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Autore: EmilyW14A    02/01/2017    3 recensioni
Succede spesso di convincerci che le persone ci guardano e critichino ogni singola cosa che facciamo, ma non è così. La verità è che gli esseri umani sono tutti perfettamente egoisti e non hanno tempo da dedicare agli altri, anche se si tratta di uno sconosciuto seduto nel sedile davanti sul treno. Noi ci convinciamo che gli altri passino il loro tempo a commentare i nostri abiti, i nostri capelli, i piercings, i tatuaggi, i nostri lineamenti, il nostro fisico; in realtà nessuno si sofferma veramente a giudicare cosa fanno gli altri. Nonostante ciò, in questo momento non riesco a togliermi di dosso la sensazione che tutti i passeggeri della metropolitana si siano accorti di quello che ho appena fatto e mi stiano fissando con sguardo indagatore. Cerco di darmi velocemente un contegno, sistemo la camicia e la giacca, e proseguo nel mio cammino. Controllo l'orologio e mi accorgo che tra meno di due ore devo iniziare il turno a lavoro. Decido di fermarmi qualche fermata prima per pranzare in un posto tranquillo. Ho bisogno di riflettere da solo su tutto quello che è appena successo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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XX.


 































Don't you wish you'd never met him?
Lay him down, lie on
Lay him... down
Now your lover went and put me in the ground,
I'll be watching, when he's around.






3 mesi dopo.


Mi alzo lentamente cercando di muovere le lenzuola in modo quasi impercettibile. Mi muovo in maniera delicatissima, come un soffio di vento. Un fantasma che si rianima dalla sua morte temporanea. Mi muovo spostando il peso sulla gamba destra. Con uno scatto veloce e preciso mi do una spinta e finalmente mi trovo in posizione eretta. Mi assicuro di non aver fatto il minimo rumore. Non voglio disturbarlo. Mi alzo e tiro su il lembo della coperta che sfiora leggermente il pavimento. Stiro i muscoli della schiena e delle gambe intorpiditi dalla posizione in cui sono rimasto per le scorse otto ore. Muovo il collo. Con passo felpato raggiungo la cucina e mi preparo  velocemente un caffè solubile scaldando dell'acqua dentro il bollitore. Mentre l'acqua si riscalda raggiungo il bagno e mi lavo la faccia controllando la barba. Sono abbastanza presentabile e non ho la minima voglia di perdere tempo a radermi il viso. Proprio oggi che è una bellissima giornata. Prendo la boccetta di profumo posta sulla mensola sopra il lavandino e lascio cadere tre gocce sul mio polso sinistro. Ripeto la stessa azione su quello destro e sul collo. Torno poi in camera e inizio lentamente a vestirmi. Sono così silenzioso che sembra quasi che ogni rumore nella mia camera sia stato eliminato. Mi sento come un attore che sta recitando davanti ad una silenziosa telecamera. Infilo i jeans e nel farlo faccio cadere la cintura in terra la cui fibbia sbatte sul pavimento provocando un rumore sordo e graffiante. Rimedio immediatamente e continuo a vestirmi velocemente cercando di non fare ulteriori danni. 
Vado in cucina e trangugio il mio caffè accompagnandolo ad una barretta di cioccolato e mirtilli così da coprire almeno in parte il sapore amaro e arrogante della caffeina. Rimango per alcuni minuti a fissare il vuoto davanti a me. Non penso a niente ma allo stesso tempo la mia mente viene attraversata da numerosi pensieri che la affollano contemporaneamente. 
Sospiro.
Mi avvicino alla gabbia dei miei pappagalli e la apro. Accarezzo Oscar che mi guarda con i suoi occhietti curiosi e neri. Sfioro il suo ventre piumato ricevendo dei piccoli suoni gutturali in risposta. Oggi i miei uccellini sembrano più silenziosi del normale. Come se anche loro si rendessero conto che il mondo vuole essere lasciato in pace. Sono solo le 5.35. La città vuole dormire un altro po'. 
Recupero i miei effetti personali infilandoli nella mia tracolla e infine scribacchio un messaggio su un fossile di carta bianca strappato e consumato che abbandono sul tavolo della cucina. Corro in bagno a sistemare i capelli. Ho abbandonato da ormai due mesi il mio biondo scuro lasciando il posto ad un colore castano che si sposa decisamente meglio con i miei anni. Anche la lunghezza dei capelli è decisamente diminuita. Trovo nel riflesso dello specchio un uomo quasi quarantenne che non ha ancora perso il suo fascino. Dopo aver ammirato la mia immagine faccio capolino nella mia camera da letto osservandolo. Sta ancora dormendo. 
Sorrido guardando la sua figura incosciente e ingenua. Non lo sveglierei per nulla al mondo. Socchiudo la porta della stanza e affretto il passo verso l'uscita. Mentre aspetto l'arrivo dell'ascensore al mio piano mi infilo gli auricolari nelle orecchie schiacciando il tasto di riproduzione casuale. Voglio che sia il mio iPod a decidere con quale canzone iniziare questa giornata. 


















