Quella è una brutta parola Logan, e se te la sento ripetere un’altra volta saranno guai, sono stato chiaro?

- Ma lo zio lo dice continuamente!

Risponde piccato, e io mi accorgo di faticare veramente a non perdere la pazienza.

- Tuo zio è un perfetto imbecille, e se da grande non vuoi diventare come lui faresti meglio a non seguire il suo pessimo esempio!

- Uffa, vado a guardare la tv che è meglio!

Si lamenta prima di sparire nella camera di fianco e poco dopo sento il fracasso dei cartoni animati giapponesi che gli piacciono tanto, ma proprio quando provo nuovamente a concentrarmi su ciò che stavo facendo prima di essere brutalmente interrotto la voce di Benedicte cattura la mia attenzione, costringendomi a posare la penna sul tavolo con un gesto deciso. E va bene, mi arrendo. Oggi non è proprio giornata.

- Ecco qui la limonata che mi hai chiesto.

Esordisce allegra porgendomi un grosso bicchiere di vetro colorato, pieno di quel liquido denso e rinfrescante.

- Ti ringrazio – rispondo grato, ingollandone una bella sorsata – come mai oggi fai tu le consegne? Credevo che mi avresti mandato quella stupida faccia da schiaffi che ti ostini a tenere nel tuo bar, anziché licenziarlo in tronco come invece avresti dovuto fare già da un pezzo! Anzi, non dovevi nemmeno assumerlo, come ti è saltata in mente una cosa del genere?

La vedo alzare gli occhi al cielo, scuotendo la testa in un chiaro segno di disapprovazione.

- Ecco, lo vedi? Questo è uno dei motivi per cui non l’ho fatto venire qui. Sembra che voi due non sappiate far altro che beccarvi a vicenda ogni volta che vi incrociate anche solo per sbaglio. Sai che ti dico? Che dovreste vergognarvi, siete ridicoli! Due bambini dell’asilo al confronto sarebbero cento volte più maturi.

- Smettila – replico lanciandole un’occhiataccia – ho il sacrosanto diritto di avercela con lui perché, tra le altre cose, si diverte a insegnare le parolacce ai miei figli!

- Come?

Esclama, seriamente sconcertata.

- Lo sai come mi ha appena chiamato Logan per colpa sua? Stronzo. Mi ha detto che sono uno stronzo. Gli parla male di suo padre…te ne rendi conto? Cosa dovrei fare, andare dritto da lui e spaccargli la faccia?

Ma quando mi volto verso la mia amica alla ricerca di un po’ di comprensione mi accorgo che lei invece non mi sta neppure ascoltando, perché troppo impegnata a contorcersi dalle risate per prestarmi la dovuta attenzione. Ma guarda un po’, ci mancava solo lei!

- Mi fa piacere sapere che lo trovi così divertente!

Esclamo offeso mentre lei cerca goffamente di darsi un contegno, provando senza successo a trattenere l’ennesima risata che ha l’effetto di farmi infuriare ancora di più.

- No, scusami. Mi dispiace, è solo che…accidenti, è così buffa questa cosa!

Dice, e giù di nuovo a ridere come una matta. Ok. Sono ufficialmente circondato da un branco di pazzi furiosi.

Chiacchieriamo poi del lavoro e della famiglia, e il discorso scivola inevitabilmente su Johanna e sullo strano periodo che stiamo vivendo.

- Credo di aver esagerato  con lei – confesso, non senza una punta di imbarazzo – è da un po’ che ci penso, non dovevo dirle che non è in grado di occuparsi dei suoi figli perché so benissimo che non è così. Lei è meravigliosa, e in gamba, e ho sempre pensato che sia stata molto coraggiosa a decidere di crescere nostra figlia da sola. È solo che…quello che è successo a Grace mi ha mandato fuori di testa, ecco tutto. Vorrei solo non averle mai detto quelle cose.

Benedicte sospira, poi incrocia il mio sguardo affranto.

- Per fortuna Grace sta bene e non devi più preoccuparti per lei. Quello che invece dovresti fare adesso è prestare maggiore attenzione a tua moglie e ai suoi sentimenti, non certo darle addosso inutilmente e finire così per litigarci. Johanna ha appena messo al mondo un figlio e noi donne siamo particolarmente fragili e sensibili nel periodo successivo alla gravidanza. Diventare madre è una gioia immensa, un uragano di emozioni che a volte però può anche sconvolgerci la vita, per questo abbiamo bisogno di sapere di non essere sole. Restale vicino e sii sempre presente per lei, credimi, ora più che mai ha bisogno di sapere che la ami e che può contare su di te. Qualunque cosa accada.

Mentre lascio sedimentare dentro quelle parole mi accorgo improvvisamente che è tutta colpa mia se io e Johanna ci stiamo lentamente allontanando l’uno dall’altra, e che tra noi due non è certo lei quella superficiale e menefreghista. Sono stato assente e con la testa persa altrove in questo periodo per lei così delicato, e non ho capito quanto invece avesse bisogno di sentirmi vicino. Non ho nemmeno assistito alla nascita di Megan e sapevo quanto questo fosse importante, ne avevamo parlato tante volte prima. È vero, solo ora mi accorgo di essere stato stupido e crudele con lei, che invece non lo meritava di certo. Ma non è troppo tardi per rimediare, per scusarmi. Sì, perché adesso so esattamente cosa fare…

 

 

 

   
 
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