 
*


















"Fai ancora un altro sbaglio e ti sbatto fuori!" la signora Watanabe urla facendomi diventare quasi sordo.  Ormai sappiamo tutti come è fatta la signora: scaglia minacce qua e là un po' a tutto lo staff ma sotto sotto sappiamo che lo fa solo per intimorirci e non si sognerebbe mai di buttarci fuori per delle sciocchezze. Oggi ho dovuto sostituire Masami nel cucinare i biscotti perché avevano bisogno di lei in sala e così ho passato 3 ore a impastare gocce di cioccolato, burro e uova e sì, insomma, alla fine ho bruciacchiato qualche biscotto. Più o meno venti. Ma in fondo non è così grave. Ho solo avuto la sfortuna di farmi vedere dalla signora mentre rovesciavo il prodotto mal riuscito nel cestino e lei ha iniziato a sgridarmi. Mi sento come un bambino piccolo e mi vergogno tremendamente; in fondo so che tra un paio di minuti le passerà e tutto tornerà come prima. 
"Possibile che in questa pasticceria ci sono solo deficienti? Dove sono i muffin? Perché la crostata è così bassa? Sembra un foglio di carta da fotocopiare! E questo cioccolatino? Sembra di mangiare un pezzo di legno! Brutti idioti! " la signora scaraventa un pezzo di cioccolato al muro con una forza tale che sobbalzo dallo spavento. Possibile che una signora così minuta abbia una tale forza in corpo da spaventare chiunque le si trovi davanti? 
Capisco che oggi non è proprio giornata e così mi rassegno totalmente e decido di darmi da fare il più presto possibile. Sembra che la signora Watanabe capisca tramite un sesto senso speciale quando hai avuto un ottimo risveglio e stai passando una bellissima giornata e così interviene rovinando tutto proprio nel momento più inadatto. Mi chiedo come faccia. Ricordo che un giorno Masami venne a lavoro con l'autografo di uno dei suoi attori preferiti in tasca ed era felicissima; non serve nemmeno dire che la signora la vide buttare via una crostata bruciacchiata e iniziò ad urlarle contro ogni tipo di offesa. La povera Masami tornò a casa piangendo. Molto meglio se inizio subito a impastare i mirtilli nel preparato per i muffin, prima che la signora mi sbatta fuori.
Mentre lavo e taglio i mirtilli in piccole porzioni ripenso al mio risveglio. Ammetto di essermi svegliato nel migliore dei modi, considerando il mio stile di vita fino a qualche mese fa. Non capita a tutti di svegliarsi la mattina presto abbracciati al ragazzo che si ama e lo si osservi dormire per minuti interi senza che lui se ne accorga. 
Sorrido ripensando al suo volto disteso e rilassato. Mi capita così raramente di passare dei momenti del genere con lui che quando mi succede mi sento l'uomo più felice del mondo. A volte penso a dei progetti futuri insieme a lui e mi perdo ad immaginare cose e situazioni che probabilmente non accadranno mai. Tuttavia sto seriamente pensando di cambiare qualcosa nella mia vita. Trasferirmi in un'altra città oppure cambiare casa. Nel frattempo ho cambiato il mio modo di vestire adottando uno stile più sportivo e maturo e ho persino cambiato colore di capelli scurendoli moltissimo. A volte è giusto cambiare no? Lasciarsi le cose alle spalle, andare oltre, saltare un ostacolo. In fondo è così che va la vita. L'esistenza è un continuo susseguirsi di cambiamenti mentre cerchiamo inesorabili noi stessi. Noi esseri umani siamo materiale informe che viene pressato dalle esperienze e dalle delusioni che ci troviamo davanti. Mi sono accorto con il passare dei giorni che stavo cambiando forma, come una crisalide che piano piano si apre liberando la farfalla che è al suo interno. Sono finalmente libero di aprire le ali e volare lontano dai miei ricordi. Sono già morto altre volte...cosa potrebbe mai spaventarmi? Non ho più paura di nulla. 
Una mano rassicurante si posa sulla mia spalla riportandomi nel mondo reale. 
"Suzuki facciamo cambio? Tu prepari la crema di amarena e io farcisco i muffin. Non ho voglia di sentire ancora quella vecchia sbraitare."
"Eh no caro Shiroyama! Oggi è una bella giornata e non voglio che venga rovinata dalla signora...fila a lavorare piuttosto. Sei il solito faticone." dico io ridendo.
"Ma sentitelo come se ne approfitta il signorino! Vorrei ricordarti che io sono più vecchio, quindi merito più rispetto!"
Non rispondo ma schizzo il suo viso con della farina sporcando il suo naso e i suoi capelli corvini. Yuu è una di quelle persone che mi hanno sempre affascinato. È un uomo bellissimo e dolce ed è un artista nel suo lavoro. Come se non bastasse ha uno stile particolare e i suoi lunghi capelli neri lo rendono ancora più affascinante. Nonostante i suoi quaranta anni, ha una pelle meravigliosa e curata; ha una macchina costosa e indossa sempre scarpe di pelletteria italiana di prima categoria. Eppure è l'uomo più solitario che conosca. Yuu è la tipica persona che ti porta a soffermarti e chiederti 'come è possibile che un uomo del genere non abbia ancora trovato la sua dolce metà?'
Strano ma vero, Yuu Shiroyama è l'uomo single per eccellenza.  Dopo tutti questi anni che ci conosciamo non sono ancora riuscito a capire se è single per scelta o per forza. Sembra così disinteressato rispetto al mondo che lo circonda. Tutto ciò che ama è fumare, guidare la sua BMW e andare alle mostre di arte contemporanea.  È così bello quanto misterioso, e ammetto che probabilmente è proprio quest'aurea misteriosa che si porta costantemente dietro ad avermi trasmesso immediatamente molta simpatia. Siamo molto diversi eppure abbiamo una cosa in comune: viviamo entrambi nel nostro mondo. Almeno una volta al giorno ci assentiamo e ci rifugiamo nel nostro universo in cui solo noi stessi possiamo capirci.
Nel frattempo Yuu sferra un paio di calci sulle mie gambe e ne riceve altri due in risposta. Scoppiamo a ridere entrambi ma a bassa voce cercando di non farci sentire dagli altri colleghi. Iniziamo a collaborare impastando creme e farciture così da terminare il prima possibile. Oggi tocca a noi servire in sala e non possiamo perderci in chiacchiere. Da quando la pasticceria ha riaperto i primi giorni di settembre abbiamo lavorato così tanto che non è ancora capitato che avanzasse qualche dolce tra quelli esposti in vetrina. Tanti clienti sono entrati dopo l'orario di chiusura e hanno preteso di acquistare tutto quello che era in vetrina. Io e Masami abbiamo cercato di spiegare, inutilmente, che il negozio era chiuso e che i dolci esposti non possono essere venduti; eppure i clienti non hanno voluto sentire ragione. Beh la signora Watanabe non può che essere contenta che la sua pasticceria sia così rinomata e richiesta. E anche io mi ritengo soddisfatto. Tuttavia sono un paio di settimane che pensavo di fare il grande passo. 
Già. Mollare tutto e andare a lavorare da qualche altra parte. Magari potrei trovare lavoro a Parigi, in una di quelle deliziose pasticcerie che si vedono spesso nei film e nelle cartoline. In fondo non ho nulla da perdere e poi, senza vantarmi più di tanto, ammetto di essere molto bravo con dolci, creme e pasta di zucchero. E poi amo la Francia, adoro la lingua, la cultura e l'arte; non posso che trovarmi benissimo in un posto del genere.  Vorrei proporre a lui di seguirmi in Europa, riniziare da capo, ricominciare un nuovo stile di vita lasciandoci alle spalle tutto quello che abbiamo passato e che ci ha fatto stare così male. Voglio portarlo via con me. Solo noi due in un paese straniero. Voglio diventare una persona diversa, una persona migliore; un amante migliore. Il mio sogno è proprio quello di diventare un pasticciere rinomato e avere al mio fianco la persona che amo. Voglio farcela, posso farcela.
Appena finisco di infornare gli ultimi muffin e biscotti, mi dirigo nel camerino aggiustandomi i capelli e cambiando il camice, indossando la divisa con il logo del nostro negozio. La signora vuole che ci cambiamo rigorosamente ogni volta che dobbiamo stare al pubblico o servire i dolci in sala. Abbottono l'ultimo bottone della camicia stirandone la stoffa con le mani. Mi accorgo che la padrona è uscita dalla pasticceria e così raggiungo Yuu nello stretto cortile posto sul retro e mi accendo una sigaretta. Solo dopo pochi secondi mi accorgo che il mio collega è impegnato in una telefonata e così mi allontano leggermente dando lui le spalle. 
Inspiro una generosa quantità di tabacco e nicotina e racchiudo il fumo per qualche secondo dentro la mia bocca. Il mio medico ormai ha perso la speranza, ha capito che non posso abbandonare completamente le mie amiche sigarette e così ogni tanto posso concedermene una senza essere assillato dai sensi di colpa. Finisco di fumare schiacciando il mozzicone sotto la mia scarpa. Faccio un segno a Yuu che è ancora impegnato in quella misteriosa telefonata e rientro. Mi accorgo di avere ancora qualche minuto libero prima che i biscotti siano pronti e così ne approfitto per prendere il il mio iPhone dalla borsa e controllare la posta elettronica. Trovo un suo messaggio. 

Da Jonathan:
 
Come sta il mio pasticciere preferito? Grazie mille per la serata di ieri. Svegliarmi con il tuo messaggio lasciato sul tavolo della cucina è stata la cosa più bella della giornata.

 
Sorrido nella penombra dello spogliatoio. Scrivo velocemente un messaggio al mio fidanzato cercando di non risultare troppo sdolcinato. Mi fa ancora emozionare pensare Jonathan come al mio fidanzato. Eppure è la realtà. È successo tutto in maniera così ambigua che ancora fatico a crederci. Ero così confuso in quel periodo, tuttavia ero sicuro che lui sarebbe riuscito a capirmi. E così è stato. Nessuno come Jonathan può capirmi così bene. Mi sento sempre nel posto giusto quando sono con lui. Siamo due persone così diverse ma che nella loro diversità hanno ritrovato i loro punti in comune. Mi guardo allo specchio. Al solo pensiero della nostra serata appena trascorsa mi si illuminano gli occhi. Sono proprio innamorato.
Cerco di nascondere la faccia da ebete prima che Yuu mi veda e mi prenda il giro per i prossimi due mesi. Mi ricompongo e giungo in sala stringendo due vassoi di biscotti tra le mani. Posiziono i biscotti nei piccoli vassoi colorati disposti sulle vetrine del bancone. Appena finisco controllo i cupcakes, le fette di crostata e i budini al caramello. Mi assicuro che la temperatura del frigo sia giusta prima di iniziare a pulire velocemente le zone più sporche del locale. Senza avere il tempo di alzare il viso verso il grande orologio appeso alla parete vengo travolto dall'onda di clienti che entrano a più non posso nella pasticceria. In men che non si dica mi ritrovo impegnato a preparare cinque tè verdi, un latte macchiato e due cioccolate calde. Posiziono tutto su un vassoio e corro ai tavoli. Servo le bevande a quattro signore sulla cinquantina che mi ringraziano con numerosi inchini e nel frattempo sento altri clienti chiamarmi. Cerco di non impazzire in quella confusione generale e prendo con cura gli ordini di tutti i tavoli. Raggiungo il bancone con il fiatone guardando Yuu con uno sguardo disperato.
"Yuu abbiamo tre fette di cheesecake, una fetta di crostata e otto biscotti con le gocce di cioccolato. Quando hai finito metti tutto su un vassoio, io penso alle bevande." 
Yuu mi fa un cenno della mano e si mette subito a lavoro. Io mi occupo di preparare i caffè e i cappuccini nella maniera corretta fischiettando a bassa voce una canzone dei Guns 'n' Roses. Servo tutti i tavoli occupati e mi occupo persino di qualche take away. Non mi accorgo del tempo che passa e quando alzo gli occhi all'orologio noto che è quasi orario di chiusura; tuttavia ci sono ancora molti tavoli occupati e altrettanti da servire, il che significa che anche oggi io e Yuu staccheremo più tardi del solito. 
Nella confusione generale non mi accorgo di un altro gruppo di clienti che è appena entrato e si è accomodato nei tavoli in fondo alla sala che avevo appena finito di pulire e sistemare. Mi avvicino al gruppo di ragazzi suggerendo gentilmente di alzarsi e di sedersi sui tavoli più vicini al bancone. Proprio mentre finisco di prendere il loro ordine nella maniera più veloce possibile sento i piccoli sonagli appesi sopra la porta tintinnare e una folata di vento spettinarmi i capelli.
"Mi dispiace signore, ma siamo chiusi." interviene Yuu parlando al posto mio. Non mi giro subito ma continuo a parlare con il gruppo di cinque ragazzi che continuano a riempirmi di domande.
"Sono molto affamato, sarò veloce, glielo prometto."
Mi volto con la coda dell'occhio e sento qualcosa rompersi. 
Prima un colpo secco, poi un'incrinatura. La frattura diventa sempre più grande aumentando di dimensioni, qualcosa si rompe, va in mille pezzi; le schegge volano ovunque. Sento un rumore di rotto nella mia testa. Lo sento dentro l'anima, dentro il cuore. Il mondo intorno a me si è improvvisamente ovattato e tutti quei rumori che sento sono solo dentro la mia testa. Sento come il rumore di una frenata improvvisa. Ruote che stridono sull'asfalto bollente, poi un colpo secco. Sento ancora qualcosa. Un rumore secco, come un piatto che colpisce una parete, come un vaso di ceramica che cade in terra. Perché nessuno è allarmato? Nessuno sente questa grande confusione? Sto impazzendo? Sento la testa scoppiare. I ragazzi seduti al tavolo davanti a me ridono contenti e le loro voci sono impporvvisamente così insopportabili. Yuu mi chiama da lontano. Mi giro verso il bancone, mentre il nuovo cliente si dirige ad un piccolo tavolo posizionato vicino l'uscita. Si toglie la giacca di jeans appoggiandola allo schienala della sedia, si siede aprendo con cura il menù. I suoi movimenti sono gentili e precisi, come stesse svolgendo un lavoro di grande precisione e che richiede una lunga concentrazione. La sua testa si muove di scatto mentre sfoglia le pagine del piccolo libretto. Le sue mani pallide accarezzano la carta come fosse seta pregiata. Il mondo si ferma per un istante poi riinizia a girare, probabilmente alla velocità sbagliata. Ho le vertigini e un grande senso di nausea si impossessa di me. La sua testa è voltata verso la parete color rosa confetto e dà le spalle al bancone. I nostri sguardi non riescono a incrociarsi, lui non si accorge di me, ma io sì. 
Takanori.











































Buon anno a tutti voi lettori e lettrici! Intanto colgo l'occasione per ringraziare chiunque stia leggendo la mia storia. Ho scoperto tramite Twitter che alcune persone stanno leggendo la fanfiction nell'ombra e se non me lo avessero detto non me lo sarei mai immaginato. Non sapete quanto mi rende felice sapere che apprezzate ciò che scrivo...È qualcosa di indescrivibile, sono veramente contenta dell'attenzione che date a WYIN. Grazie, grazie e ancora grazie. Tuttavia mi chiedo come mai siano sempre le solite persone a recensire ;___; capisco di essere noiosa a ripetere sempre la stessa cosa però è davvero soddisfacente per un'autrice ricevere dei commenti e dei pareri (positivi e negativi) su quello che sta scrivendo. Ammetto che qualche volta ho pensato di cancellare tutta la storia perché non sapendo se qualcuno la stesse apprezzando o meno mi sono convinta che non piacesse a nessuno. 
Tuttavia, non volevo annoiarvi con le mie lamentele....molto meglio parlare del capitolo u_u beh...sicuramente è un momento molto particolare. All'inizio è tutto così misterioso e piano piano diventa tutto più chiaro. Ammettetelo: vi ho lasciato con un po' di suspense fino alla fine eh? :B  beh se è così significa che sono riuscita nel mio intento. Akira sembra una persona molto diversa; niente a che vedere con l'uomo in cui ci siamo imbattuti nel capitolo diciannove. Akira è andato avanti: si è fatto forza, ha riniziato da capo. Una nuova vita, un nuovo amore. Un nuovo stile e un nuovo colore di capelli. Nuovi progetti e nuovi sogni. Un nuovo Akira Suzuki. Eppure....basta poco. Un rumore, un suono, una parola. Un qualcosa di insignificante può rompere la barriera protettiva che ci creiamo per proteggerci dai mostri del mondo esterno e così tutti i nostri sforzi vanno in frantumi. E così è successo ad Akira. Il suo muro, il suo scoglio sicuro si è rotto inaspettatamente senza che lui abbia potuto lottare in qualche modo per impedirlo. Quanto è straziante vedere un fantasma tornare dal passato nonostante abbiamo lottato con tutta la nostra volontà per imprigionarlo in un cassetto? 
   
 
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